Guida per l'elaborazione di piani formativi personalizzati. Comunità professionale alimentazione

Autore: 
Sede Nazionale CIOFS/FP
Categoria pubblicazione: 
Progetti
Anno: 
2004
Numero pagine: 
135
CNOS-FAP / CIOFS-FP 2 Coordinamento scientifico: Dario NICOLI (Università Cattolica di Brescia) Autori del volume: Angela Loiacono (CIOFS/FP Sede Nazionale) Valentina Fidanza (CIOFS/FP Sede Nazionale) Hanno collaborato: Lauretta Valente (CIOFS/FP Sede Nazionale) Angela Elicio (CIOFS/FP Sede Nazionale) Alessandra Muneroni (CIOFS/FP Sede Nazionale) Si ringraziano gli Operatori della Formazione Professionale e i referenti del progetto Istruzione e Formazione Professionale di: CIOFS-FP Abruzzo, CIOFS-FP Basilicata, CIOFS-FP Calabria, CIOFS-FP Campania, CIOFS-FP Emilia Romagna, CIOFS-FP Friuli Venezia Giulia, CIOFS-FP Lazio, CIOFS-FP Lombardia, CIOFS-FP Liguria, CIOFS-FP Piemonte, CIOFS-FP Puglia, CIOFS-FP Sardegna, CIOFS-FP Sicilia, CIOFS-FP Toscana, CIOFS-FP Veneto. “GUIDA” ALIMENTAZIONE 3 INTRODUZIONE Con la nuova normativa sul sistema educativo (legge cost. 3/01, legge 53/03, legge 30/03), nel secondo ciclo degli studi si prevede (accanto a quello liceale) il sottosistema dell’istruzione e della formazione professionale, che realizza le mete del “Profilo educativo, culturale e professionale” (PECUP)1 avvalendosi di una metodologia fon- data sulla valorizzazione delle culture del lavoro e mediante un approccio basato sulla pedagogia per progetti. 1) Aspetti della nuova offerta formativa I ragazzi che, avendo compiuto il percorso di istruzione obbligatoria per almeno otto anni (art. 34 Cost.), in forza di quanto specificato dall’art. 68 della legge 144/99 in tema di obbligo formativo, non intendono proseguire gli studi nel contesto scolastico, necessitano di una nuova offerta formativa che preveda i seguenti aspetti: a) sviluppo di percorsi formativi conformi con i requisiti della “società della cono- scenza” così come indicati dall’istanza comunitaria, consentendo a tutti l’acces- so ad un più elevato livello culturale ed il perseguimento del successo formativo di tutte le persone, nessuna esclusa, valorizzandone gli apprendimenti formali, non formali ed informali, lungo tutto il corso della vita, garantendo il diritto-dove- re di istruzione e formazione ed i diritti educativi e formativi comunque intesi; b) collocazione delle diverse componenti dell’offerta entro un disegno di sistema di istruzione e formazione professionale con carattere di organicità e continuità, che prevede percorsi pluralistici di qualifica, diploma e diploma superiore collo- cati in un organico processo di offerta dal carattere progressivo. Ciò consideran- do le diverse opzioni possibili (orientamento e bilancio, corsi strutturati, apprendi- stato, corsi destrutturati, alternanza formativa, servizi di accompagnamento, ecc.) entro un quadro unitario di offerta formativa; c) sostegno del processo di innovazione dei diversi organismi erogativi verso un modello di servizio aperto alla soddisfazione dei bisogni degli utenti e del territo- rio, di qualità, nella logica del partenariato e della rete, in una prospettiva di “ser- vizio della società civile”; 1 Profilo educativo, culturale e professionale dello studente alla fine del secondo ciclo di istruzione e determinazione dei livelli essenziali di prestazione per gli istituti di istruzione e formazione professio- nale, Fiuggi, 27-28 febbraio 2003. D’ora in avanti verrà citato come PECUP. CNOS-FAP / CIOFS-FP 4 d) adozione della metodologia della personalizzazione basato su piani di studio e portfolio delle competenze comprendente un sistema di riconoscimento delle acquisizioni e loro gestione sotto forma di crediti formativi; e) qualificazione continuativa dell’offerta puntando in particolare all’eccellenza formativa in stretta connessione tra il sistema di istruzione e formazione profes- sionale e gli ambiti economico-sociali e culturali che sviluppano un know how di alto livello; f) garanzia della contestualizzazione del sistema di offerta formativa e dello svilup- po di una governance territoriale tramite la cura della rete territoriale che veda il coinvolgimento dei diversi attori che insistono nel medesimo ambito di riferi- mento con attenzione anche al primo ciclo degli studi, al sistema dei licei e al- l’Università. Per sostenere l’elaborazione dei piani formativi personalizzati, il CNOS-FAP e il CIOFS-FP hanno elaborato delle specifiche “Guide” strutturate per comunità professionali, in coerenza con le “Linee guida” di riferimento (Nicoli, 2004). 2) Scopo della “Guida” La presente “Guida”, dunque, si propone come uno strumento che può aiutare l’équi- pe dei formatori nell’elaborazione dei piani formativi personalizzati. Essa si riferisce al PECUP del secondo ciclo degli studi e lo interpreta entro la prospettiva della “cul- tura del lavoro”, ovvero del modo in cui favorire la formazione integrale del giovane con l’apporto della comunità professionale di riferimento. Tale impostazione è alter- nativa alla prospettiva che concepisce il lavoro come semplice somma di attività pra- tiche e che ritiene che formare significhi “assemblare le parti distinte di un individuo” (la prova è che, nei processi formativi così impostati, al centro non appare la persona, ma le funzioni che questa deve svolgere). Essa, infatti, propone – coerentemente con l’impianto della legge 53/03 – una visione culturale ed olistica del lavoro ed inoltre una visione educativa della formazione. 3) Concezione del lavoro presente nelle “Guide” e atteggiamento progettuale Il disegno delle “Guide”, come detto, si riferisce al PECUP del secondo ciclo del sistema educativo e, quindi, sostiene una prospettiva finalizzata alla riflessione critica sul sapere, sul fare e sull’agire, allo sviluppo dell’autonoma capacità di giudizio e all’esercizio della responsabilità personale e sociale. In tal senso le competenze iden- tificano non tanto una dotazione data una volta per tutte e predefinita, quanto una “GUIDA” ALIMENTAZIONE 5 disposizione particolare del soggetto ad essere protagonista della cultura del lavoro con una partecipazione responsabile e dotata di senso e a vivere un’esperienza di crescita personale e collettiva nell’ambito delle realtà di riferimento. Pertanto, si mira a fornire una formazione più profonda e più ricca della qualifica o del lavoro scelto, superando la prospettiva specialistica per quella più ampia e aggregata della comunità professionale, in modo da essere consapevoli delle trasformazioni, e delle necessarie nuove acquisizioni che consentano di essere protagonisti di uno scenario professiona- le fortemente dinamico. Il disegno formativo proposto prevede, da un lato, la continui- tà con la formazione in servizio, dall’altro, la continuità con le ulteriori formazioni di diploma e di diploma superiore. Tale impianto richiede nei formatori gli atteggiamenti professionali della progettazio- ne, della creatività e dell’autonomia. Ciò significa, innanzitutto, perseguire una visione unitaria della cultura a partire dall’esperienza, evitando la meccanica trascrizione degli obiettivi generali del processo formativo e degli obiettivi specifici di apprendi- mento in chiave di didattica disciplinare. Al contrario, i formatori si impegnano a mirare l’azione educativa in riferimento ad obiettivi formativi significativi e motivanti per gli allievi, nella forma dei piani formativi personalizzati che ogni équipe di formatori è chiamata a realizzare strutturandoli in unità di apprendimento. Ciò comprende pure l’adozione del portfolio delle competenze individuali, strumento in grado di documen- tare concretamente i progressi dell’allievo evidenziando le competenze acquisite, la storia del suo impegno, e il valore di questo percorso in termini di crediti formativi (l’utilizzo di tale strumento consente, inoltre, una valutazione “autentica” di taglio fortemente formativo). 4) Comunità considerate La “Guida” si riferisce all’intera filiera formativa, che comprende tre tappe fonda- mentali: a) Qualifica di istruzione e formazione professionale; b) Diploma di istru- zione e formazione professionale; c) Diploma di istruzione e formazione professiona- le superiore. Per 11 delle 17 comunità professionali2 previste dalle “Linee guida” (Nicoli, 2004, 39), è stato elaborato il repertorio delle comunità e delle figure profes- sionali di riferimento relative ai tre titoli conseguibili (cfr. tav. seguente). 2 Le comunità previste sono: agricola e ambientale; alimentazione; artigianato artistico; aziendale e ammi- nistrativa; chimica e biologica; commerciale e delle vendite; edile; elettrica ed elettronica; estetica; grafica e multimediale; legno e arredamento; meccanica; sanitaria; sociale; spettacolo; tessile e moda; turistica e alberghiera (NICOLI D., 2004, 39). CNOS-FAP / CIOFS-FP 6 C O M U N IT À P R O F E SS IO N A L E A L IM E N TA Z IO N E A Z IE N D A L E E A M M IN IS T R A T IV A C O M M E R C IA L E E D E L L E V E N D IT E E L E T T R IC A E E L E T T R O N IC A E ST E T IC A F IG U R E D I Q U A L IF IC A D I IF P ( tr ie nn io ): O p er at or e O pe ra to re d el l’ al im en ta zi on e � A dd et to a lla tr as fo rm az io ne d eg li al im en ti � A dd et to a lla p an if ic az io ne e p as ti cc er ia O pe ra to re d ei s er vi zi d i i m pr es a � A dd et to a lla s eg re te ri a � A dd et to a lla c on ta bi lit à O pe ra to re d ei s er vi zi d i v en di ta � A dd et to a lla v en di ta /c om m er ci al e � A dd et to e -c om m er ce � A dd et to a lla t el ev en di ta O pe ra to re e le tt ri co e d el et tr on ic o � In st al la to re /m an ut en to re i m pi an ti el et tr ic i � In st al la to re /m an ut en to re i m pi an ti d i au to m az io ne i nd us tr ia le � In st al la to re /m an ut en to re d i si st em i el et tr on ic i � A ss em bl at or e/ m an ut en to re d i pe rs on al co m pu te r e in st al la to re d i re ti l oc al i O pe ra to re e st et ic o � A cc on ci at or e � E st et is ta F IG U R E D I D IP L O M A D I IF P ( IV a nn o) : T ec n ic o Te cn ic o de ll ’a li m en ta zi on e Te cn ic o de i s er vi zi d i i m pr es a Te cn ic o de i se rv iz i co m m er ci al i � Te cn ic o el et tr ic o � Te cn ic o el et tr on ic o e de ll e te le co m un ic az io ni Te cn ic o es te ti co F IG U R E D I D IP L O M A D I IF P S U P E R IO R E : T ec ni co s up er io re o E sp er to � E sp er to d i pa ni fi ca zi on e (i m pr en di to ri a/ te cn ic he i nn ov at iv e) � E sp er to la tt ie ro -c as ea ri o � E sp er to n el la l av or az io ne e tr as fo rm az io ne d el p es ce � E sp er to d el la g es ti on e co nt ab il e � E sp er to i n co m un ic az io ne a zi en da le � E sp er to d i m ar ke ti ng s tr at eg ic o � W eb m as te r pe r se rv iz i d i e -c om m er ce � C al l- C en te r M an ag er � Te cn ic o su pe ri or e de i si st em i au to m at ic i � Te cn ic o su pe ri or e de i si st em i in fo rm at ic i e di t el ec om un ic az io ne � Te cn ic o su pe ri or e di s is te m i te cn ol og ic i fi na li zz at i a l r is pa rm io e ne rg et ic o � Te cn ic o su pe ri or e di p ro ge tta zi on e el et tr ic a � Te cn ic o su pe ri or e di p ro ge tta zi on e el et tr on ic a � C ap ot ec ni co e le tt ri co � C ap ot ec ni co e le tt ro ni co � E sp er to m as sa gg ia to re � E sp er to t ru cc at or e di s ce na - sp os a - fo to gr af ic o � E sp er to m ar ke ti ng p ro do tt i e st et ic i � E sp er to i n pr ob le m i tr ic ol og ic i “GUIDA” ALIMENTAZIONE 7 G R A F IC A E M U LT IM E D IA L E L E G N O E A R R E D A M E N T O M E C C A N IC A SO C IA L E E SA N IT A R IA T E SS IL E E M O D A T U R IS T IC A E A L B E R G H IE R A Te cn ic o su pe ri or e pe r la c om un ic az io ne e il m ul ti m ed ia Te cn ic o su pe ri or e de ll a l av or az io ne de l le gn o � Te cn ic o su pe ri or e di a ut om az io ne in du st ri al e � Te cn ic o su pe ri or e di p ro ge tta zi on e m ec ca ni ca � Te cn ic o su pe ri or e di p ro du zi on e C A D -C A M � A ni m at or e es pe rt o di c om un it à � E sp er to s oc io -c ul tu ra le p er a nz ia ni fr ag il i e m al at i di A lz he im er � E sp er to d el la l in ea m od a uo m o- do nn a � E sp er to n el la c re az io ne e g es ti on e ev en ti m od a � Te cn ic o su pe ri or e de ll e at ti vi tà al be rg hi er e � Te cn ic o su p er io re d el le a tt iv it à ri st or at iv e � Te cn ic o su pe ri or e de i s er vi zi tu ri st ic i Te cn ic o ne ll e ar ti g ra fi ch e � Te cn ic o de ll a la vo ra zi on e de l le gn o � Te cn ic o de ll ’a rr ed am en to Te cn ic o m ec ca ni co Te cn ic o de i s er vi zi s oc ia li (i nc lu de la q ua lif ic a di O pe ra to re s oc io -s an ia ta ri o) Te cn ic o de l t es si le e de ll ’a bb ig li am en to � Te cn ic o de i s er vi zi tu ri st ic i � Te cn ic o de ll e at ti vi tà r is to ra ti ve O pe ra to re g ra fi co � A dd et to a lla p ro ge tt az io ne � P re st am pa to re � A dd et to a i pr e- m ed ia � St am pa to re o ff se t � L eg at or e O pe ra to re d el l eg no e d el l’ ar re da m en to � Fa le gn am e � In ta gl ia to re e s cu lt or e in l eg no O pe ra to re m ec ca ni co � C os tr ut to re a lle m ac ch in e ut en si li � M on ta to re /m an ut en to re � Sa ld oc ar pe nt ie re � Te rm oi dr au lic o � M an ut en to re s is te m i m ec ca ni ci e d el et - tr on ic i de ll’ au to ve ic ol o A dd et to a i s er vi zi s oc ia li O pe ra to re d el l’ ab bi gl ia m en to � C on fe zi on is ta m od el lis ta s u C A D � A dd et to a lle c on fe zi on i i nd us tr ia li O pe ra to re tu ri st ic o al be rg hi er o � A dd et to a i se rv iz i tu ri st ic i � C om m is d i s al a e ba r � C om m is d i c uc in a C O M U N IT À P R O F E SS IO N A L E F IG U R E D I Q U A L IF IC A D I IF P ( tr ie nn io ): O p er at or e F IG U R E D I D IP L O M A D I IF P ( IV a nn o) : T ec n ic o F IG U R E D I D IP L O M A D I IF P S U P E R IO R E : T ec ni co s up er io re o E sp er to CNOS-FAP / CIOFS-FP 8 Il progetto globale prevede, accanto a ciascuna “Guida” rivolta agli operatori dei CFP, un fascicolo illustrativo destinato agli utenti (ragazzi e loro famiglie). Tale fascicolo, che potremmo definire “orientativo”, mira a presentare la specifica comunità profes- sionale sottolineando gli aspetti educativo-formativi promossi da quella professione, le figure professionali di riferimento, il titolo conseguibili, gli sbocchi lavorativi, ecc. 5) Struttura delle “Guide” e logica progettuale proposta Ciascuna “Guida” è stata strutturata in due parti: a) una parte comune a tutte le comunità, costituita da un’introduzione e una impostazione generale (valenza educativa del lavoro nella prospettiva del PECUP, indicazioni circa la valutazione e la gestione del portfolio); b) una parte specifica per ogni comunità professionale comprenden- te una presentazione della comunità professionale (natura economica, sociale e cultu- rale della comunità; comunità professionale in prospettiva formativa; figure profes- sionali: livelli e continuità); indicazioni su laboratori, stage e alternanza; scheda per il piano formativo e sua prospettiva temporale; elenco delle unità di apprendimento (dal primo al terzo anno). Le unita di apprendimento che qui sono proposte corrispondono ai compiti che richie- dono una forte interdisciplinarietà, ovvero coinvolgono in modo rilevante e integrato tutti i formatori e le figure coinvolte nell’équipe di lavoro. Si tratta di una quota del tempo disponibile, che non esaurisce l’intero percorso. Ad esse vanno aggiunte le unità di apprendimento disciplinari e interdisciplinari che l’équipe riterrà necessarie per perseguire le mete del PECUP e gli obiettivi specifici di apprendimento previsti, tenendo conto dei caratteri del contesto ivi compresi i destinatari delle attività. In sostanza, si mira a sollecitare l’autonoma capacità progettuale dei formatori, con il coordinatore-tutor, affinché si realizzi una reale formazione personalizzata in modo costruttivo, avendo come riferimento una pista di lavoro che valorizza l’apporto pecu- liare della comunità professionale e la logica cooperativa dell’équipe. 6) Metodologia operativa Per l’elaborazione delle “Guide” è stata adottata una metodologia impegnativa, che ha coinvolto diverse figure coordinate dalle Sedi Nazionali degli enti interessati in un’équipe di lavoro nazionale. Fondamentale è stato il contributo degli operatori, i quali sono stati sollecitati a rielaborare le loro migliori esperienze formative fondate su compiti reali in una prospettiva autenticamente interdisciplinare, tenendo conto delle mete del PECUP e degli obiettivi specifici di apprendimento previsti per il triennio; in “GUIDA” ALIMENTAZIONE 9 tal modo, si è potuto realizzare un collegamento forte soprattutto con quelle progettazioni che nel passato hanno potuto svolgersi secondo il metodo peculiare della formazione professionale. Sono stati poi coinvolti degli esperti3 delle comunità di riferimento che hanno consentito di contestualizzare la proposta entro il quadro normativo, economi- co, sociale e culturale così come si va delineando nella prospettiva evolutiva della comunità stessa. L’elaborazione delle “Guide” ha previsto le seguenti fasi di lavoro: a) elaborazione del prototipo della “Guida”; b) discussione e validazione dello stesso; c) costituzione di gruppi di lavoro per comunità; d) elaborazione di proposte di “Guida”; e) rilettura e discussione dei risultati ottenuti in appositi seminari di formazione e consultazione con gli operatori che prestano la loro opera nel settore sia a livello di progettazione che di formazione. Si è trattato di un periodo forte di progettazione che ha potuto valorizzare il patrimonio educativo e formativo della Famiglia Salesiana, segno di vitalità e di corrispondenza ai bisogni dei destinatari. 7) Conclusioni Quanto elaborato viene reso disponibile per tutti coloro che intendano avvalersene, al fine di offrire ai nostri giovani una proposta formativa solida, stimolante, in grado di suscitare le loro migliori risorse affinché possano davvero diventare persone mature e positive, cittadini responsabili, professionisti competenti. Le Sedi Nazionali del CIOFS-FP e del CNOS-FAP ribadiscono la loro gratitudine a quanti hanno reso possibile la realizzazione delle “Guide”. In primo luogo, il prof. Nicoli D., al quale si deve l’impianto progettuale e il coordinamento scientifico del lavoro. Si ringraziano, inoltre, tutti gli operatori delle Sedi operative che, a diversi livelli, hanno contribuito alla stesura delle proposte qui presentate. 3 Tali (esperti) poiché appartengono a strutture che hanno esperienza di progettazione e formazione nelle comunità specifiche. In tal modo si è realizzata una proficua collaborazione tra strutture differenti, attuando quella necessaria intesa che consente di sviluppare una proposta fondata e progressiva. PARTE I: PRESENTAZIONE E CRITERI METODOLOGICI CNOS-FAP / CIOFS-FP 12 “GUIDA” ALIMENTAZIONE 13 1. Impostazioni generali In questa sezione del documento saranno esplicitate: la valenza educativa del lavoro nella prospettiva del PECUP, le indicazioni circa la valutazione e la gestione del portfolio e le indicazioni circa l’esame finale. 1.1. Valenza educativa del lavoro nella prospettiva del PECUP L’elemento cardine del sistema di istruzione e formazione professionale risiede nella concezione olistica ed educativa del lavoro. Questo è inteso come una realtà composita che si rivela come opera (prodotto), azione personale e sociale e pensiero dell’uo- mo, ovvero frutto unitario di tutta la persona e, perciò, di ogni fattore che costituisce la realtà umana in quanto cultura. Il lavoro non è concepito come realtà esterna all’uomo, cui esso deve adeguarsi. E’ invece una condizione privilegiata attraverso cui il soggetto umano si confronta con la storia viva della civiltà, vive relazioni significative con gli altri, conosce ed esprime se stesso, agisce sulla realtà apportando ad essa un valore ed acquisendo in tale dinami- ca sempre nuove competenze. Per questo il lavoro è concepito come esperienza profondamente umanizzante e quin- di occasione per l’educazione integrale della persona umana, proprio perché, per produrre bene, al meglio, qualsiasi cosa, presuppone una persona che agisce e pensa coinvolgendo sempre tutta se stessa, l’intero della propria umanità. L’esperienza di istruzione e formazione professionale, di conseguenza, consiste nella possibilità di fare esperienza, sul piano educativo, di un lavoro nel quale sia impossibile separare la teoria dalla pratica, il corpo dalla mente, la ragione dalla volontà e dai sentimenti, l’educazione intellettuale dall’educazione manuale, affettiva, sociale, espres- siva, morale, religiosa, il rapporto economico da quello etico sociale, l’insegnamento dall’esempio e dalla testimonianza, la ragione strumentale da quella finale, la sogget- tività autonoma dalla relazione, l’indipendenza dalla dipendenza, l’istruzione dalla for- mazione professionale, la cultura generale da quella specifica e, addirittura, speciali- stica professionale. Così inteso, il lavoro è considerato dai percorsi educativi dell’istruzione e formazione professionale il giacimento educativo, culturale e didattico privilegiato che si propone all’allievo sotto forma di compiti/problemi che suscitano in esso il desiderio di mettersi alla prova in modo attivo e responsabile, sapendo trovare quelle risposte che consen- tano di trasformare le proprie potenzialità in competenze che valorizzano conoscenze CNOS-FAP / CIOFS-FP 14 (sapere) ed abilità (saper fare) consolidate nei saperi disciplinari e interdisciplinari, testimoniando in tal modo il contributo esclusivo, originale e creativo che ciascun essere umano porta anche quando svolge e ripete lo stesso lavoro di un altro. Tale impostazione comporta in primo luogo l’obbligo di organizzare i percorsi educa- tivi dell’istruzione e formazione professionale con un sistematico coinvolgimento in sede di progettazione, di svolgimento e di verifica del mondo del lavoro. Inoltre, essa implica la considerazione del lavoro, con i suoi compiti e i suoi problemi reali, come oggetto critico di studio, e di verificare se e come e quanto esso contiene, in modo implicito o esplicito, oppure se e come e quanto eccede o nega, le finalità del PECUP nonché gli obiettivi generali del processo formativo e gli obiettivi specifici di apprendi- mento dettati nelle presenti Indicazioni regionali per i piani di studio. Ancora, questa impostazione conduce ad una visione del lavoro come realtà viva, non formale, che cresce con la persona, dentro la complessità sociale ed economica nella quale si svolge. A causa di ciò, i percorsi dell’istruzione e formazione professionale abituano a considerare mai concluso ed autosufficiente l’apprendimento di qualsiasi lavoro ed aprono alle consapevolezze dell’educazione permanente e ricorrente che deve diven- tare una costante per tutti nella società e nel lavoro. Infine, quanto affermato conduce ad una visione della competenza come dimensione della persona umana sempre situata, perciò mai definibile astrattamente a priori, ma, come tale, verificabile solo a posteriori ed, inoltre, sempre bisognosa, per essere rico- nosciuta, di persone competenti che la certifichino in azione grazie al loro giudizio. Nel quadro tracciato dal PECUP dello studente alla fine del secondo ciclo di istruzione e di formazione ogni singola tipologia dei percorsi educativi dell’istruzio- ne e formazione professionale promuove la trasformazione in competenze personali e professionali dell’insieme delle conoscenze e delle abilità previste dal suo specifico piano di studi, tenendo presenti innanzitutto i seguenti obiettivi generali del processo formativo: a) passaggio dall’orientamento all’auto orientamento: ogni allievo, facendo esperienza delle proprie capacità, verificando le proprie scelte rispetto al progetto di vita e di lavoro, approfondisce la conoscenza di sé e si rende a mano a mano protagonista diretto e responsabile delle proprie scelte; b) riscoperta e riaffermazione dell’unità della cultura: l’insieme delle attività educative e didattiche promosse nei percorsi dell’istruzione e formazione profes- sionale promuove queste consapevolezze e le elabora nella riflessione e nell’azio- ne; c) promozione dell’interdisciplinarità: si tratta di partire dalla persona dell’allie- vo, dalle sue motivazioni e dai suoi bisogni; di individuare compiti, problemi e progetti per loro natura complessi e interdisciplinari che li coinvolgono come sin- “GUIDA” ALIMENTAZIONE 15 golo e come gruppo, e scoprire come sia impossibile svolgere i primi, risolvere i secondi e definire i terzi senza superare le partizioni disciplinari e le segmentazioni professionali; d) avvaloramento della storicità e della storicizzazione: l’approccio pedagogi- co indicato nel PECUP consente ai giovani – che vivono solitamente appiattiti sul presente – di vedere la realtà da un punto di vista che non è immediato, ma che si propone a loro come patrimonio di civiltà che li riguarda, che informa la cultura in tutte le sue manifestazioni, che può cooperare alla loro educazione; e) centralità del problema della lingua e dei linguaggi: poiché il fatto linguistico non è esclusivo delle lingue, ma appartiene a tutte le espressioni simboliche della cultura e del lavoro umano, ogni attività educativa dei percorsi dell’istruzione e formazione professionale è chiamata ad esplicitare i problemi legati al linguaggio ed alla comunicazione all’interno e all’esterno del proprio mondo culturale, socia- le e professionale; f) consapevolezza dell’analogicità del concetto di scienza: scientificità è “ren- dere ragione” pubblicamente della realtà che si studia e problematizzare logica- mente e socialmente le proprie posizioni e ipotesi rispetto ad essa. Si può essere scientifici, perciò, accostando e risolvendo un problema matematico, ma anche un problema tecnico o un problema estetico; g) riconoscimento del valore del conferimento di senso: gli interrogativi esi- stenziali interpellano l’intero dell’esperienza umana. Anche la cultura del lavoro riceve senso dalla libertà e dalla volontà morale di ciascuno. Conferire senso significa scoprire il fine di ciò che si studia e di ciò che si fa; confrontarsi con il perché delle cose, per ciascuno di noi, ma anche per l’insieme della società; h) sviluppo della progettualità personale e della cooperazione sociale: una visione culturale ed educativa del lavoro consente alla persona di maturare l’atti- tudine alla progettazione di sé e delle proprie esperienze di vita, ricercando gli aiuti e gli strumenti in grado di fornirgli un apporto significativo. CNOS-FAP / CIOFS-FP 16 1.2. Impostazione metodologica La presente guida si offre come strumento per dare indicazioni circa possibili moda- lità di strutturare unità di apprendimento interdisciplinari relative alle singole comunità professionali. 1.2.1 Modello di apprendimento Il centro della metodologia proposta risiede nel superamento della didattica per tra- smissione di saperi e abilità, optando per una concezione formativa centrata sulla cura della relazione educativa e della situazione di apprendimento, in vista di un coinvolgimento dell’allievo come soggetto attivo del processo formativo. Ciò compor- ta che “i formatori sono chiamati a “creare” esperienze nelle quali l’allievo, confron- tandosi con problemi di cui coglie il senso, si pone in modo attivo alla ricerca di una soluzione in grado di soddisfare i requisiti del problema stesso, sormontando gli osta- coli che via via incontra, mobilitando in tal modo un processo di apprendimento auto- nomo, personale, autentico. Tale processo è centrato sull’azione; tanto che si può affermare che la conoscenza passa necessariamente per l’azione per poi giungere ad una piena formalizzazione attraverso il linguaggio”4 . La logica che muove le UdA, quindi, è quella secondo cui l’apprendimento diventa maggiormente significativo se avviene a partire dall’esperienza diretta dell’allievo, il quale, se posto davanti ad un compito da realizzare, può mobilitare le sue competenze personali e incrementarle con nuove conoscenze e abilità in prospettiva della realizza- zione di un prodotto. Tale metodologia può essere concretizzata nell’azione educativa attraverso il modello dell’apprendimento esperienziale di Kolb e Fry5, che viene qui di seguito rappresenta- to nel grafico attraverso il modello adattato di Arto6 . Secondo questo modello, riferito ad interventi di tipo disciplinare, ma estensibile per analogia alle UdA interdisciplinari, il processo di apprendimento degli allievi viene facilitato se essi prendono contatto con i contenuti attraverso un’esperien- za concreta. Il formatore, quindi, inizialmente propone agli allievi un’esperienza concreta (A) rela- 4 NICOLI D. (a cura di), Linee guida per la realizzazione di percorsi organici nel sistema dell’istruzione e della formazione professionale, Roma, Tipografia Pio XI; 2004, 88. 5 KOLB D. A. – FRY R., Towards an Applied Theory of Experiential Learning, in: COOPER C. L. (Ed.), Theories of Group Process, London, New York, John Willy & Sons, 1975, 33-57. 6 ARTO A., La persona umana trova la sua ricchezza. Operatori e destinatari: ricchezze a confronto, Roma, AIPRE, 2002, 54. “GUIDA” ALIMENTAZIONE 17 Adattato da: ARTO A., La persona umana trova la sua ricchezza. Operatori e destinatari: ricchezze a confronto, Roma, AIPRE, 2002, 54. tiva al contenuto che intende spiegare. Questo ha lo scopo di incrementare la motiva- zione e il coinvolgimento dei ragazzi. Successivamente il formatore propone e guida gli allievi in una riflessione (B) sul- l’esperienza appena fatta, sul modo in cui l’hanno affrontata e sulla funzionalità di tale esperienza rispetto al contenuto che intende esporre, in modo da promuovere in essi l’autoesplorazione. In seguito il formatore spiega (C) i concetti e i contenuti dell’UdA collegandoli ai dati ottenuti dall’esperienza al fine di poterli estendere ad altre situazioni. Il formatore, poi, propone una sperimentazione (D), ovvero una nuova esperienza correlata e simile alla prima, per permettere agli allievi di mettere in pratica i contenuti appresi e di farne esperienza in modo più consapevole. Infine, il formatore, attraverso il monitoraggio della seconda esperienza fatta dagli allievi, verifica (E) l’apprendimento dei contenuti. Grafico – “Percorso di apprendimento” (E) Verifica Costante (per promuovere valutazione e autovalutazione) Feed-back (A) Esperienza personale (per promuovere motivazione e coinvolgimento) Esperienza educativa (B) Riflessione Guidata (per promuovere ricerca ed esplorazione) Riflessione di gruppo (C) Esposizione Sistematica (per promuovere pista di risposta concettualizzata) Esposizione concetti teorici Esercizi pratici sulle abilità Modello di apprendimento esperienziale (D) Sperimentazione Personale (per promuovere apprendimento e generalizzazione delle abilità) Compiti a casa e diario CNOS-FAP / CIOFS-FP 18 MODELLO DI UNITÀ DI APPRENDIMENTO “Nome del prodotto” Anno 1.2.2 Struttura delle UdA Le UdA interdisciplinari sono parte essenziale del percorso proposto nella presente guida. Esse si propongono come modelli di azioni educative focalizzate su un compito realizzabile attraverso un approccio interdisciplinare. Per la realizzazione di queste UdA, quindi, è previsto il lavoro in équipe di diversi formatori, tesi verso la promozio- ne della realizzazione di un unico prodotto oggetto dell’UdA stessa. La struttura dell’UdA, che prevede la definizione degli obiettivi formativi e degli obiettivi specifici di apprendimento, del compito/prodotto, dei destinatari e delle loro caratteri- stiche, dei tempi di svolgimento, dei materiali e degli aspetti organizzativi7 , è riassumibile attraverso la tabella presentata di seguito, in cui sono descritti tutti i parametri utilizza- ti per la stesura della scheda relativa. 7 NICOLI D. (a cura di), Linee guida per la realizzazione di percorsi organici nel sistema dell’istruzione e della formazione professionale, Roma, Tipografia Pio XI; 2004, 346. Specifica il tipo di attività e l’ambito entro cui si situa l’UdA Compito/prodotto Specifica il tipo di compito cui si riferisce l’UdA inteso come prodotto reale o virtuale da portare a termine Obiettivi formativi Rappresenta i risultati di apprendimento perseguiti dai formatori, miranti a cambiamenti attesi nell’allievo, coerenti con il “PECUP” previsto dalla legge 53/03 Obiettivi specifici Sono le conoscenze e abilità connesse all’UdA che l’allievo di apprendimento deve perseguire, al fine di affrontare adeguatamente il com- pito richiesto, in modo da acquisire una o più competenze Destinatari Rappresenta le tipologie degli utenti e i prerequisiti, ovvero le eventuali condizioni di ingresso Denominazione “GUIDA” ALIMENTAZIONE 19 Tempi di Individua la durata indicativa dell’UdA proposta e la fase svolgimento proposta di applicazione di essa all’interno del percorso formativo Sequenza in fasi Costituisce l’elenco delle fasi che costituiscono la sequen- ed esperienze za tipica di applicazione dell’UdA Risorse umane Indica le diverse figure coinvolte nell’UdA con le relative funzioni che devono assolvere. Le figure che possono co- stituire tali risorse umane sono: formatore dell’area profes- sionale, tutor-coordinatore, formatore dell’area dei linguaggi, formatore dell’area scientifica, formatore dell’area tecno- logica e formatore dell’area storico-socio-economica Materiali Raccoglie gli strumenti utilizzati e i materiali per la realizza- zione dell’UdA 1.2.3 Collocazione della guida nel quadro generale delle risorse La presente guida si situa all’interno di un più ampio quadro di risorse educative per l’apprendimento. Infatti, correlate con queste guide vi sono i fascicoli orientativi, da distribuire alle famiglie come spiegazione della comunità professionale. Inoltre, vi sono le guide per le aree formative, che contengono UdA disciplinari relative alle competenze di base e alle competenze delle aree professionali ed i materiali per la valutazione, come il modello di portfolio e della prova di qualifica. La collocazione della guida all’interno di un più ampio centro di risorse permette di realizzare il percorso formativo, usufruendo di materiali che possono essere un mo- dello per strutturare un percorso formativo, che comprenda sia UdA disciplinari che interdisciplinari e che possa fornire informazioni per realizzare una valutazione coe- rente con l’impostazione educativa dell’intero impianto. Sarebbe auspicabile, quindi, che ogni Centro avesse a disposizione un proprio centro risorse, all’interno del quale poter accedere a tutto il materiale a disposizione. 1.3. Indicazioni circa la valutazione e la gestione del portfolio In questa sezione della guida si intendono offrire alcune indicazioni circa la valutazio- CNOS-FAP / CIOFS-FP 20 ne ritenendo che essa sia un aspetto fondamentale del processo formativo e che, quindi, necessiti di una sua collocazione specifica. A tal fine verrà illustrato l’inqua- dramento di base, l’importanza dell’auto e dell’eterovalutazione, le caratteristiche del portfolio come strumento di valutazione e gli aspetti operativi, attraverso cui rendere concreta l’impostazione illustrata. 1.3.1 Inquadramento di base Prima di presentare gli aspetti operativi, ci sembra importante sottolineare il concetto di valutazione ad essi sotteso e la logica che deve essere seguita, perché gli strumenti di valutazione possano essere utilizzati in modo adeguato. Prendiamo come presupposto il fatto che la valutazione a cui facciamo riferimento è una valutazione educativa, intesa come “il processo ed il risultato attraverso i quali sono giudicate le capacità e la corrispondente esecuzione dimostrate da un soggetto (che si trova in una situazione spazio-temporale-evolutiva concreta), nella risoluzione di un compito”8 . Tale valutazione avviene in un contesto relazionale ed è orientata a prendere in considerazione il raggiungimento della maturità globale del soggetto; i risultati della valutazione, infatti, devono essere diretti ad elaborare una programma- zione che favorisca la sua crescita e la sua maturità9 . Una valutazione così intesa risulta coerente con l’impostazione del PECUP, nel quale è posto in forte rilievo il fatto che “l’istruzione e la formazione che i giovani incontrano nel secondo ciclo, al pari di quella maturata già nel primo ciclo, è finalizzata al proces- so educativo della crescita e della valorizzazione della persona”; tale è anche il punto di riferimento fondamentale della guida che presentiamo. 1.3.2 Livelli della valutazione: auto ed eterovalutazione Coerentemente con l’impostazione di base presentata possiamo affermare che al centro dell’azione educativa e come soggetto ed oggetto privilegiato della qualità di ogni processo educativo c’è la persona, quindi tanto la persona dell’educando quanto quella dell’educatore, come due protagonisti che si trovano continuamente in collega- mento e in un rapporto di crescita e di apprendimento10 . Il primo soggetto dell’azione educativa è l’educando, che collabora attivamente al suo processo di crescita in una relazione transnazionale con l’educatore, essendo quindi 8 ARTO A., La valutazione educativa: esigenze e presupposti psicologici, in: “Orientamenti pedagogici”, 39 (1992) 621. 9 Ibidem, 629. 10ARTO A., Psicologia dello sviluppo. I. Fondamenti teorico-applicativi Roma, AIPRE, 2002, 25. “GUIDA” ALIMENTAZIONE 21 responsabile in prima persona del suo processo educativo. L’educando, in quanto persona, è un essere attivo che entra in relazione con l’altro, portando all’interno del rapporto le sue competenze ed il frutto della sua esperienza. Si propone, quindi, la prospettiva attraverso cui l’educando è considerato come un soggetto responsabile e come il “principale attore della propria vita”11 . L’educatore, l’altro grande soggetto dell’azione educativa, ha il compito di essere ad un tempo guida e mediatore del processo di crescita dell’educando. L’educatore, infatti, è colui che ha a disposizione le nozioni teoriche in base alle quali risolvere i problemi e che si pone come un osservatore attento del comportamento e dei bisogni dell’educando, sapendo cogliere i momenti di maggiore disponibilità del soggetto per proporre i passi del cammino di crescita. L’educatore, in quanto mediatore del rap- porto educativo, deve saper passare da una comprensione esterna ad una compren- sione sempre più profonda della realtà dell’educando, in modo da stimolare in que- st’ultimo la capacità di utilizzare le proprie risorse per fronteggiare i problemi, indivi- duando le soluzioni adeguate per uno sviluppo ed una crescita sempre più maturi12 . La considerazione della relazione educatore-educando ha un risvolto molto importan- te rispetto alla valutazione, in quanto non si possono non tenere in considerazione entrambi i protagonisti dell’azione educativa anche a questo livello. In conseguenza di quanto detto e per coerenza con l’impostazione generale, riteniamo che la valutazione rispetto alle singole UdA debba essere effettuata a 2 livelli: 1) Autovalutazione: in essa l’allievo verifica il percorso che ha operato ed il livello a cui ritiene di situarsi rispetto al raggiungimento degli obiettivi prefissati. 2) Eterovalutazione: in essa è l’équipe dei formatori, possibilmente insieme con l’allievo, che esprime la valutazione rispetto a due parametri. Da una parte valuta il raggiungimento o meno degli obiettivi formativi (che hanno come riferimento il PECUP), cioè valuta la padronanza dell’allievo nel risolvere, in senso generale, il problema davanti al quale è posto e di incrementare e/o utilizzare le proprie risor- se personali in ordine all’assolvimento del compito, ovvero la sua competenza. Dall’altra valuta il raggiungimento delle singole abilità e conoscenze il cui appren- dimento è richiesto per la corretta soluzione del compito in riferimento alle diver- se aree formative. 11 Ibidem, 28. 12ARTO A., Psicologia dello sviluppo. I. Fondamenti teorico-applicativi Roma, AIPRE, 2002, 28-31. CNOS-FAP / CIOFS-FP 22 1.3.3 Portfolio Uno strumento utile per la valutazione, così come l’abbiamo intesa, è il portfolio delle competenze personali, che rappresenta una raccolta significativa dei lavori dell’allievo capace di raccontare la storia del suo impegno, del progresso e del suo rendimento. Con esso si mira a rilevare il patrimonio di capacità, conoscenze, abilità e competenze del destinatario, utilizzando una metodologia che consente di giungere a risultati certi e validi. Si intende superare la modalità tradizionale della valutazione del profitto scolastico, che risulta dal confronto dei risultati ottenuti dagli studenti con i risultati attesi, poiché in tal modo si giunge a registrare ciò che una persona “sa”, inteso come ripetizione del contenuto della lezione e del testo scritto o dei gesti lavorativi appresi per addestra- mento, mentre non è in grado di rilevare la capacità di “costruzione” della conoscenza e neppure la “capacità di applicazione reale” della conoscenza posseduta. Di contro, la valutazione “autentica” rappresenta una metodologia - collocata entro un approccio formativo coerente - che mira a verificare non solo ciò che un allievo sa, ma ciò che “sa fare con ciò che sa” fondato su una prestazione reale e adeguata dell’apprendimento che risulta così significativo, poiché riflette le esperienze reali ed è legato ad una motivazione personale. Lo scopo principale consiste nella promozione di tutti offrendo opportunità al fine di compiere prestazioni di qualità. Tale valutazione, coinvolgendo gli allievi, le famiglie ed i partner formativi, mira pertanto alla dimostra- zione delle conoscenze tramite prestazioni concrete, stimolando l’allievo ad operare in contesti reali con prodotti capaci di soddisfare precisi obiettivi. Particolarmente rilevante è il “capolavoro” che l’allievo esegue al termine del percorso formativo e che documenta nelle forme e linguaggio proprio della comunità professionale la sua preparazione, giustificando il rilascio della relativa qualifica professionale. In tal senso, muta la prospettiva dell’intera attività formativa: se la prima forma di valutazione è intesa come verifica circa l’apprendimento da parte dello studente di una conoscenza trasmessa dall’insegnante, la valutazione autentica si muove in chia- ve formativa, ovvero in modo da consentire un incremento del processo di apprendi- mento e della consapevolezza da parte dell’allievo. In questo modo la valutazione è essa stessa formazione e non un’interruzione del cammino di apprendimento. Da qui il ricorso al portfolio delle competenze personali. Ne emerge che il cuore della valutazione è collocato nei prodotti e nei processi (relativi alle UdA) di cui l’allievo va orgoglioso, e che segnalano (a se stesso, ai formatori ma anche agli altri attori, compresa la famiglia) le sue acquisizioni ed in particolare il grado di possesso delle competenze. “GUIDA” ALIMENTAZIONE 23 Tramite il portfolio è possibile capire la storia della crescita e dello sviluppo di una persona, corredandola con materiali che permettono di comprendere “che cosa è avvenuto” dal momento della presa in carico della persona (che richiede un’attenta osservazione delle sue capacità e acquisizioni previe) fino al momento della partenza, passando per le varie fasi di cui si compone il percorso formativo. 1.3.4 Aspetti operativi Definiamo ora gli aspetti operativi della valutazione: in particolare ci soffermiamo sui contenuti del portfolio, sulle figure che intervengono nella sua compilazione e sulla sua struttura. Il portfolio contiene materiali prodotti dall’allievo (individualmente o in gruppo), che evidenziano le competenze acquisite, prove realizzate durante il percorso, commenti dell’allievo, dei docenti, dei tutor (anche di impresa) e delle famiglie sui materiali prodotti e sul percorso formativo e indicazioni sintetiche che emergono dall’osserva- zione sistematica, dai colloqui insegnanti-genitori, dalle valutazioni dei formatori e degli allievi, dai colloqui con l’allievo e anche da questionari in ordine alle personali attitudini e agli interessi più manifesti. Le figure che intervengono nella compilazione del portfolio sono: tutor-coordinatore, allievo e formatori. Il portfolio è compilato e aggiornato dal tutor-coordinatore, in collaborazione con tutti i formatori impegnati nel team e con il ragazzo. In particolar modo, la parte relativa alla raccolta ed “etichettatura” dei materiali prodotti è compi- lata da ciascun allievo, chiamato così ad essere protagonista consapevole della pro- pria crescita. La struttura del portfolio è concordata e definita nell’ambito del Centro; esso com- prende comunque i seguenti ambiti: anagrafico, orientativo, formativo e valutativo, certificativo. 1) Ambito anagrafico: comprende i dati personali dell’allievo, descrive la sua vi- cenda formativa e, eventuali esperienze di apprendistato e, nel caso in cui siano state realizzate, riporta significative esperienze in campo lavorativo. Inoltre, van- no inserite anche le descrizioni di esperienze (in ambito sportivo, artistico, cultura- le, sociale, hobbies, ecc.) che l’allievo valuta come significative. 2) Ambito orientativo: comprende le attività di orientamento svolte, il progetto personale e le eventuali variazioni incorse. Tale dimensione orientativa è sempre intrecciata con la dimensione valutativa, in quanto l’unica valutazione positiva per l’allievo è quella che contribuisce a conoscere l’ampiezza e la profondità delle sue competenze e, attraverso questa conoscenza progressiva e sistematica, a fargli scoprire ed apprezzare sempre meglio le capacità potenziali personali, non CNOS-FAP / CIOFS-FP 24 pienamente mobilitate, ma indispensabili per avvalorare e decidere un proprio progetto di vita. 3) Ambito formativo e valutativo: riguarda la valutazione dei prodotti realizzati nelle UdA, è possibile fare riferimento a tre schede, presentate di seguito, che si svolgono sui due livelli precedentemente indicati, ovvero autovalutazione ed eterovalutazione. La prima (cfr. tavola 1 e 2), è una scheda di autovalutazione, correlata di relativa rubrica con parametri di riferimento, che si propone come strumento attraverso cui l’allievo può verificare il percorso che ha operato nella realizzazione del pro- dotto e il livello a cui ritiene di fissarsi rispetto al raggiungimento degli obiettivi. La seconda (cfr. tavola 3 e 4) e la terza (cfr. tavola 5) sono schede di eterovalutazione, che si propongono come strumenti di base, da adattare alle sin- gole UdA, attraverso cui il formatore può operare la sua valutazione del percorso dell’allievo. La prima di esse è la scheda di valutazione delle competenze genera- li, attraverso cui il formatore, facendo riferimento alla rubrica allegata, può valu- tare il raggiungimento o meno degli obiettivi formativi (che hanno come riferi- mento il PECUP), cogliendo la capacità dell’allievo di risolvere, in senso genera- le, il problema davanti al quale è posto e di incrementare e/o utilizzare le proprie risorse personali in ordine all’assolvimento del compito e, quindi, nel diventare “competente”. La scheda di valutazione di abilità e conoscenze, in secondo luogo, è uno strumento attraverso cui il formatore valuta il raggiungimento delle singole abilità e conoscenze il cui apprendimento è richiesto per la corretta soluzione del compito in riferimento alle diverse aree formative. In tal senso valutazione delle competenze e valutazione delle conoscenze ed abi- lità rappresentano due momenti dello stesso processo valutativo riferito alla stes- sa sequenza di unità di apprendimenti e riferiti alla medesima persona. 4) Ambito certificativo (libretto formativo): comprende i documenti di certificazione delle acquisizioni che accompagnano il percorso dell’allievo, con indicazione del valore in termini di credito. “GUIDA” ALIMENTAZIONE 25 Tavola 1: Scheda di autovalutazione (a cura dell’allievo) * Compila la rubrica di autovalutazione del prodotto allegata di seguito mettendo una X negli spazi appositi e riporta nella scheda il tuo giudizio sintetico evidenziando quello prevalente DI CHE PRODOTTO SI TRATTA QUANDO HAI COMINCIATO A REALIZZARLO QUANDO LO HAI TERMINATO COME LO HAI REALIZZATO (I PASSI CHE HAI FATTO PER ARRIVARE AL PRODOTTO) A CHE COSA SERVE IL PRODOTTO CHE HAI REALIZZATO COME LO VALUTI* QUALI SONO I TUOI PUNTI FORTI (abilità, capacità che hai scoperto di avere e che hai messo in atto) QUALI SONO I TUOI PUNTI MIGLIORABILI (difficoltà, problemi, …) COSA TI IMPEGNI A FARE NELL’IMMEDIATO FUTURO PER MIGLIORARTI NOME E COGNOME CORSO ANNO FORMATIVO CNOS-FAP / CIOFS-FP 26 Ta vo la 2 : R ub ri ca d i a ut ov al ut az io ne d el p ro do tt o (a c ur a de ll’ al lie vo ) H o us at o pi ù m at er ia le di q ue ll o ne ce ss ar io H o us at o tu tt o il te m po a di sp os iz io ne , m a no n h o fi ni to il p ro do tt o H o co nt ri bu it o po co al la vo ro d i g ru pp o co n i c om pa gn i H o av ut o bi so gn o de ll’ ai ut o de l f or m at or e p er ri so lv er e i p ro bl em i H o av ut o bi so gn o di m ol te s pi eg az io ni N on h o co m pl et at o il co m pi to H o us at o tu tt o il m at er ia le m es so a d is po si zi on e H o ut il iz za to tu tt o il te m po a di sp os iz io ne e h o fi ni to il p ro do tt o H o co ll ab or at o co n i c om - pa gn i p er lo s vo lg im en to de l l av or o, s ol o qu an do m i ve ni va r ic hi es to So no s ta to c ap ac e di r is ol - ve re i pr ob le m i c on i co ns i- gl i d el fo rm at or e H o ri so lt o il c om pi to c on l’ ai ut o di a lc un i c hi ar im en ti H o co m pl et at o il c om pi to , fa ce nd o an ch e os se rv a- zi on i s u di e ss o H o us at o il m at er ia le in m od o fu nz io na le a l p ro do tto d a re a- liz za re H o te rm in at o il p ro do tt o in m en o te m po r is pe tt o a qu el lo p re vi st o H o co ll ab or at o co n i c om - pa gn i du ra nt e tu tto l o sv ol gi m en to d el la vo ro H o ri so lto i pr ob le m i i n m od o au to no m o H o co m pr es o co n ch ia re z- za il c om pi to ri ch ie st o H o co m pl et at o il c om pi to e so no c ap ac e di r ip or ta re ad a ltr e si tu az io ni si m ili ci ò ch e ho im pa ra to a ttr a- ve rs o qu es to l av or o U ti liz zo d ei m at er ia li G es ti on e de l t em po C ol la bo ra zi on e co n i c om pa gn i R is ol uz io ne d ei p ro bl em i R is ol uz io ne d el c om pi to P R IN C IP IA N T E IN T E R M E D IO E SP E R T O C O M PE T E N Z E L IV E L L I “GUIDA” ALIMENTAZIONE 27 Tavola 3: Scheda di valutazione delle competenze generali dell’allievo (a cura dei formatori) NOME E COGNOME CORSO ANNO FORMATIVO UNITA’ DI APPRENDIMENTO PERIODO E DURATA OBIETTIVI FORMATIVI DELL’UDA COMPETENZE ACQUISITE* LIVELLO DI ACQUISIZIONE GIUSTIFICAZIONE DELLA VALUTAZIONE OBIETTIVI FORMATIVI DELL’UDA COMPETENZE ACQUISITE* LIVELLO DI ACQUISIZIONE GIUSTIFICAZIONE DELLA VALUTAZIONE Sviluppare abilità e caratteristiche personali attra- verso la perso- nalizzazione delle proprie scelte Ha avuto bisogno dell’aiuto del formatore per risol- vere il problema re- lativo all’elabora- zione del budget Fronteggiamento delle situazioni e risoluzione dei problemi Principiante * Per indicare il tipo di competenza acquisita e il livello di raggiungimento relativo ad essa è possibile fare riferimento alla rubrica di valutazione delle competenze presentato nella pagina seguente, adattato da: NICOLI D. (a cura di), Linea guida per la realizzazione di percorsi organici di istruzione e formazione professionale, Roma, Tipografia Pio XI, 2003, 114. CNOS-FAP / CIOFS-FP 28 L IV E L L I Ta vo la 2 : R ub ri ca d i a ut ov al ut az io ne d el p ro do tt o (a c ur a de ll’ al lie vo ) P R IN C IP IA N T E IN T E R M E D IO E SP E R T O C O M PE T E N Z E � U ti li zz a pi ù m at er ia le d i qu el lo n ec es sa ri o � U ti li zz a il m at er ia le i n m od o no n se m pr e pr op or zi on al e ri sp et to a ll e di ve rs e pa rt i de l la vo ro � U ti li zz a tu tt o il t em po a d is po si zi on e e no n ri es ce a c om pl et ar e il p ro do tt o � U ti li zz a il t em po i n m od o no n se m pr e pr op or zi on al e ri sp et to a ll e di ve rs e pa rt i de l la vo ro � C ol la bo ra c on i c om pa gn i so lo d op o m ol - ti i nv it i da p ar te d el f or m at or e � H a di ff ic ol tà a l av or ar e co n gl i al tr i � R ea li zz a in te ra zi on i co n gl i al tr i m ol to sp or ad ic am en te � A tt u a co nv er sa zi on i m ol to b re vi � H a bi so gn o di a ss is te nz a pe r ri so lv er e i pr ob le m i � D ef in is ce i l co m pi to n el la s u a gl ob al it à, se nz a fo ca li zz ar e tu tt i i pa ss i pe r la r is ol u- zi on e � P ro du ce p oc he a lt er na ti ve d i so lu zi on e o so lu zi on i u ni vo ch e � S ce gl ie l a so lu zi on e in b as e al le p oc he a l- te rn at iv e di s ol u zi on e pr od ot te � N on r ev is io na i l co m pi to � N ec es si ta d i m ol te s pi eg az io ni s up pl em en - ta ri p er c om pr en de re l a co ns eg na � N on r is ol ve i l co m pi to o r is ol ve i l co m pi - to s en za e st en si on i al la v it a co nc re ta � U ti li zz a tu tt o il m at er ia le m es so a d is po - si zi on e � U ti li zz a il m at er ia le i n m od o pr op or zi o- na le r is pe tt o al le d iv er se p ar ti d el l av or o � U ti li zz a tu tt o il t em po a d is po si zi on e e co m pl et a il p ro do tt o � U ti li zz a il t em po i n m od o pr op or zi on al e ri sp et to a ll e di ve rs e pa rt i de l la vo ro � H a bi so gn o di u na l im ita ta a ss is te nz a de l fo rm at or e m en tr e la vo ra c on g li a lt ri � L av or a co n i co m pa gn i so lo i n al cu ni c as i e so lo d op o in vi to d el f or m at or e � R ea li zz a in te ra zi on i co n gl i al tr i in f un - zi on e de ll a ri so lu zi on e de l co m pi to � A tt ua c on ve rs az io ni i nc en tr at e su d is cu s- si on e di a lt er na ti ve r is pe tt o al c om pi to � È c ap ac e di r is ol ve re i p ro bl em i co n i co ns ig li d el f or m at or e � D ef in is ce a lc un i pa ss i da a ttu ar e pe r ra g- gi un ge re l ’o bi et ti vo � P ro du ce a lc un e al te rn at iv e di s ol uz io ne � Sc eg li e l’ al te rn at iv a di s ol uz io ne i n ba se al p ro pr io b uo n se ns o � F a un a re vi si on e pa rz ia le d el c om pi to � N ec es si ta d i al cu ni c hi ar im en ti p er c om - pr en de re l a co ns eg na � R is ol ve i l co m pi to c on o ss er va zi on i, co n- ne ss io ni e a pp li ca zi on i � U ti li zz a il m at er ia le i n m od o fu nz io na le a ll a re al iz za zi on e de l pr od ot to � U ti li zz a il m at er ia le r es id uo p er q ua li fi ca re ul te ri or m en te i l pr op ri o pr od ot to � U ti li zz a un t em po m in or e ri sp et to a q ue ll o pr ev is to e f in is ce i l pr od ot to � U til iz za i l te m po r es id uo p er q ua lif ic ar e ul te - ri or m en te i l pr op ri o la vo ro � L av or a co n gl i al tr i co n m ol ta f re qu en za e co n bu on i ri su lt at i � M os tr a ri sp et to , st a be ne c on g li a lt ri � R ea li zz a in te ra zi on i co n gl i al tr i co st an ti , fi - na li zz at e al c om pi to e n on s ol o � A tt ua c on ve rs az io ni c on d is cu ss io ni v iv ac i ch e in cl ud on o ri fe ri m en ti a va ri e op in io ni e d al te rn at iv e in v is ta d i un a si nt es i � È a bi le a r is ol ve re i p ro bl em i in m an ie ra i nd i- pe nd en te � D ef in is ce i l pr ob le m a in t ut ti i pa ss i ne ce ss a- ri p er r ag gi un ge re l ’o bi et ti vo � P ro du ce m ol te a lt er na ti ve d i so lu zi on e � S ce gl ie l ’a lt er na ti va d i so lu zi on e pi ù ec on o- m ic a (c he d à m ag gi or i be ne fi ci c on i l m in or e co st o) � R ev is io na i l co m pi to e c or re gg e ev en tu al i er ro ri � C om pr en de l a co ns eg na s en za l a ne ce ss ità d i sp ie ga zi on i ul te ri or i � R is ol ve il co m pi to co n si nt es i, ge ne ra li zz az io ne a d al tr e at ti vi tà e a st ra zi o- ne d i co nc et ti G es ti on e de i m at er ia li pe r la re al iz za zi on e de l co m pi to G es ti on e de l te m po G es ti on e de ll e re la zi on i F ro nt eg gi am en to de ll e si tu az io ni e ri so lu zi on e de i pr ob le m i R is ol uz io ne d el co m pi to “GUIDA” ALIMENTAZIONE 29 Tavola 5: Scheda di valutazione delle abilità e conoscenze dell’allievo (a cura dei formatori) NOME E COGNOME CORSO ANNO FORMATIVO UNITA’ DI APPRENDIMENTO PERIODO E DURATA AREA DEI LINGUAGGI AREA TECNOLOGICA AREA SCIENTIFICO - MATEMATICA AREA STORICO - SOCIO - ECONOMICA AREA PROFESSIONALE AREA FORMATIVA CONOSCENZE E ABILITÀ ACQUISITE (in relazione agli obiettivi specifici di apprendimento) LIVELLO DI ACQUISIZIONE (insufficiente, sufficiente, discreto, buono; eccellente) CNOS-FAP / CIOFS-FP 30 AREA DEI LINGUAGGI AREA TECNOLOGICA AREA FORMATIVA CONOSCENZE E ABILITÀ ACQUISITE (in relazione agli obiettivi specifici di apprendimento) LIVELLO DI ACQUISIZIONE (insufficiente, sufficiente, discreto, buono; eccellente) Conoscere i modi d’uso del dizionario e saperlo utilizzare Elaborare testi mediante l’utilizzo di Word Processor Discreto Insufficiente 1.4. Indicazioni circa l’esame finale di qualifica In questa sezione della guida si intendono offrire alcune indicazioni circa la strutturazione dell’esame finale di qualifica. A tal fine ne verrà illustrata la definizione, la collocazione dell’esame all’interno del percorso formativo, la natura della prova, la struttura della prove e i punteggi relativi ad ogni prova. 1.4.1 Definizione L’esame finale di qualifica rappresenta la modalità attraverso la quale si riscontra nella persona la presenza di requisiti educativi, culturali e professionali che attestino l’assolvimento del diritto-dovere e nel contempo consentano il conseguimento di una qualifica. 1.4.2 Collocazione La prova si colloca nella parte conclusiva del percorso di formazione, dopo che sono terminate le attività didattiche previste. È possibile ammettere all’esame persone che non hanno seguito l’intero processo ma sono in possesso di crediti formativi e lavora- tivi adeguati. 1.4.3 Natura L’esame finale di qualifica ha il suo centro nella prova professionale, che è un “capo- lavoro”, ovvero un prodotto significativo e funzionale. Essa ha un valore operativo, in quanto rappresenta un costrutto in grado di soddisfare i requisiti professionali interni all’impresa, in riferimento ad un ruolo definito nel momento dell’ingresso lavorativo. Inoltre, ha un valore culturale, in quanto consente di rilevare le conoscenze e le abilità che l’allievo ha acquisito durante il suo percorso formativo. Infine, ha anche un valore educativo, in quanto stimola la persona ad una maggiore coscienza di sé e delle pro- Esempio relativo all’UdA “Patente per il motorino” “GUIDA” ALIMENTAZIONE 31 prie risorse nell’atto di porsi di fronte ad un compito. La prova fa, quindi, riferimento ad un processo operativo reale, e prevede un livello definito di autonomia, responsa- bilità durata e accuratezza. 1.4.4 Struttura dell’esame L’esame finale di qualifica si articola in 3 prove: 1) Prova professionale: in essa è richiesto all’allievo di realizzare un prodotto significativo funzionale a valutare le capacità professionali acquisite durante l’iter formativo. Questa prova può essere suddivisa in 3 fasi: a) Fase di programmazione: in essa è richiesto all’allievo di riflettere e di definire le sequenze operative di lavoro che verranno eseguite nella prova tecnico-operativa b) Fase operativa: in essa è richiesto all’allievo di realizzare concretamen- te il prodotto c) Fase consuntiva: in essa è richiesto all’allievo di descrivere il processo che ha svolto per la realizzazione del prodotto, in modo che si possa valu- tare la consapevolezza del percorso svolto. 2) Prova scritta culturale: in essa è richiesto agli allievi di produrre un testo aperto libero, in forma di riflessione o elaborato. 3) Colloquio: in esso è richiesto all’allievo di saper argomentare su contenuti appresi durante il percorso formativo, sulle esperienze di stage e di formazione vissute e sulle attese e le riflessioni riguardanti il proprio futuro. Obiettivo privi- legiato del colloquio è quello di dare l’opportunità all’allievo di riflettere e di prendere consapevolezza del percorso educativo e formativo che ha compiuto. 1.4.5 Punteggi relativi alle diverse prove Il percorso formativo contribuisce a dotare l’allievo delle risorse necessarie all’ac- cesso all’esame finale di qualifica. Tale accesso è corredato da un credito valutativo pari a un massimo di 55 punti su 100. I rimanenti 45 punti sono così suddivisi rispetto alle altre prove: 1) Prova professionale: 25 punti 2) Prova scritta: 10 punti 3) Colloquio: 10 punti L’allievo raggiunge la qualifica con un punteggio minimo di 60 punti. Si ricorda di avere sempre in considerazione la buona padronanza rispetto alla prevenzione degli infortuni sul lavoro. CNOS-FAP / CIOFS-FP 32 2. Presentazione della comunità professionale In questa sezione della guida viene presentata la natura economica, sociale e cultura- le della comunità, la prospettiva formativa in cui essa si inserisce, le figure professio- nali, con i riferimenti e le indicazioni sui laboratori, sullo stage e sulla alternanza. 2.1. Natura economica, sociale e culturale della comunità La comunità professionale dell’alimentazione rappresenta una delle comunità che offrono alle proprie figure professionali maggiori prospettive di lavoro, sia come di- pendenti che nel lavoro autonomo. L’Operatore dell’Alimentazione trova impiego nella produzione, preparazione, trasformazione, vendita e distribuzione di prodotti ali- mentari. Il settore ha vissuto e sta vivendo ancora ora un periodo di trasformazioni profonde, che interessano non solo le tecniche produttive, ma le stesse politiche di settore: la fiducia del consumatore nella sicurezza del cibo è assolutamente essenziale per l’in- dustria di trasformazione degli alimenti (la fiducia è uno degli elementi chiave per la conquista della fedeltà al marchio che, a sua volta, è uno dei principali fattori che determinano il successo e la redditività dell’industria alimentare). La sicurezza degli alimenti lavorati comporta l’eliminazione e/o la prevenzione del proliferare dei micro- bi presenti nel cibo e che possono provocare malattie a trasmissione alimentare: da qui la richiesta di professionalità diversificate a cui la scuola risponde attraverso figu- re nuove che si caratterizzano per una formazione di base allargata ed un approccio flessibile ai saperi, in modo da consentire un apprendimento che, oltre a dare compe- tenze subito spendibili, crei i presupposti per una formazione continua, ovvero l’ap- prendimento ad apprendere. Nella comunità professionale dell’alimentazione si vuole favorire l’adozione dell’in- novazione tecnologica, migliorando la qualità e la salubrità dei prodotti alimentari: le competenze che gli appartenenti a questa comunità devono avere sono, quindi, scien- tifiche (merceologia, igiene), tecnologiche (produzione, informatica) e tecniche (impastamento e panificazione, trasformazione, conservazione e stoccaggio). Le atti- vità comunitarie e nazionali per l’evoluzione del settore agroindustriale sfociano (poi- ché il settore ne necessita) nella formazione professionale. Le politiche comunitarie mirano all’ottenimento di un settore agroalimentare mag- giormente competitivo sui mercati interni ed internazionali e capace di garantire ai consumatori prodotti sani e di qualità, valorizzando le risorse disponibili (siano esse “GUIDA” ALIMENTAZIONE 33 economiche, umane, ambientali o storico-culturali). Le linee di intervento sono sia settoriali (azioni di miglioramento della competitività aziendale, valorizzazione e potenziamento delle produzioni di qualità, miglioramento dei processi produttivi agri- coli e agroindustriali, azioni formative), sia territoriali (valorizzazione delle risorse ambientali, culturali ed umane, sostegno delle attività di diversificazione, valorizzazione delle produzioni di qualità). La tematica dello Sviluppo Agricolo e Rurale nell’UE ha assunto una centralità mai riscontrata prima d’ora, orientandosi verso il sostegno dello sviluppo locale, se- condo un approccio “territoriale”. Si mira al conseguimento di una maggiore competitività delle aziende, ad una più elevata qualità e sicurezza dei prodotti, alla creazione di nuovi sbocchi di mercato: viene dato sostegno agli investimenti non solo nelle aziende agricole, ma anche alle imprese di trasformazione e commercializzazione ed all’ammodernamento nella conduzione aziendale. Dalla progressiva perdita di peso dell’attività agricola nelle aree rurali nasce l’esigenza di stimolare attività alternative in queste zone: ci si sta orientando verso il soddisfacimento di bisogni espressi con forza negli ultimi anni, quali la salubrità dei prodotti e la tutela del territorio, ovvero si perseguono finalità di sviluppo più complessivo, mediante l’incentivazione di attività non direttamente legate alla tradizionale offerta di prodotti agricoli. Nell’ottica dello Sviluppo Rurale Endogeno si dovranno condividere le risorse del- le aree rurali, da mettere a valore attraverso la diversificazione dell’economia del settore, lo sviluppo di una imprenditorialità nuova ed alternativa e la crescita di un tessuto sociale capace di fare della propria “identità culturale” una risorsa primaria per la crescita socio-economica. Nei Piani di Sviluppo Rurale l’applicazione degli interventi in funzione dei settori pro- duttivi viene prevista all’interno delle misure di “investimenti nelle aziende agricole” e “miglioramento delle condizione di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli”. La misura comunitaria “Commercializzazione dei prodotti agricoli di quali- tà” si riferisce ad interventi che hanno la specifica finalità di agevolare la diffusione delle produzioni agroalimentari tipiche, quale elemento in grado di accrescere la competitività dei territori rurali, tesi alla valorizzazione delle produzioni locali di qualità riconosciute a livello comunitario: � Prodotti a denominazione di origine protetta (DOP) e indicazione geogra- fica tipica (IGP); � Prodotti che abbiano ottenuto una attestazione di specificità; � Prodotti biologici; � Vini a denominazione di origine controllata (DOC) e/o garantita (DOCG) e con indicazione geografica tipica (IGT). A livello nazionale il sostegno agli investimenti per la trasformazione e CNOS-FAP / CIOFS-FP 34 commercializzazione dei prodotti agricoli rappresenta una delle misure più importanti in tutti i programmi a finalità strutturale, sia sotto il profilo della rilevanza degli obiettivi perseguiti che nell’ammontare di risorse finanziarie attribuite a tali interventi. Si vuole stimolare un più spiccato orientamento al mercato delle produzioni, favorendo la cre- azione di nuovi sbocchi per la produzione agricola di base, razionalizzando i circuiti di commercializzazione ed i processi di trasformazione, favorendo l’adozione dell’inno- vazione tecnologica, migliorando la qualità e la salubrità dei prodotti alimentari. Numerosi settori della produzione sono coinvolti nei programmi nazionali a finalità strutturale: oltre ai comparti considerati strategici nelle differenti regioni italiane (in particolare, quello lattiero-caseario, delle carni, dell’ortofrutta, della vitivinicoltura e dell’olivicoltura) vi sono anche produzioni minori o di nicchia, come il miele, le piante officinali e le produzioni tipiche minori. Per le produzioni summenzionate, e soprattut- to per i prodotti che presentano più spiccati problemi di eccedenze produttive a livello comunitario (in particolare, cereali, latte e suoi derivati, carni, vino) l’attenzione non è su un aumento della capacità di produzione, ma sul miglioramento delle strutture di lavorazione, sull’introduzione di nuove tecnologie, sul miglioramento della qualità, sul- la protezione dell’ambiente. Come menzionato precedentemente, l’Operatore dell’Alimentazione trova impie- go nella produzione, preparazione, trasformazione, vendita e distribuzione di prodotti alimentari. 2.1.1 Produzione e preparazione Data la complessità delle lavorazioni, legate alle diverse specializzazioni merceologiche, sono numerose le figure professionali di questa comunità che il mondo del lavoro ricerca, a seconda del livello di qualificazione, innovatività e diffusione: nella comunità dell’alimentazione si riscontra, come in altre comunità, un fenomeno di professionalizzazione e specializzazione delle tradizionali figure del comparto (per esempio le conoscenze ed abilità di un “addetto alla produzione di alimenti a base di carne” sono alquanto differenti dalle conoscenze ed abilità richieste ad un “addetto alla lavorazione del pesce”). La stessa figura professionale può, inoltre, possedere conoscenze ed abilità diverse a seconda del contesto territoriale in cui lavora, ovvero essere in grado di produrre alimenti tipici, che rivestono un ruolo di crescente importanza, sia nel consumo nazio- nale che nell’esportazione. 2.1.2 Trasformazione Per ragioni connesse ai cambiamenti sociali è aumentata progressivamente la do- “GUIDA” ALIMENTAZIONE 35 manda di prodotti alimentari trasformati o pronti per il consumo; la struttura produtti- va del settore si basa su imprese di piccole dimensioni. La prima fase della trasforma- zione (trasformazione primaria) consiste nella raccolta di prodotti agricoli, nella macellazione del bestiame e nella cattura e uccisione di selvaggina e pesce. Tali materie prime vengono quindi tagliate, ripulite, confezionate e refrigerate per essere vendute al consumatore o alle aziende alimentari. Qui le materie prime subiscono una trasformazione ulteriore (trasformazione secondaria), che consente di ottenere ali- menti sicuri e conservabili per periodi più o meno lunghi. La trasformazione seconda- ria si avvale di sistemi quali: trattamenti termici (pastorizzazione, sterilizzazione), raf- freddamento, disidratazione, affumicatura, fermentazione, aggiunta di additivi alimen- tari. 2.1.3 Vendita, distribuzione e marketing Le attività di vendita consistono nell’assistere i clienti per stimolarli nel momento dell’acquisto, tenendo conto, da un lato, delle loro esigenze e, dall’altro, della necessi- tà di vendere il più possibile, suggerendo, quindi, ulteriori opportunità di acquisto senza però assillare il compratore. Alla base di ciò si trova quindi la capacità del venditore di consigliare al cliente la scelta più idonea, trovando il giusto equilibrio tra le conoscen- ze tecniche e merceologiche del settore di vendita e la capacità di conquistare la fiducia dell’acquirente. Il venditore è troppo spesso l’interfaccia fra il cliente ed il prodotto alimentare da acquistare, per cui assume rilevanza la responsabilità che il venditore ha nel rispondere a domande, non solo su caratteristiche organolettiche, ma su prodotti alimentari biologici e OGM, allergenici, conservanti ed additivi, calorie e grassi. La distribuzione dei prodotti alimentari segue il trend nazionale, per cui la piccola distribuzione non sempre regge la forte competizione della grande distribuzione. Nel contesto del marketing mix e in generale fra i mezzi di attuazione di un piano di marketing la politica di comunicazione ha il ruolo fondamentale di informare il consu- matore facendogli intravedere l’entità dell’acquisto di un prodotto e la rispondenza alle sue esigenze. Le cognizioni principali che devono essere assicurate dall’informa- zione sono relative a: � prodotti e relative caratteristiche; � composizione; � modalità ed occasioni di consumo; � valori nutrizionali ed organolettici; � rapporto qualità-prezzo; � tecniche di produzione, conservazione e trasporto; � finalità dei prodotti nell’alimentazione. CNOS-FAP / CIOFS-FP 36 Il punto vendita è il luogo naturale della promozione sotto forma di presentazione, d’informazione, di prova, di dimostrazione, di contatto con il prodotto e, quindi, deve essere in grado di comunicare con l’abituale o potenziale cliente. E’ questo il terreno d’elezione del merchandising che, nel contesto dell’azione promozionale, si presenta come un elemento di primaria importanza per una valida presentazione del prodotto al consumatore. È possibile una specializzazione post-qualifica dell’Operatore del- l’Alimentazione - Addetto alla Trasformazione degli Alimenti - proprio nel campo delle tecniche e psicologia di vendita. La formazione ha finora avuto un posto residuale rispetto alle altre iniziative di poli- tica agro-alimentare. Nonostante sia ormai condiviso da più parti, che il capitale uma- no costituisce una risorsa fondamentale per lo sviluppo di una società e di ogni settore economico, nell’agro-alimentare non si è ancora consolidata una cultura in grado di agire con forza in questo campo. La formazione è una delle aree di intervento cardine dell’Unione Europea, per svilup- pare una nuova e più attiva “cultura della formazione nell’agro-alimentare”, dove l’investimento nella formazione è interpretato non solo come strumento per trasferire informazioni e conoscenze, ma anche e soprattutto come leva per lo sviluppo com- plessivo del settore. La formazione professionale degli allievi della comunità dell’alimentazione dovrà aiu- tare gli allievi ad acquisire una immagine sempre più chiara ed approfondita della realtà sociale, a riconoscere le attività tecniche con cui l’uomo provvede alla propria sopravvivenza e trasforma le proprie condizioni di vita, a comprendere il rapporto che intercorre tra le vicende storiche ed economiche. Le conoscenze e le abilità che l’allievo è sollecitato a trasformare in competenze personali offrono, in questo qua- dro, un contributo di primaria importanza ai fini dell’integrazione critica delle nuove generazioni nella società contemporanea. Favorendo l’iniziativa dell’allievo per il suo sviluppo psichico ed intellettuale, lo si mette nelle condizioni di definire e conquistare la propria identità di fronte agli altri e di rivendicare un proprio ruolo nella realtà sociale, culturale e professionale. Le attività di laboratorio del triennio di formazione professionale della comunità del- l’alimentazione permettono all’allievo di vedere subito i risultati tangibili del suo lavo- ro, procurandogli soddisfazione e crescita dell’autostima: in tal modo gli allievi non sono resistenti agli apprendimenti, perché ne comprendono la motivazione e il signifi- cato. Motivazione e bisogno di significato sono del resto condizioni fondamentali di qualsiasi apprendimento, e senza queste due dimensioni risulta molto difficile coniu- gare lo sforzo richiesto da qualsiasi apprendimento, tanto più se lontano dagli interessi immediati dell’allievo. “GUIDA” ALIMENTAZIONE 37 Elemento portante della cultura alimentare è la modalità attraverso cui essa consente di rappresentare l’insieme dei processi costruttivi, ricorrendo ad un modello logico- formale rappresentato dal processo di lavorazione. Si tratta di una modalità tramite la quale si configura l’insieme dei passi che consen- tono di coordinare in termini logici, cronologici ed operativi le diverse azioni che ren- dono possibile la realizzazione del processo di Produzione-Trasformazione-Vendita inteso nella sua organicità ovvero in riferimento al prodotto-risultato atteso completo. Processo di Produzione - Trasformazione - Vendita Distribuzione e conservazione Vendita Produzione delle materie prime Valorizzazione e potenziamento delle produzioni di qualità Produzione di alimenti pronti per il consumo 1 6 5 4 3 2 Trasformazione delle materie prime CNOS-FAP / CIOFS-FP 38 La formazione, nel suo contributo teorico, ha assunto un aspetto di maggiore rilevanza rispetto al passato, conseguenza dei fenomeni di professionalizzazione e specializzazione delle tradizionali figure del settore. L’obiettivo formativo sarà, quindi, non solo la ca- pacità di organizzazione e gestione di attività di trasformazione dei prodotti agroindustriali nell’ottica della garanzia qualitativa dei risultati, ma anche l’acquisizione di competen- ze sui processi che caratterizzano la filiera nelle diverse aree di riferimento operativo. Nel ciclo di lavorazione la fase di “Valorizzazione e potenziamento delle produzioni di qualità” deve in effetti essere applicata in parallelo a tutte le altre fasi del ciclo, perché solo così si raggiunge una effettiva valorizzazione delle produzioni di qualità. Nella realtà pratica è la formazione professionale che consente ai lavoratori della comunità dell’alimentazione di migliorare il risultato del loro lavoro, sempre avendo come fine ultimo lo sviluppo complessivo del settore alimentare. Elemento caratterizzante l’aspetto culturale di questa comunità è quello di offrire motivazione e significato all’organizzazione del proprio lavoro. L’asse portante della cultura professionale alimentare è dato dai seguenti componenti tra loro intrecciati: - Conoscenza e governo dell’intero ciclo produttivo - Organizzazione e gestione delle varie fasi di lavorazione e pianificazione del magazzino - Igiene e sicurezza - Qualità e salubrità dei prodotti alimentari - Valorizzazione dei prodotti alimentari locali di qualità (DOC, IGP) - Attenzione ai prodotti biologici e conoscenza di prodotti OGM - Innovazione tecnologica In forza delle caratteristiche della comunità professionale è necessario che i suoi componenti ad ogni livello siano contraddistinti da una forte disposizione verso le componenti suddette e da capacità personali coerenti con tale asse culturale e comportamentale, che delinea in tal modo una vocazione professionale peculiare. Iscrizione al Registro Esercenti Commercio (REC) per la somministrazione di alimenti e bevande Fino al 1998 per esercitare un’attività commerciale era necessario iscriversi al REC delle Camere di Commercio provinciali. La riforma Bersani, DLGS. 114/98 ha abolito l’iscrizione al REC, per cui dal 1999 per iniziare un’attività commerciale è sufficiente presentare domanda al Comune nel quale ha sede l’impresa commerciale e, decorsi “GUIDA” ALIMENTAZIONE 39 30 giorni, iniziare l’attività, fermo restando il possesso dei requisiti morali in capo al titolare o dei requisiti professionali ove richiesti. L’obbligo di iscrizione al REC perma- ne, però, per l’esercizio della Somministrazione di Alimenti e Bevande ed è condizione necessaria per ottenere dal Comune l’autorizzazione amministrativa per l’esercizio dell’attività stessa. Qualora l’attività venga svolta in forma societaria è necessario che i requisiti professionali siano posseduti da almeno un preposto. I requisiti generali sono: maggiore età; assolvimento degli obblighi scolastici. I requisiti morali sono: non possono essere iscritti coloro che sono stati dichiarati falliti (a meno che non abbiano ottenuto la riabilitazione); coloro che sono stati condannati per alcuni tipi di reati (abbiano riportato una condanna per delitto non colposo a pena restrittiva della libertà personale superiore a tre anni; abbiano riportato una condanna per reato contro la moralità pubblica e il buon costume o contro l’igiene e la sanità pubblica, compresi i delitti di cui al libro II, titolo VI, capo II del Codice Penale; per delitti commessi in stato di ubriachezza o in stato di intossicazione da stupefacenti; per reati concernenti la prevenzione dell’alcolismo, le sostanze stupefacenti o psicotrope, il gioco d’azzardo, le scommesse clandestine e la turbativa di competizioni sportive; per infrazioni alle norme sul gioco del lotto; abbiano riportato due o più condanne nel quinquennio precedente per delitti di frode nella preparazione o nel commercio degli alimenti, compresi i delitti di cui al libro II, titolo VIII, capo II del Codice Penale; siano sottoposti ad una delle misure di prevenzione di cui all’art. 3 della Legge 1423/56 e successive modifiche, o nei cui confronti sia stata applicata una delle misure previste dalla Legge 575/65 e successive modifiche, ovvero siano sottoposti a misure di sicurezza o siano dichiarati delinquenti abituali, professionali o per tendenza; abbiano riportato condanna per delitti contro la personalità dello Stato o contro l’ordine pubblico, ovvero per delitti contro la persona commessi con violenza, o per furto, rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di rapina o di estorsione). I requisiti professionali sono (ne è richiesto uno solo tra i seguenti): titolo di scuola alberghiera o qualifica di altra scuola a specifico indirizzo professionale; aver frequentato con esito positivo un corso di qualificazione professionale riconosciuto dalla Regione, avente per oggetto l’attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande; aver superato, dinanzi ad una apposita commissione costituita presso la Camera di Commercio l’esame di idoneità (previsto dalla L. 287/91), a cui sono am- messi i soggetti in possesso di un titolo universitario o di istruzione secondaria superio- re o coloro che per due anni negli ultimi 5 hanno lavorato in imprese esercenti l’attivi- tà di somministrazione di alimenti e bevande, in qualità di dipendenti qualificati o di collaboratori familiari. I corsi riconosciuti dalle Regioni, aventi per oggetto l’attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, mediamente durano dalle 120 alle 160 ore ed in gene- CNOS-FAP / CIOFS-FP 40 rale comprendono i seguenti argomenti: Area Generale (80 o 100 ore): Diritto com- merciale ed amministrativo aziendale; Legislazione del commercio; Legislazione fi- scale; Legislazione sociale penale; Legislazione igienico-sanitaria; Tecniche di vendi- ta. Area Specifica (40 o 60 ore): Merceologia alimentare; Salute, sicurezza ed infor- mazione del consumatore; Igiene dei prodotti alimentari; Procedure di autocontrollo e sicurezza, sistema di analisi dei rischi e di controllo dei punti critici (HACCP): obbli- ghi, responsabilità, sanzioni; Somministrazione al pubblico di alimenti e bevande. Gli allievi che conseguono la Qualifica professionale di Operatore dell’alimenta- zione soddisfano il requisito professionale evidenziato in grassetto nel paragrafo precedente. I documenti da presentare per l’iscrizione al REC Somministrazione di Alimenti e Bevande sono: domanda in marca da bollo da Euro 11.00 su apposito modulo, in distribuzione presso la Camera di Commercio; esibizione del documento comprovan- te l’assolvimento dell’obbligo scolastico o autocertificazione ai sensi degli art. 46 e 47 del D.P.R. 445/2000; esibizione della documentazione comprovante il possesso dei requisiti professionali; attestazione del versamento di Euro 129,11 per tasse di Con- cessioni Governative all’Ufficio di Roma dell’ agenzia delle Entrate; versamento di diritti di segreteria da versare alla Camera di Commercio della provincia di residenza (tali diritti ammontano in genere a circa 30 euro). Il costo totale si aggira, quindi, sui 170 euro, per cui se l’allievo non ha immediata necessità o beneficio dall’iscrizione al REC non ne viene consigliata la pratica, in quanto l’allievo potrà iscriversi in seguito, se necessario. 2.2. Comunità professionale in prospettiva formativa La comunità professionale dell’alimentazione possiede una propria cultura, un proprio modus operandi, una rilevanza sociale ed economica tali da costituire una vera e propria potenzialità educativa nei confronti degli allievi, ed è la formazione una delle misure principali identificate per il miglioramento delle strutture delle aziende agricole e delle imprese di trasformazione e commercializzazione dei prodotti alimentari. Lo specifico contesto produttivo della comunità dell’alimentazione richiede una coerente valorizzazione delle risorse umane ed una politica di formazione e di apprendimento lungo tutto l’arco della vita per la quale va adeguata la stessa qualità dell’educazione, soprattutto in termini di formazione di base e di maggiore alfabetizzazione informati- ca, onde evitare che nel futuro gli allievi non riescano a “stare al passo con i tempi”, “GUIDA” ALIMENTAZIONE 41 rimanendo esclusi dal mondo del lavoro proprio per il consolidamento dell’economia della conoscenza ed in particolare a causa delle informatizzazione che continuerà a crescere. La prospettiva formativa della comunità dell’alimentazione deve essere aperta, fles- sibile e centrata sulle persone, creando circolarità tra formazione iniziale e formazio- ne continua: l’innovazione tecnologica è stata indicata nel capitolo precedente, come una delle componenti della cultura professionale alimentare, per cui la formazione professionale di questa comunità deve creare i presupposti per una formazione con- tinua, ovvero l’apprendimento ad apprendere. Da qui l’importanza di fornire agli allievi delle metacompetenze, ovvero gli strumenti culturali ed intellettuali che al termine del percorso scolastico rendono gli allievi, non solo capaci di acquisire nuove conoscenze, ma dotati della curiosità intellettuale che li spinge autonomamente a cercare di accrescere il proprio bagaglio cognitivo. L’ap- prendimento delle metacompetenze diventa, quindi, occasione per sviluppare armoni- camente la personalità degli allievi in tutte le direzioni (etiche, sociali, intellettuali, affettive, operative, creative) e per aiutarli ad agire in maniera matura e responsabile. La comunità professionale dell’alimentazione consente agli allievi di maturare le com- petenze che arricchiscono la personalità dello studente e lo rendono autonomo costruttore di se stesso in molti campi della esperienza umana, sociale e professionale attraverso le conoscenze disciplinari e interdisciplinari (il sapere), le abilità operative apprese (il fare consapevole), nonché l’insieme delle azioni e delle relazioni interpersonali intessute (l’agire). Il percorso formativo, che gli studenti seguono per arrivare al conseguimento della qualifica professionale, prevede un insieme organico di saperi, conoscenze, tecniche, modalità d’azione e stili professionali: la professiona- lità specifica (panetteria e pasticceria, trasformazione degli alimenti) è l’oggetto della formazione della comunità professionale, che darà agli studenti la possibilità di venire inseriti in aziende di qualsiasi dimensione del settore alimentare e conserviero. Il percorso che gli allievi seguono per arrivare alla acquisizione di una qualificazione professionale prevede una disciplina, ovvero un insieme di saperi, tecniche, sistemi di azione e stili professionali, mediante la quale essi sono sollecitati a conoscere se stessi, le proprie possibilità e i propri limiti, le proprie inclinazioni, attitudini, capacità, nella porzione di mondo, a cui si estende l’esperienza individuale. Tale disciplina viene acquisita, integrando continuamente il livello dei saperi, quello delle tecniche ed, infi- ne, quello degli stili di comportamento: questo significa di fatto aumentare l’occupabilità degli allievi e la loro capacità di adattamento ai mercati in continua evoluzione dei lavoratori. Nell’ambito formativo verrà valorizzata la cultura propria della comunità professionale dell’alimentazione attraverso il confronto con gli attori, il linguaggio, le CNOS-FAP / CIOFS-FP 42 tecniche, i modelli cognitivi ed operativi, il sistema di relazioni che essa consente. Ciò abilita gli allievi a familiarizzare non solo con i metodi, le tecniche e i processi, ricor- rendo a opportuni strumenti e macchinari ma anche nel contempo a familiarizzare con le procedure igieniche ed operative. Le procedure igieniche ed operative sono costituite, da un lato, dal linguaggio tecnico, in quanto strumento essenziale per de- scrivere, comunicare e formalizzare i campi del sapere scientifico e tecnologico della trasformazione degli alimenti e della panetteria e pasticceria, e, dall’altro lato, dai processi fisici e chimici di trasformazione della materia e di controllo delle qualità organolettiche. Si cercherà di sollecitare nei giovani il carattere coinvolgente e l’efficacia formativa, la comprensione dei procedimenti e delle trasformazioni che avvengono nelle materie prime, allo scopo di ideare e preparare alimenti, seguendo la metodologia definita del processo di lavorazione. Le specifiche competenze che gli allievi della comunità dell’alimentazione dovranno perseguire sono: � Comprendere, interpretare, selezionare le informazioni ricevute e saper relazionarsi con la clientela ed i fornitori e conoscere gli elementi fondamentali della comuni- cazione orale e scritta � Gestire gli acquisti, la produzione e le scorte di magazzino, conoscendo le materie prime e il metodo di conservazione delle stesse � Curare le collocazione e presentazione dei prodotti � Conoscere gli aspetti normativi e legislativi del comparto � Avere una conoscenza merceologica delle materie prime del settore alimentare, al fine di saper produrre prodotti alimentari di base (per esempio da banco di gastro- nomia nella grande distribuzione oppure panari e dolciari) e controllare, verificare e rettificare i prodotti ottenuti � Possedere un insieme di strumenti per la produzione di alimenti a partire dalle materie prime (alimenti di origine vegetale e/o animale oppure prodotti panari e dolciari). Le attività di movimentazione delle merci, cioè di magazzino, la cui conoscenza e capacità di esecuzione sono richieste alla figura professionale sono il controllo del- l’entrata e dell’uscita delle merci, il controllo della correttezza dei documenti di tra- sporto (bolle di accompagnamento) e la compilazione di tali documenti, utilizzando anche strumenti informatici, l’immissione contabile della merce, anche con software specifici. “GUIDA” ALIMENTAZIONE 43 Costituiscono, inoltre, atteggiamenti caratteristici degli allievi di questa comunità: � Assumere la cooperazione come stile relazionale e modalità di lavoro; � Essere in grado di apprendere in modo autonomo; � Applicare sempre le norme di igiene e sicurezza relative alla propria persona, all’ambiente di lavoro, ai materiali utilizzati ed ai prodotti di vendita; � Avere senso estetico nell’allestimento di prodotti e locali adibiti alla vendita di alimenti; � Avere flessibilità ed adattabilità al cambiamento; Questa serie di competenze ed atteggiamenti svilupperà una forte motivazione negli allievi poiché li farà sentire parte attiva nelle realtà in cui opereranno. Nella formazione dei lavoratori della comunità alimentazione ricoprono un ruolo molto importante le attività di progetto, laboratorio e stage. I laboratori e gli stage consen- tono agli allievi un continuo confronto pratico con il lavoro degli operatori del settore. L’area di progetto assume particolare rilevanza nella formazione degli operatori della comunità dell’alimentazione: attraverso il progetto si potranno valorizzare conoscenze e competenze, che gli studenti hanno mutuato dal loro percorso scolastico e si tenderà a comporre gli stage effettuati in una visione unitaria e consapevole. Nell’attività formativa, prevalentemente basata sul laboratorio e sui compiti reali, i giovani potranno acquisire una adeguata conoscenza di sé e del “sistema di valori” cui fanno riferimento; concepire progetti di vario ordine, dall’esistenziale al pratico; fare esperienza ed acquisire lo stile del corretto lavoro di gruppo; individuare proble- mi, coglierne le dimensioni sfidanti, approntare in modo responsabile, indipendente e costruttivo una strategia di soluzione, utilizzando diversi tipi di ragionamento (da quel- lo logico a quello persuasivo), di grado anche relativamente elevato di complessità. 2.3. Figure professionali, livelli e continuità Nella comunità professionale Alimentazione la denominazione iniziale del percorso di qualificazione è Operatore dell’Alimentazione. Questa figura professionale, indipendentemente dalla specifica qualifica in uscita, avrà una formazione polivalente e sarà dotata di strumenti per la produzione di ali- menti a partire dalle materie prime (alimenti di origine vegetale e/o animale, oppure prodotti panari e dolciari), di metodologie operative, di abilità nell’utilizzo di macchina- ri, di conoscenza dei fondamenti di igiene. CNOS-FAP / CIOFS-FP 44 L’Operatore dell’Alimentazione: � conosce le tecnologie più adeguate per la conservazione e la trasformazione degli alimenti � comprende le dinamiche di funzionamento di un’azienda del comparto alimentare, sia essa artigiana, industriale o di servizisa individuare nell’ambito dei processi di trasformazione e conservazione i fattori di rischio di fermentazioni ed alterazioni � conosce ed applica la legislazione sanitaria (pericoli e rischi in campo alimentare e responsabilità dell’addetto alla vendita di alimenti, vigilanza igienico-sanitaria, autocontrollo igienico-sanitario nella manipolazione e trasformazione degli alimenti sia freschi che conservati, disposizioni relative alla salute del consumatore, etichettatura dei prodotti alimentari e qualità degli alimenti) � conosce la legislazione europea, nazionale e regionale relativa alle materie prime da agricoltura biologica. L’Operatore dell’Alimentazione, per la sua competenza sia nell’applicare proce- dure formalizzate e consuetudinarie sia nell’elaborare e personalizzare procedure ad hoc (sempre nel rispetto delle normative vigenti in termini di igiene e norme alimenta- ri, prevenzione degli infortuni e sicurezza del lavoro e qualità), è una figura che trova collocamento negli ambiti della produzione, preparazione, trasformazione, distribuzio- ne, vendita. Qualifica triennale In uscita si prevedono due indirizzi: a) Addetto alla trasformazione degli alimenti b) Addetto alla panificazione e pasticceria a) Addetto alla trasformazione degli alimenti E’ un operatore che, grazie alle sue capacità, conoscenze, abilità e competenze, è in grado di inserirsi operativamente in un contesto aziendale o artigianale con mansioni di lavoratore specializzato che svolge attività tecnico-pratiche nelle operazioni di esercizio, manutenzione, conduzione di impianti di produzione o macchine complesse. L’addetto alla trasformazione degli alimenti svolge anche mansioni di lavoratore specializzato nella distribuzione degli alimenti, dalla ge- stione dell’ordinaria contabilità del magazzino fino all’allestimento, con senso estetico, del banco di distribuzione. Egli conosce le caratteristiche merceologiche delle materie prime ed il loro relativo utilizzo, i metodi di preparazione, cottura e conservazione; applica sempre la normativa igienico/sanitaria e le norme “GUIDA” ALIMENTAZIONE 45 antinfortunistiche, fornisce al cliente tutte le indicazioni sulla qualità della merce. Lo svolgimento delle attività indicate richiede una conoscenza generale dei pro- dotti alimentari che vengono lavorati, della loro qualità, delle fasi di lavorazione e del funzionamento delle macchine e delle attrezzature utilizzate. A titolo di esem- pio, si fa il caso delle preparazioni gelatiere: l’addetto alla trasformazione degli alimenti può, sia trovare impiego in laboratori di gelateria artigianale, che in im- pianti industriali di preparazione e confezionamento di prodotti di gelateria con- fezionata. b) Addetto alla panificazione e pasticceria L’addetto alla panificazione e pasticceria è una figura professionale in possesso di una sufficiente cultura di base e delle competenze relative alle tecniche di panificazione e pasticceria, nonché delle normative vigenti in materia di igiene e sicurezza. Tale addetto ha sia capacità produttive, che gestionali: è in grado sia di produrre pasticceria fresca e secca, dolciumi semplici ed elaborati, prodotti panari e prodotti sostitutivi del pane, sia di gestire (nel rispetto della vigente normativa igienico-sanitaria e di sicurezza) il laboratorio, l’allestimento dei pro- dotti e dei locali adibiti alla vendita, lo stoccaggio degli approvvigionamenti e delle scorte alimentari. Questa figura professionale possiede gli elementi e le abilità manuali per produrre diversi tipi di pane (lavorato e normale, speciale, speciale al latte, focacce e pizze) e prodotti dolciari da forno e da pasticceria (paste di base, paste da the, pasticceria, dolci da forno, pasticceria mignon e lavorazioni varie, gelateria artigianale). Per queste due figure professionali sono previste le seguenti specializzazioni: � Addetto decoratore di Panetteria � Addetto decoratore di Pasticceria � Addetto alla vendita di prodotti alimentari (tecniche e psicologia di vendita) La qualifica triennale potrà svilupparsi nel Diploma di Istruzione e Formazione Pro- fessionale di Tecnico dell’Alimentazione. Diploma professionale Tecnico dell’Alimentazione La formazione del Tecnico dell’Alimentazione si configura come un’attività di approfondimento, in cui alla figura professionale si richiede partecipazione ed inter- pretazione dei problemi relativi alla lavorazione, conservazione e commercializzazione CNOS-FAP / CIOFS-FP 46 dei prodotti agroindustriali e del controllo della qualità dei prodotti finali. Si tratta di una figura professionale che conosce le problematiche relative alla produ- zione, lavorazione, conservazione e refrigerazione, commercializzazione degli alimen- ti di origine animale e dei derivati cerealicoli. Egli è in grado di: � Applicare le tecnologie più adeguate per la conservazione e la trasformazione degli alimenti; � Intrattenere relazioni organizzative con altre figure professionali operative addette alla produzione, alla logistica e alla manutenzione di impianti industriali � Individuare ed analizzare, nell’ambito della filiera di produzione e controllo dei punti critici HACCP, i fattori di rischio di fermentazioni ed alterazioni � Individuare e descrivere le tecniche di produzione dei prodotti tipici locali � Predisporre ed organizzare la documentazione relativa alla qualità di prodotti ali- mentari ai fini della certificazione. Grazie alla professionalità acquisita ed al grado di autonomia gestionale, il Tecnico dell’Alimentazione potrà essere collocato immediatamente nel mondo del lavoro, oppure destinato ad un’ulteriore azione formativa con il conseguimento di uno dei seguenti Diplomi di Formazione Superiore: a) Esperto di Panificazione (imprenditoria/tecniche innovative) b) Esperto Lattiero-Caseario c) Esperto nella lavorazione e trasformazione del pesce Per la figura professionale del Tecnico dell’Alimentazione sono possibili le se- guenti specializzazioni post-diploma: a) Tecnico della prima lavorazione delle carni b) Tecnico dei prodotti da forno Specializzazioni post-diploma a) Tecnico della prima lavorazione delle Carni E’ una figura professionale in grado di pianificare, realizzare e controllare auto- nomamente le attività che rendono possibile la vendita del prodotto (fresco o sottoposto a trattamenti di conservazione) al pubblico. Tale addetto svolge attivi- tà di abbattimento, scuoiamento, squartamento e sezionamento degli animali. Si tratta di compiti organizzati in modo piuttosto diverso a seconda della specie di animali da lavorare (bovini, suini, avicoli, etc.) ed alla destinazione delle carni. Il Tecnico nella Prima Lavorazione delle Carni, oltre a conoscere le altera- “GUIDA” ALIMENTAZIONE 47 zioni e le trasformazioni degli alimenti di origine animale, sa individuare e gestire i più idonei processi di trasformazione. Per quanto concerne le conoscenze richieste alla figura professionale relativa- mente ai prodotti tipici nazionali, sono solo due le carni italiane riconosciute IGP, l’agnello di Sardegna ed il vitellone bianco dell’Appennino centrale. Lo svolgimento delle attività indicate richiede: � Una conoscenza generale dell’anatomia dell’animale e della conformazione dei soggetti da carne; � Conoscenza delle tecniche di allevamento delle differenti categorie da macel- lo nelle specie di maggior interesse economico; � Conoscenza delle procedure per l’attribuzione dei marchi di qualità (DOP, IGP, 5R, etc.) e la gestione di tracciabilità; � Conoscenza delle problematiche e della normativa del trasporto degli ani- mali; � Conoscenza delle fasi di lavorazione poste a monte e a valle rispetto a quella in cui opera l’esperto. Le conoscenze specifiche e le capacità tecnico/professionali concernono il fun- zionamento delle macchine e l’uso delle attrezzature per la macellazione, secon- do la modalità di divisione/sezionamento. Questa figura professionale, non solo conosce la legislazione europea, nazionale e regionale relativa alle materie prime da agricoltura biologica, ma conosce an- che le procedure relative alla notifica, controllo e certificazione delle produzioni biologiche e relativa modulistica. b) Tecnologia industriale dei prodotti da forno Gli argomenti trattati in questa specializzazione spaziano dalle materie prime ai materiali di confezionamento, dai controlli di qualità alle caratteristiche nutrizionali, passando attraverso l’esame delle varie tecnologie impiegate. Sono argomento della specializzazione: � Tecnologia dei cereali (tipi di proteine e loro caratteristiche chimico-fisiche) � Test reologici per la misura della qualità degli sfarinati � Analisi dell’immagine dei prodotti da forno � Tecnologia dei cracker, grissini, fette biscottate � Biscotti e pasticceria industriale � Parametri di controllo dell’efficienza di produzione industriale � Confezionamento (materiali, permeabilità, cessione odori, atmosfera modifi- cata, imballaggi attivi) CNOS-FAP / CIOFS-FP 48 Diplomi professionali superiori a) Esperto di Panificazione (imprenditoria/tecniche innovative) E’ una figura professionale in grado di pianificare, realizzare e controllare auto- nomamente l’economia gestionale, l’organizzazione del lavoro, gli impianti di pro- duzione, l’analisi di controllo chimico e biologico di panifici o mulini e di occuparsi in genere di processi di trasformazione dei cereali. L’Esperto di Panificazione a fronte di una conoscenza di base dei fattori fisi- co-chimici, che influenzano l’attività dei microrganismi responsabili delle trasfor- mazioni (lieviti, batteri, muffe), oltre a conoscere le alterazioni e le trasformazioni degli alimenti sa individuare e gestire i più idonei processi di trasformazione. Egli conosce le basi della microbiologia degli impasti e della tecnologia dei cereali (tipi di proteine e loro caratteristiche chimico-fisiche, carboidrati ed attività enzimatiche). Per quanto concerne le conoscenze richieste alla figura professionale relativa- mente ai prodotti tipici nazionali, sono tre i prodotti della panetteria riconosciuti come prodotto tipico: Pane di Altamura DOP, Pane Casareccio di Genzano DOP, Coppia Ferrarese IGP. Le metodologie di produzione sono rigorosamente legate al territorio e tutelate da Consorzi per la tutela (Altamura e Genzano) e Associa- zione per la valorizzazione del pane tipico ferrarese. Questa figura professionale, non solo conosce la legislazione europea, nazionale e regionale relativa alle materie prime da agricoltura biologica, ma conosce an- che le procedure relative alla notifica, controllo e certificazione delle produzioni biologiche e relativa modulistica. b) Esperto Lattiero-Caseario L’Esperto Lattiero-Caseario riflette l’intero percorso della filiera e le problematiche relative alla produzione e commercializzazione dei prodotti lattiero- caseari, usando la certificazione di filiera come strumento per la garanzia della qualità e della sicurezza. Questa figura professionale, oltre a conoscere le alterazioni e le trasformazioni degli alimenti di origine animale, sa individuare e gestire i più idonei processi di trasformazione nell’industria lattiero-casearia, anche nell’ottica di innovazione tecnologica e di prodotto nel settore lattiero-caseario. Conosce la composizione chimica del latte e le sue proprietà chimico-fisiche, i processi di risanamento, le tecniche di trasformazione del latte nei suoi derivati (yogurt, formaggi, burro); conosce la qualità nutrizionale di prodotti lattiero-caseari tradizionali ed innovativi. Egli è in grado di controllare gli andamenti fermentativi, “GUIDA” ALIMENTAZIONE 49 a fronte di una conoscenza di base dei fattori fisico-chimici, che influenzano l’attività dei microrganismi responsabili delle trasformazioni (lieviti, batteri, muf- fe); sa individuare e differenziare le trasformazioni dalle alterazioni. Per quanto concerne le conoscenze richieste alla figura professionale relativa- mente ai prodotti tipici nazionali, sono 65 i formaggi DOP italiani, dall’Asiago DOP al Vezzena, distribuiti prevalentemente nell’Italia settentrionale, lungo la dorsale appenninica e nelle isole maggiori. Le metodologie di produzione sono rigorosamente legate al territorio e tutelate da Consorzi Volontari di produttori. Questa figura professionale non solo conosce la legislazione europea, nazionale e regionale relativa alle materie prime da agricoltura biologica, ma conosce an- che le procedure relative alla notifica, controllo e certificazione delle produzioni biologiche e relativa modulistica. c) Esperto nella lavorazione e trasformazione del pesce E’ una figura professionale in grado di pianificare, realizzare e controllare auto- nomamente le attività, che consentono di ottenere un prodotto derivato a partire dal pesce fresco. L’Esperto nella Lavorazione e Trasformazione del pesce, oltre a cono- scere le alterazioni e le trasformazioni degli alimenti di origine animale, sa individuare e gestire i più idonei processi di trasformazione; egli conosce il problema della parassitosi nei prodotti ittici ed i sistemi di conservazione dei prodotti ittici freschi. Questa figura professionale non solo conosce la legislazione europea, nazionale e regionale relativa alle materie prime da agricoltura biologica, ma conosce an- che le procedure relative alla notifica, controllo e certificazione delle produzioni biologiche e relativa modulistica. L’Esperto nella Lavorazione e Trasformazione del pesce svolge compiti di: - divisione, eviscerazione e sezionamento del pesce - pulizia, spinatura, filettatura, cernita - cottura, essiccatura, affumicatura, salatura, preparazione in salamoia - congelamento, surgelazione - cottura del pesce con autoclave. L’Esperto nella Lavorazione e Trasformazione del pesce ha una cono- scenza generale del pesce che viene lavorato, della sua qualità, delle fasi di lavo- razione poste a monte e a valle rispetto a quella in cui egli opera. Le conoscenze specifiche e le capacità tecnico/professionali concernono il funzionamento delle macchine e delle attrezzature utilizzate nella produzione, nonché le modalità di conservazione del pesce. CNOS-FAP / CIOFS-FP 50 * Specializzazione post-qualifica: � Addetto decoratore di Panetteria � Addetto decoratore di Pasticceria ** Specializzazione post-diploma: � Tecnico della prima lavorazione delle carni � Tecnologia industriale dei prodotti da forno DISEGNO DELL’OFFERTA FORMATIVA DELLA COMUNITA’ PROFESSIONALE ALIMENTAZIONE Diploma professionale superiore (da 1 a 3 anni) � Esperto di Panificazione (imprenditoria tecniche innovative) � Esperto Lattiero-caseario � Esperto della lavorazione e trasformazione del pesce Diploma professionale (quarto anno) TECNICO DELL’ALIMENTAZIONE Qualifica (triennio) OPERATORE DELL’ALIMENTAZIONELarsa passaggi tra percorsi A tempo pieno o in Alternanza (dopo il 15° anno di età) Anno di preparazione universitaria Specializzazione** A p p re n d is ta to M o n d o d e l la v o ro Specializzazione* � Addetto alla Trasformazione degli Alimenti � Addetto alla panificazione e pasticceria “GUIDA” ALIMENTAZIONE 51 Compiti caratteristici della comunità professionale (livello di qualificazione) L’Operatore dell’Alimentazione rappresenta una figura professionale polivalente in grado di affron- tare una varietà di compiti: 1. Preparazione e distribuzione delle materie pri- me alimentari 2. Compilazione ed interpretazione delle scritture contabili di base 3. Individuazione dei diversi alimenti secondo la specie, qualità, provenienza territoriale e stagionalità 4. Gestione delle merci in magazzino 5. Rispetto delle norme del manuale di autocontrollo HACCP (impostazione delle fasi di riassetto e pulizia dei locali e della attrezzatura) 6. Sviluppo di soluzioni anche innovative con gu- sto estetico ed abilità manuale 7. Conservazione degli alimenti, applicando le di- verse tecniche 8. Rispetto delle norme generali di antinfortunistica 9. Rispetto delle basilari norme della legislazione, che regola i pubblici esercizi 10. Organizzazione di un punto vendita 11. Utilizzazione delle tecnologie informatiche co- muni 12. Traduzione di semplici testi in inglese (manuali d’uso di macchinari) a) Addetto alla trasformazione degli alimenti b) Addetto alla panificazione e pasticceria Tecnico dell’alimentazione OPERATORE DELL’ALIMENTAZIONE Denominazione iniziale del percorso di qualificazione Figure professionali previste Continuità (diploma di formazione professionale) CNOS-FAP / CIOFS-FP 52 Denominazioni equivalenti Compiti specifici L’addetto alla trasformazione degli alimenti è una figura professionale, che al termine del percorso formativo, è capace di svolgere i seguenti compiti: 1. Allestimento e predisposizione dei mezzi tecnologici necessari al trattamento degli alimenti 2. Manutenzione ordinaria e pulizia degli stessi 3. Manipolazione e conservazione degli alimenti, rispettando le normative vigenti in ma- teria di igiene e sicurezza 4. Azioni nei campi della merceologia e delle scienze della materia, in una o più parti del processo di distribuzione e/o nella distribuzione degli alimenti, sfruttando sufficienti conoscenze 5. Individuazione, in base agli standard di produzione, di eventuali anomalie nel processo produttivo 6. Gestione dell’ordinaria contabilità di magazzino 7. Allestimento con senso estetico di un banco di distribuzione di prodotti alimentari Collocazione organizzativa L’addetto alla trasformazione degli alimenti è una qualifica polivalente che opera nel setto- re alimentare ed in particolar modo nella industria alimentare della trasformazione delle materie prime alimentari e nella distribuzione dei prodotti finiti frutto delle stesse. La figura professionale che ne deriva è un soggetto qualificato che può essere inserito a pieno titolo come: � Lavoratore specializzato che svolge attività tecnico-pratiche nelle operazioni di manu- tenzione o di conduzione di impianti di produzione o macchine complesse e con capa- cità di regolazione e messa a punto; � Lavoratore specializzato che svolge analoghe attività nella distribuzione degli alimenti. In particolare la figura trova impiego: nelle industrie conserviere, di trattamento e conser- vazione di verdure o carni (congelamento, surgelazione, etc.), industrie dolciarie e casearie, gelaterie artigianali, grande distribuzione, come addetto al banco di salumeria e gastrono- mia. FIGURA PROFESSIONALE Operatore dell’alimentazione: Addetto alla trasformazione degli alimenti 1 “GUIDA” ALIMENTAZIONE 53 2 Denominazioni equivalenti Panettiere e pastai artigianali; Panificatore pasticcere Note La denominazione adottata coincide con le diverse classificazioni considerate, e più pre- cisamente con: ErgOnLine; Regione Lombardia; Regione Piemonte; Regione Toscana; Regione Veneto Compiti specifici L’addetto alla panificazione e pasticceria è una figura professionale che, in possesso di una sufficiente cultura di base, acquisisce competenze relative alle tecniche di panificazione e pasticceria, nonché le normative vigenti in materia di igiene e sicurezza. Svolge i seguenti compiti: 1. Gestione di un laboratorio nel rispetto della vigente normativa igienico-sanitaria e di sicurezza 2. Gestione e stoccaggio degli approvvigionamenti e delle scorte alimentari, rispettando gli standard di qualità e di igiene previsti dalla normativa del comparto 3. Realizzazione del processo di produzione di pasticceria fresca e secca 4. Realizzazione di dolciumi semplici ed elaborati di ricorrenza 5. Produzione di varie tipologie di prodotti panari, utilizzando sia il metodo diretto, che i metodi indiretti di panificazione 6. Produzione di prodotti sostitutivi del pane (pizze, focacce, grissini, cracker, griselle e prodotti tipici locali) e pane artistico, impiegando varie metodologie di panificazione 7. Utilizzo di tecniche decorative per guarnire prodotti e predisposizione di base ed alzate 8. Utilizzo di adeguate tecniche per la pubblicizzazione e il marketing dei prodotti 9. Gestione ed allestimento di prodotti e locali adibiti alla vendita Collocazione organizzativa L’addetto alla panificazione e pasticceria trova impiego sia in panifici, pizzerie e pasticce- rie, che in aziende di produzione e distribuzione del settore, come anche in gelaterie arti- gianali. FIGURA PROFESSIONALE Operatore dell’alimentazione: Addetto alla panificazione e pasticceria CNOS-FAP / CIOFS-FP 54 Denominazione iniziale del percorso di qualificazione Compiti caratteristici della comunità professionale (livello di qualificazione) Continuità 1 (diploma di formazione superiore) Continuità 2 (università) Il Tecnico dell’Alimentazione è una figura pro- fessionale che possiede le seguenti competenze e conoscenze: 1. Utilizzazione della conoscenza degli elementi tec- nici e tecnologici nella preparazione, trasforma- zione e conservazione degli alimenti 2. Definizione di obiettivi realistici, individuando strategie operative appropriate 3. Conoscenza del quadro normativo (igiene, si- curezza, biotecnologie e OGM, prodotti tipici) locale, nazionale e comunitario specifico del settore 4. Conoscenza dei cicli tecnologici fondamentali delle principali classi di alimenti (in particolare alimenti di origine animale e cereali) 5. Conoscenza delle problematiche relative alla pro- duzione, lavorazione, conservazione e refrige- razione, commercializzazione degli alimenti di origine animale e dei derivati dei cereali 6. Rispetto degli aspetti igienico - sanitari dei pro- dotti 7. Promozione e valorizzazione dei prodotti tipici della propria zona, conoscendone le peculiarità di produzione e le caratteristiche organolettiche a) Esperto di Panificazione (imprenditoria/tecniche innovative) b) Esperto Lattiero-caseario c) Esperto nella lavorazione e trasformazione del pesce Anno di preparazione universitaria TECNICO DELL’ALIMENTAZIONE “GUIDA” ALIMENTAZIONE 55 Compiti caratteristici della comunità professionale (livello di qualificazione) Continuità Denominazione iniziale del percorso di qualificazione (Diploma di Formazione Superiore) 1 ESPERTO DI PANIFICAZIONE (IMPRENDITORIA / TECNICHE INNOVATIVE) L’esperto di panificazione è una figura profes- sionale che possiede le seguenti competenze e conoscenze: 1. Pianificazione, realizzazione e controllo in au- tonomia operativa dell’economia gestionale, dell’organizzazione del lavoro e degli impian- ti di produzione 2. Analisi di controllo chimico e biologico di pa- nifici e mulini 3. Individuazione e gestione dei più idonei pro- cessi di trasformazione 4. Conoscenza, applicazione e controllo del qua- dro normativo (igiene, sicurezza, biotecnologie e OGM, prodotti tipici) locale, nazionale e co- munitario specifico del settore 5. Conoscenza delle procedure relative alla no- tifica, controllo e certificazione delle produ- zioni biologiche e relativa modulistica Università CNOS-FAP / CIOFS-FP 56 L’esperto lattiero-caseario è una figura pro- fessionale che possiede le seguenti competen- ze e conoscenze: 1. Analisi dell’intero percorso della filiera e delle problematiche di produzione e commercializ- zazione 2. Conoscenza ed applicazione della certificazione di filiera 3. Individuazione e gestione dei più idonei pro- cessi di trasformazione nell’industria lattiero- casearia 4. Pianificazione di innovazione tecnologica e di prodotto 5. Analisi di controllo chimico e biologico di caseifici ed industrie lattiere 6. Individuazione e gestione dei più idonei pro- cessi di trasformazione 7. Conoscenza, applicazione e controllo del qua- dro normativo (igiene, sicurezza, biotecnologie e OGM, prodotti tipici) locale, nazionale e co- munitario specifico del settore 8. Conoscenza delle procedure relative alla no- tifica, controllo e certificazione delle produ- zioni biologiche e relativa modulistica Università Compiti caratteristici della comunità professionale (livello di qualificazione) Continuità Denominazione iniziale del percorso di qualificazione (Diploma di Formazione Superiore) 2 ESPERTO LATTIERO-CASEARIO “GUIDA” ALIMENTAZIONE 57 L’esperto nella lavorazione e trasformazione del pesce è una figura professionale che possiede le seguenti competenze e conoscenze: 1. Pianificazione, realizzazione e controllo in au- tonomia operativa delle attività che consen- tono di ottenere un prodotto derivato a par- tire dal pesce fresco 2. Conoscenza e riconoscimento delle altera- zioni e delle trasformazioni degli alimenti di origine animale 3. Conoscenza e riconoscimento della parassitosi nei prodotti ittici 4. Individuazione e gestione dei più idonei pro- cessi di trasformazione dei prodotti ittici freschi 5. Conoscenza e controllo operativo delle mac- chine e delle attrezzature utilizzate nella con- servazione del pesce 6. Conoscenza, applicazione e controllo del quadro normativo (igiene, sicurezza, biotecnologie e OGM, prodotti tipici) lo- cale, nazionale e comunitario specifico del settore 7. Conoscenza delle procedure relative alla no- tifica, controllo e certificazione delle produ- zioni biologiche e relativa modulistica Università Compiti caratteristici della comunità professionale (livello di qualificazione) 11 Denominazione iniziale del percorso di qualificazione (Diploma di Formazione Superiore) 3 ESPERTO NELLA LAVORAZIONE E TRASFORMAZIONE DEL PESCE CNOS-FAP / CIOFS-FP 58 2.4. Indicazioni su laboratori, stage e alternanza Nel predisporre le attività formative occorre tener presente l’importanza dei labora- tori e delle relative attrezzature al fine di formare un qualificato che sia in grado di sviluppare n numero ampio e vario di competenze, evitando una formazione speciali- stica, che presenterebbe un carattere angusto ed una eccessiva caratterizzazione su un aspetto della professionalità. Per tali motivi, si consiglia la seguente dotazione di laboratori e di attrezzature: Panificazione e pasticceria Trasformazione degli alimenti Informatica ATTREZZATURELABORATORIO Banco di pasticceria con specchio didattico a soffitto Banco di panificazione con specchio didattico a soffitto a 180° Impastatrici per panetteria e per pasticceria Forni per panetteria e per pasticceria Macchina sfogliatrice Macchina spezzatrice Food-processor e frullatori di vario tipo Banco di cucina Forno a microonde Forno elettrico ed a gas Apparecchio per imbustamento sottovuoto Generatore di vapore Sterilizzatore Tino pastorizzatore Surgelatore Cuocimix Computer con software Microsoft Office – collegamento ad Internet: 1 per allievo Stampante a colori Ugualmente, è di fondamentale importanza la dimensione dello stage orienta- tivo, formativo e di accompagnamento lavorativo. Nel primo anno, come stage orientativo, si prevede l’organizzazione di una o due visite consistenti in tre momenti essenziali: incontro con testimoni; osservazione della realtà; verifica. Nel secondo anno e nel terzo anno è previsto lo stage di tipo formativo. Nel terzo anno lo stage assume anche la connotazione di accompagnamento lavo- rativo in vista di un possibile sbocco nel mondo del lavoro. Queste attività da svolgere presso l’impresa costituiscono un aspetto rilevante del progetto, ragione per cui si definiscono i criteri riportati nella tabella seguente: “GUIDA” ALIMENTAZIONE 59 Para- metri Finalità Caratteristiche metodologiche Obiettivi A iu ta re la p er so na n el la s ce lt a di u no s pe ci fi - co p er co rs o fo rm at iv o o la vo ra ti vo , m ig lio - ra nd o la s ua c om pr en si on e di u n pr of ilo p ro - fe ss io na le e d el le s ue p ri nc ip al i d et er m in an ti . � D ef in ir e in m od o re al is ti co i l pr op ri o pr o- ge tt o pr of es si on al e, p ar te nd o da lla m an i- fe st az io ne d el le p ro pr ie a sp et ta ti ve e p os - si bi lit à; � M ig lio ra re l a co no sc en za d el p ro fi lo p ro - fe ss io na le , i n te rm in i d i c om pe te nz e te cn i- ch e, a bi lit à e ca pa ci tà p er so na li ri ch ie st e; � In di vi du ar e co n m ag gi or p re ci si on e i r eq ui - si ti d ’a cc es so a lla p ro fe ss io ne ; � A cq ui si re g li el em en ti e ss en zi al i d i c ul tu ra de l la vo ro ; � A m pl ia re l a co no sc en za d el le o pp or tu ni tà of fe rt e da l m er ca to d el l av or o lo ca le ; � M ig lio ra re l a co no sc en za d el c on te st o la - vo ra ti vo , de i pr oc es si p ro du tt iv i, de ll’ or - ga ni zz az io ne d el la vo ro ; � V er if ic ar e la c oe re nz a tr a le c on os ce nz e te or ic he e l a re al tà l av or at iv a; L a pr in ci pa le m od al it à di a pp re nd im en to è l’ os se rv az io ne , n on è d a es cl ud er e la p os si bi - lit à di e se gu ir e al cu ne s em pl ic i o pe ra zi on i. Fa vo ri re l ’a pp re nd im en to d i nu ov e co m pe te n- ze p ro fe ss io na li. Sv ilu pp ar e e co ns ol id ar e le c om pe te nz e gi à es i- st en ti . � Sv ilu pp ar e sp ec if ic he a bi lit à op er at iv e ri ch ie - st e da l ru ol o pr of es si on al e sp er im en ta to ; � A pp re nd er e at tr av er so l ’a zi on e nu ov e co m - pe te nz e; � O rg an iz za re e g es tir e le o pe ra zi on i e i co m pi ti as se gn at i i n m od o ra zi on al e, t al e da g ar an tir e un a qu al ità s od di sf ac en te d el la vo ro s vo lto ; � Im pa ra re a g es tir e in m an ie ra n on c on fl itt ua - le l e re la zi on i co n gl i al tr i; � A cq ui si re u n liv el lo a cc et ta bi le d i p ad ro na nz a ne ll’ us o de lle t ec no lo gi e e de gl i s tr um en ti d i la vo ro ; � C on os ce re e d ec od if ic ar e i co nc et ti e i l in - gu ag gi ti pi ci d el la p ro fe ss io ne ; � Sv ilu pp ar e un a vi si on e d’ in si em e de l p ro ce s- so l av or at iv o, n ec es sa ri a pe r ca pi re i l ra p- po rt o tr a il pr op ri o la vo ro e l a m is si on d el - l’ az ie nd a. P re ve de u n im pe gn o de ll’ al lie vo n el lo s vo lg i- m en to d i i nt er e se qu en ze la vo ra tiv e o di p ar ti di es se . E ’ la t ip ol og ia p iù u til iz za ta e p uò e ss er e, pe ra ltr o, r ep lic at a an ch e al s ec on do a nn o, c on un a m ag gi or c om pl es si tà d i co nt en ut i e un ’a t- te nz io ne p iù m ar ca ta a i ri su lt at i de lla p er fo r- m an ce . V er if ic ar e l’ ef fi ca ci a de lle c on os ce nz e e de lle ca pa ci tà a cq ui si te n el le f as i pr ec ed en ti . C om pl et ar e lo s vi lu pp o de lla p ro fe ss io na - lit à ne ce ss ar ia p er r ea liz za re u na p er fo r- m an ce d i q ua lit à. � C on os ce re l a re al tà o rg an iz za ti va ; � Sp er im en ta re i l ru ol o pr of es si on al e; � A dd es tr ar e al la vo ro ; � Im pa ra re a g es ti re l e si tu az io ni c ri ti ch e m an te ne nd o il co nt ro llo d el le p ul si on i em ot iv e; � Im pa ra re a g es tir e la p ro pr ie a tt iv ità i n re la zi on e a un a pr ec is a pr og ra m m az io ne te m po ra le . L’ al lie vo è o ra in g ra do d i p re si di ar e in te ra - m en te il ru ol o e in p ie na a ut on om ia . L ’a zi en - da c om in ci a a va lu ta re la q ua lit à e l’ ef fi ca ci a de lle p re st az io ni a pp lic an do a l la vo ro d el lo st ag is ta g li st es si c ri te ri d i g iu di zi o ch e so no im pi eg at i pe r gl i al tr i la vo ra to ri c he a ss ol - vo no l e m ed es im e fu nz io ni . ST A G E D I A C C O M PA G N A M E N T O L AV O R A T IV O ST A G E O R IE N T A T IV O ST A G E F O R M A T IV O CNOS-FAP / CIOFS-FP 60 Prerequisiti Funzioni del CFPModalità d’erogazione L a co llo ca zi on e na tu ra le d i qu es ta t ip ol og ia di s ta ge è a ll’ in iz io d i u n pe rc or so f or m at iv o. L a na tu ra o ri en ta ti va d el l’ in te rv en to i m pl ic a un ’a tt en zi on e pa rt ic ol ar e al la c re az io ne d i u n cl im a fa vo re vo le a ll ’i n se ri m en to d el lo st ag is ta e a lla c os tr uz io ne d i r el az io ni d i f id u- ci a re ci pr oc a. D a pa rt e de ll’ az ie nd a de ve e s- se rc i un a di sp on ib ili tà d i fo nd o a ga ra nt ir e l’ ac ce ss o de ll’ al lie vo a lle p ri nc ip al i fo nt i in - fo rm at iv e e a co ns en ti re l ’o ss er va zi on e de l- l’ am bi en te l av or at iv o. D ur at a: 1 0- 12 o re a rt ic ol at e in d ue g io rn at e so tt o fo rm a di v is it a st ru tt ur at a in t re m o- m en ti e ss en zi al i: in co nt ro c on t es ti m on i, os - se rv az io ne d el la r ea lt à, v er if ic a. L e pr in ci pa li fi gu re c oi nv ol te s on o: r es po n- sa bi le s ta ge , fo rm at or i, tu to r C FP , re sp on sa - bi le a zi en da le . Sc he da p ro ge tt o st ag e, s ch ed e di o ss er va zi o- ne , st ru m en ti di v al ut az io ne . � P re pa ra zi on e de lla v is it a di s ta ge i n co lla - bo ra zi on e co n l’ az ie nd a; � P ro ge tt az io ne d id at ti ca e f or m at iv a; � P re di sp os iz io ne d el p ot en zi al e pr of es si o- na le d el l’ al lie vo , s ia a tt ra ve rs o co llo qu i i n- di vi du al i s ia m ed ia nt e i g ru pp i d i l av or o e i la bo ra to ri ; � V al ut az io ne . Im pl ic a un a fa se p ro pe de ut ic a di p re pa ra zi on e e di f or m az io ne in a ul a e in la bo ra to ri o. P er ta nt o, no n è co ns ig lia bi le i ns er ir e qu es ta t ip ol og ia d i st ag e al l’ in iz io d i un p er co rs o fo rm at iv o. � D ur at a: 1 60 o re a rt ic ol at e in 2 0 gi or na te l a- vo ra ti ve ; � P re se nz a di u n tu to r az ie nd al e; � Fo ru m in fr as ta ge d a te ne rs i a l t er m in e di o gn i se tt im an a, f in al iz za ti a lla r ie la bo ra zi on e de i vi ss u ti p er so n al i e d el le es p er ie n ze pr ob le m at ic he i nc on tr at e; � P ro va c on cl us iv a; � Fi gu re c oi nv ol te : re sp on sa bi le s ta ge d oc en ti , tu to r C FP , t ut or a zi en da le , c ol le gh i d i l av or o; Sc he da p ro ge tt o st ag e; s ch ed a di d ef in iz io ne d el pr of ilo p ro fe ss io na le d el l’ al lie vo ; s ch ed a di e la - bo ra zi on e az ie nd al e de l p ro fi lo d i s ta ge ; p la nn in g al lie vo ; sc he da d el le a tt iv it à se tt im an al i; st ru - m en ti d i va lu ta zi on e. � P ro ge tt az io ne f or m at iv a e di da tt ic a; � E la bo ra zi on e de l p ia no d i s ta ge c on l’ az ie nd a; � D ef in iz io ne d el p ro fi lo p ro fe ss io na le ; � G es ti on e de i r ie nt ri ;V al ut az io ne . L a co llo ca zi on e id ea le d i qu es to s ta ge è a l te rm in e di u n pe rc or so f or m at iv o ar ti co la - to in u na p ri m a fa se d i f or m az io ne te or ic a e in u na s ec on da f as e di s ta ge f or m at iv o. � D ur at a: 2 00 o re a rt ic ol at e in 5 s et tim an e la vo ra ti ve ( st ag e fo rm at iv o + s ta ge d i ac co m pa gn am en to l av or at iv o) ; � Fo ru m in fr as ta ge d a te ne rs i a l t er m in e di ci as cu n a se tt im an a, f in al iz za ti a ll a ri el ab or az io ne d ei v is su ti p er so na li e de l- le e sp er ie nz e pr ob le m at ic he i nc on tr at e; � P ro va c on cl us iv a; � Fi gu re c oi nv ol te : tu to r az ie nd al e, c ol le - gh i d i l av or o, r es po ns ab ile s ta ge ; Sc he da p ro ge tt o st ag e; s ch ed a di d ef in iz io - ne d el p ro fi lo p ro fe ss io na le d el l’ al li ev o; sc he da d i e la bo ra zi on e az ie nd al e de l p ro fi lo di s ta ge ; p la nn in g al lie vo ; s ch ed a de lle a tt i- vi tà s et ti m an al i; st ru m en ti d i va lu ta zi on e. � P ro ge tt az io ne f or m at iv a e di da tt ic a; � E la b or az io n e d el p ia n o d i st ag e co n l’ az ie nd a; � D ef in iz io ne d el p ro fi lo p ro fe ss io na le d el - l’ al li ev o; � G es ti on e de i r ie nt ri ; � V al ut az io ne Strumenti “GUIDA” ALIMENTAZIONE 61 La metodologia dell’alternanza riprende ed accentua la didattica dello stage. Essa consente di realizzare un percorso formativo coerente e compiuto nel quale si integra- no reciprocamente attività formative di aula, di laboratorio ed esperienze svolte nella concreta realtà dell’organizzazione di lavoro e di impresa. La sua elaborazione richiede la definizione di un modello formativo che consenta di conseguire delle qualifiche e dei diplomi di formazione, alternando formazione e lavo- ro basato sull’approccio pedagogico tipico della formazione professionale (valorizzazione delle esperienze lavorative, approccio induttivo, ecc.) all’interno del quadro di standard definiti per i percorsi formativi. Al fine di garantire che tali aspetti siano presenti, anche l’azienda, così come il Cen- tro, dovrà attivare e mettere a disposizione risorse tecniche, umane e strutturali ade- guate attraverso l’attivazione di un apposito presidio formativo aziendale, secondo la logica dell’apprendimento organizzativo (learning organization). Ciò deve essere definito, garantendo la continuità e l’organicità delle azioni, specie là dove le specifici- tà organizzative e lavorative dell’azienda non consentono di acquisire “naturalmente” una visione ampia del processo di lavoro e delle competenze necessarie e il neo- inserito deve lavorare con operatori diversi. Per tutti questi motivi, va realizzata un’intesa tra le parti coinvolte, impresa ed organi- smo formativo, al fine di determinare: � Lo “status” dei soggetti coinvolti (il giovane in alternanza) � Il ruolo della struttura formativa e dell’azienda e le modalità di collaborazione � Gli aspetti ‘gestionali’ (il sostegno al reddito dell’allievo, gli incentivi per le imprese e l’assistenza tutoriale) � Le modalità di certificazione dell’esito positivo delle attività e di valutazione dei crediti formativi acquisiti dall’allievo Le attività previste nell’ambito dell’alternanza formativa, elaborate entro un piano formativo personalizzato, sono: � Visita orientativa � Conoscenza dell’impresa e dei ruoli � Micro-realizzazione � Laboratorio di simulazione � Apprendimento sul compito � Project work Queste attività verranno realizzate - in forma combinata - secondo un piano formativo coerente con le caratteristiche degli allievi e valorizzando le potenzialità formative dell’impresa. PARTE II: GUIDA PER IL PIANO FORMATIVO 1. SCHEDA PER IL PIANO FORMATIVO CNOS-FAP / CIOFS-FP 66 “GUIDA” ALIMENTAZIONE 67 R E A L IZ Z A Z IO N E A T T IV IT A ’ D I A C C O G L IE N Z A � D O S S IE R S U L L A C O M U N IT A ’ P R O F E S S IO N A L E R E A L IZ Z A Z IO N E P R O D O T T O P R O F E S S IO N A L E 50 o re � P ro m u o v er e la co n o sc en za d el la re al tà fo rm at iv a in c ui g li a ll ie vi s i so no i ns er it i (a m - b ie n te , la b o ra to ri , re g o la m en to , p er so n al e ed u ca ti vo , ec c. ) � P ro m uo ve re n eg li a ll ie vi l a co no sc en za d el le ca ra tt er is ti ch e pe rs on al i, d el le p ro pr ie p os si - bi li tà e d ei p ro pr i li m it i, p er v al ut ar e il p ro - pr io i ns er im en to n el la c om un it à pr of es si on a- le i n vi st a di u na c on fe rm a de ll a sc el ta f at ta � P ro m uo ve re l ’i nt er es se , la s en si bi li tà e l a cu - ri os it à ve rs o la p ro fe ss io ne � P ro m u ov er e la c ol la bo ra zi on e e la c oo pe ra - zi on e de gl i al li ev i tr a lo ro � P ro m uo ve re l o sv il up po d el le c ap ac it à di a sc ol - to , di d ia lo go e d i co nf ro nt o, a cc og li en do c on la g iu st a m is ur a di p ru de nz a e di r is pe tt o qu an - to d ic on o gl i al tr i � P ro m uo ve re n eg li a ll ie vi l a pr es a di c os ci en za de ll e pr op ri e di na m ic he p er so na li c he p or ta - no a ll ’a ff er m az io ne d el la p ro pr ia i de nt it à at - tr av er so r ap po rt i co st ru tt iv i co n ad ul ti d i ri - fe ri m en to e c oe ta ne i � A iu ta re g li a ll ie vi a p or re l e pr im e ba si p er su pe ra re l e di m en si on i st ru m en ta li d el la P a- te nt e E ur op ea p er i l C om pu te r (E cd l) e d im o- st ra re d i co ns id er ar e la m ul ti m ed ia li tà e l ’u so de gl i st ru m en ti i nf or m at ic i u n fe co nd o am - bi en te d i ap pr en di m en to , in p ro sp et ti va t eo - ri ca e /o p ro fe ss io na le � F av or ir e l’ au to va lu ta zi on e de l la vo ro s vo lt o pe r il m ig li or am en to d el la c on os ce nz a di s é � F av or ir e l’ ap pr en di m en to a ll a pr ec is io ne T u to r- co or d in at or e: c ur a l’ as pe tt o re la zi on al e de l gi oc o di c on os ce nz a in iz ia le e l ’o rg an iz za - zi on e de ll e vi si te d ei r ag az zi a l C en tr o e de gl i in co nt ri c on l e va ri e fi gu re ( di re tt or e, a ll ie vi de ll ’u lt im o an no , fo rm at or i, e cc .) F o rm a to re d el l’ a re a d ei li n g u a g g i: cu ra l’ as pe tt o li ng u is ti co d el l’ in te rv is ta e d el la s u a tr as cr iz io ne e d el l’ in te ro l av or o, s ia e ss o in f or - m a di c ar te ll on e, d i fa sc ic ol o o di p re se nt az io ne di P ow er P oi nt F o rm a to re d el l’ a re a t ec n o lo g ic a : re sp o n - sa bi le d el s up po rt o in fo rm at ic o pe r la r ea li zz a- zi on e de l la vo ro ( pe r fa re q ue st o è po ss ib il e fa re ri fe ri m en to a ll e sc he de d i in fo rm at ic a 1 e 2 ri - gu ar da nt i il s al va ta gg io d ei d at i pe rs on al i su fl op py e l a st es ur a di u n cu rr ic ul um v it ae c on W or d) ; re sp on sa bi le d el la c or re tt a re al iz za zi on e de l re po rt ag e fo to gr af ic o F o rm at o re d el l’ ar ea p ro fe ss io n al e: c u ra l a vi si ta d eg li a ll ie vi a i la bo ra to ri e l a sp ie ga zi on e, ri sp on de nd o al l’ in te rv is ta , de gl i as pe tt i es se n- zi al i de ll a co m u ni tà p ro fe ss io na le d i ap pa rt e- ne nz a F o rm at o re d el l’ ar ea s ci en ti fi ca : c u ra i l ri - sp et to d el l’ am bi en te d ur an te l a vi si ta d ei r ag az - zi e d i cu ra re l a ge st io ne d eg li s tr um en ti “ m at e- m at ic i” ( ri gh el li , sq ua dr e, e cc .) p er l a re al iz za - zi on e de i ca rt el lo ni o d ei f as ci co li F o rm at o re d el l’ ar ea s ci en ti fi ca : re sp on sa bi le d i fo rn ir e le n oz io ni g eo m et ri a ch e re nd an o gl i al li ev i co ns ap ev ol i de ll ’u ti li tà c he ta li n oz io ni h an no n el la v it a qu ot id ia na ( ri sp on - de nz a tr a la r ea lt à qu ot id ia na e l a ra pp re se nt a- zi on e ch e la g eo m et ri a ne d à) ; re sp on sa bi le d i sp ie ga re l a di ff er en za t ra l a pr o- PR IM O A N N O 40 o re A tt iv it à e pr od ot ti O bi et ti vi f or m at iv i D ur at a P er so na le e c om pi ti N on è r ic hi es to al cu n ti po d i pr er eq u is it o N on è r ic hi es to al cu n ti po d i re qu is it o P re re qu is it i � R E A L IZ Z A Z IO N E D I U N S A C C H E T T O CNOS-FAP / CIOFS-FP 68 R E A L IZ Z A Z IO N E P R O D O T T O P R O F E S S IO N A L E 40 o re A tt iv it à e pr od ot ti O bi et ti vi f or m at iv i D ur at a P er so na le e c om pi ti P re re qu is it i � F ar a cq ui si re u na p ro pr ie tà d i li ng ua gg io d el le ss ic o de ll a co m u ni tà p ro fe ss io na le , sv il u p- pa nd o la c ap ac it à di e sp re ss io ne m ed ia nt e l’ ut i- li zz o di t er m in i te cn ic i � P ro m uo ve re n eg li a ll ie vi l a ca pa ci tà d i ab it ua r- si a r ag io na re s ul p er ch é e su l co m e di p ro bl em i pr at ic i e as tr at ti , is ol an do c au se e d ef fe tt i e di m at ur ar e co m pe te nz e di g iu di zi o e di v al ut a- zi on e, a bi tu an do si a d as so ci ar e e cl as si fi ca re i n di ve rs i li ve ll i ge ra rc hi ci i v ar i as pe tt i di u n pr o- bl em a � S vi lu pp ar e la c ap ac it à di s in te si n el la r ap pr e- se nt az io ne g ra fi ca d i co nc et ti d if fe re nt i � M et te re l ’a ll ie vo i n gr ad o di d oc u m en ta re l e su e im pr es si on i ed i s uo i gi ud iz i � S ti m ol ar e gl i al li ev i ad a cq ui si re u na c on os ce n- za se m p re p iù ap p ro fo n d it a d el le cl as si m er ce ol og ic he � F av or ir e l’ im pi eg o di s tr um en ta zi on i in fo rm a- ti ch e pe r le r il ev az io ni � S vi lu pp ar e ne ll ’a ll ie vo l a cr ea ti vi tà n el r ea li z- za re u n pr og et to a ss eg na to � P ro m uo ve re n eg li a ll ie vi l a co ns ap ev ol ez za d el va lo re d el le r eg ol e ne ll e lo gi ch e di m er ca to e qu in di n el la c on vi ve nz a ci vi le ( i ba nc on is ti d ei su pe rm er ca ti v is it at i ri ce vo no d ag li a ll ie vi p un - te gg i m in or i in c as o no n ri sp et ti no l e no rm at iv e vi ge nt i, a d es em pi o no n in do ss an o il c op ri ca po o no n de tr ag go no l a ta ra n el p es o de gl i al im en - ti v en du ti ) te zi on e ch e la c ar ta o ff re a gl i al im en ti ( po lv er e) e ch e al tr i m at er ia li p os so no o ff ri re ( pe r es em - pi o la p la st ic a pr ot eg ge a nc he d a um id it à) F o rm at o re d el l’ ar ea p ro fe ss io n al e R es po ns ab il e di f ar e se gu ir e il d is eg no s u ca rt a pe r al im en ti e d i sp ie ga re l ’i m po rt an za d el l’ us o di c ol la n on t os si ca F o rm at o re d el l’ ar ea s ci en ti fi ca : re sp o n sa - bi le d el l’ U dA , no rm e H A C C P, m er ce ol og ia F o rm a to re d el l’ a re a p ro fe ss io n a le : ca ra t- te ri st ic he o rg an ol et ti ch e de i pr od ot ti a li m en ta ri F o rm a to re d el l’ a re a te cn o lo g ic a : ta b el la E xc el T u to r- co o rd in at o re : re sp o n sa b il e d i cu ra re l’ as pe tt o re la zi on al e di q u es ta a tt iv it à e la g e- st io ne d el la c om u ni ca zi on e D I C A R T A (C O N FE Z IO N A M E N T O ) � A N A L IS I D E L M E R - C A T O E D E L L A C O N C O R R E N Z A / G A S T R O N O M IA C om e pr er eq u is it o è pr ev is ta l a co no - sc en za d el le n or m e H A C C P e d el la m er ce ol og ia d i ba se “GUIDA” ALIMENTAZIONE 69 O R G A N IZ Z A Z IO N E E V E N T O F IN A L E � E V E N T O F IN A L E F o rm at o re d el l’ ar ea s ci en ti fi ca : re sp o n sa - bi le , pi an o di l av or o, b ud ge t, v al ut az io ne . F o rm at o re d el l’ ar ea d ei l in g u ag g i: re sp on sa bi le d eg li i nt er ve nt i li ng ui st ic i. F or m at or e ar ea p ro fe ss io n al e: s u pp or to t ec - ni co ( co nf ro nt o fr a m od el li ) T u to r- co or di na to re : su pp or to d el t ea m d i co rs o F o rm at o re a re a te cn o lo g ic a: a sp et ti i n fo r- m at ic i. T u to r- co o rd in at o re :, cu ra l’ as p et to re la zi on al e de ll a fe st a e de l co nt at to c on i g en i- to ri . R es po ns ab il e, i no lt re , de l co or di na m en to ge ne ra le d el l’ at ti vi tà , so pr at tu tt o de ll e su e pa r- ti e sp re ss iv e e re la zi on al i F o rm a to re d el l’ a re a d ei li n g u a g g i: cu ra l’ as pe tt o li ng ui st ic o de ll e in te rv is te e d el le r el a- ti ve t ra sc ri zi on i, e d ei c ar te ll on i il lu st ra ti vi d el - � F av or ir e ne gl i al li ev i la c ap ac it à di a vv er ti re la d if fe re nz a tr a il b en e ed i l m al e ed o ri en ta rs i di c on se gu en za n el le s ce lt e di v it a e ne i co m - po rt am en ti s oc ia li e c iv il i � S vi lu pp ar e ab il it à e ca ra tt er is ti ch e pe rs on al i at tr av er so l a pe rs on al iz za zi on e de ll e pr op ri e sc el te , po te nz ia nd o la c ap ac it à de ci si on al e in pr es en za d i ri so rs e m at er ia li e t em po ra li l im i- ta te � F av or ir e ne gl i al li ev i u n pr oc es so a tt ra ve rs o cu i ar ri va re a p os se de re u n ad eg ua to n um er o di s tr um en ti f or m al i, m at em at ic i o co m un qu e lo gi ci , e sa pe rl i ap pl ic ar e a di ve rs i am bi ti d i pr ob le m i ge ne ra li e s pe ci fi ci � S ti m ol ar e i ra ga zz i, a tt ra ve rs o un o st ru m en to m ul ti m ed ia le i nt er at ti vo c he p ar te d a un a si - tu az io n e co n cr et a (l ’a cq u is to d i u n f o o d - pr oc es so r) , ad a cq u is ir e la t er m in ol og ia e l e re go le d i ba se d el l’ ec on om ia a zi en da le � O ff ri re a gl i al li ev i l’ op po rt un it à di a ve re s tr u- m en ti c on cr et i pe r m uo ve rs i ag ev ol m en te e n- tr o la “ qu ot id ia ni tà ”, s ap en do s vo lg er e i co m - pi ti d a es sa r ic hi es ti � P ro m uo ve re n eg li a ll ie vi l a co no sc en za c ri ti - ca d ei c on ce tt i m at em at ic i, i n m od o da p ot er op er ar e co n es si n el la r is ol uz io ne d i pr ob le m i co n cr et i � P ro m u ov er e ne gl i al li ev i la c on sa pe vo le zz a de ll e pr op ri e ca pa ci tà , at ti tu di ni e a sp ir az io ni e de ll e co nd iz io ni d i re al tà i n cu i si p os so no va lo ri zz ar e e re al iz za re � P ro m u ov er e la c ol la bo ra zi on e e la c oo pe ra - zi on e tr a gl i al li ev i � P ro m uo ve re n ei r ag az zi l a co ns ap ev ol ez za d el pe rc or so s vo lt o du ra nt e l’ an no , de ll e ca pa ci - tà s vi lu pp at e, d ei p ro do tt i re al iz za ti e d el le 50 o re A tt iv it à e pr od ot ti O bi et ti vi f or m at iv i D ur at a P er so na le e c om pi ti P re re qu is it i S u pe ra m en to d ei m od ul i su c on vi - ve nz a ci vi le e d ec o n o m ia A cq ui si zi on e de ll e co m pe te nz e re la ti ve a l pr im o an n o 20 o re E L A B O R A Z IO N E D I U N B U D G E T � A C Q U IS T O D I U N F O O D - P R O C E S S O R CNOS-FAP / CIOFS-FP 70 A tt iv it à e pr od ot ti O bi et ti vi f or m at iv i D ur at a P er so na le e c om pi ti la m os tr a F o rm a to re d el l’ a re a t ec n o lo g ic a : cu ra i l su pp or to i nf or m at ic o pe r la r ea li zz az io ne d el la vo ro e l a co rr et ta r ea li zz az io ne d el r ep or ta ge fo to gr af ic o e de ll e ri pr es e vi de o F o rm a to re d el l’ a re a p ro fe ss io n a le : cu ra l’ al le st im en to d el la m os tr a de i la vo ri p ro do tt i e de ll a re al iz za zi on e de l ca rt el lo ne s ul c ic lo d i pr o- du zi on e de i la vo ri s vo lt i F o rm at o re d el l’ ar ea s to ri co -s o ci o -e co n o - m ic a: r es po ns ab il e de ll a pr ep ar az io ne e d el la ra pp re se nt az io ne d el le s ce ne tt e sc he rz os e e de ll a ra cc ol ta d el m at er ia le u ti le p er p ro du rr e la p re - se nt az io ne i n P ow er P oi nt o l a vi de oc as se tt a F o rm at o re d el l’ ar ea s ci en ti fi ca : re sp o n sa - bi le d el r is pe tt o de ll ’a m bi en te d ur an te l o sv ol - gi m en to d el la f es ta e d i cu ra re l a ge st io ne d eg li st ru m en ti “ m at em at ic i” ( ri gh el li , sq ua dr e, e cc .) pe r la r ea li zz az io ne d ei c ar te ll on i po te nz ia li tà a nc or a da s vi lu pp ar e � P ro m uo ve re n eg li a ll ie vi l a ca pa ci tà d i co m u- ni ca re , at tr av er so v ar ie m od al it à (m ul ti m ed ia li , es pr es si ve , li ng ui st ic he , gr af ic he ), i p ro pr i vi s- su ti e l e pr op ri e es pe ri en ze p er so na li � P ro m uo ve re n eg li a ll ie vi l a co sc ie nz a de ll e pr o- pr ie d in am ic he p er so na li c he p or ta no a ll ’a f- fe rm az io ne d el la p ro pr ia i de nt it à at tr av er so ra pp or ti c os tr u tt iv i co n ad u lt i di r if er im en to e co et an ei � P ro m uo ve re n eg li a ll ie vi l a ca pa ci tà d i pa dr o- ne gg ia re g li s tr um en ti e sp re ss iv i in di sp en sa bi - li p er g es ti re i n m an ie ra c os tr u tt iv a il c on - fr on to s oc ia le P re re qu is it i se gu e: � E V E N T O F IN A L E “GUIDA” ALIMENTAZIONE 71 SE C O N D O A N N O 45 o re O bi et ti vi f or m at iv i D ur at a P er so na le e c om pi ti A cq ui si zi on e de ll e co m pe te nz e re la ti ve al p ri m o an no P re re qu is it i � P ro m u ov er e la c ap ac it à di s er vi rs i co n pr o- pr ie tà d eg li s tr um en ti d i co ns ul ta zi on e e de gl i st ru m en ti in fo rm at ic i, p er o tt en er e do cu m en ta zi on i, s cr iv er e e ar ch iv ia re � A iu ta re g li a ll ie vi a p or re l e ba si p er s up er ar e le d im en si on i st ru m en ta li d el la P at en te E ur o- pe a pe r il C om pu te r (E cd l) e d im os tr ar e di co ns id er ar e la m ul ti m ed ia li tà e l ’u so d eg li s tr u- m en ti i nf or m at ic i un f ec on do a m bi en te d i ap - pr en di m en to , in p ro sp et ti va t eo ri ca e /o p ro - fe ss io na le � P ro m uo ve re l a ca pa ci tà d i na vi ga re i n In te rn et pe r ri so lv er e pr ob le m i, m ir an do a ll a se le zi on e de ll e in fo rm az io ni a de gu at e � P ro m uo ve re l a ca pa ci tà d i le gg er e e pr od ur re te st i di d if fe re nt i di m en si on i e co m pl es si tà , b en c o st ru it i si a a li v el lo g ra m m at ic al e- si nt at ti co , si a a li ve ll o co m u ni ca ti vo , ad at ti al le v ar ie s it u az io ni i nt er at ti ve � F av or ir e ne gl i al li ev i l’ ac qu is iz io ne d i co no - sc en ze s ol id e su ll a st ru tt ur a gr am m at ic al e de l- l’ it al ia no , an ch e co n op po rt un i co nf ro nt i co n l’ in gl es e � P ro m uo ve re l ’u ti li zz o de ll a li ng ua i ng le se p er i pr in ci pa li s co pi c om un ic at iv i e op er at iv i � P ro m u ov er e la c ap ac it à di o pe ra re , or ie nt an - d o si n el lo s p az io e n el t em p o , co n fr o n ti co st ru tt iv i fr a re al tà g eo gr af ic he e s to ri ch e di ve rs e � P ro m u ov er e il r is pe tt o, l a cu ra , la c on se rv a- zi on e e il m ig li or am en to d el l’ am bi en te � P ro m uo ve re l a co m pr en si on e de ll a re al tà n a- tu ra le c on a tt eg gi am en to d i cu ri os it à, a tt en - zi on e e ri sp et to � F ac il it ar e ne gl i al li ev i l’ u ti li zz o ef fi ca ce p er l’ es pr es si on e di s é e pe r la c om u ni ca zi on e T u to r- co o rd in at o re : re sp on sa bi le d el l’ as pe t- to r el az io na le d i qu es ta a tt iv it à e la g es ti on e de ll a co m u ni ca zi on e F o rm at o re d el l’ ar ea d ei l in g u ag g i: r es po n- sa bi le d el l’ as pe tt o li ng ui st ic o di t ut to i l la vo ro e, i n pa rt ic ol ar e, d el la s te su ra d el d ia ri o e de ll a tr ad uz io ne i n li ng ua i ng le se d el le v ig ne tt e F or m at or e d el l’ ar ea t ec n ol og ic a: c ur a il s up - po rt o in fo rm at ic o pe r la r ea li zz az io ne d el l av o- ro e l ’a pp re nd im en to d i u n ad eg u at o u so d i In te rn et e d el le s ue r is or se F o rm at o re d el l’ ar ea s to ri co -s o ci o -e co n o - m ic a: r es po ns ab il e di g ui da re i r ag az zi n el la s ce l- ta d el le i nf or m az io ni c ir ca g li a sp et ti s to ri ci e cu lt ur al i de l lu og o su l qu al e at tu an o la r ic er ca e ne ll a si st em at iz za zi on e di q ue st e in fo rm az io ni F o rm at o re d el l’ ar ea s ci en ti fi ca : re sp o n sa - bi le d el l’ ad eg u at o u ti li zz o de ll e co m pe te nz e m at em at ic he p er i l ca lc ol o de ll e di st an ze p er - co rs e e de ll e sp es e ef fe tt ua te e d el la g ui da a gl i al li ev i ne ll a sc el ta d el le i nf or m az io ni c ir ca g li as pe tt i ge og ra fi ci e n at ur al i de l lu og o su l qu al e at tu an o la r ic er ca F o rm at o re d el l’ ar ea p ro fe ss io n al e: r es p o n - sa bi le d i un a ri fl es si on e- re la zi on e su ll ’e ve nt ua le es pe ri en ze d i ti ro ci ni o fo rm at iv o in a zi en da R E A L IZ Z A Z IO N E A T T IV IT A ’ D I A C C O G L IE N Z A � SC H E D A D I P R E SE N T A Z IO N E A T T IV IT A ’ E ST IV A A tt iv it à e pr od ot ti CNOS-FAP / CIOFS-FP 72 50 o re O bi et ti vi f or m at iv i D ur at a P er so na le e c om pi ti P re re qu is it i in te rp er so na le a nc he c od ic i, t ra l or o in te - gr at i o au to no m i (f ot og ra fi a, c in em a, W eb , ec c. ) di ve rs i da ll a pa ro la � P ro m u ov er e ne gl i al li ev i la c on sa pe vo le z- za d el v al or e de ll e re go le n el la c on vi ve nz a ci v il e � P ro m uo ve re i l ri sp et to d el le f un zi on i e de ll e re go le d el la v it a so ci al e e is ti tu zi on al e, r ic o- no sc en do ne l ’u ti li tà e i m pe gn an do si a c om - pr en de rn e le r ag io ni � F ac il it ar e ne gl i al li ev i l’ as su nz io ne d i co m - po rt am en ti p iù a de gu at i pe r la t u te la d el la si cu re zz a pr op ri a, d eg li a lt ri e d el l’ am bi en te in c ui s i vi ve , in c on di zi on i or di na ri e o st ra - or di na ri e di p er ic ol o � P ro m uo ve re n eg li a ll ie vi i l se ns o di r is pe tt o e di c u ra p er l e co se i n lo ro p os se ss o (i n qu es to c as o pe r il m ot or in o) T u to r- co or d in at or e: r es po ns ab il e de l l’ as pe t- to r el az io na le d el l’ U dA e d el l’ or ga ni zz az io ne de gl i in co nt ri d eg li a ll ie vi c on i l ra pp re se nt an te de ll e fo rz e de ll ’o rd in e e de ll a pr ov a pr at ic a fi - na le F o rm at o re d el l’ ar ea d ei l in g u ag g i: r es po n- sa bi le d el l ’e la bo ra zi on e de ll e do m an de e d el - l’ as pe tt o li ng u is ti co d el l’ in te rv is ta a l ra pp re - se nt an te d el le f or ze d el l’ or di ne e d el la s te su ra d el la d o m an d a d i am m is si o n e p er s o st en er e l’ es am e F o rm at o re d el l’ ar ea s to ri co -s o ci o -e co n o - m ic a: r es po ns ab il e de l m od u lo d i ed u ca zi on e al la c on vi ve nz a ci vi le e d el la p re se nt az io ne d el - le i m pl ic an ze b ur oc ra ti ch e re la ti ve a l po ss es so e al l’ u ti li zz o de l m ot or in o (b ol lo , as si cu ra zi o- ne , bo ll in o bl u, r ev is io ne , ec c. ) F o rm at o re d el l’ ar ea p ro fe ss io n al e: r es po n- sa bi le d el l’ as pe tt o pr at ic o re la ti vo a ll a m an u - te nz io ne d el m ot or in o F o rm at o re d el l’ ar ea s ci en ti fi ca : re sp o n sa - bi le d el l’ ad eg u at o u ti li zz o de ll e co m pe te nz e m at em at ic he p er e la bo ra re u n bu dg et p er l ’a c- qu is to d el m ot or in o D o ce n te a b il it at o a s v o lg er e il c o rs o : re - sp on sa bi le d el la p re pa ra zi on e e or ga ni zz az io ne de i co rs i, d el la g es ti on e am m in is tr at iv o co nt a- bi le d el le a tt iv it à co nn es se , de ll a ve ri fi ca d el re gi st ro d el le p re se nz e, d el l’ id en ti fi ca zi on e de i ca nd id at i pr im a de ll ’e sa m e, d el la l et tu ra d el le is tr uz io ni p er l a co m pi la zi on e de ll e sc he de d ’e sa - m e e de ll o sv ol gi m en to d el la p ro va f in al e. T al e do ce nt e, n el le r is pe tt o de ll e no rm e vi ge nt i, d ev e es se re : un i ns eg na nt e di a ut os cu ol e, u n’ ap pa rt e- A tt iv it à e pr od ot ti C om e pr er eq ui si ti so no r ic hi es te le c on os ce nz e li ng ui st ic he , m at em at ic h e e m ec ca ni ch e di b as e, a cq ui si te co n il p ri m o an no P R E PA R A Z IO N E G U ID A M O T O R IN O � C O N S E G U IM E N T O D E L L A P A T E N T E P E R I L M O T O R IN O “GUIDA” ALIMENTAZIONE 73 A tt iv it à e pr od ot ti O bi et ti vi f or m at iv i D ur at a P er so na le e c om pi ti � F av or ir e ne gl i al li ev i le c on di zi on i pe r cu i ut i- li zz ar e tu tt i gl i as pe tt i po si ti vi c he v en go no d a un c or re tt o la vo ro d i gr up po � P ro m uo ve re n eg li a ll ie vi l a ca pa ci tà d i as co l- to , di d ia lo go , di c on fr on to c on l e al tr e pe rs o- ne , in m od o da a cq ui si re c ap ac it à re la zi on al i e co m u ni ca ti ve � P ro m uo ve re n eg li a ll ie vi l a ca pa ci tà d i ri so l- v er e co n re sp o n sa b il it à, in d ip en d en za e co st ru tt iv it à i no rm al i pr ob le m i de ll a vi ta q uo - ti di an a pe rs on al e � O ff ri re a gl i al li ev i st ru m en ti p er a cq ui si re c a- pa ci tà d ec is io na li s ul la b as e de ll a co no sc en za di s é e di u n si st em a di v al or i, i n m od o da s ap er co nc ep ir e pr og et ti d i va ri o or di ne � A iu ta re g li a ll ie vi a s up er ar e pr os pe tt iv e d’ an a- li si t ro pp o pa rz ia li c he i m pe di sc on o la s co pe r- ta d el le c on ne ss io ni t ra i v ar i ca m pi d el s ap er e, la c on va li da zi on e de i co nf in i di sc ip li na ri , l’ im - po rt an za u ni fi ca tr ic e de ll e vi si on i gl ob al i � F av or ir e la c ap ac it à di r ag io na re s ec on do u n ci cl o di l av or o ne gl i al li ev i. � A cc re sc er e l’ in di vi du az io ne d el le f on ti d i pe ri - co lo p re se nt i ne l lu og o di l av or o ad ot ta nd o le m is ur e di p re ve nz io ne e p ro te zi on e ne ce ss ar ie ne nt e al le f or ze d i po li zi a, u n ca ra bi ni er e, u n vi gi le u rb an o, u na g ua rd ia d i fi na nz a, u n do ce nt e in p os se ss o de ll e co m pe te nz e de ri va nt i da ll ’a ve r o rg an iz za to e r ea li zz at o s p ec if ic h e at ti v it à fo rm at iv e di e du ca zi on e st ra da le , pe r al m en o un tr ie nn io , ce rt if ic at o da l di ri ge nt e sc ol as ti co , o un a pe rs on a de si gn at a da ll e as so ci az io ni e d ag li en ti , pu bb li ci e p ri va ti , im pe gn at i in a tt iv it à co l- le ga te a ll a ci rc ol az io ne s tr ad al e e ri co no sc iu ti da l M in is te ro d ei T ra sp or ti F o rm a to re d el l’ a re a sc ie n ti fi ca : cu ra ir ic hi am i su ll e co no sc en ze d i ba se ( le o pe ra zi on i fo nd am en ta li , ca lc ol i ne ce ss ar i pe r ge st ir e u n pr ev en ti vo d i sp es a) F o rm a to re a re a t ec n o lo g ic a : re sp o n sa b il e de ll o sv il up po d el le c on os ce nz e ed u ti li zz o de gl i st ru m en ti i nf or m at ic i pe r la r ic er ca i n re te , ut i- li zz o de ll a po st a el et tr on ic a, u ti li zz o di W or d , E xc el , P ow er P oi nt . F o rm at o re d el l’ ar ea d ei l in g u ag g i: c u ra l o sv il u pp o de ll e fa co lt à co m u ni ca ti ve , co no sc en - ze b as e de ll a li ng ua i ng le se . F o rm at o re a re a st o ri co -s o ci o -e co n o m ic a: cu ra l a co no sc en za d ei l uo gh i, c ul tu re , us i e co - st um i de ll e lo ca li tà s ce lt e. T u to r- co o rd in at o re : re sp o n sa b il e d el co in vo lg im en to , su pp or to , m ot iv az io ne d ei g ru p- pi , de ll o sv il up po d i tu tt i gl i as pe tt i re la ti vi a ll o sv il up po d el le c ap ac it à pe rs on al i co in vo lt i. F o rm at o re d el l’ ar ea p ro fe ss io n al e: r es p o n - sa bi le d el l’ U dA , pr ep ar az io ne d el la p as ta s fo gl ia a m an o e a m ac ch in a F o rm a to re d el l’ a re a te cn o lo g ic a: ta b el la E xc el P re re qu is it i 10 0 or e S ap er i di b as e ch e di n or m a ve ng on o er og at i du ra nt e il p ri m o an n o O R G A N IZ Z A Z IO N E E V E N T O � O R G A N IZ Z A Z IO N E D I U N V IA G G IO 50 o re A cq ui si zi on e de ll e co m pe te nz e re la ti ve a l pr im o an no R E A L IZ Z A Z IO N E P R O D O T T O P R O F E S S IO N A L E CNOS-FAP / CIOFS-FP 74 pe r la t ut el a de l la vo ra to re � S vi lu pp ar e la c on sa pe vo le zz a di l av or ar e in m od o co op er at iv o � S vi lu pp ar e ab il it à e ca ra tt er is ti ch e pr of es si o- na li n el c am po d el la r is to ra zi on e � F av or ir e la c on sa pe vo le zz a ch e il l av or at or e è in se ri to i n u n co nt es to s oc ia le p iù a m pi o ch e ve de i l co in vo lg im en to d i al tr i so gg et ti � M et te re l ’a ll ie vo i n gr ad o di d oc um en ta re l e ca ra tt er is ti ch e or ga no le tt ic he d i pr od ot ti a li - m en ta ri � A cc re sc er e ne gl i al li ev i la c ap ac it à de ci si o- na le i n pr es en za d i al te rn at iv e � S vi lu pp ar e ne gl i al li ev i la c ap ac it à di s in te si ne gl i al li ev i. � P ro m u ov er e la c ap ac it à di i m pa ra re a r ic o- no sc er e e su pe ra re g li e rr or i e gl i in su cc es si , av va le nd os i an ch e de ll e op po rt u ni tà o ff er te da ll ’a m bi en te d i ap pr en di m en to e s oc ia le � P ro m uo ve re n eg li a ll ie vi l a c on sa pe vo le zz a de l pe rc or so s vo lt o du ra nt e il c or so d el l’ an - no , de ll e ca pa ci tà s vi lu pp at e, d ei p ro do tt i re - al iz za ti e d el le p ot en zi al it à an co ra d a sv il up - pa re � F ar r if le tt er e gl i al li ev i su ll a es pe ri en za d i st ag e, c he f ac il it a la p re sa d i co sc ie nz a de ll e pr op ri e di na m ic he p er so na li c he p or ta no a l- l’ af fe rm az io ne d el la p ro pr ia i de nt it à at tr a- ve rs o ra pp or ti c os tr ut ti vi c on a du lt i gi à in se - ri ti n el m on do d el l av or o � P ro m u ov er e ne gl i al li ev i la c ap ac it à di p a- dr on eg gi ar e gl i st ru m en ti e sp re ss iv i in di sp en - sa bi li p er g es ti re i n m an ie ra c os tr u tt iv a il co nf ro nt o so ci al e � S vi lu pp ar e la c on sa pe vo le zz a di l av or ar e in m od o co op er at iv o T u to r- co o rd in at o re : re sp on sa bi le d el l’ as pe t- to r el az io na le d i qu es ta a tt iv it à e la g es ti on e de ll a co m u ni ca zi on e T u to r- co o rd in at o re : re sp on sa bi le d el l’ as pe t- to r el az io na le d el la f es ta e d el c on ta tt o co n i ge ni to ri . R es po ns ab il e, i no lt re , de l co or di na - m en to g en er al e de ll ’a tt iv it à, s op ra tt u tt o de ll e su e pa rt i es pr es si ve e r el az io na li F o rm at o re d el l’ ar ea d ei l in g u ag g i: r es po n- sa bi le d el l’ as pe tt o li ng ui st ic o de ll e in te rv is te e de ll e re la ti ve t ra sc ri zi on i, e d ei c ar te ll on i il lu - st ra ti vi d el la m os tr a F o rm a to re d el l’ a re a t ec n o lo g ic a : cu ra i l su pp or to i nf or m at ic o pe r la r ea li zz az io ne d el la vo ro e l a co rr et ta r ea li zz az io ne d el r ep or ta ge fo to gr af ic o e de ll e ri pr es e vi de o F o rm a to re d el l’ a re a p ro fe ss io n a le : cu ra l’ al le st im en to d el la m os tr a de i la vo ri p ro do tt i e de ll a re al iz za zi on e de l ca rt el lo ne s u l ci cl o di pr od uz io ne d ei l av or i sv ol ti ; re sp on sa bi le d el la A tt iv it à e pr od ot ti O bi et ti vi f or m at iv i D ur at a P er so na le e c om pi ti P re re qu is it i � C O M P A R A Z IO N E D I PA S T A S F O G L IA P R O D O T T A A M A N O E D A M A C C H IN A ) D A G L I A L L IE V I 20 o re C om e pr er eq u is it o è pr ev is ta l’ ac qu is iz io ne de ll e co m pe te nz e re la ti ve a l se co nd o an no . O R G A N IZ Z A Z IO N E E V E N T O F IN A L E � E V E N T O F IN A L E “GUIDA” ALIMENTAZIONE 75 A tt iv it à e pr od ot ti O bi et ti vi f or m at iv i D ur at a P er so na le e c om pi ti P re re qu is it i � S vi lu pp ar e ab il it à e ca ra tt er is ti ch e pr of es - si on al i ne l ca m po d el la r is to ra zi on e p re p ar az io n e d ei p ro d o tt i al im en ta ri o ff er ti du ra nt e il r in fr es co F o rm at o re d el l’ ar ea s to ri co -s o ci o -e co n o - m ic a: r es po ns ab il e de ll a pr ep ar az io ne e d el la ra cc ol ta d el m at er ia le u ti le p er p ro du rr e la p re - se nt az io ne i n P ow er P oi nt o l a vi de oc as se tt a F o rm at o re d el l’ ar ea s ci en ti fi ca : cu ra i l ri - sp et to d el l’ am bi en te d u ra nt e lo s vo lg im en to de ll a fe st a e di c ur ar e la g es ti on e de gl i st ru m en ti “m at em at ic i” ( ri gh el li , sq ua dr e, e cc .) p er l a re - al iz za zi on e de i ca rt el lo ni D ur an te i l se co nd o an no è p re vi st a, c om e el em en to e ss en zi al e de l pe rc or so f or m at iv o, l ’e sp er ie nz a di s ta ge d a sv ol ge rs i in c ir ca 16 0 or e co n le m od al it à in di ca te n el la g ui da . S TA G E A Z IE N D A L E CNOS-FAP / CIOFS-FP 76 T E R Z O A N N O 40 o re O bi et ti vi f or m at iv i D ur at a P er so na le e c om pi ti C on os ce nz e e ca pa ci tà re la ti ve a l se co nd o an no P re re qu is it i O R G A N IZ Z A Z IO N E E V E N T O � V IS IT A C U L T U R A L E A D U N A C IT T A ’ D ’A R T E IT A L IA N A A tt iv it à e pr od ot ti � F av or ir e tr a gl i al li ev i le c on di zi on i, p er c ui ut il iz za re t ut ti g li a sp et ti p os it iv i ch e de ri va - no d a un c or re tt o la vo ro d i gr up po � P ro m uo ve re n eg li a ll ie vi l a ca pa ci tà d i as co l- to , di d ia lo go , di c on fr on to c on l e al tr e pe rs o- ne , in m od o da a cq ui si re c ap ac it à re la zi on al i e co m u ni ca ti ve � O ff ri re a gl i al li ev i st ru m en ti p er a cq ui si re c a- pa ci tà d ec is io na li s ul la b as e de ll a co no sc en za di s é e di u n si st em a di v al or i, i n m od o da s ap er co nc ep ir e pr og et ti d i va ri o or di ne � A iu ta re g li a ll ie vi a s up er ar e pr os pe tt iv e d’ an a- li si t ro pp o pa rz ia li , ch e im pe di sc on o la s co - pe rt a de ll e co nn es si on i tr a i va ri c am pi d el sa pe re , la c on va li da zi on e de i co nf in i di sc ip li - na ri , l’ im po rt an za u ni fi ca tr ic e de ll e vi si on i gl ob al i � P ro m u ov er e ne gl i al li ev i la c ap ac it à di a ve - re m em or ia d el p as sa to , ri co no sc er ne l a pe r- m an en za n el p re se nt e e fa r te so ro d i qu es te co ns ap ev ol ez ze p er l a so lu zi on i de i pr ob le - m i ch e si i nc on tr an o e pe r la p ro ge tt az io ne de l fu tu ro � F av or ir e la c on os ce nz a de i lu og hi /s ed i is ti tu - zi on al i de ll o S ta to i ta li an o � S en si bi li zz ar e gl i al li ev i su ll e ta pp e fo nd am en - ta li s ui l uo gh i de ll a st or ia i ta li an a � P ro m u ov er e la r if le ss io ne s u i co nt en u ti a p- pr es i e su gl i in se gn am en ti d el le p ri nc ip al i fi - gu re d el la c ul tu ra e d el la s to ri a, c on fr on ta n- do li c on l e di na m ic he d el p ro pr io i o � P ro m uo ve re n eg li a ll ie vi l a ca pa ci tà d i le gg e- re u n’ op er a d’ ar te , ap pr ez za re e v al or iz za re i l pa tr im on io a rt is ti co e d am bi en ta le � A iu ta re g li a ll ie vi a r ic on os ce re i t ra tt i e di - m en si on i sp ec if ic he d el la c ul tu ra e d el v iv er e T u to r- co or di na to re : re sp on sa bi le d el la U dA ; su pp or to o rg an iz za ti vo e r ap po rt i co n le f a- m ig li e F o rm at o re d el l’ ar ea so ci o -e co n o m ic o : re sp on sa bi le d el l’ as pe tt o li ng ui st ic o de ll e in - te rv is te e d el le r el at iv e tr as cr iz io ni , e de i ca r- te ll on i il lu st ra ti vi d el la m os tr a F o rm at o re a re a d ei l in g u ag g i: s v il u p p o de ll e ca pa ci tà d i: o rg an iz za re u n la vo ro d i gr up po , di s in te ti zz ar e ed e la bo ra re r el az io ni sc ri tt e ed o ra li s ul l’ ev en to ;c om un ic ar e e ge - st ir e re la zi on i. “GUIDA” ALIMENTAZIONE 77 40 o re O bi et ti vi f or m at iv i D ur at a P er so na le e c om pi ti P re re qu is it i A tt iv it à e pr od ot ti so ci al e co nt em po ra ne i, r ad ic i ch e li l eg an o al m o n d o c la ss ic o e g iu d ai co -c ri st ia n o e l’ id en ti tà s pi ri tu al e e m at er ia le d el l’ It al ia e de ll ’E ur op a � P ro m uo ve re n eg li a ll ie vi l a ca pa ci tà d i ab i- tu ar si a r ag io na re s u l pe rc hé e s u l co m e di pr ob le m i pr at ic i e as tr at ti , is ol an do c au se e d ef fe tt i e di m at ur ar e co m pe te nz e di g iu di zi o e di v al ut az io ne , ab it ua nd os i ad a ss oc ia re e cl as si fi ca re i n di ve rs i li ve ll i ge ra rc hi ci i v ar i as pe tt i di u n pr ob le m a � P ro m u ov er e ne ll ’a ll ie vo u n at te gg ia m en to ch e te nd e a sc he m at iz za re c on ce tt i di ve rs i ed a r ic on du rl i a fa tt is pe ci e as tr at te d i ri fe ri - m en to a pp li ca bi li a d iv er se r ea lt à � S ti m ol ar e la r ic er ca d i do cu m en ta zi on e qu al e su pp or to p er i l pr op ri o la vo ro � S vi lu pp ar e ab il it à e ca ra tt er is ti ch e pe rs on al i ch e po rt in o in s eg ui to a ll a pe rs on al iz za zi on e de i pe rc or si l av or at iv i se co nd o sc el te p ro - pr ie � P ro m u ov er e ne gl i al li ev i la c ap ac it à di a f- fr on ta re u n te m a e di g es ti rl o e sv il up pa rl o ne i su oi d iv er si a sp et ti , at tr av er so l ’u ti li zz o di d iv er se c om pe te nz e � P ro m u ov er e ne gl i al li ev i l’ u ti li zz o di s tr u - m en ti i nf or m at ic i pe r ot te ne re d oc u m en ta - zi on e, e la bo ra re g ra fi ci e d im m ag in i, r ip ro - du rr e im m ag in i e ri u ti li zz ar le , sc ri ve re e d ar ch iv ia re � O ff ri re a gl i al li ev i st ru m en ti p er p re nd er e co ns ap ev ol ez za d el p as sa to , ri co no sc er ne l a pe rm an en za n el p re se nt e e fa r te so ro d i qu e- st e co ns ap ev ol ez ze p er l a so lu zi on e de i pr o- bl em i ch e si i nc on tr an o e pe r la p ro ge tt az io - ne d el f ut ur o F o rm at o re d el l’ ar ea s ci en ti fi ca : re sp o n sa - bi le d el l’ U dA , no rm e H A C C P, m er ce ol og ia F o rm at o re d el l’ ar ea p ro fe ss io n al e: c ar at - te ri st ic he o rg an ol et ti ch e de i pr od ot ti a li m en - ta ri , i 7 di fe tt i de l pa ne F o rm a to re d el l’ a re a t ec n o lo g ic a : ta b el la E xc el T u to r- co or d in at or e: r es po ns ab il e de ll ’a sp et - to r el az io na le d i qu es ta a tt iv it à e la g es ti on e de ll a co m u ni ca zi on e F o rm at o re d el l’ ar ea p ro fe ss io n al e: r es po n- sa bi le d el l’ U dA , pr es en ta zi on e de l pi an o di l a- vo ro , va lu ta zi on e de l pr od ot to , su pp or to t ec - n ic o F o rm at o re d el l’ ar ea t ec n o lo g ic a: s u pp or to in fo rm at ic o T u to r- co or d in at or e: r es po ns ab il e de ll e pa rt i es pr es si ve e d i pr es en ta zi on e de l la vo ro 40 o re R E A L IZ Z A Z IO N E P R O D O T T O P R O F E S S IO N A L E � A N A L IS I D E L M E R C A T O E D E L L A C O N C O R R E N Z A / PA N E T T E R IA C on os ce nz e e ca pa ci tà re la ti ve a l se co nd o an no R E A L IZ Z A Z IO N E P R O D O T T O P R O F E S S IO N A L E � C A R T A D E L P A N E (A S S O C IA R E A D U N T IP O D I PA N E U N A S P E C IF IC A P IE T A N Z A ) A ll ie vi d el te rz o an no CNOS-FAP / CIOFS-FP 78 A tt iv it à e pr od ot ti O bi et ti vi f or m at iv i D ur at a P er so na le e c om pi ti 10 0 or e SV IL U P P O A T T IV IT A ’ D I O R D IN E S O C IA L E � S ti m ol ar e gl i al li ev i al la r is co pe rt a de ll a tr ad i- zi on e st or ic o- so ci al e e cu lt ur al e de ll a pr op ri a re al tà � S vi lu pp ar e la c ap ac it à di a pr ir si a ll e di ve rs e re al tà c ul tu ra li � F av or ir e il l av or o or ga ni zz at iv o di g ru pp o e st im ol ar e gl i al li ev i ad i nd iv id ua re i v an ta gg i de ll a co op er az io ne � S vi lu pp ar e ab il it à e ca ra tt er is ti ch e pr of es si o- na li n el c am po d el la r is to ra zi on e � A do tt ar e co m po rt am en ti a de gu at i al le n or m e ig ie ni ch e e di s ic ur ez za � S vo lg er e la vo ra zi on i di p an et te ri a, p as ti cc e- ri a, t ra sf or m az io ne d eg li a li m en ti � S vi lu pp ar e ne ll ’a ll ie vo i l se ns o di a pp ar te ne n- za a ll a co m un it à pr of es si on al e � A cc re sc er e ne ll ’a ll ie vo l a co ns ap ev ol ez za c he eg li , do po a ve r ap pr es o i co nc et ti c hi av i, è i n gr ad o di o rg an iz za re a ut on om am en te u n ev en - to s oc ia le d i ti po c at er in g � S ti m ol ar e la c re at iv it à pe rs on al e de ll ’a ll ie vo ed i l su o se ns o es te ti co � C on du rr e gl i al li ev i ad e ss er e co ns ap ev ol i de ll e pr op ri e ca pa ci tà , at ti tu di ni e d as pi ra zi on i e de ll e co nd iz io ni d i re al tà c he l e po ss on o va lo - ri zz ar e e re al iz za re � P ro m uo ve re c ap ac it à di i nt er az io ne c on c om - pa gn i e fo rm at or i in m od o co rr et to , as su m en - do u n co m po rt am en to r is pe tt os o e so li da le , e ri co no sc en do i l pr op ri o ru ol o F o rm at o re d el l’ ar ea p ro fe ss io n al e: r es p o n - sa bi le d el l’ un it à di a pp re nd im en to , pr es en ta zi o- ne d el p ia no d i la vo ro , la bo ra to ri o ed e sp er ie nz a pr at ic a F o rm at o re d el l’ ar ea d ei l in g u ag g i: r es p o n - sa bi le d i c ur ar e l’ el ab or az io ne d el le d om an de d el la sc he da d i va lu ta zi on e T u to r- co o rd in at o re : co in vo lg im en to , su pp or - to , m ot iv az io ne d ei g ru pp i, s vi lu pp o di t ut ti g li as pe tt i re la ti vi a ll o sv il up po d el le c ap ac it à pe r- so na li c oi nv ol te . P re re qu is it i A ll ie vi d el te rz o an no � O R G A N IZ Z A Z IO - N E D I U N B U F F E T E SA M E F IN A LE D I Q U A LI FI C A D ur an te il te rz o an no è p re vi st a, c om e el em en to e ss en zi al e de l p er co rs o fo rm at iv o, l’ es pe ri en za d i s ta ge d a sv ol ge rs i i n ci rc a 20 0 or e co n le m od al it à in di ca te n el la g ui da . A s eg ui to d i qu es ta e sp er ie nz a fo rm at iv a ri su lt a im po rt an te e la bo ra re u na r el az io ne d i st ag e at tr av er so c ui l ’a lli ev o ri fl et ta su ll’ es pe ri en za r ea liz za ta , r ie sa m in i l e di na m ic he e v er if ic hi il p ro ce ss o di a pp re nd im en to in e ss a av ve nu to , a l f in e di tr ar ne el em en ti si gn if ic at iv i e ri pr od uc ib ili in v is ta d i u n fu tu ro in se ri m en to la vo ra tiv o. “GUIDA” ALIMENTAZIONE 79 2. PROSPETTIVA TEMPORALE: FLOW CHART CNOS-FAP / CIOFS-FP 80 “GUIDA” ALIMENTAZIONE 81 ESEMPIO DI SVILUPPO OPERATIVO DISTRIBUITO PER ANNI: PRIMO ANNO ACCOGLIENZA Scheda Per questa UdA sono previsti Incontri di orientamento e Colloqui con le famiglie CONFEZIONAMENTO SACCHETTO DI CARTA LARSA recupero Valutazione LARSA approfondimento ANALISI DEL MERCATO E DELLA CONCORREN- ZA / GASTRONOMIA Valutazione LARSA recupero LARSA approfondimento ValutazioneLARSA recupero LARSA approfondimento ORGANIZZAZIONE DI UNA FESTA DI FINE ANNO Per questa UdA sono previsti Colloqui con le famiglie Passaggio al 2° anno NO SI NO SI NO SI ACQUISTO DI UN FOOD PROCESSOR CNOS-FAP / CIOFS-FP 82 ESEMPIO DI SVILUPPO OPERATIVO DISTRIBUITO PER ANNI: SECONDO ANNO ACCOGLIENZA Scheda attività estiva Per questa UdA sono previsti Colloqui con le famiglie PATENTE PER IL MOTORINO LARSA recupero Valutazione LARSA approfondimento ValutazioneLARSA recupero LARSA approfondimento ValutazioneLARSA recupero LARSA approfondimento ValutazioneLARSA recupero LARSA approfondimento Passaggio al 3° anno ORGANIZZAZIONE DI UN VIAGGIO COMPARAZIONE PASTA SFOGLIA NO SI NO SI NO SI NO SI ORGANIZZAZIONE DI UNA FESTA DI FINE ANNO Per questa UdA sono previsti Colloqui con le famiglie STAGE AZIENDALE E PREPARAZIONE RELAZIONE “GUIDA” ALIMENTAZIONE 83 LARSA recupero Valutazione LARSA approfondimento Valutazione LARSA recupero LARSA approfondimento Queste UdA possono essere svolte anche in ordine inverso Valutazione LARSA recupero LARSA approfondimento ValutazioneLARSA recupero LARSA approfondimento Accesso al mondo del lavoro CARTA DEL PANESTAGE AZIENDALE Tesi di Stage VISITA CULTURALE AD UNA CITTA’ D’ARTE ITALIANA PROVA FINALE DI QUALIFICA ANALISI DEL MERCATO CONCORRENZA / PANETTERIA Passaggio al 4° anno ESEMPIO DI SVILUPPO OPERATIVO DISTRIBUITO PER ANNI: TERZO ANNO NO SI NO SI NO SI NO SI ORGANIZZAZIONE DI UN BUFFET PARTE III: DESCRIZIONE DELLE UNITÀ DI APPRENDIMENTO (U d A) 1.Unità di Apprendimento per il primo anno CNOS-FAP / CIOFS-FP 88 Elenco degli strumenti proposti per il Primo anno N. NATURA SPECIFICAZIONE 1 Unità di apprendimento Scheda Accoglienza Strumenti 2 Unità di apprendimento Scheda Confezionamento Strumenti sacchetto di carta 3 Unità di apprendimento Scheda Analisi del mercato e della Strumenti concorrenza /gastronomia 4 Unità di apprendimento Scheda Acquisto di un Strumenti food-processor 6 Unità di apprendimento Scheda Evento finale Strumenti “GUIDA” ALIMENTAZIONE 89 Compito / prodotto 1.1 UNITÀ DI APPRENDIMENTO “Dossier sulla comunità professionale” Primo anno Denominazione Realizzazione attività di accoglienza Obiettivi formativi Realizzazione di un cartellone, o di un fascicolo o di una presentazio- ne in PowerPoint, in cui venga presentato chi sono i membri del gruppo di lavoro e quanto hanno conosciuto della realtà del CFP e della comunità professionale in cui sono inseriti. Tale attività potrà essere preceduta dalla realizzazione di un “gioco” iniziale, in cui gli allievi possano conoscersi tra loro e dividersi in piccoli gruppi di lavoro, in vista dell’attuazione del prodotto. Il prodotto potrà poi essere presentato dai membri dei singoli gruppi o nella riunione assembleare del mattino, in modo che gli appartenenti alle diverse comunità professionali presenti nel Centro possano co- noscere anche le altre comunità oltre alla propria, o al primo incontro con i genitori. � Promuovere la conoscenza della realtà formativa in cui gli allievi si sono inseriti (ambiente, laboratori, regolamento, personale educativo, ecc.) � Promuovere negli allievi la conoscenza delle caratteristiche perso- nali richieste per l’inserimento nella comunità professionale in vista di una conferma della scelta fatta � Promuovere l’interesse, la sensibilità e la curiosità verso la profes- sione � Promuovere la collaborazione e la cooperazione degli allievi tra loro � Promuovere lo sviluppo della capacità di ascolto, di dialogo e di confronto, accogliendo con la giusta misura di prudenza e di rispet- to quanto dicono gli altri � Promuovere negli allievi la presa di coscienza delle proprie dina- miche personali, che portano all’affermazione della propria iden- tità attraverso rapporti costruttivi con adulti di riferimento e co- etanei � Aiutare gli allievi a porre le prime basi per superare le dimensioni strumentali della Patente Europea per il Computer (Ecdl) e dimostra- re di considerare la multimedialità e l’uso degli strumenti informatici un fecondo ambiente di apprendimento, in prospettiva teorica e/o professionale 1) Conoscere i compagni di corso e, in modo più approfondito, i compagni del gruppo di lavoro 2) Adottare comportamenti adeguati al lavoro di gruppo Obiettivi specifici di apprendimento CNOS-FAP / CIOFS-FP 90 Denominazione Realizzazione attività di accoglienza Destinatari Tempi di svolgimento Sequenza in fasi ed esperienze 3) Conoscere gli ambienti, i laboratori ed il personale educativo del CFP 4) Conoscere più approfonditamente l’ambiente del Centro, incon- trando gli allievi dell’ultimo anno per sapere da loro come è stato il loro ingresso al CFP e come si sono trovati 5) Conoscere la strutturazione generale della comunità professio- nale di appartenenza 6) Riconoscere i prodotti / servizi tipici realizzati, le tecnologie im- piegate e le figure professionali impegnate 7) Realizzare interviste ad alcuni membri del CFP (direttore, tutor, allievi del terzo anno) 8) Essere in grado di riportare per scritto le interviste realizzate 9) Realizzare fotografie delle persone e degli ambienti del CFP 10) Utilizzare materiali per la realizzazione del cartellone 11) Utilizzare materiali multimediali per comporre il fascicolo o la presentazione in PowerPoint 12) Realizzare un cartellone, un fascicolo o una presentazione in PowerPoint utilizzando le interviste, le fotografie e tutto il ma- teriale raccolto durante la visita al Centro Allievi del primo anno dei corsi di qualificazione professionale. Non è richiesto alcun tipo di prerequisito La durata dell’UdA è prevista in circa 40 ore ed è da svolgersi all’ini- zio per percorso formativo � Presentazione dell’UdA da parte di un formatore � Gioco di conoscenza all’interno del gruppo � Divisione in gruppi di 4/5 allievi ciascuno � Visita alle aule e ai laboratori e realizzazione di fotografie di questi ambienti � Incontro con il direttore del Centro e realizzazione di fotografie e di una intervista � Incontro con il tutor del corso e realizzazione di fotografie e di una intervista � Incontro con un gruppo di allievi del terzo anno e realizzazione di fotografie e di una intervista � Analisi e sistemazione del materiale raccolto � Valutazione delle capacità dei membri del gruppo per la scelta del prodotto da realizzare � Impostazione di un cartellone, o fascicolo, o presentazione di PowerPoint in cui inserire in modo creativo il materiale raccolto Obiettivi specifici di apprendimento segue: “GUIDA” ALIMENTAZIONE 91 Denominazione Realizzazione attività di accoglienza Materiali � Presentazione e spiegazione del lavoro prodotto alla riunione as- sembleare del mattino � Presentazione e spiegazione del lavoro prodotto al primo incontro con i genitori Tutor-coordinatore: cura l’aspetto relazionale del gioco di conoscenza iniziale e l’organizzazione delle visite dei ragazzi al Centro e degli incontri con le varie figure (direttore, allievi dell’ultimo anno, formatori, ecc.) Formatore dell’area dei linguaggi: curar l’aspetto linguistico dell’in- tervista e della sua trascrizione e dell’intero lavoro, sia esso in forma di cartellone, di fascicolo o di presentazione di PowerPoint Formatore dell’area tecnologica: cura il supporto informatico per la realizzazione del lavoro e la corretta realizzazione del reportage foto- grafico Formatore dell’area professionale: cura la visita degli allievi ai labo- ratori e di spiegare, rispondendo all’intervista, gli aspetti essenziali della comunità professionale di appartenenza Formatore dell’area scientifica: cura il rispetto dell’ambiente duran- te la visita dei ragazzi e di curare la gestione degli strumenti “matema- tici” (righelli, squadre, ecc.) per la realizzazione dei cartelloni o dei fascicoli � Scheda per il gioco iniziale di conoscenza, che è possibile consulta- re in: BECCIU M. – COLASANTI A.R., La promozione delle capacità personali. Teoria e prassi, Roma, Tipografia Pio XI, 2003, 35-37. � Schede per le interviste, che è possibile consultare in: CNOS-FAP PIEMONTE, L’orientamento nel CFP. 1. Guida per l’accoglienza, Roma, Tipografia Pio XI, 2003, 100-105. � Macchina fotografica � PC con PowerPoint � Videoproiettore � Cartelloni colorati � Fogli colorati � Forbici � Colla � Pennarelli segue: Sequenza in fasi ed esperienze Risorse umane CNOS-FAP / CIOFS-FP 92 Compito / prodotto 1.2 UNITÀ DI APPRENDIMENTO “Confezionamento di un sacchetto di carta” Primo anno Denominazione Realizzazione prodotto professionale Destinatari Obiettivi specifici di apprendimento Realizzare un sacchetto di carta per alimenti � Favorire l’autovalutazione del lavoro svolto per il miglioramento della conoscenza di sé. � Favorire l’apprendimento alla precisione 1) Prendere coscienza delle grandezze metriche fondamentali 2) Applicare le proprietà delle operazioni e utilizzare procedure di calcolo 3) Applicare semplici nozioni di geometria Allievi del primo anno dei corsi di qualificazione professionale. Non sono previsti prerequisiti La durata dell’UdA è prevista in circa 40 ore. Come periodo di svolgi- mento si consiglia di farlo nel periodo di settembre/ottobre � Presentazione del lavoro � Introduzione delle semplici nozioni di geometria necessarie � Disegno su carta per sacchetti ed esecuzione sacchetto � Recupero delle anomalie � Valutazione finale Formatore dell’area scientifica: responsabile di fornire le nozioni geometria che rendano gli allievi consapevoli dell’utilità che tali no- zioni hanno nella vita quotidiana (rispondenza tra la realtà quotidiana e la rappresentazione che la geometria ne dà); responsabile di spiegare la differenza tra la protezione che la carta offre agli alimenti (polvere) e che altri materiali possono offrire (per esempio la plastica protegge anche da umidità). Formatore dell’area professionale: responsabile di far eseguire il di- segno su carta per alimenti e di spiegare l’importanza dell’uso di colla non tossica. � Carta per alimenti � Forbici, colla atossica, matite, righello Risorse umane Tempi di svolgimento Obiettivi formativi Sequenza in fasi ed esperienze Materiali “GUIDA” ALIMENTAZIONE 93 1.3 UNITÀ DI APPRENDIMENTO “Analisi del mercato e della concorrenza / gastronomia” Primo anno Compito / prodotto Denominazione Realizzazione prodotto professionale Obiettivi formativi Visitare il banco gastronomia in 3 supermercati ed elaborare una ta- bella Excel per confrontare le valutazioni date dagli alunni su (ad esempio): � Aspetto visivo (giudizio estetico, pulizia) � Gentilezza del banconista (livello di servizio) � Igiene (il b. indossa il cappello, usa le pinze per l’affettato) � Visibilità della lista degli ingredienti prodotti gastronomia � Scegliere 10 alimenti omologhi nei 3 supermercati di cui confronta- re aspetto e costo (prosc. Cotto I qualità; prosc. Crudo Parma; bresaola; parm reggiano; 2 primi piatti cucinati; 2 secondi piatti cucinati; etc.). � Presentare alla classe il lavoro svolto. � Far acquisire proprietà di linguaggio del lessico della comunità professionale, sviluppando la capacità di espressione mediante l’utilizzo di termini tecnici � Promuovere negli allievi la capacità di abituarsi a ragionare sul perché e sul come di problemi pratici e astratti, isolando cause ed effetti e di maturare competenze di giudizio e di valutazione, abi- tuandosi ad associare e classificare in diversi livelli gerarchici i vari aspetti di un problema � Sviluppare la capacità di sintesi nella rappresentazione grafica di concetti differenti � Mettere l’allievo in grado di documentare le sue impressioni ed i suoi giudizi � Stimolare gli allievi ad acquisire una conoscenza sempre più appro- fondita delle classi merceologiche � Favorire l’impiego di strumentazioni informatiche per le rilevazioni � Sviluppare negli allievi la creatività nel realizzare un progetto asse- gnato � Promuovere negli allievi la consapevolezza del valore delle regole nelle logiche di mercato e quindi nella convivenza civile (i banconisti dei supermercati visitati ricevono dagli allievi punteggi minori in caso non rispettino le normative vigenti, ad esempio non indossa- no il copricapo o non detraggono la tara nel peso degli alimenti venduti) � Favorire negli allievi la capacità di avvertire la differenza tra il bene ed il male ed orientarsi di conseguenza nelle scelte di vita e nei comportamenti sociali e civili CNOS-FAP / CIOFS-FP 94 Destinatari Tempi di svolgimento Sequenza in fasi ed esperienze Denominazione Realizzazione prodotto professionale Obiettivi specifici di apprendimento 1) Utilizzare risorse multimediali (foglio elettronico, Power Point) 2) Produrre semplici relazioni scritte per descrivere una propria esperienza e illustrare la funzionalità e le caratteristiche di un prodotto 3) Utilizzare correttamente il linguaggio proprio della professione 4) Comunicare verbalmente in modo sequenziale una propria espe- rienza 5) Riconoscere le caratteristiche e l’organizzazione di un ambiente di lavoro 6) Conoscere le regole di comportamento nel rispetto dell’igiene e della sicurezza Allievi del primo anno dei corsi di qualificazione professionale: come prerequisito è prevista la conoscenza delle norme HACCP e della merceologia di base. La durata dell’UdA è prevista in circa 40 ore. Come periodo di svol- gimento si consiglia di farlo nella prima metà dell’anno. � Presentazione sintetica del lavoro da svolgere � Preparazione di bozza della tabella Excel � Visita ai supermercati e raccolta dei dati � Compilazione della tabella e sua eventuale modifica � Autovalutazione del lavoro eseguito e se necessario ulteriore vi- sita ai supermercati � Presentazione alla classe � Valutazione finale di tutto il lavoro svolto Formatore dell’area scientifica: responsabile dell’UdA, norme HACCP, merceologia Formatore dell’area professionale: caratteristiche organolettiche dei prodotti alimentari Formatore dell’area tecnologica: tabella Excel Tutor-coordinatore: cura l’aspetto relazionale di questa attività e la gestione della comunicazione Attrezzature laboratorio informatico Risorse umane Materiali “GUIDA” ALIMENTAZIONE 95 1.4 UNITÀ DI APPRENDIMENTO “Acquisto di un food-processor” Primo anno Compito / prodotto Denominazione Realizzazione prodotto professionale Obiettivi formativi Obiettivi specifici di apprendimento Elaborazione di un budget personale per l’acquisto di un food- processor corrispondente alle caratteristiche, alle risorse e ai vincoli espressi dall’allievo e completo di tutte le parti previste. � Sviluppare abilità e caratteristiche personali attraverso la personalizzazione delle proprie scelte, potenziando la capacità de- cisionale in presenza di risorse materiali e temporali limitate � Favorire negli allievi un processo attraverso cui arrivare a posse- dere un adeguato numero di strumenti formali, matematici o co- munque logici, e saperli applicare a diversi ambiti di problemi gene- rali e specifici � Stimolare i ragazzi, attraverso uno strumento multimediale interattivo, che parte da una situazione concreta (l’acquisto di un food-processor), ad acquisire la terminologia e le regole di base dell’economia aziendale � Offrire agli allievi l’opportunità di avere strumenti concreti per muoversi agevolmente entro la “quotidianità”, sapendo svolgere i compiti da essa richiesti � Promuovere negli allievi la conoscenza critica dei concetti matema- tici, in modo da poter operare con essi nella risoluzione di problemi concreti 1) Prendere coscienza delle funzioni delle principali istituzioni eco- nomiche 2) Riconoscere i soggetti dell’attività economica, individuandone le funzioni e le relazioni reciproche 3) Utilizzare correttamente il linguaggio economico della vita quo- tidiana e i termini connessi all’elaborazione di un budget. 4) Conoscere i modi di utilizzo del dizionario e saperlo utilizzare 5) Produrre relazioni di carattere pratico e professionale applican- do correttamente le regole ortografiche e morfosintattiche 6) Elaborare testi mediante l’utilizzo di Word Processor 7) Ricercare e gestire le informazioni anche in rete tramite Internet 8) Conoscere gli elementi fondamentali del budget (versione sem- plice) 9) Elaborare un budget con utilizzo di calcoli percentuali composti. 10) Sapere utilizzare correttamente la calcolatrice 11) Elaborare fogli di calcolo: costruire una tabella a partire dal pro- blema concreto CNOS-FAP / CIOFS-FP 96 Destinatari Tempi di svolgimento Sequenza in fasi ed esperienze Denominazione Realizzazione prodotto professionale Risorse umane Materiali Allievi del primo anno dei corsi di qualificazione professionale e superamento dei moduli sulla convivenza civile e sulla economia La durata prevista è di 50 ore da svolgersi nel periodo Ottobre-No- vembre � Introduzione � Simulazione multimediale � Verifica intermedia � Approfondimento � Valutazione finale Formatore dell’area scientifica: responsabile, piano di lavoro, in- formatica, budget, valutazione. Responsabile degli obiettivi specifici di apprendimento 3 e da 6 a 11. Formatore dell’area dei linguaggi: responsabile degli obiettivi spe- cifici di apprendimento da 1 a 5. Formatore area professionale: supporto tecnico (confronto fra mo- delli) Formatore area tecnologica: aspetti informatici Tutor-coordinatore: supporto del team di corso � Diapositive PowerPoint � Test � Siti Internet � Glossario � Schede � Casi pratici “GUIDA” ALIMENTAZIONE 97 1.5 UNITÀ DI APPRENDIMENTO “Organizzazione di una festa di fine anno” Primo anno Compito / prodotto Denominazione Realizzazione prodotto professionale Obiettivi formativi Obiettivi specifici di apprendimento Realizzazione di una festa di fine anno, fatta alla presenza dei genito- ri, in cui gli allievi realizzano una presentazione del lavoro svolto durante l’anno, attraverso delle diapositive in PowerPoint o attraver- so la realizzazione di una videocassetta, una mostra dei lavori pro- dotti e una serie di scenette scherzose, attraverso cui ripercorrere le dinamiche realizzatesi con i formatori o tra compagni. La festa si conclude, poi, con un rinfresco offerto agli allievi e ai genitori. � Promuovere negli allievi la consapevolezza delle proprie capacità, attitudini e aspirazioni e delle condizioni di realtà in cui si possono valorizzare e realizzare � Promuovere la collaborazione e la cooperazione tra gli allievi � Promuovere nei ragazzi la consapevolezza del percorso svolto durante l’anno, delle capacità sviluppate, dei prodotti realizzati e delle potenzialità ancora da sviluppare � Promuovere negli allievi la capacità di comunicare, attraverso va- rie modalità (multimediali, espressive, linguistiche, grafiche), i pro- pri vissuti e le proprie esperienze personali � Promuovere negli allievi la coscienza delle dinamiche personali che portano all’affermazione della propria identità attraverso rap- porti costruttivi con adulti di riferimento e coetanei � Promuovere negli allievi la capacità di padroneggiare gli strumenti espressivi indispensabili per gestire in maniera costruttiva il con- fronto sociale 1) Realizzare un reportage fotografico delle attività svolte al Centro 2) Utilizzare le proprie competenze linguistiche per realizzare inter- viste ai formatori, ai compagni e per riportarle in modo scherzo- so con le modalità preferite 3) Utilizzare le proprie competenze informatiche per realizzare una presentazione in PowerPoint in cui inserire immagini, commenti, interviste, che possano descrivere le attività svolte durante l’anno 4) Realizzare (in alternativa) una videocassetta, in cui siano ripre- se le varie attività del Centro, i prodotti realizzati, le interviste ai formatori e ai compagni CNOS-FAP / CIOFS-FP 98 Destinatari Tempi di svolgimento Sequenza in fasi ed esperienze Denominazione Realizzazione prodotto professionale Risorse umane 5) Utilizzare la propria creatività per allestire una mostra dei lavori prodotti durante l’anno da tutti gli allievi 6) Utilizzare le proprie competenze grafiche e professionali per re- alizzare cartelloni che siano di abbellimento alla mostra e che rappresentino il ciclo di lavorazione che ha portato alla realizza- zione del prodotto 7) Preparare e rappresentare alcune brevi scenette che illustrino in modo scherzoso momenti divertenti della vita del Centro e delle esperienze realizzate durante il primo anno Allievi del primo anno dei corsi di qualificazione professionale. Come prerequisito è prevista l’acquisizione delle competenze relative al primo anno La durata dell’UdA è prevista in circa 20 ore ed è da svolgersi alla fine dell’anno � Presentazione dell’UdA da parte di un formatore � Realizzazione di un reportage fotografico delle attività svolte al Centro � Realizzazione di cartelloni che rappresentino il ciclo di lavorazione che ha portato alla realizzazione dei lavori prodotti durante l’anno � Realizzazione di interviste ai formatori e ai compagni � Raccolta di materiali utili per realizzare la presentazione in PowerPoint e le scenette � Realizzazione di una presentazione in PowerPoint sul lavoro svol- to nell’anno o su momenti particolari � Realizzazione, in alternativa, di una videocassetta sul lavoro svol- to nell’anno o su momenti particolari � Preparazione di scenette scherzose sui formatori e sui momenti più simpatici dell’anno � Allestimento della mostra per l’esposizione dei lavori prodotti du- rante l’anno � Sistemazione degli ambienti in cui svolgere la festa � Organizzazione del rinfresco per i genitori Tutor-coordinatore: cura l’aspetto relazionale della festa e del con- tatto con i genitori. Responsabile, inoltre, del coordinamento gene- rale dell’attività, soprattutto delle sue parti espressive e relazionali Formatore dell’area dei linguaggi: cura l’aspetto linguistico delle interviste e delle relative trascrizioni, e dei cartelloni illustrativi della mostra Obiettivi specifici di apprendimento segue: “GUIDA” ALIMENTAZIONE 99 Denominazione Realizzazione prodotto professionale Risorse umane Materiali Formatore dell’area tecnologica: cura il supporto informatico per la realizzazione del lavoro e la corretta realizzazione del reportage foto- grafico e delle riprese video Formatore dell’area professionale: cura l’allestimento della mostra dei lavori prodotti e della realizzazione del cartellone sul ciclo di pro- duzione dei lavori svolti Formatore dell’area storico-socio-economica: responsabile della pre- parazione e della rappresentazione delle scenette scherzose e della raccolta del materiale utile per produrre la presentazione in PowerPoint o la videocassetta Formatore dell’area scientifica: cura il rispetto dell’ambiente duran- te lo svolgimento della festa e di curare la gestione degli strumenti “matematici” (righelli, squadre, ecc.) per la realizzazione dei cartelloni � Lavori prodotti durante l’anno � Macchina fotografica � Computer � Videoproiettore � Telecamera � Registratore per le interviste � Cartelloni � Colla � Righelli e squadre � Pennarelli � Forbici � Costumi e attrezzi necessari per le scenette segue: 2.Unità di Apprendimento per il secondo anno CNOS-FAP / CIOFS-FP 102 Elenco degli strumento proposti per il Secondo anno: N. NATURA SPECIFICAZIONE 1 Unità di apprendimento Scheda Scheda di presentazione dell’attività estiva Strumenti 2 Unità di apprendimento Scheda Patente del motorino Strumenti 3 Unità di apprendimento Scheda Organizzazione di un viaggio Strumenti 4 Unità di apprendimento Scheda Comparazione di pasta sfoglia Strumenti 5 Unità di apprendimento Scheda Evento finale Strumenti “GUIDA” ALIMENTAZIONE 103 2.1 UNITÀ DI APPRENDIMENTO “Scheda di presentazione dell’attività estiva” Secondo anno Compito / prodotto Denominazione Realizzazione prodotto professionale Obiettivi formativi Realizzazione di una scheda o fascicolo, eseguito in Microsoft Word, in cui venga fatta una presentazione delle attività svolte durante l’estate (tirocinio in azienda, viaggi, attività caratteristiche, vacan- ze). Tale scheda dovrebbe comprendere un sintetico diario di aned- doti divertenti e/o formativi vissuti durante l’estate; un ampliamento di questa attività potrebbe essere quello di creare delle vignette che descrivano queste scene, e di fare questo in inglese. Inoltre, nella scheda dovrebbero essere raccolte informazioni (fotografie, notizie storiche, caratteristiche geografiche e naturali, attività culturali e di intrattenimento), attraverso la navigazione in Internet, del luogo in cui il ragazzo è andato in vacanza o nel quale avrebbe avuto il deside- rio di andare. Insieme a questo, viene anche richiesto di fare una stima dell’itinerario percorso (o che si sarebbe voluto percorrere) in termini di distanze e di spesa. � Promuovere la capacità di servirsi con proprietà degli strumenti di consultazione e degli strumenti informatici, per ottenere documentazioni, scrivere e archiviare � Aiutare gli allievi a porre le basi per superare le dimensioni stru- mentali della Patente Europea per il Computer (Ecdl) e dimostrare di considerare la multimedialità e l’uso degli strumenti informatici un fecondo ambiente di apprendimento, in prospettiva teorica e/o professionale � Promuovere la capacità di navigare in Internet per risolvere pro- blemi, mirando alla selezione delle informazioni adeguate � Promuovere la capacità di leggere e produrre testi di differenti dimensioni e complessità, ben costruiti a livello grammaticale- sintattico, a livello di ricchezza di “vocabolario” sia a livello comu- nicativo, e adatti alle varie situazioni interattive � Favorire negli allievi l’acquisizione di conoscenze solide sulla strut- tura grammaticale dell’italiano, anche con opportuni confronti con l’inglese � Promuovere l’utilizzo della lingua inglese per i principali scopi co- municativi e operativi � Promuovere la capacità di operare, orientandosi nello spazio e nel tempo, confronti costruttivi fra realtà geografiche e storiche diver- se � Promuovere il rispetto, la cura, la conservazione e il miglioramento dell’ambiente CNOS-FAP / CIOFS-FP 104 Destinatari Tempi di svolgimento Denominazione Realizzazione prodotto professionale Obiettivi formativi segue: � Promuovere la comprensione della realtà naturale con atteggia- mento di curiosità, attenzione e rispetto � Facilitare negli allievi l’utilizzo efficace per l’espressione di sé e per la comunicazione interpersonale anche codici, tra loro integrati o autonomi (fotografia, cinema, Web, ecc.) diversi dalla parola 1) Utilizzare le proprie competenze linguistiche e grammaticali per una corretta stesura del diario di alcuni aneddoti relativi alle espe- rienze delle vacanze estive 2) Utilizzare le proprie capacità grafiche e la propria creatività per realizzare vignette che descrivano eventi simpatici e/o educativi vissuti nel periodo estivo 3) Utilizzare la propria conoscenza della lingua inglese per scrivere il testo delle vignette 4) Saper utilizzare in modo adeguato Word e saper produrre in esso un testo scritto ben organizzato, compreso di immagini 5) Saper utilizzare le principali funzioni di Internet per la ricerca di informazioni e di materiali relativi al luogo in cui i ragazzi sono stati in vacanza 6) Ricercare informazioni attraverso l’uso di un motore di ricerca 7) Produrre una riflessione sugli aspetti storici, geografici, culturali e ludici relativi al luogo di villeggiatura preso in considerazione 8) Utilizzare le proprie competenze matematiche per calcolare di- stanze chilometriche e per fare una stima delle spese fatte Allievi del secondo anno dei corsi di qualificazione professionale. Come prerequisito è prevista l’acquisizione delle competenze relative al primo anno La durata dell’UdA è prevista in circa 45 ore ed è da svolgersi all’ini- zio dell’anno � Presentazione dell’UdA da parte di un formatore � Impostazione di un documento in Word � Stesura del diario delle attività estive e dell’eventuale espressione di tirocinio formativo in azienda e, in particolare, di alcuni aneddoti divertenti e/o educativi avvenuti (in Word); è possibile integrare tale diario con fotografie e materiali vari � Realizzazione delle vignette, fatte a mano libera o con l’ausilio di strumenti informatici � Traduzione dei testi delle vignette in lingua inglese � Realizzazione di una ricerca in Internet di informazioni, fotografie e Sequenza in fasi ed esperienze Obiettivi specifici di apprendimento “GUIDA” ALIMENTAZIONE 105 Materiali Denominazione Realizzazione prodotto professionale Risorse umane segue: materiali relativi al luogo in cui il ragazzo ha trascorso le vacanze estive attraverso l’utilizzo di un motore di ricerca � Stesura di un documento in Word che contenga i materiali scaricati da Internet e sistemati dal ragazzo rispetto ai diversi argomenti (storia del luogo, caratteristiche geografiche e naturali, attività cul- turali e ricreative, ecc.) � Realizzazione di un calcolo delle distanze percorse (o che si do- vrebbero percorrere) per raggiungere il luogo in questione e delle spese sostenute (o la stima di esse) durante il periodo di vacanza Tutor-coordinatore: cura l’aspetto relazionale di questa attività e la gestione della comunicazione Formatore dell’area dei linguaggi: cura l’aspetto linguistico di tutto il lavoro e, in particolare, della stesura del diario e della traduzione in lingua inglese delle vignette Formatore dell’area tecnologica: cura il supporto informatico per la realizzazione del lavoro e l’apprendimento di un adeguato uso di Internet e delle sue risorse Formatore dell’area storico-socio-economica: responsabile di gui- dare i ragazzi nella scelta delle informazioni circa gli aspetti storici e culturali del luogo sul quale attuano la ricerca e nella sistematizzazione di queste informazioni Formatore dell’area scientifica: responsabile dell’adeguato utilizzo delle competenze matematiche per il calcolo delle distanze percorse e delle spese effettuate e della guida agli allievi nella scelta delle infor- mazioni circa gli aspetti geografici e naturali del luogo sul quale at- tuano la ricerca Formatore dell’area professionale: responsabile di una riflessione- relazione sull’eventuale esperienze di tirocinio formativo in azienda � Attrezzature laboratorio informatico � Internet � Fotografie � Fogli � Penne e pennarelli Sequenza in fasi ed esperienze CNOS-FAP / CIOFS-FP 106 2.2 UNITÀ DI APPRENDIMENTO “Conseguimento della patente del motorino” Secondo anno Compito / prodotto Denominazione Realizzazione prodotto professionale Obiettivi formativi Obiettivi specifici di apprendimento Conseguimento del certificato di idoneità alla guida del ciclomotore, in ottemperanza al decreto legislativo n. 151 del 27 giugno 2003, che prevede l’introduzione dell’obbligo di tale certificato dal 1 luglio 2004 per i minorenni che non sono in possesso della patente di guida A o della patente di guida sotto categoria A1. La realizzazione di tale compito avviene attraverso lo svolgimento dei quattro moduli previsti dal Ministero, per un totale di 20 ore di lezione. È possibile prevedere anche un incontro con un rappresen- tante delle forze dell’ordine, con cui trattare dell’importanza delle norme della convivenza civile, un esercizio pratico di manutenzione del motorino e un’esercitazione di guida prevista al termine dell’UdA. � Promuovere negli allievi la consapevolezza del valore delle regole nella convivenza civile � Promuovere il rispetto delle funzioni e delle regole della vita socia- le e istituzionale, riconoscendone l’utilità e impegnandosi a com- prenderne le ragioni � Facilitare negli allievi l’assunzione di comportamenti più adeguati per la tutela della sicurezza propria, degli altri e dell’ambiente in cui si vive, in condizioni ordinarie o straordinarie di pericolo � Promuovere negli allievi il senso di rispetto e di cura per le cose in loro possesso (in questo caso per il motorino) 1) Conoscere e rispettare le norme di comportamento stradale 2) Conoscere e rispettare la segnaletica stradale 3) Conoscere le norme di rispetto della legge 4) Conoscere e rispettare le norme della convivenza civile e le loro applicazioni pratiche 5) Adottare comportamenti adeguati per un lavoro di gruppo 6) Utilizzare le competenze linguistiche per scrivere la domanda di ammissione per sostenere l’esame della patente del motorino 7) Utilizzare le proprie competenze nell’ambito meccanico per rea- lizzare la manutenzione del ciclomotore 8) Utilizzare le proprie conoscenze di matematica per elaborare un budget l’acquisto del motorino 9) Realizzare un’intervista ad un rappresentante delle forze dell’or- dine dopo aver preparato preventivamente le domande per scritto “GUIDA” ALIMENTAZIONE 107 Denominazione Realizzazione prodotto professionale Obiettivi specifici di apprendimento segue: Sequenza in fasi ed esperienze 10) Conoscere le implicanze burocratiche relative al possesso e al- l’utilizzo del motorino (bollo, assicurazione, bollino blu, revisio- ne, ecc.) 11) Superare la prova finale per il conseguimento del certificato di idoneità alla guida del ciclomotore 12) Saper guidare un motorino seguendo le norme di base del codice della strada e le principali norme di sicurezza Allievi del secondo anno dei corsi di qualificazione professionale. Come prerequisiti sono richieste le conoscenze linguistiche, matema- tiche e meccaniche di base, acquisite con il primo anno La durata dell’UdA è prevista in circa 50 ore ed è da svolgersi prefe- ribilmente nella prima metà del secondo anno � Presentazione dell’UdA da parte di un formatore � Svolgimento del modulo sulle norme di comportamento stradale � Incontro con il formatore dell’area meccanica per gli esercizi sulla manutenzione del motorino � Svolgimento dell’UdA “Acquisto del motorino” (se non è già stata svolta precedentemente) � Svolgimento del modulo sulla segnaletica � Svolgimento del modulo di educazione alla convivenza civile � Incontro ed intervista con un rappresentante delle forze dell’ordi- ne con cui trattare dell’importanza delle norme della convivenza civile � Svolgimento del modulo sull’educazione al rispetto della legge � Presentazione delle implicanze burocratiche relative al possesso e all’utilizzo del motorino (bollo, assicurazione, bollino blu, revisio- ne, ecc.) � Realizzazione della domanda di ammissione per sostenere l’esame � Svolgimento della prova finale per il conseguimento del certificato di idoneità alla guida del ciclomotore � Realizzazione di una prova finale di guida del motorino, all’interno del cortile del Centro Tutor-coordinatore: cura l’aspetto relazionale dell’UdA e l’organiz- zazione degli incontri degli allievi con il rappresentante delle forze dell’ordine e della prova pratica finale Formatore dell’area dei linguaggi: cura l’elaborazione delle doman- de e l’aspetto linguistico dell’intervista al rappresentante delle forze Destinatari Tempi di svolgimento Risorse umane CNOS-FAP / CIOFS-FP 108 Denominazione Realizzazione prodotto professionale Risorse umane segue: dell’ordine e della stesura della domanda di ammissione per sostene- re l’esame Formatore dell’area storico-socio-economica: responsabile del mo- dulo di educazione alla convivenza civile e della presentazione delle implicanze burocratiche relative al possesso e all’utilizzo del motori- no (bollo, assicurazione, bollino blu, revisione, ecc.) Formatore dell’area professionale: responsabile dell’aspetto prati- co relativo alla manutenzione del motorino Formatore dell’area scientifica: responsabile dell’adeguato utilizzo delle competenze matematiche per elaborare un budget per l’acqui- sto del motorino Docente abilitato a svolgere il corso: responsabile della preparazio- ne e organizzazione dei corsi, della gestione amministrativo contabi- le delle attività connesse, della verifica del registro delle presenze, dell’identificazione dei candidati prima dell’esame, della lettura delle istruzioni per la compilazione delle schede d’esame e dello svolgi- mento della prova finale. Tale docente, nelle rispetto delle norme vigenti, deve essere: un insegnante di autoscuole, un’appartenente alle forze di polizia, un carabiniere, un vigile urbano, una guardia di finanza, un docente in possesso delle competenze derivanti dall’aver organizzato e realizzato specifiche attività formative di educazione stradale, per almeno u triennio, certificato dal dirigente scolastico, o una persona designata dalle associazioni e dagli enti, pubblici e pri- vati, impegnati in attività collegate alla circolazione stradale e rico- nosciuti dal Ministero dei Trasporti � Scheda dei moduli di formazione per il conseguimento del certifi- cato di idoneità alla guida del ciclomotore (in allegato) � Quiz per il conseguimento dell’attestato per la guida dei ciclomo- tori (in allegato) � Scheda dell’UdA “Acquisto del motorino” (se non è già stata precedentemente svolta) � Attrezzi utili per gli esercizi relativi alla manutenzione del motorino � Moduli per la domanda di ammissione all’esame � Motorino/i su cui fare esercizi di manutenzione e con cui fare la prova finale di guida Materiali “GUIDA” ALIMENTAZIONE 109 “Moduli di formazione per il conseguimento del certificato di idoneità alla guida dei ciclomotori”13 Modulo A: Norme di comportamento 1) Norme sulla precedenza a) Contenuti: � Norma generale sulla precedenza; regole e comportamenti da attuare in prossimità degli incroci � Uscita dal garage o dai parcheggi b) Normativa: Codice della strada, articoli: 145 c) Verifica: questionario con domande specifiche tratte dai quiz d’esame 2) Norme di comportamento a) Contenuti: � Velocità � Posizione dei veicoli sulla strada � Manovra di sorpasso � Distanza di sicurezza � Svolta a destra e a sinistra � Cambio di corsia e cambio di direzione � Sosta e fermata � Trasporto dio persone, animali o oggetti b) Normativa: codice della strada, articoli: 141, 142, 143, 148, 149, 154, 157, 158, 170 c) Verifica: questionario con domande specifiche tratte dai quiz d’esame 3) Cause di incidenti e comportamenti dopo gli incidenti; assicurazione; ri- spetto della vita e comportamento solidale a) Contenuti: � Gareggiare in velocità � Condizioni della strada � Condizioni atmosferiche � Condizioni di traffico � Visibilità � Comportamenti di sicurezza in caso di imprevisti � Abbigliamento del conducente � Spazio di frenata e di arresto 13 Tratto da: MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA, Il patentino a scuola, in: www.istruzione.it/patentino/lineeguida.html, 2004, 1-8 CNOS-FAP / CIOFS-FP 110 � Intralcio alla circolazione � Inosservanza delle norme, inesperienze, imprudenza � Comportamenti in curva � Trasporto passeggeri � Obbligo di assicurazione per la circolazione dei veicoli a motore � Segnalazione di un incidente sulla strada � Obbligo di fornire le generalità in caso di incidente � Obbligo di avvisare gli agenti in caso di feriti b) Normativa: codice della strada, articoli: 192,193, 189, legge 24 dicembre 1969, n.990 c) Verifica: questionario con domande specifiche tratte dai quiz d’esame 4) Elementi del ciclomotore e loro uso; comportamenti alla guida del ciclo- motore e uso del casco a) Contenuti: � Segnalazione visiva ed illuminazione dei veicoli � Clacson � Pneumatici � Posizione alla guida � Stabilità del veicolo � Freni � Specchietti retrovisori � Manutenzione del ciclomotore � Manomissione del ciclomotore � Dispositivo silenziatore � Casco � Documenti necessari per circolare sul ciclomotore � Divieto di usare telefonino e walkman � Comportamenti degli altri utenti e nei loro confronti b) Normativa: codice della strada, articoli: 152, 153, 171, 173 c) Materiali didattici:normativa di riferimento, quiz d’esame d) Verifica: questionario con domande specifiche tratte dai quiz d’esame Modulo B: Segnalazione 1) Segnali di pericolo e segnali di precedenza a) Contenuti: � Segnaletica stradale � Forma e colori dei segnali di pericoli � Distanza tra il cartello ed il pericolo presegnalato � Segnali: Strada deformata, dosso, cunetta, curva pericolosa, doppia curva, “GUIDA” ALIMENTAZIONE 111 passaggio a livello con e senza barriere, attraversamento tranviario, attraversamento pedonale, attraversamento ciclabile, discesa pericolosa, salita ripida, strettoie, strada sdrucciolevole, banchina pericolosa, luoghi fre- quentati dai bambini, doppio senso di circolazione, caduta massi, semaforo, forte vento laterale, lavori in corso, diritto di precedenza, preavviso di dare precedenza, preavviso di fermarsi e dare precedenza, dare precedenza, confluenza laterale, stop, dare precedenza nei sensi unici alternati, diritto di precedenza nei sensi unici alternati. b) Normativa: codice della strada, articoli: 38, 39; regolamento di esecuzione e di attuazione del codice della strada articoli da 105 a 114 c) Verifica: questionario con domande specifiche tratte dai quiz d’esame 2) Segnali di divieto a) Contenuti: segnali: divieto di transito, senso vietato, divieto di sorpasso, limite massimo di velocità, divieto di segnalazioni acustiche, transito vietato di pedoni, transito vietato alle biciclette, via libera, fine limitazione di velocità, finer del divieto di sorpasso, divieto di sosta, divieto di fermata, parcheggio autorizzato. b) Normativa: codice della strada, articoli 38,39; regolamento di esecuzione e di attuazione del codice della strada, articoli da 105 a 114. c) Verifica: questionario con domande specifiche tratte dai quiz d’esame 3) Segnali di obbligo a) Contenuti: segnali:direzioni obbligatorie, preavviso di direzioni obbligatorie, rotatoria, limite minimo di velocità, percorso pedonale, pista ciclabile, percor- so pedonale e ciclabile, alt polizia. b) Normativa:codice della strada, articoli: 38 e 39; regolamento di esecuzione e di attuazione del codice della strada, articoli da 105 a 114. c) Verifica: questionario con domande specifiche tratte dai quiz d’esame. 4) Segnali di indicazione e pannelli integrativi a) Contenuti: segnali: distanza, estesa, validità, inizio, continuazione e fine, inci- dente, zona soggetta ad allargamento, strada sdrucciolevole per pioggia, bar- riere, barriere direzionali, passaggio obbligatorio per veicoli operativi, senso unico, area pedonale, zona a traffico pedonale, zona a traffico limitato, attraversamento pedonale, uso corsie. b) Normativa: codice della strada, articoli: 38 e 39; regolamnento di esecuzione e di attuazione del codice della strada, articoli da 105 a 114. c) Verifica: questionario con domande specifiche tratte dai quiz d’esame. 5) Segnali luminosi, segnali orizzontali a) Contenuti: segnali: semaforo, lanterne semaforiche, strisce bianche CNOS-FAP / CIOFS-FP 112 longitudinali, struisce gialle longitudinali, frecce direzionali, isole di traffico, delimitazione di fermata degli autobus in servizio pubblico, attraversamento pedonale, simbolo di passaggio a livello, striscia trasversale di arresto, attraversamento ciclabili. b) Normativa: codice della strada, articoli: 38 e 39; regolamento di esecuzione e di attuazione del codice della strada, articoli da 105 a 114 c) Verifica: questionario con domande specifiche tratte dai quiz d’esame 6) Fermata, sosta e definizioni stradali a) Contenuti: definizioni stradali e di traffico b) Normativa:codice della strada, articoli: 3, 175 c) Verifica: questionario con domande specifiche tratte dai quiz d’esame Modulo C: Educazione al rispetto della legge 1) Valore e necessità della regola e del rispetto dell’ ambiente a) Contenuti: � Principio informatore della circolazione � Obblighi verso funzionari e agenti � Responsabilità civile e penale � Responsabilità del proprietario del ciclomotore e principio di solidarietà � Mancato rispetto delle norme � Precedenza ai veicoli in servizio di emergenza � Denuncia di smarrimento o furto dei documenti � Segnalazione di pericolo sulla strada � Omissione di soccorso � Inquinamento acustico � Inquinamento atmosferico � Smaltimento olio esausto b) Normativa: codice della strada, articoli: 140, 155, 156, 192, 195, 196, 210, 215, 217 codice penale, articolo 593. c) Verifica: questionario con domande specifiche tratte dai quiz d’esame 2) La salute a) Contenuti: � Stato psicofisico del conducente � Conseguenze provocate dall’uso di alcool � Conseguenze provocate dall’uso di droghe b) Normativa:codice della strada, articoli: 115, 186, 187 c) Verifica: questionario con domande specifiche tratte dai quiz d’esame “GUIDA” ALIMENTAZIONE 113 2.3 UNITÀ DI APPRENDIMENTO “Organizzazione di un viaggio” Secondo anno Compito / prodotto Denominazione Realizzazione prodotto professionale Obiettivi formativi Obiettivi specifici di apprendimento Si tratta di simulare il lavoro di un’agenzia di viaggio che deve orga- nizzare un viaggio all’estero che preveda momenti di approfondi- mento tecnico e culturale nel rispetto di tempi e di risorse predefinite dal cliente. Produrre quindi un dossier completo di informazioni, itinerari e budget da presentare ai clienti. Il miglior dossier sarà premiato. � Favorire negli allievi le condizioni per cui utilizzare tutti gli aspetti positivi che vengono da un corretto lavoro di gruppo � Promuovere negli allievi la capacità di ascolto, di dialogo, di con- fronto con le altre persone, in modo da acquisire capacità relazionali e comunicative � Promuovere negli allievi la capacità di risolvere con responsabili- tà, indipendenza e costruttività i normali problemi della vita quoti- diana personale � Offrire agli allievi strumenti per acquisire capacità decisionali sulla base della conoscenza di sé e di un sistema di valori, in modo da saper concepire progetti di vario ordine � Aiutare gli allievi a superare prospettive d’analisi troppo parziali che impediscono la scoperta delle connessioni tra i vari campi del sapere, la convalidazione dei confini disciplinari, l’importanza unificatrice delle visioni globali 1) Saper gestire correttamente la comunicazione verbale e scritta 2) Ricercare e gestire le informazioni 3) Prendere coscienza degli usi e costumi di un’altra realtà 4) Saper elaborare un budget 5) Sviluppare le capacità di analisi, valutazione e scelta 6) Utilizzare della rete per la ricerca di informazioni 7) Relazionarsi con gli impiegati delle agenzie viaggi 8) Saper effettuare una comunicazione telefonica 9) Saper annotare e raccogliere le informazioni scritte 10) Strutturare un foglio di calcolo per la gestione di un budget ( Excel) 11) Conoscere ed applicare i metodi di calcolo 12) Utilizzare un elaboratore testi per stendere una relazione ( Word) 13) Utilizzare un programma di posta elettronica ( Outlook) CNOS-FAP / CIOFS-FP 114 Denominazione Realizzazione prodotto professionale Obiettivi specifici di apprendimento segue: Sequenza in fasi ed esperienze Destinatari Tempi di svolgimento Risorse umane 14) Conoscere ed utilizzare i rudimenti della lingua inglese 15) Utilizzare correttamente un dizionario di italiano - inglese 16) Utilizzare un programma di presentazione ( Power Point) Allievi del secondo o terzo anno come prerequisiti sono previsti i saperi di base che normalmente vengono erogati durante il primo anno La durata dell’UdA è prevista in circa 100 ore. Come periodo di svol- gimento si consiglia di farlo nel periodo tra novembre - dicembre, in previsione di una eventuale gita da farsi in primavera � Presentazione della UA � Organizzazione del lavoro � Svolgimento dei compiti � Verifica intermedia � Presentazione e confronto dei lavori � Valutazione finale dei lavori e dei gruppi � Premiazione del “viaggio” migliore � Incontro con un tecnico esperto dell’argomento oggetto del viaggio � Incontro con un impiegato di un’agenzia di viaggi per conoscere i vari aspetti relativi all’organizzazione di un viaggio. Formatore dell’area scientifica: responsabile dell’UdA, norme HACCP, merceologia Formatore dell’area professionale: caratteristiche organolettiche dei prodotti alimentari Formatore dell’area tecnologica: tabella Excel Formatore dell’area dei linguaggi: sviluppo delle facoltà comuni- cative, conoscenze base della lingua inglese. Tutor-coordinatore: cura l’aspetto relazionale di questa attività e la gestione della comunicazione � Aula in cui sia possibile il lavoro di gruppo � Videoregistratore � PC con possibilità di accesso alla rete � Proiettore multimediale collegato al PC e al videoregistratore � Telefono � Possibilità di uscite per recarsi in agenzia viaggi � Schede per la raccolta dei materiali � Dizionari di Italiano - Inglese. Materiali “GUIDA” ALIMENTAZIONE 115 2.4 UNITÀ DI APPRENDIMENTO “Comparazione di pasta sfoglia prodotta (a mano ed a macchina) dagli allievi” Secondo anno Compito / prodotto Denominazione Realizzazione prodotto professionale Obiettivi formativi Obiettivi specifici di apprendimento Allestimento di un tavolo per la comparazione di pasta sfoglia pro- dotta dagli allievi a mano ed a macchina. Compilazione di una tabella per la visualizzazione dei risultati della comparazione. L’allievo preparerà una relazione/dossier sul ciclo di lavorazione e una presentazione anche con supporto informatico da utilizzare in un momento/evento ad hoc. � Favorire negli allievi la capacità di ragionare secondo un ciclo di lavoro � Accrescere negli allievi l’individuazione delle fonti di pericolo pre- senti nel luogo di lavoro adottando le misure di prevenzione e protezione necessarie per la tutela del lavoratore � Sviluppare la consapevolezza di lavorare in modo cooperativo � Sviluppare abilità e caratteristiche professionali nel campo della ristorazione � Favorire la consapevolezza che il lavoratore è inserito in un conte- sto sociale più ampio che vede il coinvolgimento di altri soggetti � Mettere gli allievi in grado di documentare le caratteristiche organolettiche di prodotti alimentari � Accrescere negli allievi la capacità decisionale in presenza di alter- native � Sviluppare la capacità di sintesi negli allievi � Promuovere la capacità di imparare a riconoscere e superare gli errori e gli insuccessi, avvalendosi anche delle opportunità offerte dall’ambiente di apprendimento e sociale 1) Adottare comportamenti adeguati alle norme igieniche e di sicu- rezza 2) Svolgere lavorazioni di panetteria, pasticceria, trasformazione degli alimenti 3) Essere in grado di individuare e utilizzare gli strumenti adeguati per la realizzazione dell’evento Allievi del secondo anno, in seguito alla acquisizione delle compe- tenze maturate durante il primo anno. Destinatari CNOS-FAP / CIOFS-FP 116 Denominazione Realizzazione prodotto professionale Sequenza in fasi ed esperienze Tempi di svolgimento Risorse umane Materiali La durata prevista è di 50 ore, da svolgersi nel periodo Gennaio- Febbraio � Preparazione della tabella riassuntiva della comparazione � Preparazione della pasta sfoglia nelle due modalità (a mano e a macchina) � Allestimento del tavolo per la comparazione � Comparazione e compilazione del report � Presentazione del report Formatore dell’area professionale: responsabile dell’UdA, prepa- razione della pasta sfoglia a mano e a macchina Formatore dell’area tecnologica: tabella Excel Tutor-coordinatore: responsabile di curare l’aspetto relazionale di questa attività e la gestione della comunicazione � Macchina sfogliatrice � Forno per pasticceria � Tavolo da allestire per la comparazione � Laboratorio di informatica “GUIDA” ALIMENTAZIONE 117 2.5 UNITÀ DI APPRENDIMENTO “Realizzazione di una festa di fine anno” Secondo anno Compito / prodotto Denominazione Realizzazione prodotto professionale Obiettivi formativi Obiettivi specifici di apprendimento Destinatari Realizzazione di una festa di fine anno, fatta alla presenza dei genito- ri, in cui gli allievi realizzano una presentazione del lavoro svolto durante l’anno, attraverso delle diapositive di PowerPoint o attraver- so la realizzazione di una videocassetta, una mostra dei lavori pro- dotti e una serie di scenette scherzose, attraverso cui ripercorrere le dinamiche realizzatesi durante l’esperienza di stage. La festa si conclude, poi, con un rinfresco offerto agli allievi e ai genitori, com- posto da prodotti alimentari realizzati dagli allievi durante le attività di laboratorio. � Promuovere negli allievi la presa di consapevolezza del percorso svolto durante il corso dell’anno, delle capacità sviluppate, dei prodotti realizzati e delle potenzialità ancora da sviluppare � Far riflettere gli allievi sulla esperienza di stage, che facilita la presa di coscienza delle proprie dinamiche personali che portano all’af- fermazione della propria identità attraverso rapporti costruttivi con adulti già inseriti nel mondo del lavoro � Promuovere negli allievi la capacità di padroneggiare gli strumenti espressivi indispensabili per gestire in maniera costruttiva il con- fronto sociale � Sviluppare la consapevolezza di lavorare in modo cooperativo � Sviluppare abilità e caratteristiche professionali nel campo della ristorazione 1) Adottare comportamenti adeguati alle norme igieniche e di si- curezza 2) Svolgere lavorazioni di panetteria, pasticceria, trasformazione de- gli alimenti 3) Realizzare una videocassetta, in cui siano riprese le varie attività del Centro, i prodotti realizzati, le interviste ai formatori e ai com- pagni 4) Utilizzare le proprie competenze grafiche e professionali per rea- lizzare cartelloni che siano di abbellimento alla mostra e che rap- presentino il ciclo di lavorazione che ha portato alla realizzazione dei lavori prodotti durante l’anno da tutti gli allievi Allievi del secondo anno dei corsi di qualificazione professionale. Come prerequisito è prevista l’acquisizione delle competenze relative al secondo anno. CNOS-FAP / CIOFS-FP 118 Denominazione Realizzazione prodotto professionale Sequenza in fasi ed esperienze Tempi di svolgimento La durata dell’UdA è prevista in circa 20 ore ed è da svolgersi alla fine dell’anno � Presentazione dell’UdA da parte di un formatore � Realizzazione di una videocassetta sul lavoro svolto nell’anno � Realizzazione di un reportage fotografico delle attività svolte al Centro � Realizzazione di cartelloni che rappresentino il ciclo di lavorazione che ha portato alla realizzazione dei lavori prodotti durante l’anno � Realizzazione di interviste ai formatori e ai compagni � Raccolta di materiali utili per realizzare la presentazione in PowerPoint � Realizzazione di una presentazione in PowerPoint sul lavoro svol- to nell’anno o su momenti particolari � Allestimento della mostra per l’esposizione dei lavori prodotti du- rante l’anno � Sistemazione degli ambienti in cui svolgere la festa � Preparazione del menù per il rinfresco � Preparazione dei prodotti alimentari da servire durante il rinfresco � Organizzazione del rinfresco per i genitori Tutor-coordinatore: cura l’aspetto relazionale della festa e del con- tatto con i genitori. Responsabile, inoltre, del coordinamento gene- rale dell’attività, soprattutto delle sue parti espressive e relazionali Formatore dell’area dei linguaggi: cura l’aspetto linguistico delle interviste e delle relative trascrizioni, e dei cartelloni illustrativi della mostra Formatore dell’area tecnologica: responsabile del supporto informatico per la realizzazione del lavoro e la corretta realizzazione del reportage fotografico e delle riprese video Formatore dell’area professionale: cural’allestimento della mostra dei lavori prodotti e della realizzazione del cartellone sul ciclo di pro- duzione dei lavori svolti; responsabile della preparazione dei prodot- ti alimentari offerti durante il rinfresco Formatore dell’area storico-socio-economica: responsabile della pre- parazione e della raccolta del materiale utile per produrre la presenta- zione in PowerPoint o la videocassetta Formatore dell’area scientifica: cura il rispetto dell’ambiente du- rante lo svolgimento della festa e di curare la gestione degli strumen- ti “matematici” (righelli, squadre, ecc.) per la realizzazione dei cartel- loni Risorse umane “GUIDA” ALIMENTAZIONE 119 Denominazione Realizzazione prodotto professionale Materiali � Lavori prodotti durante l’anno � Macchina fotografica � Computer � Videoproiettore � Telecamera � Registratore per le interviste � Cartelloni � Colla � Righelli e squadre � Pennarelli � Forbici � Laboratorio di panetteria e pasticceria 1.Unità di Apprendimento per il terzo anno CNOS-FAP / CIOFS-FP 122 Elenco degli strumento proposti per il Terzo anno: N. NATURA SPECIFICAZIONE 1 Unità di apprendimento Scheda Visita culturale ad Strumenti una città d’arte italiana 2 Unità di apprendimento Scheda Analisi del mercato e della Strumenti concorrenza / panetteria 3 Unità di apprendimento Scheda Carta del pane Strumenti 4 Unità di apprendimento Scheda Organizzazione di un buffet Strumenti “GUIDA” ALIMENTAZIONE 123 Compito / prodotto Denominazione Organizzazione visita culturale 3.1. UNITÀ DI APPRENDIMENTO “Visita culturale ad una città d’arte italiana“ Terzo anno Obiettivi formativi Obiettivi specifici di apprendimento Visita di tre/quattro giorni ad una città d’arte. Relazione descrittiva della visita culturale alla città. Realizzazione di un glossario dei principali termini appresi � Favorire tra gli allievi le condizioni, per cui utilizzare tutti gli aspetti positivi che vengono da un corretto lavoro di gruppo � Promuovere negli allievi la capacità di ascolto, di dialogo, di con- fronto con le altre persone, in modo da acquisire capacità relazionali e comunicative � Offrire agli allievi strumenti per acquisire capacità decisionali sulla base della conoscenza di sé e di un sistema di valori, in modo da saper concepire progetti di vario ordine � Aiutare gli allievi a superare prospettive d’analisi troppo parziali, che impediscono la scoperta delle connessioni tra i vari campi del sapere, la convalidazione dei confini disciplinari, l’importanza unificatrice delle visioni globali � Promuovere negli allievi la capacità di avere memoria del passato, riconoscerne la permanenza nel presente e far tesoro di queste consapevolezze per la soluzioni dei problemi che si incontrano e per la progettazione del futuro � Favorire la conoscenza dei luoghi/sedi istituzionali dello Stato ita- liano � Sensibilizzare gli allievi sulle tappe fondamentali sui luoghi della storia italiana � Promuovere la riflessione sui contenuti appresi e sugli insegna- menti delle principali figure della cultura e della storia, confrontan- doli con le dinamiche del proprio io � Promuovere negli allievi la capacità di leggere un’opera d’arte, apprezzare e valorizzare il patrimonio artistico ed ambientale � Aiutare gli allievi a riconoscere in tratti e dimensioni specifiche della cultura e del vivere sociale contemporanei radici che li legano al mondo classico e giudaico-cristiano e l’identità spirituale e ma- teriale dell’Italia e dell’Europa. 1) Conoscere le istituzioni dello Stato italiano e loro collocazione nel territorio 2) Conoscere le funzioni e i poteri degli organi dello Stato italiano 3) Conoscere i principali avvenimenti della storia italiana CNOS-FAP / CIOFS-FP 124 Denominazione Organizzazione visita culturale 4) Conoscere le tappe fondamentali della cultura cristiana 5) Conoscere le principali basiliche e i luoghi storici che testimo- niano la cultura cristiana nella città d’arte prescelta. 6) Conoscere le linee essenziali dei principali stili architettonici presenti nella città d’arte prescelta 7) Utilizzare gli strumenti informatici per ricercare informazioni, itinerari, per preparare una brochure di descrizione del viaggio e per preparare una presentazione finale 8) Tracciare un itinerario partendo dalla cartina della città 9) Utilizzare i mezzi pubblici e sviluppare la capacità di orienta- mento 10) Stare in gruppo e rispettare le regole 11) Chiedere informazioni in modo corretto 12) Predisporre e gestire un piccolo budget di spesa 13) Arricchire il proprio vocabolario con i termini specifici appresi nel corso della UdA 14) Capire l’eventuale descrizione di un monumento in inglese Allievi del terzo anno formativo. Non sono previsti prerequisiti. La durata dell’U.d.A. è prevista in circa 40 ore da svolgersi a fine anno � Presentazione dell’U.d.A. � Presentazione dei luoghi da visitare anche attraverso l’ausilio di videocassette o altri strumenti multimediali (CD-ROM, ecc.) � Raccolta materiali da internet � Analisi delle piante della città e dei luoghi da visitare � Predisposizione dell’itinerario � Elaborazione del budget di spesa � Visita guidata ai luoghi prescelti � Realizzazione glossario dei termini giuridici appresi durante la vi- sita � Stesura relazione finale sulla visita � Presentazione dell’esperienza ad altri allievi Tutor-coordinatore: supporto organizzativo e rapporti con le fa- miglie. Formatore area storico-socio-economico: responsabile dell’Unità di Apprendimento. Contesto storico di riferimento, conoscenza dei rapporti tra la persona e l’ordinamento dello Stato italiano, i diritti Obiettivi specifici di apprendimento segue: Sequenza in fasi ed esperienze Destinatari Tempi di svolgimento Risorse umane “GUIDA” ALIMENTAZIONE 125 Denominazione Organizzazione visita culturale del cittadino, i principi garantiti dalla Costituzione, tutela della digni- tà e della centralità dell’essere umano nella dottrina Cristiana. Formatore area dei linguaggi: sviluppo delle capacità di: - organizzare un lavoro di gruppo; - di sintesi nell’elaborare relazioni scritte ed orali sull’evento; - comunicare e gestire relazioni. � Laboratorio di informatica � Videoregistratore per visionare eventuali VHS trovati in emeroteca Materiali CNOS-FAP / CIOFS-FP 126 3.2 UNITÀ DI APPRENDIMENTO “Analisi del mercato e della concorrenza/panetteria” Terzo anno Compito / prodotto Denominazione Realizzazione prodotto professionale Obiettivi formativi Obiettivi specifici di apprendimento Sequenza in fasi ed esperienze Tempi di svolgimento Destinatari Visitare il banco panetteria in 3 supermercati ed elaborare una tabella Excel per confrontare le valutazioni date dagli alunni su: � Aspetto visivo (giudizio estetico, pulizia) � Gentilezza del banconista (livello di servizio) � Igiene (il b. indossa il cappello, usa le pinze) � Visibilità della lista degli ingredienti � Scegliere 10 prodotti nei 3 supermercati di cui confrontare aspetto (individuare gli eventuali 7 difetti del pane) e costo � Promuovere negli allievi la capacità di abituarsi a ragionare sul perché e sul come di problemi pratici e astratti, isolando cause ed effetti e di maturare competenze di giudizio e di valutazione, abi- tuandosi ad associare e classificare in diversi livelli gerarchici i vari aspetti di un problema � Promuovere nell’allievo un atteggiamento che tende a schematiz- zare concetti diversi ed a ricondurli a fattispecie astratte di riferi- mento applicabili a diverse realtà 1) Utilizzare correttamente il linguaggio proprio della professione 2) Produrre esaustive relazioni scritte per descrivere una propria esperienza e illustrare le caratteristiche di un prodotto 3) Riconoscere i 7 difetti del pane Allievi del terzo anno dei corsi di qualificazione professionale, con conoscenze e capacità acquisite durante il secondo anno La durata dell’UdA è prevista in circa 40 ore. Come periodo di svolgi- mento si consiglia di farlo nella prima metà dell’anno. � Presentazione sintetica del lavoro da svolgere � Preparazione della tabella Excel � Visita ai supermercati e raccolta dei dati � Compilazione della tabella � Autovalutazione del lavoro eseguito � Presentazione alla classe � Valutazione finale di tutto il lavoro svolto “GUIDA” ALIMENTAZIONE 127 Denominazione Realizzazione prodotto professionale Risorse umane Tutor-coordinatore: cura l’aspetto relazionale di questa attività e la gestione della comunicazione Formatore dell’area scientifica: responsabile dell’UdA, norme HACCP, merceologia Formatore dell’area professionale: caratteristiche organolettiche dei prodotti alimentari Formatore dell’area tecnologica: tabella Excel Attrezzature laboratorio informaticoMateriali CNOS-FAP / CIOFS-FP 128 3.3 UNITÀ DI APPRENDIMENTO “Carta del pane (associare un tipo di pane ad una specifica pietanza)” Terzo anno Compito / prodotto Denominazione Realizzazione prodotto professionale Obiettivi formativi Obiettivi specifici di apprendimento Tempi di svolgimento Destinatari Ideazione e realizzazione di 3 abbinamenti di determinati tipi di pane a tre tipi diversi di companatico con connotazioni territoriali (gli allie- vi produrranno i pani o il companatico a seconda dell’indirizzo pro- fessionale). Presentazione dei risultati della ricerca alla classe. � Stimolare la ricerca di documentazione quale supporto per il pro- prio lavoro � Sviluppare abilità e caratteristiche personali che portino in segui- to alla personalizzazione dei percorsi lavorativi secondo scelte proprie � Promuovere negli allievi la capacità di affrontare un tema e di ge- stirlo e svilupparlo nei suoi diversi aspetti, attraverso l’utilizzo di diverse competenze � Promuovere negli allievi l’utilizzo di strumenti informatici per otte- nere documentazione, elaborare grafici ed immagini, riprodurre immagini e riutilizzarle, scrivere ed archiviare � Offrire agli allievi strumenti per prendere consapevolezza del pas- sato, riconoscerne la permanenza nel presente e far tesoro di que- ste consapevolezze per la soluzione dei problemi che si incontra- no e per la progettazione del futuro � Stimolare gli allievi alla riscoperta della tradizione storico-sociale e culturale della propria realtà � Sviluppare la capacità di aprirsi alle diverse realtà culturali 1) Realizzare ricerche storico–culturali con successiva elaborazio- ne progettuale 2) Utilizzare risorse multimediali 3) Conoscere la cultura alimentare locale in relazione alla cultura nazionale 4) Sviluppare e raffinare il senso del gusto dell’allievo Allievi del terzo anno La durata dell’UdA è prevista in circa 40 ore. Come periodo di svol- gimento si consiglia di farlo nella seconda parte del terzo anno “GUIDA” ALIMENTAZIONE 129 Denominazione Realizzazione prodotto professionale Sequenza in fasi ed esperienze Risorse umane Materiali � Presentazione dell’attività � Ricerca informazioni (biblioteca, Internet) � Compilazione di relazione contenente la descrizione degli abbinamenti e sintesi del lavoro di ricerca effettuato � Preparazione dei prodotti alimentari di competenza � Presentazione alla classe dei prodotti alimentari ed esposizione del- la relazione Tutor-coordinatore: responsabile delle parti espressive e di presen- tazione del lavoro Formatore dell’area professionale: responsabile dell’UdA, presenta- zione del piano di lavoro, valutazione del prodotto supporto tecnico Formatore dell’area tecnologica: supporto informatico � Laboratorio di informatica � Laboratorio di panetteria � Laboratorio di trasformazione degli alimenti CNOS-FAP / CIOFS-FP 130 3.4 UNITÀ DI APPRENDIMENTO “Organizzazione di un buffet” Terzo anno Compito / prodotto Denominazione Sviluppo di attività di ordine sociale Obiettivi formativi Obiettivi specifici di apprendimento Destinatari Gli allievi realizzano in autonomia operativa un servizio di buffet per le varie classi della scuola e corpo docente, decidendo il menù, pre- parando piatti base e pane sia semplice che artistico, allestendo il buffet e servendo i partecipanti. Ai partecipanti viene richiesto di compilare una scheda di valutazione (preparata dagli allievi) per poi discuterne in classe. � Favorire il lavoro organizzativo di gruppo e stimolare gli allievi ad individuare i vantaggi della cooperazione � Sviluppare abilità e caratteristiche professionali nel campo della ristorazione � Adottare comportamenti adeguati alle norme igieniche e di si- curezza � Svolgere lavorazioni di panetteria, pasticceria, trasformazione de- gli alimenti � Sviluppare nell’allievo il senso di appartenenza alla comunità professionale � Accrescere nell’allievo la consapevolezza che egli, dopo aver ap- preso i concetti chiavi, è in grado di organizzare autonomamente un evento sociale di tipo catering � Stimolare la creatività personale dell’allievo ed il suo senso estetico � Condurre gli allievi ad essere consapevoli delle proprie capacità, attitudini ed aspirazioni e delle condizioni di realtà che le possono valorizzare e realizzare � Promuovere capacità di interazione con compagni e formatori in modo corretto, assumendo un comportamento rispettoso e soli- dale e riconoscendo il proprio ruolo 1) Allestire e gestire il buffet 2) Porzionare e presentare il prodotto alimentare 3) Predisporre i prodotti alimentare per l’offerta 4) Fornire informazioni relativamente ai prodotti alimentari del buffet 5) Utilizzare eventuali valutazioni negative per migliorare Allievi del terzo anno 100 oreTempi di svolgimento “GUIDA” ALIMENTAZIONE 131 Denominazione Realizzazione prodotto professionale Sequenza in fasi ed esperienze Risorse umane Materiali � Pianificazione del menu � Pianificazione del buffet � Preparazione della scheda di valutazione � Preparazione prodotti alimentari che possono essere conservati per alcuni giorni � Preparazione prodotti alimentari non conservabili � Allestimento del buffet � Servizio di sala � Raccolta della valutazione degli ospiti � Discussione in classe delle valutazioni ottenute ed analisi degli aspetti da migliorare Tutor-coordinatore: coinvolgimento, supporto, motivazione dei grup- pi, sviluppo di tutti gli aspetti relativi allo sviluppo delle capacità personali coinvolte. Formatore dell’area professionale: responsabile dell’unità di ap- prendimento, presentazione del piano di lavoro, laboratorio ed espe- rienza pratica Formatore dell’area dei linguaggi: cura l’elaborazione delle doman- de della scheda di valutazione � Laboratorio di trasformazione degli alimenti � Laboratorio di panetteria e pasticceria � Tavoli e tovagliati per buffet � Posateria, bicchieri e stoviglie (in metallo/vetro/ceramica oppure plastica) CNOS-FAP / CIOFS-FP 132 BIBLIOGRAFIA ARTO A., La persona umana trova la sua ricchezza. Operatori e destinatari: ricchezze a confronto, Roma, AIPRE, 2002, 54. ARTO A., La valutazione educativa: esigenze e presupposti psicologici, in: “Orientamenti pedagogici”, 39 (1992) 617-642. ARTO A., Psicologia dello sviluppo. I. Fondamenti teorico-applicativi Roma, AIPRE, 2002. BECCIU M. - Colasanti A.- CNOS-FAP, La promozione delle capacità personali, teoria e prassi, Istituto Salesiano Pio XI, Roma, 2003 BOLDIZZONI D. – MANZOLINI L. (a cura di), Creare valore con le risorse umane. la forza dei nuovi paradigmi nella direzione del personale, Milano, Guerini&Associati, 2000. COOPER C. L. (Ed.), Theories of Group Process, London, New York, John Willy & Sons, 1975. ENTE NAZIONALE PER LA FORMAZIONE E L’AMBIENTE - ENFEA, Indagine Nazionale sui Fabbisogni Formativi nella Piccola e Media Industria Privata, Rapporto finale di progetto, Tipolito Subalpina, Rivoli (TO), 2003 GRISOLIA A., MANZOLINI L., Dalle competenze alle professioni aziendali, in: BOLDIZZONI D. – MANZOLINI L. (a cura di), Creare valore con le risorse umane. la forza dei nuovi paradigmi nella direzione del personale, Milano, Guerini&Associati, 2000, 38. KOLB D. A. – FRY R., Towards an Applied Theory of Experiential Learning, in: COOPER C. L. (a cura di.), Theories of Group Process, London, New York, John Willy & Sons, 1975, 33-57. Legge 14 febbraio 2003, n. 30, Delega al governo in materia di occupazione e mercato del lavoro, in GU n. 47 del 26.2.2003 Legge 28 marzo 2003, n. 53, Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istru- zione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professiona- le, in GU n. 77 del 2.4.2003. Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, in GU n. 248 del 24.10.2001. MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA, Il patentino a scuola, in: www.istruzione.it/patentino/lineeguida.html, 2004, 1-8 NICOLI D. (a cura di), Linea guida per la realizzazione di percorsi organici di istruzione e formazione professionale, Roma, Tipografia Pio XI, 2004. REYNERI E., Sociologia del mercato del lavoro, Bologna, Il Mulino, 2002. “GUIDA” ALIMENTAZIONE 133 INDICE Introduzione 3 PARTE I: PRESENTAZIONE E CRITERI METODOLOGICI 1. Impostazioni generali 13 1.1. Valenza educativa del lavoro nella prospettiva del PECUP 13 1.2. Impostazione metodologica 16 1.2.1 Modello di apprendimento 16 1.2.2 Struttura delle UdA 18 1.2.3 Collocazione della guida nel quadro generale delle risorse 19 1.3. Indicazioni circa la valutazione e la gestione del portfolio 19 1.3.1 Inquadramento di base 20 1.3.2 Livelli della valutazione: auto ed eterovalutazione 20 1.3.3 Portfolio 22 1.3.4 Aspetti operativi 23 1.4. Indicazioni circa l’esame finale di qualifica 30 1.4.1 Definizione 30 1.4.2 Collocazione 30 1.4.3 Natura 30 1.4.4 Struttura dell’esame 31 1.4.5 Punteggi relativi alle diverse prove 31 2. Presentazione della comunità professionale 32 2.1. Natura economica, sociale e culturale della comunità 32 2.1.1 Produzione e preparazione 34 2.1.2 Trasformazione 34 2.1.3 Vendita, distribuzione e marketing 35 2.2. Comunità professionale in prospettiva formativa 40 2.3. Figure professionali, livelli e continuità 43 2.4. Indicazioni su laboratori, stage e alternanza 58 PARTE II: GUIDA PER IL PIANO FORMATIVO 1. Scheda per il piano formativo 65 2. Prospettiva temporale: flow chart 79 PARTE III: DESCRIZIONE DELLE U d A 1. Unità di apprendimento per il primo anno 87 1. “Dossier sulla comunità professionale” 89 2. “Confezionamento di un sacchetto di carta” 92 3. “Analisi del mercato e della concorrenza / gastronomia” 93 4. “Acquisto di un food-processor” 95 5. “Organizzazione di una festa di fine anno” 97 2. Unità di apprendimento per il secondo anno 101 1. “Scheda di presentazione dell’attività estiva” 103 2. “Conseguimento della patente del motorino” 106 3. “Organizzazione di un viaggio” 113 4. “Comparazione di pasta sfoglia prodotta (a mano ed a macchina) dagli allievi” 115 5. “Realizzazione di una festa di fine anno” 117 3. Unità di apprendimento per il terzo anno 121 1. “Visita culturale ad una città d’arte italiana” 123 2. “Analisi del mercato e della concorrenza / panetteria” 126 3. “Carta del pane (associare un tipo di pane ad una specifica pietanza)” 128 4. “Organizzazione di un buffet” 130 BIBLIOGRAFIA 132

Sintesi della linee guida per la realizzazione di percorsi organici nel sistema dell'istruzione e della formazione

Autore: 
Dario Nicoli
Categoria pubblicazione: 
Progetti
Anno: 
2004
Numero pagine: 
90
SINTESI DELLE LINEE GUIDA PER LA REALIZZAZIONE DI PERCORSI ORGANICI NEL SISTEMA DELL’ISTRUZIONE E DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE A cura di Dario NICOLI Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 1 &7�FQRV��SB�B���SGI � ������������������ Tip.: Istituto Salesiano Pio XI - Via Umbertide, 11 - 00181 Roma Tel. 06.78.27.819 - Fax 06.78.48.333 - E-mail: tipolito@pcn.net febbraio 2004 Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 2 &7�FQRV��SB�B���SGI � ������������������ 3 PRESENTAZIONE La presente linea guida non nasce da uno studio teorico, ma costituisce la sintesi di un lungo percorso di progettazione e sperimentazione, che ha coinvolto l’intera Federazione CNOS-FAP e l’Associazione CIOFS/FP fin dal 2000. La legge 144/99 ha introdotto la possibilità di assolvere l’obbligo formativo nei percorsi della formazione professionale delineati nell’accordo Stato-Regioni del 2 marzo 2000, provocando un sostanziale rinnovamento del sistema formativo. I percorsi biennali avviati nei Centri del CNOS-FAP e del CIOFS/FP sono stati progettati, monitorati durante il loro svolgimento e nei loro esiti, supportati con materiali didattici: questo processo ha creato un terreno preparato ad accogliere le innovazioni che la legge 53/03 intende introdurre. La linea guida qui presentata rappresenta una sintesi organica di un processo progettuale ed esperienziale, avvalorato dalle riflessioni di studiosi e dal contributo di operatori sul campo. Questo lavoro si propone lo scopo ambizioso di supportare la realizzazione progettuale e pratica di percorsi educativi e formativi nel sistema dell’istruzione e della formazione professionale. Essi trovano l’opportunità di essere sperimentati nei Centri di formazione professionale sulla base dell’accordo quadro del 19 giugno 2003 e dei successivi protocolli d’intesa regionali. La mediazione, che ha portato all’Accordo quadro per l’offerta formativa speri- mentale d’istruzione e formazione professionale, ha avuto come effetto la genericità delle indicazioni operative su alcuni punti essenziali: ciò ha causato, a livello regio- nale, la stipulazione di protocolli attuativi che prevedono la sperimentazione di percorsi formativi sostanzialmente differenti, non confrontabili a livello nazionale, con il pericolo di prefigurare tanti sistemi d’istruzione e formazione professionale quante sono le regioni italiane. Infatti, tali percorsi non sono solo differenziati, ma progettati partendo da presupposti contrapposti. Il presente progetto tende, invece, a dare una visione organica degli interventi di istruzione e formazione professionale a partire dall’impianto normativo, descri- vendo l’insieme delle offerte formative e le diverse tipologie d’intervento, per ren- dere possibile la creazione di un sistema "nazionale" d’istruzione e di formazione professionale di competenza e gestione regionale. La nostra proposta prevede, inoltre, che la gestione regionale del sistema privilegi, permetta e sostenga, nella prospettiva costituzionale dell’autonomia e della sussidiarietà, la progettualità e la capacità realizzativa di quanti operano con competenza nel settore, per evitare il passaggio dal centralismo scolastico statale a quello regionale, ancora più dannoso e involutivo. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 3 &7�FQRV��SB�B���SGI � ������������������ 4 In questa prospettiva di sussidiarietà, la presente linea guida non si propone come pacchetto preconfezionato di idee o come un modello immutabile di percorso, ma come punto di partenza per sollecitare e sostenere le capacità progettuali e realizzative degli operatori, tracciando una linea comune di esperienza, che possa divenire la base per ripensare in modo aggiornato e utile per i giovani di oggi il sistema di istruzione e di formazione professionale nella prospettiva tracciata dalla legge 53/03. Questo sforzo permetterà ai ragazzi che iniziano il percorso del secondo ciclo, che comprende il sistema dei licei e il sistema dell’istruzione e della formazione professionale, di trovare una pluralità di percorsi in riposta alle loro differenziate capacità e inclinazioni, in modo che tutti possano prepararsi alla vita adulta con una cultura e una professionalità adeguate, testimoniate dal consegui- mento di un diploma o di una qualifica. Questo lavoro non sarebbe stato possibile senza che operatori di formazione professionale si fossero generosamente impegnati sia nella progettazione sia nella realizzazione dei percorsi prima biennali e poi triennali. A loro va il grazie per l’impegno, la dedizione, l’apporto di esperienza e concretezza. Un grazie particolare al Prof. Dario Nicoli, che ha coordinato e curato la stesura di questo lavoro, arricchendolo con un notevole contributo di idee e valorizzandolo con la propria esperienza e professionalità. La presente versione sintetica della linea guida costituisce un aiuto rivolto a tutti coloro che sono interessati a conoscere il nuovo sistema di istruzione e formazione professionale. In questo momento di proposte disparate, contraddittorie e ispirate a pregiudizi ideologici vi si trovano espresse con pacatezza le linee essenziali e i principi che possono condurre a un vero rinnovamento del nostro sistema educativo. La versione completa della stessa linea guida darà un supporto pratico a chi è direttamente interessato allo studio, alla progettazione e alla realizzazione dei percorsi nel sistema dell’istruzione e della formazione professionale. Le sedi nazionali del CIOFS/FP e del CNOS-FAP Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 4 &7�FQRV��SB�B���SGI � ������������������ 5 INTRODUZIONE Un nuovo inizio I Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea in occasione del Consiglio europeo di Lisbona nel marzo 2000 hanno individuato la conoscenza come obiet- tivo strategico per un’economia dinamica e competitiva. Per raggiungere tale meta strategica il Consiglio europeo ha concordato un piano, in cui stabilisce obiettivi, mobilita e concentra risorse, fissa scadenze. Il piano si incentra sull’apprendimento per l’occupazione attraverso un’istruzione e una formazione di migliore qualità. Vi è un chiaro nesso tra livelli di istruzione e formazione e prospettive occupazionali; pertanto un quadro politico europeo in materia d’istruzione e formazione è stato messo a punto da ogni Paese membro per migliorare i sistemi, rendere più facile l’accesso all’apprendimento ed innalzare il livello delle competenze. La priorità assegnata alla riforma del Sistema Educativo di Istruzione e For- mazione per l’Italia si inserisce nel quadro di tale impegno. L’elemento proprio, peculiare della legge 53, concerne l’idea di educazione che viene posta a fondamento dell’intera normativa. Esso viene espresso chiara- mente nell’articolo 1, là dove si intende “favorire la crescita e la valorizzazione della persona umana, nel rispetto dei ritmi dell’età evolutiva, delle differenze e dell’identità di ciascuno e delle scelte educative della famiglia, nel quadro della cooperazione tra scuola e genitori, in coerenza con il principio di autonomia delle istituzioni scolastiche e secondo i principi sanciti dalla Costituzione”. Ed inoltre nell’articolo 2, dove si afferma che “è promosso l’apprendimento in tutto l’arco della vita e sono assicurate a tutti pari opportunità di raggiungere elevati livelli culturali e di sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abi- lità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte personali, adeguate all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, anche con riguardo alle dimensioni locali, nazionale ed europea”. Si tratta di un principio educativo personalistico, che non riguarda solo le affermazioni di principio, ma si concretizza in scelte progettuali, metodologie e strumenti. Il riferimento dei percorsi al profilo educativo, culturale e professionale, la piena libertà e responsabilità degli educatori in ordine agli obiettivi formativi, alla didattica ed alla valutazione, la centratura di tutto l’impianto sull’apprendi- mento personalizzato, coinvolgendo nell’opera educativa tutti i soggetti interessati, in particolare quelli presenti nel territorio, tutto ciò delinea una nuova stagione che vede nell’educazione un impegno significativo, condiviso, responsabile, aperto ai diversi apporti. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 5 &7�FQRV��SB�B���SGI � ������������������ 6 Occorre dotare le persone di una moderna cultura in grado di superare la visione illuministica dell’enciclopedismo e della “testa piena” di nozioni, per una nuova concezione che mira piuttosto ad una persona dalla “testa ben fatta” in grado di cogliere le connessioni tra saperi, di porsi di fronte alla realtà in una prospettiva attiva, in grado di apprendere continuamente e creativamente dal- l’esperienza (Morin, 2000). Si impone la questione cruciale che sta alla base di ogni autentica ed efficace formazione umana nel tempo della cosiddetta “società cognitiva”: la capacità di vivere la realtà non come un qualcosa di già compiuto che richiede solo una assi- milazione, ma come un processo in continuo cambiamento, la cui comprensione può avvenire unicamente se la persona si pone nei confronti di essa in una prospet- tiva di partecipazione e di “pensiero attivo e costruttivo”. La metodologia propria della formazione professionale (FP), nel momento in cui consente di avvicinare i saperi attraverso l’esperienza diretta, secondo quadri di apprendimento concreti, basati su compiti reali, facilmente comprensibili dalle persone e vicini al loro mondo di vita, consente di sviluppare metodologie aperte, diffusive, capaci di adattamento anche in contesti scolastici che intendano perse- guire una decisa innovazione metodologica. Si tratta di passare dal paradigma dell’“insegnamento” a quello dell’“appren- dimento”, specie in una logica di personalizzazione. In questo senso, l’esperienza della formazione professionale appare impor- tante anche al di là del ristretto spazio che questa denominazione assume nel con- testo formativo nazionale, specie se consideriamo questi ultimi anni turbolenti e difficili. La riconsiderazione del valore metodologico e sociale della formazione pro- fessionale ha significato per molti un veloce ripensamento della propria posizione, cercando di rimontare un ritardo che si va facendo grave specie in considerazione dei nuovi sviluppi legislativi. Va peraltro detto che il sistema italiano presenta una particolare arretratezza culturale, data dalla tendenza a concepire “cultura” solo ciò che viene fornito dalla scuola, mentre ogni riferimento al lavoro è visto al più come “pratica” attribuendo a tale termine tutto il significato svalutante che si può intuire dall’espressione uti- lizzata. Questa arretratezza è una delle cause delle scarse performance del sistema italiano se comparato a quello dei Paesi con cui ci confrontiamo sul piano istituzio- nale, sociale ed economico, ed in particolare della grave piaga dell’“insuccesso formativo” che porta ad avere il 32% dei giovani diciannovenni senza alcun titolo né qualifica professionale, mentre circa il 55% degli adulti svolge attività lavora- tive lontane dal percorso di studio completato. La stagione che si apre consente di configurare un sistema unitario di istru- zione e formazione professionale dal carattere pedagogico, istituzionale, continua- tivo, di pari dignità rispetto al sistema dell’istruzione, con il quale esso risulta va- riamente interrelato. Questa fase, che può costituire un “nuovo inizio” per la for- mazione professionale, si connette a quella della regionalizzazione che ha portato Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 6 &7�FQRV��SB�B���SGI � ������������������ 7 all’approvazione della legge 21 dicembre 1978, n. 845 – Legge quadro in materia di formazione professionale, ovvero il massimo punto conseguito dal secondo dopoguerra in ordine alla modernizzazione del sistema. L’esito cui si è giunti, ovvero la configurazione di un sistema di istruzione e formazione professionale, ha potuto trarre insegnamento dalla applicazione di una impostazione differente, che possiamo definire come “modello integrato” attuata a seguito della approvazione della legge 9/99. La ricerca elaborata durante il monito- raggio sugli allievi dei corsi di formazione professionale iniziale di quel periodo ha riscontrato che ben il 70% circa degli stessi si trovava in una situazione di difficol- tà dal punto di vista scolastico in quanto semplicemente “prosciolti dall’obbligo”. Questo elemento, unito alla quasi assenza di casi di “passerella” (da e verso la scuo- la, da e verso l’apprendistato e il lavoro), ha segnalato un effetto “perverso” della legge 9/99 sull’innalzamento dell’obbligo di istruzione che ha penalizzato maggior- mente proprio gli adolescenti più svantaggiati e in difficoltà. Con il rischio di vede- re tali adolescenti abbandonare precocemente il ciclo intrapreso, al termine del primo anno obbligatorio, con una perdita significativa di risorse materiali e motiva- zionali, al punto da pregiudicare in taluni casi perfino la possibilità di proseguire il proprio percorso formativo nella medesima FP (Malizia, Nicoli, Pieroni, 2002). Va detto che il modello integrato, mentre non riconosce il valore educativo e culturale della formazione professionale, riduce la possibilità di scelta dei giovani e ripropone, aggravandoli, i problemi che sia pure intenzionalmente intende risolvere. Di contro emerge il disegno proposto prima dal “Rapporto finale del Gruppo Ristretto di lavoro costituito con D.M. 18 luglio 2001, n. 672” (cosiddetto “rap- porto Bertagna”) e successivamente dalla legge 53 del 28 marzo 2003, Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essen- ziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale (“riforma Moratti”), disegno fondato sulla “natura pedagogica, l’identità curricolare e la fi- sionomia istituzionale di un percorso graduale e continuo di Istruzione/Formazione secondaria e superiore parallelo a quello di Istruzione secondaria e superiore, dai 14 ai 21 anni, con esso integrato a livello di funzioni di sistema e ad esso pari in dignità culturale ed educativa”. Tale impostazione si fonda sul principio del successo formativo, così espresso all’art. 2, comma 1, lettera c) della legge 53/2003: “è assicurato a tutti il diritto al- l’istruzione e alla formazione, per almeno 12 anni o, comunque, sino al consegui- mento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età”. Ciò è confermato dalla chiara ispirazione educativa e personalistica della legge che mira a “favorire la crescita e la valorizzazione della persona umana, nel rispetto dei ritmi dell’età evolutiva, delle differenze e dell’identità di ciascuno e delle scelte educative della famiglia, nel quadro della cooperazione tra scuola e genitori” (art. 1, comma 1) ed a promuovere “l’apprendimento in tutto l’arco della vita e assicurare a tutti pari opportunità di raggiungere elevati livelli culturali e di sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte personali, adeguate all’inserimento nella vita sociale e Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 7 &7�FQRV��SB�B���SGI � ������������������ 8 nel mondo del lavoro, anche con riguardo alle dimensioni locali, nazionale ed europea” (art. 2, comma 1, lettera a). Gli Enti di formazione professionale, con il contributo di CNOS-FAP e CIOFS/FP hanno favorito tale evoluzione specie attraverso un progetto pilota di formazione triennale, sulla falsariga del progetto biennale precedente, ma con un’impostazione più aperta e di taglio palesemente educativo e sociale. Sulla falsariga di tale proposta, si sono potute realizzare iniziative sperimen- tali concertate tra Governo nazionale ed alcune Regioni. Occorre peraltro passare dalla sperimentazione al disegno ordinario; questa prospettiva propone una serie di impegni dal valore rilevante: • Va assicurata ai giovani un’offerta integrale che non si limiti ai soli corsi di formazione, ma che renda possibile una prospettiva formativa aperta, flessibile, centrata sulle persone, in grado di creare circolarità tra formazione iniziale e formazione lungo tutto il corso della vita, in una logica che coinvolga i diversi soggetti della vita civile, sociale ed economica. Per fare ciò è necessario impe- gnarsi affinché il sistema che si va creando sia completo in senso verticale (fino alla formazione superiore) ed orizzontale (orientamento, alternanza, laboratori di recupero e sviluppo degli apprendimenti, formazione in servizio, educazione e formazione permanente). • Occorre realizzare il più possibile laboratori di apprendimento (culturali, sociali, professionali) basati su compiti/prodotti reali – condivisi dagli allievi – che richiedano una integrazione delle diverse discipline o aree formative coin- volte. Infatti ogni attività operativa si coniuga sempre con una riflessione sui significati dell’agire, mentre ogni sapere teorico deve trovare continuo colle- gamento ed applicazione in azioni concrete. Va mirata la sperimentazione di un nuovo approccio didattico basato su un asse formativo definito dei “centri di interesse” (personale, sociale, lavorativo), con una metodologia didattica attiva, in forza di un approccio amichevole che valorizza l’esperienza dei giovani e conduce in modo induttivo verso traguardi di sapere soddisfacenti orientati a compiti concreti, valutati sulla base di prodotti/capolavori. • La prospettiva su cui operare è quella non già del Centro aurtoreferenziale, quanto della rete formativa che richiede uno stile di autentica cooperazione tra diversi soggetti in un disegno di sistema unitario. In questo momento il destino del CIOFS/FP e del CNOS-FAP è strettamente legato a quello degli altri Enti, degli Istituti di istruzione e formazione professionale, delle Regioni e di tutti coloro che operano nel sistema. La soluzione organizzativa preferibile è quella aperta, flessibile, che riconosca il contributo altrui e lo valorizzi in un disegno educativo e sociale nello stesso tempo. • Uno sforzo particolare va rivolto all’azione culturale, poiché il nostro Paese è diviso tra una parte che difende la “Cultura” contro la pratica, ed un’altra che crede solo nell’attività concreta relegando la cultura al ruolo di hobby per una minoranza di intellettuali. È questa la vera divisione nazionale, contro la quale Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 8 &7�FQRV��SB�B���SGI � ������������������ 9 occorre agire dimostrando che le mani sono la via per il cuore, la mente e l’a- nima, e che l’essere umano è unitario. Fare educazione oggi significa dedicare la massima cura ai giovani, ma anche assicurarsi che tutti i soggetti coinvolti in questa esperienza (genitori, insegnanti, imprenditori, amministratori della cosa pubblica) apprendano il senso della pedagogia dell’esperienza che è insieme azione e riflessione critica e migliorativa su di essa. • Accanto al ruolo culturale ve n’è un altro, forse poco praticato nel passato: quello politico ovvero di accompagnamento delle istituzioni e degli Enti perché siano consapevoli di una chiamata di grande responsabilità per i gio- vani e la società. Si tratta di un mondo che è tentato da un lato dalla spendibi- lità immediata delle opportunità del sistema ai fini del consenso, ma anche dalla strumentalizzazione dell’educazione a fini politici, come opzione di una parte contro l’altra, e viceversa. Inoltre, vi è la tentazione amministrativa, che finisce per ereditare i vizi di una scuola che agiva esclusivamente in forza di leggi e circolari provenienti dall’alto. L’opera educativa è propria della società civile, e ciò necessita di personale politico ed amministrativo di grandi vedute, con forte sensibilità circa il proprio territorio, capace di agire in forza di un ruolo “regolatore” che richiede il riconoscimento delle risorse, la loro valoriz- zazione, l’indirizzo dei vari fattori in gioco verso obiettivi di qualità e di matu- razione. Nella stagione vorticosa che stiamo vivendo ci è data la possibilità di collabo- rare alla costruzione di un sistema educativo aperto, nella prospettiva pluralistica, per il miglior bene dei giovani. La posta in gioco è chiara: fare dell’educazione un valore e impegno che coinvolge l’intera società ed i suoi soggetti, rimettendo al centro la naturale propensione generativa ed educativa che è patrimonio potenziale di tutti, persone ed istituzioni. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 9 &7�FQRV��SB�B���SGI � ������������������ Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 10 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ Parte prima: ASPETTI GENERALI Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 11 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 12 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 13 1. Presupposti di base La presente linea guida si pone il fine di fornire al personale della formazione, agli allievi, alle famiglie, agli enti pubblici, alle imprese ed agli altri partner coin- volti un modello di riferimento per la realizzazione dei nuovi percorsi di istruzione e formazione professionale. In tale senso, si intende sostenere l’offerta relativa al sistema di formazione professionale avente impostazione educativa, identità meto- dologica, natura istituzionale, percorsi graduali e continui, definendone le caratte- ristiche generali ed articolando le sue diverse componenti (servizi, organizzazione, risorse umane, accreditamento) nella prospettiva della qualità. Questa linea guida rappresenta il completamento di un percorso che ha visto in una prima tappa la realizzazione del progetto sull’obbligo di frequenza di attività formative (legge 144/99) e successivamente i percorsi sperimentali triennali regionali. 1.1. Valenza educativa del lavoro nella prospettiva del PECUP A livello generale, la proposta formativa, coerentemente con il “Profilo edu- cativo, culturale e professionale” (PECUP) e con le “Indicazioni regionali”, mira alla crescita ed alla valorizzazione della persona umana come elemento centrale del processo educativo, perseguendo l’elevazione del livello culturale di ciascun cittadino ed il potenziamento delle capacità di ciascuno e di tutti di partecipare ai valori – ivi compresi quelli spirituali – della cultura, del lavoro, della civiltà e della convivenza sociale e di contribuire al loro sviluppo. Tale proposta intende nel contempo rimuovere le cause sociali e culturali che ostacolano il libero e pieno sviluppo della persona umana, con particolare riferimento a quella quota di popolazione che possiede una sensibilità culturale pratica, intesa come possibilità di intervento sulla realtà per modificarla. L’elemento cardine del sistema di istruzione e formazione professionale risiede nella concezione olistica ed educativa del lavoro. Questo è inteso come una realtà composita che si rivela come opera (prodotto), azione personale e sociale e pensiero dell’uomo, ovvero frutto unitario di tutta la persona e, perciò, di ogni fattore che costituisce la realtà umana in quanto cultura. Il lavoro non è concepito come realtà esterna all’uomo, cui esso deve ade- guarsi. È invece una condizione privilegiata attraverso cui il soggetto umano si confronta con la storia viva della civiltà, vive relazioni significative con gli altri, conosce ed esprime se stesso, agisce sulla realtà apportando ad essa un valore ed acquisendo, in tale dinamica, sempre nuove competenze. Per questo, il lavoro è concepito come occasione per l’educazione integrale della persona umana, proprio perché produrre bene, al meglio, qualsiasi cosa presuppone una persona che agisce e pensa coinvolgendo sempre tutta se stessa, l’intero della propria umanità. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 13 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 14 L’esperienza di istruzione e formazione professionale, quindi, consiste nella possibilità di fare esperienza, sul piano educativo, di un lavoro nel quale sia impos- sibile separare la teoria dalla pratica, il corpo dalla mente, la ragione dalla volontà e dai sentimenti, l’educazione intellettuale dall’educazione manuale, affettiva, sociale, espressiva, morale, religiosa, il rapporto economico da quello etico-sociale, l’insegnamento dall’esempio e dalla testimonianza, la ragione strumentale da quella finale, la soggettività autonoma dalla relazione, l’indipendenza dalla dipendenza, l’istruzione dalla formazione professionale, la cultura generale da quella specifica e specialistica professionale. Così inteso, il lavoro è considerato dai percorsi educativi dell’istruzione e formazione professionale il giacimento educativo, culturale e didattico privilegiato che si propone all’allievo sotto forma di compiti-problemi che suscitano in esso il desiderio di mettersi alla prova in modo attivo e responsabile sapendo trovare quelle risposte che consentano di trasformare le proprie potenzialità in competenze che valorizzano conoscenze (sapere) e abilità (saper fare) consolidate nei saperi disciplinari e interdisciplinari, testimoniando in tal modo il contributo esclusivo, originale e creativo che ciascun essere umano porta anche quando svolge e ripete lo stesso lavoro di un altro. Tale impostazione comporta in primo luogo l’obbligo di organizzare i percorsi educativi dell’istruzione e formazione professionale con un sistematico coinvolgi- mento in sede di progettazione, di svolgimento e di verifica del mondo del lavoro. Inoltre essa implica considerare il lavoro, con i suoi compiti e i suoi problemi reali, come oggetto critico di studio, e verificare se, come e quanto esso consente di realizzare le finalità del “Profilo educativo, culturale e professionale” nonché gli obiettivi generali del processo formativo e gli obiettivi specifici di apprendimento dettati nelle “Indicazioni regionali per i piani di studio”. Ancora, questa imposta- zione conduce a una visione del lavoro come realtà viva, non formale, che cresce con la persona, dentro la complessità sociale ed economica nella quale si svolge. A causa di ciò, i percorsi dell’istruzione e formazione professionale abituano a considerare mai concluso ed autosufficiente l’apprendimento di qualsiasi lavoro, e aprono alle consapevolezze dell’educazione permanente e ricorrente che deve diventare una costante per tutti nella società e nel lavoro. Infine, quanto affermato conduce ad una visione della competenza come di- mensione della persona umana sempre situata, perciò mai definibile astrattamente a priori, ma, come tale, verificabile solo a posteriori e inoltre sempre bisognosa, per essere riconosciuta, di persone competenti che la certifichino in azione grazie al loro giudizio. 1.2. Obiettivi generali del processo formativo alla luce del PECUP Nel quadro tracciato dal “Profilo educativo, culturale e professionale dello studente alla fine del secondo ciclo di istruzione e di formazione”, ogni singola tipologia dei percorsi educativi dell’istruzione e formazione professionale promuove Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 14 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 15 la trasformazione in competenze personali e professionali dell’insieme delle cono- scenze e delle abilità previste dal suo specifico piano di studi, tenendo presenti innanzitutto i seguenti obiettivi generali del processo formativo: 1) Dall’orientamento all’auto orientamento: ogni allievo, facendo esperienza delle proprie capacità, verificando le proprie scelte rispetto al progetto di vita e di lavoro, approfondisce la conoscenza di sé e si rende a mano a mano prota- gonista diretto e responsabile delle proprie scelte. 2) Riscoperta e riaffermazione dell’unità della cultura: l’insieme delle attività educative e didattiche promosse nei percorsi dell’istruzione e formazione professionale promuove queste consapevolezze e le elabora nella riflessione e nell’azione. 3) Promozione dell’interdisciplinarità: si tratta di partire dalla persona del- l’allievo, dalle sue motivazioni e dai suoi bisogni; di individuare compiti, problemi e progetti per loro natura complessi e interdisciplinari che li coinvol- gono come singolo e come gruppo e scoprire come sia impossibile svolgere i primi, risolvere i secondi e definire i terzi senza superare le partizioni discipli- nari e le segmentazioni professionali. 4) Avvaloramento della storicità e della storicizzazione: l’approccio pedagogico indicato nel PECUP consente ai giovani – che vivono solitamente appiattiti sul presente – di vedere la realtà da un punto di vista che non è immediato, ma che si propone a loro come patrimonio di civiltà che li riguarda, che informa la cultura in tutte le sue manifestazioni, che può cooperare alla loro educazione. 5) Centralità del problema della lingua e dei linguaggi: poiché il fatto lingui- stico non è esclusivo delle lingue, ma appartiene a tutte le espressioni simbo- liche della cultura e del lavoro umani, ogni attività educativa dei percorsi del- l’istruzione e formazione professionale è chiamata ad esplicitare i problemi legati al linguaggio e alla comunicazione all’interno e all’esterno del proprio mondo culturale, sociale e professionale. 6) Consapevolezza dell’analogicità del concetto di scienza: scientificità è “rendere ragione” pubblicamente della realtà che si studia e problematizzare logicamente e socialmente le proprie posizioni e ipotesi rispetto ad essa. Si può essere scientifici, perciò, accostando e risolvendo un problema matematico, ma anche un problema tecnico o un problema estetico. 7) Riconoscimento del valore del conferimento di senso: gli interrogativi esisten- ziali interpellano l’intero dell’esperienza umana. Anche la cultura del lavoro riceve senso dalla libertà e dalla volontà morale di ciascuno. Conferire senso significa scoprire il fine di ciò che si studia e di ciò che si fa; confrontarsi con il perché delle cose, per ciascuno di noi, ma anche per l’insieme della società. 8) Sviluppo della progettualità personale e della cooperazione sociale: una visione culturale ed educativa del lavoro consente alla persona di maturare l’attitudine alla progettazione di sé e delle proprie esperienze di vita, ricer- cando gli aiuti e gli strumenti in grado di fornirgli un apporto significativo. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 15 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 16 1.3. Azioni per conseguire gli obiettivi generali Per il raggiungimento di tale finalità che mirano a sviluppare le capacità delle persone, attraverso il potenziamento di conoscenze e abilità, in modo che possano attuarsi in vere e proprie competenze che consentono l’effettiva partecipazione di tutti i cittadini all’organizzazione politica, economica e sociale nazionale, europea e mondiale, occorre focalizarsi su alcune azioni specifiche: 1) Puntare decisamente a realizzare l’eccellenza nella formazione professionale iniziale; 2) Potenziare l’innovazione nelle metodologie didattiche e nella valutazione con attenzione particolare a: a) “centralità dell’utente-destinatario” già a partire dalle fasi di accoglienza e di orientamento, quest’ultimo inteso anche nel senso di accompagnamento lungo tutto il percorso; b) riduzione della frammentazione delle aree disciplinari e di laboratorio e superamento della didattica per discipline/materie, introducendo processi di apprendimento che creino connessioni e legami significativi in riferimento a situazioni di apprendimento (personale, sociale, lavorativo-professionale, territoriale) significative; c) personalizzazione della proposta formativa e valorizzazione della metodo- logia dell’alternanza, compresa l’esperienza dello stage; 3) Rafforzare la partecipazione delle famiglie in modo da giungere ad una vera corresponsabilità all’interno della comunità formativa; 4) Coinvolgere le imprese circa la realizzazione delle mete formative; 5) Riequilibrare gli interventi di formazione professionale sull’intero territorio nazionale; 6) Valorizzare la produzione di strumenti didattici sotto forma di “Centro risorse per l’apprendimento”; 7) Creare una tradizione di documentazione sistematica delle azioni formative. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 16 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 17 2. Normativa La nuova normativa che delinea il sistema educativo di istruzione e di forma- zione appare il risultato di un lungo percorso di riflessione e di proposte, di cui raccoglie idealmente e culturalmente l’eredità. Ciò è testimoniato dalla forte conti- nuità e coerenza esistente tra la legge 53 del 28 marzo 2003 ed altre normative pre- cedenti che la anticipano e che ne costituiscono i fondamenti: – il DPR n. 275 dell’8 marzo 1999 che contiene norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche; – l’art. 68 della legge 144/99 che introduce l’obbligo formativo con pari dignità tra istruzione, da un lato, formazione professionale e apprendistato dall’altro; – la legge 10 marzo 2000, n. 62 che riconosce la parità scolastica dal punto di vista giuridico; – il nuovo titolo V della Costituzione modificato dalla legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001 che introduce nuove competenze delle Regioni in materia di sistema educativo. 2.1. Il nuovo Titolo V della Costituzione La necessità di delineare un nuovo sistema dei Centri e degli Istituti di istru- zione e di formazione professionale trova il riferimento prioritario nel nuovo titolo V della Costituzione modificato dalla legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001, che, superando l’orizzonte giuridico centralista e statalista tradizionale, determina l’ampliamento del concetto di Repubblica (non più coincidente con lo Stato) ed attribuisce alle Regioni ed alle Province autonome competenze rilevanti in differenti materie. In particolare, le Regioni e le Province autonome acqui- siscono competenza esclusiva in materia “della istruzione e della formazione professionale”, ovvero di tutti quei percorsi del secondo ciclo che presentano un carattere professionalizzante. La valenza di questa norma è di enorme interesse, poiché supera la tradi- zionale distinzione, presente nell’originario linguaggio della Costituzione, tra “scuola”, da un lato, e “istruzione artigiana e professionale” dall’altro, una forma di classificazione che rifletteva una impostazione idealistica, proponendo di contro una nuova classificazione dell’offerta definita da due entità: da un lato la “istruzione” (fatta salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche) che corrisponde all’istruzione inferiore (obbligatoria) ed alla componente non professionalizzante dell’istruzione superiore; dall’altro la “istruzione e formazione professionale” (istituti tecnici, istituti professionali, ma pure i centri di formazione professionale regionale). Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 17 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 18 La distinzione, in altri termini, ridisegna l’intero sistema di offerta, creando una nuova ripartizione non più basata sulla centralità del concetto di “scuola” bensì sul criterio che sottende il carattere dei percorsi. In tal senso, esistono due tipi di percorsi: a) quelli che presentano il carattere di “istruzione” nel senso che forniscono allo studente una visione culturale generale in forza della quale egli può successi- vamente completare gli studi in sede universitaria o di formazione superiore; b) quelli che presentano un carattere “professionalizzante”, ovvero che mirano a dotare la persona di requisiti di competenza tali da consentirle di immettersi nel mercato del lavoro e delle professioni. Il fatto che questi secondi siano di competenza esclusiva delle Regioni e delle Province autonome si spiega a partire dalla caratterizzazione territoriale del mer- cato del lavoro e quindi dalla individuazione della Regione come soggetto in grado di programmare l’offerta formativa professionalizzante in modo più puntuale e coerente con le caratteristiche locali. La competenza regionale dovrà orientarsi verso la programmazione dell’of- ferta e non sui criteri essenziali della stessa, che sono predefiniti dallo Stato. Naturalmente questa programmazione dovrà rispettare i “livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale” (art. 3, punto m) per poter essere coerente con i requi- siti di un sistema nazionale ed europeo. Ciò esclude tendenze neo-centralistiche a carattere regionale, ovvero impostazioni autoreferenziali da parte di Regioni che pensassero se stesse come micro-stati dotati di ogni potere normativo nelle materie di competenza esclusiva. Si tratta di un cambiamento profondo che consente di delineare un ambito di intervento regionale a carattere esclusivo, che spazia dall’obbligo di istruzione (14° anno di età) all’obbligo formativo, fino alla formazione superiore. Ciò è reso evidente dalla legge 53/03 attraverso l’abrogazione sia della legge 9/99 sia della legge 30/2000 e attraverso la specifica richiesta di ridefinizione delle norme sul- l’obbligo formativo (art. 68 della legge 144/99). 2.2. La legge 53/2003 e la costruzione del sistema La legge n. 53 del 28 marzo 2003 (Norme generali sull’istruzione e livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale) propone un ordinamento coerente con il nuovo titolo V della Costituzione, sulla base delle seguenti opzioni: 1) Definizione di un “sistema educativo di istruzione e di formazione” dal carat- tere fortemente promozionale e basato sulla personalizzazione dei percorsi for- mativi, avente il fine di “favorire la crescita e la valorizzazione della persona umana, nel rispetto dei ritmi dell’età evolutiva, delle differenze e dell’identità Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 18 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 19 di ciascuno e delle scelte educative della famiglia, nel quadro della coope- razione tra scuola e genitori, in coerenza con il principio di autonomia delle istituzioni scolastiche e secondo i principi sanciti dalla Costituzione” (art. 1); 2) Riferimento dell’intero percorso a “profili educativi culturali e professionali” ed a “livelli essenziali delle prestazioni” ovvero obiettivi specifici di apprendi- mento, nonché standard e vincoli; 3) Superamento del concetto di obbligo scolastico e di obbligo formativo e loro assorbimento entro la nozione più valida e moderna di diritto/dovere forma- tivo fino ai 18 anni. Si assicura infatti a tutti il diritto all’istruzione e alla for- mazione per almeno 12 anni, ovvero sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età. Inoltre, la fruizione dell’offerta di istruzione e formazione costituisce un dovere legislativamente sanzionato; 4) Presenza nel secondo ciclo del percorso dei licei e del percorso degli istituti dell’istruzione e della formazione professionale, quest’ultimo dotato di natura pedagogica, identità curricolare e fisionomia istituzionale, abilitato a rilasciare titoli di studio progressivi corrispondenti a standard concertati in sede nazio- nale, in grado di offrire un percorso graduale e continuo di pari dignità cultu- rale ed educativa rispetto al percorso liceale; 5) Creazione di un sistema di passaggi tra un percorso e l’altro garantito in ogni momento da strumenti di personalizzazione (tramite LARSA – Laboratori di recupero e sviluppo degli apprendimenti) per gli studenti che hanno superato il quarto anno dei licei verso il sistema dell’istruzione e della formazione superiore, per chi ha scelto il percorso dell’istruzione e della formazione pro- fessionale verso l’università attraverso l’anno di riallineamento; 6) Presenza dell’opzione dell’alternanza formativa, a partire dal quindicesimo anno di età, che consente di conseguire qualifiche e diplomi alternando la formazione in aula e l’esperienza in impresa sulla base di un approccio peda- gogico ed all’interno degli standard definiti. I momenti in azienda sono vere e proprie occasioni di apprendimento e acquisizione di conoscenze e compe- tenze, progettati e monitorati sulla base di intese ed accordi tra organismo formativo ed azienda, in coerenza col profilo di riferimento; 7) Creazione di un sistema di valutazione complesso: la valutazione degli allievi, con la certificazione delle competenze finali acquisite, è affidata esclusi- vamente ai docenti delle istituzioni di istruzione e di formazione frequentate. Il Servizio Nazionale per la Qualità del Sistema Educativo di Istruzione e di Formazione predispone verifiche sistematiche sulle conoscenze e sulle abilità linguistiche, scientifico-matematiche e storico-sociali degli allievi e richieste dai piani di studio nazionali. La scelta, infine, di operare le verifiche soprat- tutto all’inizio del ciclo scolastico successivo piuttosto che alla conclusione del precedente, è motivata dal desiderio di attribuire alle verifiche stesse un carattere promozionale, formativo ed ermeneutico piuttosto che sanzionatorio, sommativo e lineare. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 19 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 20 3. Sistema di istruzione e formazione professionale La legge 53/2003, introducendo un nuovo disegno di sistema educativo di istruzione e formazione e affermando “il diritto all’istruzione e alla formazione per almeno dodici anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età” (art. 2 relativo al “Sistema educativo di istruzione e formazione”), impone alle Regioni di intervenire direttamente, pur in assenza di decreti attuativi, per dare corso a tale diritto-dovere specie in riferimento alle at- tività di formazione professionale regionale che, nella versione precedente, erano concepite in chiave unidirezionale, cioè rivolte esclusivamente al lavoro. La nuova impostazione disegna un sistema unitario, ma nel contempo plurali- stico, di Centri ed Istituti di istruzione e formazione professionale, ovvero una plu- ralità di soggetti che sviluppano un’offerta formativa equivalente, quindi riferita ad una tipologia univoca di titoli: – qualifica professionale (qualificato), – diploma di formazione (tecnico), – diploma di formazione superiore (quadro/tecnico superiore). In questo quadro, appare necessario che il sistema di istruzione e formazione professionale – per essere effettivamente paritario – comprenda un numero consi- stente di Centri ed Istituti in modo da delineare un’opzione interessante e rilevante per l’utenza potenziale. In tal senso, se la collocazione degli Istituti professionali risulta chiara ed uni- voca, gli Istituti tecnici sono chiamati a scegliere se collocarsi nel sistema dei Licei oppure degli Istituti di istruzione e formazione professionale. Si tratta peraltro di un’opzione teorica, poiché sembrerebbe naturale la loro collocazione in questo secondo ambito in quanto organismi che rilasciano titoli professionalizzanti, mentre i licei tecnologici risultano essere organismi di istruzione, senza laboratori professionali, con un profilo propedeutico all’Università. La necessità di dotare ogni persona di una maggiore padronanza di saperi e congiuntamente di una maggiore preparazione professionale deriva dalla crescente importanza sociale dell’informazione, della mondializzazione e dei saperi tecnico- scientifici; ciò impone di intervenire sulla formazione per offrire ai cittadini condi- zioni adeguate di cittadinanza sociale. Il nuovo diritto-dovere di istruzione e formazione ridefinisce ed amplia l’ob- bligo scolastico di cui all’articolo 34 della Costituzione, nonché l’obbligo formativo introdotto dall’articolo 68 della legge 144/99. Tutto ciò richiede l’approvazione di un decreto legislativo ad hoc ed inoltre il reperimento di ulteriori mezzi finanziari per completare un percorso impegnativo sia per le istituzioni che per gli organismi erogativi. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 20 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 21 Attualmente, avendo la legge 53/2003 abrogato la 9/99, i ragazzi in possesso di licenza media non sono più obbligati ad iscriversi al primo anno di una qualsiasi scuola secondaria superiore, ma possono scegliere per la prosecuzione dei loro studi fra il percorso dei Licei (che prosegue poi di norma con quello universitario) e quello degli Istituti di istruzione e formazione professionale ivi compresi i Centri di formazione professionale. Per questi si apre la possibilità immediata di iscri- zione dei quattordicenni nel percorso triennale che consente la continuazione diretta verso il diploma di formazione (un anno) e successivamente verso il di- ploma di formazione superiore (da uno a tre anni), in una prospettiva di “filiera formativa” completa. I quindicenni ed oltre potranno iscriversi ai corsi biennali, a patto che questi ultimi rilascino una qualifica equivalente a quella dei percorsi triennali, valevole per l’ingresso nel mondo del lavoro, ma anche per l’eventuale iscrizione all’anno di diploma di formazione. Tale titolo, come più volte affermato, dà diritto all’iscrizione ai percorsi di istruzione e formazione superiore, ma, nello stesso tempo, alla possibile frequenza dell’anno di riallineamento per l’iscrizione all’Università. Perché i titoli rilasciati siano validi sul piano nazionale (ed europeo), occorre che siano coerenti con il quadro normativo in via di completamento, e precisamente: Ordinamento del sistema di istruzione e formazione professionale Stato Regioni e Province Autonome • Profilo educativo, culturale e professionale dello studente (PECUP), garanzia del diritto, dovere all’istruzione e alla formazione di qualità e di pari dignità garanzia della spendibilità dei titoli rilasciati. • Livelli essenziali delle prestazioni (LEP), condizioni organizzative, gestionali e professionali che ogni Organismo è tenuto ad assicurare agli studenti e alle famiglie. • Standard formativi minimi, uniformi per tutte le Regioni, che indicano la misura minima dei LEP, base dell’accreditamento necessario per poter erogare un’istruzione e formazione compatibile con l’ordinamento. • Indicazioni regionali per i Piani Formativi Personalizzati, che specificano la natura del nuovo sistema di istruzione e formazione professionale ed il suo ordinamento (repertorio delle comunità/profili professionali, durata e articolazione dei corsi, titoli, modalità di certifi- cazione), gli obiettivi generali del processo formativo, gli obiettivi spe- cifici di apprendimento, le modalità per la compilazione del portfolio delle competenze al fine del riconoscimento dei titoli e la gestione dei crediti e dei passaggi, le risorse messe a disposizione degli Organismi accreditati. Il PECUP mira ad assicurare la promozione dell’integralità della persona umana di ogni allievo, e prepararlo ad affrontare la vita in tutte le sue dimensioni, indicando cosa un allievo è e cosa deve essere al termine del ciclo di riferimento. I LEP, in riferimento a specifici standard formativi, indicano gli impegni che il Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 21 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 22 raggiungimento di tale obiettivo finale provoca necessariamente nell’appresta- mento delle prestazioni educative e formative da parte dei soggetti responsabili del governo dei sistemi educativi. Le indicazioni assicurano la coerenza degli apprendimenti in esito ai percorsi in riferimento alle necessità del mondo del lavoro e concorrono a garantire che i titoli e le qualifiche professionali di differente livello siano valevoli su tutto il ter- ritorio nazionale. In questo quadro, appare prioritaria per le Regioni l’organizzazione di nuovi percorsi di istruzione e formazione professionale per quattordicenni che intendano scegliere attività formative orientate alla qualifica e successivamente al diploma di formazione. È su questo punto che le Regioni si stanno impegnando, al fine di riempire un vuoto aperto dalla abrogazione della legge 9/99. In ciò, le Regioni sono sostenute dagli esiti delle sperimentazioni realizzate l’anno scorso (in particolare in Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Lazio) con questo impianto prevalente: – riferimento particolare ai giovani che non hanno ancora assolto l’obbligo scola- stico e che hanno manifestato un orientamento verso percorsi professionaliz- zanti, attraverso intese, interazioni e collaborazioni tra le istituzioni scolastiche interessate e i centri di formazione professionale riconosciuti; – opzione per un sistema di istruzione e formazione con carattere di organicità e continuità, che prevede quindi percorsi triennali di qualifica e successiva- mente ulteriori percorsi, collocati in un organico processo di sviluppo nella formazione professionale superiore; – scelta, in conformità alla normativa vigente, dello strumento dei crediti forma- tivi come modalità di riconoscimento dell’assolvibilità dell’obbligo di istruzione nei percorsi di formazione professionale, assicurando l’acquisizione di crediti corrispondenti a quelli previsti per l’assolvimento dell’obbligo scolastico; – definizione di un metodo sperimentale che veda coinvolti i soggetti sottoscrit- tori in un impegno di verifica e monitoraggio dell’ipotesi di fondo, al fine di giungere a proposte utili per il passaggio al nuovo disegno di sistema forma- tivo previsto dalla legge 53/03 (Riforma Moratti). Ciò significa mirare ad una maturazione della persona, affinché essa, tramite l’esperienza formativa, sia in grado di: – guardare alla realtà ed ai cambiamenti senza timori, anzi con un atteggiamento di interesse e curiosità; – riconoscere i tratti della esperienza in cui è chiamata a vivere, anche tramite il confronto con il passato da cui trarre nozioni, ma anche ragioni e condizioni per credere nel futuro e costruire il nuovo; – comprendere i particolari nella loro relazione con l’insieme e nel contempo adottare l’attitudine all’autonomo giudizio critico; Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 22 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 23 – individuare legami che riconducono ad unità fenomeni diversi e dare ragione delle proprie valutazioni; – elaborare progetti e cammini di azione coerenti con i fini che si propongono e utilizzare risorse adeguate a tale scopo; – cooperare con altre persone ed organismi che presentano progetti diversi, svi- luppando una attitudine alla valorizzazione dell’altro ed all’intesa reciproca; – consentire una partecipazione attiva alla vita sociale, politica e culturale, con- sapevole dei diritti e dei doveri propri della convivenza civile; – dare forma all’identità personale, facendovi equilibratamente concorrere i vincoli di realtà, le scelte etiche e religiose, le relazioni interpersonali e sociali, gli interessi intellettuali, le vocazioni di studio e professionali, la tradizione; – coltivare le motivazioni all’apprendimento e trasformarle in abitudini educative all’istruzione e alla formazione permanenti. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 23 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 24 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ Parte seconda: OFFERTA FORMATIVA Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 25 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 26 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 27 4. Disegno dell’offerta formativa I percorsi di istruzione e formazione professionale presentano carattere gra- duale e continuo, sono dotati di pari dignità culturale ed educativa rispetto a quelli liceali ed inoltre presentano una precisa fisionomia istituzionale. Il sistema di offerta delinea un percorso formativo progressivo che consenta alla persona di avanzare nel proprio cammino procedendo per livelli successivi di intervento/comprensione della realtà, secondo il principio del successo formativo, seguendo tre tappe tipiche, corrispondenti ad altrettanti titoli: qualifica, diploma di formazione, diploma di formazione superiore. In tale disegno si innesta la specia- lizzazione, conseguente ai tre titoli indicati. Si prevedono percorsi personalizzati entro una prospettiva prevalentemente corsuale, a tempo pieno o in alternanza, e percorsi individualizzati destrutturati, a seconda delle necessità del giovane. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 27 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 28 Il percorso sopra rappresentato corrisponde a quanto sancito dal nuovo Titolo V della Costituzione, dalla legge 53/2003 come pure dalla legge 30/2003 specificata nel Decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, che concorrono a definire un nuovo scenario per il sistema di istruzione e formazione professionale. M o n d o d e l l a v o r o Disegno dell’offerta formativa del sistema di istruzione e formazione professionale Anno di preparazione universitaria Larsa passaggi tra percorsi specializzazione specializzazione Larsa passaggi tra percorsi 1-3 anni di Diploma di istruzione e formazione professionale superiore (a tempo pieno o in alternanza) Anno di Diploma di istruzione e formazione professionale (a tempo pieno o in alternanza) Triennio di Diploma di istruzione e formazione professionale (a tempo pieno o in alternanza) 4.1. Percorso formativo e titoli Il quadro dell’offerta formativa è così delineato: Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 28 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 29 Allo Stato rimangono in carica due titoli di studio: 1) la Licenza media che sancisce il superamento dell’obbligo di istruzione attra- verso il superamento dell’esame conclusivo del primo ciclo degli studi. 2) Il Diploma di Stato che sancisce l’accesso all’Università e può essere acqui- sito in due modi: – a seguito del superamento dell’esame finale del percorso liceale (quinquennale); – a seguito del superamento dell’esame finale del percorso integrativo per coloro che sono in possesso di diploma di istruzione e formazione professionale (un anno). Per le Regioni e Province autonome, e quindi per gli organismi formativi (Centri ed Istituiti di istruzione e formazione professionale), si presenta il seguente quadro di opportunità: Qualifica di istruzione e formazione professionale Sancisce l’assolvimento del diritto/dovere di istruzione e formazione. Consente l’inserimento nel mondo del lavoro. Consente la prosecuzione degli studi. Si acquisisce in due modalità: – dopo 3 anni di istruzione e formazione professionale; – dopo 1 anno di istruzione e formazione professionale più 3 anni di apprendistato per il diritto/dovere di istruzione e formazione. Diploma di istruzione e formazione professionale Consente l’inserimento nel mondo del lavoro. Consente la prosecuzione degli studi. Si acquisisce in tre modalità: – per coloro che possiedono la qualifica professionale: dopo un anno di istruzione e formazione professionale; – per i quattordicenni: dopo 4 anni di istruzione e formazione professionale; – per gli apprendisti in possesso di qualifica professionale: dopo 2 anni di attività finalizzata all’acquisizione di un diploma professionale. Diploma di istruzione e formazione professionale superiore Consente l’inserimento nel mondo del lavoro. Consente la prosecuzione degli studi. Ha valore di credito formativo per il passaggio all’università. Si acquisisce in tre modalità: – per coloro che possiedono il diploma di istruzione e formazione professionale: dopo un periodo variante da 1 a 3 anni (a seconda della comunità professionale di riferimento) di istruzione e formazione professionale superiore; – per i quattordicenni: dopo un periodo variante da 5 a 7 anni (a seconda della co- munità professionale di riferimento) di istruzione e formazione professionale superiore; – per gli apprendisti in possesso di diploma di istruzione e formazione professio- nale: dopo un periodo (superiore di un anno a quello formativo corrispondente) di attività finalizzata all’acquisizione di un diploma professionale superiore. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 29 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 30 4.2. Tipologie di intervento formativo L’offerta formativa viene specificata in riferimento alle diverse tipologie di intervento. Queste si distinguono nel modo seguente: 1) Servizio di orientamento permanente 2) Percorsi triennali di qualifica 3) Diploma di formazione 4) Diploma di formazione superiore 5) Specializzazione 6) Formazione continua e permanente 7) Alternanza formativa 8) Formazione per portatori di handicap 9) Percorsi destrutturati (seconda chance). 4.2.1. Servizio di orientamento permanente 1) Finalità La legge n. 53/2003, ponendosi il fine di promuovere l’apprendimento in tutto l’arco della vita e assicurare a tutti pari opportunità di raggiungere elevati livelli culturali e di sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abi- lità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte personali, adeguate all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, anche con riguardo alle dimensioni locali, nazionale ed europea, delinea una nuova stagione per l’orienta- mento, oltre le ambiguità di concezioni che hanno ridotto per la gran parte il suo intervento a prassi di supporto delle difficoltà di apprendimento. Il venir meno del processo di liceizzazione della scuola secondaria, la presenza di percorsi differenti ma equivalenti tra il sistema dei Licei e quello dei Centri ed Istituti di istruzione e formazione professionale, la qualificazione del- l’apprendistato e la metodologia dell’alternanza formativa, la personalizzazione dei percorsi, la creazione dei Larsa sono – almeno sulla carta – tutti elementi che consentono di sviluppare un sistema di orientamento inteso in senso proprio. Sulla scorta di quanto evidenziato, paiono definitivamente superati i seguenti modelli di orientamento: – la concezione “patologistica” dell’orientamento che fa coincidere successo degli studi e successo del progetto personale; – la visione “dualistica” che propone una separazione tra la cosiddetta cultura di base e la cosiddetta cultura specialistica, viste come due entità giustapposte sia sul piano epistemologico sia su quello didattico-formativo; Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 30 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 31 – la visione “procrastinante” che rinvia continuamente la scelta dei giovani pro- ponendo loro un “pastone” generico ed omologato (il cosiddetto modello inte- grato) impostato quasi esclusivamente sulla cultura di base. L’orientamento nel nuovo sistema formativo mira a consentire alla persona di essere soggetto attivo nella costruzione e realizzazione del proprio progetto perso- nale/professionale. Esso rappresenta pertanto una prassi educativa attiva volta a favorire la capacità del soggetto di risolvere il problema del suo avvenire profes- sionale, facilitandogli l’assolvimento dei compiti vocazionali relativi alla cono- scenza di sé (potenzialità attitudinali, capacità, interessi e valori), alla conoscenza del mondo del lavoro e delle professioni, alla formulazione di progetti di vita e di lavoro e alla loro valutazione in funzione della decisione di scelta di un progetto e del modo migliore di realizzarlo. 2) Destinatari Riguarda una notevole varietà di utenti (adolescenti, giovani, adulti, ma anche famiglie, educatori, operatori) che esprimono una domanda di orientamento a sé stante (servizio specialistico) oppure nell’ambito di un percorso di formazione (orientamento in itinere). 3) Metodologia La prospettiva metodologica cui si fa riferimento è quella dello “Sviluppo pro- fessionale”, una concezione derivante da un modello teorico di origine canadese (ADVP – Attivazione dello Sviluppo Vocazionale Personale) secondo cui il sog- getto organizza il suo progetto personale di vita e di lavoro in base all’immagine che ha di se stesso nei vari stadi del suo sviluppo; il che gli permette di acquisire la maturità professionale necessaria a formulare una sintesi delle varie esperienze maturate nel percorso evolutivo, tale da renderlo capace di tradurre l’immagine di sé in termini professionali. Secondo questa concezione, le scelte professionali ven- gono elaborate lungo un processo evolutivo segnato da stadi e caratterizzato da compiti che l’individuo deve assolvere per pervenire a scelte soddisfacenti per sé e per la società, in una sequenza di comportamenti vocazionali e di decisioni che gradualmente tessono la trama dello sviluppo della carriera individuale. L’orientamento mira pertanto alla evidenza ed al successo del progetto perso- nale, concepisce il percorso di formazione in modo olistico e non disciplinare, si sviluppa in modo il più possibile attivo, in rapporto a compiti reali, mette in rilievo le capacità personali ovvero il potenziale di cui il soggetto è portatore, valorizza l’alternanza come una strategia in grado di sostenere momenti di apprendimento differenti, mira alla prospettiva di una formazione continua e permanente lungo tutto il corso della vita, opera tramite il pieno e corretto utilizzo del portfolio delle competenze personali. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 31 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 32 4) Risorse di rete Il servizio di orientamento opera in modo integrato mobilitando più dimensioni: – l’ambito della persona, in una logica di sviluppo vocazionale; – l’ambito degli organismi che sono chiamati, a livello locale, a condividere una rete di servizi (istruzione, formazione, servizi per l’impiego) nella prospettiva della cooperazione; – l’ambito del sistema economico che richiede uno stretto legame tra rete di ser- vizi orientativi ed imprese e loro associazioni nella prospettiva delle “famiglie professionali”. Il servizio di orientamento si svolge ed opera nella forma dei servizi in rete (network orientativo) coinvolgendo tutti i soggetti potenzialmente interessati. In primo luogo, le prassi orientative prevedono il coinvolgimento delle famiglie e della pubblica opinione, attraverso una campagna di comunicazione e di informa- zione che metta in luce il rilievo del doppio percorso formativo in una logica di pari dignità, di pluralismo dell’offerta, di valorizzazione delle acquisizioni comunque apprese, di continuità e miglioramento continuo in una logica di crescita personale. In secondo luogo, il servizio di orientamento presuppone la natura orientativa della scuola secondaria di primo grado, in riferimento ad una concezione integra e non riduzionistica (di mera “prestazione disciplinare”) della persona, ed in rap- porto alle opportunità esistenti che meritano di essere conosciute dagli studenti anche tramite esperienze dirette. In terzo luogo, richiede la creazione delle condizioni di comunicazione e quindi di continuità tra i diversi ambiti dell’apprendimento, curando in particolare il portfolio delle competenze personali, tramite il quale si possa capire la storia della crescita e dello sviluppo di una persona corredandola con materiali che per- mettono di comprendere l’evoluzione del suo progetto personale. Ancora sviluppa una stretta cooperazione con i soggetti economici, del lavoro e delle professioni da cui possono derivare stimoli ed opportunità di apprendi- mento attivo nella logica dell’alternanza formativa. Infine, necessita della attivazione di una strategia orientativa di rete locale di natura territoriale che sia in grado di cogliere le dinamiche, di individuare le pro- blematiche e di attivare le risorse coinvolgendo i diversi attori in gioco. Il sistema locale di orientamento è inteso come un vero e proprio “sistema di servizi” che cooperano reciprocamente sulla base di un accordo di fondo consensuale e basato su patti reciproci fra il polo orientamento (fornitore di servizi e nodo centrale della rete) e gli organismi gestionali distinti in due categorie: territoriali e specia- listici. Tale accordo è basato su una serie di elementi che prevedono identifica- zione dei servizi offerti, standard, riconoscimenti e modalità di miglioramento continuo. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 32 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 33 5) Offerta Il servizio di orientamento comprende l’insieme dei servizi che interessano le persone nelle varie fasi di transizione. Queste si collocano lungo tutto il percorso di vita e coinvolgono i momenti dell’istruzione-formazione, del lavoro e della quiescenza lavorativa. Esso si integra con dispositivi di bilancio (personale e di competenze) e di placement. Gli interventi previsti nell’ambito del servizio di orientamento permanente sono: A) Orientamento in senso stretto. I percorsi di orientamento sono finalizzati alla scelta formativa/professionale nei diversi momenti di transizione: – conclusione della scuola secondaria di primo grado; – qualificazione professionale e diploma di formazione (quando si aprono tre possibilità: lavoro, continuità nella IeFP, passaggio ai Licei ed all’Università); – conclusione dei Licei (con la possibilità di prosecuzione anche nella IeFP superiore); – nella fase di inserimento lavorativo di soggetti con o senza esperienze pro- fessionali. Tale intervento si caratterizza per i seguenti servizi: informazione; primo col- loquio; conoscenza di sé; conoscenza del mercato del lavoro e delle profes- sioni; stage o laboratorio orientativo; progetto personale; accompagnamento. Si considera importante la realizzazione di moduli di orientamento attivo – anche per studenti della scuola media inferiore – che consentano loro di fare esperienza diretta delle opportunità desiderate. B) Bilancio di competenze. Esso rappresenta un percorso personale, che richiede una mediazione sociale, di identificazione delle potenzialità personali e professionali suscettibili di essere investite nell’elaborazione e realizzazione di progetti di inserimento sociale e professionale. È un percorso finalizzato alla progettazione di un itinerario professionale da verificare e realizzare. Il suo campo d’investigazione è ampio ma determinato, in quanto comprende tutte le possibili risorse personali che l’individuo può investire nel suo progetto professionale. Tra le risorse è incluso sia il capitale di formazione e di esperienze acquisito, sia le “potenzialità”, termine con cui ci si riferisce alle “realtà personali che non sono necessariamente osservabili ma che potrebbero esserlo se si realizzassero le condizioni favorevoli alla loro mani- festazione” (Aubret J., Aubret F., Damiani C., 1990). L’osservazione delle potenzialità non si limita quindi alla valutazione delle competenze e cono- scenze personali e professionali, ma verte anche su caratteristiche come gli interessi, i valori e gli atteggiamenti dell’individuo. Consiste in un lavoro di chiarimento. Il bilancio di competenze dovrebbe rendere l’individuo Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 33 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 34 cosciente del proprio potenziale personale, non è sufficiente possedere com- petenze, bisogna anche identificarle correttamente e saperle mettere in atto. Consiste in un percorso personale, radicato nelle domande e nei bisogni del- l’individuo e sostenuto da un certo grado di motivazione e da un atteggia- mento responsabile. L’individuo viene considerato come attore del processo. È l’occasione di una mediazione sociale, in quanto presuppone l’intervento di esperti e, a volte, di un lavoro di gruppo. Si prevedono tre dispositivi di bilancio: a) Il bilancio di “piste” o di “posizionamento”: è indirizzato alla valutazione e mappatura delle competenze acquisite nel passato. È un bilancio di tipo descrittivo, produce una fotografia dei punti forti e deboli del soggetto in un momento determinato. Al termine del bilancio vengono elaborate delle schede di competenze relative a sette temi principali: le relazioni inter- personali, l’itinerario personale (sia professionale che extralavorativo), le relazioni familiari, il contesto professionale, l’infanzia, l’avvenire e il progetto. Le schede relative all’avvenire e al progetto sono finalizzate ad un posizionamento in un futuro prossimo, non ad un orientamento a lungo termine. b) Il bilancio comportamentale: permette di misurare la capacità di una per- sona di adempiere ad una funzione, attraverso la simulazione di situazioni simili a quelle lavorative. Richiede una formazione approfondita dei re- sponsabili gerarchici, che devono condurre un’analisi approfondita del posto di lavoro, della funzione ricoperta dal soggetto e degli elementi di contesto, devono esplicitare i propri criteri di valutazione e partecipare alla creazione degli strumenti per la valutazione dei comportamenti. c) Il bilancio di orientamento: viene detto anche bilancio di “aiuto all’elabora- zione di un progetto”. È focalizzato prevalentemente sulla realizzazione concreta delle piste individuate dall’individuo, è orientato al futuro. È il tipo di bilancio più completo e più funzionale ai continui cambiamenti a cui devono far fronte l’individuo, l’impresa e la società stessa. C) Gestione passaggi e laboratori di recupero/sviluppo. Si intendono accompa- gnare sistematicamente i percorsi “trasversali” delle persone, sia in ingresso sia in uscita, favorendone il successo attraverso l’attivazione di “Laboratori di recupero e sviluppo degli apprendimenti” realizzati di comune accordo tra l’ente inviante e l’ente ricevente. È importante evitare una gestione formalistica del credito formativo per giun- gere ad una vera e propria intesa reciproca tra gli organismi coinvolti, sulla base di una metodologia comune. Si propone di concepire il credito come un dispositivo circoscritto, contestuale e convenzionale tra gli attori che – in forma reciproca – lo sottoscrivono e lo fanno proprio. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 34 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 35 Per realizzare un tale disegno di riconoscimento, sono necessari due strumenti: un accordo metodologico di ordine generale che definisca il glossario, l’elenco dei crediti certificabili e riconoscibili, i limiti di applicabilità, i criteri gestiona- li; intese locali tra agenzie formative unite da un legame di rete (network) nel- le quali si definiscono dispositivi di certificazione e riconoscimento dei crediti formativi, sulla base di un “reciproco accreditamento” continuamente validato. Accanto all’intervento strettamente formativo, è necessaria un’attenzione orien- tativa in grado di cogliere gli aspetti connessi alla crisi del percorso precedente- mente intrapreso, alla caduta di stima di sé che spesso si lega alla dinamica di crisi, alla nascita di una opzione alternativa, all’inserimento in un contesto nuo- vo che apre prospettive diverse circa il progetto personale di vita e di lavoro. D) Interventi di tipo destrutturato, per soggetti non compatibili con i corsi di formazione basati su un gruppo-classe omogeneo. Si ricorda che l’impianto normativo emergente non impone più percorsi predefiniti, ma rende possibili strategie il più possibile personalizzate e connesse al contesto territoriale locale. In particolare, accanto ai percorsi strutturati secondo lo schema 3 + 1 vanno previste anche ulteriori opportunità formative che consentano di venire incontro a particolari necessità degli utenti: Si può trattare di: – giovani di 15, 16 o 17 anni che non abbiano crediti significativi da far valere e che desiderano acquisire almeno alcune competenze professionali tali da potersi inserire nel mondo del lavoro; – ragazzi iscritti ai percorsi “lunghi” scolastici o formativi e che manifestino difficoltà in particolari aree formative e che necessitano di un intervento di sostegno e recupero degli apprendimenti; – giovani che frequentano percorsi di vario genere e che desiderano frequen- tare moduli formativi per incrementare la loro preparazione professionale; – persone che intendono rivedere il proprio progetto di orientamento e even- tualmente passare ad un altro tipo di percorso. Sorge pertanto la necessità di dotare il sistema di una serie di opportunità ulteriori che non sono da intendere come alternative ai percorsi lunghi strut- turati e neppure come un ritorno alla visione “assistenziale” della formazione professionale nei confronti della scuola, ma consistono in elementi di flessi- bilità della formazione in corrispondenza di particolari tipologie o situazioni dell’utenza. L’intervento orientativo in questo caso si sovrappone e si confonde con quello formativo; da qui la necessità di prevedere équipe miste con tutor orientativi e formativi che operino in forma integrata. E) Placement e creazione di impresa. È un servizio, strettamente connesso al- l’orientamento, che consente di sostenere i processi di transizione al lavoro Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 35 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 36 (dipendente, autonomo) ed all’imprenditorialità, al fine di sostenerne le scelte nelle fasi decisionali, in relazione alle specifiche opportunità del contesto ter- ritoriale. Ciò favorendo la collocazione in contesti lavorativi adeguati (place- ment) ed il supporto consulenziale per ciò che concerne il progetto di lavoro autonomo e di impresa. Il modello che si intende elaborare persegue le seguenti finalità: favorire l’individuazione di nuove opportunità occupazionali presenti nel territorio; facilitare l’avvicinamento tra soggetti e nuove opportu- nità; integrare le azioni previste nella prospettiva dello sviluppo locale. Gli ambiti di intervento previsti sono: – promozione; – ingressi di lavoro dipendente; – creazione di nuova impresa; – subentro nella conduzione aziendale; – processi di diversificazione/ampliamento; – processi di trasformazione, innovazione organizzativa e gestionale del settore e delle imprese. 6) Durata L’orientamento in senso stretto prevede – oltre il momento informativo – un impegno di tempo che va da un minimo di 2 ore per incontri con gruppi e colloqui brevi ad un massimo di 200 ore per stage e laboratori di orientamento attivo. La durata e lo svolgimento del bilancio di competenze sono negoziati prima dell’inizio della prestazione. I prestatari possono, infatti, organizzare il capitale di tempo in funzione delle loro pratiche, ma tenendo contemporaneamente in consi- derazione la disponibilità dei candidati. Indicativamente, un bilancio può avere una durata breve (8 ore) o lunga (20 ore). L’attività orientativa connessa alla gestione dei passaggi e laboratori di recu- pero/sviluppo ed agli interventi di tipo destrutturato si svolge in forma differen- ziata a seconda delle necessità, ma prevede in ogni caso una serie di colloqui con i vari soggetti coinvolti ed inoltre la partecipazione alle iniziative collegiali. Il servizio di placement e creazione di impresa prevede da un minimo di 4 ore – nel caso di colloqui di verifica ed accompagnamento – ad un massimo di 40 ore nei progetti di creazione di impresa. 4.2.2. Percorsi triennali di qualifica 1) Finalità Sono previsti percorsi di formazione che puntano all’acquisizione di una quali- fica mirata, secondo le necessità espresse dal mercato del lavoro locale. La quali- Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 36 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 37 fica, riferita ad un numero contenuto di circa 20 comunità professionali e articolata in un massimo di 100 figure professionali, prevede una preparazione ampia e com- pleta che consenta alla persona, in possesso di una solida cultura di base, di svilup- pare competenze professionali e sociali, sapendo utilizzare in autonomia le tecniche e le metodologie previste. 2) Destinatari Giovani in possesso di licenza media. Nel caso in cui ragazzi quindicenni non abbiano tale titolo, è possibile concor- dare con il Centro territoriale permanente (CTP) un percorso formativo che, nel momento in cui si sviluppa il cammino di qualificazione, si acquisisca anche il diploma di licenza media. 3) Durata Il percorso prevede 3 anni formativi, della durata complessiva di 1.050 ore ciascuno, così distinte: a) percorso comune al gruppo-classe nella misura indicativa di 900 ore annue; b) interventi personalizzati nell’ambito dei laboratori attivati dalle realtà for- mative, con frequenza obbligatoria e con contenuti da definire in base alle necessità di ciascuno, nella misura indicativa di 150 ore annue. 4) Metodologia Nell’ambito della prospettiva metodologica propria della istruzione e forma- zione professionale, centrata su piani formativi personalizzati ed unità di apprendi- mento con al centro compiti reali, si specificano le seguenti tappe. Il primo anno si caratterizza per l’orientamento attivo entro il settore di riferimento; ciò significa familiarizzare con il linguaggio, le tematiche, le tecni- che, i processi di base che questo presenta. Durante il primo anno formativo è prevista, pertanto, una congrua attività di accoglienza, orientamento e forma- zione di base, con possibilità di modifiche del settore/figura professionale di riferimento. Il secondo anno mira al rafforzamento del patrimonio di conoscenze, abilità, competenze e capacità personali e prevede uno stage di supporto all’apprendi- mento. Il terzo anno mira al completamento formativo ed all’autonomia della persona in riferimento al ruolo professionale. La qualifica rappresenta il riferimento priori- tario del progetto sia in senso professionale sia pedagogico. Essa è concepita non come somma di componenti, bensì in una visione integrale ed unitaria del processo formativo. È previsto uno stage di validazione. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 37 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 38 Si propone una distribuzione di orario indicativa e, a seguire, una descrizione delle diverse aree formative elencate nella tavola. AREE FORMATIVE 1° ANNO 2° ANNO 3° ANNO TOTALE 1 Area scienze umane 180 160 150 490 2 Area scientifica 180 160 150 490 3 Area professionale 440 330 330 1.100 4 Stage non previsto 160 200 360 5 Sviluppo capacità personali 100 90 70 260 6 Laboratorio di recupero e sviluppo 150 150 150 450 degli apprendimenti TOTALE 1.050 1.050 1.050 3.150 L’area delle scienze umane comprende tutte quelle discipline che concorrono alla conoscenza di sé, del mondo circostante, della collocazione della persona nel tempo e nella storia, dei significati attribuiti ala realtà, alle relazioni, ai progetti di vita. L’area scientifica concorre a fornire alla persona gli strumenti che le permettono di cogliere le dimensioni costitutive della realtà naturale e di quella prodotta dal- l’opera umana, sapendo rintracciare – tramite modelli di tipo matematico ed interpre- tativo – gli aspetti fisici, le strutture della vita sociale, economica ed istituzionale. L’area professionale attiene al mondo dei saperi, dei significati, delle tecno- logie connessi alla comunità professionale cui si fa riferimento, intesa come un insieme organico a carattere culturale, nel quale si svolge un percorso educativo di istruzione e formazione professionale. Essa comprende anche organizzazione aziendale e gestione dei progetti. Lo stage è l’elemento essenziale al percorso formativo tramite il quale la persona: riconosce nel concreto del contesto di lavoro i tratti della cultura e del- l’organizzazione in cui si svolge l’attività su cui intende cimentarsi; acquisisce conoscenze, capacità e competenze specifiche; mette alla prova le acquisizioni a fronte di richieste e di compiti reali; si sottopone ad una valutazione e validazione probante circa le proprie competenze. Il Laboratorio di recupero e sviluppo degli apprendimenti è uno strumento di personalizzazione che consente ai formatori di sviluppare – in rapporto alle esi- genze di piccoli gruppi omogenei o di singoli individui – interventi via via di recu- pero, potenziamento, accompagnamento e sostegno nel percorso di apprendimento. Il Laboratorio di sviluppo delle capacità personali è uno strumento didattico tramite il quale si aiuta l’allievo a conoscere i tratti della propria personalità, a svi- luppare capacità di relazione e cooperazione, a potenziare il proprio progetto di vita/di lavoro, a sviluppare capacità di autonomia, assunzione delle responsabilità, fronteggiamento e superamento delle difficoltà ed infine di apprendimento conti- nuativo. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 38 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 39 Il percorso può essere svolto, a partire dal 15° anno di età, anche tramite la metodologia della alternanza formativa. Essa consente – in riferimento al singolo allievo – di realizzare un percorso formativo coerente e compiuto nel quale si inte- grano reciprocamente attività formative di aula, di laboratorio ed esperienze svolte nella concreta realtà dell’organizzazione di lavoro e di impresa. 5) Valutazione finale La valutazione finale si basa precipuamente sulla prova professionale (capo- lavoro), su uno scritto e su un colloquio. 6) Valore del titolo Il titolo di qualifica professionale consente: l’ingresso nel mondo del lavoro; l’iscrizione al quarto anno di diploma di formazione; il passaggio – tramite LARSA – al percorso liceale. 4.2.3. Diploma di formazione 1) Finalità Questo percorso punta all’acquisizione di un diploma di formazione, naturale evoluzione del percorso di qualifica, rispondente alle necessità del sistema econo- mico e del mondo sociale e aperto ad ulteriori evoluzioni formative che consentono – l’ingresso nel mondo del lavoro; – la prosecuzione nel percorso di istruzione e formazione professionale superiore; – il passaggio verso l’Università tramite un anno di riallineamento. A tale livello la persona, dotata di una buona cultura tecnica, è in grado di intervenire nei processi di lavoro con competenze di programmazione, verifica e coordinamento, sapendo assumere gradi soddisfacenti di autonomia e responsabilità. La formazione di diploma è necessariamente riferita ad un numero limitato di fi- gure di natura non specialistica (es.: tecnico meccanico), quindi per un massimo di 40. 2) Destinatari Giovani (ed in prospettiva anche adulti) in possesso di qualifica corrispondente per comunità professionale. 3) Durata Un anno formativo, indicativamente della durata complessiva di 1.050 ore, così distinte: a) percorso comune al gruppo-classe nella misura indicativa di 900 ore annue; Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 39 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 40 b) interventi personalizzati nell’ambito dei laboratori attivati dalle realtà for- mative, con frequenza obbligatoria, nella misura indicativa di 150 ore annue. 4) Metodologie Il percorso mira alla formazione di una figura dotata di una buona cultura tecnica, ispirata alle migliori concezioni della competenza. Questa è intesa come capacità di presidio di un compito lavorativo-professionale complesso, che pre- vede le seguenti funzioni integrate: progettazione/pianificazione, organizzazione, gestione del budget, marketing, verifica/collaudo/controllo, qualità/misure. È prevista un’area formativa denominata Project work. Si tratta di forme di stage evoluto, opportunamente concordate con le imprese partner, mediante le quali l’allievo, dopo una fase di osservazione e interpretazione della realtà aziendale di riferimento, elabora e realizza un progetto rispondente a compiti coerenti con le finalità del percorso formativo. Tale progetto diviene anche materiale su cui sviluppare la valutazione finale. È pertanto necessaria una formazione dell’allievo all’utilizzo di strumenti di rileva- zione del contesto organizzativo aziendale e di progettazione professionale. Si propone una distribuzione di orario indicativa. AREE FORMATIVE 4° ANNO 1 Area scienze umane 150 2 Area scientifica 150 3 Area professionale 330 4 Stage 200 5 Sviluppo capacità personali 70 6 Laboratorio di recupero e sviluppo degli apprendimenti 150 TOTALE 1.050 L’insieme delle attività di sviluppo delle capacità personali e di recupero e svi- luppo degli apprendimenti mira a dotare la persona di una capacità di apprendere autonomamente ed inoltre di possedere una solida base per poter affrontare le opportunità formative future. 5) Valutazione finale La valutazione finale si basa precipuamente sulla prova professionale (capo- lavoro), su uno scritto e su un colloquio. 6) Valore del titolo Il titolo di diploma di formazione consente: – l’ingresso nel mondo del lavoro; Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 40 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 41 – l’iscrizione al percorso di istruzione e formazione superiore; – il passaggio – tramite anno di riallineamento – al percorso universitario. 4.2.4. Diploma di formazione superiore 1) Finalità Il diploma di formazione superiore rappresenta lo sbocco finale del cammino previsto nella filiera formativa iniziata con la qualifica e proseguita con il diploma di formazione, rispondente alle necessità del sistema economico e del mondo sociale e caratterizzato per un forte livello di competenze. A tale livello la persona, dotata di una cultura superiore, è in grado di svolgere un’attività professionale con rilevanti competenze tecnico/scientifiche e/o livelli significativi di responsabilità e autonomia nelle attività di programmazione, amministrazione e gestione. Sono previste figure professionali riferite a profili misti di quadri ed esperti in cui si ritrovano competenze di processo, di coordinamento e di gestione assieme a competenze specifiche, riferite ad ambiti definiti di intervento professionale (es.: esperto in programmazione di sistemi automatizzati). Tali figure si riferiscono anche a comunità professionali che prevedono albi ed associazioni per la cui ade- sione è necessaria un’attività di tirocinio. 2) Destinatari Giovani (ed in prospettiva anche adulti) in possesso di diploma di formazione corrispondente per comunità professionale. 3) Durata Si prevedono da uno a tre anni formativi a seconda del settore/comunità pro- fessionale, in intesa con i soggetti della comunità professionale di riferimento. Tale intesa prevede anche la definizione delle attività di tirocinio e relativi standard di riferimento omogenei sul territorio nazionale al fine dell’abilitazione e dell’ac- cesso nelle associazioni professionali, nel rispetto della normativa in atto. 4) Metodologia È necessario qualificare ulteriormente la formazione della competenza, intesa come presidio di un compito lavorativo-professionale complesso, con livelli significativi di responsabilità riferiti sia alla gestione delle risorse umane sia al budget. Nel contempo si intende approfondire e qualificare la cultura professionale dei destinatari anche sotto il profilo dell’etica e della deontologia professionale, vista la rilevanza delle funzioni di responsabilità circa le risorse umane ed il budget. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 41 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 42 AREE FORMATIVE DISTRIBUZIONE ORARIA MEDIA 1 Laboratorio scienze umane 15% 2 Laboratorio tecnico-scientifico 15% 3 Laboratorio di progettazione professionale 30% 4 Project work 30% 5 Etica e deontologia professionale 10% TOTALE 100% 5) Modello gestionale Si prevedono modelli gestionali univoci, riferiti a Centri ed Istituti che per vocazione esclusiva si dedicano all’istruzione ed alla formazione professionale superiore, dotati di requisiti accertabili ed in grado di svolgere il ruolo di catalizza- tore dei vari soggetti presenti nel settore. 6) Valutazione finale La valutazione finale si basa precipuamente sulla prova professionale (capo- lavoro), su uno scritto e su un colloquio. La formazione alle competenze si realizza tramite laboratori da svolgere in stretta cooperazione con le imprese e le associazioni professionali. Tali laboratori consentono all’allievo di confrontarsi con le buone prassi adottate dagli attori del- l’attività professionale di riferimento. In modo più approfondito rispetto al diploma di formazione, è prevista per la formazione superiore un’area formativa denomi- nata Project work. Si tratta quindi di un’offerta formativa sistematica, disposta in un disegno istituzionale e continuativo rispetto ai percorsi di istruzione e formazione. Tale propo- sta riflette il necessario dialogo sociale che deve svilupparsi tra le forze culturali, professionali ed economiche, da un lato, e gli organismi formativi dall’altro, al fine di delineare una strategia di offerta formativa e di orientamento all’utenza che sia speci- fica per ogni “comunità professionale” corrispondente ad un settore omogeneo. Va quindi delineata entro una mappa dell’offerta di formazione superiore nel territorio, valorizzando i seguenti aspetti: vocazione socio-economica del territorio, fabbisogni formativi, bacini di utenza potenziale, istituti di istruzione e di formazione professionale dello stesso ambito. La formazione superiore deve essere necessariamente una formazione di eccellenza: vanno pertanto assicurate le migliori risorse in termini culturali, pro- fessionali e tecnologici, oltre che di “rete formativa” che consentano ad essa di realizzare esiti di qualità effettiva. Si propone una distribuzione di orario indicativa. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 42 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 43 7) Valore del titolo Il titolo di diploma di istruzione e formazione professionale consente: – l’ingresso nel mondo del lavoro anche nella forma di accesso ad albi ed asso- ciazioni professionali; – il passaggio – tramite riconoscimento di crediti formativi – al percorso uni- versitario. 4.2.5. Specializzazione 1) Finalità La specializazione mira all’approfondimento di un particolare ambito o tec- nica di lavoro in modo da acquisire una competenza specifica ed approfondita. Essa è pertanto successiva alla qualificazione o al diploma di formazione e si acquisisce solitamente sulla base di una certa esperienza di lavoro. 2) Destinatari I destinatari della specializazione sono tutti i giovani e gli adulti in possesso di una qualifica o di un diploma professionale aventi una esperienza di lavoro coerente con la comunità professionale di riferimento. È anche possibile che tale formazione avvenga alla conclusione di un percorso di qualificazione professio- nale o di diploma di formazione, nel caso in cui il Centro sia dotato di laboratori di elevato valore professionale. 3) Durata La durata della formazione è varia, indicativamente da 200 a 600 ore. Può costituire credito per l’acquisizione del diploma di formazione. 4) Metodologia Il centro della specializzazione è dato dal laboratorio tecnico-professionale con uno-due docenti di riferimento, con una formazione di provenienza aziendale, che lavorano su casi e tecnologie reali, tratte da attività professionali di eccellenza. Il setting formativo è pertanto piuttosto semplificato, concentrandosi su obiettivi formativi di natura tecnico-professionale. 5) Valutazione finale La valutazione finale si basa precipuamente sulla prova professionale (capo- lavoro), su uno scritto e su un colloquio. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 43 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 44 6) Valore del titolo Il titolo di specializzazione consente l’accesso ai relativi ruoli lavorativi e l’in- gresso nel percorso di istruzione e formazione professionale corrispondente tramite riconoscimento di crediti formativi. 4.2.6. Formazione continua e permanente 1) Finalità Si tratta dell’insieme delle opportunità formative collocate lungo tutto il per- corso di vita attiva che consentono alla persona di: a) crescere professionalmente aggiornando e specializzando il proprio baga- glio di competenze, b) apprendere tramite partecipazione a processi di innovazione organizzativa; c) acquisire una qualificazione nell’ambito di attività oppure in un altro, oppure riqualificarsi in presenza di crisi di obsolescenza delle proprie competenze o per lontananza dal lavoro attivo; d) acquisire un diploma di formazione secondario e superiore. 2) Destinatari Persone in attività di lavoro oppure in condizione di crisi occupazionale. 3) Opportunità formative Si indicano le opportunità formative previste e le indicazioni di intervento. OPPORTUNITÀ FORMATIVE A Percorsi di crescita professionale B Percorsi di apprendimento tramite partecipazione a processi di inno- vazione organizzativa C Percorsi di riqualificazione per cri- si di obsolescenza o per lontananza dal lavoro attivo D Percorsi di formazione permanente anche tesi all’acquisizione di un titolo di studio MODALITÀ DI INTERVENTO prevedono moduli brevi di aggiornamento oppure moduli medi di specializzazione si sviluppano secondo la metodologia di learning organization e prevedono un modello organizzativo che pone in luce la rilevanza del “capitale intangi- bile” ovvero l’apprendimento, la creatività e l’intui- zione umana applicata al lavoro concreto comportano un processo di ridefinizione professio- nale con forte rilievo personale come pure culturale richiedono dispositivi di bilancio delle competenze e di diagnosi della preparazione in termini di cono- scenze ed abilità oltre a progetti fortemente perso- nalizzati di completamento formativo Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 44 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 45 4) Metodologia Nella definizione della metodologia formativa occorre distinguere tra due categorie di soggetti: a) persone che possiedono una formazione di base strutturata comprendente un significativo livello culturale; b) persone che possiedono una conoscenza pratica implicita acquisita unica- mente mediante l’esperienza concreta. Nel primo caso l’attività formativa richiama le conoscenze, le abilità e le competenze già acquisite dalla persona, indirizzandole verso obiettivi di ulteriore preparazione. Nel secondo caso, la formazione continua e permanente necessita di un “recupero culturale” qualora questa richieda da parte della persona la capacità di astrazione con- cettuale e di collegamento tra la prassi e le questioni teorico-metodologiche connesse. Va ricordato che tale recupero deve evitare l’approccio scolastico e privilegiare una me- todologia induttiva che consenta di legare i concetti ed i modelli ad immagini concrete che si collocano entro il quadro delle esperienze e degli interessi dell’utente. 5) Durata La durata varia a seconda dell’attività prevista. 6) Valutazione finale È prevista valutazione finale solo se vengono rilasciati attestati di merito (specializzazione, qualificazione) nel qual caso essa si basa precipuamente sulla prova professionale (capolavoro), su uno scritto e su un colloquio. 7) Valore del titolo La formazione continua e permanete rilascia anche attestati di specializza- zione e qualificazione che consentono l’accesso ai relativi ruoli lavorativi e l’in- gresso nel percorso di istruzione e formazione professionale corrispondente tramite riconoscimento di crediti formativi. 4.2.7. Alternanza formativa 1) Finalità L’alternanza formativa rappresenta una strategia metodologica che consente di realizzare un percorso coerente e compiuto nel quale si integrano reciproca- mente attività formative di aula, di laboratorio ed esperienze svolte nella concreta realtà dell’organizzazione di lavoro e di impresa. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 45 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 46 La sua elaborazione richiede la definizione di un modello formativo che con- senta di conseguire delle qualifiche e dei diplomi di formazione, alternando for- mazione e lavoro basato sull’approccio pedagogico tipico della formazione pro- fessionale (valorizzazione delle esperienze lavorative, approccio induttivo, ecc.) all’interno del quadro di standard definiti per i percorsi formativi. Dal punto di vista normativo ed organizzativo, due sono le principali forme dell’alternanza, a seconda della differente figura che assume il soggetto coinvolto: a) l’alternanza scuola-lavoro, che si svolge “sotto la responsabilità dell’istitu- zione scolastica o formativa, sulla base di convenzioni con imprese o con le rispettive associazioni di rappresentanza o con le camere di commercio, in- dustria, artigianato e agricoltura, o con enti pubblici e privati ivi inclusi quelli del terzo settore, disponibili ad accogliere gli studenti per periodi di tirocinio che non costituiscono rapporto individuale di lavoro” (legge 53/2003, art. 4) e che quindi propone la figura dello studente/allievo; b) l’apprendistato, che si svolge entro un contratto di lavoro a causa mista che impegna l’impresa in una logica condizionante secondo la quale essa si impegna ad impartire una formazione qualificante ed inoltre a permettere la partecipazione dell’apprendista a moduli formativi esterni a fronte di un costo del lavoro notevolmente ridotto. 2) Destinatari La proposta interessa gli allievi di almeno quindici anni di età. 3) Durata Indicativamente, l’attività di formazione presso il Centro di istruzione e formazione professionale e presso l’impresa debbono equivalere anche dal punto di vista temporale. 4) Metodologia L’alternanza si basa su: un’attenzione ai processi di apprendimento del sog- getto, a come la persona sviluppa e consolida le proprie competenze; un’idea di ap- prendimento come elaborazione e costruzione dell’esperienza; un riconoscimento del ruolo formativo della situazione di lavoro; un’enfasi sulle funzioni diverse dalla docenza (progettazione, tutoring, ecc.). In tale processo i due contesti formativi intervengono portando ognuno le proprie peculiarità. In particolare la formazione in azienda consente di: apprendere come si attua il lavoro tenendo conto delle concrete caratteristiche organizzative dell’azienda e delle caratteristiche delle persone con cui si lavora; vedere come in concreto si applicano le conoscenze e le procedure apprese nella formazione extra-aziendale; sviluppare, mediante la pratica, l’esperienza professionale, ossia la capacità di Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 46 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 47 predisporre il lavoro e di prevederne le difficoltà ed i risultati; riflettere sul lavoro svolto per individuarne i difetti e per migliorare le proprie prestazioni. Al fine di garantire che tali aspetti siano presenti, anche l’azienda, così come il Centro, dovrà attivare e mettere a disposizione risorse tecniche, umane e struttu- rali adeguate attraverso l’attivazione di un apposito presidio formativo aziendale secondo la logica dell’apprendimento organizzativo (learning organization). Ciò deve essere definito garantendo la continuità e l’organicità delle azioni, specie là dove le specificità organizzative e lavorative dell’azienda non consentono di acqui- sire “naturalmente” una visione ampia del processo di lavoro e delle competenze necessarie e il neo-inserito deve lavorare con operatori diversi. Per tutti questi motivi, va realizzata un’intesa tra le parti coinvolte, impresa ed organismo formativo, al fine di determinare: a) lo ‘status’ dei soggetti coinvolti (il giovane in alternanza); b) il ruolo della struttura formativa e dell’azienda e le modalità di collaborazione; c) gli aspetti ‘gestionali’ (il sostegno al reddito dell’allievo, gli incentivi per le imprese e l’assistenza tutoriale); d) le modalità di certificazione dell’esito positivo delle attività e di valutazione dei crediti formativi acquisiti dall’allievo. 5) Dispositivo Le attività previste nell’ambito dell’alternanza formativa, elaborate entro un piano formativo personalizzato, sono: a) Visita orientativa; b) Conoscenza dell’impresa e dei ruoli; c) Micro-realizzazione; d) Laboratorio di simulazione; e) Apprendimento sul compito; f) Project work. Queste attività verranno realizzate – in forma combinata – secondo un piano formativo coerente con le caratteristiche degli allievi e valorizzando le potenzialità formative dell’impresa. 4.2.8. Formazione per portatori di handicap 1) Finalità e destinatari Il diritto alla istruzione e formazione professionale del soggetto portatore d’handicap trova risposta fondamentalmente attraverso due diverse modalità di Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 47 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 48 partecipazione: a) l’integrazione nei corsi ordinari di qualificazione e diploma; b) la frequenza dei cosiddetti corsi specifici o speciali di formazione, riservati cioè ai soli soggetti disabili. Le due opportunità rappresentano altrettante modalità operative, due soluzioni di percorso che si rivolgano a persone che, per ragioni riconducibili non tanto alla tipologia dell’handicap quanto al livello di gravità della minorazione sotto l’aspetto funzionale, presentano caratteristiche diverse. Nel primo caso, i soggetti protagonisti sono in età evolutiva e, pur denunciando una condizione di handicap mentale o polifunzionale, presentano abilità cognitive, so- ciali, relazionali e scolastiche tali da consentir loro una potenziale positiva partecipa- zione alle diverse attività previste; nel secondo caso, siamo invece in presenza di sog- getti che, pur non essendo proponibili per una formazione del primo tipo, evidenziano comunque un quadro diagnostico e/o una formazione precedente che lasciano supporre una buona prognosi lavorativa e quindi un possibile futuro nel mondo del lavoro. Nella prima situazione, il conseguimento del titolo professionale costituisce l’obiettivo atteso della formazione, mentre l’acquisizione della certificazione delle competenze è di norma l’esito più diffuso nella seconda. Sebbene siano distinte sul piano didattico ed organizzativo e differiscano per le caratteristiche dei soggetti che le frequentano, le due situazioni formative hanno tut- tavia in comune la metodologia formativa di base, che fa riferimento alla logica del progetto formativo individualizzato, a misura del soggetto. Sono le caratteristiche complessive dell’individuo, quindi, e non quelle del corso ad orientare il processo formativo, che pertanto si configura sempre come un progressivo percorso di ade- guamento-adattamento degli obiettivi, dei contenuti e della didattica alle peculiari esigenze e caratteristiche di ogni soggetto in apprendimento. 2) Opportunità formative Le opportunità formative per persone con disabilità si strutturano nel modo seguente: a) Inserimento nei corsi ordinari di formazione professionale di base Tale offerta è rivolta a soggetti portatori di handicap in età evolutiva che presentino caratteristiche compatibili con i requisiti minimi richiesti dal percorso formativo. Esso tiene conto delle diverse capacità ed esigenze della persona handicappata in- serita nel gruppo-classe al fine di favorire il processo di socializzazione, ed allo stes- so tempo di perseguire lo sviluppo delle competenze cognitive ed operative acqui- site dal soggetto portatore di handicap durante l’iter scolastico di provenienza. L’in- serimento nella formazione di base prevede – anche mediante attività specifiche svolte sempre nell’ambito del Centro – un percorso formativo diretto ai soggetti portatori di handicap in grado di sostenere l’esame di qualifica professionale. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 48 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 49 b) Corsi specifici di formazione al lavoro. Sono rivolti a soggetti che presentano caratteristiche tali da non metterli in grado di frequentare i corsi normali. Si tratta di percorsi di formazione al lavoro strutturati in moduli di autonomia e di formazione di capacità operative di base, acquisibili anche tramite alternanza scuola-lavoro, con la finalità di rinforzare le competenze produttive spendibili nel mercato del lavoro. c) Corsi specifici di addestramento professionale. Promuovono l’assimilazione di moduli comportamentali interiorizzati; pos- sono essere realizzati in centri di riabilitazione e in laboratori protetti che svol- gano programmi di ergoterapia e programmi finalizzati all’addestramento pro- fessionale. L’organizzazione e la strutturazione dell’azione formativa di questi corsi tiene conto del grave limite psichico, fisico e sensoriale del disabile che non è in grado di frequentare il ciclo della formazione di base. d) Percorsi di inserimento lavorativo. Essi tendono a definire percorsi individualizzati di inserimento negli specifici contesti di lavoro, individuati mediante l’analisi complementare delle poten- zialità del soggetto e delle caratteristiche della posizione lavorativa. Sono realizzati in intesa con gli organismi di politica attiva del lavoro, in coerenza col progetto formativo individualizzato riferito alle caratteristiche dell’iter formativo seguito. 3) Metodologia La metodologia dell’intervento formativo per allievi con disabilità fa riferi- mento alla logica del piano formativo personalizzato, in stretto raccordo con il piano educativo individualizzato prodotto dalle strutture scolastiche di provenienza del soggetto. Per ogni allievo si predispone un progetto formativo ad hoc, basato sulla diagnosi funzionale e sul conseguente profilo dinamico-funzionale realizzato con la collaborazione dei soggetti posti nella rete orientativa territoriale, in riferi- mento al tipo di intervento formativo prescelto. Il punto di partenza per la costruzione del progetto personalizzato è rappresen- tato dalla fase di osservazione e valutazione. Nelle diverse realtà formative tale fase può assumere denominazioni diverse (valutazione iniziale, osservazione in in- gresso, ecc.) ovunque però si realizza di norma nel corso delle prime settimane di presenza nel Centro ed è preliminare all’avvio del vero e proprio processo di for- mazione. Tale fase risponde all’esigenza di effettuare una più approfondita e sistematica rilevazione in situazione delle abilità e dei deficit dell’allievo disabile in ingresso e si conclude con la definizione del profilo funzionale del soggetto, ossia con la rielaborazione e riformulazione in termini operativi dei dati di cono- scenza provenienti dalla diagnosi funzionale. Il passo successivo è costituito dalla determinazione dei fabbisogni formativi, cui si perviene mettendo a confronto gli elementi contenuti nel profilo personale Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 49 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 50 dell’allievo (così come sono emersi dalla fase osservativa) con gli obiettivi for- mativi traguardo propri del percorso di formazione professionale di riferimento. I fabbisogni formativi esprimono le mete di apprendimento da tradurre in obiettivi formativi. Proprio la definizione degli obiettivi formativi, di lungo, medio e breve periodo, conclude la fase iniziale di valutazione e segna l’inizio della fase di programmazione dell’intervento, che si realizza attraverso la costruzione di unità di apprendimento coerenti, gestite in stretto accordo nell’ambito del team di formatori. È in questa fase che le due macro-tipologie di formazione possibili per l’allievo disabile (integrazione nella classe o frequenza del corso speciale) presentano gli aspetti di maggior diffe- renziazione, accanto alle analogie che pur continuano a sussistere. Ultima fase – ma soltanto per ordine di esposizione – è quella del controllo e della valutazione dei risultati. In realtà infatti essa accompagna in modo trasversale l’intero iter formativo e si sviluppa con il concorso dell’intera équipe dei formatori, sulla base di una metodologia condivisa, che ricorre a specifici strumenti e tecniche per la verifica dei risultati di apprendimento. 4.2.9. Percorsi formativi destrutturati (seconda chance) 1) Finalità Accanto ai percorsi strutturati secondo lo schema 3 + 1, vanno previste ulteriori opportunità formative che consentano di venire incontro a particolari necessità degli utenti. Tali percorsi consentono di acquisire una qualifica professionale per giovani entro il 18° anno di età, e sono volti anche alla prevenzione o al recupero di forme di disagio sociale. La loro natura è molto simile a ciò che in Unione Europea viene definito inter- vento di “seconda chance”, ovvero un insieme integrato e coerente di spazi di ac- coglienza, consulenza ed accompagnamento, di esperienze formative, di strumenti di intervento volti a favorire la crescita formativa di giovani ed adulti che non hanno potuto usufruire di una “prima opportunità” adeguata e corrispondente alle proprie necessità ed alla propria vocazione. Si tratta di percorsi che mirano a proporre, ad utenti con particolari caratte- ristiche di difficoltà, un insieme di opportunità che si possono costruire in modo differenziato in rapporto al punto di partenza dei giovani stessi ed in direzione del successo del loro progetto formativo. 2) Destinatari Si può trattare di: a) giovani di 15, 16 o 17 anni che non abbiano crediti significativi da far valere e che desiderano acquisire almeno alcune competenze professionali tali da potersi inserire nel mondo del lavoro; Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 50 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 51 b) ragazzi iscritti ai percorsi scolastici o formativi “lunghi”che manifestino difficoltà in particolari aree formative e che necessitano di un intervento di sostegno e recupero degli apprendimenti; c) giovani che frequentano percorsi di vario genere e che desiderano frequentare moduli formativi per incrementare la loro preparazione professionale; d) persone che intendono rivedere il proprio progetto di orientamento ed even- tualmente passare ad un altro tipo di percorso. Sorge, pertanto, la necessità di dotare il sistema di una serie di opportunità ulteriori che non sono da intendere come alternative ai percorsi lunghi strutturati e neppure come un ritorno alla visione “assistenziale” della formazione professio- nale nei confronti della scuola, ma consistono in elementi di flessibilità della for- mazione in corrispondenza di particolari tipologie o situazioni dell’utenza. 3) Offerta L’offerta orientativa e formativa prevede tre fasi generali (a titolo indicativo) e nove percorsi o servizi proposti, di cui alcuni di natura orientativa, altri di tipo for- mativo, altri ancora di supporto, infine due azioni connesse all’accompagnamento nella realizzazione degli esiti desiderati dagli utenti del servizio. Il disegno dell’offerta nella sua completezza è così delineato. A) “Fase previa”: assicura un primo contatto con gli utenti, in forma diretta o tra- mite altri soggetti invianti. In questo momento si può creare un’intesa positiva che consenta all’utente di leggere la propria realtà in senso realistico e nel contempo positivo, anche tramite un percorso di rimotivazione (non necessa- riamente di natura didattica) corrispondente alle caratteristiche e necessità del- l’utente. Essa si conclude con un progetto personale esplicito che indica la meta, le risorse, i momenti di verifica. La fase previa si compone delle se- guenti azioni: a) Accoglienza e orientamento; b) Rimotivazione; c) Progetto personale. B) “Fase di apprendimento”: il processo di apprendimento mira a recuperare le ri- sorse delle persone e a dotarle di requisiti di conoscenza, abilità e competenza tramite opportunità diverse, differenziate in base alle loro caratteristiche ed al tipo di progetto elaborato. La formazione può avvenire tramite laboratorio di recupero degli apprendimenti, attività formative ad hoc o di supporto, attività di stage o anche vera e propria alternanza. Lungo tutto questo percorso è pre- vista una attività di accompagnamento permanente, al fine di assicurare una continuità di presa in carico da parte dell’équipe. La fase di apprendimento si compone quindi delle seguenti azioni: Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 51 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 52 d) Recupero apprendimenti; e) Formazione; f) Stage; g) Accompagnamento. C) “Fase di inserimento”: il processo di inserimento si rivolge ai due sbocchi fondamentali per il giovane, ovvero: la continuazione del percorso formativo e l’inserimento lavorativo. Non si tratta di una semplice “consegna”, ma di un cammino che richiede una adeguata cura, affinché non si ripropongano le condizioni dell’insuccesso e si rafforzino gli stili e le metodologie che hanno condotto il giovane alla situazione attuale. La fase di inserimento si compone quindi delle seguenti azioni: h) Inserimento lavorativo; i) Inserimento formativo. 4) Metodologia La metodologia adottata prevede una strutturazione per fasi, non di tipo rigido e sequenziale, ma compositivo e aperto, in base alle specifiche necessità e condi- zioni della persona e del contesto; quindi variamente componibili in percorsi per- sonalizzati. Essa definisce un dispositivo di intervento personalizzato e flessibile che sia in grado di: a) progettare percorsi formativi individualizzati differenziando gli obiettivi, le metodologie, le forme di apprendimento; b) delineare forme molteplici di collaborazione con i vari organismi presenti nella rete formativa territoriale; c) programmare uscite dal progetto in qualunque momento dell’anno in base al raggiungimento degli obiettivi formativi; d) individualizzare metodiche formative ed educative coerenti con le esigenze di ciascun individuo. L’opzione metodologica di fondo è tesa a sviluppare una metodologia attiva, centrata sul profilo personale e sociale del destinatario, e su situazioni di apprendi- mento che prevedono una forte interdisciplinarietà. Vengono realizzati il più possibile laboratori di apprendimento (culturali, sociali, professionali) specificati in compiti che richiedono una integrazione delle diverse discipline o aree formative coinvolte. Infatti ogni attività operativa si coniuga sempre con una riflessione sui signifi- cati dell’agire, mentre ogni sapere teorico dovrà trovare continuo collegamento ed applicazione in azioni concrete. Si mira alla sperimentazione di un nuovo approccio didattico basato su un asse formativo definito dei “centri di interesse” (personale, sociale, lavorativo), centrato sulla didattica attiva, con un approccio amichevole che valorizza l’esperienza dei Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 52 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 53 giovani e conduce in modo induttivo verso traguardi di sapere soddisfacenti orientati a compiti concreti, valutati sulla base di specifiche performance. Ogni fase ed azione è congegnata in modo da poter consentire una gestione autonoma, senza legami necessari con altre attività, così da perseguire nella mi- gliore maniera gli obiettivi del progetto di ciascun destinatario. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 53 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 54 5. Programmazione formativa Tenuto conto della impostazione normativa, spetta al Centro di istruzione e formazione professionale sviluppare le seguenti attività di programmazione: Si tratta di elementi che definiscono una notevole discrezionalità di azione da parte del Centro, che si trova pertanto a confrontarsi con una impostazione nuova, che gli attribuisce un’autonomia strategica, didattica ed organizzativa molto più ampia di quanto era reso possibile nella passata stagione. Infatti, sia nell’epoca degli ordinamenti didattici sia in quella dei formulari e delle circolari connesse all’utilizzo di fondi sociali europei nella prospettiva del- l’accreditamento, la formazione professionale è stata via via sempre più “ammi- nistrata”, sia pure con modalità e spazi d’azione differenti a seconda degli Enti normatori e finanziatori. In questa nuova prospettiva viene giustamente riconsegnata agli organismi formativi – nel rispetto delle normative nazionali e regionali – la possibilità di sviluppare una vera e propria strategia formativa coerente con il proprio sistema ispirativo e con la visione del contesto di riferimento; nel contempo il Centro può delineare gli strumenti della attività formativa in riferimento al principio della personalizzazione e della valorizzazione delle variabili contestuali. Disegno della programmazione formativa degli Istituti/Centri di istruzione e formazione professionale Piano dell’Offerta Formativa (POF) Missione dell’Organismo, strategia formativa e partnership, target e territorio di riferimento, offerta di formazione e di servizi, criteri metodologici, stili professionali e politica della qualità Piani Formativi Personalizzati (PFP) Esperienze didattiche previste per i gruppi classe e per i gruppi interclasse di livello, di compito ed elettivi, con precisazione degli orari, della modalità di accesso, degli strumenti Portfolio delle competenze personali Raccolta dei materiali prodotti dall’allievo che illustrano la sua progressione formativa; schede di valutazione delle conoscenze, abilità e competenze; schede di orientamento Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 54 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 55 Il “Piano dell’offerta formativa” può essere strutturato come mostra la tavola. Valori di riferimento che identificano l’identità culturale e la finalità ovvero l’apporto che l’Organismo intende arrecare al contesto. Natura del servizio, linee di intervento nel breve-medio periodo e organismi con i quali si sviluppa una partnership formativa (terri- toriale, settoriale...). Individuazione dei soggetti di riferimento e dei relativi fabbisogni. Esplicitazione dei servizi che si considerano adatti a soddisfare i fabbisogni individuati negli utenti e nelle relative famiglie. Elementi che specificano l’identità progettuale e metodologica dell’Organismo. Ruoli, compiti e deontologia professionale degli operatori. Fondamenti metodologici ed operativi del sistema di gestione della qualità. Missione dell’Organismo Strategia formativa e partnership Target e territorio di riferimento Offerta di formazione e di servizi Criteri metodologici Stili professionali Politica della qualità Piano dell’offerta formativa dell’Organismo (a cura del Dirigente e del Collegio dei formatori) Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 55 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 56 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ Parte terza: COMUNITÀ E FIGURE PROFESSIONALI Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 57 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 58 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 59 6. Impostazione L’espressione “comunità professionale” – sinonimo di “famiglia professio- nale” 1 – indica un aggregato di figure professionali che condividono un insieme relativamente omogeneo (e nel contempo dinamico) di fattori quali il know-how di base, i processi di lavoro ed i compiti che vi si svolgono, il contesto organizzativo, infine un itinerario di formazione coerente e progressivo che si svolge a partire dal livello di qualifica per giungere a quelli di tecnico e di quadro/esperto. Tale espressione soddisfa la necessità di delineare una nuova classificazione delle occupazioni tenendo conto delle trasformazioni che hanno portato al supera- mento delle vecchie nomenclature: a) quella basata sui settori, che enfatizza esclusivamente gli aspetti economici e tecnologici e che presenta una particolare cecità rispetto ad altri aspetti decisivi quali la funzione, il livello di responsabilità e di autonomia nei pro- cessi decisionali; b) quella centrata sulla categoria di gruppo professionale 2 che, se pure supera i limiti della classificazione a matrice economica, non consente di spiegare ed accompagnare adeguatamente le dinamiche che hanno investito la nuova struttura occupazionale quali la diffusione delle nuove tecnologie informati- che e telematiche, il peso crescente delle nuove competenze cognitive, co- municative e sociali, infine il processo di professionalizzazione che ha inve- stito buona parte delle attività di lavoro qualificate 3 . Allo stesso tempo, tale espressione, identificando una “struttura sociale” col- locata in specifici contesti organizzativi e territoriali, supera le difficoltà introdotte dal cosiddetto modello delle competenze che, volendo contrapporsi alla staticità degli approcci basati sulle posizioni, finisce per costruire un’architettura autorefe- renziale e decontestualizzata 4 . Rispetto alle tradizionali distinzioni delle occupazioni per settori e gruppi professionali, il concetto di comunità professionale individua un aggregato a forte valenza culturale che disegna un campo d’azione sociale nel quale le persone ac- 1 Cfr. GRISOLIA - MANZOLINI, 2000, pp. 35-38. 2 L’International Standard Classification of Occupation (Isco) individua nove gruppi e precisa- mente: dirigenti ed imprenditori, professioni intellettuali, professioni tecniche, impiegati esecutivi, addetti vendite e servizi personali, agricoltori qualificati, manuali specializzati, manuali semiqualificati, manuali non qualificati (REYNERI, 2002, p. 276). 3 Cfr. RAYNERI, 2002, pp. 273-290. 4 “Il superamento dell’approccio unidirezionale fra individuo e organizzazione non può essere offerto dalle prospettive di sviluppo dei sistemi di gestione delle competenze. Le competenze «non stanno in piedi da sole»: sono attributi delle «strutture professionali» che sono l’elemento di congiunzione tra sistema organizzativo e individuale” (GRISOLIA - MANZOLINI, 2000, p. 38). Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 59 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 60 comunate da fattori distintivi, a fronte di una serie di compiti sfidanti, mobilitano le proprie capacità, conoscenze, abilità sviluppando vere e proprie competenze; ciò lo rende maggiormente fruibile dal punto di vista formativo, evitando di cadere in una prospettiva di tecnologia educativa 5 che considera la formazione come un processo di adattamento della persona alle esigenze del mondo economico e del- l’impresa in particolare. Si tratta di una prospettiva che postula la totale formabilità umana e nel contempo la piena identificazione o fusione del mondo soggettivo con il mondo economico 6 . La prospettiva della comunità professionale consente pertanto di disegnare in modo nuovo il rapporto tra persona, aggregazione professionale ed organizzazione, individuando un rapporto di consonanza tra la dotazione delle capacità personali, le risorse (conoscenze, abilità) apprese tramite percorsi formali o informali, infine le competenze concepite come dotazione del soggetto umano in un contesto definito che ne realizza le potenzialità. Si tratta di una visione a carattere antropologico, che delinea uno spazio mediante il quale il soggetto organizza il suo progetto personale di vita e di lavoro in base all’immagine che ha di se stesso ed all’interazione che si è creata con le altre figure di riferimento; il che gli permette di acquisire la maturità necessaria a tradurre l’immagine di sé in termini professionali. Le scelte professionali vengono elaborate lungo un processo evolutivo segnato da stadi e caratterizzato da compiti 7 che l’individuo deve assolvere per pervenire a scelte soddisfacenti per sé e per la società, in una sequenza di esperienze e di decisioni che – nella continua relazione con gli altri soggetti (formatori, testimoni ed esperti delle comunità professionali, stakeholder) – gradualmente tessono la trama dello sviluppo della persona. 5 Cfr. D. NICOLI, Manuale per il progettista di formazione, Provincia di Milano, 2002. 6 In questo senso, “gli individui diventano delle risorse che devono venir sviluppate, piuttosto che essere considerati come degli esseri umani che valgono in quanto tali e che dovrebbero essere incorag- giati a scegliersi e a costruirsi il proprio futuro” (MORGAN, 1999, p. 101). 7 Il compito non è da intendere in senso operativo, ma come sfida – necessariamente riferita ad uno specifico contesto e ad una particolare dotazione di competenze – che coinvolge la persona nella sua interezza. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 60 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 61 A tale classificazione andranno aggiunte altre comunità peculiari come – ad esempio – quelle nautica ed aeronautica. Il modello è centrato sulle competenze comuni tra le diverse figure professio- nali possibili. A tale scopo, nelle tavole che seguono si indicano le denominazioni iniziali delle azioni formative previste per la qualifica ed il diploma di formazione. 1 AGRICOLA E AMBIENTALE 2 ALIMENTAZIONE 3 ARTIGIANATO ARTISTICO 4 AZIENDALE E AMMINISTRATIVA 5 CHIMICA E BIOLOGICA 6 COMMERCIALE E DELLE VENDITE 7 EDILE 8 ELETTRICA E ELETTRONICA 9 ESTETICA 10 GRAFICA E MULTIMEDIALE 11 LEGNO E ARREDAMENTO 12 MECCANICA 13 SANITARIA 14 SOCIALE 15 SPETTACOLO 16 TESSILE E MODA 17 TURISTICA E ALBERGHIERA Si propone una classificazione delle comunità professionali di riferimento: Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 61 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 62 Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 62 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 63 Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 63 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 64 Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 64 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ Parte quarta: METODOLOGIE OPERATIVE Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 65 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 66 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 67 7. Percorsi formativi: principi metodologici I percorsi formativi che si intendono realizzare nel sistema di istruzione e for- mazione professionale rispondono ai seguenti principi metodologici. a) Si ispirano al criterio della centralità dell’allievo e del suo successo formativo, al fine di assicurare ai giovani una proposta dal carattere educativo, culturale e professionale che preveda risposte molteplici alle loro esigenze. Ogni destina- tario può trasformare le proprie capacità – attitudini, atteggiamenti, risorse, vocazione – in vere e proprie competenze, al fine di ottenere comunque un risultato soddisfacente in termini di conseguimento di una qualifica professio- nale coerente con i principali sistemi di classificazione disponibili, garanzia di un supporto all’inserimento lavorativo; possibilità di una prosecuzione della formazione nell’ambito dell’anno di diploma di formazione come pure nel- l’ambito della formazione professionale superiore ed eventualmente nella pro- secuzione nell’Istruzione e nell’Università. È pure assicurata, in ogni mo- mento del percorso, la possibilità di passare ad altri ambiti del sistema educa- tivo con l’ausilio di laboratori di recupero e sviluppo degli apprendimenti, d’intesa tra entrambi i team implicati. b) Si fondano sull’ipotesi pedagogica che la professionalità intesa in senso progettuale, a qualunque livello, costituisce lungo l’intero arco della vita, par- ticolarmente nei giovani, una formidabile leva motivazionale e formativa dal valore educativo e culturale oltre che sociale. L’azione educativa connessa alla progettazione professionale rende possibile l’acquisizione e la gestione dina- mica dei diversi saperi di cui la persona dispone, la loro finalizzazione, il loro accrescimento, orientandoli verso la maturazione di una professionalità com- petente, comprendendo in ciò tutti gli adeguamenti che si rendono necessari a seguito dell’evoluzione delle prassi professionali e del contesto in cui queste vengono esercitate. La progettualità professionale si configura come un pro- cesso formativo peculiare sostenuto dalla valenza culturale del lavoro, inten- dendo con ciò un insieme organico di disposizioni personali, di conoscenze ed abilità, di processi e strutture operative, di criteri e regole deontologiche che costituiscono il corpo di ogni specifica comunità professionale. c) Si riferiscono al profilo educativo, culturale e professionale comune al se- condo ciclo del sistema educativo in relazione alla specifica comunità profes- sionale, sostenendo quindi una prospettiva finalizzata alla riflessione critica sul sapere, sul fare e sull’agire, allo sviluppo dell’autonoma capacità di giu- dizio e l’esercizio della responsabilità personale e sociale. In tal senso le com- petenze identificano non tanto una dotazione data una volta per tutte e predefi- nita, quanto una disposizione particolare del soggetto ad essere protagonista Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 67 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 68 della cultura del lavoro come partecipazione responsabile e dotata di senso ed un’esperienza di crescita personale e collettiva nell’ambito delle realtà di riferimento. d) Forniscono una formazione più ampia e più ricca della qualifica o del lavoro scelto, superando la prospettiva specialistica per quella più ampia e aggregata della comunità professionale, in modo da essere consapevoli delle trasforma- zioni, e delle necessarie nuove acquisizioni che consentano di essere protago- nisti di uno scenario professionale fortemente dinamico. Il disegno formativo proposto prevede la continuità da un lato con la formazione in servizio, e dal- l’altro con le ulteriori formazioni di diploma e di diploma superiore. e) Richiedono nei formatori l’atteggiamento professionale predominante della progettazione, della creatività e dell’autonomia. Ciò significa innanzitutto perseguire una visione unitaria della cultura a partire dall’esperienza evitando la meccanica trascrizione degli obiettivi generali del processo formativo e degli obiettivi specifici di apprendimento in chiave di didattica disciplinare. Al contrario, i formatori si impegnano a mirare l’azione educativa in riferimento ad obiettivi formativi significativi e motivanti per gli allievi, nella forma dei “Piani personalizzati degli studi” che ogni gruppo docente è chiamato a realiz- zare strutturandoli in “Unità di apprendimento”. Ciò comprende pure l’ado- zione del “Portfolio delle competenze individuali”, in grado di documentare concretamente i progressi dell’allievo e la storia del suo impegno, evidenziando le competenze acquisite e il loro valore in termini di crediti formativi. In grado nel contempo di consentire una valutazione “autentica” di taglio fortemente formativo. f) Prevedono una metodologia formativa basata sulla didattica attiva e sull’ap- prendimento dall’esperienza, ovvero su compiti reali, il più importante dei quali è il “capolavoro”, anche – a partire dai 15 anni di età – tramite tiro- cinio/stage formativo in stretta collaborazione con le imprese in cui opera la comunità professionale di riferimento. Risulta quindi prevalente la didattica di laboratorio rispetto a quella di aula. Il percorso avrà una rilevanza orientativa, in modo da sviluppare nella persona la consapevolezza circa le proprie prero- gative, il progetto personale, il percorso intrapreso. g) Richiedono l’adozione di una valutazione “autentica” che miri a verificare non solo ciò che un allievo sa, ma ciò che “sa fare con ciò che sa” fondato su una prestazione reale e adeguata dell’apprendimento che risulta così signifi- cativo, poiché riflette le esperienze reali ed è legato ad una motivazione perso- nale. Lo scopo principale consiste nella promozione di tutti offrendo opportu- nità al fine di compiere prestazioni di qualità. Tale valutazione, coinvolgendo gli allievi, le famiglie ed i partner formativi, mira pertanto alla dimostrazione delle conoscenze tramite prestazioni concrete, stimolando l’allievo ad operare in contesti reali con prodotti capaci di soddisfare precisi obiettivi. Particolar- mente rilevante è il “capolavoro” che l’allievo esegue al termine del percorso Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 68 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 69 formativo e che documenta, nelle forme e nel linguaggio proprio della comu- nità professionale, la sua preparazione, giustificando il rilascio della relativa qualifica professionale. h) Prevedono l’utilizzo nell’attività formativa di personale che presenti requisiti di motivazione, preparazione ed esperienza coerenti con le necessità richieste dalla modalità formativa individuata. Per la conduzione dell’équipe dei forma- tori si prevede la presenza di un tutor coordinatore; l’impegno orario di tali fi- gure sarà riferito non solo all’area formativa di specifica competenza (comuni- cazione, scientifica, professionale), ma pure ad un ampio ventaglio di funzioni tra cui l’orientamento, lo sviluppo di capacità personali, il recupero e lo svi- luppo degli apprendimenti, lo stage e l’alternanza formativa. Assicurano inoltre la formazione dei formatori attraverso modalità che valorizzino l’espe- rienza intrapresa. Un’organizzazione flessibile consentirà la forte personaliz- zazione dei percorsi per consentire un adattamento al target ed un accompa- gnamento ai cammini di ogni singola persona. i) Richiedono un’azione di rete condivisa fra più organismi che sviluppano inter- venti della stessa natura, al fine di dar vita ad attività di accompagnamento, monitoraggio e valutazione delle azioni ai vari livelli (didattico-formativo, organizzativo-gestionale, territoriale...), in grado di rilevare il raggiungimento degli obiettivi indicati, di ricostruire le prassi adottate, di qualificare e validare continuativamente la proposta formativa. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 69 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 70 8. Situazioni di apprendimento Il centro della metodologia proposta risiede nella valorizzazione dell’ap- proccio peculiare della istruzione e formazione professionale, che presuppone il superamento della didattica per trasmissione di saperi e abilità, optando decisa- mente per una concezione formativa centrata sulla cura della situazione di appren- dimento (Valzan, 2003). Ciò significa che il team dei formatori è chiamato a “creare” esperienze nelle quali l’allievo, confrontandosi con problemi di cui coglie il senso, si pone in modo attivo alla ricerca di una soluzione in grado di soddisfare i requisiti del problema stesso, sormontando gli ostacoli che via via incontra, mo- bilitando in tal modo un processo di apprendimento autonomo, personale, auten- tico. Tale processo è centrato sull’azione; tanto che si può affermare che la cono- scenza passa necessariamente per l’azione per poi giungere ad una piena formaliz- zazione attraverso il linguaggio. Questa metodologia richiede il pieno rispetto delle caratteristiche specifiche delle situazioni di apprendimento attivate, l’assunzione delle rappresentazioni che gli allievi si danno delle attività proposte, la considerazione dei processi cognitivi, delle operazioni mentali, delle riflessioni di ordine generale che tali esperienze suscitano negli allievi, la costruzione di un cammino e delle differenti fasi in cui esso si compone, che consente di giungere alla piena riuscita delle attività intra- prese. Ciò pone l’allievo nella condizione di formulare, prevedere e padroneggiare i propri obiettivi e le proprie strategie di apprendimento al fine di “dare forma” alla propria visione, al proprio sapere, alle proprie competenze. In questo senso, ogni situazione di apprendimento deve porre l’allievo nella situazione del progettare, di proiettare se stesso nel futuro. Questa impostazione presuppone una pedagogia del progetto interdisciplinare che valorizza le competenze professionali dei formatori, evitando di proporre loro – sotto forma di manuale – situazioni precostituite, pronte all’uso, che presumono di conoscere già in anticipo ciò che gli allievi devono fissare nella mente. Occorre superare l’idea – tanto diffusa presso l’ambiente pedagogico in genere – secondo cui i “tecnici” si occupano dei progetti concreti mentre i “teorici” si pongono i problemi di cultura generale a cui rimandano le attività stimolate dai progetti. Al contrario, ogni componente del team condivide la metodologia del progetto e pone le sue competenze al servizio del successo formativo dell’allievo, di modo che l’interdisciplinarietà diventa tutt’uno con la prospettiva progettuale. Ciò apre una prospettiva nuova, coerente con la migliore tradizione della for- mazione professionale, nella quale il processo di formazione appare come un di- segno a grandi linee, che richiede di essere perfezionato a partire dalle condizioni concrete – e per certi versi uniche – in cui si sviluppa. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 70 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 71 Ma la novità peculiare della formazione professionale risiede nel fatto che le situazioni di apprendimento sono per buona parte quelle definite dal “contesto so- ciale e professionale” che si è scelto. Ciò significa da un lato che l’allievo si è già posto in una condizione attiva tesa ad individuare l’opzione che corrisponde mag- giormente alla sua realtà personale, e dall’altro che la struttura della professionalità di quella particolare comunità si propone attraverso una realtà culturale e profes- sionale che occorre innanzitutto conoscere e valorizzare. Il progetto è pertanto centrato sul prodotto – che in termini professionali prende il nome di “capolavoro” – in modo che acquisisca una utilità riconosciuta socialmente, ovvero tenendo conto del quadro di riferimento dell’allievo e del con- testo in cui è inserito; e l’organismo formativo deve porsi il compito di far svolgere agli allievi il più possibile prodotti finiti, socialmente riconoscibili, collocati entro tutti i domini del sapere. L’attività educativa deve tendere a rendere i giovani com- petenti, a partire dai loro obiettivi formativi, non già da quelli della programma- zione didattica. Ciò conduce a realizzare il più possibile laboratori di apprendi- mento (personali, sociali, professionali) specificati in compiti e prodotti che richie- dono una integrazione delle diverse discipline o aree formative coinvolte. Questo al fine di realizzare un approccio amichevole che valorizza l’esperienza dei gio- vani e conduce in modo induttivo verso traguardi di sapere soddisfacenti orientati a compiti concreti e dotati di senso dal punto di vista dell’allievo, valutati sulla base di specifiche performance. L’attività formativa prevede differenti modalità organizzative: a) il gruppo classe, cioè un insieme numeroso di allievi chiamato a svolgere insieme attività prevalentemente omogenee ed unitarie; b) il gruppo di livello, nel quale gli allievi lavorano in aggregazioni definite dal tipo di obiettivi e di compiti che debbono affrontare e che li distinguono dagli altri sotto-gruppi (es.: attività di recupero e potenziamento di singoli apprendi- menti); c) il gruppo di compito ed elettivo che può coinvolgere anche un sottogruppo di allievi dello stesso gruppo classe oppure allievi di diversi gruppi classe sulla base di attività opzionali, corrispondenti ad interessi e scelte peculiari (si pensi, ad esempio all’inglese o a determinate attività espressive, motorie, informatiche, sociali...). L’utilizzo delle tre modalità di impostazione del percorso di apprendimento (gruppo classe, sottogruppo classe, grande gruppo fra allievi di più classi) consente di sviluppare maggiormente apprendimenti personalizzati, di valorizzare le capa- cità di ciascuno, di variare e qualificare l’uso delle risorse, di arricchire il percorso di stimoli ed opportunità. Nel delineare le diverse situazioni di apprendimento, occorre inoltre conside- rare le possibili differenti modalità formative connesse con i percorsi di istruzione e formazione professionale: Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 71 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 72 – la “Simulazione di impresa”, da adottare in situazioni specifiche (es.: servizi all’impresa) che consentano di organizzare il percorso di apprendimento in forma appunto simulata, ma secondo modalità assolutamente uguali a quelle adottate nella concreta attività economica; – la “Scuola bottega”, che risulta utile specie nell’ambito artigianale e nei con- testi piccoli e con esigenze tali da non giustificare la realizzazione di corsi interi per qualifiche omogenee. Si ricorda infine l’importanza della la strategia della alternanza formativa. Essa rappresenta una strategia metodologica che consente – in riferimento al sin- golo allievo – di realizzare un percorso formativo coerente e compiuto nel quale si integrano reciprocamente attività formative di aula, di laboratorio ed esperienze svolte nella concreta realtà dell’organizzazione di lavoro e di impresa. L’alternanza formativa è autentica quando le diverse modalità formative che “si alternano” vengono a comporre un percorso unico e continuo avente al centro la persona in formazione sulla base del profilo educativo, culturale e professionale ed in stretta relazione con il contesto in cui opera la figura professionale di riferimento. Tale percorso è basato su un apporto reciproco di attenzioni, sensibilità, contenuti e metodologie; esso trae inizio da un progetto formativo definito congiuntamente dai due attori in gioco (la scuola/l’organismo di formazione e l’impresa) e si sviluppa attraverso una cura continua che prevede monitoraggio, verifica ed eventualmente correzione e miglioramento lungo tutto il cammino formativo. È sulla scorta dei principi metodologici indicati e dell’approccio per progetto interdisciplinare centrato sulle diverse situazioni di apprendimento, che si può deli- neare un percorso di gestione del processo formativo. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 72 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 73 9. Gestione del processo formativo Nella gestione del processo formativo va costantemente tenuto presente il principio della personalizzazione. Tale principio presuppone un approccio aperto, veramente adeguato alle variabili del contesto: l’allievo, la comunità professionale, l’ambiente e le partnership. Ma non si tratta di “rendere accettabili” piani forma- tivi preordinati, quanto di costruire, assieme agli allievi ed in riferimento al con- testo culturale e professionale scelto, un cammino formativo che soddisfi il loro bi- sogno di “diventare competenti”. Tenuto conto della piena responsabilità dei team dei formatori in ordine alla didattica ed alla valutazione, si intende a questo punto suggerire una metodologia di riferimento, con opportune esemplificazioni. Il nostro intento è descrivere un cammino tipico che consenta in primo luogo di delineare un canovaccio di “Piano formativo personalizzato”; successivamente di gestire le unità di apprendimento compresi gli aspetti orientativi e valutativi, infine di elaborare un portfolio delle competenze individuali. Si ricorda ancora una volta che i documenti preparatori del processo formativo – il “Profilo educativo culturale e professionale”, i “Livelli essenziali delle presta- zioni”, il “Repertorio delle comunità e dei profili professionali”, il canovaccio ed i materiali a supporto della didattica – non costituiscono strumenti in sé compiuti, ma solo la traccia di un lavoro che va interpretato e declinato solo passo passo, secondo le caratteristiche degli allievi e del contesto di riferimento. In questo senso, il “Piano formativo personalizzato” appare nella sua forma compiuta e reale solo a posteriori, documentato a posteriori, sotto la forma di una raccolta ordinata delle unità di apprendimento, specificando gli adattamenti imposti dalla individualizzazione. La sequenza delle attività prevede le fasi tipiche elencate e descritte di seguito. FASE A) PRELIMINARE B) ELABORAZIONE DEL PIANO FORMATIVO C) ORIENTAMENTO D) CURA DEL PROCESSO DI APPRENDIMENTO E) GESTIONE DEL PORTFOLIO STRUMENTO DI LAVORO • Lista di attività • Mappa delle competenze (indicative) • Flow-chart • Piano formativo (di massima) • Profilo iniziale dell’allievo • Scheda orientativa finale • Unità di apprendimento • Gestione dell’attività • Valutazione • Certificazione e gestione dei crediti formativi • Struttura ed uso del portfolio Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 73 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 74 Per sviluppare una buona attività formativa, occorre innanzitutto par- tire da un livello precedente a quello della elaborazione del piano formativo, ovvero la specificazione delle attività e dei prodotti che concernono la comunità/figura professionale. Per fare ciò ci si può avvalere della scheda presente nel Repertorio delle comunità/figure professionali, avendo però l’accortezza di organizzare la sequenza dei compiti in una forma progressiva, dal più semplice al più com- plesso, nella logica dello sviluppo delle competenze professionali. Accanto ai compiti professionali, il più importante dei quali è il “capolavoro”, sono da indicare i compiti di natura personale e sociale, compresi quelli disciplinari che siano considerati necessari allo sviluppo degli apprendimenti. Si consiglia di tracciare un elenco di attività in grado di spaziare su diversi ambiti di interesse degli allievi, individuando una compo- nente che richiede di essere svolta necessariamente da tutti, una op- zionale da svolgere sempre tutti insieme ed una elettiva da realiz- zare per gruppi di interesse, non necessariamente della stessa classe. Questo elenco non esaurisce naturalmente l’intero monte ore dispo- nibile, ma rappresenta la traccia fondamentale su cui si svolgerà il piano di formazione. Si tratta del primo, fondamentale passo in direzione di un disegno formativo attivo, integrato, condiviso entro i diversi formatori coin- volti. Questo passo esclude pertanto la prospettiva disciplinare, come pure un modo di procedere “a canne d’organo”, dove ogni formatore decide le proprie attività senza tenere conto di ciò che fanno gli altri e senza che tutti abbiano un riferimento comune non semplicemente dettato dalle scadenze amministrative. A questo punto, abbiamo una lista di attività specificate per pro- dotti, con l’indicazione del periodo di tempo in cui questi debbono essere realizzati, che rappresenta la traccia prioritaria entro cui si può successivamente iniziare un lavoro di elaborazione del piano formativo di massima, dopo che si è definita la mappa delle compe- tenze connesse alle attività indicate. Nella Linea guida completa si trova la proposta di una sequenza riferita al primo anno del triennio di qualifica della comunità pro- fessionale meccanica. A) FASE PRELIMINARE Fase preliminare 1) Lista di attività Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 74 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 75 Successivamente, sempre nella fase preliminare, occorre scegliere le competenze indicative che vengono sollecitate dalle attività indi- cate nella lista precedente. Esiste infatti un rapporto molto stretto tra attività e competenze, che può essere definito nel momento in cui si crea la lista delle atti- vità, anche se va comunque ricordato che il lavoro sulle competenze non può essere svolto a priori, ma richiede di essere gestito in un momento ed in un contesto preciso. Ciò significa che nell’azione formativa concreta è possibile – per diversi motivi tra cui i reali livelli di partenza degli allievi, la dispo- nibilità delle esperienze formative, l’intervento di fattori non pre- visti – che l’attività relativa ad una particolare competenza debba essere rinviata oppure che un’altra prevista più avanti sia da antici- pare nel tempo. La concreta azione formativa non è infatti l’esecu- zione di un programma, ma lo svolgimento di una trama che si co- struisce passo passo e che richiede nei formatori una capacità di ideazione e di creazione-costruzione. Inoltre, la gestione della competenza richiede a sua volta da parte del formatore una precisa considerazione dei parametri di cui essa è a sua volta composta, in corrispondenza dei diversi livelli in cui essa può essere posseduta dall’allievo. Tutto ciò conduce a sottolineare il carattere indicativo della mappa delle competenze, un documento che serve soprattutto a delineare il piano formativo in una prospettiva interdisciplinare, rendendo possibile la convergenza di diversi apporti in riferimento ad esiti comuni, coerentemente con l’approccio metodologico che ci siamo dati. Nella Linea guida completa si trova la proposta di una sequenza di competenze indicative, connesse ad alcune attività previste sempre per il primo anno del triennio di qualifica della comunità professio- nale meccanica. La formulazione della competenza in sede indicativa viene resa con un verbo all’infinito (possedere, utilizzare, gestire...); naturalmente, nel momento della rilevazione del possesso di una competenza presso l’allievo, questa va indicata alla terza persona singolare del- l’indicativo presente (possiede, utilizza, gestisce...). Fase preliminare 2) Scelta delle competenze Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 75 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 76 Avendo a disposizione i materiali elaborati nella fase preliminare – la lista delle attività e dei prodotti distribuiti nel tempo, la mappa delle competenze connesse – è ora possibile disegnare, in riferi- mento ad un preciso periodo (ciclo, anno...) una rappresentazione grafica del cammino formativo degli allievi prevedendo attività comuni (accoglienza, orientamento, compiti di natura personale/ sociale, laboratori di sviluppo di capacità personali, valutazione, – incontri con le famiglie, eventi...) ed altre di livello/opzionali (LARSA, laboratori elettivi...). È possibile realizzare questa rappresentazione sotto forma di flow chart, una modalità che consente una visione unitaria dell’attività formativa. Nella Linea guida completa si trova la proposta di un flow chart che esemplifica in forma grafica l’avvio del percorso formativo sempre per il primo anno del triennio di qualifica della comunità professio- nale meccanica. Si procede tramite un’attività iniziale di accoglienza, connessa ad un colloquio con le famiglie e ad un incontro di orientamento con gli allievi da cui risulta un loro profilo individuale. La prima attività prevede il compito professionale che mira a realiz- zare il primo prodotto (fermacarte); ciò appare motivante per gli al- lievi e permette nel contempo di riscontrare – a seguito della valuta- zione che concerne non solo il prodotto in senso tecnico ma anche le conoscenze e le abilità mobilitate – il loro effettivo livello forma- tivo iniziale e di procedere ad un eventuale LARSA di recupero, mentre altri allievi sviluppano un progetto elettivo. Successivamente si iniziano due attività contemporaneamente: l’organizzazione dell’evento e il progetto relativo all’acquisto del motorino. Ovviamente, si tratta sempre di attività che esigono la partecipazione di più formatori, sulla base di un protocollo condi- viso, sviluppando una o più UdA. La valutazione delle due attività differisce nel tempo e nel modo (trattandosi di oggetti differenti). Al termine di queste attività si svi- luppano ancora colloqui di orientamento ed incontri con le famiglie al fine di consolidare in modo più rigoroso il patto formativo e pro- cedere alla seconda fase dell’anno, centrata sul secondo prodotto professionale e sulla ricerca territoriale, oltre che sulla conclusione delle attività elettive. B) ELABORAZIONE DEL PIANO FORMATIVO Elaborazione del piano formativo 1) Flow chart Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 76 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 77 È ora possibile passare all’elaborazione del piano formativo sotto forma di schema di massima delle attività previste, in modo da risultare lo strumento utile per i formatori componenti del team e per il tutor-coordinatore, al fine di impostare la propria attività di lavoro e di determinare le necessità in termini di risorse. Si tratta di attività e prodotti significativi, ovvero quelli che identifi- cano l’asse portante del percorso e si svolgono in forma interdisci- plinare, ma non esauriscono l’intero monte-ore disponibile che pre- vede attività disciplinari e di personalizzazione/individualizzazione in riferimento alle specifiche situazioni degli allievi e del contesto. Si ricorda a quest’ultimo proposito che le ore previste per la perso- nalizzazione possono anche essere utilizzate solo in parte, nel qual caso sono da considerare disponibili per le altre attività. Lo schema di piano formativo è un elenco cronologico di attività/ prodotti con relative competenze mirate, specificando, in riferi- mento ad ogni attività-prodotto, le seguenti voci: • sviluppo degli orari: si indica la durata in ore di ogni attività significativa prevista; • personale coinvolto: in rapporto alle cinque figure tipiche (tutor coordinatore, formatori: scienze umane, area scientifica, area professionale, sviluppo capacità personali) si indicano a grandi linee responsabilità e compiti; • modalità di accesso: vengono precisate le condizioni di accesso alla attività (può essere libero, oppure si possono prevedere uno o più moduli introduttivi); • strumenti necessari: si indicano le risorse necessarie allo svol- gimento del compito (relazioni, opportunità attive, materiali, schede di lavoro, accessi a fonti informative...). Perché il piano formativo sia completo, occorre inoltre specificare: a) le modalità di orientamento e valutazione; b) l’intesa circa la compilazione del portfolio (compilato e aggior- nato dal tutor in collaborazione con i colleghi e con il contributo di allievi e famiglie). Lo schema diventerà un piano formativo compiuto solo in fase di documentazione finale dell’attività svolta, mediante la raccolta ordi- nata (ed essenziale) del materiale relativo alle unità di apprendi- mento effettivamente svolte. Elaborazione del piano formativo 2) Piano formativo (di massima) Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 77 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 78 La fase iniziale del percorso formativo, di cui fa parte l’accoglienza, ha come scopo la conoscenza – e nello stesso tempo la conoscenza di sé – dell’allievo nelle sue dimensioni fondamentali: socio-fami- liare, cognitiva, affettiva, professionale, etica e progettuale. L’intervento non viene finalizzato ad orientare la persona a prendere delle sagge decisioni, ma piuttosto ad aiutarla a prendere le sue decisioni saggiamente, mettendola nelle condizioni di orientarsi, cioè di sapersi muovere in modo consapevole ed adeguato nelle occasioni significative che delineano il processo di costruzione del proprio percorso professionale. Per questi motivi, il momento di delineazione del profilo dell’al- lievo deve essere svolto il più possibile integrando l’attenzione orientativa con quella formativa. L’utilizzo di strumenti diagnostici deve coinvolgere l’intero team, evitando di delegare agli esperti questa attività tanto rilevante di intervento. Il profilo orientativo iniziale dell’allievo è un documento che ri- porta una varietà di informazioni, innanzitutto anagrafiche e di rico- struzione delle esperienze formative ed eventualmente lavorative di particolare significato, ma soprattutto relative alle risorse personali, specificate in: – aspirazioni ed interessi (intesi il più possibile in senso concreto, riferito all’ambito lavorativo/professionale), – capacità (relazionali, comunicative, stile cognitivo, metodo di studio, cooperazione...), – livello di formazione (conoscenze, abilità e competenze), con esplicitazione di punti forti e punti deboli. È importante, in questo momento, acquisire il punto di vista della famiglia ed associarla nella delineazione del profilo del giovane. Il progetto che ne deriva delinea gli obiettivi che l’allievo intende perseguire ed indica alcuni aspetti rilevanti (ad esempio la comunità ed il profilo professionale preferito, oppure le alternative conside- rate), oltre alle verifiche previste nel prosieguo del cammino, al fine di ritornare sul progetto qui elaborato per aggiornarlo ed eventual- mente modificarlo alla luce delle nuove esperienze ed acquisizioni. C) ORIENTAMENTO Orientamento 1) Profilo iniziale dell’allievo Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 78 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 79 In presenza di una scadenza rilevante del processo formativo (il corso, l’anno, la fase...), è necessario delineare, accanto ad una valutazione delle acquisizioni (conoscenze, abilità e competenze), un profilo orien- tativo finale dell’allievo. Ciò significa considerare nella persona la sua dimensione progettuale che comprende il modo di porsi della persona in rapporto al futuro. Si ricorda che nell’ambito dell’Istruzione e della formazione professionale i giovani manifestano una forte tensione progettuale che interpretano in una prospettiva concreta, finalizzata a risultati desiderabili: trovare lavoro, essere autonomi economicamente, godere di una stima sociale... La scheda orientativa finale comprende innanzitutto una lettura del valore orientativo delle esperienze formative più rilevanti vissute che vanno segnalate per la loro significatività e per il contributo arrecato alla formazione personale (autostima, capacità comunicative e rela- zionali, capacità cognitive, cooperazione...), all’acquisizione di un metodo di studio e di lavoro che contribuisca alla valorizzazione delle proprie capacità trasformandole in competenze, per poi giungere ad una espressione sintetica che indichi il grado di maturità professionale raggiunta. Questa può prevedere: – la consapevolezza (natura del settore, elementi rilevanti, opportunità previste...), – l’identificazione e l’interiorizzazione dei tratti culturali, operativi, e valoriali, – la sicurezza manifestata nelle pratiche svolte. Si chiede di dedicare notevole attenzione al progetto personale, di cui si pongono in evidenza: – aspirazioni, interessi e valori espressi in rapporto al proprio futuro; – opportunità e vincoli (intesi in senso concreto, legati al cammino lavorativo/professionale desiderato); – eventuali indicazioni da parte della famiglia il cui contributo è da tenere in debita considerazione nel lavoro orientativo. In tal modo è possibile definire il vero e proprio progetto, ovvero co- sa la persona intende fare dopo il percorso formativo, in che modo (es.: lavoro dipendente, lavoro autonomo) e con quali tappe ipotizzate. Allo stesso tempo, il progetto va corredato dalle necessarie indicazioni circa il prosieguo del cammino formativo, viste anche le aperture e le opportunità della nuova normativa che consente di rientrare – anche nella forma dell’alternanza – lungo un percorso potenzialmente aperto lungo tutto il corso della vita ad ogni grado e tipo di formazione. Orientamento 2) Scheda orientativa finale Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 79 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 80 Il processo di apprendimento vero e proprio ha valore strettamente con- testuale: si riferisce a precise persone, in relazione ad uno specifico con- testo. Ciò significa che esso si innesta a partire né dalla normativa né dai documenti preparatori – che costituiscono vincoli, criteri e proposte di riferimento, ma non certo dei programmi – bensì dalla lettura del preciso contesto in cui l’azione si svolge ovvero i destinatari, il settore/comunità professionale, il territorio con le sue risorse ed i suoi vincoli. Il cuore del processo formativo risulta pertanto essere il lavoro di costru- zione, da parte del team, delle unità di apprendimento (UdA) che deli- neano ed accompagnano l’attività didattica vera e propria. Nella Linea guida completa si trova la proposta di una scheda di impostazione delle unità di apprendimento, strutturata nei seguenti descrittori: • Denominazione: nome attribuito all’UdA. • Obiettivi formativi: si tratta dei risultati di apprendimento perseguiti, in- tesi nel senso dei cambiamenti attesi dall’allievo, coerenti con il PECUP. • Compito/prodotto: risultato finale previsto descritto in termini suffi- cientemente dettagliati. • Competenze mirate: competenze che si attendono negli allievi al termi- ne della UdA. • Obiettivi specifici di apprendimento correlati: sono le conoscenze e le abilità che vengono segnalate (ricavandole dalle Indicazioni regionali) come ingredienti necessari – ma non sufficienti della UdA. • Utenti: indicazione di quali utenti sono coinvolti in questa UdA (intero gruppo classe, sottogruppi, singoli), quali le loro caratteristiche e le mo- dalità per l’osservazione dei livelli di abilità e conoscenza posseduti. • Prerequisiti: livello di preparazione richiesto per l’avvio dell’attività. • Fase di applicazione: periodo di utilizzo dell’UdA nell’arco del percorso. • Tempi: periodo di sviluppo complessivo (in settimane/mesi) e numero di ore previste. • Sequenza in fasi: successione di azioni previste (in linea di massima). • Metodologia: modalità formative previste (es.: lavoro di gruppo, eser- citazioni di laboratorio, stage, ecc.) e indicazioni generali in merito a interventi previsti, azioni da realizzare, formatori coinvolti (e loro ruo- lo), tempistica, declinazione della personalizzazione e della valenza orientativa. • Risorse, esperienze e strumenti: strumentazione prevista in termini di figure professionali e relativi ruoli, materiali didattici, esperienze (incontri, visite, stage...), risorse organizzative (spazi...). • Valutazione: modalità (criteri, tempi, ruoli) e strumenti previsti. D) CURA DEL PROCESSO DI APPRENDIMENTO Cura del processo di apprendimento 1) Unità di apprendi- mento Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 80 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 81 La gestione dell’attività formativa non è da considerare come una specie di “applicazione” di un programma prestabilito, bensì come una vera e propria attività di costruzione-creazione del percorso di apprendimento da svolgersi passo passo da parte dei formatori, alla luce delle variabili presenti nel contesto: allievi, organismo formativo, ambiente, risorse. Ciò non significa affatto che i formatori debbono essere senza sup- porti: tutt’altro. Essi necessitano infatti di esempi di unità di appren- dimento realizzate da cui trarre ispirazione ed elementi di con- fronto, di materiali di accompagnamento per la gestione dell’attività di apprendimento compresi CD rom e siti internet di natura didat- tica, di manuali e fonti di informazione che possono servire da sti- molo e approfondimento. È in tale prospettiva che abbiamo pensato ad un impianto metodo- logico per ogni UdA, strutturato in due parti: a) “Guida formatore”: si tratta del materiale (in forma cartacea e CD multimediale) necessario al formatore per la gestione della UdA, ovvero la scheda UdA corredata da adeguate diapositive e da indicazioni bibliografiche/sitografiche; la guida vera e pro- pria con le indicazioni metodologiche e gestionali ed il cano- vaccio che consente ad ogni attore di riconoscere facilmente il proprio contributo entro il disegno complessivo. L’uso della me- todologia del canovaccio – una sorta di rappresentazione (simile a quella delle scene teatrali) – è utile poiché rende bene l’idea del superamento del programma (la partitura prestabilita nei minimi dettagli) per aderire ad un approccio aperto, nel quale le singole parti, ma anche la trama, possono/debbono risultare dalla interpretazione degli attori, innanzitutto i destinatari. b) “Manuale allievo”, anch’esso (in forma cartacea e CD multi- mediale), elaborato con linguaggio piano e ampio, con adeguata documentazione compreso un glossario, che consente agli allievi di comprendere il compito e di coglierne le consegne. Al fine di una esemplificazione, nella Linea guida completa si trova la proposta per la gestione dell’attività connessa all’UdA “Acquisto del motorino” concretizzata in tre strumenti: – il canovaccio, – la guida operativa, – il dossier allievo. Cura del processo di apprendimento 2) Gestione dell’attività Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 81 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 82 Si propone di affrontare la valutazione non come un’attività dis- giunta dalla didattica, ma in chiave formativa, ovvero in modo da consentire un incremento del processo di apprendimento e di con- sapevolezza da parte dell’allievo. In questo modo la valutazione è essa stessa formazione e non un’interruzione del cammino. Nello stesso tempo, si consiglia di porre sempre al centro della valuta- zione le competenze, dimostrate tramite compiti e prodotti reali (compreso il “capolavoro”), che consentano anche di cogliere il grado di possesso delle conoscenze e delle abilità connesse (e indi- cate negli obiettivi specifici di apprendimento segnalati nella impo- stazione della UdA). In questo senso, il cuore della valutazione sta il più possibile nei prodotti di cui l’allievo va orgoglioso, e che segnalano (a se stesso, ai formatori ma anche agli altri attori, compresa la famiglia) le sue acquisizioni ed in particolare il grado di possesso delle competenze. Nella Linea guida completa si trova pertanto la proposta di stru- menti che consentono di sviluppare una valutazione formativa, co- involgendo tutti i soggetti impegnati nel percorso di apprendimento, enfatizzando il prodotto: – una scheda (con rubrica) di autovalutazione del prodotto da parte dell’allievo, svolta in modo coerente con la logica del portfolio (vedi più avanti), – una scheda di valutazione delle competenze da parte dei forma- tori, anch’essa nella prospettiva del portfolio, – un esempio di rubrica di valutazione delle competenze per livelli. Naturalmente, questi strumenti vanno adattati alla attività ed al pro- dotto previsto. Le competenze possono essere acquisite mediante una o più attività associate. La rilevazione circa le conoscenze e le abilità previste non è da intendere in modo esaustivo: occorre prevedere anche prove di valutazione ad hoc per le tre aree (scienze umane, area scientifica, area professionale). Lo sviluppo delle capacità personali si riferisce alla evoluzione di alcuni aspetti della personalità dell’allievo (coscienza di sé, comunicazione e relazioni, autonomia, responsabilità, gestione dei problemi, progettualità, gusto ad apprendere...) che concorrono a definirne la maturità umana ed anche professionale. Cura del processo di apprendimento 3) Valutazione Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 82 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 83 Così come la valutazione non è fine a se stessa ma mira al miglio- ramento, la certificazione ha come scopo l’accreditamento delle acquisizioni presso i diversi interlocutori previsti: l’allievo e la famiglia, il sistema educativo, il sistema economico e sociale. È pertanto necessario evitare che vi sia una gestione tutta interna di questa fase, preferendo al contrario una forte intesa con i vari soggetti indicati, adeguando il linguaggio e le modalità operative alle loro esigenze. Per questo motivo, si propone una metodologia di intesa tra gli organismi coinvolti nel processo di passaggio dello studente, che richiede da un lato un’intesa circa gli aspetti essenziali del metodo e della organizzazione, e dall’altro l’adozione di strumenti che consentano la massima trasparenza ed efficienza del processo. Nella Linea guida completa si trova pertanto la proposta di due documenti: – La convenzione tra gli organismi formativi per la gestione dei passaggi; – L’attestazione del direttore con esplicitazione del riconoscimento dei crediti in termini di risparmio di tempo. Il passaggio è l’esito di una volontà dell’allievo e della relativa famiglia; esso si esprime mediante una domanda esplicita che indica il tipo di formazione desiderata e il Centro o Istituto in cui intende transitare. Il processo del passaggio richiede, da parte di un’équipe mista di formatori ed insegnanti, le seguenti operazioni: – la diagnosi del punto in cui si trova lo studente; – il confronto con il punto in cui ci si attende che sia inserito nel nuovo contesto, entro un certo periodo di tempo; – l’individuazione del differenziale di apprendimenti che necessi- tano per giungere al livello desiderato; – l’attivazione di un laboratorio di recupero e sviluppo degli ap- prendimenti; – la verifica e certificazione degli stessi; – il passaggio. È necessario, accanto ad una gestione didattica del passaggio, una cura degli aspetti orientativi, sapendo che si tratta spesso di un’esperienza non facile per il giovane che è chiamato non solo ad esprimere il proprio disagio, ma a formulare un progetto di modifica del cammino e a mettere in atto comportamenti coerenti, sapendo affrontare le inevitabili difficoltà. Cura del processo di apprendimento 4) Certificazione e gestione dei crediti formativi Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 83 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 84 Il portfolio delle competenze personali rappresenta una raccolta significativa dei lavori dell’allievo che racconta la storia del suo impegno, del suo progresso o del suo rendimento. Tramite esso è possibile capire la storia della crescita e dello sviluppo di una persona corredandola con materiali che permettono di comprendere “che cosa è avvenuto” dal momento della presa in carico della persona (che richiede un’attenta osservazione delle sue capacità e acquisizioni previe) fino al momento della partenza, passando per le varie fasi di cui si compone il percorso formativo. La struttura del portfolio è concordata e definita nell’ambito del Centro/Istituto; esso comprende comunque i seguenti ambiti: Anagrafico Comprende i dati personali dell’allievo e la sua vicenda formativa e lavorativa (con valore formativo). Orientativo Comprende le attività di orientamento svolte, il progetto personale e le eventuali variazioni. Formativo e Comprende le attività formative svolte mettendo in luce valutativo in modo particolare i prodotti realizzati. Certificativo Comprende i documenti di certificazione delle acquisi- zioni che accompagnano il percorso della persona, con indicazione del valore in termini di credito. Il portfolio è composto da una parte essenziale – corrispondente al “libretto formativo” da consegnare alla persona ed agli eventuali inter- locutori (sistema educativo, sistema lavorativo e professionale) e dagli allegati conservati presso il Centro/Istituto. Il portfolio è compilato ed aggiornato dal coordinatore-tutor, in colla- borazione con tutti i formatori impegnati nel team. Per la parte relativa alla raccolta ed “etichettatura” dei materiali prodotti, esso è compilato da ciascun allievo chiamato ad essere protagonista consapevole della propria crescita. Le due dimensioni previste, orientamento e valuta- zione, si intrecciano in continuazione perché l’unica valutazione posi- tiva per l’allievo è quella che contribuisce a conoscere l’ampiezza e la profondità delle sue competenze e, attraverso questa conoscenza pro- gressiva e sistematica, a fargli scoprire ed apprezzare sempre meglio le capacità potenziali personali, non pienamente mobilitate, ma indispen- sabili per avvalorare e decidere un proprio progetto di vita. Nella Linea guida completa si presenta uno schema di portfolio con l’indicazione delle schede utilizzabili da gestire in rapporto al percorso di apprendimento individuale. E) GESTIONE DEL PORTFOLIO Gestione del portfolio 1) Struttura ed uso del portfolio Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 84 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 85 CONCLUSIONE La legge 53/03 ha posto l’Italia di fronte all’opportunità di creare, come è già avvenuto nella maggior parte dei Paesi europei, un sistema di istruzione e di formazione professionale, con finalità allo stesso tempo educative e professionaliz- zanti, rispondente alle aspettative dei giovani che trovano nell’approccio induttivo lo stimolo alla cultura e al sapere. In Italia, tale sistema è affidato dalla Costituzione alla legislazione e gestione regionale. Ha perciò, a livello regionale, l’opportunità di rispondere meglio alle attese diversificate dei territori, ma corre anche il rischio, a livello nazionale, di strutturare percorsi e offrire opportunità non solo differenti, ma addirittura divergenti tra loro. Il presente lavoro si è proposto di contribuire al dibattito in corso con un apporto che valorizzi l’esperienza educativa e professionale dei Centri di FP e degli operatori. Senza lasciarsi irretire da considerazioni, più che altro ideologiche, circa la titolarità o l’età d’inizio dei percorsi triennali, la nostra proposta ha cercato di esprimere in modo chiaro l’opzione educativa di tali percorsi, finalizzati al raggiungimento, attraverso percorsi differenziati, ma equivalenti e perciò di pari dignità, dell’obiettivo finale costituito dal profilo educativo, culturale e professio- nale fissato per il ciclo secondario. La valorizzazione dell’apporto di tutti, e perciò anche di questo lavoro, potrà contribuire alla realizzazione di un sistema formativo basato sulla sussidiarietà. Enti pubblici, in particolare Regioni e Province, potranno trovare stimoli per spin- gere tutte le forze presenti nei territori a dare il meglio del loro impegno, della loro creatività e capacità organizzativa a servizio dell’educazione degli adolescenti. La formazione culturale, sociale, tecnica e professionale di questi ultimi faciliterà il loro ingresso nella vita attiva e contribuirà alla crescita dei terrori in cui vivono e, conseguentemente, di tutta la nazione. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 85 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 86 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 87 BIBLIOGRAFIA AUBRET J. - F. AUBRET - C. DAMIANI, Les bilans personnels et professionnels, Paris, Editions Eap-Inetop, 1990. BOLDIZZONI D. - L. MANZOLINI, Creare valore con le risorse umane, Milano, Guerini & Associati, 2000. GRISOLIA A. - L. MANZOLINI, Dalle competenze alle professioni aziendali, in: BOLDIZZONI D. - L. MANZOLINI, Creare valore con le risorse umane, Milano, Guerini & Associati, 2000, pp. 25-69. MALIZIA G. - D. NICOLI - V. PIERONI (a cura di), Ricerca azione di supporto alla sperimenta- zione della FPI secondo il modello CNOS-FAP e CIOFS/FP. Rapporto finale, Roma, Tipografia Pio XI, 2002. MORGAN G., Images. Le metafore dell’organizzazione, Milano, Franco Angeli, 1999. MORIN E., La testa ben fatta. Milano, Cortina, 2000. NICOLI D., Manuale per il progettista di formazione, Milano, Provincia di Milano, 2002. REYNERI E., Sociologia del mercato del lavoro, Bologna, Il Mulino, 2002. VALZAN A., Interdisciplinarité & situations d’apprentissage, Paris, Hachette Education, 2003. Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 87 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 88 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 89 INDICE PRESENTAZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 INTRODUZIONE: Un nuovo inizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 Parte prima: ASPETTI GENERALI 1. Presupposti di base . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13 1.1. Valenza educativa del lavoro nella prospettiva del PECUP . . . . . . . . 13 1.2. Obiettivi generali del processo formativo alla luce del PECUP . . . . . 14 1.3. Azioni per conseguire gli obiettivi generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16 2. Normativa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17 2.1. Il nuovo Titolo V della Costituzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17 2.2. La legge 53/2003 e la costruzione del sistema . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18 3. Sistema di istruzione e formazione professionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20 Parte seconda: OFFERTA FORMATIVA 4. Disegno dell’offerta formativa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27 4.1. Percorso formativo e titoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .28 4.2. Tipologie di intervento formativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30 4.2.1. Servizio di orientamento permanente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30 4.2.2. Percorsi triennali di qualifica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36 4.2.3. Diploma di formazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39 4.2.4. Diploma di formazione superiore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41 4.2.5. Specializzazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43 4.2.6. Formazione continua e permanente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44 4.2.7. Alternanza formativa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45 4.2.8. Formazione per portatori di handicap . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47 4.2.9. Percorsi formativi destrutturati (seconda chance). . . . . . . . . . . 50 5. Programmazione formativa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54 Parte terza: COMUNITÀ E FIGURE PROFESSIONALI 6. Impostazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59 Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 89 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ 90 Parte quarta: METODOLOGIE OPERATIVE 7. Percorsi formativi: principi metodologici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67 8. Situazioni di apprendimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70 9. Gestione del processo formativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73 CONCLUSIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85 BIBLIOGRAFIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 87 INDICE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 89 Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 90 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 91 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ Lguida-VS.qxd 05/02/2004 14.51 Pagina 92 &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������ &7�FQRV��SB�B���SGI �� ������������������

Linee guida per la realizzazione di percorsi organici nel sistema dell'istruzione e della formazione

Autore: 
Dario Nicoli
Categoria pubblicazione: 
Progetti
Anno: 
2004
Numero pagine: 
354
LINEE GUIDA PER LA REALIZZAZIONE DI PERCORSI ORGANICI NEL SISTEMA DELL’ISTRUZIONE E DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE A cura di Dario NICOLI 1-10-0inizi-guida 11-03-2004 10:33 Pagina 1 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI � ������������������ Tip.: Istituto Salesiano Pio XI - Via Umbertide, 11 - 00181 Roma Tel. 06.78.27.819 - Fax 06.78.48.333 - E-mail: tipolito@pcn.net marzo 2004 1-10-0inizi-guida 11-03-2004 10:33 Pagina 2 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI � ������������������ 3 PRESENTAZIONE La presente linea guida non nasce da uno studio teorico, ma costituisce la sin- tesi di un percorso di progettazione e sperimentazione, che ha coinvolto la Federa- zione CNOS-FAP e l’Associazione CIOFS/FP fin dal 2000. La legge 144/99 ha introdotto la possibilità di assolvere l’obbligo formativo nei percorsi della formazione professionale delineati nell’Accordo Stato Regioni del 2 marzo 2000, provocando un sostanziale rinnovamento del sistema formativo. I percorsi biennali avviati nei Centri del CNOS-FAP e del CIOFS/FP sono stati progettati, monitorati durante il loro svolgimento e nei loro esiti, supportati con materiali didattici: questo processo ha creato un terreno preparato ad accogliere le innovazioni che la legge 53/03 intende introdurre. La linea guida qui presentata costituisce una sintesi organica di un processo progettuale ed esperienziale, avvalorato dalle riflessioni di studiosi e dal contributo di operatori sul campo. Questo lavoro si propone di supportare la realizzazione progettuale e pratica di percorsi educativi e formativi nel sistema dell’istruzione e della formazione pro- fessionale (IeFP). Essi trovano l’opportunità di essere sperimentati nei Centri di formazione professionale sulla base dell’Accordo quadro del 19 giugno 2003 e dei successivi protocolli d’intesa regionali. La mediazione, che ha portato all’Accordo quadro per l’offerta formativa spe- rimentale d’istruzione e formazione professionale, ha avuto come effetto la generi- cità delle indicazioni operative su alcuni punti essenziali: ciò ha causato, a livello regionale, la stipulazione di protocolli attuativi che prevedono la sperimentazione di percorsi formativi sostanzialmente differenti, non confrontabili a livello nazio- nale, con il pericolo di prefigurare tanti sistemi d’istruzione e formazione profes- sionale quante sono le Regioni italiane. Infatti, tali percorsi non sono solo differen- ziati, ma progettati partendo da presupposti contrapposti. Il presente progetto tende a dare una visione organica degli interventi di istru- zione e formazione professionale a partire dall’impianto normativo, descrivendo l’insieme delle offerte formative e le diverse tipologie d’intervento, per rendere possibile la creazione di un sistema “nazionale” d’istruzione e di formazione pro- fessionale di competenza e gestione regionale. La nostra proposta prevede, inoltre, che la gestione regionale del sistema pri- vilegi, permetta e sostenga, nella prospettiva costituzionale dell’autonomia e della sussidiarietà, la progettualità e la capacità realizzativa di quanti operano con com- petenza nel settore, per evitare il passaggio dal centralismo scolastico statale a quello regionale, ancora più dannoso e involutivo. In questa prospettiva di sussidiarietà, la presente linea guida non si propone come pacchetto preconfezionato di idee o come un modello immutabile di per- 1-10-0inizi-guida 11-03-2004 10:33 Pagina 3 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI � ������������������ 4 corso, ma come punto di partenza per sollecitare e sostenere le capacità progettuali e realizzative degli operatori, tracciando una linea comune di esperienza, che possa divenire la base per ripensare in modo aggiornato e utile per i giovani di oggi il si- stema di istruzione e di formazione professionale nella prospettiva tracciata dalla legge 53/03. Questo sforzo permetterà ai ragazzi che iniziano il percorso del se- condo ciclo, che comprende il sistema dei licei e il sistema dell’istruzione e della formazione professionale, di trovare una pluralità di percorsi in riposta alle loro differenziate capacità e inclinazioni, in modo che tutti possano prepararsi alla vita adulta con una cultura e una professionalità adeguate, testimoniate dal consegui- mento di un diploma o di una qualifica. Il volume si articola in tre parti ed è completato da 4 allegati. Nella prima parte (“Aspetti generali”), si presentano le finalità della linea guida, si traccia un quadro sulla normativa che regola il nuovo sistema educativo, si forniscono informazioni sul sistema di istruzione e formazione professionale, si offrono esempi per la programmazione formativa. Nella seconda parte (“Il modello di intervento”), si presenta il quadro valoriale che orienta l’intervento proposto, ci si sofferma sulla presentazione dell’offerta formativa nelle sue nove diverse tipologie, si danno indicazioni circa la gestione delle risorse umane e l’elaborazione di una strategia di rete. La terza parte (“Metodologia operativa”) si focalizza sugli aspetti metodolo- gici e fornisce spunti per la gestione del processo formativo. I primi tre allegati rappresentano strumenti operativi nei quali è possibile rin- tracciare: un repertorio delle comunità e dei profili professionali, un manuale per l’alternanza e un manuale per i percorsi formativi destrutturati; il quarto allegato è un glossario dei termini della formazione professionale rinnovata. La presente linea guida, dunque, si propone come un supporto pratico per chi è direttamente interessato allo studio, alla progettazione e alla realizzazione dei percorsi nel sistema dell’istruzione e della formazione professionale. Con alcuni estratti da questo volume, è stata elaborata una versione sintetica della stessa linea guida, che costituisce un aiuto rivolto a tutti coloro che sono inte- ressati a conoscere il nuovo sistema di istruzione e formazione professionale. In questo momento di proposte disparate e contraddittorie, vi si trovano espresse con pacatezza le linee essenziali e i principi che possono condurre a un vero rinnova- mento del nostro sistema educativo. Questo lavoro non sarebbe stato possibile senza che operatori di formazione professionale si fossero generosamente impegnati sia nella progettazione sia nella realizzazione dei percorsi prima biennali e poi triennali. A loro va il nostro grazie per l’impegno, la dedizione, l’apporto di esperienza e concretezza. Un ringraziamento particolare al Prof. Dario Nicoli, che ha coordinato e cu- rato la stesura di questo lavoro, arricchendolo con un notevole contributo di idee e valorizzandolo con la propria esperienza e professionalità. Le sedi nazionali del CIOFS/FP e del CNOS-FAP 1-10-0inizi-guida 11-03-2004 10:33 Pagina 4 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI � ������������������ 5 INTRODUZIONE Un nuovo inizio I Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea, in occasione del Consiglio europeo di Lisbona nel marzo 2000, hanno individuato la conoscenza come obiet- tivo strategico per un’economia dinamica e competitiva. Per raggiungere tale meta strategica il Consiglio europeo ha concordato un piano, in cui stabilisce obiettivi, mobilita e concentra risorse, fissa scadenze. Il piano si incentra sull’apprendimento per l’occupazione attraverso un’istruzione e una formazione di migliore qualità. Vi è un chiaro nesso tra livelli di istruzione e formazione e prospettive occupazionali; pertanto un quadro politico europeo in materia d’istruzione e formazione è stato messo a punto da ogni Paese membro per migliorare i sistemi, rendere più facile l’accesso all’apprendimento ed innalzare il livello delle competenze. La priorità assegnata alla riforma del Sistema Educativo di Istruzione e For- mazione per l’Italia si inserisce nel quadro di tale impegno. L’elemento proprio, peculiare della legge 53, concerne l’idea di educazione che viene posta a fondamento dell’intera normativa. Esso viene espresso chiara- mente nell’articolo 1, là dove si intende “favorire la crescita e la valorizzazione della persona umana, nel rispetto dei ritmi dell’età evolutiva, delle differenze e del- l’identità di ciascuno e delle scelte educative della famiglia, nel quadro della co- operazione tra scuola e genitori, in coerenza con il principio di autonomia delle istituzioni scolastiche e secondo i principi sanciti dalla Costituzione”. Ed inoltre nell’articolo 2, dove si afferma che “è promosso l’apprendimento in tutto l’arco della vita e sono assicurate a tutti pari opportunità di raggiungere elevati livelli cul- turali e di sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte personali, adeguate all’in- serimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, anche con riguardo alle di- mensioni locali, nazionale ed europea”. Si tratta di un principio educativo personalistico, che non riguarda solo le af- fermazioni di principio, ma si concretizza in scelte progettuali, metodologie e stru- menti. Il riferimento dei percorsi al profilo educativo, culturale e professionale, la piena libertà e responsabilità degli educatori in ordine agli obiettivi formativi, alla didattica ed alla valutazione, la centratura di tutto l’impianto sull’apprendimento personalizzato, coinvolgendo nell’opera educativa tutti i soggetti interessati, in particolare quelli presenti nel territorio, tutto ciò delinea una nuova stagione che vede nell’educazione un impegno significativo, condiviso, responsabile, aperto ai diversi apporti. 1-10-0inizi-guida 11-03-2004 10:33 Pagina 5 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI � ������������������ 6 Occorre dotare le persone di una moderna cultura in grado di superare la vi- sione illuministica dell’enciclopedismo e della “testa piena” di nozioni, per una nuova concezione che mira piuttosto ad una persona dalla “testa ben fatta” in grado di cogliere le connessioni tra saperi, di porsi di fronte alla realtà in una pro- spettiva attiva, in grado di apprendere continuamente e creativamente dall’espe- rienza (Morin, 2000). Si impone la questione cruciale che sta alla base di ogni autentica ed efficace formazione umana nel tempo della cosiddetta “società cognitiva”: la capacità di vi- vere la realtà non come un qualcosa di già compiuto che richiede solo una assimi- lazione, ma come un processo in continuo cambiamento, la cui comprensione può avvenire unicamente se la persona si pone nei confronti di essa in una prospettiva di partecipazione e di “pensiero attivo e costruttivo”. La metodologia propria della formazione professionale (FP), nel momento in cui consente di avvicinare i saperi attraverso l’esperienza diretta, secondo quadri di apprendimento concreti, basati su compiti reali, facilmente comprensibili dalle per- sone e vicini al loro mondo di vita, consente di sviluppare metodologie aperte, dif- fusive, capaci di adattamento anche in contesti scolastici che intendano perseguire una decisa innovazione metodologica. Si tratta di passare dal paradigma dell’ “insegnamento” a quello dell’ “appren- dimento”, specie in una logica di personalizzazione. In questo senso, l’esperienza della formazione professionale appare impor- tante anche al di là del ristretto spazio che questa denominazione assume nel con- testo formativo nazionale, specie se consideriamo questi ultimi anni turbolenti e difficili. La riconsiderazione del valore metodologico e sociale della formazione pro- fessionale ha significato per molti un veloce ripensamento della propria posizione, cercando di rimontare un ritardo che si va facendo grave specie in considerazione dei nuovi sviluppi legislativi. Va peraltro detto che il sistema italiano presenta una particolare arretratezza culturale, data dalla tendenza a concepire “cultura” solo ciò che viene fornito dalla scuola, mentre ogni riferimento al lavoro è visto al più come “pratica” attribuendo a tale termine tutto il significato svalutante che si può intuire dall’espressione uti- lizzata. Questa arretratezza è una delle cause delle scarse performance del sistema italiano se comparato a quello dei Paesi con cui ci confrontiamo sul piano istitu- zionale, sociale ed economico, ed in particolare della grave piaga dell’ “insuccesso formativo” che porta ad avere il 32% dei giovani diciannovenni senza alcun titolo né qualifica professionale, mentre circa il 55% degli adulti svolge attività lavora- tive lontane dal percorso di studio completato. La stagione che si apre consente di configurare un sistema unitario di istru- zione e formazione professionale dal carattere pedagogico, istituzionale, continua- tivo, di pari dignità rispetto al sistema dell’istruzione, con il quale esso risulta va- riamente interrelato. Questa fase, che può costituire un “nuovo inizio” per la for- mazione professionale, si connette a quella della regionalizzazione che ha portato 1-10-0inizi-guida 11-03-2004 10:33 Pagina 6 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI � ������������������ 7 all’approvazione della legge 21 dicembre 1978, n. 845 - Legge quadro in materia di formazione professionale, ovvero il massimo punto conseguito dal secondo do- poguerra in ordine alla modernizzazione del sistema. L’esito cui si è giunti, ovvero la configurazione di un sistema di istruzione e formazione professionale, ha potuto trarre insegnamento dalla applicazione di una impostazione differente, che possiamo definire come “modello integrato” attuata a seguito della approvazione della legge 9/99. La ricerca elaborata durante il monito- raggio sugli allievi dei corsi di formazione professionale iniziale di quel periodo ha riscontrato che ben il 70% circa degli stessi si trovava in una situazione di difficol- tà dal punto di vista scolastico in quanto semplicemente “prosciolti dall’obbligo”. Questo elemento, unito alla quasi assenza di casi di “passerella” (da e verso la scuo- la, da e verso l’apprendistato e il lavoro), ha segnalato un effetto “perverso” della legge 9/99 sull’innalzamento dell’obbligo di istruzione che ha penalizzato maggior- mente proprio gli adolescenti più svantaggiati e in difficoltà. Con il rischio di vede- re tali adolescenti abbandonare precocemente il ciclo intrapreso, al termine del pri- mo anno obbligatorio, con una perdita significativa di risorse materiali e motivazio- nali, al punto da pregiudicare in taluni casi perfino la possibilità di proseguire il pro- prio percorso formativo nella medesima FP (Malizia, Nicoli, Pieroni, 2003). Va detto che il modello integrato, mentre non riconosce il valore educativo e culturale della formazione professionale, riduce la possibilità di scelta dei giovani e ripropone, aggravandoli, i problemi che sia pure intenzionalmente intende risolvere. Di contro emerge il disegno proposto prima dal “Rapporto finale del Gruppo Ristretto di lavoro costituito con D.M. 18 luglio 2001, n. 672” (cosiddetto “rap- porto Bertagna”) e successivamente dalla legge 53 del 28 marzo 2003, Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essen- ziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale (“riforma Moratti”), disegno fondato sulla “natura pedagogica, l’identità curricolare e la fi- sionomia istituzionale di un percorso graduale e continuo di Istruzione/Formazione secondaria e superiore parallelo a quello di Istruzione secondaria e superiore, dai 14 ai 21 anni, con esso integrato a livello di funzioni di sistema e ad esso pari in dignità culturale ed educativa”. Tale impostazione si fonda sul principio del successo formativo, così espresso all’art. 2, comma 1, lettera c) della legge 53/2003: “è assicurato a tutti il diritto al- l’istruzione e alla formazione, per almeno 12 anni o, comunque, sino al consegui- mento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età”. Ciò è confermato dalla chiara ispirazione educativa e personalistica della legge che mira a “favorire la crescita e la valorizzazione della persona umana, nel rispetto dei ritmi dell’età evolutiva, delle differenze e dell’identità di ciascuno e delle scelte educative della famiglia, nel quadro della cooperazione tra scuola e genitori” (art. 1, comma 1) ed a promuovere “l’apprendimento in tutto l’arco della vita e assicurare a tutti pari opportunità di raggiungere elevati livelli culturali e di sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte personali, adeguate all’inserimento nella vita sociale e 1-10-0inizi-guida 11-03-2004 10:33 Pagina 7 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI � ������������������ 8 nel mondo del lavoro, anche con riguardo alle dimensioni locali, nazionale ed europea” (art. 2, comma 1, lettera a). Gli Enti di formazione professionale, con il contributo di CNOS-FAP e CIOFS/FP hanno favorito tale evoluzione specie attraverso un progetto pilota di formazione triennale, sulla falsariga del progetto biennale precedente, ma con un’impostazione più aperta e di taglio palesemente educativo e sociale. Sulla base di tale proposta, si sono potute realizzare iniziative sperimentali concertate tra Governo nazionale ed alcune Regioni. Occorre peraltro passare dalla sperimentazione al disegno ordinario; questa prospettiva propone una serie di impegni dal valore rilevante: 1) Va assicurata ai giovani un’offerta integrale che non si limiti ai soli corsi di formazione, ma che renda possibile una prospettiva formativa aperta, flessi- bile, centrata sulle persone, in grado di creare circolarità tra formazione ini- ziale e formazione lungo tutto il corso della vita, in una logica che coinvolga i diversi soggetti della vita civile, sociale ed economica. Per fare ciò è neces- sario impegnarsi affinché il sistema che si va creando sia completo in senso verticale (fino alla formazione superiore) ed orizzontale (orientamento, alter- nanza, laboratori di recupero e sviluppo degli apprendimenti, formazione in servizio, educazione e formazione permanente). 2) Occorre realizzare il più possibile laboratori di apprendimento (culturali, so- ciali, professionali) basati su compiti/prodotti reali – condivisi dagli allievi – che richiedano una integrazione delle diverse discipline o aree formative coin- volte. Infatti ogni attività operativa si coniuga sempre con una riflessione sui significati dell’agire, mentre ogni sapere teorico deve trovare continuo colle- gamento ed applicazione in azioni concrete. Va mirata la sperimentazione di un nuovo approccio didattico basato su un asse formativo definito dei “centri di interesse” (personale, sociale, lavorativo), con una metodologia didattica at- tiva, in forza di un approccio amichevole che valorizza l’esperienza dei gio- vani e conduce in modo induttivo verso traguardi di sapere soddisfacenti orientati a compiti concreti, valutati sulla base di prodotti /capolavori. 3) La prospettiva su cui operare è quella non già del Centro aurtoreferenziale, quanto della rete formativa che richiede uno stile di autentica cooperazione tra diversi soggetti in un disegno di sistema unitario. In questo momento il de- stino del CIOFS/FP e del CNOS-FAP è strettamente legato a quello degli altri Enti, dei Centri di formazione professionale, delle Regioni e di tutti coloro che operano nel sistema. La soluzione organizzativa preferibile è quella aperta, flessibile, che riconosca il contributo altrui e lo valorizzi in un disegno edu- cativo e sociale nello stesso tempo. 4) Uno sforzo particolare va rivolto all’azione culturale, poiché il nostro Paese è diviso tra una parte che difende la “Cultura” contro la pratica, ed un’altra che crede solo nell’attività concreta relegando la cultura al ruolo di hobby per una minoranza di intellettuali. È questa la vera divisione nazionale, contro la quale 1-10-0inizi-guida 11-03-2004 10:33 Pagina 8 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI � ������������������ 9 occorre agire dimostrando che le mani sono la via per il cuore, la mente e l’a- nima, e che l’essere umano è unitario. Fare educazione oggi significa dedicare la massima cura ai giovani, ma anche assicurarsi che tutti i soggetti coinvolti in questa esperienza (genitori, insegnanti, imprenditori, amministratori della cosa pubblica) apprendano il senso della pedagogia dell’esperienza che è in- sieme azione e riflessione critica e migliorativa su di essa. 5) Accanto al ruolo culturale ve n’è un altro, forse poco praticato nel passato: quello politico ovvero di accompagnamento delle istituzioni e degli Enti perché siano consapevoli di una chiamata di grande responsabilità per i gio- vani e la società. Si tratta di un mondo che è tentato da un lato dalla spendibi- lità immediata delle opportunità del sistema ai fini del consenso, ma anche dalla strumentalizzazione dell’educazione a fini politici, come opzione di una parte contro l’altra, e viceversa. Inoltre, vi è la tentazione amministrativa, che finisce per ereditare i vizi di una scuola che agiva esclusivamente in forza di leggi e circolari provenienti dall’alto. L’opera educativa è propria della società civile, e ciò necessita di personale politico ed amministrativo di grandi vedute, con forte sensibilità circa il proprio territorio, capace di agire in forza di un ruolo “regolatore” che richiede il riconoscimento delle risorse, la loro valo- rizzazione, l’indirizzo dei vari fattori in gioco verso obiettivi di qualità e di maturazione. Nella stagione vorticosa che stiamo vivendo ci è data la possibilità di collabo- rare alla costruzione di un sistema educativo aperto, nella prospettiva pluralistica, per il miglior bene dei giovani. La posta in gioco è chiara: fare dell’educazione un valore e un impegno che coinvolge l’intera società ed i suoi soggetti, rimettendo al centro la naturale propensione generativa ed educativa che è patrimonio potenziale di tutti, persone ed istituzioni. 1-10-0inizi-guida 11-03-2004 10:33 Pagina 9 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI � ������������������ 1-10-0inizi-guida 11-03-2004 10:33 Pagina 10 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ Parte prima ASPETTI GENERALI 11-26-1parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 11 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 11-26-1parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 12 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 13 1. Presupposti di base La presente linea guida si pone il fine di fornire al personale della formazione, agli allievi, alle famiglie, agli enti pubblici, alle imprese ed agli altri partner coin- volti un modello di riferimento per la realizzazione dei nuovi percorsi di istruzione e formazione professionale. In tale senso, si intende sostenere l’offerta relativa al sistema di formazione professionale avente impostazione educativa, identità meto- dologica, natura istituzionale, percorsi graduali e continui, definendone le caratteri- stiche generali ed articolando le sue diverse componenti (servizi, organizzazione, risorse umane, accreditamento) nella prospettiva della qualità. Questa linea guida rappresenta il completamento di un percorso che ha visto in una prima tappa la realizzazione del progetto sull’obbligo di frequenza di atti- vità formative (legge 144/99) e successivamente i percorsi sperimentali triennali regionali. 1.1. Valenza educativa del lavoro nella prospettiva del PECUP A livello generale, la proposta formativa, coerentemente con il “Profilo educa- tivo, culturale e professionale” (PECUP) e con le “Indicazioni regionali”, mira alla crescita ed alla valorizzazione della persona umana come elemento centrale del processo educativo, perseguendo l’elevazione del livello culturale di ciascun citta- dino ed il potenziamento delle capacità di ciascuno e di tutti di partecipare ai valori – ivi compresi quelli spirituali – della cultura, del lavoro, della civiltà e della con- vivenza sociale e di contribuire al loro sviluppo. Tale proposta intende nel con- tempo rimuovere le cause sociali e culturali che ostacolano il libero e pieno svi- luppo della persona umana, con particolare riferimento a quella quota di popola- zione che possiede una sensibilità culturale pratica, intesa come possibilità di inter- vento sulla realtà per modificarla. L’elemento cardine del sistema di istruzione e formazione professionale ri- siede nella concezione olistica ed educativa del lavoro. Questo è inteso come una realtà composita che si rivela come opera (prodotto), azione personale e sociale e pensiero dell’uomo, ovvero frutto unitario di tutta la persona e, perciò, di ogni fat- tore che costituisce la realtà umana in quanto cultura. Il lavoro non è concepito come realtà esterna all’uomo, cui esso deve ade- guarsi. È invece una condizione privilegiata attraverso cui il soggetto umano si confronta con la storia viva della civiltà, vive relazioni significative con gli altri, conosce ed esprime se stesso, agisce sulla realtà apportando ad essa un valore ed acquisendo, in tale dinamica, sempre nuove competenze. Per questo, il lavoro è concepito come occasione per l’educazione integrale della persona umana, proprio perché produrre bene, al meglio, qualsiasi cosa presuppone una persona che agisce e pensa coinvolgendo sempre tutta se stessa, l’intero della propria umanità. 11-26-1parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 13 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 14 L’esperienza di istruzione e formazione professionale, quindi, consiste nella possibilità di fare esperienza, sul piano educativo, di un lavoro nel quale sia impos- sibile separare la teoria dalla pratica, il corpo dalla mente, la ragione dalla volontà e dai sentimenti, l’educazione intellettuale dall’educazione manuale, affettiva, so- ciale, espressiva, morale, religiosa, il rapporto economico da quello etico sociale, l’insegnamento dall’esempio e dalla testimonianza, la ragione strumentale da quella finale, la soggettività autonoma dalla relazione, l’indipendenza dalla dipen- denza, l’istruzione dalla formazione professionale, la cultura generale da quella specifica e specialistica professionale. Così inteso, il lavoro è considerato, dai percorsi educativi dell’istruzione e for- mazione professionale, il giacimento educativo, culturale e didattico privilegiato che si propone all’allievo sotto forma di compiti-problemi che suscitano in esso il desiderio di mettersi alla prova in modo attivo e responsabile sapendo trovare quelle risposte che consentano di trasformare le proprie potenzialità in competenze che valorizzano conoscenze (sapere) e abilità (saper fare) consolidate nei saperi disciplinari e interdisciplinari, testimoniando in tal modo il contributo esclusivo, originale e creativo che ciascun essere umano porta anche quando svolge e ripete lo stesso lavoro di un altro. Tale impostazione comporta, in primo luogo, l’obbligo di organizzare i per- corsi educativi dell’istruzione e formazione professionale con un sistematico coin- volgimento in sede di progettazione, di svolgimento e di verifica del mondo del lavoro. Inoltre essa implica considerare il lavoro, con i suoi compiti e i suoi pro- blemi reali, come oggetto critico di studio e verificare se, come e quanto esso con- sente di realizzare le finalità del “Profilo educativo, culturale e professionale” nonché gli obiettivi generali del processo formativo e gli obiettivi specifici di ap- prendimento dettati nelle “Indicazioni regionali per i piani di studio”. Ancora, questa impostazione conduce a una visione del lavoro come realtà viva, non for- male, che cresce con la persona, dentro la complessità sociale ed economica nella quale si svolge. A causa di ciò, i percorsi dell’istruzione e formazione professio- nale abituano a considerare mai concluso ed autosufficiente l’apprendimento di qualsiasi lavoro, e aprono alle consapevolezze dell’educazione permanente e ricor- rente che deve diventare una costante per tutti nella società e nel lavoro. Infine, quanto affermato conduce ad una visione della competenza come di- mensione della persona umana sempre situata, perciò mai definibile astrattamente a priori, ma, come tale, verificabile solo a posteriori e inoltre sempre bisognosa, per essere riconosciuta, di persone competenti che la certifichino in azione grazie al loro giudizio. 1.2. Obiettivi generali del processo formativo alla luce del PECUP Nel quadro tracciato dal “Profilo educativo, culturale e professionale dello stu- dente alla fine del secondo ciclo di istruzione e di formazione”, ogni singola tipo- logia dei percorsi educativi dell’istruzione e formazione professionale promuove la 11-26-1parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 14 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 15 trasformazione in competenze personali e professionali dell’insieme delle cono- scenze e delle abilità previste dal suo specifico piano di studi, tenendo presenti in- nanzitutto i seguenti obiettivi generali del processo formativo: 1) Dall’orientamento all’auto orientamento: ogni allievo, facendo esperienza delle proprie capacità, verificando le proprie scelte rispetto al progetto di vita e di lavoro, approfondisce la conoscenza di sé e si rende a mano a mano prota- gonista diretto e responsabile delle proprie scelte. 2) Riscoperta e riaffermazione dell’unità della cultura: l’insieme delle attività educative e didattiche promosse nei percorsi dell’istruzione e formazione pro- fessionale promuove queste consapevolezze e le elabora nella riflessione e nell’azione. 3) Promozione dell’interdisciplinarità: si tratta di partire dalla persona dell’al- lievo, dalle sue motivazioni e dai suoi bisogni; di individuare compiti, pro- blemi e progetti per loro natura complessi e interdisciplinari che li coinvol- gono come singolo e come gruppo e scoprire come sia impossibile svolgere i primi, risolvere i secondi e definire i terzi senza superare le partizioni discipli- nari e le segmentazioni professionali. 4) Avvaloramento della storicità e della storicizzazione: l’approccio pedagogico indicato nel PECUP consente ai giovani – che vivono solitamente appiattiti sul presente – di vedere la realtà da un punto di vista che non è immediato, ma che si propone a loro come patrimonio di civiltà che li riguarda, che informa la cultura in tutte le sue manifestazioni, che può cooperare alla loro educazione. 5) Centralità del problema della lingua e dei linguaggi: poiché il fatto lingui- stico non è esclusivo delle lingue, ma appartiene a tutte le espressioni simbo- liche della cultura e del lavoro umani, ogni attività educativa dei percorsi del- l’istruzione e formazione professionale è chiamata ad esplicitare i problemi le- gati al linguaggio e alla comunicazione all’interno e all’esterno del proprio mondo culturale, sociale e professionale. 6) Consapevolezza dell’analogicità del concetto di scienza: scientificità è “ren- dere ragione” pubblicamente della realtà che si studia e problematizzare logi- camente e socialmente le proprie posizioni e ipotesi rispetto ad essa. Si può essere scientifici, perciò, accostando e risolvendo un problema matematico, ma anche un problema tecnico o un problema estetico. 7) Riconoscimento del valore del conferimento di senso: gli interrogativi esisten- ziali interpellano l’intero dell’esperienza umana. Anche la cultura del lavoro riceve senso dalla libertà e dalla volontà morale di ciascuno. Conferire senso significa scoprire il fine di ciò che si studia e di ciò che si fa; confrontarsi con il perché delle cose, per ciascuno di noi, ma anche per l’insieme della società. 8) Sviluppo della progettualità personale e della cooperazione sociale: una vi- sione culturale ed educativa del lavoro consente alla persona di maturare l’atti- tudine alla progettazione di sé e delle proprie esperienze di vita, ricercando gli aiuti e gli strumenti in grado di fornirgli un apporto significativo. 11-26-1parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 15 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 16 1.3. Azioni per conseguire gli obiettivi generali Per il raggiungimento di tali finalità che mirano a sviluppare le capacità delle persone, attraverso il potenziamento di conoscenze e abilità, in modo che possano attuarsi in vere e proprie competenze che consentono l’effettiva partecipazione di tutti i cittadini all’organizzazione politica, economica e sociale nazionale, europea e mondiale, occorre focalizzarsi su alcune azioni specifiche: 1) Puntare decisamente a realizzare l’eccellenza nella formazione professionale iniziale; 2) Potenziare l’innovazione nelle metodologie didattiche e nella valutazione con attenzione particolare a: a) “centralità dell’utente-destinatario” già a partire dalle fasi di accoglienza e di orientamento, quest’ultimo inteso anche nel senso di accompagnamento lungo tutto il percorso; b) riduzione della frammentazione delle aree disciplinari e di laboratorio e su- peramento della didattica per discipline/materie, introducendo processi di apprendimento che creino connessioni e legami in riferimento a situazioni di apprendimento (personale, sociale, lavorativo-professionale, territoriale) significative; c) personalizzazione della proposta formativa e valorizzazione della metodo- logia dell’alternanza, compresa l’esperienza dello stage; 3) Rafforzare la partecipazione delle famiglie in modo da giungere ad una vera corresponsabilità all’interno della comunità formativa; 4) Coinvolgere le imprese circa la realizzazione delle mete formative; 5) Riequilibrare gli interventi di formazione professionale sull’intero territorio nazionale; 6) Valorizzare la produzione di strumenti didattici sotto forma di “Centro risorse per l’apprendimento”; 7) Creare una tradizione di documentazione sistematica delle azioni formative. 11-26-1parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 16 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 17 2. Normativa La nuova normativa che delinea il sistema educativo di istruzione e di forma- zione appare il risultato di un lungo percorso di riflessione e di proposte, di cui raccoglie idealmente e culturalmente l’eredità. Ciò è testimoniato dalla forte conti- nuità e coerenza esistente tra la legge 53 del 28 marzo 2003 ed altre normative pre- cedenti che la anticipano e che ne costituiscono i fondamenti: – il DPR n. 275 dell’8 marzo 1999 che contiene norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, ai sensi dell’art. 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59; – l’art. 68 della legge 144/99 che introduce l’obbligo di frequenza di attività for- mative con pari dignità tra istruzione, da un lato, formazione professionale e apprendistato dall’altro; – la legge 10 marzo 2000, n. 62 che riconosce la parità scolastica dal punto di vista giuridico; – il nuovo titolo V della Costituzione modificato dalla legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001 che introduce nuove competenze delle Regioni in materia di sistema educativo. 2.1. Il nuovo Titolo V della Costituzione La necessità di delineare un nuovo sistema di istruzione e di formazione pro- fessionale trova il riferimento prioritario nel nuovo Titolo V della Costituzione mo- dificato dalla legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001, che, superando l’oriz- zonte giuridico centralista e statalista tradizionale, determina l’ampliamento del concetto di Repubblica (non più coincidente con lo Stato) ed attribuisce alle Re- gioni ed alle Province autonome competenze rilevanti in differenti materie. In par- ticolare, le Regioni e le Province autonome acquisiscono competenza esclusiva in materia “della istruzione e della formazione professionale”, ovvero di tutti quei percorsi del secondo ciclo che presentano un carattere professionalizzante. La valenza di questa norma è di enorme interesse, poiché supera la tradi- zionale distinzione, presente nell’originario linguaggio della Costituzione, tra “scuola”, da un lato, e “istruzione artigiana e professionale” dall’altro, una forma di classificazione che rifletteva una impostazione idealistica, proponendo di contro una nuova classificazione dell’offerta definita da due entità: da un lato, la “istru- zione” (fatta salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche) che corrisponde all’istru- zione inferiore (obbligatoria) ed alla componente non professionalizzante dell’istru- zione superiore; dall’altro, la “istruzione e formazione professionale” (istituti tecnici, istituti professionali, ma pure i centri di formazione professionale già di competenza regionale). 11-26-1parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 17 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 18 La distinzione, in altri termini, ridisegna l’intero sistema di offerta, creando una nuova ripartizione non più basata sulla centralità del concetto di “scuola” bensì sul criterio che sottende il carattere dei percorsi. In tal senso, esistono due tipi di percorsi: a) quelli che presentano il carattere di “istruzione” nel senso che forniscono allo studente una visione culturale generale in forza della quale egli può successi- vamente completare gli studi in sede universitaria o di formazione superiore; b) quelli che presentano un carattere “professionalizzante”, ovvero che mirano a dotare la persona di requisiti di competenza tali da consentirle di immettersi nel mercato del lavoro e delle professioni. Il fatto che questi secondi siano di competenza esclusiva delle Regioni e delle Province autonome si spiega a partire dalla caratterizzazione territoriale del mer- cato del lavoro e quindi dalla individuazione della Regione come soggetto in grado di programmare l’offerta formativa professionalizzante in modo più puntuale e coerente con le caratteristiche locali. La competenza regionale dovrà orientarsi verso la programmazione dell’of- ferta e non sui criteri essenziali della stessa, che sono predefiniti dallo Stato. Naturalmente questa programmazione dovrà rispettare i “livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale” (Costituzione art. 117, lettera m) per poter essere co- erente con i requisiti di un sistema nazionale ed europeo. Ciò esclude tendenze neo-centralistiche a carattere regionale, ovvero impostazioni autoreferenziali da parte di Regioni che pensassero se stesse come micro-Stati dotati di ogni potere normativo nelle materie di competenza esclusiva. Si tratta di un cambiamento profondo che consente di delineare un ambito di intervento regionale a carattere esclusivo, che spazia dall’obbligo di istruzione (14° anno di età) all’obbligo formativo, fino alla formazione superiore. Ciò è reso evidente dalla legge 53/03 attraverso l’abrogazione sia della legge 9/99 sia della legge 30/2000 e attraverso la specifica richiesta di ridefinizione delle norme sul- l’obbligo formativo (art. 68 della legge 144/99). 2.2. La legge 53/2003 e la costruzione del sistema La legge n. 53 del 28 marzo 2003, “Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale”, propone un ordinamento coerente con il nuovo Titolo V della Costituzione, sulla base delle seguenti opzioni. 1) Definizione di un “sistema educativo di istruzione e di formazione” dal carat- tere fortemente promozionale e basato sulla personalizzazione dei percorsi formativi, avente il fine di “favorire la crescita e la valorizzazione della per- sona umana, nel rispetto dei ritmi dell’età evolutiva, delle differenze e del- 11-26-1parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 18 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 19 l’identità di ciascuno e delle scelte educative della famiglia, nel quadro della cooperazione tra scuola e genitori, in coerenza con il principio di autonomia delle istituzioni scolastiche e secondo i principi sanciti dalla Costituzione”; 2) Riferimento dell’intero percorso a “profili educativi culturali e professionali” ed a “livelli essenziali delle prestazioni” ovvero obiettivi specifici di appren- dimento, nonché standard e vincoli; 3) Superamento del concetto di obbligo scolastico e di obbligo formativo e loro assorbimento entro la nozione più valida e moderna di diritto/obbligo forma- tivo fino ai 18 anni. Si assicura infatti a tutti il diritto all’istruzione e alla for- mazione per almeno 12 anni ovvero sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età. Inoltre, la fruizione dell’offerta di istruzione e formazione costituisce un dovere legislativamente sanzionato; 4) Presenza nel secondo ciclo del percorso dei licei e del percorso dell’istruzione e della formazione professionale, quest’ultimo dotato di natura pedagogica, identità curricolare e fisionomia istituzionale, abilitato a rilasciare titoli e qua- lifiche professionali progressivi corrispondenti a standard concertati in sede nazionale, in grado di offrire un percorso graduale e continuo di pari dignità culturale ed educativa rispetto al percorso liceale; 5) Creazione di un sistema di passaggi tra un percorso e l’altro garantito in ogni momento da strumenti di personalizzazione (tramite LARSA - Laboratori di recupero e sviluppo degli apprendimenti) per gli studenti che hanno superato il quarto anno dei licei verso il sistema dell’istruzione e della formazione supe- riore, per chi ha scelto il percorso dell’istruzione e della formazione professio- nale verso l’università attraverso l’anno di riallineamento; 6) Presenza dell’opzione dell’alternanza formativa, a partire dal quindicesimo anno di età, che consente di conseguire qualifiche e diplomi alternando la for- mazione in aula e l’esperienza in impresa sulla base di un approccio pedago- gico ed all’interno degli standard definiti. I momenti in azienda sono vere e proprie occasioni di apprendimento e acquisizione di conoscenze e compe- tenze, progettati e monitorati sulla base di intese ed accordi tra organismo for- mativo ed azienda, in coerenza col profilo di riferimento; 7) Creazione di un sistema di valutazione complesso: la valutazione degli allie- vi, con la certificazione delle competenze finali acquisite, è affidata esclusi- vamente ai docenti delle istituzioni di istruzione e di formazione frequentate. Il “Servizio Nazionale per la Qualità del Sistema Educativo di Istruzione e di Formazione” predispone verifiche sistematiche sulle conoscenze e sulle abilità linguistiche, scientifico-matematiche e storico-sociali degli allievi e richieste dai piani di studio nazionali. La scelta, infine, di operare le verifiche soprat- tutto all’inizio del ciclo scolastico successivo piuttosto che alla conclusione del precedente, è motivata dal desiderio di attribuire alle verifiche stesse un carattere promozionale, formativo ed ermeneutico piuttosto che sanzionatorio, sommativo e lineare. 11-26-1parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 19 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 20 3. Il sistema educativo di istruzione e formazione professionale La legge 53/2003, introducendo un nuovo disegno di “sistema educativo di istruzione e formazione” (art. 2, comma 1) e affermando “il diritto all’istruzione e alla formazione per almeno dodici anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età” (art. 2, comma 1, lettera c) impone alle Regioni di intervenire direttamente, pur in assenza di decreti attuativi, per dare corso a tale diritto-dovere specie in riferimento alle attività di formazione profes- sionale regionale che, nella versione precedente, erano concepite in chiave unidire- zionale, cioè rivolte esclusivamente al lavoro. La nuova impostazione disegna un sistema unitario, ma nel contempo plurali- stico, di Centri ed Istituti di istruzione e formazione professionale, ovvero una plu- ralità di soggetti che sviluppano un’offerta formativa equivalente, quindi riferita ad una tipologia univoca di titoli: – Qualifica di istruzione e formazione professionale (qualificato); – Diploma di formazione (tecnico); – Diploma di istruzione e formazione professionale superiore (quadro/tecnico superiore). Si specificano di seguito i soggetti che partecipano a questo sistema e le ri- spettive condizioni. – propongono percorsi che iniziano a 14 anni; – rilasciano qualifiche di percorsi triennali; – sono chiamati a svolgere percorsi organici “di filiera” comprendendo il diploma di formazione ma potenzialmente anche il diploma di formazione superiore. – tornano a sviluppare percorsi di qualifica (tre anni) e di diploma (quattro anni, non più cinque anni); – possono anche operare nella formazione superiore fino ai 21 anni di età. – sono chiamati a sviluppare percorsi progressivi che prevedano la qualifica ed il diploma di formazione (anticipato a quattro anni), ma possono decisamen- te operare nell’ambito della formazione superiore fino ai 21 anni di età. a) Centri di formazione professionale di competenza regionale accreditati b) Istituti professionali c) Istituti tecnici 11-26-1parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 20 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 21 In questo quadro, appare necessario che il sistema dell’istruzione e della forma- zione professionale – per essere effettivamente paritario – comprenda un numero consistente di Centri di formazione professionale e di Istituti professionali e tecnici in modo da delineare un’opzione interessante e rilevante per l’utenza potenziale. In tal senso, se la collocazione degli istituti professionali risulta chiara ed uni- voca, gli istituti tecnici sono chiamati a scegliere se collocarsi nel sistema dei licei oppure nel sistema dell’istruzione e della formazione professionale. Si tratta pe- raltro di un’opzione teorica, poiché sembrerebbe naturale la loro collocazione in questo secondo ambito in quanto organismi che rilasciano titoli professionaliz- zanti, mentre i licei tecnologici risultano essere organismi di istruzione, senza la- boratori professionali, con un profilo propedeutico all’università. La necessità di dotare ogni persona di una maggiore padronanza di saperi e congiuntamente di una maggiore preparazione professionale deriva dalla crescente importanza sociale dell’informazione, della mondializzazione e dei saperi tecnico- scientifici; ciò impone di intervenire sulla formazione per offrire ai cittadini condi- zioni adeguate di cittadinanza sociale. Il nuovo diritto-dovere di istruzione e formazione ridefinisce ed amplia l’ob- bligo scolastico di cui all’articolo 34 della Costituzione, nonché l’obbligo di fre- quenza di attività formative introdotto dall’articolo 68 della legge 144/99. Tutto ciò richiede l’approvazione di un decreto legislativo ad hoc ed inoltre il reperi- mento di ulteriori mezzi finanziari per completare un percorso impegnativo sia per le istituzioni che per gli organismi erogativi. Attualmente, avendo la legge 53/2003 abrogato la 9/99, i ragazzi in possesso di licenza media non sono più obbligati ad iscriversi al primo anno di una qualsiasi scuola secondaria superiore, ma possono scegliere per la prosecuzione dei loro studi fra il percorso dei licei (che prosegue poi di norma con quello universitario) e quello dell’istruzione e della formazione professionale ivi compresi i Centri di formazione professionale. Per questi si apre la possibilità immediata di iscrizione dei quattordicenni nel percorso triennale che consente la continuazione diretta verso il diploma di formazione (un anno) e, successivamente, verso il diploma di istruzione e formazione professionale superiore (da uno a tre anni), in una prospet- tiva di “filiera formativa” completa. I quindicenni, e gli allievi in età superiore purché riconducili al diritto espli- citato dalla riforma, potranno iscriversi ai corsi biennali, a patto che questi ultimi rilascino una qualifica equivalente a quella dei percorsi triennali, valevole per l’in- gresso nel mondo del lavoro, ma anche per l’eventuale iscrizione all’anno di di- ploma di formazione. Tale titolo, come più volte affermato, dà diritto all’iscrizione ai percorsi di istruzione e formazione superiore, ma, nello stesso tempo, alla possibile frequenza dell’anno di riallineamento per l’iscrizione all’Università. Perché i titoli rilasciati siano validi sul piano nazionale (ed europeo), occorre che siano coerenti con il quadro normativo in via di completamento, e preci- samente: 11-26-1parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 21 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 22 Il PECUP mira ad assicurare la promozione dell’integralità della persona umana di ogni allievo, e a prepararlo ad affrontare la vita in tutte le sue dimen- sioni, indicando cosa un allievo è e cosa deve essere al termine del ciclo di riferi- mento. I LEP, in riferimento a specifici standard formativi, indicano gli impegni che il raggiungimento di tale obiettivo finale provoca necessariamente nell’appre- stamento delle prestazioni educative e formative da parte dei soggetti responsabili del governo dei sistemi educativi. Le “Indicazioni regionali” assicurano la coerenza degli apprendimenti in esito ai percorsi in riferimento alle necessità del mondo del lavoro e concorrono a garan- tire che i titoli e le qualifiche professionali di differente livello siano valevoli su tutto il territorio nazionale. In questo quadro, appare prioritaria per le Regioni l’organizzazione di nuovi percorsi di istruzione e formazione professionale per quattordicenni che intendano scegliere attività formative orientate alla qualifica e successivamente al diploma di formazione. È su questo punto che le Regioni si stanno impegnando, al fine di riempire un vuoto aperto dalla abrogazione della legge 9/99. In ciò le Regioni sono sostenute dagli esiti delle sperimentazioni iniziate nel- l’anno formativo 2001/2003 (in particolare in Piemonte, Lombardia, Veneto, Li- guria, Lazio) con il seguente impianto prevalente: – riferimento particolare ai giovani che non hanno ancora assolto all’obbligo scolastico e che hanno manifestato un orientamento verso percorsi professio- nalizzanti; – promozione di intese, interazioni e collaborazioni tra le istituzioni scolastiche interessate e i Centri di formazione professionale riconosciuti; Ordinamento del sistema di istruzione e formazione professionale Stato Regioni e Province Autonome • Profilo educativo, culturale e professionale dello studente (PECUP), garanzia del diritto, dovere all’istruzione e alla formazione di qualità e di pari dignità garanzia della spendibilità dei titoli rilasciati. • Livelli essenziali delle prestazioni (LEP), condizioni organizzative, gestionali e professionali che ogni Organismo è tenuto ad assicurare agli studenti e alle famiglie. • Standard formativi minimi, uniformi per tutte le Regioni, che indicano la misura minima dei LEP, base dell’accreditamento necessario per poter erogare un’istruzione e formazione compatibile con l’ordinamento. • Indicazioni regionali per i Piani Formativi Personalizzati, che specificano la natura del nuovo sistema di istruzione e formazione professionale ed il suo ordinamento (repertorio delle comunità/profili professionali, durata e articolazione dei corsi, titoli, modalità di certifica- zione), gli obiettivi generali del processo formativo, gli obiettivi specifi- ci di apprendimento, le modalità per la compilazione del portfolio delle competenze al fine del riconoscimento dei titoli e la gestione dei crediti e dei passaggi, le risorse messe a disposizione degli Organismi accreditati. 11-26-1parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 22 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 23 – opzione per un sistema di istruzione e formazione con carattere di organicità e continuità, che prevede quindi percorsi triennali di qualifica e successiva- mente ulteriori percorsi, collocati in un organico processo di sviluppo nella formazione professionale superiore; – scelta, in conformità alla normativa vigente, dello strumento dei crediti for- mativi come modalità di riconoscimento dell’assolvibilità dell’obbligo di istruzione nei percorsi di formazione professionale, assicurando l’acquisizione di crediti corrispondenti a quelli previsti per l’assolvimento dell’obbligo sco- lastico; – definizione di un metodo sperimentale che veda coinvolti i soggetti sottoscrit- tori in un impegno di verifica e monitoraggio dell’ipotesi di fondo, al fine di giungere a proposte utili per il passaggio al nuovo disegno di sistema forma- tivo previsto dalla legge 53/03 (Riforma Moratti). Il progetto così formulato ha come finalità primaria la maturazione della per- sona, che, tramite l’esperienza formativa, è chiamata ad essere in grado di: guar- dare alla realtà ed ai cambiamenti con un atteggiamento di interesse e curiosità, senza timori; riconoscere i tratti della esperienza in cui è chiamata a vivere, anche tramite il confronto con il passato da cui trarre nozioni, ragioni e condizioni per credere nel futuro e costruire il nuovo; comprendere i particolari nella loro rela- zione con l’insieme e nel contempo adottare l’attitudine all’autonomo giudizio cri- tico; individuare legami che riconducono ad unità fenomeni diversi e dare ragione delle proprie valutazioni; elaborare progetti e cammini di azione coerenti con i fini che si propongono e utilizzare risorse adeguate a tale scopo; cooperare con altre persone ed organismi che presentano progetti diversi, sviluppando una attitudine alla valorizzazione dell’altro ed all’intesa reciproca; partecipare attivamente alla vita sociale, politica e culturale, consapevole dei diritti e dei doveri propri della convivenza civile; dare forma alla propria identità, facendovi equilibratamente concorrere i vincoli di realtà, le scelte etiche e religiose, le relazioni interpersonali e sociali, gli interessi intellettuali, le vocazioni di studio e professionali, la tradi- zione; coltivare le motivazioni all’apprendimento e trasformarle in abitudini edu- cative all’istruzione e alla formazione permanenti. 11-26-1parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 23 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 24 4. Programmazione formativa Tenuto conto della impostazione normativa, spetta all’organismo operante nel sistema della Istruzione e della formazione professionale (il Centro di formazione professionale, l’Istituto professionale, l’Istituto tecnico) sviluppare le attività di programmazione indicate nel grafico seguente. Si tratta di elementi che definiscono una notevole discrezionalità di azione da parte degli Organismi formativi, che si trovano pertanto a confrontarsi con una im- postazione nuova, che attribuisce loro un’autonomia strategica, didattica ed orga- nizzativa molto più ampia di quanto era reso possibile nella passata stagione. Infatti, sia nell’epoca degli ordinamenti didattici sia in quella dei formulari e delle circolari connesse all’utilizzo di fondi sociali europei nella prospettiva del- l’accreditamento, la formazione professionale è stata via via sempre più “ammini- strata”, sia pure con modalità e spazi d’azione differenti a seconda degli Enti nor- matori e finanziatori. Disegno della programmazione formativa degli Istituti / Centri di formazione professionale Piano dell’offerta formativa (POF) Missione dell’Organismo, strategia formativa e partnership, target e territorio di riferimento, offerta di formazione e di servizi, criteri metodologici, stili professionali e politica della qualità Esperienze didattiche previste per i gruppi di classe e per i gruppi interclasse di livello, di compito ed elettivi, con precisazione degli orari, della modalità di accesso, degli strumenti Raccolta di materiali prodotti dall’allievo che illustrano la sua progressione formativa; schede di valutazione delle conoscenze, abilità e competenze; schede di orientamento Piani formativi personalizzati (PFP) Portfolio delle competenze individuali 11-26-1parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 24 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 25 In questa nuova prospettiva, viene giustamente riconsegnata agli organismi formativi – nel rispetto delle normative nazionali e regionali – la possibilità di sviluppare una vera e propria strategia formativa coerente con il proprio sistema ispirativo e con la visione del contesto di riferimento; nel contempo, l’organismo può delineare gli strumenti della attività formativa in riferimento al principio della personalizzazione e della valorizzazione delle variabili contestuali. Il “Piano dell’offerta formativa” può essere strutturato come mostra la tavola. Piano dell’offerta formativa dell’Organismo (a cura del Dirigente e del Collegio dei formatori) Missione dell’Organismo Strategia formativa e partnership Target e territorio di riferimento Offerta di formazione e di servizi Criteri metodologici Stili professionali Politica della qualità Proponiamo delle esemplificazioni sintetiche per ognuna delle voci previste, in riferimento ad un Centro ipotetico. Valori di riferimento che identificano l’identità culturale e la finalità ovvero l’apporto che l’Organismo intende arrecare al contesto Natura del servizio, linee di intervento nel bre- ve-medio periodo e organismi con i quali si sviluppa una partnership formativa (territo- riale, settoriale…) Individuazione dei soggetti di riferimento e dei relativi fabbisogni Esplicitazione dei servizi che si considerano adatti a soddisfare i fabbisogni individuati negli utenti e nelle relative famiglie Elementi che specificano l’identità progettuale e metodologica dell’Organismo Ruoli, compiti e deontologia professionale de- gli operatori Fondamenti metodologici ed operativi del si- stema di gestione della qualità 11-26-1parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 25 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 26 ESEMPIO DI PIANO DELL’OFFERTA FORMATIVA DI UN CENTRO DI FORMAZIONE PROFESSIONALE (CFP) MISSIONE: Crescita e valorizzazione della persona umana come elemento centrale del processo educativo, nel contesto territoriale di riferimento, perseguendo l’elevazione del livel- lo culturale di ciascun cittadino ed il potenziamento delle capacità di ciascuno e di tutti di partecipare ai valori – ivi compresi quelli spirituali – della cultura, del lavoro, della civiltà e della convivenza sociale e di contribuire al loro sviluppo. STRATEGIA FORMATIVA E PARTNERSHIP Perseguire l’eccellenza metodologica in ogni settore previsto (meccanico, elettrico- elettronico, informatico, servizi all’impresa) ed in ogni livello di intervento (orienta- mento, qualifica, diploma, formazione superiore, formazione continua e permanente); perseguire l’eccellenza specifica nel settore elettrico-elettronico ed informatico anche tramite intese con le principali imprese del settore presenti nel contesto territoriale. Realizzare una rete orientativa-formativa con le scuole medie inferiori, i centri Infor- magiovani, i licei e il secondo CFP presente nel territorio. TARGET E TERRITORIO DI RIFERIMENTO In riferimento al bacino territoriale del CFP (di circa 80.000 abitanti), il target pre- visto è costituito da: – adolescenti (6-8% della leva di età) – giovani 18-25 anni – adulti (lavoratori e non) – soggetti svantaggiati. OFFERTA DI FORMAZIONE E DI SERVIZI – Attività di orientamento (informazione, formazione e consulenza) per tutti gli uten- ti potenziali, anche in forma di attività integrata; – percorsi 3+1 e formazione continua (meccanico, elettrico-elettronico, informatico, servizi all’impresa); – formazione superiore (elettrico-elettronico ed informatico); – percorsi destrutturati per soggetti svantaggiati. CRITERI METODOLOGICI Personalizzazione, successo formativo, cultura professionale, didattica attiva e ap- prendimento dall’esperienza, valutazione autentica, partnership formativa. STILI PROFESSIONALI Motivazione, preparazione, esperienza e maestria coerenti con le necessità del con- testo. Lavoro in team e creazione di esperienze di apprendimento ad hoc. POLITICA DELLA QUALITÀ Perseguimento della soddisfazione degli utenti in termini di successo formativo, in coerenza con la visione della formazione prevista dai riferimenti valoriali dell’Ente. Miglioramento continuativo tramite coinvolgimento del personale. Modello unitario di gestione del sistema qualità, comprendente accredita- mento interno, esterno e certificazione Iso 9000. 11-26-1parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 26 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ Parte seconda IL MODELLO DI INTERVENTO 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 27 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 28 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 29 1. Carta dei valori e modello formativo In questa parte, ci soffermiamo sui valori e i principi metodologici che propo- niamo, per arrivare alla definizione dei diritti e dei doveri dei destinatari del nostro intervento educativo. 1.1. Valori Di seguito, tracciamo un quadro dei valori caratteristici che distinguono un’opera salesiana da altre opere. Educazione Il principio educativo che informa tutto l’agire degli Enti si basa sulla forza morale che lega educatore ed educando, con forte coinvolgimento della sua fami- glia, in riferimento a motivazioni umane di autorealizzazione e motivazioni reli- giose cristiane. Tutte si concentrano sulla relazione di aiuto e sulla autorità morale che l’educatore esercita nei confronti del destinatario. La loro prassi educativa mira quindi alla costruzione di un sistema relazionale basato su motivazioni che hanno alla base virtù eminentemente cristiane come la carità, la pazienza, la spe- ranza e la costanza. Il processo educativo inteso come una progressione tra la situazione data (pre- sente) e quella desiderata (futura) svolta mediante un processo didattico program- mato e controllato, disegna uno schema chiuso: non c’è apertura all’altro come persona. Inoltre la situazione desiderata in realtà è solo un accrescimento di quella di partenza, non un superamento. Questo schema definisce una pretesa di “co- struire” la persona piuttosto che di renderla libera. Nella prospettiva educativa, al contrario, si opera affinché si crei un ambiente accogliente, amorevole, in cui la persona abbia la possibilità di esprimere ciò che sente nel suo cuore. L’educazione consiste pertanto nella disponibilità a lasciarsi sorprendere da ogni persona, lasciarsi arricchire dalla sua unicità. Visione integrale della persona umana ed orientamento La loro opera si indirizza alla piena edificazione della personalità di ogni indi- viduo. La formazione professionale è dunque parte di un percorso educativo fondato su una proposta chiara ed esigente, che propone la scelta della professione come una dimensione fondamentale della persona, a sostegno della sua autonomia e libertà. Alla base di una buona formazione professionale vi è l’orientamento inteso come una prassi educativa attiva volta a favorire nel soggetto la capacità di riso- luzione del problema del suo avvenire professionale. Ciò attraverso un aiuto che mira a facilitare nel soggetto l’assolvimento dei compiti vocazionali relativi alla 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 29 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 30 conoscenza di sé (potenzialità attitudinali, capacità, interessi e valori), alla cono- scenza del mondo del lavoro e delle professioni, alla formulazione di progetti di vita e di lavoro e alla loro valutazione in funzione della decisione di scelta di un progetto e del modo migliore di realizzarlo. L’orientamento così inteso non si limita ad un atto puntuale d’intervento nei momenti decisionali, ma rappresenta un processo educativo che si accompagna allo sviluppo evolutivo dell’individuo in consonanza con la sua crescita personale in riferimento alle più importanti transizioni del suo percorso di vita/di lavoro. Valenza etico-sociale della formazione e diritti di cittadinanza I due Enti concepiscono la formazione come una relazione sociale; essa rap- presenta un’esperienza dotata di senso in quanto rifugge da concezioni formali- stiche del processo di insegnamento-apprendimento il cui approccio non parte dai protagonisti della vicenda educativa. La formazione non si giustifica come un rimedio nei confronti delle problema- tiche via via emergenti, ma rappresenta un valore in sé, un diritto fondamentale ed irrinunciabile della persona tramite il quale essa diviene più consapevole di se stessa. La nostra mission consiste nel creare le condizioni affinché siano rispettati e pienamente espressi i “diritti di cittadinanza” di ogni individuo, specie dei più deboli e bisognosi. Per tale motivo persegue l’elevamento culturale di base di tutti, in riferimento a saperi fondamentali che consentano una visione critica ed una par- tecipazione reale e consapevole alla vicenda sociale, nonché il superamento della distinzione tra momento della preparazione alla vita attiva e momento della appli- cazione, a favore di un’idea di apprendimento che dura tutto il corso della vita (long life learning). Comunità educativa L’azione formativa è improntata alla familiarità. Propongono un ambiente ac- cogliente, una vera e propria comunità educativa e formativa dove ognuno possa esprimersi personalmente, trovare la propria strada e dare il meglio di sé in un clima sereno e cordiale. È comunità quell’esperienza nella quale le persone non sono unite unicamente da funzioni, ma da un’appartenenza, dalla condivisione di comuni ideali, da legami di stima e di cordialità, da una visione etica della vita e quindi della formazione e del lavoro. L’attività educativa e formativa svolta in un contesto di comunità è intesa come una proposta di vita, un’esperienza importante in grado di suscitare motiva- zione, apprendimento e maturazione. La comunità educativa è composta di relazioni, di opportunità e strumenti ma anche di regole; quest’ultime sono concepite come indicazioni che consentono la piena espressione della proposta formativa al servizio della piena realizzazione dell’allievo. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 30 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 31 Cultura di servizio come carità Il CNOS-FAP e il CIOFS/FP operano nell’ambito della formazione professio- nale perché ciò corrisponde ad una precisa vocazione, espressa già dai primi passi della loro vicenda storica. Alla base della loro attività non vi è una generica filan- tropia; infatti, tutto il loro servizio è guidato dal valore della carità che mira all’e- dificazione di ogni persona intesa nella sua integralità. È Cristo il modello e la mi- sura del loro agire; Egli chiede di porre la realizzazione della felicità di ogni fra- tello come regola e misura di ogni vicenda personale. La carità fraterna, realizza- zione di ogni esistenza morale possiede una valenza religiosa sia per il suo mo- dello, l’amore di Dio, sia per la sua sorgente, essendo l’opera di Dio in noi. L’impegno educativo e formativo si pone nella prospettiva del vero bene. Il formatore ed ogni figura coinvolta nell’attività formativa si orienta all’ideale del Maestro: non possiede tutte le risposte ad ogni quesito, ma sa di aver intrapreso una strada credibile nella ricerca della verità. Per questo non lasciano inespressa la speranza che è in ogni persona, ma an- nunciano con chiarezza, semplicità e rispetto l’amore che li caratterizza. In un’e- poca di secolarizzazione, è particolarmente significativo il fatto che il servizio di formazione professionale incontri per la gran parte persone e realtà spesso lontane dal Vangelo e dalla comunità ecclesiale. Quest’opera si iscrive perciò nella vo- cazione missionaria della Chiesa tutta; essa rappresenta un passo nel cammino del- l’evangelizzazione, in accordo con le Comunità ecclesiali locali. Qualità Il Centro di formazione professionale pone al centro della propria attività il benessere della persona, attraverso un’opera di servizi formativi basata sulla sensi- bilità nei confronti dei destinatari, sulla competenza professionale, ma anche sulla efficienza e managerialità del servizio. In tal senso, fare qualità significa puntare ad una costante ricerca volta al mi- glioramento delle attività, con particolare riferimento alle fasi di progettazione, erogazione del servizio e verifica/valutazione dello stesso. Si ritiene quindi neces- saria una forte responsabilizzazione da parte di tutti a garantire la qualità del pro- prio operato e a realizzare le finalità del Centro di formazione professionale. Al fine di offrire al destinatario delle proprie attività il miglior servizio possi- bile, il Centro di formazione professionale promuove e mantiene una strategia im- perniata sui seguenti obiettivi specifici: a) coinvolgimento e soddisfazione del destinatario e delle famiglie; b) qualificazione e coinvolgimento costante del personale; c) qualificazione delle altre risorse (strutturali, tecnologiche, strumentali, ecc.); d) prevenzione, soluzione dei problemi e miglioramento continuo; e) innovazione costante del know-how. La struttura di riferimento per l’azione orientativa dell’Ente è identificata nel 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 31 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 32 modello di Centro di formazione professionale. Esso, in coerenza con la proposta formativa, nel rispetto delle politiche programmatorie dell’Ente Pubblico e delle necessità del mercato del lavoro locale, risponde a tutte le possibili utenze ed alle diverse domande formative poste nei percorsi personali: orientamento, formazione iniziale, apprendistato, formazione superiore, formazione continua, formazione manageriale ed imprenditoriale, formazione per soggetti in difficoltà, servizi for- mativi. Il Centro sviluppa una rete di cooperazione con tutti i soggetti coinvolti nel- l’attività di orientamento, formazione, inserimento e reinserimento lavorativo e sociale dei destinatari. 1.2. Principi metodologici In coerenza con questi valori, conseguono alcuni principi metodologici. Coinvolgimento delle famiglie La formazione professionale, rivolta specialmente a destinatari in età evolu- tiva, è intesa come servizio in relazione al progetto educativo della famiglia. Questa viene coinvolta in modo pieno e diretto secondo un profilo di corresponsa- bilità nell’azione tanto da costituirne un vero e proprio patto fondativo. Questo principio prevede i seguenti impegni: a) l’ascolto, l’interpretazione e la risposta in riferimento alle aspettative delle fa- miglie; b) il coinvolgimento delle stesse nei momenti cruciali della vita del Centro di formazione professionale, ovvero l’accoglienza-orientamento, la definizione del patto formativo, la programmazione, la verifica, la valutazione, l’accompa- gnamento; c) la valorizzazione delle risorse familiari in termini di contributi tesi ad arric- chire sia la qualità della programmazione, sia l’attività curricolare che le ini- ziative educative del tempo libero; d) la cura affinché emerga costantemente uno stile familiare nelle relazioni con i destinatari dei servizi. Metodologia didattica Il modello formativo adottato prevede un’impostazione modulare finalizzata a fornire saperi, competenze e capacità ai destinatari per consentire loro di: a) potenziare il proprio bagaglio culturale; b) acquisire una qualifica spendibile nel mercato del lavoro; c) perfezionare la propria realtà personale nel senso della sua continua matu- razione; d) acquisire crediti che consentano l’eventuale passaggio alla scuola secondaria. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 32 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 33 Il criterio fondamentale di riferimento è rappresentato dal percorso del desti- natario che deve risultare fortemente unitario, con forte carattere di personalizza- zione entro l’esperienza del gruppo. Coerentemente con queste caratteristiche, si definiscono i criteri di una co- stante innovazione metodologica: a) valorizzare la metodologia peculiare della formazione professionale di natura induttiva; b) permettere una “centralità dell’utente-destinatario” già a partire dalle fasi di accoglienza e di orientamento; c) superare la didattica per discipline/materie e laboratori e puntare ad una inte- grazione delle stesse sviluppando in tal modo un processo di apprendimento basato su “centri di interesse” (personale, sociale, lavorativo, professionale); d) valorizzare le esperienze dei destinatari; e) trovare strade alternative per l’apprendimento dei saperi di base e delle com- petenze professionali trasversali sia per adolescenti e giovani sia per adulti; f) diversificare la proposta formativa inserendo moduli di recupero (per coloro che presentano difficoltà e lacune) e di approfondimento (per coloro che inten- dano andare oltre gli obiettivi standard); g) valorizzare gli stage come esperienza fortemente personalizzata. Qualificazione e coinvolgimento costante del personale Le persone coinvolte nella formazione condividono il progetto educativo-for- mativo, presentano una sensibilità educativa in riferimento ai diversi destinatari, sono portatrici di competenze professionali tra cui l’orientamento, il tutoring, l’a- nalisi dei fabbisogni, la progettazione, la gestione didattica, la valutazione, le fun- zioni di supporto all’azione formativa. Questo obiettivo viene perseguito mediante i seguenti impegni: a) selezione e formazione continua di tutto il personale che svolge attività nel Centro di formazione professionale secondo requisiti di competenza, condivi- sione, disponibilità; b) coinvolgimento degli operatori interni e dei collaboratori esterni per condivi- dere le finalità, gli obiettivi di qualità e mettere a disposizione le proprie po- tenzialità e professionalità per lo sviluppo e il miglioramento del Centro di formazione professionale; c) integrazione tra le diverse figure e competenze impegnate nelle attività del Centro di formazione professionale tramite un lavoro di team che superi gli in- teressi individuali e realizzi la collaborazione, l’informazione e la visibilità; d) sostegno affinché tutti perseguano un miglioramento continuo dell’attività connessa sia al proprio ruolo sia alla gestione più generale del servizio; e) comunicazione continua e bidirezionale in modo da consentire flussi informa- tivi e di confronto che coinvolgano tutto il personale in modo da renderlo pro- tagonista attivo nella prospettiva della qualità del servizio. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 33 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 34 Qualificazione delle altre risorse Il Centro si impegna, mediante opportuni investimenti economici, sia alla mi- gliore dotazione di aule, laboratori ed officine oltre che di servizi logistici, che alla cura costante delle tecnologie, degli strumenti e delle attrezzature in grado di ga- rantire la migliore capacità di risposta possibile agli obiettivi formativi ed in co- erenza con i gradi dell’innovazione tecnologica. Inoltre si impegna all’adozione di procedure di gestione, autocontrollo, controllo, prevenzione e verifica per tutti i processi rilevanti, al perseguimento della flessibilità ed all’attenzione costante alle esigenze dell’ambiente in cui opera. In particolare, la qualità del know-how, fattore cruciale per il successo del Centro di formazione professionale, viene perseguita mediante i seguenti impegni: a) ricerca e sviluppo di innovazioni di processo e di prodotto investendo risorse adeguate a tale scopo; b) partecipazione a progetti ed iniziative di valore innovativo al fine di reperire know-how; c) diffusione delle innovazioni entro l’intera struttura, in modo da dar vita ad un circolo virtuoso in grado di moltiplicarne i benefici. 1.3. Diritti e doveri Tutto quanto affermato delinea una mappa dei diritti e dei doveri dei de- stinatari. 1) Diritti • Diritto ad usufruire di un vero servizio di orientamento. L’orientamento deve mirare non già ad “incanalare” la persona in un percorso predefinito ma a renderla protagonista del proprio progetto di vita. Ciò si sviluppa attraverso attività espressamente rivolte al sostegno della scelta orientativa, realiz- zate mediante visite, stage, esperienze, incontri di testimoni; • Diritto alla scelta fra proposte alternative ed equivalenti. Per gli adolescenti e i giovani in particolare, la possibilità di scegliere tra il percorso scolastico e quello formativo deve essere effettiva. Ad essi devono quindi essere offerte diverse opportunità e i mezzi per beneficiarne. Il diritto di scelta deve esserci anche per l’adulto che intende riprendere o approfondire la propria formazione di base, oppure intende cambiare l’ambito delle sue competenze e dei suoi saperi. • Diritto al riconoscimento dei propri apprendimenti. Ogni persona, in ogni momento del proprio percorso, è portatrice di un baga- glio di apprendimenti (saperi, abilità, competenze, capacità) che deve essere analiz- 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 34 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 35 zato, riconosciuto e valorizzato. Nessuno è una “tabula rasa” anche per il semplice fatto di aver compiuto esperienze che, se pure non strutturate didatticamente, hanno potuto sortire esiti formativi. Il riconoscimento di tale bagaglio deve far sì che la persona non sia chiamata a ripetere percorsi già fatti. In base ad essi, si può giun- gere a ridisegnare l’intero percorso formativo, in forma più breve e meno diffusa. • Diritto ad una formazione di qualità. La formazione è di qualità se garantisce l’acquisizione di un solido bagaglio culturale di base, se permette l’acquisizione di abilità e competenze effettivamente presenti nella “cultura professionale” di riferimento, se fornisce requisiti che ne consentano l’occupabilità, se stimola la passione, il cimento e l’apprendimento continuo, infine se permette a tutti di procedere verso la crescita professionale. • Diritto alla continuità formativa. Ogni cammino formativo deve poter essere aperto a sviluppi successivi, fino ai livelli più elevati. Dopo il percorso di formazione professionale iniziale, se una persona ha i requisiti richiesti, deve poter accedere alla formazione superiore e continua per il conseguimento delle certificazioni corrispondenti. • Diritto alla reversibilità delle scelte. Ogni persona che ha intrapreso un percorso (scuola, formazione, lavoro) ha il diritto di interromperlo e di proseguire in un altro senza per questo dover “ricomin- ciare da capo”. Con il sistema dei passaggi e dei crediti formativi si potranno dise- gnare ingressi intermedi che consentono di valorizzare gli apprendimenti acquisiti e di raggiungere i nuovi obiettivi. • Diritto ad un’ulteriore opportunità. Se la prima opportunità ha portato ad un insuccesso, la persona deve aver di- ritto (almeno) ad una seconda opportunità, svolta in modo da rimuovere gli osta- coli che hanno reso negativo l’esito della prima chance. In particolare, la persona ha diritto ad un accompagnamento personalizzato e ad un sostegno in corrispon- denza delle fasi critiche del percorso. • Diritto alla restituzione. Ogni attività formativa rivolta verso una persona deve concludersi con la resti- tuzione dei risultati alla persona stessa affinché maturi in essa una sempre mag- giore autonomia personale e professionale. • Diritto alla riservatezza. Ogni persona ha il diritto di riservatezza circa i propri dati sensibili. Il Centro di formazione professionale evita di raccogliere dati non necessari per lo svolgi- mento della propria attività. La diffusione di informazioni confidenziali è possibile solo col preventivo assenso del destinatario. Nel caso di attività svolta presso strut- ture dei committenti (centri di orientamento, imprese, ecc.), l’operatore si preoc- cupa che sia assicurata la privacy dei dati da lui raccolti. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 35 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 36 2) Doveri • Impegno di buon comportamento. Gli allievi si impegnano a garantire la disciplina negli ambienti formativi pra- ticando l’autocontrollo e prestandosi all’opera di responsabile vigilanza da parte dei formatori e di tutto il personale del Centro di formazione professionale. In par- ticolare, ognuno si impegna ad avere un comportamento rispettoso, corretto, dili- gente. Gli allievi si impegnano a seguire scrupolosamente le disposizioni in ma- teria antinfortunistica impartite dai formatori. Infine si impegnano a rispettare gli ambienti, gli arredi, il materiale didattico in quanto materiali appartenenti alla co- munità educativa del Centro di formazione professionale. • Impegno di trasparenza. Ogni utente dei servizi orientativi e formativi si impegna ad esporre in forma aperta e trasparente tutti i dati e le notizie che consentano di svolgere meglio l’atti- vità. La possibilità di poter ottenere questi dati in forma completa è assolutamente essenziale al fine di una formazione espressiva delle caratteristiche personali, per- sonalizzata e coerente con il contesto in cui la persona vive ed intende operare. • Impegno alla sottoscrizione di un patto. Accanto alla proposta di un percorso formativo, al destinatario viene sotto- posto un patto nel quale viene chiesto di esplicitare la volontà di intraprendere tale percorso, di evidenziare gli impegni previsti al fine della realizzazione del proprio progetto personale, di accettazione e rispetto delle regole di svolgimento e attua- zione, di impegno attivo per la buona riuscita dell’iniziativa formativa. La sotto- scrizione del patto ed il suo rispetto costituiscono altrettanti fattori in grado di favorire l’acquisizione di una maturità personale e professionale. • Impegno di informazione circa gli esiti della formazione. Sia quando il percorso formativo è svolto da persone in cerca di prima occupa- zione sia quando tale percorso è rivolto a soggetti impegnati in un’esperienza di lavoro (compresa anche la situazione di crisi e di riqualificazione professionale), è importante che il destinatario del servizio restituisca al Centro di formazione professionale di riferimento informazioni circa l’esito successivo all’esperienza formativa. Ciò al fine di rendere possibile una verifica puntuale della qualità del servizio anche in vista del suo continuo miglioramento. • Impegno di compilazione di strumenti di valutazione. In particolari momenti del percorso, all’utente vengono sottoposti strumenti di valutazione del servizio formativo. Anche la compilazione di questi contribuisce alla piena conoscenza degli esiti dei servizi offerti come pure del loro migliora- mento continuativo. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 36 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 37 2. Comunità e figure professionali L’espressione “comunità professionale” – sinonimo di “famiglia professio- nale”1 – indica un aggregato di figure professionali che condividono un insieme relativamente omogeneo (e nel contempo dinamico) di fattori quali il know-how di base, i processi di lavoro ed i compiti che vi si svolgono, il contesto organizzativo, infine un itinerario di formazione coerente e progressivo che si svolge a partire dal livello di qualifica per giungere a quelli di tecnico e di quadro/esperto. Tale espressione soddisfa la necessità di delineare una nuova classificazione delle occupazioni tenendo conto delle trasformazioni che hanno portato al supera- mento delle vecchie nomenclature: – quella basata sui settori, che enfatizza esclusivamente gli aspetti economici e tecnologici e che presenta una particolare cecità rispetto ad altri aspetti deci- sivi quali la funzione, il livello di responsabilità e di autonomia nei processi decisionali; – quella centrata sulla categoria di gruppo professionale 2 che, se pure supera i limiti della classificazione a matrice economica, non consente di spiegare ed accompagnare adeguatamente le dinamiche che hanno investito la nuova strut- tura occupazionale quali la diffusione delle nuove tecnologie informatiche e telematiche, il peso crescente delle nuove competenze cognitive, comunicative e sociali, infine il processo di professionalizzazione che ha investito buona parte delle attività di lavoro qualificate3. Allo stesso tempo, tale espressione, identificando una “struttura sociale” col- locata in specifici contesti organizzativi e territoriali, supera le difficoltà introdotte dal cosiddetto modello delle competenze che, volendo contrapporsi alla staticità degli approcci basati sulle posizioni, finisce per costruire un’architettura autorefe- renziale e decontestualizzata4. 1 Cfr. A. GRISOLIA, L. MANZOLINI, Dalle competenze alle professioni aziendali, in: D. BOLDIZZONI, L. MANZOLINI, Creare valore con le risorse umane, Guerini & Associati, Milano, 2000, pp. 35-38. 2 L’International Standard Classification of Occupation (Isco) individua nove gruppi e precisa- mente: dirigenti ed imprenditori, professioni intellettuali, professioni tecniche, impiegati esecutivi, addetti vendite e servizi personali, agricoltori qualificati, manuali specializzati, manuali semiqualificati, manua- li non qualificati (REYNERI, 2002, p. 276). 3 Cfr. RAYNERI, 2002, pp. 273-290. 4 “Il superamento dell’approccio unidirezionale fra individuo e organizzazione non può essere of- ferto dalle prospettive di sviluppo dei sistemi di gestione delle competenze. Le competenze «non stan- no in piedi da sole»: sono attributi delle «strutture professionali» che sono l’elemento di congiunzione tra sistema organizzativo e individuale” (GRISOLIA, MANZOLINI, 2000, p. 38). 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 37 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 38 Rispetto alle tradizionali distinzioni delle occupazioni per settori e gruppi pro- fessionali, il concetto di comunità professionale individua un aggregato a forte va- lenza culturale che disegna un campo d’azione sociale nel quale le persone acco- munate da fattori distintivi, a fronte di una serie di compiti sfidanti, mobilitano le proprie capacità, conoscenze, abilità sviluppando vere e proprie competenze; ciò lo rende maggiormente fruibile dal punto di vista formativo, evitando di cadere in una prospettiva di tecnologia educativa5 che considera la formazione come un pro- cesso di adattamento della persona alle esigenze del mondo economico e dell’im- presa in particolare. Si tratta di una prospettiva che postula la totale formabilità umana e nel contempo la piena identificazione o fusione del mondo soggettivo con il mondo economico6. La prospettiva della comunità professionale consente pertanto di disegnare in modo nuovo il rapporto tra persona, aggregazione professionale ed organizzazione, individuando un rapporto di consonanza tra la dotazione delle capacità personali, le risorse (conoscenze, abilità) apprese tramite percorsi formali o informali, infine le competenze concepite come dotazione del soggetto umano in un contesto defi- nito che ne realizza le potenzialità. Si tratta di una visione a carattere antropologico, che delinea uno spazio me- diante il quale il soggetto organizza il suo progetto personale di vita e di lavoro in base all’immagine che ha di se stesso ed all’interazione che si è creata con le altre figure di riferimento; il che gli permette di acquisire la maturità necessaria a tra- durre l’immagine di sé in termini professionali. Le scelte professionali vengono elaborate lungo un processo evolutivo segnato da stadi e caratterizzato da compiti 7 che l’individuo deve assolvere per pervenire a scelte soddisfacenti per sé e per la società, in una sequenza di esperienze e di deci- sioni che – nella continua relazione con gli altri soggetti (formatori, testimoni ed esperti delle comunità professionali, stakeholder) – gradualmente tessono la trama dello sviluppo della persona. 5 Cfr. D. NICOLI, Manuale per il progettista di formazione, Milano, Provincia di Milano, 2002. 6 In questo senso “Gli individui diventano delle risorse che devono venir sviluppate, piuttosto che essere considerati come degli esseri umani che valgono in quanto tali e che dovrebbero essere incorag- giati a scegliersi e a costruirsi il proprio futuro” (MORGAN, 1999, p. 101). 7 Il compito non è da intendere in senso operativo, ma come sfida – necessariamente riferita ad uno specifico contesto e ad una particolare dotazione di competenze – che coinvolge la persona nella sua interezza. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 38 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 39 A tale classificazione andranno aggiunte altre comunità peculiari come – ad esempio – quelle nautica ed aeronautica. Il modello è centrato sulla comunità professionale, quindi sulle competenze comuni tra le diverse figure professionali possibili. A tale scopo, nelle tavole che seguono, si indicano le denominazioni iniziali delle azioni formative previste e le competenze ad esse riferite, e successivamente le denominazioni delle figure pro- fessionali su cui tale comunità professionale può articolarsi per la qualifica ed il diploma di formazione. Per il catalogo completo si rinvia all’allegato A – Repertorio delle comunità e delle figure professionali. 1 AGRICOLA E AMBIENTALE 2 ALIMENTAZIONE 3 ARTIGIANATO ARTISTICO 4 AZIENDALE E AMMINISTRATIVA 5 CHIMICA E BIOLOGICA 6 COMMERCIALE E DELLE VENDITE 7 EDILE 8 ELETTRICA E ELETTRONICA 9 ESTETICA 10 GRAFICA E MULTIMEDIALE 11 LEGNO E ARREDAMENTO 12 MECCANICA 13 SANITARIA 14 SOCIALE 15 SPETTACOLO 16 TESSILE E MODA 17 TURISTICA E ALBERGHIERA Si propone una classificazione delle comunità professionali di riferimento: 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 39 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 40 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 40 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 41 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 41 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 42 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 42 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 43 3. Disegno dell’offerta formativa I percorsi di istruzione e formazione professionale presentano carattere gra- duale e continuo, sono dotati di pari dignità culturale ed educativa rispetto a quelli liceali ed inoltre presentano una precisa fisionomia istituzionale. Il sistema di offerta delinea un percorso formativo progressivo che consenta alla persona di avanzare nel proprio cammino procedendo per livelli successivi di intervento / comprensione della realtà, secondo il principio del successo formativo, seguendo tre tappe tipiche, corrispondenti ad altrettanti titoli: qualifica, diploma di formazione, diploma di formazione superiore. In tale disegno si innesta la specia- lizzazione, conseguente ai tre titoli indicati (è una proposta formativa che si pone nel passaggio dalla formazione iniziale alla formazione continua e non è soggetta al PECUP). Si prevedono percorsi personalizzati entro una prospettiva prevalentemente corsuale, a tempo pieno o in alternanza, e percorsi individualizzati destrutturati, a seconda delle necessità del giovane. 1 Qualifica di istruzione e formazione professionale (Qualifica professionale) Specificazione Al livello della figura qualificata, la persona, in possesso di una solida cultura di base, è in grado di sviluppare competenze ope- rative di processo, sapendo utilizzare in autonomia le tecniche e le metodologie previste Livello Corrisponde al II livello europeo (codifica ECTS – vedi scheda successiva) Articolazioni La qualifica prevista si riferisce alla comunità professionale (es.: operatore meccanico), connessa alla necessità di formare un ope- ratore dotato di competenze operative a largo spettro, che può ar- ticolarsi in riferimento ad una figura professionale riferita a spe- cifici processi (es.: operatore meccanico - addetto alle macchine utensili) in relazione alle necessità di una o più imprese Durata La durata prevista è di tre anni formativi Percorsi I percorsi iniziano in riferimento alla comunità professionale e si distinguono via via a seconda della articolazione della qualifica È quindi possibile nello stesso percorso prevedere più opzioni Valore Il titolo ha valore di accesso al quarto anno al fine di acquisire il diploma di formazione 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 43 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 44 3 Diploma di istruzione e formazione professionale superiore (Diploma professionale superiore) Specificazione Si riferisce alla figura del quadro o dell’esperto, ovvero una per- sona, dotata di una cultura superiore, in grado di svolgere un’at- tività professionale con rilevanti competenze tecnico/scientifiche e/o livelli significativi di responsabilità e autonomia nelle attivi- tà di programmazione, amministrazione e gestione. Livello Corrisponde al IV livello europeo Articolazioni Il diploma di istruzione e formazione professionale si riferisce all’ambito/tecnologia cui la figura si riferisce (es.: esperto di pro- grammazione CAD-CAM), prevedendo un adattamento in rela- zione alle necessità delle imprese del settore di riferimento Durata La durata prevista varia da 1 a 3 anni oltre il diploma di for- mazione Percorsi Si tratta dello sbocco di un percorso successivo al diploma di formazione Valore Ha valore di credito formativo per l’accesso a percorsi univer- sitari omogenei 2 Diploma di istruzione e formazione professionale (Diploma professionale) Specificazione Si riferisce alla figura del tecnico, ovvero una persona, dotata di una buona cultura tecnica, in grado di intervenire nei processi di lavoro con competenze di programmazione, verifica e coordina- mento, sapendo assumere gradi soddisfacenti di autonomia e re- sponsabilità Livello Corrisponde al III livello europeo Articolazioni Il diploma si riferisce alla comunità professionale (es.: tecnico meccanico), prevedendo un adattamento delle competenze attese in relazione alle necessità delle imprese del settore di riferimento Durata La durata prevista è quadriennale Percorsi Si può prevedere un percorso unico, oppure un cammino pro- gressivo, con anno di formazione oltre la qualifica Valore Ha valore di accesso al percorso di formazione superiore. Inoltre consente l’accesso all’anno preparatorio per l’iscrizione a per- corsi universitari omogenei 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 44 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 45 SCHEMA EUROPEO DEI LIVELLI PROFESSIONALI Codifica ECTS (European Credit Transfer System) livello 1 Attività che permette principalmente l’esecuzione di un lavoro relativamente semplice, con conoscenze e capacità pratiche molto limitate. livello 2 Attività che prevede l’utilizzo di strumenti e tecniche, consi- stente in un lavoro esecutivo, che può essere autonomo nei li- miti delle tecniche ad esso inerenti. livello 3 Lavoro tecnico, che può comportare gradi di autonomia e re- sponsabilità rispetto ad attività di programmazione o coordina- mento. livello 4 Attività professionale con rilevanti competenze tecnico/scienti- fiche e/o livelli significativi di responsabilità e autonomia nelle attività di programmazione, amministrazione e gestione. livello 5 Attività professionale che prevede la padronanza dei fonda- menti scientifici della professione e di tecniche complesse nel- l’ambito di una varietà di contesti ampia e spesso non predici- bile. Si tratta di un’attività professionale che comporta una larga autonomia e frequentemente una significativa responsabilità ri- spetto al lavoro svolto da altri e alla distribuzione di risorse si- gnificative, così come la responsabilità personale per attività di analisi, diagnosi, progettazione e valutazione. 4 Specializzazione Specificazione Si tratta di una figura qualificata o in possesso di diploma di formazione che approfondisce un aspetto specifico della propria preparazione, in modo da poter svolgere un’area di compiti in forma specialistica Livello Corrisponde al II/III livello europeo Articolazioni Le specializzazioni si definiscono in rapporto alle caratteristiche del processo di lavoro cui si riferiscono Durata La durata prevista è compresa fra le 300 e le 900 ore Percorsi La specializzazione è successiva alla qualifica ed al diploma di formazione, nella prospettiva della formazione continua (per- corso orizzontale) Valore Il titolo ha valore di credito formativo per l’acquisizione del titolo successivo a quello posseduto. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:34 Pagina 45 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 46 3.1. Percorso formativo e titoli Il quadro dell’offerta formativa è così delineato: DISEGNO DELL’OFFERTA FORMATIVA DEL SISTEMA DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE Il percorso sopra rappresentato corrisponde a quanto sancito dal nuovo Titolo V della Costituzione, dalla legge 53/2003 come pure dalla legge 30/2003 specifi- cata nel Decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, che concorrono a definire un nuovo scenario per il sistema di istruzione e formazione professionale. 1-3 anni di diploma di formazione superiore (a tempo pieno o in alternanza) Anno di preparazione universitaria Specializzazione Specializzazione Larsa passaggi tra percorsi Larsa passaggi tra percorsi Anno di diploma di formazione (a tempo pieno o in alternanza) Triennio di qualifica professionale (a tempo pieno o, a partire dai 15 anni, in alternanza) M ondo dellavoro 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 46 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 47 Allo Stato rimangono in carico due titoli di studio: 1) la Licenza media che sancisce il superamento dell’obbligo di istruzione attra- verso il superamento dell’esame conclusivo del primo ciclo degli studi. 2) Il Diploma di Stato che sancisce l’accesso all’università e può essere acquisito in due modi: – a seguito del superamento dell’esame finale del percorso liceale (quinquennale); – a seguito del superamento dell’esame finale del percorso integrativo per coloro che sono in possesso di diploma di istruzione e formazione professionale (un anno). Per le Regioni e Province autonome, e quindi per gli organismi formativi (Centri ed Istituiti di istruzione e formazione professionale), si presenta il seguente quadro di opportunità: Qualifica di istruzione e formazione professionale Sancisce l’assolvimento del diritto-dovere di istruzione e formazione. Consente l’inserimento nel mondo del lavoro. Consente la prosecuzione degli studi. Si acquisisce in due modalità – dopo 3 anni di istruzione e formazione professionale – dopo 1 anno di istruzione e formazione professionale più 3 anni di apprendistato per il diritto-dovere di istruzione e formazione. Diploma di istruzione e formazione professionale Consente l’inserimento nel mondo del lavoro. Consente la prosecuzione degli studi. Si acquisisce in tre modalità: – per coloro che possiedono la qualifica professionale: dopo un anno di istruzione e formazione professionale – per i quattordicenni: dopo 4 anni di istruzione e formazione professionale – per gli apprendisti in possesso di qualifica professionale: dopo 2 anni di attività finalizzata all’acquisizione di un diploma professionale. Diploma di istruzione e formazione professionale superiore Consente l’inserimento nel mondo del lavoro. Consente la prosecuzione degli studi. Ha valore di credito formativo per il passaggio all’università. Si acquisisce in tre modalità: – per coloro che possiedono il diploma di istruzione e formazione professionale: dopo un periodo variante da 1 a 3 anni (a seconda della comunità professionale di riferimento) di istruzione e formazione professionale superiore – per i quattordicenni: dopo un periodo variante da 5 a 7 anni (a seconda della comunità professionale di riferimento) di istruzione e formazione professionale superiore – per gli apprendisti in possesso di diploma di istruzione e formazione professio- nale: dopo un periodo (superiore di un anno a quello formativo corrispondente) di attività finalizzata all’acquisizione di un diploma professionale superiore. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 47 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 48 3.2. Tipologie di intervento formativo L’offerta formativa viene specificata in riferimento alle diverse tipologie di intervento. Queste si distinguono nel modo seguente: 1) Servizio di orientamento permanente 2) Percorsi triennali di qualifica 3) Diploma di formazione 4) Diploma di formazione superiore 5) Specializzazione 6) Formazione continua e permanente 7) Alternanza formativa 8) Formazione per portatori di handicap 9) Percorsi destrutturati (seconda chance). 3.2.1. Servizio di orientamento permanente 1) Finalità La legge n. 53/2003, ponendosi il fine di promuovere l’apprendimento in tutto l’arco della vita e assicurare a tutti pari opportunità di raggiungere elevati livelli culturali e di sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abi- lità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte personali, adeguate all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, anche con riguardo alle dimensioni locali, nazionale ed europea, delinea una nuova stagione per l’orienta- mento, oltre le ambiguità di concezioni che hanno ridotto per la gran parte il suo intervento a prassi di supporto delle difficoltà di apprendimento. Il venir meno del processo di liceizzazione della scuola secondaria, la pre- senza di percorsi differenti ma equivalenti tra il sistema dei Licei e quello dei Centri ed Istituti di istruzione e formazione professionale, la qualificazione del- l’apprendistato e la metodologia dell’alternanza formativa, la personalizzazione dei percorsi, la creazione dei LARSA sono – almeno sulla carta – tutti elementi che consentono di sviluppare un sistema di orientamento inteso in senso proprio. Sulla scorta di quanto evidenziato, paiono definitivamente superati i seguenti modelli di orientamento: – la concezione “patologistica” dell’orientamento che fa coincidere successo degli studi e successo del progetto personale; – la visione “dualistica” che propone una separazione tra la cosiddetta cultura di base e la cosiddetta cultura specialistica, viste come due entità giustapposte sia sul piano epistemologico sia su quello didattico-formativo; – la visione “procrastinante” che rinvia continuamente la scelta dei giovani pro- ponendo loro un “pastone” generico ed omologato (il cosiddetto modello inte- grato) impostato quasi esclusivamente sulla cultura di base. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 48 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 49 L’orientamento nel nuovo sistema formativo mira a consentire alla persona di essere soggetto attivo nella costruzione e realizzazione del proprio progetto perso- nale/professionale. Esso rappresenta pertanto una prassi educativa attiva volta a fa- vorire la capacità del soggetto di risolvere il problema del suo avvenire professio- nale, facilitandogli l’assolvimento dei compiti vocazionali relativi alla conoscenza di sé (potenzialità attitudinali, capacità, interessi e valori), alla conoscenza del mondo del lavoro e delle professioni, alla formulazione di progetti di vita e di la- voro e alla loro valutazione in funzione della decisione di scelta di un progetto e del modo migliore di realizzarlo. 2) Destinatari Riguarda una notevole varietà di utenti (adolescenti, giovani, adulti, ma anche famiglie, educatori, operatori) che esprimono una domanda di orientamento a sé stante (servizio specialistico) oppure nell’ambito di un percorso di formazione (orientamento in itinere). 3) Metodologia La prospettiva metodologica cui si fa riferimento è quella dello “Sviluppo pro- fessionale”, una concezione derivante da un modello teorico di origine canadese (ADVP – Attivazione dello Sviluppo Vocazionale Personale) secondo cui il sog- getto organizza il suo progetto personale di vita e di lavoro in base all’immagine che ha di se stesso nei vari stadi del suo sviluppo; il che gli permette di acquisire la maturità professionale necessaria a formulare una sintesi delle varie esperienze maturate nel percorso evolutivo, tale da renderlo capace di tradurre l’immagine di sé in termini professionali. Secondo questa concezione, le scelte professionali ven- gono elaborate lungo un processo evolutivo segnato da stadi e caratterizzato da compiti che l’individuo deve assolvere per pervenire a scelte soddisfacenti per sé e per la società, in una sequenza di comportamenti vocazionali e di decisioni che gradualmente tessono la trama dello sviluppo della carriera individuale. L’orientamento mira pertanto alla evidenza ed al successo del progetto perso- nale, concepisce il percorso di formazione in modo olistico e non disciplinare, si sviluppa in modo il più possibile attivo, in rapporto a compiti reali, mette in rilievo le capacità personali ovvero il potenziale di cui il soggetto è portatore, valorizza l’alternanza come una strategia in grado di sostenere momenti di apprendimento differenti, mira alla prospettiva di una formazione continua e permanente lungo tutto il corso della vita, opera tramite il pieno e corretto utilizzo del portfolio delle competenze personali. 4) Risorse di rete Il servizio di orientamento opera in modo integrato mobilitando più di- mensioni: 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 49 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 50 – l’ambito della persona, in una logica di sviluppo vocazionale, – l’ambito degli organismi che sono chiamati, a livello locale, a condividere una rete di servizi (istruzione, formazione, servizi per l’impiego) nella prospettiva della cooperazione, – l’ambito del sistema economico che richiede uno stretto legame tra rete di ser- vizi orientativi ed imprese e loro associazioni nella prospettiva delle “famiglie professionali”. Il servizio di orientamento si svolge ed opera nella forma dei servizi in rete (network orientativo) coinvolgendo tutti i soggetti potenzialmente interessati. In primo luogo, le prassi orientative prevedono il coinvolgimento delle famiglie e della pubblica opinione, attraverso una campagna di comunicazione e di informa- zione che metta in luce il rilievo del doppio percorso formativo in una logica di pari dignità, di pluralismo dell’offerta, di valorizzazione delle acquisizioni comunque apprese, di continuità e miglioramento continuo in una logica di crescita personale. In secondo luogo, il servizio di orientamento presuppone la natura orientativa della scuola secondaria di primo grado, in riferimento ad una concezione integra e non riduzionistica (di mera “prestazione disciplinare”) della persona, ed in rap- porto alle opportunità esistenti che meritano di essere conosciute dagli studenti anche tramite esperienze dirette. Richiede la creazione delle condizioni di comunicazione e quindi di continuità tra i diversi ambiti dell’apprendimento, curando in particolare il portfolio delle competenze personali, tramite il quale si possa capire la storia della crescita e dello sviluppo di una persona corredandola con materiali che permettono di compren- dere l’evoluzione del suo progetto personale. Ancora, sviluppa una stretta cooperazione con i soggetti economici, del lavoro e delle professioni da cui possono derivare stimoli ed opportunità di apprendi- mento attivo nella logica dell’alternanza formativa. Infine, necessita della attivazione di una strategia orientativa di rete locale di natura territoriale che sia in grado di cogliere le dinamiche, di individuare le pro- blematiche e di attivare le risorse coinvolgendo i diversi attori in gioco. Il sistema locale di orientamento è inteso come un vero e proprio “sistema di servizi” che co- operano reciprocamente sulla base di un accordo di fondo consensuale e basato su patti reciproci fra il polo orientamento (fornitore di servizi e nodo centrale della rete) e gli organismi gestionali distinti in due categorie: territoriali e specialistici. Tale accordo è basato su una serie di elementi che prevedono identificazione dei servizi offerti, standard, riconoscimenti e modalità di miglioramento continuo. 5) Offerta Il servizio di orientamento comprende l’insieme dei servizi che interessano le persone nelle varie fasi di transizione. Queste si collocano lungo tutto il percorso 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 50 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 51 di vita e coinvolgono i momenti dell’istruzione-formazione, del lavoro e della quiescenza lavorativa. Esso si integra con dispositivi di bilancio (personale e di competenze) e di placement. Gli interventi previsti nell’ambito del servizio di orientamento permanente sono: A. Orientamento in senso stretto. I percorsi di orientamento sono finalizzati alla scelta formativa/professionale nei diversi momenti di transizione: – conclusione della scuola secondaria di primo grado – qualificazione professionale e diploma di formazione (quando si aprono tre possibilità: lavoro, continuità nella IeFP, passaggio ai Licei ed all’Uni- versità) – conclusione dei Licei (con la possibilità di prosecuzione anche nella IeFP superiore) – nella fase di inserimento lavorativo di soggetti con o senza esperienze pro- fessionali. Tale intervento si caratterizza per i seguenti servizi: informazione, primo col- loquio, conoscenza di sé, conoscenza del mercato del lavoro e delle profes- sioni, stage o laboratorio orientativo, rogetto personale, accompagnamento. Si considera importante la realizzazione di moduli di orientamento attivo – anche per studenti della scuola media inferiore – che consentano loro di fare esperienza diretta delle opportunità desiderate. B. Bilancio di competenze. Esso rappresenta un percorso personale, che richiede una mediazione sociale, di identificazione delle potenzialità personali e pro- fessionali suscettibili di essere investite nell’elaborazione e realizzazione di progetti di inserimento sociale e professionale. È un percorso finalizzato alla progettazione di un itinerario professionale da verificare e realizzare. Il suo campo d’investigazione è ampio ma determinato, in quanto comprende tutte le possibili risorse personali che l’individuo può investire nel suo progetto pro- fessionale. Tra le risorse è incluso sia il capitale di formazione e di esperienze acquisito, sia le “potenzialità”, termine con cui ci si riferisce alle “realtà perso- nali che non sono necessariamente osservabili ma che potrebbero esserlo se si realizzassero le condizioni favorevoli alla loro manifestazione” (Aubret, Au- bret, Damiani, 1990). L’osservazione delle potenzialità non si limita quindi alla valutazione delle competenze e conoscenze personali e professionali, ma verte anche su caratteristiche come gli interessi, i valori e gli atteggiamenti dell’individuo: consiste in un lavoro di chiarimento. Il bilancio di competenze dovrebbe rendere l’individuo cosciente del proprio potenziale personale, non è sufficiente possedere competenze, bisogna anche identificarle correttamente e saperle mettere in atto. Consiste in un percorso personale, radicato nelle do- mande e nei bisogni dell’individuo e sostenuto da un certo grado di motiva- zione e da un atteggiamento responsabile. L’individuo viene considerato come 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 51 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 52 attore del processo. È l’occasione di una mediazione sociale, in quanto presup- pone l’intervento di esperti e, a volte, di un lavoro di gruppo. Si prevedono tre dispositivi di bilancio: a) Il bilancio di “piste” o di “posizionamento”: è indirizzato alla valutazione e mappatura delle competenze acquisite nel passato. È un bilancio di tipo descrittivo, produce una fotografia dei punti forti e deboli del soggetto in un momento determinato. Al termine del bilancio vengono elaborate delle schede di competenze relative a sette temi principali: le relazioni interper- sonali, l’itinerario personale (sia professionale che extralavorativo), le rela- zioni familiari, il contesto professionale, l’infanzia, l’avvenire e il progetto. Le schede relative all’avvenire e al progetto sono finalizzate ad un posizio- namento in un futuro prossimo, non ad un orientamento a lungo termine. b) Il bilancio comportamentale: permette di misurare la capacità di una per- sona di adempiere ad una funzione, attraverso la simulazione di situazioni simili a quelle lavorative. Richiede una formazione approfondita dei re- sponsabili gerarchici, che devono condurre un’analisi approfondita del posto di lavoro, della funzione ricoperta dal soggetto e degli elementi di contesto, devono esplicitare i propri criteri di valutazione e partecipare alla creazione degli strumenti per la valutazione dei comportamenti. c) Il bilancio di orientamento: viene detto anche bilancio di “aiuto all’elabo- razione di un progetto”. È focalizzato prevalentemente sulla realizzazione concreta delle piste individuate dall’individuo, è orientato al futuro. È il tipo di bilancio più completo e più funzionale ai continui cambiamenti a cui devono far fronte l’individuo, l’impresa e la società stessa. C. Gestione passaggi e laboratori di recupero/sviluppo. Si intendono accompa- gnare sistematicamente i percorsi “trasversali” delle persone, sia in ingresso sia in uscita, favorendone il successo attraverso l’attivazione di “Laboratori di recupero e sviluppo degli apprendimenti” realizzati di comune accordo tra l’ente inviante e l’ente ricevente. È importante evitare una gestione formalistica del credito formativo per giun- gere ad una vera e propria intesa reciproca tra gli organismi coinvolti, sulla base di una metodologia comune. Si propone di concepire il credito come un dispositivo circoscritto, contestuale e convenzionale tra gli attori che – in forma reciproca – lo sottoscrivono e lo fanno proprio. Per realizzare un tale disegno di riconoscimento, sono necessari due strumenti: un accordo metodologico di ordine generale che definisca il glossario, l’elenco dei crediti certificabili e riconoscibili, i limiti di applicabilità, i criteri gestiona- li; intese locali tra agenzie formative unite da un legame di rete (network ) nelle quali si definiscono dispositivi di certificazione e riconoscimento dei crediti for- mativi, sulla base di un “reciproco accreditamento” continuamente validato. Accanto all’intervento strettamente formativo, è necessaria un’attenzione orien- 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 52 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 53 tativa in grado di cogliere gli aspetti connessi alla crisi del percorso precedente- mente intrapreso, alla caduta di stima di sé che spesso si lega alla dinamica di crisi, alla nascita di una opzione alternativa, all’inserimento in un contesto nuo- vo che apre prospettive diverse circa il progetto personale di vita e di lavoro. D. Interventi di tipo destrutturato, per soggetti non compatibili con i corsi di for- mazione basati su un gruppo-classe omogeneo. Si ricorda che l’impianto nor- mativo emergente non impone più percorsi predefiniti, ma rende possibili stra- tegie il più possibile personalizzate e connesse al contesto territoriale locale. In particolare, accanto ai percorsi strutturati secondo lo schema 3 + 1 vanno previste anche ulteriori opportunità formative che consentano di venire in- contro a particolari necessità degli utenti: Si può trattare di: – giovani di 15, 16 o 17 anni che non abbiano crediti significativi da far va- lere e che desiderano acquisire almeno alcune competenze professionali tali da potersi inserire nel mondo del lavoro; – ragazzi iscritti ai percorsi scolastici o formativi “lunghi” e che manifestino difficoltà in particolari aree formative e che necessitano di un intervento di sostegno e recupero degli apprendimenti; – giovani che frequentano percorsi di vario genere e che desiderano frequen- tare moduli formativi per incrementare la loro preparazione professionale; – persone che intendono rivedere il proprio progetto di orientamento e even- tualmente passare ad un altro tipo di percorso. Sorge pertanto la necessità di dotare il sistema di una serie di opportunità ulte- riori che non sono da intendere come alternative ai percorsi lunghi strutturati e neppure come un ritorno alla visione “assistenziale” della formazione profes- sionale nei confronti della scuola, ma consistono in elementi di flessibilità della formazione in corrispondenza di particolari tipologie o situazioni del- l’utenza. L’intervento orientativo in questo caso si sovrappone e si confonde con quello formativo; da qui la necessità di prevedere équipe miste con tutor orientativi e formativi che operino in forma integrata. E. Placement e creazione di impresa. È un servizio, strettamente connesso all’o- rientamento, che consente di sostenere i processi di transizione al lavoro (di- pendente, autonomo) ed all’imprenditorialità, al fine di sostenerne le scelte nelle fasi decisionali, in relazione alle specifiche opportunità del contesto ter- ritoriale. Ciò favorendo la collocazione in contesti lavorativi adeguati (place- ment) ed il supporto consulenziale per ciò che concerne il progetto di lavoro autonomo e di impresa. Il modello che si intende elaborare persegue le se- guenti finalità: favorire l’individuazione di nuove opportunità occupazionali presenti nel territorio; facilitare l’avvicinamento tra soggetti e nuove opportu- nità; integrare le azioni previste nella prospettiva dello sviluppo locale. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 53 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 54 Gli ambiti di intervento previsti sono: – promozione – ingressi di lavoro dipendente – creazione di nuova impresa – subentro nella conduzione aziendale – processi di diversificazione/ampliamento – processi di trasformazione, innovazione organizzativa e gestionale del set- tore e delle imprese. 6) Durata L’orientamento in senso stretto prevede – oltre il momento informativo – un impegno di tempo che va da un minimo di 2 ore per incontri con gruppi e colloqui brevi ad un massimo di 200 ore per stage e laboratori di orientamento attivo. La durata e lo svolgimento del bilancio di competenze sono negoziati prima dell’inizio della prestazione. I prestatari possono infatti organizzare il capitale di tempo in funzione delle loro pratiche, ma tenendo contemporaneamente in consi- derazione la disponibilità dei candidati. Indicativamente, un bilancio può avere una durata breve (8 ore) o lunga (20 ore). L’attività orientativa connessa alla gestione dei passaggi e laboratori di recu- pero/sviluppo ed agli interventi di tipo destrutturato si svolge in forma differen- ziata a seconda delle necessità, ma prevede in ogni caso una serie di colloqui con i vari soggetti coinvolti ed inoltre la partecipazione alle iniziative collegiali. Il servizio di placement e creazione di impresa prevede da un minimo di 4 ore – nel caso di colloqui di verifica ed accompagnamento – ad un massimo di 40 ore nei progetti di creazione di impresa. 3.2.2. Percorsi triennali di qualifica 1) Finalità Sono previsti percorsi di formazione che puntano all’acquisizione di una qua- lifica mirata, secondo le necessità espresse dal mercato del lavoro locale. La quali- fica, riferita ad un numero contenuto di circa 20 comunità professionali e articolata in un massimo di 100 figure professionali, prevede una preparazione ampia e com- pleta che consenta alla persona, in possesso di una solida cultura di base, di svilup- pare competenze professionali e sociali, sapendo utilizzare in autonomia le tec- niche e le metodologie previste. 2) Destinatari Giovani in possesso di licenza media. Nel caso in cui ragazzi quindicenni non abbiano tale titolo, è possibile concor- 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 54 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 55 dare con il Centro territoriale permanente (CTP) un percorso formativo che, nel momento in cui si sviluppa il cammino di qualificazione, si acquisisca anche il diploma di licenza media. 3) Durata Il percorso prevede 3 anni formativi, della durata complessiva di circa 1.050 ore per anno, così distinte: a) percorso comune al gruppo-classe nella misura indicativa di 900 ore annue; b) interventi personalizzati nell’ambito dei laboratori attivati dalle realtà forma- tive, con frequenza obbligatoria e con contenuti da definire in base alle neces- sità di ciascuno, nella misura indicativa di 150 ore annue. 4) Metodologia Nell’ambito della prospettiva metodologica propria della istruzione e forma- zione professionale, centrata su piani formativi personalizzati ed unità di apprendi- mento con al centro compiti reali, si specificano le seguenti tappe. Il primo anno si caratterizza per l’orientamento attivo entro il settore di riferi- mento; ciò significa familiarizzare con il linguaggio, le tematiche, le tecniche, i processi di base che questo presenta. Durante il primo anno formativo è prevista pertanto una congrua attività di accoglienza, orientamento e formazione di base, con possibilità di modifiche del settore/figura professionale di riferimento. Il secondo anno mira al rafforzamento del patrimonio di conoscenze, abilità, competenze e capacità personali e prevede uno stage di supporto all’apprendimento. Il terzo anno mira al completamento formativo ed all’autonomia della persona in riferimento al ruolo professionale. La qualifica rappresenta il riferimento priori- tario del progetto sia in senso professionale sia pedagogico. Essa è concepita non come somma di componenti, bensì in una visione integrale ed unitaria del processo formativo. È previsto uno stage di validazione. Si propone una distribuzione di orario indicativa e, a seguire, una descrizione delle diverse aree formative elencate nella tavola. AREE FORMATIVE 1° ANNO 2° ANNO 3° ANNO TOTALE 1 Area scienze umane 180 160 150 490 2 Area scientifica 180 160 150 490 3 Area professionale 440 330 330 1.100 4 Stage non previsto 160 200 360 5 Sviluppo capacità personali 100 90 70 260 6 Laboratorio di recupero e sviluppo 150 150 150 450 degli apprendimenti TOTALE 1.050 1.050 1.050 3.150 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 55 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 56 L’area delle scienze umane comprende tutte quelle discipline che concorrono alla conoscenza di sé, del mondo circostante, della collocazione della persona nel tempo e nella storia, dei significati attribuiti ala realtà, alle relazioni, ai progetti di vita. L’area scientifica concorre a fornire alla persona gli strumenti che le permettono di cogliere le dimensioni costitutive della realtà naturale e di quella prodotta dall’o- pera umana, sapendo rintracciare – tramite modelli di tipo matematico ed interpreta- tivo – gli aspetti fisici, le strutture della vita sociale, economica ed istituzionale. L’area professionale attiene al mondo dei saperi, dei significati, delle tecno- logie connessi alla comunità professionale cui si fa riferimento, intesa come un in- sieme organico a carattere culturale, nel quale si svolge un percorso educativo di istruzione e formazione professionale. Essa comprende anche organizzazione aziendale e gestione dei progetti. Lo stage è l’elemento essenziale al percorso formativo tramite il quale la persona: riconosce nel concreto del contesto di lavoro i tratti della cultura e del- l’organizzazione in cui si svolge l’attività su cui intende cimentarsi; acquisisce co- noscenze, capacità e competenze specifiche; mette alla prova le acquisizioni a fronte di richieste e di compiti reali; si sottopone ad una valutazione e validazione probante circa le proprie competenze. Il Laboratorio di recupero e sviluppo degli apprendimenti è uno strumento di personalizzazione che consente ai formatori di sviluppare – in rapporto alle esi- genze di piccoli gruppi omogenei o di singoli individui – interventi via via di recu- pero, potenziamento, accompagnamento e sostegno nel percorso di apprendimento. Il Laboratorio di sviluppo delle capacità personali è uno strumento didattico tra- mite il quale si aiuta l’allievo a conoscere i tratti della propria personalità, a svilup- pare capacità di relazione e cooperazione, a potenziare il proprio progetto di vita/di lavoro, a sviluppare capacità di autonomia, assunzione delle responsabilità, fronteg- giamento e superamento delle difficoltà ed infine di apprendimento continuativo. Il percorso può essere svolto, a partire dal 15° anno di età, anche tramite la me- todologia della alternanza formativa. Essa consente – in riferimento al singolo al- lievo – di realizzare un percorso formativo coerente e compiuto nel quale si inte- grano reciprocamente attività formative di aula, di laboratorio ed esperienze svolte nella concreta realtà dell’organizzazione di lavoro e di impresa. 5) Valutazione finale La valutazione finale si basa precipuamente sulla prova professionale (capola- voro), su uno scritto e su un colloquio. 6) Valore del titolo Il titolo di qualifica professionale consente: – l’ingresso nel mondo del lavoro, – l’iscrizione al quarto anno di diploma di formazione, – il passaggio – tramite LARSA – al percorso liceale. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 56 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 57 3.2.3. Diploma di formazione 1) Finalità Questo percorso punta all’acquisizione di un diploma di formazione, naturale evoluzione del percorso di qualifica, rispondente alle necessità del sistema econo- mico e del mondo sociale e aperto ad ulteriori evoluzioni formative che consentono: – l’ingresso nel mondo del lavoro – la prosecuzione nel percorso di istruzione e formazione professionale superiore – il passaggio verso l’Università tramite un anno di riallineamento. A tale livello la persona, dotata di una buona cultura tecnica, è in grado di in- tervenire nei processi di lavoro con competenze di programmazione, verifica e co- ordinamento, sapendo assumere gradi soddisfacenti di autonomia e responsabilità. La formazione di diploma è necessariamente riferita ad un numero limitato di figure di natura non specialistica (es. tecnico meccanico), quindi per un massimo di 40. 2) Destinatari Giovani (ed in prospettiva anche adulti) in possesso di qualifica corrispon- dente per comunità professionale. 3) Durata Un anno formativo, indicativamente della durata complessiva di 1.050 ore, così distinte: a) percorso comune al gruppo-classe nella misura indicativa di 900 ore annue; b) interventi personalizzati nell’ambito dei laboratori attivati dalle realtà forma- tive, con frequenza obbligatoria, nella misura indicativa di 150 ore annue. 4) Metodologie Il percorso mira alla formazione di una figura dotata di una buona cultura tec- nica, ispirata alle migliori concezioni della competenza. Questa è intesa come ca- pacità di presidio di un compito lavorativo-professionale complesso, che prevede le seguenti funzioni integrate: progettazione/pianificazione, organizzazione, ge- stione del budget, marketing, verifica / collaudo / controllo, qualità/misure. È prevista un’area formativa denominata project work. Si tratta di forme di stage evoluto, opportunamente concordate con le imprese partner, mediante le quali l’allievo, dopo una fase di osservazione e interpretazione della realtà azien- dale di riferimento, elabora e realizza un progetto rispondente a compiti coerenti con le finalità del percorso formativo. Tale progetto diviene anche materiale su cui 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 57 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 58 sviluppare la valutazione finale. È pertanto necessaria una formazione dell’allievo all’utilizzo di strumenti di rilevazione del contesto organizzativo aziendale e di progettazione professionale. Si propone una distribuzione di orario indicativa. AREE FORMATIVE 4° ANNO 1 Area scienze umane 150 2 Area scientifica 150 3 Area professionale 330 4 Stage 200 5 Sviluppo capacità personali 70 6 Laboratorio di recupero e sviluppo degli apprendimenti 150 TOTALE 1.050 L’insieme delle attività di sviluppo delle capacità personali e di recupero e svi- luppo degli apprendimenti mira a dotare la persona di una capacità di apprendere autonomamente ed inoltre di possedere una solida base per poter affrontare le op- portunità formative future. 5) Valutazione finale La valutazione finale si basa precipuamente sulla prova professionale (capola- voro), su uno scritto e su un colloquio. 6) Valore del titolo Il titolo di diploma di formazione consente: – l’ingresso nel mondo del lavoro, – l’iscrizione al percorso di istruzione e formazione superiore, – il passaggio, tramite anno di riallineamento, al percorso universitario. 3.2.4. Diploma di formazione superiore 1) Finalità Il diploma di istruzione e formazione professionale rappresenta lo sbocco fi- nale del cammino previsto nella filiera formativa iniziata con la qualifica e prose- guita con il diploma di formazione, rispondente alle necessità del sistema econo- mico e del mondo sociale e caratterizzato per un forte livello di competenze. A tale livello la persona, dotata di una cultura superiore, è in grado di svolgere un’attività professionale con rilevanti competenze tecnico/scientifiche e/o livelli significativi di responsabilità e autonomia nelle attività di programmazione, amministrazione e gestione. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 58 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 59 Sono previste figure professionali riferite a profili misti di quadri ed esperti in cui si ritrovano competenze di processo, di coordinamento e di gestione assieme a competenze specifiche, riferite ad ambiti definiti di intervento professionale (es.: esperto in programmazione di sistemi automatizzati). Tali figure si riferiscono anche a comunità professionali che prevedono albi ed associazioni per la cui ade- sione è necessaria un’attività di tirocinio. 2) Destinatari Giovani (ed in prospettiva anche adulti) in possesso di diploma di formazione corrispondente per comunità professionale. 3) Durata Si prevedono da uno a tre anni formativi a seconda del settore / comunità pro- fessionale, in intesa con i soggetti della comunità professionale di riferimento. Tale intesa prevede anche la definizione delle attività di tirocinio e relativi standard di riferimento omogenei sul territorio nazionale al fine dell’abilitazione e dell’ac- cesso nelle associazioni professionali, nel rispetto della normativa in atto. 4) Metodologia È necessario qualificare ulteriormente la formazione della competenza intesa come presidio di un compito lavorativo-professionale complesso con livelli signifi- cativi di responsabilità riferiti sia alla gestione delle risorse umane sia al budget. Nel contempo si intende approfondire e qualificare la cultura professionale dei destinatari anche sotto il profilo dell’etica e della deontologia professionale, vista la rilevanza delle funzioni di responsabilità circa le risorse umane ed il budget. La formazione alle competenze si realizza tramite laboratori da svolgere in stretta cooperazione con le imprese e le associazioni professionali. Tali laboratori consentono all’allievo di confrontarsi con le buone prassi adottate dagli attori del- l’attività professionale di riferimento. In modo più approfondito rispetto al diploma di formazione, è prevista per la formazione superiore un’area formativa denomi- nata project work. Si tratta quindi di un’offerta formativa sistematica, disposta in un disegno istitu- zionale e continuativo rispetto ai percorsi di istruzione e formazione. Tale proposta riflette il necessario dialogo sociale che deve svilupparsi tra le forze culturali, pro- fessionali ed economiche, da un lato, e gli organismi formativi dall’altro, al fine di delineare una strategia di offerta formativa e di orientamento all’utenza che sia spe- cifica per ogni “comunità professionale” corrispondente ad un settore omogeneo. Va quindi delineata entro una mappa dell’offerta di formazione superiore nel territorio, valorizzando i seguenti aspetti: vocazione socio-economica del territorio, fabbisogni formativi, bacini di utenza potenziale, istituzioni di istruzione e di for- mazione professionale dello stesso ambito. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 59 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 60 La formazione superiore deve essere necessariamente una formazione di ec- cellenza: vanno pertanto assicurate le migliori risorse in termini culturali, profes- sionali e tecnologici, oltre che di “rete formativa” che consentano ad essa di realiz- zare esiti di qualità effettiva. Si propone una distribuzione di orario indicativa. AREE FORMATIVE DISTRIBUZIONE ORARIA MEDIA 1 Laboratorio scienze umane 15% 2 Laboratorio tecnico-scientifico 15% 3 Laboratorio di progettazione professionale 30% 4 Project work 30% 5 Etica e deontologia professionale 10% TOTALE 100% 5) Modello gestionale Si prevedono modelli gestionali univoci, riferiti a Centri ed Istituti che per vo- cazione esclusiva si dedicano all’istruzione ed alla formazione professionale supe- riore, dotati di requisiti accertabili ed in grado di svolgere il ruolo di catalizzatore dei vari soggetti presenti nel settore. 6) Valutazione finale La valutazione finale si basa precipuamente sulla prova professionale (capola- voro), su uno scritto e su un colloquio. 7) Valore del titolo Il titolo di diploma di istruzione e formazione professionale consente: – l’ingresso nel mondo del lavoro anche nella forma di accesso ad albi ed asso- ciazioni professionali, – il passaggio – tramite riconoscimento di crediti formativi – al percorso uni- versitario. 3.2.5. Specializzazione 1) Finalità La specializzazione mira all’approfondimento di un particolare ambito o tec- nica di lavoro in modo da acquisire una competenza specifica ed approfondita. Essa è pertanto successiva alla qualificazione o al diploma di formazione e si ac- quisisce solitamente sulla base di una certa esperienza di lavoro. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 60 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 61 2) Destinatari I destinatari della specializzazione sono tutti i giovani e gli adulti in possesso di una qualifica o di un diploma professionale aventi una esperienza di lavoro co- erente con la comunità professionale di riferimento. È anche possibile che tale for- mazione avvenga alla conclusione di un percorso di qualificazione professionale o di diploma di formazione, nel caso in cui il Centro sia dotato di laboratori di ele- vato valore professionale. 3) Durata La durata della formazione è varia, indicativamente da 200 a 600 ore. Può co- stituire credito per l’acquisizione del diploma di formazione. 4) Metodologia Il centro della specializzazione è dato dal laboratorio tecnico-professionale con uno-due docenti di riferimento, con una formazione di provenienza aziendale, che lavorano su casi e tecnologie reali, tratte da attività professionali di eccellenza. Il setting formativo è pertanto piuttosto semplificato, concentrandosi su obiettivi formativi di natura tecnico-professionale. 5) Valutazione finale La valutazione finale si basa precipuamente sulla prova professionale (capola- voro), su uno scritto e su un colloquio. 6) Valore del titolo Il titolo di specializzazione consente l’accesso ai relativi ruoli lavorativi e l’in- gresso nel percorso di istruzione e formazione professionale corrispondente tramite riconoscimento di crediti formativi. 3.2.6. Formazione continua e permanente 1) Finalità Si tratta dell’insieme delle opportunità formative collocate lungo tutto il per- corso di vita attiva che consentono alla persona di: a) crescere professionalmente aggiornando e specializzando il proprio bagaglio di competenze, b) apprendere tramite partecipazione a processi di innovazione organizzativa, c) acquisire una qualificazione nell’ambito di attività oppure in un altro, oppure riqualificarsi in presenza di crisi di obsolescenza delle proprie competenze o per lontananza dal lavoro attivo, d) acquisire un diploma di formazione secondario e superiore. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 61 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 4) Metodologia Nella definizione della metodologia formativa occorre distinguere tra due ca- tegorie di soggetti: a) persone che possiedono una formazione di base strutturata comprendente un significativo livello culturale, b) persone che possiedono una conoscenza pratica implicita acquisita unicamente mediante l’esperienza concreta. Nel primo caso l’attività formativa richiama le conoscenze, le abilità e le com- petenze già acquisite dalla persona, indirizzandole verso obiettivi di ulteriore pre- parazione. Nel secondo caso, la formazione continua e permanente necessita di un “recu- pero culturale” qualora questa richieda da parte della persona la capacità di astra- zione concettuale e di collegamento tra la prassi e le questioni teorico-metodolo- giche connesse. Va ricordato che tale recupero deve evitare l’approccio scolastico e privilegiare una metodologia induttiva che consenta di legare i concetti e i modelli a immagini concrete che si collocano entro il quadro delle esperienze e degli inte- ressi dell’utente. 62 2) Destinatari Persone in attività di lavoro oppure in condizione di crisi occupazionale. 3) Opportunità formative Si indicano le opportunità formative previste e le indicazioni di intervento. OPPORTUNITÀ FORMATIVE A Percorsi di crescita professionale B Percorsi di apprendimento tramite partecipazione a processi di innovazione organizzativa C Percorsi di riqualificazione per crisi di obsolescenza o per lontananza dal lavoro attivo D Percorsi di formazione permanente anche tesi all’acquisizione di un titolo di studio MODALITÀ DI INTERVENTO prevedono moduli brevi di aggiornamento oppure moduli medi di specializzazione si sviluppano secondo la metodologia di learning organization e prevedono un modello organizzativo che pone in luce la rilevanza del “capitale intangibile” ovvero l’apprendimento, la creatività e l’intuizione umana applicata al lavoro concreto comportano una processo di ridefinizione professionale con forte rilievo personale come pure culturale richiedono dispositivi di bilancio delle competenze e di diagnosi della preparazione in termini di conoscenze ed abilità oltre a progetti fortemente personalizzati di completamento formativo. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 62 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 63 5) Durata La durata varia a seconda dell’attività prevista. 6) Valutazione finale È prevista valutazione finale solo se vengono rilasciati attestati di merito (spe- cializzazione, qualificazione) nel qual caso essa si basa precipuamente sulla prova professionale (capolavoro), su uno scritto e su un colloquio. 7) Valore del titolo La formazione continua e permanete rilascia anche attestati di specializza- zione e qualificazione che consentono l’accesso ai relativi ruoli lavorativi e l’in- gresso nel percorso di istruzione e formazione professionale corrispondente tramite riconoscimento di crediti formativi. 3.2.7. Alternanza formativa 1) Finalità L’alternanza formativa rappresenta una strategia metodologica che consente di realizzare un percorso coerente e compiuto nel quale si integrano reciprocamente attività formative di aula, di laboratorio ed esperienze svolte nella concreta realtà dell’organizzazione di lavoro e di impresa. La sua elaborazione richiede la definizione di un modello formativo che con- senta di conseguire delle qualifiche e dei diplomi di formazione, alternando forma- zione e lavoro basato sull’approccio pedagogico tipico della formazione professio- nale (valorizzazione delle esperienze lavorative, approccio induttivo, ecc.) all’in- terno del quadro di standard definiti per i percorsi formativi. Dal punto di vista normativo ed organizzativo, due sono le principali forme dell’alternanza, a seconda della differente figura che assume il soggetto coinvolto: a) l’alternanza scuola-lavoro, che si svolge ”sotto la responsabilità dell’istitu- zione scolastica o formativa, sulla base di convenzioni con imprese o con le ri- spettive associazioni di rappresentanza o con le camere di commercio, indu- stria, artigianato e agricoltura, o con enti pubblici e privati ivi inclusi quelli del terzo settore, disponibili ad accogliere gli studenti per periodi di tirocinio che non costituiscono rapporto individuale di lavoro” (legge 53/2003, art. 4) e che quindi propone la figura dello studente/allievo; b) l’apprendistato, che si svolge entro un contratto di lavoro a causa mista che impegna l’impresa in una logica condizionante secondo la quale essa si im- pegna ad impartire una formazione qualificante ed inoltre a permettere la par- tecipazione dell’apprendista a moduli formativi esterni a fronte di un costo del lavoro notevolmente ridotto. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 63 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 64 2) Destinatari La proposta interessa gli allievi di almeno quindici anni di età. 3) Durata Indicativamente, l’attività di formazione presso il Centro di professionale e presso l’impresa debbono equivalere anche dal punto di vista temporale. 4) Metodologia L’alternanza si basa su: un’attenzione ai processi di apprendimento del sog- getto, a come la persona sviluppa e consolida le proprie competenze; un’idea di apprendimento come elaborazione e costruzione dell’esperienza; un riconosci- mento del ruolo formativo della situazione di lavoro; un’enfasi sulle funzioni di- verse dalla docenza (progettazione, tutoring, ecc.). In tale processo i due contesti formativi intervengono portando ognuno le proprie peculiarità. In particolare la formazione in azienda consente di: apprendere come si attua il lavoro tenendo conto delle concrete caratteristiche organizzative dell’azienda e delle caratteristiche delle persone con cui si lavora; vedere come in concreto si ap- plicano le conoscenze e le procedure apprese nella formazione extra-aziendale; sviluppare, mediante la pratica, l’esperienza professionale, ossia la capacità di pre- disporre il lavoro e di prevederne le difficoltà ed i risultati; riflettere sul lavoro svolto per individuarne i difetti e per migliorare le proprie prestazioni. Al fine di garantire che tali aspetti siano presenti, anche l’azienda, così come il Centro, dovrà attivare e mettere a disposizione risorse tecniche, umane e strutturali adeguate attraverso l’attivazione di un apposito presidio formativo aziendale se- condo la logica dell’apprendimento organizzativo (learning organization). Ciò deve essere definito garantendo la continuità e l’organicità delle azioni, specie là dove le specificità organizzative e lavorative dell’azienda non consentono di acqui- sire “naturalmente” una visione ampia del processo di lavoro e delle competenze necessarie e il neo-inserito deve lavorare con operatori diversi. Per tutti questi motivi, va realizzata un’intesa tra le parti coinvolte, impresa ed organismo formativo, al fine di determinare: a) lo ‘status’ dei soggetti coinvolti (il giovane in alternanza) b) il ruolo della struttura formativa e dell’azienda e le modalità di collaborazione c) gli aspetti ‘gestionali (il sostegno al reddito dell’allievo, gli incentivi per le imprese e l’assistenza tutoriale) d) le modalità di certificazione dell’esito positivo delle attività e di valutazione dei crediti formativi acquisiti dall’allievo. 5) Dispositivo Le attività previste nell’ambito dell’alternanza formativa, elaborate entro un piano formativo personalizzato, sono: 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 64 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 65 a) Visita orientativa b) Conoscenza dell’impresa e dei ruoli c) Micro-realizzazione d) Laboratorio di simulazione e) Apprendimento sul compito f) Project work. Queste attività verranno realizzate – in forma combinata – secondo un piano formativo coerente con le caratteristiche degli allievi e valorizzando le potenzialità formative dell’impresa. Per un approfondimento metodologico si rinvia all’allegato B – Manuale di gestione della alternanza formativa 3.2.8. Formazione per i portatori di handicap 1) Finalità e destinatari Il diritto alla istruzione e formazione professionale del soggetto portatore d’handicap trova risposta fondamentalmente attraverso due diverse modalità di partecipazione: a) l’integrazione nei corsi ordinari di qualificazione e diploma b) la frequenza dei cosiddetti corsi specifici o speciali di formazione, riservati cioè ai soli soggetti disabili. Le due opportunità rappresentano altrettante modalità operative, due soluzioni di percorso che si rivolgano a persone che, per ragioni riconducibili non tanto alla tipologia dell’handicap quanto al livello di gravità della minorazione sotto l’aspetto funzionale, presentano caratteristiche diverse. Nel primo caso, i soggetti protagonisti sono in età evolutiva e, pur denuncian- do una condizione di handicap mentale o polifunzionale, presentano abilità cogni- tive, sociali, relazionali e scolastiche tali da consentir loro una potenziale positiva partecipazione alle diverse attività previste; nel secondo caso, siamo invece in pre- senza di soggetti che, pur non essendo proponibili per una formazione del primo tipo, evidenziano comunque un quadro diagnostico e/o una formazione precedente che lasciano supporre una buona prognosi lavorativa e quindi un possibile futuro nel mondo del lavoro. Nella prima situazione il conseguimento del titolo professionale costituisce l’obiettivo atteso della formazione, mentre l’acquisizione della certificazione delle competenze è di norma l’esito più diffuso nella seconda. Sebbene siano distinte sul piano didattico ed organizzativo e differiscano per le caratteristiche dei soggetti che le frequentano, le due situazioni formative hanno tuttavia in comune la metodologia formativa di base, che fa riferimento alla logica 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 65 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 66 del progetto formativo individualizzato, a misura del soggetto. Sono le caratteri- stiche complessive dell’individuo quindi e non quelle del corso ad orientare il pro- cesso formativo, che pertanto si configura sempre come un progressivo percorso di adeguamento – adattamento degli obiettivi, dei contenuti e della didattica alle pe- culiari esigenze e caratteristiche di ogni soggetto in apprendimento. 2) Opportunità formative Le opportunità formative per persone con disabilità si strutturano nel modo seguente: a) Inserimento nei corsi ordinari di formazione professionale di base Tale offerta è rivolta a soggetti portatori di handicap in età evolutiva che pre- sentino caratteristiche compatibili con i requisiti minimi richiesti dal percorso formativo. Esso tiene conto delle diverse capacità ed esigenze della persona handicappata inserita nel gruppo-classe al fine di favorire il processo di socia- lizzazione, ed allo stesso tempo di perseguire lo sviluppo delle competenze cognitive ed operative acquisite dal soggetto portatore di handicap durante l’iter scolastico di provenienza. L’inserimento nella formazione di base pre- vede – anche mediante attività specifiche svolte sempre nell’ambito del Centro – un percorso formativo diretto ai soggetti portatori di handicap in grado di sostenere l’esame di qualifica professionale. b) Corsi specifici di formazione al lavoro Sono rivolti a soggetti che presentano caratteristiche tali da non metterli in grado di frequentare i corsi normali. Si tratta di percorsi di formazione al la- voro strutturati in moduli di autonomia e di formazione di capacità operative di base acquisibili anche tramite alternanza scuola-lavoro con la finalità di rin- forzare le competenze produttive spendibili nel mercato del lavoro. c) Corsi specifici di addestramento professionale Promuovono l’assimilazione di moduli comportamentali interiorizzati; pos- sono essere realizzati in centri di riabilitazione e in laboratori protetti che svol- gano programmi di ergoterapia e programmi finalizzati all’addestramento pro- fessionale. L’organizzazione e la strutturazione dell’azione formativa di questi corsi tiene conto del grave limite psichico, fisico e sensoriale del disabile che non è in grado di frequentare il ciclo della formazione di base. d) Percorsi di inserimento lavorativo Essi tendono a definire percorsi individualizzati di inserimento negli specifici contesti di lavoro, individuati mediante l’analisi complementare delle poten- zialità del soggetto e delle caratteristiche della posizione lavorativa. Sono rea- lizzati in intesa con gli organismi di politica attiva del lavoro, in coerenza col progetto formativo individualizzato riferito alle caratteristiche dell’iter forma- tivo seguito. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 66 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 67 3) Metodologia La metodologia dell’intervento formativo per allievi con disabilità fa riferi- mento alla logica del piano formativo personalizzato, in stretto raccordo con il piano educativo individualizzato prodotto dalle strutture scolastiche di provenienza del soggetto. Per ogni allievo si predispone un progetto formativo ad hoc, basato sulla diagnosi funzionale e sul conseguente profilo dinamico-funzionale realizzato con la collaborazione dei soggetti posti nella rete orientativa territoriale, in riferi- mento al tipo di intervento formativo prescelto. Il punto di partenza per la costruzione del progetto personalizzato è rappresen- tato dalla fase di “osservazione e valutazione”. Nelle diverse realtà formative tale fase può assumere denominazioni diverse (valutazione iniziale, osservazione in in- gresso, ecc.) ovunque però si realizza di norma nel corso delle prime settimane di presenza nel Centro ed è preliminare all’avvio del vero e proprio processo di for- mazione. Tale fase risponde all’esigenza di effettuare una più approfondita e siste- matica rilevazione in situazione delle abilità e dei deficit dell’allievo disabile in in- gresso e si conclude con la definizione del profilo funzionale del soggetto, ossia con la rielaborazione e riformulazione in termini operativi dei dati di conoscenza provenienti dalla diagnosi funzionale. Il passo successivo è costituito dalla determinazione dei fabbisogni formativi, cui si perviene mettendo a confronto gli elementi contenuti nel profilo personale dell’al- lievo (così come sono emersi dalla fase osservativa) con gli obiettivi formativi tra- guardo propri del percorso di formazione professionale di riferimento. I fabbisogni formativi esprimono le mete di apprendimento da tradurre in obiettivi formativi. Proprio la definizione degli obiettivi formativi, di lungo, medio e breve periodo, conclude la fase iniziale di valutazione e segna l’inizio della fase di programmazione dell’intervento, che si realizza attraverso la costruzione di unità di apprendimento coerenti, gestite in stretto accordo nell’ambito del team di formatori. È in questa fase che le due macro-tipologie di formazione possibili per l’allievo disabile (integra- zione nella classe o frequenza del corso speciale) presentano gli aspetti di maggior differenziazione, accanto alle analogie che pur continuano a sussistere. Ultima fase – ma soltanto per ordine di esposizione – è quella del controllo e della valutazione dei risultati. In realtà infatti essa accompagna in modo trasver- sale l’intero iter formativo e si sviluppa con il concorso dell’intera équipe dei for- matori, sulla base di una metodologia condivisa, che ricorre a specifici strumenti e tecniche per la verifica dei risultati di apprendimento 3.2.9. Percorsi formativi destrutturati (seconda chance) 1) Finalità Accanto ai percorsi strutturati secondo lo schema 3 + 1 vanno previste ulte- riori opportunità formative che consentano di venire incontro a particolari neces- 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 67 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 68 sità degli utenti. Tali percorsi consentono di acquisire una qualifica professionale per giovani entro il 18º anno di età, e sono volti anche alla prevenzione o al recu- pero di forme di disagio sociale. La loro natura è molto simile a ciò che in Unione europea viene definito inter- vento di “seconda chance”, ovvero un insieme integrato e coerente di spazi di ac- coglienza, consulenza ed accompagnamento, di esperienze formative, di strumenti di intervento volti a favorire la crescita formativa di giovani ed adulti che non hanno potuto usufruire di una “prima opportunità” adeguata e corrispondente alle proprie necessità ed alla propria vocazione. Si tratta di percorsi che mirano a proporre ad utenti con particolari caratteri- stiche di difficoltà un insieme di opportunità che si possono costruire in modo dif- ferenziato in rapporto al punto di partenza dei giovani stessi ed in direzione del successo del loro progetto formativo. 2) Destinatari Si può trattare di: a) giovani di 15, 16 o 17 anni che non abbiano crediti significativi da far valere e che desiderano acquisire almeno alcune competenze professionali tali da po- tersi inserire nel mondo del lavoro; b) ragazzi iscritti ai percorsi scolastici o formativi “lunghi” e che manifestino dif- ficoltà in particolari aree formative e che necessitano di un intervento di so- stegno e recupero degli apprendimenti; c) giovani che frequentano percorsi di vario genere e che desiderano frequentare moduli formativi per incrementare la loro preparazione professionale; d) persone che intendono rivedere il proprio progetto di orientamento ed even- tualmente passare ad un altro tipo di percorso. Sorge pertanto la necessità di dotare il sistema di una serie di opportunità ulte- riori che non sono da intendere come alternative ai percorsi lunghi strutturati e neppure come un ritorno alla visione “assistenziale” della formazione professio- nale nei confronti della scuola, ma consistono in elementi di flessibilità della for- mazione in corrispondenza di particolari tipologie o situazioni dell’utenza. 3) Offerta L’offerta orientativa e formativa prevede tre fasi generali (a titolo indicativo) e nove percorsi o servizi proposti, di cui alcuni di natura orientativa, altri di tipo for- mativo, altri ancora di supporto, infine due azioni connesse all’accompagnamento nella realizzazione degli esiti desiderati dagli utenti del servizio. Il disegno dell’offerta nella sua completezza è così delineato. A) Fase previa: Assicura un primo contatto con gli utenti, in forma diretta o tramite altri soggetti invianti. In questo momento si può creare un’intesa positiva 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 68 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 69 che consenta all’utente di leggere la propria realtà in senso realistico e nel con- tempo positivo, anche tramite un percorso di rimotivazione (non necessariamente di natura didattica) corrispondente alle caratteristiche e necessità dell’utente. Essa si conclude con un progetto personale esplicito che indica la meta, le risorse, i mo- menti di verifica. La fase previa si compone delle seguenti azioni: a) Accoglienza e orientamento b) Rimotivazione c) Progetto personale. B) Fase di apprendimento: Il processo di apprendimento mira a recuperare le risorse delle persone e a dotarle di requisiti di conoscenza, abilità e competenza tramite opportunità diverse, differenziate in base alle loro caratteristiche ed al tipo di progetto elaborato. La formazione può avvenire tramite laboratorio di recupero degli apprendimenti, attività formative ad hoc o di supporto, attività di stage o anche vera e propria alternanza. Lungo tutto questo percorso è prevista una attività di accompagnamento permanente, al fine di assicurare una continuità di presa in carico da parte dell’équipe. La fase di apprendimento si compone quindi delle se- guenti azioni: d) Recupero apprendimenti e) Formazione f) Stage g) Accompagnamento. C) Fase di inserimento: Il processo di inserimento si rivolge ai due sbocchi fondamentali per il giovane: la continuazione del percorso formativo e l’inseri- mento lavorativo. Non si tratta di una semplice “consegna”, ma di un cammino che richiede una adeguata cura, affinché non si ripropongano le condizioni dell’insuc- cesso e si rafforzino gli stili e le metodologie che hanno condotto il giovane alla si- tuazione attuale. La fase di inserimento si compone quindi delle seguenti azioni: h) Inserimento lavorativo i) Inserimento formativo. 4) Metodologia La metodologia adottata prevede una strutturazione per fasi, non di tipo rigido e sequenziale, ma compositivo e aperto, in base alle specifiche necessità e condi- zioni della persona e del contesto; quindi variamente componibili in percorsi per- sonalizzati. Essa definisce un dispositivo di intervento personalizzato e flessibile che sia in grado di: a) progettare percorsi formativi individualizzati differenziando gli obiettivi, le metodologie, le forme di apprendimento; 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 69 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 70 b) delineare forme molteplici di collaborazione con i vari organismi presenti nella rete formativa territoriale; c) programmare uscite dal progetto in qualunque momento dell’anno in base al raggiungimento degli obiettivi formativi, d) individualizzare metodiche formative ed educative coerenti con le esigenze di ciascun individuo. L’opzione metodologica di fondo è tesa a sviluppare una metodologia attiva, centrata sul profilo personale e sociale del destinatario, e su situazioni di apprendi- mento che prevedono una forte interdisciplinarietà. Vengono realizzati il più possi- bile laboratori di apprendimento (culturali, sociali, professionali) specificati in compiti che richiedono una integrazione delle diverse discipline o aree formative coinvolte. Infatti ogni attività operativa si coniuga sempre con una riflessione sui significati dell’agire, mentre ogni sapere teorico dovrà trovare continuo collega- mento ed applicazione in azioni concrete. Si mira alla sperimentazione di un nuovo approccio didattico basato su un asse formativo definito dei “centri di interesse” (personale, sociale, lavorativo), centrato sulla didattica attiva, con un approccio amichevole che valorizza l’esperienza dei giovani e conduce in modo induttivo verso traguardi di sapere soddisfacenti orientati a compiti concreti, valutati sulla base di specifiche performance. Ogni fase ed azione è congegnata in modo da poter consentire una gestione autonoma, senza legami necessari con altre attività, così da perseguire nella mi- gliore maniera gli obiettivi del progetto di ciascun destinatario. Per un approfondimento metodologico si rinvia all’allegato C – Manuale di gestione dei percorsi formativi destrutturati (seconda chance). 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 70 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 71 4. Criteri di qualità degli organismi che concorrono alla at- tuazione del sistema di istruzione e formazione professionale (i Centri di formazione professionale, gli Istituti professionali, gli Istituti tecnici) L’approvazione della legge 53/2003, nel delineare il percorso degli Istituti di istruzione e dei Centri di formazione professionale, di pari dignità rispetto a quello dei licei, definisce un sistema educativo di istruzione e di formazione che pone a fondamento dell’intera normativa l’idea di educazione. Essa viene espressa chiaramente nell’articolo 1, là dove si intende “favorire la crescita e la valorizzazione della persona umana, nel rispetto dei ritmi dell’età evo- lutiva, delle differenze e dell’identità di ciascuno e delle scelte educative della fa- miglia, nel quadro della cooperazione tra scuola e genitori, in coerenza con il prin- cipio di autonomia delle istituzioni scolastiche e secondo i principi sanciti dalla Costituzione”. Ed inoltre nell’articolo 2, dove si afferma che “è promosso l’apprendimento in tutto l’arco della vita e sono assicurate a tutti pari opportunità di raggiungere ele- vati livelli culturali e di sviluppare le capacità e le competenze, attraverso cono- scenze e abilità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte perso- nali, adeguate all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, anche con riguardo alle dimensioni locali, nazionale ed europea”. Quanto sopra mette in evidenza il superamento dell’interpretazione parziale della formazione professionale come “strumento per migliorare la qualità dell’of- ferta di lavoro” (legge 196/97, art. 17) e sottolinea come la formazione professio- nale divenga a pieno titolo una modalità dell’educazione. Ciò ha stretta influenza circa i criteri di idoneità degli organismi erogativi re- lativi all’accreditamento circa la macro-area dell’obbligo formativo, imponendo una revisione tendente a delineare una short list selettiva di organismi aventi i re- quisiti coerenti con l’impostazione della legge 53/2003. Si tratta quindi di delineare alcuni requisiti specifici per il sistema dell’istru- zione e formazione professionale sottoposto al PECUP, ovvero la presenza di una prospettiva educativa che connoti la struttura, rendendola idonea ad affrontare la macro-tipologia della “formazione professionale iniziale” finalizzata alla “crescita educativa, culturale e professionale dei giovani attraverso il sapere, il fare e l’agire, e la riflessione critica su di essi”, creando in tal modo una lista selettiva di orga- nismi che garantiscono tale requisito. Tali requisiti (ulteriori rispetto a quelli dell’accreditamento) sono individuati nei seguenti: 1) Finalità educativa coerente 2) Esperienza educativa 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 71 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 72 3) Strutture che favoriscano l’educazione 4) Personale preparato 5) Metodologia didattica coerente 6) Legami con il contesto. 1) FINALITÀ EDUCATIVA COERENTE Specificazione L’organismo che richiede di realizzare interventi di istruzione e formazione pro- fessionale deve presentare un chiaro orientamento educativo, coerente con la na- tura di una formazione per utenti in minore età, al fine di favorire la crescita e la valorizzazione della persona umana, nel rispetto dei ritmi dell’età evolutiva, delle differenze e dell’identità di ciascuno e delle scelte educative della famiglia. Indicatori La finalità educativa deve essere rintracciabile: – nello statuto – nella proposta educativa / proposta formativa – nella prima parte del manuale qualità. 2) ESPERIENZA EDUCATIVA Specificazione L’organismo richiedente deve aver esercitato un’esperienza educativa in vari ambiti e contesti, a dimostrazione che la finalità educativa di cui al punto prece- dente esprime effettivamente una vocazione dell’ente e che ciò ha dato vita ad un curricolo positivo. Indicatori Curricolo dell’organismo dal quale risultino le esperienze educative nei seguenti ambiti: – obbligo formativo – orientamento – interventi presso utenze particolari – attività educative ulteriori. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 72 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 73 3) STRUTTURE CHE FAVORISCANO L’EDUCAZIONE Specificazione Le pratiche educative necessitano di uno spazio entro cui potersi esprimere ade- guatamente. Ciò richiede la presenza di una dimensione logistica adeguata, com- prendente spazi primari, di supporto ed ulteriori opportunità (si ricordi l’impor- tanza della educazione fisica e della pratica sportiva). Indicatori Le strutture disponibili (di proprietà o con utilizzo esclusivo e continuativo) sono: – aule, laboratori e relativi servizi – spazi di supporto (biblioteca, centro risorse, palestra, …) – ulteriori spazi (cortili, ambiti ricreativi, eventuale convitto…). 4) PERSONALE PREPARATO Specificazione Il personale – condizione fondamentale per il successo dell’intervento – deve presentare una serie di requisiti che lo rendano idoneo all’intervento educativo. Ciò comporta un’attenzione al percorso degli studi, ma pure alle esperienze ricavabili dal curricolo. Va ricordata l’importanza di un coordinatore-tutor per ogni attività formativa con funzioni di garanzia e facilitazione dei processi di apprendimento sia in rapporto alle dinamiche interne sia in relazione alla rete di partenariato. Indicatori Presenza di curricoli per le diverse figure previste da cui si ricavi: – la presenza di una formazione adeguata – la presenza di un’esperienza significativa e coerente – la presenza di motivazione e condivisione della proposta educativa. Si ricorda inoltre il vincolo previsto dall’art. 11 del D.M. 166/01 che rende il CCNL della Formazione professionale necessario per i soggetti al fine di operare in tale ambito a far data dal 1 luglio 2003. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 73 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 74 5) METODOLOGIA DIDATTICA COERENTE Specificazione L’organismo candidato deve possedere una metodologia che lo metta in grado di svolgere un percorso formativo progressivo che consenta alla persona di avan- zare nel proprio cammino procedendo per livelli successivi di intervento / com- prensione della realtà, secondo il principio del successo formativo, seguendo tre tappe tipiche, corrispondenti ad altrettanti titoli: qualifica, diploma di forma- zione, diploma di formazione superiore. Si debbono prevedere percorsi persona- lizzati (tramite l’utilizzo del portfolio delle competenze personali, in modo da consentire il successo formativo degli allievi) entro una prospettiva prevalente- mente corsuale, a tempo pieno o in alternanza, e percorsi individualizzati de- strutturati, a seconda delle necessità del giovane. Dovranno essere adottate metodologie didattiche attive, centrata sulle compe- tenze e sul profilo personale e sociale del destinatario. Ciò significa realizzare un qualificato servizio di orientamento e privilegiare i laboratori di apprendi- mento (culturali, sociali, professionali) specificati in compiti che richiedono una integrazione delle diverse discipline o aree formative coinvolte. Questo al fine di realizzare un approccio amichevole che valorizza l’esperienza dei giovani e con- duce in modo induttivo verso traguardi di sapere soddisfacenti orientati a com- piti concreti, valutati sulla base di specifiche performance. Indicatori Si richiede la documentazione dell’approccio metodologico dell’organismo, tra- mite manuali e linee guida, procedure e strumenti operativi. Inoltre l’organismo deve poter garantire la continuità formativa agli allievi, in direzione di una pro- gressione verticale nell’ambito della comunità professionale prescelta. 6) LEGAMI CON IL CONTESTO Specificazione L’attività formativa così disegnata si pone entro una rete di relazioni fondamen- tali con le famiglie, il mondo degli allievi, le scuole, le imprese e le loro associa- zioni, i sindacati, gli enti locali e tutti gli organismi che partecipano al successo dell’attività formativa. Tali relazioni debbono disegnare da un lato un radicamento territoriale dell’orga- nismo, ed inoltre una sua propensione ad agire nella logica del partenariato, ivi compresa la cura della continuità dei percorsi con particolare riferimento all’in- gresso ed all’uscita. Indicatori Presenza di un curricolo che evidenzi il radicamento territoriale dell’organismo; presenza di legami stabili con le famiglie; presenza di legami stabili con il con- testo economico locale con mappa del partenariato. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 74 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 75 5. Gestione delle risorse umane Si indicano gli ambiti/funzioni e le specificazioni riferite alle risorse umane necessarie per la gestione dei percorsi previsti nella presente Linea guida, con riferimento alla quattro aree di intervento formativo (scienze umane, scientifica, professionale), alla funzione di gestione del laboratorio di sviluppo delle capacità personali, infine alla figura del coordinatore tutor, fondamentale per la piena ri- uscita di ogni azione prevista. AMBITO / FUNZIONI SPECIFICAZIONE FIGURE 1 Area scienze umane Formatore esperto dell’area delle scienze umane e della comunicazione di cui presidia il processo di insegnamento-apprendimento in coerenza con il progetto ed in stretta coopera- zione con i colleghi di team. Titoli ed esperienza: Laurea ed esperienza almeno annuale nel set- tore, oppure diploma ed almeno cinque anni di esperienza nel settore. 2 Area scientifica Formatore esperto dell’area scientifica di cui presidia il processo di insegnamento-apprendi- mento in coerenza con il progetto ed in stretta cooperazione con i colleghi di team. Titoli ed esperienza: Laurea ed esperienza almeno annuale nel set- tore, oppure diploma ed almeno cinque anni di esperienza nel settore. 3 Area professionale Formatore esperto dell’area tecnico-professio- nale di cui presidia il processo di insegna- mento-apprendimento in coerenza con il pro- getto ed in stretta cooperazione con i colleghi di team. Titoli ed esperienza: Laurea ed esperienza almeno annuale nel set- tore, oppure diploma ed almeno tre anni di esperienza nel settore. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 75 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 76 AMBITO / FUNZIONI SPECIFICAZIONE FIGURE 4 Sviluppo capacità personali Formatore esperto nell’area dello sviluppo delle capacità personali di cui presidia il pro- cesso di approfondimento in coerenza con il progetto ed in stretta cooperazione con i col- leghi di team. Titoli ed esperienza: Laurea ed esperienza almeno annuale nel set- tore, oppure diploma ed almeno cinque anni di esperienza nel settore. 5 Coordinatore tutor Ha il compito di guidare l’équipe dei forma- tori coinvolti, presiedere alle fasi di progetta- zione e programmazione (piano formativo), coordinare le attività, facilitare i processi di apprendimento e sostenere il miglioramento continuo dell’attività formativa e didattica. Titoli ed esperienza: Laurea ed esperienza almeno triennale nel set- tore, oppure diploma ed almeno sette anni di esperienza nel settore. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 76 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 77 6. Organizzazione e strategia di rete Perché il sistema si indirizzi decisamente verso il cambiamento, occorre che vi sia una predisposizione positiva, di ordine culturale, degli attori in gioco, ma anche un più adeguato assetto organizzativo e procedurale che consenta una trasforma- zione delle prassi formative. Tutto ciò impone la capacità di presidiare efficacemente i seguenti ambiti: a) adozione di una procedura di pianificazione delle attività che superi il vecchio sistema per “indicazioni” per passare ad un sistema per “programmazione”, all’interno di un piano elaborato dall’ente pubblico competente indicante gli orientamenti e le priorità da perseguire; b) realizzazione di un cambiamento culturale dalla logica del “programma” o ordinamento didattico a quella del progetto, in particolare valorizzando l’aspet- to induttivo della formazione professionale, ovvero i contenuti cognitivi del- l’ “imparare facendo”; c) miglioramento della qualità formativa per mezzo di metodi e strumenti forma- tivi e didattici di tipo innovativo: il lavoro progettuale, la valutazione, la lo- gica sperimentale, ecc.; d) miglioramento del rapporto con il sistema economico, attraverso una strategia di alternanza e di integrazione a più livelli, prevedendo un ampio intervento di innovazione tecnologica e della relativa didattica di laboratorio e di “case study”; e) adozione di un modello orientato non solo all’offerta di corsi di formazione, ma anche di servizi formativi; f) miglioramento continuo delle tipologie formative in modo conforme all’evo- luzione del sistema delle qualifiche, anche in vista di una progressiva integra- zione europea dei mercati. 6.1. Requisiti per la gestione dell’azione formativa Buona parte della qualità e del successo della istruzione e formazione profes- sionale sta nella adozione di una metodologia attiva, per compiti reali, tendenzial- mente interdisciplinare, personalizzata. Per tale motivo, un ruolo decisivo è rap- presentato dalla gestione dell’organizzazione formativa in riferimento alla forma- zione dell’équipe, ai suoi requisiti, alle modalità di coordinamento e di accom- pagnamento. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 77 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 78 Per tale motivo, si indicano alcuni requisiti che consentano la corretta gestione dell’azione formativa. REQUISITI SPECIFICAZIONE Presenza di un È necessaria la presenza di una forte figura di coordinatore tutor, sulla base delle competenze previste in precedenza, per il cui esercizio risulta indispensabile una dotazione oraria di almeno metà tempo per ogni azione formativa. Il coordinatore tutor deve essere riconosciuto dai colleghi, deve presentare una notevole preparazione circa la norma- tiva, la proposta educativa dell’Ente ed il modello forma- tivo con riferimento alle “Guide delle comunità professio- nali” che si andranno via via elaborando. Egli garantisce la collegialità dell’équipe formativa in forza della quale si persegue una effettiva personalizza- zione delle attività. Tale opzione metodologica di fondo non rappresenta un’eccezione, ma la regola delle attività educative svolte. Formatori I formatori componenti dell’équipe – anche eventualmente quelli di provenienza scolastica – vanno scelti sulla base dei seguenti requisiti: – condivisione della proposta educativa dell’Ente, del mo- dello formativo e delle regole per l’azione formativa con particolare riferimento al lavoro di team ed al rico- noscimento della figura del coordinatore tutor; – aggregazione per aree formative (scienze umane, area scientifica, area professionale) che comprendono più di- scipline oltre a prestazioni non disciplinari (accompa- gnamento, supporto, laboratori elettivi…); – disponibilità a svolgere attività interdisciplinari sulla base di unità di apprendimento attive, orientate al com- pito, con un coordinatore unico; – flessibilità dell’orario in relazione ad una prestazione non determinata da “ore di lezione” bensì da un monte ore disponibile determinato annualmente e concordato periodicamente. Attività collegiale L’attività collegiale è fondamentale per la buona riuscita delle attività formative. Essa prevede i seguenti impegni: coordinatore tutor 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 78 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 79 – fase preparatoria al corso per determinare il modello di massima, tenendo conto della “Guida della comunità professionale”, e per definire i necessari impegni e rac- cordi entro l’équipe; – fase di accoglienza e diagnosi delle capacità degli utenti (che si ripete ogni qual volta vi sia un nuovo ingresso) con possibili moduli di recupero e/o approfondimento; – fase ordinaria (compresi gli stage e l’alternanza) che prevede frequenti incontri collegiali per progettare le unità di apprendimento, verificare l’andamento, elabo- rare il portfolio, sviluppare il prosieguo; – fase di valutazione finale e di accompagnamento post- formazione (che si ripete ogni volta vi siano uscite anti- cipate). Laboratori L’attività formativa prevede un’opzione preferenziale per i laboratori, non solo in ambito tecnico-professionale ma anche in rapporto alle diverse aree formative coinvolte. In particolare si sottolinea l’importanza di: a) laboratori di recupero e sviluppo degli apprendimenti negli ambiti che spesso sono critici in una parte dell’u- tenza (matematica, italiano, inglese, cultura scienti- fica); b) laboratori elettivi, cui possono partecipare allievi di di- versi anni e provenienti da differenti corsi, centrati su unità di apprendimento attive (es.: conoscenza del terri- torio, educazione al gusto estetico, attività sportiva…). Al termine di unità di apprendimento di maggiore rilievo è utile predisporre eventi in cui siano gli stessi allievi a pre- sentare ad un pubblico misto interno – esterno (famiglie, imprenditori, rappresentanti degli enti locali ed organismi vari) i propri prodotti ed il processo seguito, in modo da segnare la natura sociale dell’attività formativa. Flessibilità di orario Il personale amministrativo deve poter essere coinvolto nelle scelte dell’équipe, al fine di condividere le ragioni educative che sorreggono una gestione oraria flessibile ed un uso discreto delle risorse. Ciò per sviluppare un’intesa più ampia tra operatori che debbono sentirsi parte a pieno titolo di un’opera educativa. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 79 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 80 6.2. Partnership e rete formativa Per realizzare quanto appena detto, è necessario sviluppare sempre più la partnership formativa, ovvero il coinvolgimento dei soggetti sociali (imprese, associazioni professionali, sindacati) e istituzionali (enti locali) nei due momenti cruciali del “ciclo di vita” dei progetti formativi, ovvero l’identificazione dei fabbi- sogni e la valutazione degli esiti. D’altra parte non è sufficiente modificare i prodotti; occorre che la stessa struttura di erogazione formativa divenga un organismo in grado di garantire ad un tempo la flessibilità e la pluralità delle azioni formative in rapporto alle diverse esigenze espresse dai soggetti posti nell’area di riferimento. È certo fondamentale che le organizzazioni che si occupano di formazione siano dotate in modo ade- guato, oltre a quelle tecniche e logistiche, di risorse culturali ed umane (“capitale intangibile”). Occorre in primo luogo puntare su una qualificazione delle risorse interne, specie umane (stile direttivo, stile professionale) e di know-how. Si impone per tutti il passaggio ad una struttura in grado di fornire risposte diversificate a bisogni molteplici, in modo però da garantire qualità ed integrazione tra le parti. Si tratta di un disegno che enfatizza la managerialità, le deleghe gestionali, il lavoro in team, la progettualità, il sistema di qualità, il controllo budgetario. Vi è inoltre il nodo del governo del sistema, che dovrebbe puntare a rendere essenziale il controllo amministrativo per concentrarsi invece sulla verifica circa il raggiungimento degli obiettivi secondo standard predefiniti. In tal modo, il sistema di IeFP può davvero operare secondo una strategia che prevede un forte ruolo di programmazione da parte dell’insieme degli enti Regione e Province. A tale insieme spetta l’indicazione delle priorità settoriali e territoriali, delle modalità e strumenti di attuazione dei piani, infine dei criteri di controllo del- l’attività gestionale con capacità di valutazione di sistema e quindi di correzione. Allo stesso tempo tale nuova strategia consente una precisa responsabilità ed autonomia dei soggetti incaricati della gestione delle iniziative formative secondo criteri chiari di managerialità e di controllo di qualità. In tal modo il Centro di Istruzione e formazione professionale tende ad acqui- sire alcuni caratteri tipici delle organizzazioni aziendali moderne: – l’orientamento agli obiettivi; – l’adozione di adeguate strategie decisionali; – l’attivazione di strumenti di controllo di qualità e di efficienza del sistema; – la logica di marketing in un quadro di sviluppo. Lo snodo decisivo dell’intera vicenda della formazione professionale sta nella capacità di dar vita ad un “sistema di qualità” inteso come nuova chiave di lettura del mercato, come definizione delle priorità della offerta, come punto di equilibrio nella relazione tra i costi e i ricavi dell’intero sistema. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 80 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 81 Un sistema è di qualità quando riesce a soddisfare il cliente a fronte di una of- ferta che corrisponda alle sue attese. Tale soddisfazione va oltre i significati più tradizionali di conformità alle specifiche e di idoneità all’uso; un adeguato orienta- mento alla qualità si deve prefiggere – tra l’altro – di imporre nella percezione di tutti gli attori coinvolti, di quelli sociali particolarmente, il valore aggiunto o, se si preferisce, il vantaggio competitivo della formazione. L’obiettivo della qualità, in rapporto al cittadino/cliente/utente, porta al superamento del modello formativo centrato sulla evoluzione tradizionale del corso e orientato ad un esito “medio” e su un modello organizzativo sostanzialmente di tipo ripetitivo. Emerge peraltro una riflessione tesa a delineare modelli di qualità che salva- guardino lo “specifico” della formazione professionale e del quadro dei valori di ri- ferimento. Si può pertanto affermare che la prima fase della stagione della qualità appare ancora gravida di incertezze. Sorge la necessità di una riflessione più appro- fondita, stigmatizzando l’approccio meramente strumentale (la rincorsa del “bol- lino”). In generale si può dire che siamo nel punto di transizione tra un approccio indistinto alla qualità ad un altro che punta a delineare un percorso ad hoc, su mi- sura di Enti/Centri che fanno della formazione e dell’orientamento azioni cultural- mente e metodologicamente ricche, fortemente legate al proprio quadro di valori. A fronte delle divaricazioni intervenute tra accreditamento regionale e certifi- cazione di qualità Iso 9000, si pone la possibilità/necessità di una politica unitaria della qualità centrata sul concetto di “accreditamento interno”, ovvero un pro- cesso deciso volontariamente da un’organizzazione (normalmente strutturata in forma di rete sia in una logica associativa sia federativa) e finalizzato a verificare il possesso di requisiti prestabiliti e condivisi da parte di unità/nodi dell’organizza- zione che lo promuove. Esso ha perciò una finalità differente da quello esterno che è cogente per il richiedente nella misura in cui viene promosso dalla parte seconda /committente dei servizi formativi. Si impone uno sforzo teso a rielaborare la “proposta formativa” degli Enti alla luce delle nuove sfide nel senso di una sorta di ri-attualizzazione del quadro valoriale in riferimento allo scenario attuale; il rischio è rappresentato da una sorta di secolarizzazione che consiste nella progressiva perdita di valenza reale del quadro valoriale originario a vantaggio di condotte tendenti a porre in evidenza elementi organizzativi, tecnici e territoriali, corrispondendo in tal modo alle solle- citazioni degli attori che presidiano i punti più rilevanti del nuovo sistema. Da qui nasce la necessità di un accreditamento associativo, inteso sostanzial- mente non già come uno strumento normativo, quanto come offerta di una serie di garanzie e servizi ai soci affinché sia possibile individuare gli elementi indicatori di una formazione effettivamente di qualità, in forma omogenea e coerente con i ri- ferimenti di valore (qui definiti “Carta dei valori”), in una prospettiva di migliora- mento continuativo della qualità stessa. In questo senso, l’accreditamento associativo non rappresenta un ulteriore im- pegno rispetto ai due precedenti (certificazione e accreditamento esterno), ma il punto di riferimento di un unico modello di gestione della qualità che non deriva 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 81 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 82 da norme esterne ma dalla unica possibile norma interna, ricavabile dai documenti fondamentali degli Enti. In altri termini, si può dire che la tradizionale impostazione normativa delle Associazioni di area cattolica – centrata sulle affermazioni di valore, ma povera di riferimenti circa i profili concreti in cui tali affermazioni diventano osservabili e gestibili in rapporto a precisi livelli di responsabilità in ordine alla pratica opera- tiva – risulta oggi insufficiente dal punto di vista gestionale, ma anche dal punto di vista della esplicitazione della stessa mission dell’Ente. Ciò sia a causa della com- plessità dei processi educativi e formativi, sia della diffusione di sistemi di ge- stione della qualità (del tipo ISO 9001) e di accreditamento esterno che sorgono appunto in vista di un più efficace profilo gestionale delle prassi di intervento. Volendo orientare una tale forma organizzativa (rete a legami deboli) all’uso di un modello comune ed efficace di gestione della qualità, si pone la necessità di adottare modelli organizzativi e gestionali omogenei e per fare ciò risulta oppor- tuno rafforzare la caratterizzazione di “rete“ ovvero di Centri che, pur mantenendo la loro autonomia, siano in grado di presentarsi all’esterno come un insieme di soggetti diversi, federati, in grado di garantire ovunque requisiti ed inoltre risultati qualitativi omogenei. Circa la rete, occorre delineare il più possibile forme di interazione tra i di- versi soggetti: – enti di formazione – scuole – strutture di orientamento – organismi di formazione superiore e di ricerca. Tale interazione dovrebbe poter condurre a nuovi modelli di intesa e di ge- stione non più autoreferenziale ma condivisi tra più soggetti, sulla scorta di accordi ad hoc che mirino alla qualificazione delle risorse e degli strumenti ed alla razio- nalizzazione dei costi in direzione dell’eccellenza formativa. A tal fine, appare necessario innanzitutto delineare una mappa generale dei soggetti appartenenti alla famiglia Salesiana che operano a diverso titolo nel per- corso di istruzione e di formazione professionale, secondo una sequenza di offerta “di filiera”, ovvero corrispondente ai diversi livelli delle differenti comunità pro- fessionali implicate. Ciò consentirà di disegnare un’offerta formativa territoriale che garantisca la copertura delle necessità e dei fabbisogni formativi, in coerenza con i bacini di utenza, eliminando incongruenze, doppioni e sopperendo alle as- senze, integrando le risorse con la garanzia della pari dignità tra i diversi soggetti, ma soprattutto mirando alla eccellenza dell’offerta orientativa e formativa. 27-82-2parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 82 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ Parte terza METODOLOGIA OPERATIVA 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 83 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 84 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 85 1. Percorsi formativi: principi metodologici I percorsi formativi che si intendono realizzare nel sistema di istruzione e for- mazione professionale rispondono ai seguenti principi metodologici. a) Si ispirano al criterio della centralità dell’allievo e del suo successo formativo, al fine di assicurare ai giovani una proposta dal carattere educativo, culturale e professionale che preveda risposte molteplici alle loro esigenze. Ogni destina- tario può trasformare le proprie capacità – attitudini, atteggiamenti, risorse, vocazione – in vere e proprie competenze, al fine di ottenere comunque un ri- sultato soddisfacente in termini di conseguimento di una qualifica professio- nale coerente con i principali sistemi di classificazione disponibili, garanzia di un supporto all’inserimento lavorativo; possibilità di una prosecuzione della formazione nell’ambito dell’anno di diploma di formazione come pure nel- l’ambito della formazione professionale superiore ed eventualmente nella pro- secuzione nell’Istruzione e nell’Università. È pure assicurata, in ogni mo- mento del percorso, la possibilità di passare ad altri ambiti del sistema educa- tivo con l’ausilio di laboratori di recupero e sviluppo degli apprendimenti, d’intesa tra entrambi i team implicati. b) Si fondano sull’ipotesi pedagogica che la professionalità intesa in senso pro- gettuale, a qualunque livello, costituisce lungo l’intero arco della vita, partico- larmente nei giovani, una formidabile leva motivazionale e formativa dal va- lore educativo e culturale oltre che sociale. L’azione educativa connessa alla progettazione professionale rende possibile l’acquisizione e la gestione dina- mica dei diversi saperi di cui la persona dispone, la loro finalizzazione, il loro accrescimento, orientandoli verso la maturazione di una professionalità com- petente, comprendendo in ciò tutti gli adeguamenti che si rendono necessari a seguito dell’evoluzione delle prassi professionali e del contesto in cui queste vengono esercitate. La progettualità professionale si configura come un pro- cesso formativo peculiare sostenuto dalla valenza culturale del lavoro, inten- dendo con ciò un insieme organico di disposizioni personali, di conoscenze ed abilità, di processi e strutture operative, di criteri e regole deontologiche che costituiscono il corpo di ogni specifica comunità professionale. c) Si riferiscono al profilo educativo, culturale e professionale comune al se- condo ciclo del sistema educativo in relazione alla specifica comunità profes- sionale, sostenendo quindi una prospettiva finalizzata alla riflessione critica sul sapere, sul fare e sull’agire, allo sviluppo dell’autonoma capacità di giu- dizio e l’esercizio della responsabilità personale e sociale. In tal senso le com- petenze identificano non tanto una dotazione data una volta per tutte e predefi- 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 85 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 86 nita, quanto una disposizione particolare del soggetto ad essere protagonista della cultura del lavoro come partecipazione responsabile e dotata di senso ed un’esperienza di crescita personale e collettiva nell’ambito delle realtà di rife- rimento. d) Forniscono una formazione più ampia e più ricca della qualifica o del lavoro scelto, superando la prospettiva specialistica per quella più ampia e aggregata della comunità professionale, in modo da essere consapevoli delle trasforma- zioni, e delle necessarie nuove acquisizioni che consentano di essere protago- nisti di uno scenario professionale fortemente dinamico. Il disegno formativo proposto prevede la continuità da un lato con la formazione in servizio, e dal- l’altro con le ulteriori formazioni di diploma e di diploma superiore. e) Richiedono nei formatori l’atteggiamento professionale predominante della progettazione, della creatività e dell’autonomia. Ciò significa innanzitutto perseguire una visione unitaria della cultura a partire dall’esperienza evitando la meccanica trascrizione degli obiettivi generali del processo formativo e degli obiettivi specifici di apprendimento in chiave di didattica disciplinare. Al contrario, i formatori si impegnano a mirare l’azione educativa in riferimento ad obiettivi formativi significativi e motivanti per gli allievi, nella forma dei “Piani formativi personalizzati” che ogni gruppo docente è chiamato a realiz- zare strutturandoli in “Unità di apprendimento”. Ciò comprende pure l’ado- zione del “Portfolio delle competenze personali”, in grado di documentare concretamente i progressi dell’allievo e la storia del suo impegno, eviden- ziando le competenze acquisite e il loro valore in termini di crediti formativi. Il portfolio permetterà, infine, una valutazione “autentica” di taglio fortemente formativo. f) Prevedono una metodologia formativa basata sulla didattica attiva e sull’ap- prendimento dall’esperienza, ovvero su compiti reali, il più importante dei quali è il “capolavoro”, anche – a partire dai 15 anni di età – tramite tiro- cinio/stage formativo in stretta collaborazione con le imprese in cui opera la comunità professionale di riferimento. Risulta quindi prevalente la didattica di laboratorio rispetto a quella di aula. Il percorso avrà una rilevanza orientativa, in modo da sviluppare nella persona la consapevolezza circa le proprie prero- gative, il progetto personale, il percorso intrapreso. g) Richiedono l’adozione di una valutazione “autentica” che miri a verificare non solo ciò che un allievo sa, ma ciò che “sa fare con ciò che sa” fondato su una prestazione reale e adeguata dell’apprendimento che risulta così signifi- cativo, poiché riflette le esperienze reali ed è legato ad una motivazione perso- nale. Lo scopo principale consiste nella promozione di tutti offrendo opportu- nità al fine di compiere prestazioni di qualità. Tale valutazione, coinvolgendo gli allievi, le famiglie ed i partner formativi, mira pertanto alla dimostrazione delle conoscenze tramite prestazioni concrete, stimolando l’allievo ad operare in contesti reali con prodotti capaci di soddisfare precisi obiettivi. Particolar- 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 86 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 87 mente rilevante è il “capolavoro” che l’allievo esegue al termine del percorso formativo e che documenta, nelle forme e nel linguaggio proprio della comu- nità professionale, la sua preparazione, giustificando il rilascio della relativa qualifica professionale. h) Prevedono l’utilizzo nell’attività formativa di personale che presenti requisiti di motivazione, preparazione ed esperienza coerenti con le necessità richieste dalla modalità formativa individuata. Per la conduzione dell’équipe dei forma- tori si prevede la presenza di un tutor coordinatore; l’impegno orario di tali fi- gure sarà riferito non solo all’area formativa di specifica competenza (comuni- cazione, scientifica, professionale), ma pure ad un ampio ventaglio di funzioni tra cui l’orientamento, lo sviluppo di capacità personali, il recupero e lo svi- luppo degli apprendimenti, lo stage e l’alternanza formativa. Assicurano inoltre la formazione dei formatori attraverso modalità che valorizzino l’espe- rienza intrapresa. Un’organizzazione flessibile consentirà la forte personaliz- zazione dei percorsi per consentire un adattamento al target ed un accompa- gnamento ai cammini di ogni singola persona. i) Richiedono un’azione di rete condivisa fra più organismi che sviluppano inter- venti della stessa natura, al fine di dar vita ad attività di accompagnamento, monitoraggio e valutazione delle azioni ai vari livelli (didattico-formativo, or- ganizzativo-gestionale, territoriale…), in grado di rilevare il raggiungimento degli obiettivi indicati, di ricostruire le prassi adottate, di qualificare e validare continuativamente la proposta formativa. 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 87 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 88 2. Situazioni di apprendimento Il centro della metodologia proposta risiede nella valorizzazione dell’ap- proccio peculiare della istruzione e formazione professionale, che presuppone il superamento della didattica per trasmissione di saperi e abilità, optando decisa- mente per una concezione formativa centrata sulla cura della situazione di appren- dimento (Valzan, 2003). Ciò significa che il team dei formatori è chiamato a “creare” esperienze nelle quali l’allievo, confrontandosi con problemi di cui coglie il senso, si pone in modo attivo alla ricerca di una soluzione in grado di soddisfare i requisiti del problema stesso, sormontando gli ostacoli che via via incontra, mo- bilitando in tal modo un processo di apprendimento autonomo, personale, auten- tico. Tale processo è centrato sull’azione; tanto che si può affermare che la cono- scenza passa necessariamente per l’azione per poi giungere ad una piena formaliz- zazione attraverso il linguaggio. Questa metodologia richiede il pieno rispetto delle caratteristiche specifiche delle situazioni di apprendimento attivate, l’assunzione delle rappresentazioni che gli allievi si danno delle attività proposte, la considerazione dei processi cognitivi, delle operazioni mentali, delle riflessioni di ordine generale che tali esperienze su- scitano negli allievi, la costruzione di un cammino e delle differenti fasi in cui esso si compone, che consente di giungere alla piena riuscita delle attività intraprese. Ciò pone l’allievo nella condizione di formulare, prevedere e padroneggiare i propri obiettivi e le proprie strategie di apprendimento al fine di “dare forma” alla propria visione, al proprio sapere, alle proprie competenze. In questo senso, ogni situazione di apprendimento deve porre l’allievo nella situazione del progettare, di proiettare se stesso nel futuro. Questa impostazione presuppone una pedagogia del progetto interdisciplinare che valorizza le competenze professionali dei formatori, evitando di proporre loro – sotto forma di manuale – situazioni precostituite, pronte all’uso, che presumono di conoscere già in anticipo ciò che gli allievi devono fissare nella mente. Occorre superare l’idea – tanto diffusa presso l’ambiente pedagogico in genere – secondo cui i “tecnici” si occupano dei progetti concreti mentre i “teorici” si pongono i pro- blemi di cultura generale a cui rimandano le attività stimolate dai progetti. Al con- trario, ogni componente del team condivide la metodologia del progetto e pone le sue competenze al servizio del successo formativo dell’allievo, di modo che l’in- terdisciplinarietà diventa tutt’uno con la prospettiva progettuale. Ciò apre una prospettiva nuova, coerente con la migliore tradizione della for- mazione professionale, nella quale il processo di formazione appare come un di- segno a grandi linee, che richiede di essere perfezionato a partire dalle condizioni concrete – e per certi versi uniche – in cui si sviluppa. Ma la novità peculiare della formazione professionale risiede nel fatto che le situazioni di apprendimento sono per buona parte quelle definite dal “contesto so- 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 88 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 89 ciale e professionale” che si è scelto. Ciò significa da un lato che l’allievo si è già posto in una condizione attiva tesa ad individuare l’opzione che corrisponde mag- giormente alla sua realtà personale, e dall’altro che la struttura della professionalità di quella particolare comunità si propone attraverso una realtà culturale e profes- sionale che occorre innanzitutto conoscere e valorizzare. In altri termini, gli organismi che si dedicano all’educazione debbono abban- donare il principio di totale formabilità umana, e rispettare il punto di vista del soggetto come un attore in grado di formulare da sé i propri fini, mettendo a frutto il “capitale sociale” di cui dispone, ovvero l’insieme delle relazioni sociali di cui è in possesso, le risorse che può utilizzare, assieme ad altre, per meglio perseguire i propri fini (Coleman, 1990). Anche secondo Vygotski gli apprendimenti sono in qualche modo condizionati dalle strutture sociali: l’organizzazione culturale e sociale di una popolazione data influenza le rappresentazioni dei suoi membri in riferimento al mondo che li cir- conda e l’apprendimento che ne deriva (Vigotskij, 1966). Da ciò discende che il compito dell’educazione consiste non già nell’imporre un orizzonte di senso agli allievi tramite le attività didattiche, ma nel riconoscere il senso che essi attribui- scono all’insieme delle attività che vengono loro proposte, cogliendone in tal modo la propria specifica motivazione e conducendo alla piena realizzazione del loro progetto personale. Ne consegue che il progetto motiva gli allievi, e che la motiva- zione è riposta sul dato concreto, sull’utilità di quanto si apprende in termini di competenze, piuttosto che sulla soddisfazione di veder terminato il progetto stesso. Il progetto è pertanto centrato sul prodotto – che in termini professionali prende il nome di “capolavoro” – in modo che acquisisca una utilità riconosciuta socialmente, ovvero tenendo conto del quadro di riferimento dell’allievo e del con- testo in cui è inserito; e l’organismo formativo deve porsi il compito di far svolgere agli allievi il più possibile prodotti finiti, socialmente riconoscibili, collocati entro tutti i domini del sapere. L’attività educativa deve tendere a rendere i giovani com- petenti, a partire dai loro obiettivi formativi, non già da quelli della programma- zione didattica. Ciò conduce a realizzare il più possibile laboratori di apprendi- mento (personali, sociali, professionali) specificati in compiti e prodotti che richie- dono una integrazione delle diverse discipline o aree formative coinvolte. Questo al fine di realizzare un approccio amichevole che valorizza l’esperienza dei gio- vani e conduce in modo induttivo verso traguardi di sapere soddisfacenti orientati a compiti concreti e dotati di senso dal punto di vista dell’allievo, valutati sulla base di specifiche performance. L’attività formativa prevede differenti modalità organizzative: a) il gruppo classe, cioè un insieme numeroso di allievi chiamato a svolgere in- sieme attività prevalentemente omogenee ed unitarie; b) il gruppo di livello, nel quale gli allievi lavorano in aggregazioni definite dal ti- po di obiettivi e di compiti che debbono affrontare e che li distinguono dagli altri sotto-gruppi (es.: attività di recupero e potenziamento di singoli apprendimenti); 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 89 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 90 c) Il gruppo di compito ed elettivo che può coinvolgere anche un sottogruppo di allievi dello stesso gruppo classe oppure allievi di diversi gruppi classe sulla base di attività opzionali, corrispondenti ad interessi e scelte peculiari (si pensi, ad esempio all’inglese o a determinate attività espressive, motorie, in- formatiche, sociali…). L’utilizzo delle tre modalità di impostazione del percorso di apprendimento (gruppo classe, sottogruppo classe, grande gruppo fra allievi di più classi) consente di sviluppare maggiormente apprendimenti personalizzati, di valorizzare le capa- cità di ciascuno, di variare e qualificare l’uso delle risorse, di arricchire il percorso di stimoli ed opportunità. Nel delineare le diverse situazioni di apprendimento, occorre inoltre conside- rare le possibili differenti modalità formative connesse con i percorsi di istruzione e formazione professionale: – la simulazione di impresa, da adottare in situazioni specifiche (es.: servizi al- l’impresa) che consentano di organizzare il percorso di apprendimento in forma appunto simulata ma secondo modalità assolutamente uguali a quelle adottate nella concreta attività economica; – la scuola bottega, che risulta utile specie nell’ambito artigianale e nei contesti piccoli e con esigenze tali da non giustificare la realizzazione di corsi interi per qualifiche omogenee. Si ricorda infine l’importanza della la strategia della alternanza formativa. Essa rappresenta una strategia metodologica che consente – in riferimento al sin- golo allievo – di realizzare un percorso formativo coerente e compiuto nel quale si integrano reciprocamente attività formative di aula, di laboratorio ed esperienze svolte nella concreta realtà dell’organizzazione di lavoro e di impresa. L’alternanza formativa è autentica quando le diverse modalità formative che “si alternano” ven- gono a comporre un percorso unico e continuo avente al centro la persona in for- mazione, sulla base del profilo educativo, culturale e professionale ed in stretta relazione con il contesto in cui opera la figura professionale di riferimento. Tale percorso è basato su un apporto reciproco di attenzioni, sensibilità, contenuti e me- todologie; esso trae inizio da un progetto formativo definito congiuntamente dai due attori in gioco (la scuola/l’organismo di formazione e l’impresa) e si sviluppa attraverso una cura continua che prevede monitoraggio, verifica ed eventualmente correzione e miglioramento lungo tutto il cammino formativo. È sulla scorta dei principi metodologici indicati e dell’approccio per progetto interdisciplinare centrato sulle diverse situazioni di apprendimento, che si può deli- neare un percorso di gestione del processo formativo. 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 90 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 91 FASE A) PRELIMINARE B) ELABORAZIONE DEL PIANO FORMATIVO C) ORIENTAMENTO D) CURA DEL PROCESSO DI APPRENDIMENTO E) GESTIONE DEL PORTFOLIO STRUMENTO DI LAVORO • Lista di attività • Mappa delle competenze (indicative) • Flow-chart • Piano formativo (di massima) • Profilo iniziale dell’allievo • Scheda orientativa finale • Unità di apprendimento • Gestione dell’attività • Valutazione • Certificazione e gestione dei crediti formativi • Struttura ed uso del portfolio. 3. Gestione del processo formativo Nella gestione del processo formativo va costantemente tenuto presente il principio della personalizzazione. Tale principio presuppone un approccio aperto, veramente adeguato alle variabili del contesto: l’allievo, la comunità professionale, l’ambiente e le partnership. Ma non si tratta di “rendere accettabili” piani forma- tivi preordinati, quanto di costruire assieme agli allievi, ed in riferimento al con- testo culturale e professionale scelto, un cammino formativo che soddisfi il loro bi- sogno di “diventare competenti”. Tenuto conto della piena responsabilità dei team dei formatori in ordine alla didattica ed alla valutazione, si intende a questo punto suggerire una metodologia di riferimento, con opportune esemplificazioni. Il nostro intento è descrivere un cammino tipico che consenta in primo luogo di delineare un canovaccio di “Piano formativo personalizzato”; successivamente di gestire le “Unità di apprendi- mento” compresi gli aspetti orientativi e valutativi, infine di elaborare un portfolio delle competenze personali. Si ricorda ancora una volta che i documenti preparatori del processo formativo – il “Profilo educativo culturale e professionale”, i “Livelli essenziali delle presta- zioni”, il “Repertorio delle comunità e dei profili professionali”, il canovaccio ed i materiali a supporto della didattica – non costituiscono strumenti in sé compiuti, ma solo la traccia di un lavoro che va interpretato e declinato solo passo passo, se- condo le caratteristiche degli allievi e del contesto di riferimento. In questo senso, il “Piano formativo personalizzato” (PFP) appare nella sua forma compiuta e reale solo a posteriori, documentato a posteriori, sotto la forma di una raccolta ordinata di “Unità di apprendimento” (UdA), specificando gli adattamenti imposti dalla in- dividualizzazione. Fasi organizzative e strumenti di lavoro collegati: 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 91 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 92 Per sviluppare una buona attività formativa, occorre innanzitutto partire da un livello precedente a quello della elaborazione del piano formativo, ovvero la specificazione delle attività e dei pro- dotti che concernono la comunità/figura professionale. Per fare ciò ci si può avvalere della scheda presente nel “Repertorio delle comu- nità/figure professionali”, avendo però l’accortezza di organizzare la sequenza dei compiti in una forma progressiva, dal più semplice al più complesso, nella logica dello sviluppo delle competenze pro- fessionali. Accanto ai compiti professionali, il più importante dei quali è il “ca- polavoro”, sono da indicare i compiti di natura personale e sociale, compresi quelli disciplinari che siano considerati necessari allo svi- luppo degli apprendimenti. Si consiglia di tracciare un elenco di attività in grado di spaziare su diversi ambiti di interesse degli allievi, individuando una compo- nente che richiede di essere svolta necessariamente da tutti, una op- zionale da svolgere sempre tutti insieme ed una elettiva da realiz- zare per gruppi di interesse, non necessariamente della stessa classe. Questo elenco non esaurisce naturalmente l’intero monte ore dispo- nibile, ma rappresenta la traccia fondamentale su cui si svolgerà il piano di formazione. Si tratta del primo, fondamentale passo in direzione di un disegno formativo attivo, integrato, condiviso tra i diversi formatori coin- volti. Questo passo esclude pertanto la prospettiva disciplinare, come pure un modo di procedere “a canne d’organo”, dove ogni formatore decide le proprie attività senza tenere conto di ciò che fanno gli altri e senza che tutti abbiano un riferimento comune non semplicemente dettato dalle scadenze amministrative. A questo punto, abbiamo una lista di attività specificate per pro- dotti, con l’indicazione del periodo di tempo in cui questi debbono essere realizzati, che rappresenta la traccia prioritaria entro cui si può successivamente iniziare un lavoro di elaborazione del piano formativo di massima, dopo che si è definita la mappa delle compe- tenze connesse alle attività indicate. Si propone una sequenza riferita al primo anno del triennio di quali- fica della comunità professionale meccanica. A) FASE PRELIMINARE Fase preliminare 1) Lista di attività 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 92 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 93 Tav. 1 - ESEMPIO DI LISTA DELLE ATTIVITÀ Comunità professionale meccanica - Primo anno settembre- ottobre novembre gennaio febbraio aprile maggio giugno Elaborazione di una scheda di presentazione del settore (linguaggio, prodotti / servizi tipici realizzati, tecnologie impiegate e figure professionali impegnate) Realizzazione di un semplice manufatto di utilizzo domestico (es.: fermacarte) Organizzazione di un evento (gita, visita, spettacolo, mostra, convegno) Elaborazione di un budget per l’acquisito del motorino Esecuzione in autonomia di un manufatto composito realizzato tramite assemblaggio di più particolari (es.: bilancia a due piatti) Realizzazione di una ricerca sulle caratteristiche del settore professionale di riferimento con specifica attenzione alle peculiarità territoriali Elaborazione di dossier di gruppo per la presentazione delle esperienze svolte e degli apprendimenti acquisiti ORIENTAMENTO INIZIALE Incontro ed intervista con testimoni, visita aziendale, visione di materiale video e lettura di documenti PRIMO PRODOTTO PROFESSIONALE Lavorazioni al banco di base e ausilio di semplici macchine utensili ATTIVITÀ DI ORDINE SOCIALE La scelta del tema è effettuata tramite verifica di fattibilità (specie i costi e gli strumenti) e sondaggio tra gli allievi ECONOMIA Incontro con Direttore di banca, ricerca su Internet, utilizzo di Cd Rom apposito SECONDO PRODOTTO PROFESSIONALE Realizzazione del disegno, lavorazioni al banco, utilizzo di macchine utensili, rifinitura e/o assemblaggio RICERCA Elaborazione del questionario, scelta delle persone da intervistare, somministrazione, interpretazione ATTIVITÀ ELETTIVA su temi di interesse (cura degli animali, mondo giovanile, scienze, musica, poesia…) TEMPI ATTIVITÀ PRODOTTI 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 93 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 94 Successivamente, sempre nella fase preliminare, occorre scegliere le competenze indicative che vengono sollecitate dalle attività indi- cate nella lista precedente. Esiste infatti un rapporto molto stretto tra attività e competenze, che può essere definito nel momento in cui si crea la lista delle atti- vità, anche se va comunque ricordato che il lavoro sulle competenze non può essere svolto a priori, ma richiede di essere gestito in un momento ed in un contesto preciso. Ciò significa che nell’azione formativa concreta è possibile – per diversi motivi tra cui i reali livelli di partenza degli allievi, la dispo- nibilità delle esperienze formative, l’intervento di fattori non pre- visti – che l’attività relativa ad una particolare competenza debba essere rinviata oppure che un’altra prevista più avanti sia da anti- cipare nel tempo. La concreta azione formativa non è infatti l’ese- cuzione di un programma, ma lo svolgimento di una trama che si costruisce passo passo e che richiede nei formatori una capacità di ideazione e di creazione-costruzione. Inoltre, la gestione della competenza richiede da parte del formatore una precisa considerazione dei parametri di cui essa è a sua volta composta, in corrispondenza dei diversi livelli in cui essa può es- sere posseduta dall’allievo. Tutto ciò conduce a sottolineare il carattere indicativo della mappa delle competenze, un documento che serve soprattutto a delineare il piano formativo in una prospettiva interdisciplinare, rendendo possibile la convergenza di diversi apporti in riferimento ad esiti comuni, coerentemente con l’approccio metodologico che ci siamo dati. Si propone una sequenza di competenze indicative, connesse ad al- cune attività previste sempre per il primo anno del triennio di quali- fica della comunità professionale meccanica. La formulazione della competenza in sede indicativa viene resa con un verbo all’infinito (possedere, utilizzare, gestire…); naturalmente, nel momento della rilevazione del possesso di una competenza presso l’allievo, questa va indicata alla terza persona singolare del- l’indicativo presente (possiede, utilizza, gestisce…). Fase preliminare 2) Scelta delle competenze 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 94 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 95 Tav. 2 - ESEMPIO DI MAPPA DELLE COMPETENZE (INDICATIVE) Comunità professionale meccanica - Primo anno ORIENTAMENTO INIZIALE PRIMO PRODOTTO PROFESSIONALE ATTIVITÀ DI ORDINE SOCIALE ECONOMIA SECONDO PRODOTTO PROFESSIONALE RICERCA ATTIVITÀ ELETTIVA • Mostrare interesse, sensibilità e curiosità verso la professione • Identificare e possedere i principali elementi del linguaggio professionale • Gestire relazioni e comunicazioni • Riconoscere i prodotti / servizi tipici realizzati, le tecnologie impiegate e le figure professionali impegnate • Gestire le informazioni ed elaborare documenti • Svolgere le principali lavorazioni al banco • Utilizzare semplici macchine utensili • Organizzare il proprio lavoro personale • Gestire il tempo e programmare il lavoro • Adottare comportamenti preventivi • Valutare il lavoro svolto e migliorarlo • Elaborare e rispettare le regole della vita sociale • Lavorare in modo cooperativo • Prendere coscienza delle funzioni delle principali istituzioni co- involte • Elaborare un piano di lavoro comprensivo del budget • Sviluppare una strategia di comunicazione • Gestire un compito e risolvere eventuali problemi incontrati • Prendere coscienza delle funzioni delle principali istituzioni economiche • Utilizzare correttamente il linguaggio economico della vita quotidiana • Ricercare e gestire le informazioni anche in rete • Elaborare un budget con utilizzo di calcoli percentuali composti • Realizzare il disegno tecnico • Svolgere le principali lavorazioni al banco • Utilizzare semplici macchine utensili • Effettuare la rifinitura e/o l’assemblaggio • Adottare comportamenti preventivi • Programmare il lavoro personale • Valutare il lavoro svolto e migliorarlo • Definire il dispositivo di ricerca (oggetto, ipotesi, campione) • Elaborare il questionario • Raccogliere i dati • Interpretare i dati e presentare i risultati • Mostrare desiderio e piacere di apprendere • Formulare ipotesi, effettuare delle scelte, • Elaborare un piano di lavoro e controllarlo passo passo • … (competenze riferite all’ambito specifico) • Presentare il proprio lavoro con cura, mettendo in evi- denza le attività svolte e le competenze acquisite ATTIVITÀ MAPPA DELLE COMPETENZE (INDICATIVE) 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 95 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 96 Avendo a disposizione i materiali elaborati nella fase preliminare – la lista delle attività e dei prodotti distribuiti nel tempo, la mappa delle competenze connesse – è ora possibile disegnare, in riferi- mento ad un preciso periodo (ciclo, anno…) una rappresentazione grafica del cammino formativo degli allievi prevedendo attività comuni (accoglienza, orientamento, compiti di natura personale/ sociale, laboratori di sviluppo di capacità personali, valutazione, incontri con le famiglie, eventi…) ed altre di livello/opzionali (LARSA, laboratori elettivi…). È possibile realizzare questa rappresentazione sotto forma di flow chart (diagramma di flusso), una modalità che consente una visione unitaria dell’attività formativa. Si propone un flow chart che esemplifica in forma grafica l’avvio del percorso formativo sempre per il primo anno del triennio di qua- lifica della comunità professionale meccanica. Si procede tramite un’attività iniziale di accoglienza, connessa ad un colloquio con le famiglie e ad un incontro di orientamento con gli allievi da cui risulta un loro profilo individuale. La prima attività prevede il compito professionale che mira a realiz- zare il primo prodotto (fermacarte); ciò appare motivante per gli al- lievi e permette nel contempo di riscontrare – a seguito della valuta- zione che concerne non solo il prodotto in senso tecnico ma anche le conoscenze e le abilità mobilitate – il loro effettivo livello forma- tivo iniziale e di procedere ad un eventuale LARSA di recupero, mentre altri allievi sviluppano un progetto elettivo. Successivamente si iniziano due attività contemporaneamente: l’or- ganizzazione dell’evento e il progetto relativo all’acquisto del mo- torino. Ovviamente, si tratta sempre di attività che esigono la parte- cipazione di più formatori, sulla base di un protocollo condiviso, sviluppando una o più UdA. La valutazione relativa differisce nel tempo e nel modo (trattandosi di oggetti differenti). Al termine di queste attività si sviluppano an- cora colloqui di orientamento ed incontri con le famiglie al fine di consolidare in modo più rigoroso il patto formativo e procedere alla seconda fase dell’anno, centrata sul secondo prodotto professionale e sulla ricerca territoriale, oltre che sulla conclusione delle attività elettive. B) ELABORAZIONE DEL PIANO FORMATIVO Elaborazione del piano formativo 1) Flow chart 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 96 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 97 Ta v. 3 -E SE M PI O D IR A PP R ES EN TA ZI O N E D EL PR O C ES SO FO R M AT IV O C om un ità pr of es sio na le m ec ca ni ca – Pr im a pa rt e de ll’ an no 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 97 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 98 È ora possibile passare all’elaborazione del piano formativo sotto forma di schema di massima delle attività previste, in modo da ri- sultare lo strumento utile per i formatori componenti del team e per il tutor-coordinatore, al fine di impostare la propria attività di lavoro e di determinare le necessità in termini di risorse. Si tratta di attività e prodotti significativi, ovvero quelli che identifi- cano l’asse portante del percorso e si svolgono in forma interdisci- plinare, ma non esauriscono l’intero monte-ore disponibile che pre- vede attività disciplinari e di personalizzazione/individualizzazione in riferimento alle specifiche situazioni degli allievi e del contesto. Si ricorda a quest’ultimo proposito che le ore previste per la perso- nalizzazione possono anche essere utilizzate solo in parte, nel qual caso sono da considerare disponibili per le altre attività. Lo schema di piano formativo è un elenco cronologico di attività / prodotti con relative competenze mirate, specificando, di queste, le seguenti voci: • sviluppo degli orari: si indica la durata in ore di ogni attività si- gnificativa prevista; • personale coinvolto: in rapporto alle figure tipiche, tutor – coor- dinatore e formatori (scienze umane, area scientifica, area pro- fessionale, sviluppo capacità personali), si indicano a grandi linee responsabilità e compiti; lo sviluppo delle capacità perso- nali sarà realizzato sarà ricondotto in parte alla formazione e, più in generale, sarà patrimonio di tutto il collegio dei formatori le responsabilità di tale crescita; • modalità di accesso: vengono precisate le condizioni di accesso alla attività (può essere libero, oppure si possono prevedere uno o più moduli introduttivi); • strumenti necessari: si indicano le risorse necessarie allo svolgi- mento del compito (relazioni, opportunità attive, materiali, schede di lavoro, accessi a fonti informative…). Perché il piano formativo sia completo, occorre inoltre specificare: a) le modalità di orientamento e valutazione; b) l’intesa circa la compilazione del portfolio (compilato e aggior- nato dal tutor in collaborazione con i colleghi e con il contributo di allievi e famiglie). Lo schema diventerà un piano formativo compiuto solo in fase di documentazione finale dell’attività svolta, mediante la raccolta ordi- nata (ed essenziale) del materiale relativo alle unità di apprendi- mento effettivamente svolte. Elaborazione del piano formativo 2) Piano formativo (di massima) 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 98 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 99 Ta v. 4 -E SE M PI O D IP IA N O FO R M AT IV O C om un ità pr of es sio na le m ec ca ni ca -P ri m o an no A TT IV IT À E PR O D O TT I O RI EN TA M EN TO IN IZ IA LE � Sc he da di pr es en ta zi on e de ls et to re PR IM O PR O D O TT O PR O FE SS IO NA LE � Se m pl ic e m an uf at to AT TI VI TÀ D I O RD IN E SO CI AL E � Ev en to O R A R I 50 80 60 PE R SO N A LE E C O M PI TI Tu to r- co or di na to re :r es po ns ab ile ,g es tio ne de i co llo qu ic on al lie vi e fa m ig lie Sc ie nz e um an e: or ga ni zz az io ne az ie nd al e, str um en ti di ril ev az io ne ,e la bo ra zi on e te sti Ar ea sc ie nt ifi ca :f isi ca e m at em at ic a A re a pr of es sio na le :c ul tu ra te cn ic a Sv ilu pp o ca pa ci tà pe rs on al i: co m un ic az io ne e re la zi on e Ar ea pr of es sio na le :r es po ns ab ile ,g es tio ne te cn ic a Tu to r- co or di na to re :s up po rto de lt ea m Sc ie nz e um an e: pr es en ta zi on e e va lu ta zi on e Ar ea sc ie nt ifi ca :f isi ca ,m at em at ic a, sic ur ez za Sv ilu pp o ca pa ci tà pe rs on al i: or ga ni zz az io ne de ll av or o, ge sti on e de lt em po Sc ie nz e um an e: re sp on sa bi le ,c on vi ve nz a ci vi le ,p re se nt az io ne e va lu ta zi on e Ar ea pr of es sio na le :s up po rto te cn ic o Tu to r- co or di na to re :g es tio ne re la zi on ie ste rn e e or ga ni zz az io ne de ll’ ev en to Ar ea sc ie nt ifi ca :p ia no di la vo ro e ge sti on e de l bu dg et Sv ilu pp o ca pa ci tà pe rs on al i: co m un ic az io ne , so lu zi on e de ip ro bl em i S T R U M EN TI A zi en de Te sti m on i G rig lia pe r l’a na lis i de ls et to re e de lla co m un ità pr of es sio - na le M at er ia le di ap pr of on di m en to (C d ro m ,v id eo , te sti ,i nt er ne t… ) La bo ra to rio Sc he de di la vo ro M an ua le di pr ev en zi on e D os sie r pe r la ge sti on e de l pr og et to /e ve nt o La bo ra to rio M O D A LI TÀ D IA C C ES SO Pr im a at tiv ità do po l’a cc og lie nz a, co n ac ce ss o no n vi nc ol at o Su pe ra m en to de im od ul i in tro du tti vi di la bo ra to rio e sic ur ez za Su pe ra m en to de im od ul i su la vo ro co op er at iv o, ge sti on e de l pr og et to e co nv iv en za ci vi le (in tro du tti vo ) M A PP A D EL LE C O M PE TE N ZE (I N D IC AT IV E) • M os tra re in te re ss e, se ns ib ili tà e cu rio sit à ve rs o la pr of es sio ne • Id en tif ic ar e e po ss ed er e ip rin ci pa li el em en ti de l lin gu ag gi o pr of es sio na le • G es tir e re la zi on ie co m un ic az io ni • Ri co no sc er e ip ro do tti /s er vi zi tip ic ir ea liz za ti, le te cn ol og ie im pi eg at e e le fig ur e pr of es sio na li im pe gn at e • G es tir e le in fo rm az io ni ed el ab or ar e do cu m en ti • Sv ol ge re le pr in ci pa li la vo ra zi on ia lb an co • U til iz za re se m pl ic im ac ch in e ut en sil i • O rg an iz za re il pr op rio la vo ro pe rs on al e • G es tir e il te m po e pr og ra m m ar e il la vo ro •A do tta re co m po rta m en ti pr ev en tiv i •V al ut ar e il la vo ro sv ol to e m ig lio ra rlo • El ab or ar e e ris pe tta re le re go le de lla vi ta so ci al e • La vo ra re in m od o co op er at iv o • Pr en de re co sc ie nz a de lle fu nz io ni de lle pr in ci pa li ist itu zi on ic oi nv ol te ne ll’ ev en to • El ab or ar e un pi an o di la vo ro co m pr en siv o de lb ud ge t • Sv ilu pp ar e un a str at eg ia di co m un ic az io ne • G es tir e un co m pi to e ris ol ve re ev en tu al ip ro bl em i in co nt ra ti 1/ 2 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 99 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI �� ������������������ 100 A TT IV IT À E PR O D O TT I EC O NO M IA � Bu dg et pe r l’a cq ui sit o de lm ot or in o SE CO ND O PR O D O TT O PR O FE SS IO NA LE � M an uf at to co m po sit o RI CE RC A � Ra pp or to AT TI VI TÀ EL ET TI VA � D os sie r O R A R I 20 13 0 40 40 PE R SO N A LE E A R EE FO R M AT IV E Ar ea sc ie nt ifi ca :r es po ns ab ile ,p ia no di la vo ro , in fo rm at ic a, ge sti on e de lb ud ge t Sc ie nz e um an e: ec on om ia , pr es en ta zi on e e va lu ta zi on e Ar ea pr of es sio na le :s up po rto te cn ic o (c on fro nt o fra m od el li) Tu to r- co or di na to re :s up po rto de lt ea m Sv ilu pp o ca pa ci tà pe rs on al i: co m un ic az io ne Ar ea pr of es sio na le :r es po ns ab ile ,g es tio ne te cn ic a Tu to r- co or di na to re :s up po rto de lt ea m Sc ie nz e um an e: pr es en ta zi on e e va lu ta zi on e Ar ea sc ie nt ifi ca :f isi ca ,m at em at ic a, sic ur ez za Sv ilu pp o ca pa ci tà pe rs on al i: or ga ni zz az io ne de ll av or o, ge sti on e de lt em po Sc ie nz e um an e: re sp on sa bi le ,c on vi ve nz a ci vi le ,p re se nt az io ne e va lu ta zi on e Ar ea pr of es sio na le :s up po rto te cn ic o Tu to r- co or di na to re :g es tio ne re la zi on ie ste rn e Ar ea sc ie nt ifi ca :p ia no di la vo ro e ge sti on e de lb ud ge t Sv ilu pp o ca pa ci tà pe rs on al i: co m un ic az io ne , so lu zi on e de ip ro bl em i O gn ig ru pp o el et tiv o de ve av er e co m e rif er im en to al m en o un fo rm at or e ch e sv ilu pp a l’a cc om pa gn am en to ,m en tre tu tto il te am è co in vo lto ne lla va lu ta zio ne ST R U M EN TI D ire tto re di Ba nc a Cd ro m M an ua le di ge sti on e de lb ud ge t Si ti in te rn et La bo ra to rio Sc he de di la vo ro M an ua le di pr ev en zi on e M an ua le pe r la ric er ca so ci al e So ftw ar e sta tis tic o Fo nt ii nf or m at iv e A se co nd a de lle at tiv ità sv ol te M O D A LI TÀ D IA C C ES SO Su pe ra m en to de im od ul is u co nv iv en za ci - vi le ed ec on om ia Su pe ra m en to de im od ul i av an za ti di la - bo ra to rio e sic ur ez za Su pe ra m en to de lm od ul o in tro du tti vo su lla ric er ca so ci al e So tto sc riz io ne de lp at to fo rm at iv o pe ra tti vi tà el et tiv e M A PP A D EL LE C O M PE TE N ZE (I N D IC AT IV E) • Pr en de re co sc ie nz a de lle fu nz io ni de lle pr in ci pa li ist itu zi on ie co no m ic he • U til iz za re co rre tta m en te il lin gu ag gi o ec on om ic o de lla vi ta qu ot id ia na • Ri ce rc ar e e ge sti re le in fo rm az io ni an ch e in re te • El ab or ar e un bu dg et co n ut ili zz o di ca lc ol i pe rc en tu al ic om po sti • Re al iz za re il di se gn o te cn ic o • Sv ol ge re le pr in ci pa li la vo ra zi on ia lb an co • U til iz za re se m pl ic im ac ch in e ut en sil i • O rg an iz za re il pr op rio la vo ro pe rs on al e • Ef fe ttu ar e la rif in itu ra e/ o l’a ss em bl ag gi o • G es tir e il te m po e pr og ra m m ar e il la vo ro •A do tta re co m po rta m en ti pr ev en tiv i •V al ut ar e il la vo ro sv ol to e m ig lio ra rlo • D ef in ire il di sp os iti vo di ric er ca (o gg et to ,i po te si, ca m pi on e) • El ab or ar e il qu es tio na rio • Ra cc og lie re id at i • In te rp re ta re id at ie pr es en ta re ir isu lta ti • M os tra re de sid er io e pi ac er e di ap pr en de re • Fo rm ul ar e ip ot es i, ef fe ttu ar e de lle sc el te , • El ab or ar e un pi an o di la vo ro e co nt ro lla rlo pa ss o pa ss o • … (c om pe te nz e rif er ite al l’a m bi to sp ec ifi co ) • Pr es en ta re il pr op rio la vo ro co n cu ra ,m et te nd o in ev id en za le at tiv ità sv ol te e le co m pe te nz e ac qu isi te 2/ 2 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 100 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 101 La fase iniziale del percorso formativo, di cui fa parte l’accoglienza, ha come scopo la conoscenza di sé dell’allievo nelle sue dimensioni fondamentali: socio-familiare, cognitiva, affettiva, professionale, etica e progettuale. L’intervento non viene finalizzato ad orientare la persona a prendere delle sagge decisioni, ma piuttosto ad aiutarla a prendere le sue de- cisioni saggiamente, mettendola nelle condizioni di orientarsi, cioè di sapersi muovere in modo consapevole ed adeguato nelle occa- sioni significative che delineano il processo di costruzione del pro- prio percorso professionale. Per questi motivi, il momento di delineazione del profilo dell’al- lievo deve essere svolto il più possibile integrando l’attenzione orientativa con quella formativa. L’utilizzo di test e strumenti dia- gnostici deve coinvolgere l’intero team, evitando di delegare agli esperti questa attività tanto rilevante di intervento. Il profilo orientativo iniziale dell’allievo è un documento che ri- porta una varietà di informazioni, innanzitutto anagrafiche e di rico- struzione delle esperienze formative ed eventualmente lavorative di particolare significato, ma soprattutto relative alle risorse personali, specificate in: – aspirazioni ed interessi (intesi il più possibile in senso concreto, riferito all’ambito lavorativo/professionale) – capacità (relazionali, comunicative, stile cognitivo, metodo di studio, cooperazione…) – livello di formazione (conoscenze, abilità e competenze) con esplicitazione di punti forti e punti deboli. È importante, in questo momento, acquisire il punto di vista della famiglia ed associarla nella delineazione del profilo del giovane. Il progetto che ne deriva delinea gli obiettivi che l’allievo intende perseguire ed indica alcuni aspetti rilevanti (ad esempio la comunità ed il profilo professionale preferito, oppure le alternative conside- rate), oltre alle verifiche previste nel prosieguo del cammino, al fine di ritornare sul progetto qui elaborato per aggiornarlo ed eventual- mente modificarlo alla luce delle nuove esperienze ed acquisizioni. C) ORIENTAMENTO Orientamento 1) Profilo iniziale dell’allievo 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 101 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 102 Tav. 5 - ESEMPIO DI PROFILO ORIENTATIVO INIZIALE DELL’ALLIEVO * In caso di soggetto portatore di handicap indicare il riferimento alla documentazione specifica, relativa all’accertamento dello stato di disabilità; tale documentazione però non andrà consegnata direttamente all’allievo insieme al libretto ma solo alla famiglia e/o agli operatori dei servizi interessati. SCHEDA ANAGRAFICA 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:35 Pagina 102 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 103 * tempo normale, tempo prolungato, corso sperimentale (bilingue, informatico, musicale…) ** scambi con l’estero, corsi, attività sportive, concorsi vinti, vacanze studio…) ORGANISMO FORMATIVO SCHEDA PERCORSO FORMATIVO-LAVORATIVO SCUOLA MEDIA 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:36 Pagina 103 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 104 LAVORO / APPRENDISTATO ALTRE ESPERIENZE SIGNIFICATIVE* * ulteriori rispetto alle attività formative curricolari e a quelle lavorative (attività sportive, sociali o di volon- tariato, musicali, artistiche e culturali) 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:36 Pagina 104 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 105 PROFILO ORIENTATIVO INIZIALE 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:36 Pagina 105 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 106 In presenza di una scadenza rilevante del processo formativo (il corso, l’anno, la fase…), è necessario delineare, accanto ad una valutazione delle acquisizioni (conoscenze, abilità e competenze), un profilo orien- tativo finale dell’allievo. Ciò significa considerare nella persona la sua dimensione progettuale che comprende il modo di porsi della persona in rapporto al futuro. Si ricorda che nell’ambito dell’Istruzione e della formazione professionale i giovani manifestano una forte tensione pro- gettuale che interpretano in una prospettiva concreta, finalizzata a ri- sultati desiderabili: trovare lavoro, essere autonomi economicamente, godere di una stima sociale… La scheda orientativa finale comprende innanzitutto una lettura del valore orientativo delle esperienze formative più rilevanti vissute che vanno segnalate per la loro significatività e per il contributo arrecato alla formazione personale (autostima, capacità comunicative e rela- zionali, capacità cognitive, cooperazione…), all’acquisizione di un metodo di studio e di lavoro che contribuisca alla valorizzazione delle proprie capacità trasformandole in competenze, per poi giungere ad una espressione sintetica che indichi il grado di maturità professionale raggiunta. Questa può prevedere: – la consapevolezza (natura del settore, elementi rilevanti, opportuni- tà previste…), – l’identificazione e l’interiorizzazione dei tratti culturali, operativi, e valoriali, – la sicurezza manifestata nelle pratiche svolte. Si chiede di dedicare notevole attenzione al progetto personale, di cui si pongono in evidenza: – aspirazioni, interessi e valori espressi in rapporto al proprio futuro; – opportunità e vincoli (intesi in senso concreto, legati al cammino lavorativo / professionale desiderato); – eventuali indicazioni da parte della famiglia il cui contributo è da tenere in debita considerazione nel lavoro orientativo. In tal modo è possibile definire il vero e proprio progetto, ovvero cosa la persona intende fare dopo il percorso formativo, in che modo (es.: lavoro dipendente, lavoro autonomo) e con quali tappe ipotizzate. Allo stesso tempo, il progetto va corredato dalle necessarie indicazioni circa il prosieguo del cammino formativo, viste anche le aperture e le opportunità della nuova normativa che consente di rientrare – anche nella forma dell’alternanza – lungo un percorso potenzialmente aperto lungo tutto il corso della vita ad ogni grado e tipo di formazione. Orientamento 2) Scheda orientativa finale 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:36 Pagina 106 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 107 Tav. 6 - ESEMPIO DI SCHEDA ORIENTATIVA FINALE DELL’ALLIEVO PROGETTO ESPERIENZA FORMATIVA E SUOI ESITI 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:36 Pagina 107 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 108 Il processo di apprendimento vero e proprio ha valore strettamente conte- stuale: si riferisce a precise persone, in relazione ad uno specifico conte- sto. Ciò significa che esso si innesta a partire né dalla normativa né dai documenti preparatori – che costituiscono vincoli, criteri e proposte di ri- ferimento, ma non certo dei programmi – bensì dalla lettura del preciso contesto in cui l’azione si svolge ovvero i destinatari, il settore / comuni- tà professionale, il territorio con le sue risorse ed i suoi vincoli. Il cuore del processo formativo risulta pertanto essere il lavoro di costru- zione, da parte del team, delle unità di apprendimento (UdA) che delinea- no ed accompagnano l’attività didattica vera e propria. Si propone una scheda di impostazione delle unità di apprendimento, strutturata nei seguenti descrittori: • Denominazione: nome attribuito all’UdA • Obiettivi formativi: si tratta dei risultati di apprendimento perseguiti, in- tesi nel senso dei cambiamenti attesi dall’allievo, coerenti con il PECUP • Compito/prodotto: risultato finale previsto descritto in termini suffi- cientemente dettagliati • Competenze mirate: competenze che si attendono negli allievi al termi- ne della UdA • Obiettivi specifici di apprendimento correlati: sono le conoscenze e le abilità che vengono segnalate (ricavandole dalle Indicazioni regionali) come ingredienti necessari – ma non sufficienti della UdA • Utenti: indicazione di quali utenti sono coinvolti in questa UdA (intero gruppo classe, sottogruppi, singoli), quali le loro caratteristiche e le mo- dalità per l’osservazione dei livelli di abilità e conoscenza posseduti • Prerequisiti: livello di preparazione richiesto per l’avvio dell’attività • Fase di applicazione: periodo di utilizzo dell’UdA nell’arco del percorso • Tempi: periodo di sviluppo complessivo (in settimane/mesi) e numero di ore previste • Sequenza in fasi: successione di azioni previste (in linea di massima) • Metodologia: modalità formative previste (es.: lavoro di gruppo, eser- citazioni di laboratorio, stage, ecc.) e indicazioni generali in merito a: interventi previsti, azioni da realizzare, formatori coinvolti (e loro ruo- lo), tempistica, declinazione della personalizzazione e della valenza orientativa • Risorse, esperienze e strumenti: strumentazione prevista in termini di figure professionali e relativi ruoli, materiali didattici, esperienze (in- contri, visite, stage…), risorse organizzative (spazi…) • Valutazione: modalità (criteri, tempi, ruoli) e strumenti previsti. D) CURA DEL PROCESSO DI APPRENDIMENTO Cura del processo di apprendimento 1) Unità di apprendi- mento 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:36 Pagina 108 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 109 Tav. 7 - ESEMPIO DI UNITÀ DI APPRENDIMENTO Budget personale: acquisto del motorino • Stimolare i ragazzi, attraverso uno strumento multimediale interattivo che parte da una situazione concreta (l’acquisto di un motorino), ad acquisire la terminologia e le regole di base dell’economia aziendale • Sviluppare abilità e caratteristiche personali attraverso la personalizza- zione delle proprie scelte, potenziando la capacità decisionale in presen- za di risorse materiali e temporali limitate. • Prendere coscienza delle funzioni delle principali istituzioni economiche • Utilizzare correttamente il linguaggio economico della vita quotidiana • Ricercare e gestire le informazioni anche in rete • Elaborare un budget con utilizzo di calcoli percentuali composti. Elaborazione di un budget personale corrispondente alle caratteristiche del giovane e completo di tutte le parti previste. • Conoscere i modi di utilizzo del dizionario e saperlo utilizzare • Produrre relazioni di carattere pratico e professionale applicando corret- tamente le regole ortografiche e morfosintattiche • Conoscere ed applicare i metodi di calcolo • Sapere utilizzare correttamente la calcolatrice • Elaborare testi mediante l’utilizzo di Word Processor • Elaborare fogli di calcolo • Costruire una tabella a partire da un problema concreto • Ricercare informazioni in internet • Riconoscere i soggetti dell’attività economica, individuandone le fun- zioni e le relazioni reciproche • Conoscere gli elementi fondamentali del budget (versione semplice) e saperli gestire in rapporto al caso concreto • Conoscere il significato dei termini connessi al budget e saperli espri- mere correttamente. Allievi del primo anno dei corsi di qualificazione professionale Superamento dei moduli su convivenza civile ed economia Prima metà dell’anno 20 ore Denominazione Obiettivi formativi Competenze mirate Compito - prodotto Obiettivi specifici di apprendimento correlati Utenti Prerequisiti Fase di applicazione Tempi 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:36 Pagina 109 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 110 t1. Introduzione t2. Simulazione multimediale t3. Verifica intermedia t4. Approfondimento t5. Valutazione finale. – Docenza frontale – Confronto in gruppo – Esercizi su PC. Formatore area scientifica: responsabile, piano di lavoro, informatica, budget Formatore scienze umane: economia, presentazione e valutazione Formatore area professionale: supporto tecnico (confronto fra modelli) Tutor-coordinatore: supporto del team Formatore sviluppo capacità personali: comunicazione. Incontro con Direttore di banca. Diapositive PowerPoint, test, siti internet, glossario, schede, casi pratici. Verifica intermedia: confronto nel sotto-gruppo e quindi nel gruppo classe sui risultati delle singole fasi, spiegando le motivazioni alla base delle scelte . Valutazione finale: – replica della simulazione su un percorso diverso – rconfronto con i compagni per rafforzare l’apprendimento circa i prin- cipali elementi da considerare per un preventivo di spesa cercando di assimilare anche le regole e i termini di tipo economico; – rautovalutazione dell’allievo sul prodotto finale secondo una rubrica di autovalutazione del compito; – rvalutazione delle conoscenze, abilità e competenze da parte dei formatori. Sequenza in fasi Metodologia Risorse umane Esperienze Strumenti Valutazione 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:36 Pagina 110 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 111 La gestione dell’attività formativa non è da considerare come una specie di “applicazione” di un programma prestabilito, bensì come una vera e propria attività di costruzione-creazione del percorso di apprendimento da svolgersi passo passo da parte dei formatori, alla luce delle variabili presenti nel contesto: allievi, organismo forma- tivo, ambiente, risorse. Ciò non significa affatto che i formatori debbono essere senza sup- porti: tutt’altro. Essi necessitano infatti di esempi di unità di appren- dimento realizzate da cui trarre ispirazione ed elementi di con- fronto, di materiali di accompagnamento per la gestione dell’attività di apprendimento compresi CD rom e siti internet di natura didat- tica, di manuali e fonti di informazione che possono servire da sti- molo e approfondimento. È in tale prospettiva che abbiamo pensato ad un impianto metodolo- gico per ogni UdA, strutturato in due parti: a) “Guida formatore”: si tratta del materiale (in forma cartacea e CD multimediale) necessario al formatore per la gestione della UdA, ovvero la scheda UdA (vedi la tav. 7) corredata da ade- guate diapositive e da indicazioni bibliografiche / sitografiche; la guida vera e propria con le indicazioni metodologiche e ge- stionali ed il canovaccio che consente ad ogni attore di ricono- scere facilmente il proprio contributo entro il disegno comples- sivo. L’uso della metodologia del canovaccio - una sorta di rap- presentazione (simile a quella delle scene teatrali) - è utile poiché rende bene l’idea del superamento del programma (la partitura prestabilita nei minimi dettagli) per aderire ad un ap- proccio aperto, nel quale le singole parti, ma anche la trama, possono/debbono risultare dalla interpretazione degli attori, in- nanzitutto i destinatari. b) “Manuale allievo”, anch’esso (in forma cartacea e CD multime- diale), elaborato con linguaggio piano e ampio, con adeguata do- cumentazione compreso un glossario, che consente agli allievi di comprendere il compito e di coglierne le consegne. Per la gestione dell’attività connessa all’UdA “Acquisto del moto- rino“ proponiamo tre strumenti sotto forma di esemplificazione: – il canovaccio – la guida operativa – il dossier allievo. Cura del processo di apprendimento 2) Gestione dell’attività 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:36 Pagina 111 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 112 Tav. 8 - ESEMPIO DI CANOVACCIO - UdA “ACQUISTO DEL MOTORINO” FASI t1 Introduzione tempo: 2 ore t2 Simulazione multimediale tempo: 7 ore t3 Verifica: confronto dei risultati tempo: 3 ore t4 Approfondi- mento tempo: 4 ore t5 Valutazione tempo: 4 ore ESPOSIZIONE presentazione della simulazione relativa alla gestione del budget personale il formatore in qualità di tutor guida il gruppo classe durante la simulazione e prepara il gruppo all’incontro con il direttore di banca il formatore gestisce il confronto dei risultati ottenuti e analizza i fattori che hanno influenzato le scelte il formatore stimola nei ragazzi la ricerca del significato di termini specifici il formatore ripropone la simulazione su un percorso differente, stimola il confronto, propone la metodologia di autovalutazione, valuta conoscenze, abilità e competenze individuali RISORSE diapositive che evidenziano le regole del gioco diapositive lavagne e cartelloni glossario Schede di valutazione MULTIMEDIA simulazione dell’acquisto del motorino ricerca su internet glossario multimediale simulazione dell’acquisto del motorino ESPERIENZA i ragazzi ascoltano e propongono esperienze personali i ragazzi incontrano il direttore di banca, svolgono la ricerca su internet i ragazzi espongono i risultati ottenuti motivando le loro scelte i ragazzi consultano il glossario, svolgono la ricerca su internet i ragazzi giocano scegliendo un percorso diverso, si confrontano, svolgono l’autovalutazione, compilano il portfolio 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:36 Pagina 112 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 113 Tav. 9 - ESEMPIO DI GUIDA OPERATIVA - UdA “ACQUISTO DEL MOTORINO” STRATEGIA • Creare situazioni che colleghino il tema “gestione del budget personale” con la vita quotidiana dei ragazzi • Far comprendere ai ragazzi l’importanza del grado di consapevolezza nell’ef- fettuare una scelta a livello economico • Favorire il processo di formazione di adeguati atteggiamenti sul tema utiliz- zando risorse didattiche stimolanti. T1. Introduzione. Si simula una situazione tipica per i ragazzi: l’acquisto di un mo- torino. È un spesa importante che presuppone alcune scelte fondamentali: il tipo di motorino, come reperire il denaro, una valutazione sulle conseguenze delle proprie scelte. Il formatore presenta le regole del gioco, evidenziando i diversi passaggi, con il supporto dei lucidi. T2. Gioco di simulazione “Acquisto di un motorino”. Si prevede una versione mul- timediale, in alternativa si possono utilizzare le schede cartacee. All’inizio i ragazzi dovranno indicare in base a quale criterio effettueranno il loro acquisto: il prezzo, la marca, la cilindrata, gli optional, la moda, l’utilità. Nei passaggi successivi dovranno stimare il valore del motorino a seconda che sia nuovo o usato. È previsto che i ragazzi utilizzino il collegamento ad alcuni siti internet per aver maggiori informazioni su marche e modelli. Si chiede ai ragazzi quali sono le loro attuali disponibilità di dena- ro, come pensano di ottenere il denaro mancante per poter acquistare il motorino dei loro sogni. Qualsiasi decisione essi prenderanno, dovranno mantenere delle coerenze logiche: se chiedono un prestito dovranno restituirlo, se cercano un lavoretto devono prevedere il tempo necessario. Dopo di ciò essi devono redigere un bilancio indivi- duando le entrate, le uscite, i costi, i ricavi. Si organizza l’incontro con il direttore di banca per poter fare esperienza delle istitu- zioni economiche e delle questioni connesse all’acquisto mediante prestito bancario. T3. Confronto del gruppo classe. Il formatore gestisce, all’interno del gruppo clas- se, il confronto dei risultati ottenuti dal gioco attraverso l’esposizione dei ragazzi e analizza con loro i fattori che hanno influenzato le loro scelte. T4. Approfondimento. Il formatore stimola nei ragazzi la ricerca del significato di termini specifici che hanno trovato durante il gioco di simulazione. Saranno invitati a consultare il glossario multimediale o cartaceo. T5. Valutazione finale. Il formatore ripropone il gioco di simulazione par- tendo dai risultati precedenti e i ragazzi giocano scegliendo un percorso al- ternativo. Il risultato che si ottiene è dato dalla combinazione della capacità di gestione economico-finanziaria del singolo utente e della sua soddisfazio- ne personale. Ciò consente di valutare conoscenze, abilità e competenze. 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:36 Pagina 113 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 114 Tav. 10 - ESEMPIO DI DOSSIER ALLIEVO: UdA “ACQUISTO DEL MOTORINO” Presentazione ti piacerebbe acquistare un motorino? proponiamo un facile gioco che ti aiuterà a ca- pire come muoverti; potrai navigare in internet per scegliere il motorino che desideri e dovrai ingegnarti a recuperare il denaro necessario. Percorso l’unità di apprendimento si articola in cinque moduli di lavoro: 1. introduzione: regole del gioco il formatore ti spiegherà quali sono le regole del gioco: i passaggi e la conclusione. 2. gioco di simulazione: “acquisto di un motorino” durante questo gioco potrai decidere qual è il motorino che più ti piace, in che modo reperire il denaro necessario, valutare le conseguenze delle tue scelte. Potrai anche incontrare un direttore di banca per capire come si gestisce un prestito 3. confronto con il gruppo classe sul risultato che hai ottenuto confronterai il tuo percorso con quello dei tuoi compagni. 4. ricerca del significato di termini specifici utilizzando il glossario e i siti internet puoi ricercare il significato dei termini che hai conosciuto durante il gioco, oppure alcuni argomenti che più ti hanno interessato, attraverso il glossario e il collega- mento ad alcuni siti internet. 5. ripetizione del gioco scegliendo un percorso alternativo a quello precedente adesso che ne sai di più su come si può concretamente pianificare l’acquisto di un motorino, puoi ripetere il gioco scegliendo tra le altre alternative, e quindi valutare il tuo lavoro anche con i compagni. Metodologie e materiali 1. confronto su esperienze di acquisto; comprensione regole del gioco (diapositive) 2. compilazione del piano di acquisto (Cd rom simulazione) e confronto con il diret- tore di banca 3. confronto con i compagni (lavagna o cartelloni) 4. ricerca dei significati e di fonti (glossario e siti internet) 5. compilazione del nuovo piano di acquisto (Cd rom simulazione), autovalutazione, confronto con compagni e formatori, compilazione del portfolio. Strategie creare una situazione tipo frequente nella vita quotidiana come può essere l’acquisto di un oggetto utilizzando le possibili tattiche per ottenere il massimo risultato con il minimo mezzo finanziario. Criteri di valutazione Verifica intermedia: nel confronto con il gruppo classe ti si chiede di presentare il risultato ottenuto e di spiegare quali sono state le motivazioni che ti hanno portato a fare quella scelta Valutazione finale: ti è chiesto di ripetere la simulazione su un percorso di- verso da quello scelto, in modo da dimostrare – con l’autovalutazione ed il confronto con il gruppo - di saper elaborare un preventivo di spesa assimi- lando le regole e i termini di tipo economico. 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:36 Pagina 114 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 115 Si propone di affrontare la valutazione non come un’attività dis- giunta dalla didattica, ma in chiave formativa, ovvero in modo da consentire un incremento del processo di apprendimento e di consa- pevolezza da parte dell’allievo. In questo modo la valutazione è essa stessa formazione e non un’interruzione del cammino. Nello stesso tempo, si consiglia di porre sempre al centro della valuta- zione le competenze, dimostrate tramite compiti e prodotti reali (compreso il “capolavoro”), che consentano anche di cogliere il grado di possesso delle conoscenze e delle abilità connesse (e indi- cate negli obiettivi specifici di apprendimento segnalati nella impo- stazione della UdA). In questo senso, il cuore della valutazione sta il più possibile nei prodotti di cui l’allievo va orgoglioso, e che segnalano (a se stesso, ai formatori ma anche agli altri attori, compresa la famiglia) le sue acquisizioni ed in particolare il grado di possesso delle competenze. Proponiamo pertanto degli strumenti che consentono di sviluppare una valutazione formativa, coinvolgendo tutti i soggetti impegnati nel percorso di apprendimento, enfatizzando il prodotto: – una scheda (con rubrica) di autovalutazione del prodotto da parte dell’allievo, svolta in modo coerente con la logica del portfolio (vedi più avanti) – una scheda di valutazione delle competenze da parte dei forma- tori, anch’essa nella prospettiva del portfolio – un esempio di rubrica di valutazione delle competenze per livelli – un esempio di rubrica di valutazione prevista per i servizi all’im- presa. Naturalmente, questi strumenti vanno adattati alla attività ed al pro- dotto previsto. Le competenze possono essere acquisite mediante una o più attività associate. La rilevazione circa le conoscenze e le abilità previste non è da in- tendere in modo esaustivo: occorre prevedere anche prove di valu- tazione ad hoc per le tre aree (scienze umane, area scientifica, area professionale). Lo sviluppo delle capacità personali si riferisce alla evoluzione di alcuni aspetti della personalità dell’allievo (coscienza di sé, comu- nicazione e relazioni, autonomia, responsabilità, gestione dei pro- blemi, progettualità, gusto ad apprendere…) che concorrono a defi- nirne la maturità umana ed anche professionale. Cura del processo di apprendimento 3) Valutazione 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:36 Pagina 115 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 116 Tav. 11 - SCHEDA DI RACCOLTA, SELEZIONE E AUTOVALUTAZIONE DEL PRODOTTO (a cura dell’allievo) 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:36 Pagina 116 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 117 Tav. 12 - SCHEDA DI VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE, CONOSCENZE E ABILITÀ (a cura dei formatori) 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:36 Pagina 117 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ Ta v. 13 a - ES EM PI O D IR U BR IC A D IV A LU TA ZI O N E D EL LE C O M PE TE N ZE 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:36 Pagina 118 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 119 Tav. 13b - ESEMPIO DI RUBRICA DI VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE - Applicato ai servizi all’impresa PROTOCOLLO DELLA CORRISPONDENZA IN ENTRATA E IN USCITA ECCELLENZA 1) Risoluzione problemi 2) Gestione del tempo 3) Organizzazione del lavoro Risolve in modo preciso e completo il compito com- prendendo e utilizzando i dati, pianificando la solu- zione, presentandolo nella forma adeguata. Esegue la prestazione nel tempo minimo consentito, la- vorando in modo autonomo e controllando il lavoro svolto. • Identifica i documenti da protocollare, rileva i dati signi- ficativi (in particolare la data) • Distingue i documenti in entrata da quelli in uscita • Suddivide i documenti per tipologia e ordine crono- logico • Codifica i documenti con il numero successivo • Registra i documenti • Colloca documenti sia in formato cartaceo che elet- tronico • Presenta il lavoro utilizzando il tempo minimo concesso (essendo eccellenti le altre dimensioni) • Possiede padronanza e sicurezza nell’eseguire le ope- razioni • Lavora in modo autonomo senza chiedere chiarifi- cazioni • Presenta i documenti compilati in tutte le loro parti e senza errori • Controlla in modo completo e preciso lo svolgimento del lavoro. 1/3 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:36 Pagina 119 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 120 BUONO 1) Risoluzione problemi 2) Gestione del tempo 3) Organizzazione del lavoro DISCRETO 1) Risoluzione problemi 2) Gestione del tempo 3) Organizzazione del lavoro Risolve il compito in modo corretto nel procedimento, compren- dendo e utilizzando i dati essenziali, pianificando la soluzione, e presentandolo con qualche imprecisione (max. 3). Esegue la prestazione utilizzando 3/4 del tempo massimo, lavo- rando in modo autonomo chiedendo all’inizio qualche chiari- mento, non effettua un controllo preciso dell’elaborato • Identifica i documenti da protocollare, rileva i dati significativi (in particolare la data) • Distingue i documenti in entrata da quelli in uscita • Suddivide i documenti per tipologia e ordine cronologico • Codifica con alcune imprecisioni i documenti • Registra i documenti con alcune imprecisioni • Colloca i documenti nell’archivio sia in forma cartacea che elet- tronica • Presenta il lavoro utilizzando 3/4 del tempo massimo (essendo buo- ne le altre dimensioni) • Dimostra di conoscere e gestire la sequenza delle operazioni • Presenta i documenti compilati in tutte le loro parti con qualche imprecisione • Lavora in modo autonomo chiedendo qualche chiarimento ini- ziale • Controlla in modo impreciso il lavoro svolto. Risolve il compito in modo parzialmente corretto comprendendo e utilizzando i dati essenziali, pianificando la soluzione, risolven- dolo e presentandolo con qualche grave errore (max. 3). Esegue la prestazione nel tempo massimo consentito, non effet- tua un controllo completo e preciso dell’elaborato, chiedendo chiarimenti durante l’elaborazione • Identifica i documenti da protocollare, rileva i dati significativi (in particolare la data) • Distingue i documenti in entrata da quelli in uscita • Codifica i documenti • Registra i documenti con alcuni errori o omissioni • Colloca i documenti nell’archivio in forma cartacea ed elettroni- ca con alcuni errori o omissioni • Presenta il lavoro utilizzando il tempo massimo concesso (o uti- lizzando un tempo inferiore, essendo discrete le altre dimensioni) • Identifica i termini del problema e lo risolve dimostran- do di conoscere la sequenza delle operazioni da compie- re anche se con qualche errore o omissione • Chiede alcuni chiarimenti nello svolgimento del lavoro • La presentazione con qualche errore dimostra che l’al- lievo non riesce ad effettuare un controllo preciso e completo dell’elaborato.2/3 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:36 Pagina 120 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 121 SUFFICIENTE 1) Risoluzione problemi 2) Gestione del tempo 3) Organizzazione del lavoro INSUFFICIENTE Risolve il compito parzialmente comprendendo e utilizzando alcuni dati, pianificando la soluzione e presentandolo in rela- zione solo ad alcuni documenti, oppure commettendo errori gravi (max 5) nello svolgimento della prova. Esegue la prestazione nel tempo massimo consentito, chiede spesso chiarimenti e conferme sul proprio modo di procedere • Identifica i documenti da protocollare, rileva i dati significativi (in particolare la data), con errori o omissioni • Distingue tutti i documenti in entrata da quelli in uscita • Suddivide i documenti per tipologia e per ordine cronologico • Codifica con alcuni errori e omissioni • Registra documenti con errori e omissioni • Colloca i documenti nell’archivio o in forma cartacea o in forma elettronica • Presenta il lavoro utilizzando il tempo massimo concesso (o uti- lizzando un tempo inferiore essendo le altre dimensioni suffi- cienti) • Identifica con difficoltà i termini del problema e lo risolve par- zialmente oppure lo completa con errori gravi • Chiede spesso chiarimenti e conferme sul proprio modo di pro- cedere • La presentazione con errori ed omissioni dimostra che l’allievo non riesce ad effettuare un controllo preciso e completo dell’ela- borato Non riesce a risolvere il compito dimostrando di non aver compreso ciò che gli era richiesto di fare. Supera il numero massimo di errori consentiti nella valuta- zione sufficiente. Supera il tempo massimo concesso. Dimostra di non possedere la consapevolezza degli errori commessi. 3/3 cfr. CIOFS/FP (a cura di), Prova di valutazione per la qualifica: addetto ai servizi di impresa. Prototipo realizzato dal gruppo di lavoro CIOFS/FP, Roma, Tipografia Pio XI, 2003, 20-24. 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:37 Pagina 121 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 122 Così come la valutazione non è fine a se stessa ma mira al miglio- ramento, la certificazione ha come scopo l’accreditamento delle acquisizioni presso i diversi interlocutori previsti: l’allievo e la famiglia, il sistema educativo, il sistema economico e sociale. È pertanto necessario evitare che vi sia una gestione tutta interna di questa fase, preferendo al contrario una forte intesa con i vari soggetti indicati, adeguando il linguaggio e le modalità operative alle loro esigenze. Per questo motivo, si propone una metodologia di intesa tra gli organismi coinvolti nel processo di passaggio dello studente, che richiede da un lato un’intesa circa gli aspetti essenziali del metodo e della organizzazione, e dall’altro l’adozione di strumenti che consentano la massima trasparenza ed efficienza del processo. Si propongono pertanto due documenti: – convenzione tra gli organismi formativi per la gestione dei pas- saggi; – attestazione del direttore con esplicitazione del riconoscimento dei crediti in termini di risparmio di tempo. Il passaggio è l’esito di una volontà dell’allievo e della relativa fa- miglia; esso si esprime mediante una domanda esplicita che indica il tipo di formazione desiderata e il Centro o Istituto in cui intende transitare. Il processo del passaggio richiede, da parte di un’équipe mista di formatori ed insegnanti le seguenti operazioni: – la diagnosi del punto in cui si trova lo studente; – il confronto con il punto in cui ci si attende che sia inserito nel nuovo contesto, entro un certo periodo di tempo; – l’individuazione del differenziale di apprendimenti che necessi- tano per giungere al livello desiderato; – l’attivazione di un laboratorio di recupero e sviluppo degli ap- prendimenti; – la verifica e certificazione degli stessi; – il passaggio. È necessario, accanto ad una gestione didattica del passaggio, una cura degli aspetti orientativi, sapendo che si tratta spesso di un’esperienza non facile per il giovane che è chiamato non solo ad esprimere il proprio disagio, ma a formulare un progetto di modifica del cammino e a mettere in atto comportamenti coerenti, sapendo affrontare le inevitabili difficoltà. Cura del processo di apprendimento 4) Certificazione e gestione dei crediti formativi 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:37 Pagina 122 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 123 Tav. 14 - CONVENZIONE TRA GLI ORGANISMI FORMATIVI PER LA GESTIONE DEI PASSAGGI il CFP 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:37 Pagina 123 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 124 Tav. 15 - ATTESTAZIONE DEL DIRETTORE PER LA GESTIONE DEI PASSAGGI 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:37 Pagina 124 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 125 Il portfolio delle competenze personali rappresenta una raccolta signi- ficativa dei lavori dell’allievo che racconta la storia del suo impegno, del suo progresso o del suo rendimento. Tramite esso è possibile capire la storia della crescita e dello sviluppo di una persona corredandola con materiali che permettono di comprendere “che cosa è avvenuto” dal momento della presa in carico della persona (che richiede un’at- tenta osservazione delle sue capacità e acquisizioni previe) fino al mo- mento della partenza, passando per le varie fasi di cui si compone il percorso formativo. La struttura del portfolio è concordata e definita nell’ambito del Centro; esso comprende comunque i seguenti ambiti: Anagrafico Comprende i dati personali dell’allievo e la sua vi- cenda formativa e lavorativa (con valore formativo) Orientativo Comprende le attività di orientamento svolte, il pro- getto personale e le eventuali variazioni Formativo Comprende le attività formative svolte mettendo in luce in modo particolare i prodotti realizzati Certificativo Comprende i documenti di certificazione delle acquisi- zioni che accompagnano il percorso della persona, con indicazione del valore in termini di credito. Il portfolio è composto da una parte essenziale – corrispondente al “li- bretto formativo” da consegnare alla persona ed agli eventuali interlo- cutori (sistema educativo, sistema lavorativo e professionale) e dagli allegati conservati presso il Centro. Il portfolio è compilato ed aggiornato dal coordinatore-tutor, in colla- borazione con tutti i formatori impegnati nel team. Per la parte relativa alla raccolta ed “etichettatura” dei materiali prodotti, esso è compilato da ciascun allievo chiamato ad essere protagonista consapevole della propria crescita. Le due dimensioni previste, orientamento e valuta- zione, si intrecciano in continuazione perché l’unica valutazione posi- tiva per l’allievo è quella che contribuisce a conoscere l’ampiezza e la profondità delle sue competenze e, attraverso questa conoscenza pro- gressiva e sistematica, a fargli scoprire ed apprezzare sempre meglio le capacità potenziali personali, non pienamente mobilitate, ma indispen- sabili per avvalorare e decidere un proprio progetto di vita. Si presenta uno schema di portfolio con l’indicazione delle schede utilizzabili tra quelle già proposte in questo documento, da gestire in rapporto al percorso di apprendimento individuale. E) GESTIONE DEL PORTFOLIO Gestione del portfolio 1) Struttura ed uso del portfolio e valutativo 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:37 Pagina 125 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ Ta v. 16 -S TR U TT U R A D EL PO R TF O LI O E R EL AT IV E SC H ED E 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:37 Pagina 126 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 127 CONCLUSIONE La legge 53/03 ha posto l’Italia di fronte all’opportunità di creare, come è già avvenuto nella maggior parte dei Paesi europei, un sistema di istruzione e di for- mazione professionale, con finalità allo stesso tempo educative e professionaliz- zanti, rispondente alle aspettative dei giovani che trovano nell’approccio induttivo lo stimolo alla cultura e al sapere. In Italia, tale sistema è affidato dalla Costitu- zione alla legislazione e gestione regionale. Ha perciò, a livello regionale, l’oppor- tunità di rispondere meglio alle attese diversificate dei territori, ma corre anche il rischio, a livello nazionale, di strutturare percorsi e offrire opportunità non solo differenti, ma addirittura divergenti tra loro. Il presente lavoro si è proposto di contribuire al dibattito in corso con un ap- porto che valorizza l’esperienza educativa e professionale dei Centri di FP e degli operatori. Senza lasciarsi irretire da considerazioni circa la titolarità o l’età d’inizio dei percorsi triennali, la nostra proposta ha cercato di esprimere in modo chiaro l’op- zione educativa degli stessi, finalizzati al raggiungimento dell’obiettivo finale co- stituito dal profilo educativo, culturale e professionale fissato per il ciclo secon- dario, attraverso percorsi differenziati rispetto a quelli della scuola, ma ad essi equivalenti e dunque di pari dignità. La valorizzazione dell’apporto di tutti, e perciò anche di questo lavoro, potrà contribuire alla realizzazione di un sistema formativo basato sulla sussidiarietà. Enti pubblici, in particolare Regioni e Province, potranno trovare stimoli per tutte le forze presenti nei territori perché diano il meglio del loro impegno, della loro creatività e capacità organizzativa a servizio dell’educazione degli adolescenti. La formazione culturale, sociale, tecnica e professionale di questi ultimi faciliterà il loro ingresso nella vita attiva e contribuirà alla crescita dei terrori in cui vivono e, conseguentemente, di tutta la nazione. 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:37 Pagina 127 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 83-128-3parte-guida 11-03-2004 10:37 Pagina 128 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ Allegato A REPERTORIO DELLE COMUNITÀ E DELLE FIGURE PROFESSIONALI 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:37 Pagina 129 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ INDICE IL MODELLO PROPOSTO MAPPA DELLE COMUNITÀ / FIGURE PROFESSIONALI COMUNITÀ PROFESSIONALI: 1. Agricola e ambientale 2. Alimentazione 3. Artigianato artistico 4. Aziendale e amministrativa 5. Chimica e biologica 6. Commerciale e delle vendite 7. Edile 8. Elettrica e elettronica 9. Estetica 10. Grafica e multimediale 11. Legno e arredamento 12. Meccanica 13. Sanitaria 14. Sociale 15. Spettacolo 16. Tessile e moda 17. Turistica e alberghiera 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:37 Pagina 130 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 131 IL MODELLO PROPOSTO La proposta che qui facciamo sostiene la necessità di delineare un modello di gestione degli standard formativi e professionali basandoli su tre elementi 1. Profilo educativo culturale e professionale (parte culturale - per ogni comunità professionale) 2. Obiettivi specifici di apprendimento (per ogni comunità professionale) 3. Referenziali professionali (per ogni titolo rilasciato). Con l’espressione “comunità professionale” si intende un aggregato – coinci- dente volta per volta con il settore (es.: meccanico) o il processo (es.: aziendale e amministrativa) – di più figure, ruoli o denominazioni che hanno in comune una cultura distintiva composta di valori e di saperi peculiari, la collocazione organiz- zativa, i percorsi professionali, le competenze chiave. Ciò significa che le ulteriori articolazioni in figure professionali sono definite all’interno di tali aggregazioni più ampie, mantenendo la dimensione di “cultura professionale” comune. Si propone una classificazione delle comunità professionali di riferimento: COMUNITÀ PROFESSIONALE DENOMINAZIONE INIZIALE DEL PERCORSO DI QUALIFICAZIONE PROFESSIONALE 1 AGRICOLA E AMBIENTALE Operatore agricolo ed ambientale 2 ALIMENTAZIONE Operatore dell’alimentazione 3 ARTIGIANATO ARTISTICO Operatore dell’artigianato artistico 4 AZIENDALE E AMMINISTRATIVA Operatore di servizi di impresa 5 CHIMICA E BIOLOGICA Operatore chimico e biologico 6 COMMERCIALE E DELLE VENDITE Operatore commerciale 7 EDILE Operatore edile 8 ELETTRICA ED ELETTRONICA Operatore elettrico ed elettronico 9 ESTETICA Operatore per le cure estetiche 10 GRAFICA E MULTIMEDIALE Operatore grafico 11 LEGNO E ARREDAMENTO Operatore del legno e dell’arredamento 12 MECCANICA Operatore meccanico 13 SANITARIA Operatore sanitario 14 SOCIALE Operatore sociale 15 SPETTACOLO Operatore dello spettacolo 16 TESSILE E MODA Operatore dell’abbigliamento 17 TURISTICA E ALBERGHIERA Operatore turistico ed alberghiero 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:37 Pagina 131 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 132 A tale classificazione andranno aggiunte altre comunità peculiari come – ad esempio – quelle nautica ed aeronautica. Il modello è centrato sulla comunità professionale, quindi sulle competenze comuni tra le diverse figure professionali possibili. A tale scopo, si indicano le de- nominazioni iniziali delle azioni formative previste e le competenze ad esse rife- rite, e successivamente le denominazioni delle figure professionali su cui tale co- munità professionale può articolarsi. Per quanto concerne la comunità professionale, essa prevede le seguenti voci: • Denominazione iniziale del percorso di qualificazione Si tratta della denominazione da attribuire al percorso in fase iniziale, ovvero nel momento della scelta della persona ma anche della registrazione dell’a- zione formativa negli elenchi dell’Ente finanziatore. Tale denominazione non prevede necessariamente la scelta della figura professionale (anche se può es- sere fatta un’opzione preferenziale sia da parte dell’allievo sia da parte dell’or- ganismo formativo), che si articolerà solo a partire dal secondo anno. È pe- raltro possibile che la qualifica abbia questa denominazione, senza necessaria- mente specificarsi in una figura professionale mirata, quando si intenda for- mare una figura con maggiore polivalenza. • Compiti caratteristici della comunità professionale (livello di qualificazione) Si tratta del ventaglio dei compiti che sono comuni a tutte le figure apparte- nenti alla comunità professionale e che quindi costituiscono l’area di “acco- munamento” degli stessi. Tali compiti vanno affrontati in vista di competenze specifiche, da rilevare e certificare al termine del percorso. Tale impostazione richiede pertanto il superamento del principio di radicale specializzazione delle figure, preferendo di contro un profilo di “comunità” professionale più ampio e comprensivo. La “piegatura” del percorso può essere sviluppata nella fase di ingresso nel mondo del lavoro anche con il supporto di corsi ad hoc di specializzazione. • Figure professionali previste Si tratta dell’elenco delle figure previste nell’ambito della stessa comunità professionale. Tali figure condividono un’area di compiti e si differenziano per altri che richiedano una formazione di indirizzo. • Continuità (diploma di formazione) Il percorso di qualificazione appare chiaro ed evidente solo se si disegna un cammino di “filiera” dotato di progressività: – qualifiche professionali triennali (articolate); 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:37 Pagina 132 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 133 – diplomi di formazione (non specialistici, ma di carattere generale e com- prensivo, tendenzialmente da uno a tre per ogni comunità professionale); – diplomi di formazione superiore (articolati). Si ricorda che la specializzazione non presenta un carattere di verticalità, ma di orizzontalità (approfondisce un ambito peculiare della comunità professionale). Per quanto concerne le figure professionali, si prevedono le seguenti voci: • Denominazione Si tratta della denominazione adottata nel presente repertorio. Occorre – evi- tando le non rare “guerre ideologiche” tra specialisti – trovare una denomina- zione comprensiva, non eccessivamente specialistica, che non presenti livelli di compiti/competenze evidentemente eccessivi sia per gli allievi sia per le strutture che sono chiamate ad erogarle. Va perseguito il principio della ragio- nevolezza e della sicurezza, evitando di pensare che la formazione deve for- nire persone già in grado di essere operative al primo giorno di lavoro. Si ri- corda che la denominazione è duplice: – alla radice si scrive il termine corrispondente alla comunità professionale; – alla desinenza il termine relativo alla figura professionale. Quest’ultimo deve essere sempre o “operatore” o “addetto”poiché si riferisce alla qualificazione di base. • Denominazioni equivalenti Vanno specificate le denominazioni che si ritengono comprese in quella della figura professionale indicata. Esse sono da ricavare dai vari repertori (Mini- stero del lavoro, Excelsior, ISFOL, OBNF, Regioni, norme di settore…). • Note Vanno riportate nelle note le osservazioni derivanti dal confronto con le fonti indicate al punto precedente (es.: la denominazione è condivisa fra i repertori più diffusi; la denominazione risulta da una interpretazione/semplificazione delle proposte presenti nei diversi repertori; la denominazione corrisponde alla proposta delle organizzazioni più accreditate nell’ambito professionale; la de- nominazione è imposta da una norma di settore). Si ricordano le tre possibilità: – figure professionali libere da vincoli per le quali esistono repertori di varia natura; – figure professionali libere da vincoli, per le quali esiste una proposta “ac- creditata” da parte di una o più organizzazioni presenti nell’ambito profes- sionale di riferimento; – figure sottoposte a norme vincolanti di natura nazionale/regionale. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:37 Pagina 133 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 134 • Compiti specifici Si tratta del ventaglio dei compiti che sono specifici alla figura professionale. Essi vanno aggiunti ai compiti indicati in precedenza in tema di comunità pro- fessionale, ovvero comuni a tutte le figure appartenenti alla comunità profes- sionale e che quindi vanno a comporre il profilo finale di competenze del tito- lare. Va evitato lo specialismo estremo, come pure le proposte troppo impe- gnative (il repertorio si occupa degli standard “condivisi”; l’espressione “mi- nimi” è da evitare perché porta con sé un carattere negativo di natura ridut- tiva); nella gestione concreta del percorso formativo vi è lo spazio per elevare il numero ed il livello dei compiti previsti, ma ciò accadrà in sede di valuta- zione e certificazione. • Collocazione organizzativa Vanno precisate le differenti modalità in cui tale figura si riscontra nelle orga- nizzazioni di lavoro, al fine di fornire un ulteriore elemento utile per coloro che dovranno gestire i percorsi formativi veri e propri. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:37 Pagina 134 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 1. AGRICOLA E AMBIENTALE 2. ALIMENTAZIONE 3. ARTIGIANATO ARTISTICO 4. AZIENDALE E AMMINISTRATIVA 5. CHIMICA E BIOLOGICA 6. COMMERCIALE E DELLE VENDITE 7. EDILE 8. ELETTRICA E ELETTRONICA 135 COMUNITÀ PROFESSIONALI FIGURE PROFESSIONALI MAPPA DELLE COMUNITÀ / FIGURE PROFESSIONALI 1.0 Operatore agricolo ed ambientale 1.1 Addetto al giardinaggio 1.2 Addetto ai servizi agricoli e forestali 1.3 Addetto ai servizi ecologici ambientali 1.4 Addetto all’agricoltura biologica 1.5 Addetto all’allevamento 2.0 Operatore dell’alimentazione 2.1 Addetto alla trasformazione degli alimenti 2.2 Addetto alla panificazione e pasticceria 3.0 Operatore dell’artigianato artistico 3.1 Ceramista 3.2 Orafo argentiere 3.3 Addetto alla lavorazione del vetro 3.4 Tappezziere 3.5 Addetto alla lavorazione del marmo e dei metalli 3.6 Addetto al restauro 4.0 Operatore dei servizi di impresa 4.1 Segreteria 4.2 Contabilità 5.0 Operatore chimico e biologico 5.1 Addetto agli impianti chimici 5.2 Addetto alla lavorazione di materie plastiche 6.0 Operatore commerciale 6.1 Addetto alle vendite 6.2 Addetto alla ricezione e spedizione merci 7.0 Operatore edile 7.1 Muratore 7.2 Cementista carpentiere 7.3 Stuccatore intonacatore decoratore 7.4 Piastrellista mosaicista 8.0 Operatore elettrico ed elettronico 8.1 Installatore manutentore impianti civili e indu- striali 8.2 Installatore manutentore impianti di automa- zione industriale 8.3 Montatore manutentore di sistemi elettronici 8.4 Installatore manutentore di personal computer e reti 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 135 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 136 9. ESTETICA 10. GRAFICA E MULTIMEDIALE 11. LEGNO E ARREDAMENTO 12. MECCANICA 13. SANITARIA 14. SOCIALE 15. SPETTACOLO 16. TESSILE E MODA 17. TURISTICA E ALBERGHIERA 9.0 Operatore per le cure estetiche 9.1 Acconciatore 9.2 Estetista 10.0 Operatore grafico 10.1 Addetto alla progettazione 10.2 Prestampatore 10.3 Addetto ai pre-media 10.4 Stampatore off-set 10.5 Legatore 11.0 Operatore del legno e dell’arredamento 11.1 Falegname 11.2 Intagliatore e scultore in legno 12.0 Operatore meccanico 12.1 Costruttore alle macchine utensili 12.2 Montatore-manutentore 12.3 Saldocarpentiere 12.4 Termoidraulico 12.5 Manutentore sistemi meccani ed elettronici dell’autoveicolo 13.0 Operatore sanitario 13.1 Ausiliario dei servizi sanitari 13.2 Addetto alle cure termali 14.0 Operatore sociale 14.1 Ausiliario dei servizi sociali 14.2 Assistente per lo sport e il tempo libero 15.0 Operatore dello spettacolo 15.1 Addetto audio/video 16.0 Operatore dell’abbigliamento 16.1 Confezionista modellista su CAD 16.2 Sarta su misura con supporto CAD 16.3 Addetto alle confezioni industriali 17.0 Operatore turistico e alberghiero 17.1 Addetto ai servizi turistici 17.2 Commis di sala e bar 17.3 Commis di cucina COMUNITÀ PROFESSIONALI FIGURE PROFESSIONALI 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 136 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ COMUNITÀ PROFESSIONALE AGRICOLA E AMBIENTALE 137 Presentazione La comunità agricola e ambientale comprende tutte quelle figure professionali che operano nel settore agricolo e che devono confrontarsi con il rispetto e la cura dell’ambiente. È chiaro che l’ambiente sta sempre più diventando una tematica trasversale che non può essere “confinata” in una comunità professionale specifica ma deve essere ritenuta trasversale a tutti i settori classici del mondo del lavoro. Chi opera nell’agricoltura deve tenere in particolare conto l’impatto della sua attività con le problematiche ambientali. L’incontro tra le due sotto-comunità – agricola ed ambientale – mira quindi a identificare un terreno comune di matrice culturale e professionale; ciò significa superare la frattura tra il “rispetto” dell’ambiente e la “coltivazione” ed utilizzo delle risorse ambientali. L’ “operatore agricolo e ambientale” attua la sua competenza nell’ambito dei servizi agricoli e forestali, dell’agricoltura biologica e dell’allevamento. È una fi- gura polivalente in possesso di una sufficiente cultura di base, sensibile al rispetto ed alla tutela ambientale e con conoscenze relative alle normative vigenti. Sviluppa la propria professionalità con il diploma professionale di tecnico agricolo o tecnico ambientale. Sono previsti, in uscita, cinque indirizzi: • addetto al giardinaggio • addetto dei servizi agricoli e forestali • addetto ai servizi ecologici e ambientali • addetto all’agricoltura biologica • addetto all’allevamento. Tali figure possono coprire tutte le professionalità relative alle attività proprie della comunità professionale e sono attuate in modo da facilitare lo sviluppo di im- prenditorialità e la creazione di cooperative e iniziative aziendali. La scelta delle figure professionali di qualifica riflette l’impostazione indicata: – in primo luogo troviamo le figure che si occupano di ambiti differenti della at- tività agricola (giardinaggio, servizi agricoli e forestali) ed una che indica l’in- 1 COMUNITÀ PROFESSIONALI 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 137 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 138 treccio tra i due ambiti posti nella denominazione della comunità professio- nale: addetto all’agricoltura biologica; – in secondo luogo si presenta una figura addetta propriamente ai servizi ecolo- gici ambientali; – infine si propone una figura addetta all’allevamento. Compiti L’operatore agricolo e ambientale è in grado di operare autonomamente, in modo competente, nelle varie attività agricole e in particolare nei servizi agricoli e forestali, nell’agricoltura biologica e nelle attività di allevamento. Basandosi su indicazioni generali e su conoscenze dei principi tecnico-produt- tivi, tenendo conto delle norme e dei regolamenti in vigore in materia di sicurezza, di protezione dei consumatori e dell’ambiente, nonché dei principi della redditi- vità, svolge i seguenti compiti: • Messa a terreno delle nuove colture e loro controllo. • Lavorazione manuale e meccanica dei terreni e loro trattamento. • Applicazione delle tecniche di coltivazione in funzione del prodotto. • Utilizzazione appropriata di macchinari, apparecchiature ed attrezzi. Con- trollo, manutenzione e cura degli edifici e dei macchinari nonché realizzazione di semplici lavori di riparazione. • Applicazione delle normative in tema di agricoltura biologica e biodinamica. • Gestione delle principali metodologie di intervento, di prevenzione e di recu- pero ambientale. • Messa a punto, conduzione e controllo degli impianti tecnici di trattamento, riciclaggio e smaltimento dei rifiuti solidi e liquidi. • Collaborazione e controllo e manutenzione degli impianti tecnici. • Registrazione dei dati tecnici relativi al processo lavorativo ed ai risultati della produzione. Figure professionali Le figure professionali previste sono: 1) Addetto al giardinaggio L’addetto al giardinaggio (m/f) è un lavoratore qualificato in grado di eseguire autonomamente, in modo competente ed entro le scadenze previste, le attività rela- tive all’installazione ed alla cura di parchi pubblici e privati, di campi sportivi e campi da giochi. Opera utilizzando indicazioni generali e conoscenze dei principi tecnico-pro- duttivi, tenendo conto delle norme e dei regolamenti in vigore in materia di sicu- rezza, di protezione dei consumatori e dell’ambiente, nonché dei principi della redditività. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 138 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 139 2) Addetto dei servizi agricoli e forestali L’addetto ai servizi agricoli e forestali (m/f) è un lavoratore qualificato in grado di eseguire autonomamente, in modo competente ed entro le scadenze pre- viste le attività relative all’imboschimento ed al controllo delle silvicolture. Opera su indicazioni generali e su conoscenze dei principi tecnico produttivi, tenendo conto delle norme e dei regolamenti in vigore in materia di sicurezza, di protezione dei consumatori e dell’ambiente, nonché dei principi della redditività. 3) Addetto ai servizi ecologici e ambientali L’addetto ai servizi ecologici e ambientali (m/f) è il lavoratore qualificato in grado di eseguire autonomamente e con competenza le attività inerenti alla messa a punto, alla conduzione ed al controllo di impianti tecnici di trattamento, riciclaggio e smaltimento dei rifiuti, solidi e liquidi. Svolge la propria attività tenendo conto delle norme in vigore soprattutto in materia di prevenzione degli infortuni, sicurezza del lavoro, protezione dell’am- biente e dei principi di redditività e in base a una documentazione tecnica e/o indicazioni generali. 4) Addetto all’agricoltura biologica L’addetto all’agricoltura biologica (m/f) è un lavoratore che, oltre alle cono- scenze e capacità dell’agricoltore comune, possiede conoscenze di patologia vege- tale e di tecniche biologiche alternative, che gli consentono di intervenire sulle tec- niche di coltivazione più opportune a seconda del prodotto coltivato e del terreno agricolo, sulle modalità di concimazione e fertilizzazione con sostanze organiche, sulle tecniche proprie della lotta guidata, che si rendono opportune di volta in volta a seconda dell’ambiente e dei tipi di produzione, sulla rotazione della coltura e sulle scelte di tipo economico. Esplica la sua attività in aziende e cooperative agri- cole e in attività autonoma. 5) Addetto all’allevamento L’Operatore agricolo ed ambientale addetto all’allevamento (m/f) è in grado di eseguire autonomamente, in modo competente ed entro le scadenze previste tutte attività relative all’allevamento di animali all’aperto, in stalle o in ambienti chiusi, con metodi industriali e non. Basandosi su indicazioni generali e su conoscenze dei principi tecnico produt- tivi, tenendo conto delle norme e dei regolamenti in vigore in materia di sicurezza, di protezione dei consumatori e dell’ambiente. Continuità • Tecnico agricolo. • Tecnico ambientale. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 139 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 140 Denominazioni equivalenti Giardiniere, coltivatore orticolo e in vivaio (Excelsior) Note Compiti specifici L’addetto al giardinaggio (m/f) è l’operaio qualificato in grado di eseguire auto- nomamente, in modo competente ed entro le scadenze previste le attività relative all’installazione ed alla cura di parchi pubblici e privati, di campi sportivi e campi da giochi. Basandosi su indicazioni generali e su conoscenze dei principi tecnico-produt- tivi, tenendo conto delle norme e dei regolamenti in vigore in materia di sicu- rezza, di protezione dei consumatori e dell’ambiente, nonché dei principi della redditività, svolge i seguenti compiti: 1. Allestimento e consolidamento del sito di lavoro 2. Utilizzo appropriato di macchinari, apparecchiature ed attrezzi 3. Sulla base dei progetti di esecuzione, misurazione e delimitazione delle su- perfici 4. Esecuzione di misure di lavorazione e miglioramento del terreno, di sistema- zione di piante e prima di ornamento di facciate a mezzo di piante, di giar- dini pensili e da terrazza 5. Lavorazione e utilizzazione di materiali quali ad esempio: pietre naturali e artificiali, cemento, legno e materie plastiche 6. Creazione di posti a sedere 7. Creazione di vie, sentieri nonché di gradini, muretti e di campi sportivi e campi da gioco 8. Esecuzione di misure di manutenzione in particolare di potature e di misure protettive dissodamento del suolo, irrigazione e drenaggio, lotta alle erbe in- festanti ed ai risultati della concimazione 9. Controllo, manutenzione e cura degli edifici, dei macchinari e degli appa- recchi, nonché realizzazione di semplici lavori di riparazione 10. Registrazione dei dati tecnici relativi al processo lavorativo ed ai risultati della produzione. Collocazione organizzativa Aziende vivaiste, floricoltori, aziende di manutenzione del verde. FIGURA PROFESSIONALE Operatore agricolo ed ambientale: addetto al giardinaggio 1.1 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 140 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 141 Denominazioni equivalenti Silvicoltore e taglialegna (Excelsior) Note Compiti specifici L’addetto ai servizi agricoli e forestali (m/f) è l’operaio qualificato in grado di esegui- re autonomamente, in modo competente ed entro le scadenze previste le attività rela- tive all’imboschimento ed al controllo delle silvicolture. Basandosi su indicazioni generali e su conoscenze dei principi tecnico produttivi, te- nendo conto delle norme e dei regolamenti in vigore in materia di sicurezza, di prote- zione dei consumatori e dell’ambiente, nonché dei principi della redditività, svolge i seguenti compiti: 1. Uso adeguato del materiale necessario alla sistemazione del bosco, all’imboschi- mento e al controllo delle silvicolture 2. Messa a terreno delle nuove colture 3. Controllo delle colture, soprattutto per quanto concerne la fertilizzazione, la pro- tezione fitosanitaria, la prevenzione e la lotta contro i roditori nonché la prote- zione contro i guasti prodotti dalla selvaggina 4. Cura e sorveglianza della fauna 5. Cura del patrimonio boschivo, sistemazione dei sentieri, effettuazione delle misu- re di disboscamento, costruzione e manutenzione di recinti e lotta contro gli incendi 6. Collaborazione alla selezione ed alla marchiatura degli alberi da abbattere 7. Preparazione ed esecuzione dei lavori di abbattimento, e di diradamento, di tutti i tipi di colture ivi compreso il disboscamento delle zone 8. Esecuzione di lavori attinenti all’abbattimento, alla potatura, al taglio, alla cuba- tura ed allo scortecciamento 9. Taglio ed affastellamento dei rami d’abete nonché legatura degli alberi di Natale 10. Esecuzione dei lavori attinenti alla cura del vivaio, alla semina, alla messa a pun- to delle pianticelle ed alla loro cura, alla raccolta ed all’affastellamento della legna 11. Disboscare ed asportare la legna tagliata avvalendosi di macchine idrauliche 12. Controllo e manutenzione dell’attrezzatura, delle macchine e degli utensili in uso nella silvicoltura nonché esecuzione di riparazioni semplici 13. Registrazione dei dati tecnici relativi al processo lavorativo ed ai risultati della produzione. Collocazione organizzativa Aziende vivaiste, aziende di manutenzione boschiva e del verde. FIGURA PROFESSIONALE Operatore agricolo ed ambientale: addetto ai servizi agricoli e forestali 1.2 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 141 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 142 Denominazioni equivalenti Addetto agli impianti biologici e biochimici; addetto agli impianti di inceneri- mento ed al trattamento delle acque (Excelsior) Note L’operatore di impianti di trattamento dei rifiuti, solidi e liquidi (m/f) è presente non solo nelle industrie chimica e di processo, ma anche nelle rispettive organiz- zazioni dei competenti Enti locali ed in tutti i settori che si occupano dello smal- timento dei rifiuti. Questa professione non è competente per lo smaltimento di residui clinici e nucleari né per lo smaltimento dei rifiuti provenienti dai settori industriali elencati nell’allegato II della Direttiva n. 91/271/CEE del Consiglio dei 21 maggio 1991 concernente il trattamento delle acque reflue urbane. Compiti specifici L’addetto ai servizi ecologici e ambientali (m/f) è il lavoratore qualificato in grado di eseguire autonomamente e con competenza le attività inerenti alla messa a punto, alla conduzione ed al controllo di impianti tecnici di trattamento, riciclaggio e smaltimento dei rifiuti, solidi e liquidi. Tenendo conto delle norme in vigore soprattutto in materia di prevenzione degli infortuni, sicurezza del lavoro, protezione dell’ambiente e dei principi di redditi- vità e in base a una documentazione tecnica e/o indicazioni generali svolge i se- guenti compiti anche in collaborazione con altri: 1. Cooperazione alla preparazione del lavoro e sistemazione del posto di lavoro 2. Messa a punto, conduzione e controllo degli impianti tecnici di trattamento, riciclaggio e smaltimento dei rifiuti solidi e liquidi 3. Collaborazione, controllo e manutenzione degli impianti tecnici 4. Accertamento e se del caso localizzazione dei guasti agli impianti tecnici ed adozione delle misure occorrenti alla loro eliminazione 5. Prelievo e preparazione dei campioni di analisi secondo le norme vigenti 6. Preparazione ed esecuzione delle misurazioni in conformità alle norme e alle procedure prestabilite 7. Registrazione e preparazione dei dati inerenti alle misurazioni 8. Registrazione dei dati tecnici e relazione sullo svolgimento e sui risultati della produzione Collocazione organizzativa Laboratori di analisi ambientale Sistemi di trattamento rifiuti Impianti di depurazione delle acque. FIGURA PROFESSIONALE Operatore agricolo ed ambientale: addetto ai servizi ecologici e ambientali 1.3 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 142 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 143 Denominazioni equivalenti Addetto alle coltivazioni agricole, tecnologo alimentare, addetto alle coltivazioni (Excelsior) Note Compiti specifici L’addetto all’agricoltura biologica (m/f) è un lavoratore che, oltre alle cono- scenze e capacità dell’agricoltore comune, possiede conoscenze di elementi di base di patologia vegetale e di tecniche biologiche alternative, che gli consen- tono di intervenire sulle tecniche di coltivazione più opportune a seconda del prodotto coltivato e del terreno agricolo, sulle modalità di concimazione e ferti- lizzazione con sostanze organiche, sulle tecniche proprie della lotta guidata, che si rendono opportune di volta in volta a seconda dell’ambiente e dei tipi di pro- duzione, sulla rotazione della coltura e sulle scelte di tipo economico. Esplica la sua attività in aziende e cooperative agricole e in attività autonoma. Svolge i seguenti compiti: 1. Lavorazione manuale e meccanica dei terreni 2. Trattamento dei terreni sotto tutti gli aspetti 3. Applicazione delle tecniche di coltivazione in funzione del prodotto 4. Applicazione delle tecniche proprie della lotta guidata 5. Scelta di tipo economico in relazione all’azienda 6. Rapporti interpersonali a monte e a valle e con i livelli di responsabilità 7. Previsione dell’evoluzione del proprio ruolo professionale. Collocazione organizzativa • Aziende e cooperative agricole. • Lavoro autonomo. FIGURA PROFESSIONALE Operatore agricolo ed ambientale: addetto all’agricoltura biologica 1.4 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 143 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 144 Denominazioni equivalenti Addetto allevamenti zootecnici, addetto scuderia, operatore di maneggio (Excelsior) Note Compiti specifici L’operatore agricolo ed ambientale addetto all’allevamento (m/f) è in grado di eseguire autonomamente, in modo competente ed entro le scadenze previste tutte attività relative all’allevamento di animali all’aperto, in stalle o in ambienti chiusi, con metodi industriali e non. Basandosi su indicazioni generali e su conoscenze dei principi tecnico produt- tivi, tenendo conto delle norme e dei regolamenti in vigore in materia di sicu- rezza, di protezione dei consumatori e dell’ambiente, svolge i seguenti compiti: 1. Cura e gestione degli animali con particolare attenzione alla cura igienica e all’alimentazione 2. Mantenimento della pulizia dell’ambiente 3. Utilizzo corretto dei principali strumenti necessari alla professione 4. Osservanza delle norme igieniche 5. Osservanza delle norme anti-infortunistiche. Collocazione organizzativa • Lavoro autonomo; • Aziende e cooperative agricole. FIGURA PROFESSIONALE Operatore agricolo ed ambientale: addetto al’allevamento1.5 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 144 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 145 COMUNITÀ PROFESSIONALE ALIMENTAZIONE2 Presentazione Questa comunità professionale comprende figure che si riferiscono al tratta- mento ed alla trasformazione dei prodotti alimentari, con riferimento sia alle atti- vità industriali sia a quelle di vendita presso banchi specifici (es.: salumeria e ga- stronomia). L’obiettivo delle qualifiche proposte in questa comunità è quello di preparare soggetti capaci di soddisfare la crescente richiesta da parte del comparto dell’indu- stria alimentare, che ha bisogno non solo di manodopera capace e volenterosa, ma anche di figure competenti e professionali al fine di raggiungere quegli standard di qualità (vedi il tema delle certificazioni) che tempo fa erano un “plus” e che oggi, in misura crescente, sono divenuti requisiti essenziali per operare nel settore. La figura di “operatore dell’alimentazione” racchiude in sé molti dei compiti comuni a più figure professionali del settore, e ciò riflette una tendenza al rafforza- mento della dotazione di competenze degli operatori che intervengono nei processi dell’alimentazione, sulla base di una nuova cultura che ha influenza sia nella sensi- bilità degli utenti sia nelle normative. Si prevedono, in uscita, due indirizzi: • Addetto alla trasformazione degli alimenti, figura caratteristica del processo industriale e commerciale della media-grande distribuzione. • Addetto alla panificazione e pasticceria, figura inserita in un processo di la- voro di tipo operativo con una parziale dotazione tecnica ad hoc. Le figure specialistiche (es: pizzaiolo) possono essere oggetto di specializza- zione in quanto sono da considerarsi parzialmente comprese nelle figure indicate. La qualifica triennale potrà svilupparsi nel diploma professionale di tecnico dell’alimentazione. Compiti L’operatore dell’alimentazione rappresenta una figura professionale poliva- lente in grado di affrontare una varietà di compiti: 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 145 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 146 • Preparazione e distribuzione delle materie prime alimentari; • Compilazione ed interpretazione delle scritture contabili di base; • Individuazione dei diversi alimenti secondo la specie, qualità, provenienza ter- ritoriale e stagionalità; • Gestione delle merci in magazzino; • Applicazione delle norme del manuale di autocontrollo HACCP (Imposta- zione delle fasi di riassetto e pulizia dei locali e delle attrezzature); • Sviluppo di soluzioni anche innovative con gusto estetico e abilità manuale; • Conservazione degli alimenti applicando le diverse tecniche; • Applicazione delle norme generali di antinfortunistica; • Applicazione delle basilari norme della legislazione che regola i pubblici esercizi; • Organizzazione di un punto vendita; • Utilizzazione delle tecnologie informatiche comuni; • Traduzione di semplici testi in inglese (manuali d’uso di macchinari). Le figure professionali Le figure professionali previste sono: 1) Addetto alla trasformazione degli alimenti È una figura professionale polivalente che, pur maggiormente rivolta verso il processo di produzione industriale e commerciale della media-grande distribuzio- ne, è in grado di sviluppare soluzioni anche innovative con gusto estetico e abilità manuale. 2) Addetto alla panificazione e pasticceria L’addetto alla panificazione e pasticceria è una figura professionale che, in possesso di una sufficiente cultura di base, acquisisce competenze relative alle tecniche di panificazione e pasticceria, nonché conosce le normative vigenti in ma- teria di igiene e di sicurezza. Continuità • Tecnico dell’alimentazione. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 146 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 147 FIGURA PROFESSIONALE Operatore dell’alimentazione: Addetto alla trasformazione degli alimenti 2.1 Denominazioni equivalenti Banconista (salumeria e gastronomia) Note La denominazione rappresenta una figura polivalente rispetto a quella proposta da Obn che appare più mirata al processo di produzione industriale (conduttore pro- cessi chimico/alimentari) Compiti specifici L’addetto alla trasformazione degli alimenti (m/f) è una figura professionale che al termine del percorso formativo è capace di svolgere i seguenti compiti: 1. Allestimento e predisposizione dei mezzi tecnologici necessari al trattamento degli alimenti; 2. Manutenzione ordinaria e pulizia degli stessi; 3. Manipolazione e conservazione degli alimenti, rispettando le normative vigenti in materia di igiene e di sicurezza; 4. Intervento con abilità e autonomia in una o più parti del processo di produzione o distribuzione degli alimenti, sfruttando sufficienti conoscenze nei campi della merceologia, delle scienze della materia; 5. Individuazione, in base agli standard di produzione, di eventuali anomalie nel processo produttivo; 6. Gestione dell’ordinaria contabilità di magazzino; 7. Allestimento con senso estetico di un banco di distribuzione di prodotti ali- mentari. Collocazione organizzativa L’addetto alla trasformazione degli alimenti è una qualifica polivalente che opera nel settore dell’alimentazione ed in particolar modo nell’industria alimentare della trasformazione delle materie prime alimentari e nella distribuzione dei prodotti finiti frutto delle stesse. La figura che ne deriva è un soggetto qualificato che può essere inserito a pieno titolo come: • lavoratore specializzato che svolge attività tecnico-pratiche nelle operazioni di manutenzione o di conduzione di impianti di produzione o macchine complesse e con capacità di regolazione e messa a punto; • lavoratore specializzato che svolge analoghe attività nella distribuzione degli alimenti. In particolare tale figura trova impiego: nelle industrie conserviere, di trattamento e conservazione di verdure o carni (congelamento, surgelazione), industrie dolciarie e casearie, grande distribuzione come addetto al banco dei salumi, formaggi, ecc. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 147 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 148 FIGURA PROFESSIONALE Operatore dell’alimentazione: addetto alla panificazione e pasticceria 2.2 Denominazioni equivalenti Panettiere e pastai artigianali; panificatore pasticcere. Note Compiti specifici L’addetto alla panificazione e pasticceria (m/f) è una figura professionale che, in possesso di una sufficiente cultura di base, acquisisce competenze relative alle tecniche di panificazione e pasticceria, nonché le normative vigenti in materia di igiene e di sicurezza. Svolge i seguenti compiti: 1. Gestione di un laboratorio nel rispetto della normativa igienico-sanitaria e di sicurezza vigente 2. Gestione e stoccaggio degli approvvigionamenti e delle scorte alimentari ri- spettando gli standard di qualità e di igiene previsti dalla normativa del com- parto 3. Produzione di prodotti di pasticceria fresca e secca 4. Realizzazione di dolciumi semplici ed elaborati e da ricorrenza 5. Produzione di varie tipologie di prodotti panari utilizzando sia il metodo di- retto che i metodi indiretti di panificazione 6. Produzione di prodotti sostitutivi del pane (pizze, focacce, grissini, cracker, griselle e prodotti tipici locali) e pane artistico impiegando varie metodologie di panificazione 7. Utilizzo di tecniche decorative per guarnire prodotti e predisposizione di basi e alzate 8. Utilizzo di adeguate tecniche per la pubblicizzazione e il marketing dei prodotti 9. Gestione e allestimento di prodotti e locali adibiti alla vendita. Collocazione organizzativa L’addetto alla panificazione e pasticceria può trovare la sua collocazione sia in panifici e pasticcerie che in aziende di produzione e di distribuzione del settore. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 148 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 149 COMUNITA PROFESSIONALE ARTIGIANATO ARTISTICO3 Presentazione La comunità professionale in oggetto presenta caratteristiche peculiari rispetto alle altre, in quanto siamo di fronte ad una costellazione di sotto-comunità di “me- stiere” con forte continuità rispetto alla tradizione. Si tratta in altri termini di figure in grado di svolgere in forma pressoché completa un processo costruttivo, in riferi- mento a materiali peculiari, utilizzando procedure e strumenti tecnici di supporto, che enfatizzano la maestria e l’ “arte” dell’operatore. Nella comunità professionale Artigianato Artistico la denominazione iniziale del percorso di qualificazione è “Operatore dell’artigianato artistico”. Questa fi- gura professionale, che non può sussistere senza una qualifica specifica di uscita, avrà una formazione polivalente di base che introduce agli aspetti tipici dell’arti- gianato artistico, assicura uniformità di linguaggio, sensibilità estetica e cono- scenza dei diversificati ambiti e tipologie di prodotto. Il percorso prevede un primo momento di formazione polivalente con una suc- cessiva qualificazione differenziata. Si prevedono in uscita sei indirizzi legati alla lavorazione dei diversi materiali: • Ceramista. • Orafo argentiere. • Addetto alla lavorazione del vetro. • Tappezziere. • Addetto alla lavorazione del marmo e dei metalli. • Addetto al restauro. La qualifica triennale potrà svilupparsi nel diploma professionale di tecnico del restauro con compiti di controllo dell’intero ciclo produttivo in riferimento alla materia oggetto di lavorazione, rispettando procedure di qualità. Compiti L’operatore dell’artigianato artistico rappresenta una figura professionale poli- valente in grado di affrontare una varietà di compiti: • disegno preparatorio, • preparazione dei materiali, 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 149 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 150 • esecuzione di fermature del colore, consolidamento e disinfestazione, • esecuzione di bozzetti e disegni di oggetti in materiale prezioso, • esecuzione di rintelature, di puliture e di integrazioni pittoriche, • montaggio e manutenzione delle cornici, • utilizzo di strumenti informatici, • rapporti interpersonali a monte e a valle e con i livelli di responsabilità, • esecuzione di oggetti per oreficeria ed argenteria (anelli, bracciali, collane, spille, scatole, cofanetti, cornici, ecc.), • previsione dell’evoluzione del proprio ruolo professionale. Figure professionali Le figure professionali previste sono: 1) Ceramista Il ceramista è un operatore tecnico esecutivo che, in possesso di conoscenze di storia dell’arte, disegno, produzione della ceramica, tecnologia dei prodotti cera- mici, tecniche di modellazione, tornitura, decorazione e del ciclo produttivo, è in grado di eseguire disegni di oggetti, impastare argille, foggiare al forno e smaltare, modellare e decorare su maiolica e porcellana. Opera nel campo dell’industria, preparando prototipi per la ricerca di nuove tendenze estetiche, o alle dipendenze di laboratori artigianali, interpretando le esigenze e il gusto della clientela o presso laboratori pubblici e privati in cui è richiesta la sua professionalità 2) Orafo argentiere L’orafo/argentiere è una figura professionale che conosce la storia della orefi- ceria e argenteria nelle arti minori, la legislazione di settore, la gestione della pic- cola impresa, il disegno ornato e professionale, le tecnologia dei metalli preziosi e della loro lavorazione, le tecniche di costruzione e di assemblaggio e i processi di riproduzione in serie. È in grado di interpretare progetti altrui e realizzare oggetti con buona manualità, con le principali tecniche di costruzione ed assemblaggio e con l’uso corretto dei macchinari. È in grado, inoltre, di rapportarsi con l’utenza e con i suoi collaboratori durante le fasi di lavorazione e di gestire una piccola im- presa. Trova impiego presso laboratori artigianali orafi, in piccole e medie imprese orafe ed in attività autonoma. 3) Lavorazione del vetro L’addetto alla fabbricazione di oggetti di vetro forgia e rifinisce oggetti in vetro, provvede alla incisione, scannellatura e molatura degli stessi. Opera in laboratori artigiani anche di piccole dimensioni o in piccole e medie aziende a livello industriale sempre nel settore artistico. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 150 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 151 4) Tappezziere Il tappezziere è una figura professionale in grado di produrre in maniera auto- noma e competente imbottiture e cuscini per ogni tipo di mobili, autoveicoli e altri oggetti d’uso e di eseguire lavori di riparazione e rinnovamento. Rispettando la normativa vigente in campo di prevenzione degli infortuni, si- curezza del lavoro, protezione dell’ambiente nonché i principi della redditività, il tappezziere svolge la sua attività, prevalentemente, sulla base della documenta- zione tecnica e/o di istruzioni generali. 5) Lavorazione del marmo e dei metalli L’addetto alla lavorazione del marmo e dei metalli è una figura professionale che conosce la storia dell’arte e delle tradizioni culturali e lavorative locali. Pos- siede nozioni di mineralogia, conosce i difetti e la denominazione dei marmi e delle pietre, nonché le metodologie della loro lavorazione. È in grado di leggere ed interpretare il disegno tecnico esecutivo, di eseguire lavorazioni a secco e in acqua, riproduzioni di opere scultoree antiche e moderne, formature in gesso, la prepara- zione di “forme a buono” in gesso, di usare gomme e gelatina formature, di prepa- rare cere e ritocchi e il lotto da introdurre nel forno. Sa inoltre fondere i metalli ed eseguire saldature, utilizzando in modo appropriato gli strumenti e gli attrezzi di settore. Trova impiego presso laboratori artistici per l’esecuzione di opere in me- tallo e marmo. 6) Addetto al restauro L’addetto al restauro è una figura professionale di tipo esecutivo, che realizza interventi volti alla conservazione e alla reintegrazione di opere, oggetti e mate- riali. Ha conoscenza di base storico/artistiche e chimico/fisiche e possiede abilità tecnico professionali relative alle operazioni pratiche da svolgere. Si differenzia per la natura dei materiali da trattare. Continuità • Tecnico del restauro. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 151 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 152 FIGURA PROFESSIONALE Operatore dell’artigianato artistico: ceramista3.1 Denominazioni equivalenti Addetto alla produzione di oggetti in ceramica (Excelsior) Note Compiti specifici Il ceramista (m/f) opera nel campo dell’artigianato artistico e dell’industria, rea- lizzando manufatti adeguati alla cultura e alla società del proprio tempo, senza tralasciare la cultura storica ed in particolare la tradizione dell’artigianato cera- mico locale. Opera nel campo dell’industria, preparando prototipi per la ricerca di nuove tendenze estetiche, o alle dipendenze di laboratori artigianali, interpretando le esigenze e il gusto della clientela. Possiede le seguenti abilità e svolge i seguenti compiti: 1. Analizza le proprietà dell’ipotetico oggetto da produrre, imposta le fasi pro- gettuali, partendo dal disegno libero o computerizzato, dalle prove croma- tiche, dalle tavole esecutive in scala 2. Utilizza la progettazione con il computer, per la creazione di elementi mo- dulari 3. Sceglie il materiale più opportuno alle destinazioni d’uso del manufatto da realizzare e le tecniche più appropriate di lavorazione (lavorazione a tornio, colaggio o manuale dell’argilla) e organizza correttamente le fasi di lavora- zione 4. Realizza con materiali idonei il prototipo tridimensionale. Esegue calchi e stampi in gesso 5. Utilizza le gamme cromatiche e la loro miscelazione per la realizzazione gra- fica e verifica le risultanze nella pigmentazione ceramica 6. Esegue le fasi di smaltatura e decorazione del prodotto, scegliendo il tipo di rivestimento e la tecnica di esecuzione (a spruzzo, a immersione, a pennello), più consona all’uso del prodotto. 7. Imposta e segue la fase della cottura. 8. Possiede capacità progettuale di realizzazione finalizzata, attraverso le inda- gini di mercato, alla definizione dei costi/tempi di produzione. Collocazione organizzativa Presso laboratori artigiani o aziende che lavorano la ceramica, come lavoratore in proprio. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 152 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 153 FIGURA PROFESSIONALE Operatore dell’artigianato artistico: orafo argentiere3.2 Denominazioni equivalenti Addetto lavorazione metalli preziosi (Excelsior) Note Compiti specifici L’orafo e/o argentiere (m/f) è l’operaio specializzato in grado di progettare e fab- bricare in maniera competente ed entro le scadenze previste gioielli e altri og- getti in metalli nobili. In base alla documentazione tecnica, usando gli attrezzi in modo razionale e te- nendo conto delle norme in vigore in particolare in materia di prevenzione degli infortuni, di sicurezza del lavoro e di protezione dell’ambiente svolge, attenen- dosi alle direttive di lavoro, i seguenti compiti: 1. Sistemazione del posto di lavoro 2. Elaborazione di progetti per la sagomatura e la realizzazione di gioielli e oggetti su scala conforme all’originale 3. Lettura ed interpretazione di disegni, piani e istruzioni tecniche e loro tra- sposizione sul materiale 4. Scelta e utilizzazione di utensili e macchine per la lavorazione di metalli nobili e di pietre 5. Fabbricazione di gioielli e altri oggetti tramite lavorazione del metallo (sago- matura a freddo) e giunzione delle singole parti tramite saldatura, fusione, incollatura 6. Fabbricazione di montature per pietre preziose e loro incastonatura. 7. Levigatura, trattamento con acidi, smaltatura e incisione di gioielli e altri oggetti 8. Esecuzione di lavori semplici di riparazione e manutenzione di attrezzi e macchine per la lavorazione di metalli nobili e pietre preziose 9. Presentazione ed esposizione dei gioielli per la vendita 10. Registrazione dei dati tecnici relativi al processo lavorativo e ai risultati. Collocazione organizzativa Presso aziende orafe e assimilate. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 153 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 154 FIGURA PROFESSIONALE Operatore dell’artigianato artistico: lavorazione del vetro3.3 Denominazioni equivalenti Addetto alla produzione di vetro e oggetti in vetro, incisori su vetro, decoratori su vetro (Excelsior) Note Compiti specifici L’addetto alla fabbricazione di oggetti di vetro (m/f) forgia e rifinisce oggetti in vetro, provvede alla incisione, scannellatura e molatura degli stessi. Opera in laboratori artigiani anche di piccole dimensioni o in piccole e medie aziende a livello industriale sempre nel settore artistico. Possiede le seguenti abilità e svolge i seguenti compiti: 1. Esegue il rilievo degli stampi originali della tradizione vetraria, studia e ri- cerca modelli tipici della tradizione locale e non 2. Elabora bozzetti 3. Esegue la levatura del vetro dal forno 4. Esegue la soffiatura di oggetti con stampi e senza stampi 5. Lavora alla placca e al banco 6. Esegue la puntellatura degli oggetti e la relativa rifinitura della bocca 7. Procede alla molatura e rifiniture al banco: maiozzatura, attaccatura di piedi, manici e rifinitura dei colli 8. Esegue la lucidatura degli oggetti 9. Studia e realizza le incisioni con le varie tecniche: pietra, ruota di rame, acido fluoridrico, sabbia, penna diamantata 10. Studia e realizza oggetti soffiati in vetro pirex. Collocazione organizzativa Laboratori artigiani di lavorazione artistica del vetro anche di piccole dimensio- ni; piccole e medie aziende di lavorazione del vetro a livello industriale. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 154 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 155 FIGURA PROFESSIONALE Operatore dell’artigianato artistico: tappezziere3.4 Denominazioni equivalenti Tappezziere (Excelsior) Note Compiti specifici Il tappezziere (m/f) è l’operaio specializzato in grado di produrre in maniera au- tonoma e competente imbottiture e cuscini per ogni tipo di mobili, autoveicoli e altri oggetti d’uso e di eseguire lavori di riparazione e rinnovamento. Rispettando la normativa vigente in campo di prevenzione degli infortuni, sicu- rezza del lavoro, protezione dell’ambiente nonché i principi della redditività, il tappezziere (m/f) svolge prevalentemente, sulla base della documentazione tecnica e/o di istruzioni generali, anche in collaborazione con altri, i seguenti compiti: 1. Scelta e preparazione dei materiali d’opera e ausiliari e degli strumenti 2. Misurazione e calcolo delle superfici 3. Assemblaggio di diversi sistemi di molleggiamento 4. Fabbricazione di imbottiture ad es. con lastre, stuoie e pezzi sagomati 5. Esecuzione di sagomatura 6. Taglio di materiali come cuoio, materie sintetiche e altro 7. Foderatura delle imbottiture 8. Preparazione e applicazione di decorazioni come balze o passamanerie 9. Esecuzione di controlli intermedi e finali 10. Cura e manutenzione di macchine, strumenti e attrezzature 11. Registrazione dei dati tecnici e dei risultati del lavoro. Collocazione organizzativa Presso piccole aziende artigianali e tappezzieri in genere. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 155 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 156 FIGURA PROFESSIONALE Operatore dell’artigianato artistico: lavorazione del marmo e dei metalli 3.5 Denominazioni equivalenti Addetto agli impianti di lavorazione dei minerali grezzi, addetto alla lavorazione di pietre e marmo (Excelsior) Scalpellino ornatista (Obn) Note Compiti specifici L’addetto alla lavorazione artistica del marmo e dei metalli (m/f) è una figura professionale che conosce la storia dell’arte e delle tradizioni culturali e lavora- tive locali. Possiede nozioni di mineralogia, conosce i difetti e la denominazione dei marmi e delle pietre, nonché le metodologie della loro lavorazione. È in grado di leggere ed interpretare il disegno tecnico esecutivo, di eseguire lavora- zioni a secco e in acqua, riproduzioni di opere scultoree antiche e moderne, for- mature in gesso, preparazione di “forme a buono” in gesso, di usare gomme e gelatina, di preparare cere e ritocchi e il lotto da introdurre nel forno. Sa inoltre fondere i metalli ed eseguire saldature, utilizzando in modo appropriato gli stru- menti e gli attrezzi di settore. Trova impiego presso laboratori artistici per l’ese- cuzione di opere in metallo e marmo. Tale figura è in grado di svolgere i seguenti compiti: 1. Lavorazioni a secco e con acqua 2. Riproduzione di opere scultoree antiche e moderne 3. Lettura, interpretazione ed esecuzione del disegno tecnico esecutivo 4. Interpretazione della distinta di lavorazione 5. Formatura in gesso 6. Preparazione di “Forme a Buono” in gesso 7. Uso delle gomme e gelatine nella formatura 8. Preparazione delle cere ed eventuali ritocchi 9. Preparazione del lotto da introdurre nel forno 10. Fusione dei metalli 11. Cesello 12. Esecuzione saldatura 13. Uso delle patine e delle cere 14. Rapporti interpersonali a monte e a valle e con i livelli di responsabilità 15. Previsione dell’evoluzione del proprio ruolo professionale. Collocazione organizzativa Trova impiego presso laboratori artistici per l’esecuzione di opere in metallo e marmo. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 156 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 157 FIGURA PROFESSIONALE Operatore dell’artigianato artistico: addetto al restauro3.6 Denominazioni equivalenti Imbianchino e decoratore edile, installatore di vetri e vetrate, addetto lavorazioni manuali ceramica, addetto lavorazioni manuali abbigliamento, disegnatori arti- stici (Excelsior) Note Compiti specifici Questa figura professionale (m/f) si differenzia per la natura dei materiali da restaurare: L’addetto al restauro di dipinti è una figura professionale di tipo esecutivo, che realizza interventi volti alla conservazione e alla reintegrazione di opere d’arte pittoriche su tela, tavola ed oggetti policromi, rispettandone la collocazione sto- rico temporale e i valori tecnici, emotivi e creativi espressi dall’artista. Ha cono- scenza di base storico/artistiche, chimico/fisiche e possiede abilità tecnico pro- fessionali relative alle operazioni pratiche sul dipinto da restaurare. L’addetto al restauro dei metalli è un operatore tecnico esecutivo che realizza interventi conservativi e reintegrativi su manufatti metallici e leghe metalliche, rispettandone la collocazione storico temporale e i valori tecnici espressi dell’o- pera. Ha conoscenza di base storico artistiche e chimico fisiche e possiede abi- lità tecnico professionali relative alle operazioni pratiche del restauro dei metalli e loro leghe. L’addetto al restauro dei tessuti è un operatore tecnico esecutivo che realizza in- terventi conservativi e reintegrativi di opere d’arte in tessuto, nel rispetto della collocazione storico temporale e dei valori tecnici, emotivi e creativi espressi dell’artista. Ha conoscenze di base storico artistiche e chimico fisiche e possiede abilità tecnico professionali relative alle operazioni pratiche sulla tipologia del tessuto da restaurare. L’addetto al restauro del legno è un operatore tecnico esecutivo che compie in- terventi volti alla reintegrazione e conservazione dell’opera d’arte, nel rispetto della collocazione storica e temporale della medesima e dei valori tecnici, emo- tivi e creativi espressi dall’artista. Conosce discipline di base storico artistiche, archeologiche, chimico fisiche e tecnico professionali relative alle operazioni sull’oggetto da restaurare. L’addetto al restauro del materiale cartaceo è un operatore tecnico esecutivo che realizza interventi conservativi e reintegrativi su opere cartacee, rispettan- 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 157 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 158 done la collocazione storico/temporale e i valori tecnici espressi nell’opera. Ha conoscenze di base archivistiche, storico/artistiche e chimico/fisiche e possiede abilità tecnico professionali relative alle operazioni pratiche del restauro del ma- teriale cartaceo. L’addetto al restauro di affreschi è un operatore tecnico esecutivo che realizza interventi conservativi e reintegrativi di affreschi e pitture murali, nel rispetto della loro collocazione storico temporale e dei valori tecnici, emotivi e creativi espressi dall’artista. Ha conoscenza di base storico artistiche e chimico fisiche e possiede abilità tecnico professionali relative alle operazioni pratiche sulla tipo- logia del materiale da restaurare. L’addetto al restauro di ceramica e materiale lapideo è un operatore tecnico esecutivo che opera interventi volti alla conservazione e alla reintegrazione di opere d’arte in ceramica e lapideo, nel rispetto della collocazione storico tempo- rale e dei valori tecnici, emotivi e creativi espressi dall’artista. Ha conoscenza di base storico/artistiche e chimico/fisiche e possiede abilità tecnico/professionali relative alle operazioni pratiche sulla tipologia del materiale da restaurare. Collocazione organizzativa Trova collocazione presso laboratori pubblici e privati dove è richiesta la sua professionalità. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 158 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 159 COMUNITÀ PROFESSIONALE AZIENDALE E AMMINISTRATIVA4 Presentazione Nella comunità professionale aziendale-amministrativa la denominazione ini- ziale del percorso di qualificazione è “operatore dei servizi di impresa”. Questa fi- gura professionale è di tipo polivalente e trasversale, dotata di strumenti logici, metodologie operative e abilità nell’utilizzo delle tecnologie multimediali. Per la sua capacità di applicare procedure formalizzate e consuetudinarie, adottando scelte basate sul criterio di connessione/conformità a norme e regole apprese, permette una sua collocazione in segreteria generale e in piccole imprese artigiane, commerciali, di servizi. È in grado di inserirsi con sicurezza nel campo della tecnica amministra- tivo/aziendale, gestendo le attività varie anche con l’utilizzo di strumenti informa- tici, dotato di buona cultura socio-economica e giuridica di base, di indispensabili conoscenze di organizzazione aziendale e di almeno una lingua straniera con parti- colare preferenza per l’inglese commerciale. Ha compiti esecutivi e di controllo per quanto concerne la contabilità generale, fiscale, tributaria, e l’amministrazione del personale; sa definire e risolvere pro- blemi contabili; coopera e interagisce con le altre funzioni aziendali; utilizza i docu- menti propri di una attività commerciale, applica la procedura delle paghe, gestisce la corrispondenza commerciale e di magazzino per i controlli di sua pertinenza ed esegue le rilevazioni necessarie per l’aggiornamento dei libri contabili e per la riela- borazione di dati a supporto delle decisioni strategiche della direzione aziendale. Lavora come dipendente di piccole e medie imprese, in società di servizi o in uffici di liberi professionisti, e nelle realtà lavorative di servizio dove è richiesta la sua professionalità. Possiede nozioni di base del commercio internazionale, delle procedure e della documentazione in uso corrente nei paesi anglofoni, relativamente ai sistemi ban- cari, assicurativi, di trasporto, di compravendita e di pagamento, con particolare riferimento ai Paesi membri dell’Unione Europea. Ha capacità di tradurre, soprattutto dall’inglese, documentazione di tipo azien- dale e commerciale e articoli tratti da riviste specializzate. Si prevedono in uscita 2 indirizzi: • Addetto di segreteria. • Addetto alla contabilità. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 159 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 160 Tali figure, riconosciute dalle leggi regionali e dalle parti sociali, in rapporto alla situazione economico-produttiva, alle prospettive occupazionali e alle ten- denze dei mercati del lavoro locale, possono coprire le professionalità relative alle attività proprie della comunità professionale. Compiti L’operatore dei servizi di impresa rappresenta una figura professionale poli- valente in grado di far fronte con sufficiente autonomia ad una serie di processi re- lativi a: • trattamento delle informazioni (sia su carta che su supporti informatici) anche in lingua straniera; • utilizzo di PC e pacchetti applicativi; • espletamento di pratiche amministrative interne relative alle principali attività economiche e alla tenuta della contabilità ordinaria (ed alcune scritture a ca- rattere straordinario); • identificazione e distinzione dei diversi libri contabili obbligatori e non; • registrazioni derivanti da: acquisti e vendite; retribuzioni del personale, spese di manutenzione, godimento di beni di terzi, rapporti con le banche, obblighi fiscali o di altri oneri e proventi dell’esercizio dell’attività, operazioni con il commercio estero; • verifica della correttezza del proprio e dell’altrui operato sempre a livello am- ministrativo-contabile; • correzione di eventuali errori in materia amministrativa contabile. Figure professionali Le figure professionali previste sono: 1) Addetto di segreteria L’addetto di segreteria è un operatore che, in possesso di conoscenze, compe- tenze, capacità ed abilità specifiche, è in grado di inserirsi operativamente in un contesto aziendale con mansioni segretariali. Conosce l’organizzazione dell’office automation e sa conversare direttamente o per telefono in lingua inglese. Possiede capacità organizzative per preparare, seguire e documentare incontri di lavoro ed eventuali viaggi d’affari. Conosce il linguaggio specifico, sia in italiano che in in- glese, per stendere verbali e fare resoconti di riunioni e conferenze. Ha nozioni di base del commercio internazionale, delle procedure e della documentazione in uso corrente nei paesi anglofoni, relativamente ai sistemi bancari, assicurativi, di tra- sporto, di compravendita e di pagamento, con particolare riferimento ai Paesi 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 160 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 161 membri dell’Unione. Trova impiego in aziende medie, grandi e piccole e nelle realtà lavorative di servizio dove è richiesta la sua professionalità. 2) Addetto alla contabilità L’addetto alla contabilità è un operatore che, dotato di buona cultura socioeco- nomica e giuridica di base unita alle indispensabili conoscenze di organizzazione aziendale e sapendo utilizzare almeno una lingua straniera con particolare prefe- renza per l’inglese commerciale, è in grado di inserirsi con sicurezza nel campo della tecnica amministrativo aziendale, gestendo le attività varie anche con l’uti- lizzo di strumenti informatici. Ha compiti esecutivi e di controllo per quanto con- cerne la contabilità generale, fiscale, tributaria, l’amministrazione del personale. Sa definire e risolvere problemi contabili e coopera con le altre funzioni aziendali. Utilizza i documenti di una attività commerciale, applica la procedura della paga e gestisce la corrispondenza commerciale e di magazzino per i controlli di sua perti- nenza ed esegue le rilevazioni necessarie per l’aggiornamento dei libri contabili e per la rielaborazione di dati a supporto delle decisioni strategiche della direzione aziendale. Lavora come dipendente di piccole e medie imprese, in società di ser- vizi o in uffici di liberi professionisti. Continuità • Tecnico dei servizi di impresa. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 161 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 162 FIGURA PROFESSIONALE Operatore dei servizi di impresa: addetto di segreteria4.1 Denominazioni equivalenti Addetto alla segreteria; operatore d’ufficio; personale di segreteria. Note La denominazione adottata coincide solo parzialmente con le diverse classificazioni considerate, e in particolare con: ErgOnLine; Regione Toscana; Regione Veneto. La direttiva della Regione Lombardia presenta tre qualifiche di “operatore d’ufficio addetto alla segreteria”. Due sono rivolte all’utenza disabile, mentre la terza ri- chiede come requisito d’ingresso un’esperienza di lavoro nel settore. La denomina- zione sopra utilizzata corrisponde nei requisiti alla qualifica del progetto CIOFS/FP e CNOS-FAP, ma non offre alcuna indicazione sull’indirizzo. Compiti/Competenze specifiche Svolge i seguenti compiti: 1. Selezione e sintesi delle comunicazioni pervenute attraverso diversi canali in- formativi 2. Comunicazioni, anche in lingua straniera, con clienti e fornitori 3. Utilizzo di P.C. e pacchetti applicativi 4. Conduzione dell’attività amministrativa di base in aziende di piccole o medie dimensioni che affidano la gestione contabile e retributiva a studi professionali 5. Gestione del front office in piccole medie e grandi società o negli studi profes- sionali 6. Elaborazione dei testi con utilizzo di tabelle e colonne 7. Comprensione, interpretazione, selezione, documentazione, invio e archivio delle informazioni 8. Consultazione, selezione e ricerca di informazioni tramite internet e archivi elettronici. 9. Gestione dell’agenda e dello scadenzario 10. Gestione dei rapporti con referenti interni ed esterni, con i Comuni e con le banche, con Enti istituzionali e non 11. Aggiornamento delle scritture contabili e non a livello elementare 12. Controllo e rettifica dei documenti, atti e relazioni 13. Rispetto e applicazione delle norme di sicurezza. Collocazione organizzativa È un operatore che nell’ambito dei processi di sua competenza applica procedure formalizzate e consuetudinarie, adottando scelte basate sul criterio di connes- sione/conformità a norme e regole apprese, ponendo in essere transazioni di tipo cooperativo interne ed esterne alla realtà aziendale. È possibile il suo inserimento in reception, ufficio e punto vendita. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 162 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 163 FIGURA PROFESSIONALE Operatore dei servizi di impresa: addetto alla contabilità4.2 Denominazioni equivalenti Addetto contabile e assimilati; operatore d’ufficio addetto alla contabilità; ad- detto alla contabilità; addetto lavori d’ufficio; addetto alla contabilità generale. Note La denominazione adottata coincide in misura prevalente con le diverse classifi- cazioni considerate: ErgOnline; Regione Lombardia; Regione Toscana; Regione Veneto; Regione Piemonte; Isfol. Compiti/Competenze specifiche La figura professionale è dotata di strumenti logici, metodologie operative e abi- lità nell’utilizzo delle tecnologie multimediali. Svolge i seguenti compiti: 1. Collaborazione all’esecuzione di operazioni di amministrazione ordinaria fino ad una prima stesura del prospetto di riferimento per le scritture di chiu- sura del bilancio 2. Registrazioni relative alla contabilità sezionale, in contabilità generale e nei registri obbligatori 3. Espletamento di alcune pratiche di amministrazione interna, delle principali attività economiche e tenuta della contabilità ordinaria 4. Verifica della correttezza del proprio operato sia a livello relazionale che esecutivo. Collocazione organizzativa È una figura polivalente e trasversale che può trovare collocazione in tutte le realtà produttive (piccole, medie e grandi); piccole imprese artigiane, commer- ciali, di servizi e attività contabile presso studi di ragionieri e di dottori commer- cialisti. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 163 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 164 FIGURA PROFESSIONALE Tecnico dei servizi d’impresa DIPLOMA DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE 4 D. F. Denominazioni equivalenti Tecnico dell’amministrazione, tecnico del trattamento e trasferimento informa- zioni. Note La denominazione adottata coincide in misura prevalente con le diverse classifi- cazioni considerate: ErgOnline; Regione Lombardia; Regione Toscana; Regione Veneto; Regione Piemonte; Isfol. Compiti/Competenze specifiche Il “tecnico dei servizi di impresa” è una figura polivalente e trasversale che può trovare collocazione in tutte le realtà produttive (piccole, medie e grandi) e negli studi professionali del settore terziario. Il diploma di istruzione e formazione professionale prevede l’acquisizione di competenze relative a: • Gestione in ingresso e in uscita delle informazioni, • Espletamento delle pratiche amministrative interne ed esterne, alle peculiari attività economiche e alla tenuta della contabilità ordinaria. • Espletamento delle pratiche a carattere fiscale periodiche ed ai rispettivi rap- porti con gli uffici pubblici competenti • Verifica della correttezza del proprio e dell’altrui operato sia a livello relazio- nale che esecutivo. La professionalità acquisita consente sia l’immediata collocazione nel mondo del lavoro, sia l’approfondimento in un successivo anno di formazione superiore. Le competenze specifiche acquisite nell’indirizzo “contabile” consentono di ese- guire in modo autonomo: • le operazioni di amministrazione ordinaria fino ad una prima stesura del pro- spetto di riferimento per le scritture di chiusura del bilancio • le registrazioni relative alla contabilità sezionale, in contabilità generale e nei registri obbligatori • le pratiche a carattere fiscale e burocratico inerenti all’attività di impresa. La figura professionale è dotata di strumenti logici, metodologie operative e abi- lità nell’utilizzo delle tecnologie multimediali. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 164 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 165 Compiti/Competenze professionali finali • Gestione delle informazioni • Espletamento di pratiche amministrative e fiscali inerenti alle diverse attività economiche; • Tenuta della contabilità ordinaria; • Verifica della correttezza del proprio e dell’altrui operato sia a livello relazio- nale che esecutivo; • Gestione autonoma e in collaborazione dell’attività commerciali e delle pra- tiche amministrative/fiscali ad essa inerenti fino ad una prima stesura del pro- spetto di riferimento per le scritture di chiusura del bilancio; • Registrazioni relative alla contabilità sezionale, in contabilità generale e nei registri obbligatori • Gestione delle scadenze e della pratiche fiscali e burocratiche relative alla ge- stione commerciale Collocazione organizzativa È un operatore che nell’ambito dei processi di sua competenza applica proce- dure razionali formalizzate, adottando scelte basate sul criterio di connessione/conformità a norme e regole apprese, ponendo in essere transazioni di tipo cooperativo interne ed esterne alla realtà aziendale. In particolare, l’indirizzo contabile permette una collocazione: • nell’ufficio di amministrazione di imprese di diversa dimensione operanti nel settore produttivo, commerciale, finanziario, e di servizi in genere; • presso studi di ragionieri e di dottori commercialisti. Continuità Nello stesso settore e nel medesimo indirizzo dove verranno approfondite le competenze affinchè possa svolgere il proprio lavoro con maggior consapevo- lezza e autonomia, o in un indirizzo diverso (gestione amministrazione del per- sonale) In particolare si possono esplicitare le seguenti successive azioni formative: • Diploma di Formazione Superiore. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 165 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 166 FIGURA PROFESSIONALE Esperto della gestione contabile DIPLOMA DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE SUPERIORE 4 D.F.S. Denominazioni equivalenti Responsabile della contabilità generale ed analitica, responsabile del controllo di gestione. Note La denominazione adottata coincide in misura prevalente con le diverse classifi- cazioni considerate: ErgOnline; Regione Lombardia; Regione Toscana; Regione Veneto; Regione Piemonte; Isfol. Compiti/Competenze specifiche L’esperto della gestione contabile è una figura polivalente che può trovare collo- cazione in tutte le realtà produttive (piccole, medie e grandi) e negli studi profes- sionali dei Dott. Commercialisti. Il diploma di istruzione e formazione professionale superiore prevede l’acquisi- zione di compiti/competenze relative a: • Espletamento delle pratiche amministrative interne ed esterne sia di carattere ordinario che straordinario; • Gestione delle diverse attività economiche e tenuta della contabilità in tutti i suoi aspetti; • Espletamento delle pratiche a carattere fiscale periodiche ed ai rispettivi rap- porti con gli uffici pubblici competenti; • Gestione della contabilità generale fino alla stesura prospettica del bilancio d’esercizio da sottoporre, successivamente, al controllo del commercialista; • Verifica della correttezza del proprio e dell’altrui operato sia a livello relazio- nale che esecutivo. La professionalità acquisita consente sia l’immediata collocazione nel mondo del lavoro, sia l’accesso all’Università. Le competenze specifiche acquisite nell’indirizzo “contabile” consentono di ese- guire con competenza: • le operazioni di amministrazione ordinaria fino ad una prima stesura del pro- spetto di riferimento per le scritture di chiusura del bilancio da sottoporre per il controllo finale al commercialista; • le registrazioni relative alla contabilità sezionale, in contabilità generale e nei registri obbligatori 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 166 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 167 • le pratiche a carattere fiscale e burocratico inerenti all’attività di impresa; • i prospetti di controllo dell’attività contabile fino al bilancio di esercizio. La figura professionale è dotata di strumenti logici, metodologie operative e abi- lità nell’utilizzo delle tecnologie multimediali. Compiti/Competenze professionali finali • Controllo sulla gestione delle informazioni • Espletamento di pratiche amministrative e fiscali inerenti alle diverse attività economiche; • Tenuta della contabilità ordinaria; • Verifica della correttezza del proprio e dell’altrui operato sia a livello relazio- nale che esecutivo; • Gestione autonoma e in collaborazione dell’attività commerciale e delle pra- tiche amministrative/fiscali ad essa inerenti fino ad una prima stesura del bi- lancio di esercizio Collocazione organizzativa È un operatore che nell’ambito dei processi di sua competenza, applicando pro- cedure razionali formalizzate, adottando scelte basate sul criterio di connes- sione/conformità a norme e regole apprese, è in grado di intervenire con inizia- tiva adeguata propria, ponendo in essere transazioni di tipo cooperativo interne ed esterne alla realtà aziendale. In particolare, l’indirizzo contabile permette una collocazione: • nell’ufficio di amministrazione di imprese di diversa dimensione operanti nel settore produttivo, commerciale, finanziario, e di servizi in genere; • presso studi di ragionieri e di dottori commercialisti. Continuità Università. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 167 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 168 COMUNITÀ PROFESSIONALE CHIMICA E BIOLOGICA5 Presentazione L’ “operatore chimico e biologico” è una figura polivalente che presenta cono- scenze, abilità e quindi competenze riguardanti le lavorazioni chimiche fondamen- tali. Essa può impiegare le proprie capacità tecnico-pratiche su apparecchi che rea- lizzano trasformazioni fisiche o chimiche di materiali solidi, liquidi e/o gassosi. Acquisisce competenze nel mediare l’utilizzo delle tecnologie chimiche con una particolare sensibilità per lo sviluppo sostenibile tenendo sempre sotto controllo la relazione tra processo, prodotto e rete-ambiente. Sono previsti, in uscita, due indirizzi: • Addetto agli impianti chimici. • Lavorazione di materie plastiche. Le due figure professionali prevedono una collocazione finale nella gestione di impianti, apparecchiatura ed attrezzature per i diversi processi chimici o nella trasformazione di materie plastiche in prodotti semilavorati e/o finiti. La qualifica triennale potrà svilupparsi nei diplomi professionali di tecnico chimico e tecnico biologico. Compiti L’operatore chimico e biologico rappresenta una figura professionale poliva- lente in grado di far fronte con sufficiente autonomia ad una serie di processi rela- tivi alle lavorazioni chimiche fondamentali. In particolare, i suoi compiti sono: • Presidio dell’andamento delle fasi di lavorazione: preparazione delle cariche, trasferimenti di materie prime e/o prodotti, controllo dei parametri della lavo- razione. • Movimento in sicurezza delle materie prime e del prodotto finito per la spe- dizione. • Evacuazione delle sostanze di rifiuto nel rispetto delle norme ambientali e di sicurezza. • Controllo costante della relazione tra processo, prodotto e rete-ambiente. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 168 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 169 • Individuazione dei guasti e anomalie di funzionamento dell’impianto (fughe, infiltrazioni, odori, fumi, rumori sospetti) ed effettuazione delle operazioni più urgenti. • Esecuzione di piccoli interventi di manutenzione sulla strumentazione cor- rente (tubazioni, pompe a pressione), apertura e pulizia apparecchiature. • Applicazione delle norme antinfortunistiche e ambientali applicandole in modo da evitare comportamenti che possono essere causa diretta e indiretta di infortuni o disfunzioni. • Registrazione dei dati tecnici e relazione sullo svolgimento e sui risultati della produzione. Trova collocazione nei reparti produttivi delle industrie chimiche. Figure professionali Le figure professionali previste sono: 1) Addetto agli impianti chimici L’addetto agli impianti chimici (m/f) è il lavoratore qualificato in grado di ese- guire autonomamente e con competenza le attività necessarie al funzionamento ed al controllo di impianti, apparecchiatura ed attrezzature per i diversi processi chi- mici e fasi di produzione. La sua collocazione lavorativa riguarda la gestione di impianti, apparecchia- tura ed attrezzature per i diversi processi chimici. 2) Lavorazione di materie plastiche L’operatore per la lavorazione di materie plastiche (m/f) è il lavoratore qualifi- cato in grado di eseguire autonomamente e con competenza le attività inerenti a uso, controllo e messa a punto di macchine ed impianti per le diverse fasi di tra- sformazione di materie plastiche in prodotti semilavorati e/o finiti. Trova collocazione nell’ambito della trasformazione di materie plastiche in prodotti semilavorati e/o finiti. Continuità • Tecnico chimico. • Tecnico biologico. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 169 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 170 FIGURA PROFESSIONALE Operatore chimico e biologico: addetto agli impianti chimici5.1 Denominazioni equivalenti Addetto al trattamento dei prodotti chimici (Excelsior) Conduttori processi chimico/alimentari (Obn) Note Compiti specifici L’addetto agli impianti chimici (m/f) è il lavoratore qualificato in grado di ese- guire autonomamente e con competenza le attività necessarie al funzionamento ed al controllo di impianti, apparecchiature ed attrezzature per i diversi processi chimici e fasi di produzione. Tenendo conto delle norme in vigore soprattutto in materia di prevenzione degli infortuni, sicurezza del lavoro, protezione dell’ambiente e dei principi di redditi- vità ed in base ad una documentazione tecnica e/o di indicazioni, svolge i se- guenti compiti: 1. Cooperazione alla preparazione del lavoro e sistemazione dei posto di lavoro. 2. Immagazzinamento ed impiego dei materiali per il lavoro. 3. Esecuzione di operazioni procedurali su processi continui e discontinui. 4. Conduzione e controllo di apparecchi ed impianti. 5. Misurazione, comando e regolazione dei processi di produzione chimici. 6. Collaborazione a cura e manutenzione di apparecchi ed impianti. 7. Individuazione e se del caso localizzazione dei guasti durante il processo di produzione, ed adozione delle misure occorrenti alla loro eliminazione. 8. Controllo della qualità del prodotto. 9. Registrazione dei dati tecnici e relazione sullo svolgimento della produzione. Collocazione organizzativa Presso aziende con impianti e processi di tipo chimico. Presso enti preposti al controllo di impianti, apparecchiatura ed attrezzature per processi chimici. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 170 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 171 FIGURA PROFESSIONALE Operatore chimico e biologico: lavorazione di materie plastiche 5.2 Denominazioni equivalenti Addetto alla lavorazione di prodotti in plastica (Excelsior) Note Compiti specifici L’operatore per la lavorazione di materie plastiche (m/f) è il lavoratore qualifi- cato in grado di eseguire autonomamente e con competenza le attività inerenti a uso, controllo e messa a punto di macchine ed impianti per le diverse fasi di tra- sformazione di materie plastiche in prodotti semilavorati e/o finiti. Tenendo conto delle norme in vigore soprattutto in materia di prevenzione degli infortuni, sicurezza del lavoro, protezione dell’ambiente e dei principi di redditi- vità ed in base ad una documentazione tecnica e/o indicazioni, svolge i seguenti compiti: 1. Sistemazione del posto di lavoro. 2. Preparazione, messa a punto e se del caso diversa predisposizione di mac- chine, impianti ed accessori per la trasformazione di materie plastiche in pro- dotti semilavorati c/o finiti. 3. Preparazione dei materiali di partenza. 4. Esecuzione dei diversi processi di trasformazione con l’aiuto di macchine ad hoc. 5. Comando, misurazione e regolazione dei processi di trasformazione con l’aiuto di macchine ad hoc. 6. Sorveglianza della qualità del prodotto. 7. Accertamento e se dei caso localizzazione dei guasti durante il processo di trasformazione, adozione delle misure occorrenti alla loro eliminazione. 8. Collaborazione a cura e manutenzione di macchine ed impianti. 9. Registrazione dei dati tecnici e relazione sullo svolgimento e sui risultati della produzione. Collocazione organizzativa Presso aziende che operano nella trasformazione di materie plastiche. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 171 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 172 COMUNITÀ PROFESSIONALE COMMERCIALE E DELLE VENDITE6 Presentazione Questa comunità professionale accorpa in sé tutte le figure che hanno in co- mune il riferimento al processo commerciale e delle vendite. Si tratta di un’aggregazione che condivide un ampio spettro di competenze, tra cui le operazioni di marketing, la gestione delle relazioni con la clientela riguardo alla vendita ed alle attività connesse, l’utilizzo degli strumenti informatici, il tratta- mento delle varie merci con particolare riferimento alle norme igienico-sanitarie, la gestione del processo di vendita sulla base di una discreta conoscenza dei canali, delle opzioni e forme di distribuzione. L’ “operatore commerciale” è una figura esecutiva polivalente capace di colla- borare nelle aziende di distribuzione con le altre figure in attività relative al pro- cesso di vendita. È in grado di cogliere le esigenze e i gusti della clientela, anche straniera e di soddisfarle. Sa promuovere le vendite, provvedere al rifornimento dei prodotti, espletare le procedure di incasso ed effettuare le registrazioni obbligatorie giornaliere. È finalizzato al raggiungimento degli obiettivi di vendita assegnati che gestisce con discreto spazio di autonomia e responsabilità. Sono previsti in uscita due profili: • Addetto alle vendite. • Addetto alla ricezione e spedizione merci. La qualifica triennale potrà svilupparsi nel diploma professionale di tecnico commerciale. Compiti L’operatore commerciale rappresenta una figura professionale polivalente in grado di far fronte con sufficiente autonomia ad una serie di processi relativi a: • Utilizzo delle funzioni informatiche e telematiche con uso corretto del PC comprese le modifiche del sistema operativo. • Elaborazione di testi e costruzioni di ipertesti. • Costruzione e utilizzo di foglio elettronico e database. • Registrazioni in PD manuale e informatica. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 172 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 173 • Conoscenza del marketing e analisi della comunicazione pubblicitaria e pro- mozionale. • Conoscenza del commercio: canali, forme di distribuzione, psicologia e tec- niche di vendita. • Conoscenza e classificazione delle merci – norme igienico sanitarie. Figure professionali Le figure professionali previste sono: 1) Addetto alle vendite L’addetto alle vendite è una figura professionale che opera in distribuzione commerciale, in piccole aziende del terziario avanzato che erogano servizi specifici. Comprendendo e rispettando le caratteristiche psicologiche e le esigenze del cliente, propone l’acquisto più idoneo, assumendo comportamenti orientati alla soddisfazio- ne del cliente, utilizzando le strategie più opportune derivanti dalle conoscenze di marketing, degli aspetti qualitativi e di prezzi. Applica le procedure di stoccaggio, registrazioni delle merci in entrata ed usci- ta, di gestione delle scorte sulla base della conoscenza delle procedure di lavoro. Presenta, al cliente, il conto e utilizza i nuovi mezzi di pagamento (Bancomat, Carta di Credito etc.). Riconosce la disposizione degli spazi predisposti e si preoccupa di curarne l’assetto. 2) Addetto alla ricezione e spedizione merci L’addetto alla ricezione e spedizione merci, utilizzando le tecniche ausiliarie della comunicazione d’ufficio e tenendo i contatti con i clienti, è in grado di eseguire autonomamente, con competenza e nel rispetto delle scadenze prescritte, le fasi pro- prie di tale processo: la preparazione, la spedizione e l’immagazzinamento delle merci rispettando le indicazioni generali e tenendo conto delle norme in vigore so- prattutto in materia di prevenzione degli infortuni, sicurezza dei lavoro, tutela dei consumatori, protezione dell’ambiente, nonché dei principi della redditività. Continuità • Tecnico commerciale. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 173 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 174 FIGURA PROFESSIONALE Operatore commerciale: addetto alle vendite6.1 Denominazioni equivalenti Addetto alle vendite all’ingrosso, addetto alle vendite, commessi e assimilati alle vendite al minuto, commesso addetto alle vendite, addetto al punto vendita ope- ratore servizi commerciali (Obn) Note Compiti specifici L’operatore commerciale – addetto alle vendite (m/f) svolge i seguenti compiti: 1. Coglie le esigenze, anche inespresse, e i gusti della clientela sia italiana che straniera. 2. Presenta con creatività e con forza persuasiva le diverse soluzioni per soddi- sfarle. 3. Presenta, misura e confeziona i prodotti, calcola i relativi prezzi, offre un ser- vizio completo e soddisfacente. 4. Usa il PC per le registrazioni contabili e per promuovere la propria attività. 5. Adempie agli obblighi gestionali e fiscali relativi al punto-vendita, rispetta le norme vigenti e si tiene costantemente aggiornato. Collocazione organizzativa Commesso addetto alle vendite nelle piccole imprese commerciali o nelle catene della grande distribuzione organizzata. Collaboratore nell’impresa familiare che opera nel commercio stanziale o am- bulante. Addetto alle attività ausiliarie della vendita nelle imprese della grande distri- buzione. Assistente/collaboratore in fiere, mostre, mercati. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 174 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 175 FIGURA PROFESSIONALE Operatore commerciale: addetto alla ricezione e spedizione merci 6.2 Denominazioni equivalenti Addetto all’insieme delle operazioni nei magazzini Magazziniere (Obn) Note Compiti specifici L’addetto alla ricezione e spedizione merci (m/f) è il lavoratore qualificato in grado di eseguire autonomamente, con competenza e nel rispetto delle scadenze prescrit- te, servendosi delle abituali tecniche ausiliarie della comunicazione d’ufficio e te- nendo i contatti con i clienti, le specifiche attività organizzative nell’ambito della preparazione, della spedizione e dell’immagazzinamento delle merci. Sulla base di indicazioni generali e tenendo conto delle norme in vigore soprattutto in materia di prevenzione degli infortuni, sicurezza dei lavoro, tutela dei consumatori, protezione dell’ambiente, nonché dei principi della redditività, svolge i seguenti compiti: 1. Collaborazione per selezionare e organizzare mezzi di trasporto e percorsi, te- nendo conto di costi e durata del trasporto stesso. 2. Assistenza nell’adozione di sistemi di imballaggio. 3. Cura della composizione dei carichi. 4. Programmazione delle scadenze di ritiro e consegna. 5. Compilazione delle bollette di spedizione, di consegna e di pagamento, nonché di documenti standardizzati d’importazione ed esportazione. 6. Organizzazione delle operazioni di entrata, immagazzinamento ed uscita delle merci. 7. Collaborazione al calcolo delle spese di trasporto e di approvvigionamento, al- l’emissione e all’incasso di fatture anche in valute straniere. 8. Collaborazione nel procurare e trasmettere assicurazioni relative a spedizioni, trasporto ed immagazzinamento. 9. Registrazione, predisposizione e trasmissione delle notifiche di danno. 10. Registrazione dei dati e delle notizie sui fornitori, elaborazione di prospetti sta- tistici, preparazione ed archiviazione dei documenti. Collocazione organizzativa: figura professionale da inserire in attività di vendita nelle piccole imprese artigiane commerciali o nelle catene della grande distribuzio- ne organizzata, centri commerciali, aziende erogatrici di servizi. Con riferimento al contesto organizzativo, questa figura opera nell’ambito degli uf- fici ricevimento merce e, nel caso di imprese commerciali con un’organizzazione poco articolata, avrà rapporti direttamente con i responsabili delle vendite e degli acquisti; in organizzazioni più strutturate con il Capo area del ricevimento merci. In alcuni casi potrà, inoltre, assistere gli addetti delle società esterne che si occupano della manutenzione della struttura di vendita. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 175 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 176 COMUNITÀ PROFESSIONALE EDILE7 Presentazione La figura professionale di base della comunità qui presentata, “operatore edile”, presenta una formazione polivalente che permettere di rendere l’allievo adattabile a ogni singola realtà di cantiere avendo acquisito capacità pratiche basi- lari di muratura, carpenteria in legno e lavorazione e posa di armature in ferro per cemento armato. Le capacità manuali, supportate da una preparazione teorica che gli permette di operare al meglio in ogni particolare situazione lavorativa, costituiscono le basi es- senziali per il suo futuro sviluppo professionale che si arricchirà dell’esperienza maturata quotidianamente in cantiere per raggiungere livelli sempre maggiori di professionalità e di responsabilità. La figura professionale specifica approfondirà professionalmente alcuni aspetti legati alla costruzione e manutenzione di edifici, alla fabbricazione di elementi in calcestruzzo, all’applicazione di intonaci e alla posa di piastrelle e similari. Si prevedono in uscita quattro indirizzi: • Muratore. • Cementista carpentiere. • Stuccatore intonacatore decoratore. • Piastrellista mosaicista. La qualifica triennale potrà svilupparsi nel diploma professionale di tecnico edile o del territorio. Compiti L’operatore edile rappresenta una figura professionale polivalente in grado di affrontare una varietà di compiti: • Interpretazione del disegno tecnico (architettonico, strutturale, impiantistico). • Realizzazione di murature. • Realizzazione di intonaci e di finiture. • Preparazione, assemblaggio ed installazione di casseforme lignee e/o metal- liche di strutture verticali ed orizzontali in conglomerato cementizio semplice ed armato. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 176 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 177 • Taglio, assemblaggio ed installazione di tutte le armature metalliche di strut- ture in conglomerato cementizio armato nuove o di strutture da rinforzare. • Assistenza all’impiantistica ed assistenza alle demolizioni. • Allestimento delle opere provvisionali di protezione di servizio, di assistenza e di ausilio. Figure professionali Le figure professionali previste sono: 1) Muratore Il muratore è un operaio specializzato capace di effettuare in modo autonomo e responsabile lavori di finitura e riparazione di carattere edilizio per la costruzione e la manutenzione di edifici e parti di edifici con materiale apposito, in particolare con pietre artificiali e naturali. 2) Cementista carpentiere Il cementista e carpentiere edile è un operaio specializzato capace di eseguire in modo autonomo e responsabile la fabbricazione, il monitoraggio e la rifinitura dei diversi elementi edilizi in calcestruzzo o cemento armato. 3) Stuccatore intonacatore decoratore Lo stuccatore intonacatore decoratore (m/f) è l’operaio specializzato capace di eseguire in modo autonomo e responsabile l’applicazione di intonaci sulle super- fici interne ed esterne di edifici e di modanature e altri elementi decorativi oltre il fissaggio di materiali di rivestimento secco. 4) Piastrellista mosaicista Il piastrellista mosaicista (m/f) è un operaio specializzato capace di effettuare in modo autonomo e responsabile lavori di rivestimento di superfici orizzontali o verticali con mattonelle di diverso tipo, lastre di pietra naturale o prodotti artifi- ciali, in ceramica e non. Continuità • Tecnico edile. • Tecnico del territorio. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 177 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 178 FIGURA PROFESSIONALE Operatore edile: muratore7.1 Denominazioni equivalenti Assistente lavori edili, muratore, montatore edile (Excelsior) Note La denominazione di base corrisponde alla figura di operatore polivalente edile (Obn) Compiti specifici Il muratore è un operaio specializzato capace di effettuare in modo autonomo e responsabile lavori di finitura e riparazione di carattere edilizio per la costru- zione e la manutenzione di edifici e parti di edifici con materiale apposito, in particolare con pietre artificiali e naturali. Con l’ausilio di una documentazione tecnica ed utilizzando in modo razionale gli attrezzi nel rispetto dei regolamenti d’igiene e di sicurezza vigenti, svolge i seguenti compiti: 1. Concorre alla costruzione e al consolidamento dei cantieri, nonché all’orga- nizzazione del suo posto di lavoro. 2. Costruisce le fondamenta. 3. Pone in opera le canalizzazioni e le fognature per uso domestico. 4. Costruisce muri portanti e non esterni ed interni oltre a tramezzi. 5. Realizza aperture nei muri oltre ad architravi ed archi. 6. Pone in opera e colloca elementi prefabbricati in cemento. 7. Costruisce camini e canne fumarie. 8. Traccia e costruisce scale diritte. 9. Prepara intonaci a base di malta. 10. Pone in opera isolanti contro l’umidità laterale e ascendente e isolanti ter- mici e acustici. 11. Esegue lavori di manutenzione, riparazioni e restauro. Collocazione organizzativa Presso imprese edili di costruzione. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 178 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 179 FIGURA PROFESSIONALE Operatore edile: cementista carpentiere7.2 Denominazioni equivalenti Carpentiere edile, muratore (Excelsior) Conduttore impianti di betonaggio e preparazione malte (Obn) Note Compiti specifici Il cementista e carpentiere edile è un operaio specializzato capace di eseguire in modo autonomo e responsabile la fabbricazione, il monitoraggio e la rifinitura dei diversi elementi edilizi in calcestruzzo o cemento armato. Con l’ausilio di una documentazione tecnica ed utilizzando in modo razionale gli attrezzi nel rispetto dei regolamenti d’igiene e di sicurezza vigenti, svolge i seguenti compiti: 1. Concorre alla costruzione e al consolidamento del cantiere, nonché all’orga- nizzazione del suo posto di lavoro. 2. Squadra, monta e riunisce casseformi in legno, acciaio o materiali sintetici. 3. Fabbrica le armature e le colloca. 4. Prepara la malta, preleva campioni e effettua prove elementari sul cal- cestruzzo. 5. Cola il calcestruzzo, lo compatta e tratta. 6. Traccia e costruisce scale diritte e curve. 7. Fabbrica, maneggia e monta elementi prefabbricati in cemento armato nei cantieri. 8. Sistema strati di impermeabilizzazione e materiali isolanti contro l’umidità ascendente e laterale. 9. Tratta, modella e ricopre le superfici con calcestruzzo a faccia vista (la- vaggio, sabbiatura o intonacatura con prodotti protettivi). 10. Esegue i giunti dilatazione. 11. Incastra elementi prefabbricati in calcestruzzo precompresso. 12. Esegue lavori di manutenzione e riparazione. Collocazione organizzativa Presso imprese edili di costruzione. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 179 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 180 FIGURA PROFESSIONALE Operatore edile: stuccatore intonacatore decoratore7.3 Denominazioni equivalenti Intonacatore, stuccatore, decoratore edile (Excelsior) Gessista (Obn) Stuccatore intonacatore (Obn) Decoratore (Obn) Note Compiti specifici Lo stuccatore intonacatore decoratore (m/f) è l’operaio specializzato capace di eseguire in modo autonomo e responsabile l’applicazione di intonaci sulle super- fici interne ed esterne di edifici e di modanature e altri elementi decorativi oltre il fissaggio di materiali di rivestimento secco. Con l’ausilio di una documentazione tecnica ed utilizzando in modo razionale gli attrezzi nel rispetto dei regolamenti d’igiene e di sicurezza vigenti, svolge i seguenti compiti: 1. Organizza il suo posto di lavoro. 2. Prepara le superfici e i fondi oltre gli strati intermedi e di finitura. 3. Prepara e mescola gesso e rinzaffo di vari tipi. 4. Applica intonaci su muri interni e sui soffitti (lavori interni). 5. Applica strati di cemento e altri strani di finitura (lavori esterni). 6. Prepara lastre e materiali di rivestimento per il rifinimento di interni a secco. 7. Realizza stampi per la produzione di elementi in stucco. 8. Cola e fissa intonaci fibrosi. 9. Pone in opera modanature decorative continue. 10. Esegue lavori di riparazione e restauro. Collocazione organizzativa Presso imprese che operano nella costruzione e nel restauro edilizio. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 180 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 181 FIGURA PROFESSIONALE Operatore edile: piastrellista mosaicista7.4 Denominazioni equivalenti Pavimentatore (Excelsior) Posatore piastrellista (Obn) Note La denominazione polivalente può comprendere anche la figura di parquettista (Obn) Compiti specifici Il piastrellista mosaicista (m/f) è un operaio specializzato capace di effettuare in modo autonomo e responsabile lavori di rivestimento di superfici orizzontali o verticali con mattonelle di diverso tipo, lastre di pietra naturale o prodotti artifi- ciali, in ceramica e non. Con l’ausilio di una documentazione tecnica ed utilizzando in modo razionale gli attrezzi nel rispetto dei regolamenti d’igiene e di sicurezza vigenti, svolge i seguenti compiti: 1. Concorre all’organizzazione del suo posto di lavoro. 2. Ispeziona le superfici da rivestire e prepara gli intonaci di fondo su cui appli- care mattonelle, lastre e mosaici. 3. Prende le misure e prepara il piano di posa. 4. Prepara le mattonelle o le lastre per la posa effettuando le necessarie opera- zioni di calibratura, taglio, assortimento delle sfumature e delle combina- zioni geometriche o decorative. 5. Pone in opera le mattonelle, le lastre o il mosaico con malta grassa o magra e colla. 6. Riempie i giunti (rigidi ed elastici) e pulisce le mattonelle. 7. Effettua lavori particolari come rivestimento di vasche da bagno e altri appa- recchi sanitari, facciate, laboratori, piscine, scale, tramezzi. Collocazione organizzativa Presso imprese che operano nell’ambito della pavimentazione e del rivestimento di superfici con materiale edile. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 181 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 182 COMUNITÀ PROFESSIONALE ELETTRICA ED ELETRONICA8 Presentazione Nella comunità professionale elettrica ed elettronica la denominazione iniziale del percorso di qualificazione è “operatore elettrico ed elettronico”. Questa figura professionale, indipendentemente dalla qualifica specifica di uscita, avrà una for- mazione polivalente di base che assicura uniformità di linguaggio e conoscenze basilari relative alla comunità professionale. Essa corrisponde alle esigenze delle singole persone e alle dinamiche del sistema economico e produttivo e rende pos- sibile continuare la formazione professionale fino al conseguimento di un diploma superiore o frequentando attività di formazione professionale continua, nella logica di apprendere per l’intero arco della vita. Si prevedono in uscita quattro indirizzi: • Installatore manutentore di impianti civili e industriali • Montatore manutentore di impianti di automazione industriale • Montatore manutentore di sistemi elettronici • Installatore manutentore di personal computer e reti. Tali figure possono coprire tutte le professionalità relative alle attività proprie della comunità professionale e sono attuate in modo da facilitare lo sviluppo di im- prenditorialità e la creazione di iniziative aziendali e cooperative. Sono inoltre ri- conosciute dalle leggi regionali e dalle parti sociali, in rapporto alla situazione eco- nomico-produttiva, alle prospettive occupazionali e alle tendenze dei mercati del lavoro locale. L’Installatore manutentore di impianti civili e industriali acquisirà competenze relative alla realizzazione di impianti elettrici civili e industriali; il Montatore ma- nutentore di impianti di automazione industriale, invece, orienterà la sua profes- sionalità negli impianti di automazione industriale; il Montatore manutentore di sistemi elettronici agirà su componenti elettronici; l’Installatore manutentore di personal computer e reti opererà nel campo delle connessioni informatiche. La qualifica triennale potrà svilupparsi nel diploma professionale di Tecnico elet- trico o Elettrotecnico, Tecnico elettronico e Tecnico delle telecomunicazioni con compiti di coordinamento e controllo nella conduzione del progetto, rispettando le norme per la realizzazione di impianti a regola d’arte. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 182 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 183 Compiti L’operatore elettrico ed elettronico è una figura polivalente in grado di effet- tuare assemblaggi, installazioni e riparazioni di apparecchiature e sistemi elettrici ed elettronici di media complessità. L’operatore elettrico ed elettronico svolge i seguenti compiti: • Lettura e interpretazione di schemi elettrici / elettronici. • Esecuzione di impianti e di circuiti elettrici / elettronici nel rispetto della nor- mativa e della legislazione vigente. • Verifica di impianti e apparecchiature con l’ausilio di strumentazione adeguata. • Organizzazione e gestione del piano di lavoro • Esecuzione delle lavorazioni meccaniche richieste dalla figura professionale • Collaudo dei circuiti con il supporto dei responsabili • Ricerca e recupero di eventuali anomalie • Manutenzione ordinaria degli impianti e apparecchi elettrici ed elettronici • Registrazione dei dati tecnici relativi al processo lavorativo e ai risultati • Utilizzo dei materiali e della componentistica elettrica ed elettronica al fine di effettuare scelte corrette in fase di dimensionamento e di installazione • Applicazione dei concetti fondamentali dell’elettrotecnica e delle metodologie d’impiego degli strumenti per la verifica e il collaudo dei circuiti elettrici ed elettronici • Rispetto delle norme di prevenzione infortuni e sicurezza nel lavoro (Dlg 626/94) • Inserimento consapevole e responsabile nell’ambiente di lavoro in riferimento agli aspetti economici, organizzativi, sindacali, contrattuali, ecc. • Uso dei mezzi informatici per la scelta della componentistica e per l’esecu- zione dei disegni, utilizzando pacchetti applicativi. Figure professionali Le figure professionali previste sono: 1) Installatore manutentore di impianti civili e industriali È una figura professionale con un medio grado di polifunzionalità: effettua l’installazione e manutenzione di impianti elettrici civili e industriali di illumina- zione, di segnalazione, di distribuzione dell’energia elettrica e dei segnali, di co- municazione via cavo e di quadri di distribuzione e di automazione e di generatori industriali (rispetto alle figure mirate previste per i percorsi sperimentali iniziati nell’a.f. 2002-2003 confluiscono in questa figura i profili: Operatore impianti elet- trici civili, Operatore impianti elettrici industriali). 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 183 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 184 2) Montatore manutentore di impianti di automazione industriale È una figura con un medio grado di polifunzionalità: effettua l’installazione, il collaudo, la manutenzione di impianti per l’automazione industriale con le varie ti- pologie di comando e controllo dei motori, con competenze nella cablatura dei quadri elettrici industriali e con l’utilizzo dei PLC (confluisco in questa figura i profili: Manutentore impianti elettromeccanici, Manutentore elettronico per appa- recchiature a controllo numerico). 3) Montatore manutentore di sistemi elettronici È una figura professionale con un grado medio di polifunzionalità e di auto- nomia in grado di montare circuiti e sistemi analogici e digitali ed eseguire sem- plici apparati regolatori e servomeccanismi usando la componentistica elettronica presente sul mercato, conoscendone le caratteristiche dai dati tecnici associati. 4) Installatore manutentore di personal computer e reti È una figura professionale in grado di effettuare assemblaggio, manutenzione di personal computer e del relativo software. Avendo a disposizione le specifiche di una rete di computer, è capace di realizzarla, renderla operativa ed effettuare su di essa eventuali interventi di manutenzione hardware e software, sotto la supervi- sione di un responsabile. Continuità • Tecnico elettrico. • Tecnico elettronico. • Tecnico delle telecomunicazioni. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 184 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 185 FIGURA PROFESSIONALE Operatore elettrico ed elettronico: installatore e manutentore di impianti civili e industriali 8.1 Denominazioni equivalenti Impiantista civile e industriale; installatore e manutentore di apparati elettromecca- nici; elettricista impiantista industriale e abitazioni civili; installatore e manutentore di sistemi elettrici ed elettro-meccanici civili Elettricista impiantista (Obn) Note Compiti specifici L’installatore e manutentore di impianti civili e industriali (m/f) è una figura profes- sionale in grado di effettuare una varietà di compiti: 1. Lettura e interpretazione di disegni elettrici, topografici, funzionali. 2. Dimensionamento dei cavi, scelta e verifica della funzionalità dei dispositivi di comando, di protezione e dei componenti elettrici. 3. Uso corretto della terminologia tecnica. 4. Collaborazione nella verifica degli impianti elettrici, nella regolazione degli apparecchi e nella fase di collaudo. 5. Esecuzione dell’installazione degli impianti elettrici, delle verifiche, della ricerca di eventuali anomalie e loro riparazione, e della manutenzione dei seguenti im- pianti elettrici: appartamento, servizi generali, impianti elettrici industriali, siste- mi di sicurezza, di comunicazione, di risparmio di energia e di movimentazione. 6. Analisi della documentazione tecnica, di capitolati e delle specifiche del com- mittente. 7. Misura dei parametri elettrici caratteristici, della resistenza di terra, di isolamen- to, ecc. degli impianti elettrici. 8. Cablaggio e messa in opera dei quadri elettrici per uso civile e industriale. 9. Utilizzo di software per effettuare preventivi, bolle di consegna, fatture. 10. Conoscenza della struttura, del funzionamento e degli elementi di collegamento delle macchine elettriche rotanti e statiche. 11. Conoscenza dei componenti elettronici, realizzazione dei circuiti fondamentali e uso degli strumenti di misura. 12. Uso del PLC e programmazione di semplici automatismi di comando e di mo- vimentazione. Collocazione organizzativa Trova impiego come lavoratore dipendente all’interno di piccole-medie imprese o presso artigiani che operano: – nel settore dell’impiantistica elettrica nelle abitazioni, nelle attività commerciali, negli ambienti industriali, ecc.; – nel settore dell’installazione/manutenzione di impianti per la gestione ed il con- trollo degli accessi: apricancelli, automatismi in genere; – nel settore della gestione intelligente della sicurezza degli edifici (antintrusione, risparmio energetico, rilevazione incendi); – nel settore della ricezione e distribuzione commerciale degli articoli elettrici. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 185 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 186 FIGURA PROFESSIONALE Operatore elettrico ed elettronico: installatore e manutentore di impianti di automazione industriale 8.2 Denominazioni equivalenti Impiantista civile e industriale; installatore e riparatore di apparati elettromeccanici; opera- tore elettronico industriale; montatore e manutentore di sistemi di comando e controllo; manutentore e programmatore di impianti con PLC; montatore e manutentore di sistemi di automazione industriale. Manutentore elettro-elettronico e di sistemi di automazione; manutentore impianti e utenze elettro-elettroniche (Obn) Note Compiti specifici L’installatore manutentore di impianti di automazione industriale (m/f) è una figura profes- sionale in grado di effettuare in modo autonomo una varietà di compiti: 1. Lettura e interpretazione di schemi elettrici funzionali, schemi di circuiti elettronici, sche- mi a blocchi, disegni tecnici e disegni utilizzati negli impianti di pneumatica. 2. Installazione, collaudo, ricerca di eventuali anomalie e riparazione di impianti di quadri elettrici e di apparecchiature per il comando, il controllo e l’attuazione di sistemi per la movimentazione comportanti l’impiego di attuatori oleopneumatici, di motori asincroni e motori a corrente continua con autoregolazione continua. 3. Installazione dei controllori di processo, come PLC, e programmazione di automatismi. 4. Movimentazione di attuatori elettrici e pneumatici, e installazione di inverter e regolatori di velocità per motori in DC. 5. Esecuzione delle verifiche, controlli e misure riguardanti gli attuatori, i rivelatori di gran- dezza, i quadri di comando e controllo, e le interfacce di vari sistemi. 6. Lettura e comprensione delle norme di installazione e d’uso degli attuatori elettrici ed elettronici, dei rivelatori e dei componenti, al fine di sostituirli con altri caratterizzati da analoghe prestazioni. 7. Conoscenza dei sistemi di comando, controllo per l’attuazione di macchine operatrici e dei loro cicli operativi e tecnologici. 8. Conoscenza dei concetti fondamentali dell’elettrotecnica per avere strumenti di interpre- tazione del funzionamento delle macchine elettriche e la protezione degli impianti. 9. Uso dei mezzi informatici per l’esecuzione dei disegni tecnici. 10. Manutenzione ordinaria delle apparecchiature, degli attuatori, dei rivelatori e degli im- pianti elettrici completi. 11. Consultazione di manuali tecnici per il corretto impiego della componentistica. Collocazione organizzativa Trova impiego come lavoratore dipendente all’interno di piccole-medie imprese o presso arti- giani che operano: – nel settore dell’impiantistica elettrica nelle abitazioni, nelle attività commerciali, negli ambienti industriali, ecc.; – nel settore della quadristica per impianti industriali; – nel settore dell’equipaggiamento elettrico a bordo macchina delle macchine operatrici; – nel settore della programmazione del PLC per semplici automatismi; – nel settore della distribuzione commerciale degli articoli elettrici. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 186 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 187 FIGURA PROFESSIONALE Operatore elettrico ed elettronico: montatore e manutentore di sistemi elettronici 8.3 Denominazioni equivalenti Operatore elettronico ad indirizzo industriale; manutentore elettronico di comando e controllo; operatore elettrico-elettronico; montatore e manutentore apparati elettrici ed elettronici; operatore su sistemi elettronici di comando e controllo. Note Compiti specifici Il montatore e manutentore di sistemi elettronici (m/f) è una figura professionale in grado di effettuare in modo autonomo una varietà di compiti: 1. Lettura e interpretazione di schemi elettrici ed elettronici e a blocchi. 2. Dimensionamento dei sotto sistemi elettronici e produzione della documenta- zione relativa. 3. Conoscenza dell’offerta del mercato della componentistica elettronica, lettura e uso dei dati tecnici associati ai componenti stessi. 4. Montaggio di circuiti e sistemi analogici e digitali ed esecuzione di semplici ap- parati regolatori e servomeccanismi. 5. Montaggio di sistemi e apparecchiature elettroniche di comando, controllo e at- tuazione di macchine operatrici nell’ambito dei cicli di produzione e controllo. 6. Padronanza nell’uso della strumentazione nelle tecniche di misura adottate. 7. Capacità di pianificare il lavoro, di scegliere le attrezzature e i materiali e di usarle correttamente. 8. Uso dell’informatica nel calcolo, nella simulazione e nella rappresentazione gra- fica e nei problemi dell’automazione. 9. Collaborazione nella fase di messa a punto dei montaggi eseguiti, anche parteci- pando in fase di collaudo. 10. Capacità di comprendere correttamente i principi fondamentali dell’elettronica integrata, degli attuatori e dei dispositivi elettronici di potenza. 11. Analisi e individuazione di guasti nei circuiti e nei sistemi elettronici e ripara- zione di schede elettroniche. 12. Interventi di manutenzione preventiva sui circuiti e sulle apparecchiature elettro- niche. Collocazione organizzativa Trova impiego come lavoratore dipendente all’interno di piccole-medie imprese o presso artigiani che operano: • nel settore dell’impiantistica elettrica, nelle attività commerciali, negli ambienti industriali; • nel settore della quadristica per impianti industriali; • nel settore dell’equipaggiamento elettrico ed elettronico delle macchine opera- trici; • nel settore della distribuzione commerciale degli articoli elettronici. L’operatore elettronico trova impiego anche come lavoratore autonomo dopo aver acquisito esperienza come lavoratore dipendente secondo la legge 46/90. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 187 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 188 FIGURA PROFESSIONALE Operatore elettrico ed elettronico: installatore e manutentore di personal computer e reti 8.4 Denominazioni equivalenti Installatore e manutentore di reti locali e Internet Note Compiti specifici L’installatore manutentore di personal computer e reti (m/f), è in grado di effettuare as- semblaggio, manutenzione di personal computer e del relativo software. Avendo a dispo- sizione le specifiche di una rete di computer, è capace di realizzarla, renderla operativa ed effettuare su di essa eventuali interventi di manutenzione hardware e software, sotto la supervisione di un responsabile. I suoi compiti sono: 1. Assemblaggio e configurazione di un PC. 2. Installazione di S.O. e di applicativi. 3. Manutenzione hardware e software di un PC. 4. Cablaggio strutturato di una rete locale. 5. Configurazione e installazione del software per la gestione della rete lato server e client. 6. Interventi di manutenzione sulla rete. 7. Installazione e configurazione di apparati di trasmissione dati (modem). 8. Installazione e configurazione di apparati di connessione: hub, switch, router, bridge. 9. Applicazione delle norme di installazione, delle norme antinfortunistiche e di buone prassi. 10. Gestione della condivisione delle risorse della rete. 11. Utilizzo delle risorse. 12. Amministrazione degli utenti e gestione dei permessi di accesso. 13. Utilizzo della terminologia tecnica specifica del settore. 14. Individuazione dei guasti e dei conflitti nella rete. 15. Utilizzo della strumentazione idonea alla diagnosi dei malfunzionamenti. 16. Utilizzo dei protocolli di comunicazione, mezzi di trasmissione, modelli e standard. 17. Utilizzo dei protocolli di connessione e gli indirizzi Internet. 18. Gestione dei servizi e i protocolli di posta elettronica e di trasferimento file (FTP). 19. Intervento in gruppi di lavoro e di discussione via Internet (newsgroup, chat, talk, ecc.). 20. Configurazione ed utilizzo dei browser. 21. Ricerca di informazioni in rete tramite i motori di ricerca. 22. Applicazione delle procedure per la protezione dai virus e la gestione della sicurezza tramite firewall e proxy. Collocazione organizzativa Trova impiego come lavoratore dipendente all’interno di piccole-medie imprese del com- parto, con compiti di assistenza tecnica al cliente, assemblaggio, installazione e manuten- zione di reti e pc sotto la supervisione di un responsabile. È possibile uno sviluppo professionale verticale nei ruoli di analista, progettista e re- sponsabile di installazione e manutenzione hardware e software, anche a livello di lavoro autonomo. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 188 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 189 Presentazione L’estetista è una figura professionale che conosce la fisiologia, la morfologia e l’anatomia del corpo umano e possiede nozioni di cosmetologia, chimica, biologia ed elettrotecnica. È in grado di eseguire prestazioni e trattamenti sulla superficie del corpo umano al fine esclusivo prevalente di mantenerlo in perfette condizioni, di migliorarne e correggerne l’aspetto estetico attraverso l’eliminazione o l’atte- nuazione degli inestetismi presenti. Svolge la sua attività mediante tecniche manuali e con l’utilizzo di apparecchi elettromeccanici per uso estetico, previsti dalla succitata legge, e l’applicazione di prodotti cosmetici definiti dalla L. 11 ottobre 1986, n. 713. Trova impiego presso laboratori di estetica, studi medici specializzati o attività propria. In quest’ultimo caso, oltre al superamento dell’esame teorico/pratico pre- visto dall’art. 3 della legge di settore, ha conoscenze approfondite relative alla ge- stione dell’attività sia dal punto di vista contabile che amministrativo. La qualifica triennale potrà svilupparsi nel diploma professionale di tecnico della cura estetica. Sono previsti in uscita 2 profili: • Acconciatore. • Estetista. Compiti L’operatore per le cure estetiche rappresenta una figura professionale poliva- lente in grado di eseguire, utilizzando tecniche varie, una serie di operazioni per la cura estetica del corpo, del viso, dei capelli tenendo conto della conoscenza delle attrezzature, delle tecniche e del rapporto con il cliente. È un professionista capace di svolgere i seguenti compiti: • Manicure. • Pedicure. • Epilazione e depilazione. • Massaggi. • Applicazione di prodotti per l’eliminazione di inestetismi e le cure estetiche al viso e al corpo. COMUNITÀ PROFESSIONALE ESTETICA9 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 189 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 190 Figure professionali Le figure professionali previste sono: 1) Acconciatore L’acconciatore è un professionista che, utilizzando conoscenze e competenze tecniche, stilistiche, psicologiche e sociali in modo originale ed innovativo, interpre- ta il proprio ruolo proponendo alla clientela prestazioni conformi e funzionali alle caratteristiche dell’aspetto, secondo i canoni delle mode. Esegue permanenti su capelli corti e lunghi con i diversi sistemi in uso. Applica tinture in varie gamme di colori e decolora, se necessario, con miscela da lui stesso preparata, per sopperire alle necessità derivanti da specifiche qualità fisiche dei capelli. Esegue mèches, pettinature fantasia, ondulazioni a ferro ed a phon. Conosce ed applica le tecniche di taglio sia della barba che dei capelli in qualunque foggia compreso il taglio scol- pito a rasoio. Prepara ed applica toupè e parrucche, previo adattamento del cuoio capelluto, e possiede cognizioni di acconciature storiche. Presta la sua opera in qualità di dipendente presso le imprese di acconciatura o in forma autonoma. 2) Estetista Questa figura professionale individua ed analizza gli inestetismi proponendo varie soluzioni (diagnosi morfologica). Comunica con chiarezza sia con il datore di lavoro (dal quale riceverà le indicazioni per l’esecuzione dei lavori) sia con i colleghi, per ottimizzare il la- voro d’équipe. Effettua una diagnosi preventiva, una corretta anamnesi del soggetto indivi- duando e analizzando gli inestetismi, gli aspetti patologici e proponendo alla cliente, se necessario, visite da medici specialisti. Effettua la detersione della pelle procedendo successivamente ad una corretta analisi della stessa utilizzando indicatori tattili e visivi. Sceglie i prodotti idonei rapportandoli al tipo di pelle ed esegue la pulizia del viso in tutte le sue fasi eseguendo le operazioni previste. Esegue il trattamento rispettando i tempi e le sequenze operative. Predispone materiali, strumenti e macchinari per l’esecuzione dei trattamenti sulla base delle conoscenze delle loro caratteristiche. Coglie e rispetta le caratteristiche psico-fisiche e le esigenze della cliente, sod- disfacendone le aspettative. Gestisce il carico e lo scarico dei prodotti di magazzino; gestisce le entrate e le uscite economiche. Continuità Tecnico della cura estetica. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 190 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 191 FIGURA PROFESSIONALE Operatore per le cure estetiche: acconciatore9.1 Denominazioni equivalenti Parrucchiere (Excelsior) Note Compiti specifici L’acconciatore (m/f) è un professionista che, interpretando il suo ruolo attra- verso l’utilizzo di conoscenze e competenze tecniche, stilistiche, psicologiche e sociali in modo originale ed innovativo, è in grado di proporre alla clientela pre- stazioni conformi e funzionali alle caratteristiche dell’aspetto, secondo i canoni delle mode e del costume e le esigenze igieniche. Inoltre, tenendo presente le esigenze del cliente, utilizzando tecniche varie, esegue: il lavaggio dei capelli, la messa in piega, la permanente e la stiratura, la colorazione o decolorazione, il taglio. Esegue inoltre la rasatura e la regolazione della barba e dei baffi. Svolge i seguenti compiti: 1. Utilizzo di conoscenze e competenze tecniche, stilistiche, psicologiche e so- ciali in modo originale ed innovativo. 2. Realizzazione di prestazioni conformi e funzionali alle caratteristiche dell’a- spetto, secondo i canoni delle mode e del costume e alle esigenze igieniche. 3. Realizzazione di permanenti su capelli corti e lunghi con i diversi sistemi in uso. 4. Realizzazione di tinture nelle varie gamme di colori e decolorazioni, se necessario, con miscela da lui stesso preparata, per sopperire alle necessità derivanti da specifiche qualità fisiche dei capelli. Mèches, pettinature fan- tasia, ondulazioni a ferro ed a phon. 5. Utilizzo di tecniche di taglio sia della barba che dei capelli in qualunque foggia, compreso il taglio scolpito a rasoio. 6. Lavaggio della testa ed applicazione del trattamento igienizzante del cuoio capelluto e, se necessario, il massaggio drenante della cute. 7. Preparazione ed applicazione del toupé e di parrucche, previo adattamento del cuoio capelluto. Collocazione organizzativa: presta la propria opera in qualità di dipendente presso le imprese di acconciatura o in forma autonoma in aziende, negozi, saloni di estetica specializzati del settore. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 191 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 192 FIGURA PROFESSIONALE Operatore per le cure estetiche: estetista9.2 Denominazioni equivalenti: Estetista, fanghista, massaggiatore (Excelsior) Note: Sono escluse dall’attività di estetista le prestazioni dirette in linea speci- fica ed esclusiva a finalità di carattere terapeutico. Compiti specifici L’attività di estetista (m/f) comprende tutte le prestazioni ed i trattamenti ese- guiti sulla superficie del corpo umano il cui scopo, esclusivo o prevalente, sia quello di mantenerlo in perfette condizioni, di migliorarne e proteggerne l’a- spetto estetico, modificandolo attraverso l’eliminazione o l’attenuazione degli inestetismi presenti. Svolge i seguenti compiti: 1. Gestione della strumentazione di supporto ai trattamenti estetici speciali. 2. Esecuzione di massaggi corporei. 3. Esecuzione di tecniche di trucco del viso. 4. Gestione amministrativa, fiscale e tributaria di base ed applicazione di tec- niche di conduzione d’impresa. 5. Gestione del rapporto privato con la clientela. 6. Gestione dei rapporti interpersonali a monte ed a valle e con i livelli di responsabilità. 7. Previsione dell’evoluzione del proprio ruolo professionale. Collocazione organizzativa Trova impiego presso laboratori di estetica, studi medici specializzati o impresa propria. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 192 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 193 Presentazione Nella comunità professionale grafica e multimediale la denominazione iniziale del percorso di qualificazione è “operatore grafico”. Questa figura professionale, indipendentemente dalla qualifica specifica di uscita, avrà una formazione poliva- lente di base che assicura uniformità di linguaggio, sensibilità grafico-estetica e conoscenza dei cicli produttivi e delle tipologie dei prodotti. Il percorso prevede un primo anno di formazione polivalente e un biennio di qualificazione differenziato. Si prevedono in uscita cinque indirizzi: • addetto alla progettazione; • prestampatore; • addetto ai pre-media; • stampatore off-set; • legatore. Tutti i titoli sono conseguibili anche all’interno dello stesso corso. Tali figure possono coprire tutte le professionalità relative alle attività di preparazione, stampa e post-stampa. La qualifica triennale potrà svilupparsi nel diploma professionale di tecnico nelle arti grafiche con compiti di inserimento e controllo nell’intero ciclo produt- tivo di stampa, rispettando procedure di qualità. Compiti L’operatore grafico, indipendentemente dalla qualifica di uscita, rappresenta una figura professionale con una formazione polivalente di base che assicura uni- formità di linguaggio, sensibilità grafico-estetica e conoscenza dei cicli produttivi e delle tipologie dei prodotti. L’operatore grafico, al termine del primo anno, è in grado di affrontare una va- rietà di compiti: • scelta della qualifica all’interno del comparto grafico e multimediale; • elencazione della tipologia di prodotti del comparto grafico (e per analogia del comparto multimediale); COMUNITÀ PROFESSIONALE GRAFICA E MULTIMEDIALE10 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 193 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 194 • affiancamento nella produzione di prodotti stampati; • analisi grafico-estetiche di base; • realizzazione dell’allestimento di uno stampato. Figure professionali Le figure professionali previste sono: 1) Operatore grafico addetto alla progettazione È in grado di elaborare e formalizzare spunti creativi ricavati da un progettista senior, di contestualizzarli in un ambito descritto e di realizzare i relativi file per l’ottenimento del prototipo digitale. 2) Operatore grafico prestampatore È in grado di effettuare tutte le operazioni dell’area della prestampa. 3) Operatore grafico addetto ai pre-media È in grado di effettuare le operazioni di base inerenti all’area delle realizza- zioni per Internet e multimediali. 4) Operatore grafico stampatore off-set È funzionale alle mansioni di aiuto macchinista. 5) Operatore grafico legatore Svolge mansioni di legatoria sia manuali che automatiche. Continuità Tecnico nelle arti grafiche. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 194 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 195 FIGURA PROFESSIONALE Operatore grafico addetto alla progettazione10.1 Denominazioni equivalenti Operatore grafico fotocompositore; addetto alla prestampa digitale; addetto al settore grafico prestampa/preformatura e formatura; operatore di prestampa digitale; operatore settore grafico prestampa; addetto alla prestampa elettronica/stampatore off-set; operatore di prestampa/stam- patore off-set/operatore cartotecnico e legatore. Note Nell’area della prestampa sono sempre esistiti due distinti indirizzi: uno prevalentemente tecni- co ed uno orientato ad effettuare le scelte grafico/estetiche. Del primo facevano parte, per esem- pio, le qualifiche di fotoriproduttore e formatore, del secondo la qualifica di fotocompositore. Anche in questa nuova impostazione si ritiene necessario mantenere questa distinzione. La fi- gura professionale di operatore grafico di prestampa (di cui alla scheda successiva) è orientata prevalentemente all’acquisizione delle competenze tecniche, mentre questa di operatore addet- to alla progettazione è rivolta soprattutto all’acquisizione delle competenze relative alla capa- cità di elaborare e ottimizzare l’efficacia del messaggio stampato. Compiti specifici L’operatore grafico addetto alla progettazione (m/f) è in grado di svolgere i seguenti compiti: 1. Relazionarsi con l’intero ciclo produttivo grafico, interagendo con le altre figure profes- sionali del processo stesso. 2. Gestire le risorse grafico-estetiche proprie della composizione e impaginazione. 3. Usare in modo appropriato il segno grafico ed alfabetico, contestualizzandolo al contenu- to e al lettore. 4. Scegliere, elaborare ed armonizzare gli elementi iconografici, rendendoli coerenti con il linguaggio espressivo dello stampato. 5. Elaborare semplici marchi, logotipi, disegni al tratto, ecc.. 6. Eseguire ricerche ed applicazioni di microtipografia. 7. Progettare in autonomia assistita stampati coordinati di tipo commerciale. 8. Progettare in autonomia assistita stampati editoriali e paraeditoriali, a fronte di un’imposta- zione di riferimento ricevuta. 9. Effettuare la revisione e la correzione ortotipografica dell’originale. 10. Usare correttamente e con sicurezza gli applicativi di disegno vettoriale, di impaginazione e di elaborazione delle immagini. 11. Utilizzare le usuali periferiche di input-output, conoscendo il funzionamento e le caratte- ristiche di una rete. 12. Elaborare i relativi file per l’ottenimento del prototipo digitale. Collocazione organizzativa L’operatore grafico addetto alla progettazione può trovare la sua collocazione: • all’interno di aziende di piccole-medie dimensioni nel settore dell’industria grafica edito- riale; • all’interno di studi grafici e di agenzie di pubblicità, nonché in tutte quelle situazioni nelle quali, assieme alle abilità tipiche della prestampa, sia necessaria (o prevalente) la sensibi- lità grafico-estetica; • presso service di prestampa; • presso centri stampa di enti pubblici e privati. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 195 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 196 FIGURA PROFESSIONALE Operatore grafico prestampatore10.2 Denominazioni equivalenti Addetto alla prestampa digitale; addetto al settore grafico prestampa/preforma- tura e formatura; operatore di prestampa digitale; operatore settore grafico pre- stampa; addetto alla prestampa elettronica/stampatore off-set; operatore di pre- stampa/stampatore off-set/operatore cartotecnico e legatore. Note La denominazione adottata coincide parzialmente con le classificazioni consi- derate: • Regione Lombardia. • Regione Piemonte. Compiti specifici L’operatore grafico prestampatore (m/f) è in grado di effettuare tutte le opera- zioni dell’area della prestampa: dalla composizione dei testi, alla digitalizza- zione di immagini, all’impaginazione e all’ottenimento dei montaggi e delle la- stre relativamente a prodotti grafici a due colori. Si evidenziano i compiti specifici: 1. Relaziona il flusso di lavorazione del processo grafico interagendo sia con il grafico creativo sia con lo stampatore. 2. Effettua lavorazioni di media complessità grafica sia nella fase di progetta- zione che di composizione. 3. Interpreta la documentazione, i bozzetti, i menabò, … che accompagna il progetto grafico realizzato dal creativo. 4. Predispone i materiali e le attrezzature informatiche da utilizzare. 5. Utilizza correttamente ed esegue la corretta manutenzione delle varie attrez- zature informatiche a disposizione nel settore (computer, scanner, stampanti, macchine fotografiche digitali…). Collocazione organizzativa L’operatore grafico prestampatore può trovare la sua collocazione: • all’interno di aziende di piccole-medie dimensione nel settore dell’industria grafica editoriale; • presso service di prestampa; • presso centri stampa di enti pubblici e privati. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 196 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 197 FIGURA PROFESSIONALE Operatore grafico addetto ai pre-media10.3 Denominazioni equivalenti Addetto al settore grafico pre-media; operatore grafico editor multimediale. Note Compiti specifici L’operatore grafico addetto ai pre-media (m/f) è in grado di effettuare le opera- zioni di base inerenti all’area delle realizzazioni per Internet e multimediali: dalla progettazione di semplici siti web, alla realizzazione di pagine web con brevi animazioni e di prodotti multimediali non complessi composti da anima- zioni, immagini e contributi audio e video. Si evidenziano i compiti specifici: 1. Progetta e realizza prodotti multimediali di media complessità (CD-Rom). 2. Costruisce siti web di media complessità. 3. Produce immagini bi-tridimensionali, statiche e animate. 4. Impiega Internet come strumento di lavoro. 5. Produce/modifica videate/pagine grafiche di media complessità. Collocazione organizzativa L’operatore grafico addetto ai pre-media può trovare la sua collocazione: • nel settore grafico pubblicitario; • all’interno di aziende di piccole-medie dimensione nel settore dell’industria grafica editoriale; • presso service di prestampa; • presso centri stampa di enti pubblici e privati. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 197 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 198 FIGURA PROFESSIONALE Operatore grafico stampatore off-set10.4 Denominazioni equivalenti Stampatore off-set alla rotativa; operatore grafico: compositore-stampatore off-set; stampatore off-set; addetto alla prestampa elettronica/stampatore off-set; operatore settore grafico; conduttore di sistemi di stampa; addetto al settore grafico stampa; operatore settore grafico stampatore off-set. Note La denominazione adottata coincide, in misura prevalente, con i diversi sistemi di classificazione considerati, pur con qualche differenza nella definizione della qualifica che richiede un approfondimento per ciò riguarda l’articolazione delle competenze in uscita. In particolare Lombardia e Veneto presentano due qualifiche che accorpano in un unico percorso formativo più figure professionali. Ergonline; Obnf; Regioni Lombardia, Veneto e Piemonte. Compiti specifici La professionalità dell’operatore grafico stampatore off-set (m/f) è funzionale alle mansioni di aiuto macchinista. Il qualificato, su specifiche qualitative date, è in grado di eseguire tutte le operazioni relative al processo di stampa sia in sede di programma- zione (ciclo di lavoro, attrezzature, parametri), sia in fase di esecuzione e controllo del prodotto stampato. L’addetto ha autonomia operativa nella produzione di stampati commerciali e modulistica con macchine di piccolo formato. Si evidenziano i compiti specifici: 1. Effettua lavorazioni di media complessità grafica sia nella fase di preparazione della forma che la stampa. 2. Realizza il flusso di lavorazione del processo grafico interagendo sia con la fase di prestampa sia con la fase di allestimento. 3. Svolge mansioni esecutive delle diverse fasi del processo di stampa, osservando ed applicando la normativa sulla prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro con particolare riferimento al D.L. 626/94. 4. Analizza ed interpreta i dati forniti dal settore di prestampa e dal settore com- merciale. 5. Predispone i materiali e le attrezzature tecniche da utilizzare. 6. Utilizza le varie attrezzature tecniche a disposizione nel settore (macchine da stampa, espositori, sviluppatrici, tagliacarte…). Collocazione organizzativa L’operatore grafico stampatore off-set può trovare la sua collocazione: • all’interno di aziende di piccole-medie dimensione nel settore dell’industria gra- fica editoriale; • presso centri stampa di enti pubblici e privati. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 198 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 199 FIGURA PROFESSIONALE Operatore grafico legatore10.5 Denominazioni equivalenti Addetto al settore grafico allestimento e confezione. Note Compiti specifici L’operatore del settore grafico legatore (m/f) svolge mansioni limitate alla fun- zione di aiuto macchina. In particolare, è in grado di utilizzare attrezzature di legatoria sia manuali che automatiche. Si evidenziano i compiti specifici: 1. Conduce le operazioni di taglio e piegatura delle segnature. 2. Utilizza linee semiautomatiche di cucitura a punto metallico. 3. Gestisce la rilegatura a brossura su linee semiautomatiche. 4. Gestisce la rilegatura cartonata. 5. Realizza legature e cartonature con metodo manuale. Collocazione organizzativa L’operatore grafico legatore può trovare la sua collocazione: • all’interno di aziende di piccole-medie dimensione nel settore dell’industria grafica editoriale; • presso centri stampa di enti pubblici e privati. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 199 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 200 Presentazione In questa comunità professionale confluiscono le figure che operano in labora- tori di falegnameria di tipo industriale o artigianale e in aziende che si dedicano al montaggio e all’arredamento di ambienti con strutture in legno o similari. La qualifica polivalente è “operatore del legno e dell’arredamento” con cono- scenze, abilità e quindi competenze che potranno evolversi, a seguito di una con- grua esperienza lavorativa, in livelli superiori di pianificazione ed esecuzione ope- rativa. Avrà una particolare attenzione al rispetto della normativa vigente in campo di prevenzione degli infortuni e sicurezza del lavoro e tutela dell’ambiente e della salute. La professionalità si potrà esprimere nell’ambito più specifico della falegna- meria o della scultura in legno. Si prevedono in uscita due indirizzi: • Falegname. • Intagliatore e scultore in legno. Il diploma professionale conseguente è quello di tecnico della lavorazione del legno e tecnico dell’arredamento. Compiti L’operatore del legno e dell’arredamento è l’operaio con capacità polivalenti in grado di utilizzare in maniera competente il legno e materiali affini, per la costru- zione di manufatti e l’arredamento di ambienti. Rispettando la normativa vigente in campo di prevenzione degli infortuni sicu- rezza del lavoro e tutela dell’ambiente e della salute, nonché le regole della redditi- vità, l’operatore del legno e dell’arredamento, sulla base della documentazione tec- nica e/o di istruzioni generali, svolge prevalentemente, anche in collaborazione con altri, le seguenti attività: • impostazione del processo lavorativo; • scelta oculata dei materiali; • utilizzo delle attrezzature e degli strumenti di taglio, piallatura, assemblaggio e rifinitura dei manufatti; COMUNITÀ PROFESSIONALE LEGNO E ARREDAMENTO11 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 200 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 201 • realizzazione di semplici manufatti lignei; • esecuzione di lavori di manutenzione e collaborazione al restauro; • applicazione di rivestimenti su soffitto e su pareti; • levigatura, trattamento e rivestimento di superfici; • esecuzione di operazioni di verniciatura; • stesura di un preventivo in relazione ai costi, ai tempi di lavorazione ed ai ma- teriali impiegati; • stesura della scheda tecnica descrittiva delle lavorazioni effettuate. Figure professionali Le figure professionali previste sono: 1) Falegname Il falegname (m/f) è l’operaio specializzato in grado di fabbricare e riparare in maniera autonoma e competente, usando il legno, materiali a base di legno e affini, in particolare mobili, mobili da incasso ed elementi di complemento, nonché even- tualmente rifiniture interne e altri prodotti in legno. 2) Intagliatore e scultore in legno L’intagliatore/scultore in legno (m/f) è l’operaio specializzato in grado di ese- guire in maniera autonoma e competente lavori di intaglio a mano e a macchina, nonché di realizzare e riparare plastici, ornamenti, scritte, arredi interni mobili, giocattoli, epitaffi, ecc. Continuità • Tecnico della lavorazione del legno. • Tecnico dell’arredamento. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 201 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 202 FIGURA PROFESSIONALE Operatore del legno e dell’arredamento: falegname11.1 Denominazioni equivalenti Falegname, addetto agli impianti per la lavorazione del legno, assemblatore di pro- dotti in legno (Excelsior) Note Compiti specifici Il falegname (m/f) è l’operaio specializzato in grado di fabbricare e riparare in ma- niera autonoma e competente, usando il legno, materiali a base di legno e affini, in particolare mobili, mobili da incasso e elementi di complemento, nonché eventual- mente rifiniture interne ed altri prodotti in legno. Rispettando la normativa vigente in campo di prevenzione degli infortuni sicu- rezza del lavoro e tutela dell’ambiente e della salute, nonché le regole della reddi- tività, il falegname (m/f), sulla base della documentazione tecnica e/o di istruzioni generali, svolge prevalentemente, anche in collaborazione con altri, i seguenti compiti: 1. Allestimento del posto di lavoro e scelta dei materiali d’opera e ausiliari nonché delle macchine e degli strumenti. 2. Esecuzione o riporto di schizzi, disegni, sagome e modelli e determinazione delle sequenze lavorative. 3. Messa a punto e azionamento di macchine, impianti, dispositivi e utensili. 4. Fabbricazione di pezzi unici e piccole serie e assemblaggio dei singoli pezzi. 5. Montaggio di guarnizioni/serramenti e applicazione dei materiali ausiliari. 6. Applicazione e lavorazione di impiallacciature e collanti. 7. Esecuzione di controlli intermedi e finali durante il processo produttivo e veri- fica della qualità del prodotto. 8. Montaggio e incasso di pezzi e prodotti prefabbricati. 9. Applicazione di rivestimenti sul soffitto e sulle pareti. 10. Levigatura, trattamento e rivestimento di superfici. 11. Esecuzione di lavori di manutenzione e collaborazione al restauro. 12. Attuazione di misure atte a proteggere il legno inclusi gli interventi di costru- zione. 13. Manutenzione ordinaria di macchine, strumenti e attrezzature. 14. Registrazione dei dati tecnici e dei risultati del lavoro. Collocazione organizzativa Il falegname può trovare la sua collocazione presso imprese industriali e artigianali che lavorano il legno per la realizzazione di prelavorati, per la costruzione e il montaggio di mobili, per rivestimenti vari in legno. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 202 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 203 FIGURA PROFESSIONALE Operatore del legno e dell’arredamento: intagliatore e scultore in legno 11.2 Denominazioni equivalenti Intagliatore su legno (Excelsior) Note Compiti specifici L’intagliatore/scultore in legno (m/f) è l’operaio specializzato in grado di eseguire in maniera autonoma e competente lavori di intaglio a mano e a macchina, nonché di realizzare e riparare plastici, ornamenti, scritte, arredi interni mobili, giocattoli, epitaffi, ecc. Rispettando la normativa vigente in campo di prevenzione degli infortuni e tutela del lavoro e dell’ambiente, nonché le regole della redditività, l’intagliatore in legno (m/f), sulla base della documentazione tecnica e/o di istruzioni generali, svolge prevalentemente, anche in collaborazione con altri, i seguenti compiti: 1. Allestimento del posto di lavoro, immagazzinamento e scelta dei materiali d’o- pera e ausiliari nonché delle macchine e degli strumenti. 2. Esecuzione o riporto di schizzi, disegni, sagome e modelli nonché determina- zione delle sequenze lavorative. 3. Costruzione di modelli e prototipi di materiali diversi. 4. Esecuzione di disegni prospettici e, in particolare, riporto di misure, tracce, punti e proporzioni. 5. Esecuzione di trattamenti superficiali preliminari, come segagione, piallatura, raspatura e limatura. 6. Lavoro a mano libera, taglio e intaglio in base al disegno e al modello. 7. Esecuzione di lavori di intaglio, secondo tecniche diverse, a mano e a mac- china. 8. Tenendo conto dei diversi stili, progetto ed esecuzione di scritte, ornamenti, simboli e rilievi nonché adattamento o applicazione e assemblaggio degli stessi. 9. Esecuzione di trattamenti superficiali finali ad esempio mediante inceratura, verniciatura, oliatura. 10. Esecuzione di lavori di riparazione e collaborazione al restauro. 11. Verifica della qualità del prodotto. 12. Manutenzione ordinaria di macchine e strumenti. 13. Registrazione dei dati tecnici e dei risultati del lavori. Collocazione organizzativa L’intagliatore e scultore in legno può trovare la sua collocazione presso aziende artigiane che operano nell’ambito dell’intarsio e della scultura del legno. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 203 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 204 Presentazione Nella comunità professionale meccanica la denominazione iniziale del per- corso di qualificazione è “operatore meccanico”. Questa figura professionale, indi- pendentemente dalla qualifica specifica di uscita, avrà una formazione polivalente di base che assicura uniformità di linguaggio e conoscenza dei cicli produttivi ti- pici della comunità professionale. Si prevedono in uscita cinque indirizzi: • Costruttore alle macchine utensili. • Montatore-manutentore. • Saldocarpentiere. • Termoidraulico. • Manutentore sistemi meccanici ed elettronici dell’autoveicolo. Tali figure possono coprire tutte le professionalità relative alle attività proprie della comunità professionale. Il costruttore alle macchine utensili utilizza le principali macchine utensili per la costruzione di particolari meccanici mentre il montatore-manutentore interviene nello smontaggio e ripristino di gruppi meccanici. Le due figure si caratterizzano per alcuni compiti comuni relativi all’utilizzo delle attrezzature e alla conoscenza del disegno costruttivo. Il saldocarpentiere opera nell’ambito della saldatura e della lavorazione della lamiera, mentre il termoidraulico opera nell’installazione e manutenzione di si- stemi termoidraulici. Queste figure hanno caratteristiche proprie particolari per cui richiedono una formazione a compiti più specifici. Il manutentore di sistemi meccanici ed elettronici dell’autoveicolo si discosta un po’ dalle altre figure per la sua specifica professionalità rivolta alla manuten- zione meccanica e, in piccola parte, elettronica dell’autoveicolo. La qualifica triennale potrà svilupparsi nel diploma professionale di tecnico meccanico con compiti di inserimento e controllo nei reparti di produzione, rispet- tando procedure di qualità. COMUNITÀ PROFESSIONALE MECCANICA12 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 204 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 205 Compiti L’operatore meccanico rappresenta una figura professionale polivalente in grado di affrontare una varietà di compiti: • Interpretazione del disegno tecnico. • Redazione e interpretazione di cicli di lavoro/schede tecniche; • Lavorazioni al banco. • Costruzione e/o assemblaggio di parti meccaniche sulla base di disegni predi- sposti utilizzando macchine utensili tradizionali. • Applicazione di tecniche di misura e di controllo. • Manutenzione delle attrezzature. • Utilizzazione di pacchetti applicativi dedicati, di informatica. • Saldatura. • Controllo e recupero anomalie. Figure professionali Le figure professionali previste sono: 1) Costruttore alle macchine utensili Utilizza le principali macchine utensili per la costruzione di particolari mecca- nici. Trova impiego come lavoratore dipendente all’interno di piccole-medie im- prese che operano nel settore metalmeccanico e nel settore della distribuzione commerciale dei macchinari a CNC. 2) Montatore-manutentore Interviene nello smontaggio e ripristino di gruppi meccanici. Trova impiego come lavoratore dipendente all’interno di piccole-medie imprese che operano nel settore metalmeccanico e nel settore dell’automazione industriale. 3) Saldocarpentiere Opera nell’ambito della saldatura e della lavorazione della lamiera. La sua atti- vità prevede l’esecuzione di azioni prescritte da procedure standard anche se è ri- chiesto il controllo da parte dell’operatore di alcune fasi del lavoro ed in partico- lare della verifica di qualità del prodotto finito. Nel suo insieme la situazione di lavoro varia a seconda della dimensione azien- dale e delle tecnologie impiegate: alcune fasi di lavoro sono più legate alle opera- zioni di saldature specifiche manuali, altre più legate alla conduzione di macchine automatiche di saldocarpenteria. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 205 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 206 4) Termoidraulico Opera nell’installazione e manutenzione di sistemi termoidraulici. Trova im- piego come lavoratore dipendente all’interno di piccole-medie imprese che ope- rano nel settore dell’installazione e manutenzione di impianti termoidraulici e nel settore della distribuzione commerciale degli articoli termoidraulici, sanitari e rubi- netteria all’ingrosso e al minuto. 5) Manutentore di sistemi meccanici ed elettronici dell’autoveicolo Opera nella manutenzione meccanica e, in piccola parte, elettronica dell’auto- veicolo. Si colloca in officine concessionarie o artigianali in maniera subordinata alle dipendenze di datori di lavoro per mansioni semplici o affiancato a figure re- sponsabili per lavori altamente qualificati, oppure in una propria officina in ma- niera autonoma dopo il conseguimento della qualifica e dopo un periodo di espe- rienza nel settore, come previsto dalla normativa di legge, in ambito locale, nazio- nale ed europeo. Continuità Tecnico meccanico. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 206 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 207 FIGURA PROFESSIONALE Operatore meccanico: costruttore alle macchine utensili12.1 Denominazioni equivalenti Costruttore su macchine utensili; operatore su macchine utensili automatiche, semiautomatiche e a controllo numerico; costruttore conduttore macchine uten- sili; operatore di macchine utensili. Note La figura di conduttore sistemi automatizzati (Obn) coincide con la denomina- zione di base di operatore meccanico. Compiti specifici Il costruttore alle macchine utensili (m/f) svolge i seguenti compiti: 1. Esegue le lavorazioni al banco fondamentali. 2. Realizza particolari meccanici sulla base di disegni e cicli di lavoro predi- sposti, utilizzando macchine utensili tradizionali (trapano, tornio, fresatrice, rettificatrice, lapidello, ecc.). 3. Assembla e/o revisiona complessivi meccanici. 4. Utilizza macchine utensili semiautomatiche e/o a controllo numerico compu- terizzato. 5. Opera in sinergia con altre professionalità quali: disegnatori progettisti con sistemi CAD-CAM, collaudatori, manutentori, montatori. Collocazione organizzativa L’operatore alle macchine utensili trova impiego come lavoratore dipendente all’interno di piccole-medie imprese che operano: • nel settore metalmeccanico; • nel settore della distribuzione commerciale dei macchinari a CNC. Nello svolgimento del lavoro intrattiene rapporti con l’ufficio tecnico, con il capo reparto, con il magazzino. Opera generalmente all’interno di un gruppo di lavoro su linee di produzione o su singole postazioni. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 207 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 208 FIGURA PROFESSIONALE Operatore meccanico: montatore-manutentore12.2 Denominazioni equivalenti Lavorazioni al banco e macchine utensili; costruttore al banco con ausilio di macchine utensili; costruttore su banco; operatore al banco con ausilio di mac- chine utensili. Manutentore meccanico (Obn). Note Compiti specifici Il montatore-manutentore (m/f) svolge i seguenti compiti: 1. Esegue lavorazioni al banco e alle MU tradizionali (trapano, tornio, fresa- trice, rettrificatrice). 2. Legge il disegno meccanico e semplici schemi oleoelettropneumatici. 3. Individua le fasi operative per la realizzazione di pezzi. 4. Effettua lavorazioni di aggiustaggio-assemblaggio di semplici gruppi mec- canici. 5. Realizza semplici impianti di automazione in logica elettropneumatica sulla base di uno schema funzionale assegnato. 6. Opera in sinergia con altre professionalità quali: disegnatori progettisti di impianti oleoelettropneumatici, collaudatori, costruttori su MU. Collocazione organizzativa Il montatore-manutentore trova impiego come lavoratore dipendente all’interno di piccole-medie imprese che operano: • nel settore metalmeccanico; • nel settore dell’automazione industriale. Il montatore-manutentore intrattiene rapporti con l’ufficio tecnico, con il capo reparto, con il magazzino. Lavora in collaborazione con il costruttore alle mac- chine utensili nell’esecuzione e adattamento di particolari e unità produttive se- condo le specifiche richieste. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 208 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 209 FIGURA PROFESSIONALE Operatore meccanico: saldocarpentiere12.3 Denominazioni equivalenti Saldatori e tagliatori a fiamma, saldatori/carpentieri; operatore di saldocarpen- teria leggera; operatore di saldatura; costruttore di carpenteria e saldatura; salda- tore; costruttore di gruppi meccanici/operatore alle MU/saldocarpentiere. Carpentiere ferraiolo-saldatore (Obn). Note Compiti specifici L’operatore saldocarpentiere svolge i seguenti compiti: 1. Produce particolari alle macchine da taglio, tranciatura, scantonatura, piega- tura e profilatura di lamiere e profilati, sulla base di disegni tecnici, nel ri- spetto delle norme antinfortunistiche. 2. Esegue giunzioni mediante saldatura, rivettatura, chiodatura e bullonatura dei singoli elementi strutturali, sulla base di disegni complessivi. 3. Esegue lavorazioni di aggiustaggio e assemblaggio al banco. Collocazione organizzativa La figura professionale trova impiego all’interno di piccole, medie e grandi im- prese meccaniche nel settore produzione. Si tratta di un lavoratore dipendente che opera, generalmente, all’interno di un gruppo di lavoro; nell’esercizio dell’attività ordinaria è coordinato dal suo di- retto superiore e interagisce con altri operai specializzati. La sua attività prevede l’esecuzione di azioni prescritte da procedure standard anche se è richiesto il controllo, da parte dell’operatore, di alcune fasi del lavoro ed in particolare della verifica di qualità del prodotto finito. Nel suo insieme la situazione di lavoro varia a seconda della dimensione azien- dale e delle tecnologie impiegate: alcune fasi di lavoro sono più legate alle ope- razioni di saldature specifiche manuali, altre più legate alla conduzione di mac- chine automatiche di saldocarpenteria. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 209 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 210 FIGURA PROFESSIONALE Operatore meccanico: termoidraulico12.4 Denominazioni equivalenti Impiantista termoidraulico; montatore-manutentore di impianti termofluidici; idraulici termoidraulici (incluso condizionamento); montatore-manutentore im- pianti termici e igienico sanitari (termoidraulico); installatore e manutentore di impianti termoidraulici. Idraulico – termoidraulico; manutentore di impianti termoidraulici e di condizio- namento (Obn). Note La denominazione adottata risulta coincidente con i diversi sistemi di classifica- zione considerati, nonostante l’utilizzo di varie definizioni (meccanico, monta- tore, manutentore, impiantista), che possono far sorgere qualche dubbio sulle competenze finali attribuite alla figura. Compiti specifici L’operatore termoidraulico (m/f) svolge i seguenti compiti: 1. Esegue interventi di messa in opera, manutenzione ed adeguamento di im- pianti idraulici, termoidraulici compreso il condizionamento. 2. Effettua controlli per il corretto funzionamento degli stessi. 3. Opera in sinergia con altre professionalità quali progettisti, tecnici, fornitori, installatori elettrici, muratori. Collocazione organizzativa L’operatore termoidraulico trova impiego come lavoratore dipendente all’interno di piccole-medie imprese che operano: • nel settore dell’installazione/manutenzione di impianti termoidraulici; • nel settore della distribuzione commerciale degli articoli termoidraulici, sa- nitari e rubinetteria all’ingrosso e al minuto. Nello svolgimento del lavoro intrattiene rapporti con l’ufficio tecnico, con il ma- gazzino, con i fornitori esterni e con il cliente. L’operatore termoidraulico trova impiego come lavoratore autonomo, dopo aver acquisito esperienza come lavoratore dipendente per il periodo previsto dalla legge n. 46/90. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 210 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 211 FIGURA PROFESSIONALE Operatore meccanico: manutentore di sistemi meccanici ed elettronici dell’autoveicolo 12.5 Denominazioni equivalenti Operatore meccanico d’auto. Note La denominazione adottata coincide con i diversi sistemi di classificazione con- siderati, e precisamente con: Ergonline; Regione Lombardia; Regione Piemonte; Regione Toscana; Regione Veneto. Compiti specifici L’operatore meccanico: manutentore di sistemi meccanici ed elettronici dell’au- toveicolo (m/f) svolge i seguenti compiti: 1. Conosce i vari componenti che costituiscono i sistemi elettronici e meccanici delle autovetture. 2. Individua le anomalie e i guasti degli apparati elettrici, elettronici e mecca- nici del veicolo sia con l’ausilio di documentazione tecnica che mediante diagnosi strumentale. 3. Provvede alla riparazione, regolazione, sostituzione e collaudo delle ano- malie e guasti riscontrati. 4. Interviene sulla manutenzione degli impianti di sicurezza ed ecologici dei veicoli. Collocazione organizzativa L’operatore manutentore di sistemi meccanici ed elettronici dell’autoveicolo trova impiego in officine concessionarie o artigianali in maniera subordinata alle dipendenze di datori di lavoro per mansioni semplici o affiancati a figure re- sponsabili per lavori altamente qualificati. In una propria officina in maniera autonoma dopo il conseguimento della quali- fica e dopo un periodo di esperienza nel settore, come previsto dalla normativa di legge, in ambito locale, nazionale ed europeo. Collabora con i magazzinieri, con il capo officina, con gli addetti amministrativi e, in realtà artigianali, con i fornitori. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 211 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 212 Presentazione I tratti che caratterizzano questo settore scaturiscono da una analisi delle tra- sformazioni (legge 833 del ‘78 che istituisce il SSN e le USL, i decreti legislativi 505/92 e 517/93 che accorpano le USL in 228 Aziende Sanitarie Locali, il Piano Sanitario Nazionale 1998/2000 ed il decreto legislativo 229/99) che hanno raziona- lizzato la spesa e hanno permesso di rispondere alla domanda di servizi sanitari e socio-sanitari. Il Piano Sanitario Nazionale sviluppa le proprie attività in tre aree: assistenza distrettuale, assistenza ospedaliera, assistenza sanitaria collettiva sociale e di lavoro. Tuttavia l’integrazione fra i due settori, sociale e sanitario, non è stata ancora definita. Si assiste ad una presenza consistente di “privato organizzato” (terzo set- tore) di cui fa parte il volontariato, le cooperative sociali, le istituzioni no profit, le fondazioni per cui le tipologie professionali coinvolte sono variegate e difficil- mente quantificabili. Il dato certo è che le figure specifiche dell’area analizzata sono quelle che svolgono la loro attività a diretto contatto con il malato. Esiste una figura professionale, già definita con una normativa specifica, deno- minata operatore socio-sanitario, che opera nei servizi socio-assistenziali e socio- sanitari residenziali o semiresidenziali in ambiente ospedaliero e a domicilio del- l’utente. Per accedere al corso annuale di qualifica la norma prevede la minima età di 17 anni. La nostra proposta, valuta la possibilità di istituire un percorso triennale con inizio dai 14 anni per l’acquisizione della qualifica di “operatore sanitario” con indirizzo ausiliario dei servizi sanitari. Questa figura professionale opererà in affiancamento ad altri operatori profes- sionali preposti alla assistenza sanitaria, in compiti ausiliari, presso strutture sani- tarie come: ospedali, centri terapeutici, residenze sanitarie assistenziali e reparti lungodegenti. Sono previste due figure in uscita: • Ausiliario dei servizi sanitari. • Addetto alle cure termali. La qualifica triennale potrà svilupparsi nel diploma professionale di assistente sanitario. COMUNITÀ PROFESSIONALE SANITARIA13 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 212 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 213 Compiti • Aiuto alle persone in attività domestiche e in funzioni igienico-sanitarie. • Collaborazione con gli altri operatori professionali preposti alla assistenza sa- nitaria delle persone. • Relazione corretta con l’utente. • Capacità di agire in condizioni di emergenza. • Attività di tipo domestico. • Cura delle condizioni igieniche e riordino del contesto abitativo. • Gestione del cambio e del lavaggio biancheria. Collaborazione per la prepara- zione e distribuzione dei pasti. • Applicazione delle norme igienico-alimentari. • Adozione di pratiche per semplici interventi di primo soccorso. • Gestione di situazioni di emergenza (es. telefonare al 118, aprire finestre a se- guito fughe di gas, ecc.). • Osservazione e segnalazione agli operatori responsabili di qualsiasi anormalità che si verifica nelle condizioni della persona. Figure professionali Le figure professionali previste sono: 1) Ausiliario dei servizi sanitari L’operatore sanitario rappresenta una figura professionale polivalente rivolta alla cura sanitaria delle persone e al loro ambiente di vita con compiti di tipo ausi- liario: aiuto domestico alberghiero, intervento igienico-sanitario, supporto all’assi- stenza diretta. 2) Addetto alle cure termali L’addetto alle cure termali è un operatore che, utilizzando le metodologie e gli strumenti necessari a svolgere le operazioni tecniche di natura non medica nei vari reparti di cura, controlla e predispone le apparecchiature, cura l’ambiente di lavoro affinché siano sempre presenti condizioni di massima igiene ed elementi di primo soccorso. Continuità Assistente sanitario. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 213 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 214 FIGURA PROFESSIONALE Operatore sanitario: ausiliario dei servizi sanitari13.1 Denominazioni equivalenti Elementi di collaborazione familiare; tecniche di sostegno alla persona. Note Compiti specifici L’ operatore sanitario ausiliario dei servizi sanitari (m/f) è una figura professio- nale che opera con competenza e professionalità nel settore sanitario e conosce le metodologie e gli strumenti necessari a svolgere le operazioni tecniche di na- tura non medica. È preposto al controllo e alla predisposizione delle apparec- chiature, alla cura dell’ambiente affinché siano sempre presenti condizioni di massima igiene. Nella sua preparazione rientrano anche la psicologia delle rela- zioni con i pazienti ed elementi di primo soccorso. I suoi compiti specifici sono: 1. Attività di tipo domestico. 2. Cura delle condizioni igieniche e riordino del contesto abitativo. 3. Gestione del cambio e del lavaggio biancheria. Collaborazione per la prepa- razione e distribuzione dei pasti. 4. Applicazione delle norme igienico-alimentari. 5. Adozione di pratiche per semplici interventi di primo soccorso. 6. Gestione di situazioni di emergenza (es. telefonare al 118, aprire finestre a seguito fughe di gas, ecc.). 7. Osservazione e segnalazione agli operatori responsabili di qualsiasi anorma- lità che si verifica nelle condizioni della persona. 8. Collaborazione con gli operatori coinvolti per far assumere i farmaci. 9. Aiuto alla persona nelle attività in cui la medesima non è autonoma: alzarsi dal letto e coricarsi; igiene personale; vestizione; nutrizione; assunzione dei pasti; corretta deambulazione; mobilizzazione. 10. Esecuzione di semplici interventi igienico-sanitari in collaborazione con gli operatori di riferimento. Collocazione organizzativa L’operatore sanitario ausiliario dei servizi sanitari opererà in affiancamento agli altri operatori professionali preposti alla assistenza sanitaria, in compiti ausiliari, presso strutture sanitarie come ospedali, centri terapeutici, residenze sanitarie assistenziali e reparti lungodegenti. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 214 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 215 FIGURA PROFESSIONALE Operatore sanitario: addetto alle cure termali13.2 Denominazioni equivalenti Operatore di assistenza termale. Note Legge quadro n. 323 del 24.10.2000 che disciplina la erogazione delle prestazioni ter- mali e reca le disposizioni per la promozione e la riqualificazione del patrimonio idro- termale. All’articolo 9 viene precisato il ruolo e il profilo professionale di operatore ter- male che opera esclusivamente negli stabilimenti termali disciplinandolo ai sensi del comma 5 dell’articolo 3-octies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, intro- dotto dall’articolo 3 del decreto legislativo 19 giugno 1999, n. 229 e questo facendo sal- ve le competenze delle professioni sanitarie di cui alla legge 26 febbraio 1999, n. 42. Il testo del comma 5 dell’art. 3-octies del citato decreto legislativo n. 502 del 1992, in- trodotto dall’art. 3 del citato decreto legislativo n. 229 del 1999, è il seguente: “le figu- re professionali operanti nell’area socio-sanitaria a elevata integrazione sanitaria, da for- mare in corsi a cura delle regioni, sono individuate con regolamento del Ministro della sanità di concerto con il Ministro per la solidarietà sociale, sentita la Conferenza per- manente per i rapporti fra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolza- no, ai sensi dell’art. 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400; con lo stesso de- creto sono definiti i relativi ordinamenti didattici”. La legge 26 febbraio 1999, n. 42, reca: “Disposizioni in materia di professioni sanitarie”. Compiti specifici L’operatore sanitario addetto alle cure termali (m/f) svolge i seguenti compiti: 1. Utilizzo delle metodologie e degli strumenti necessari a svolgere le operazioni tecni- che di natura non medica nei vari reparti di cura. 2. Controllo e predisposizione delle apparecchiature, cura dell’ambiente di lavoro af- finché siano sempre presenti condizioni di massima igiene. 3. Nella sua preparazione rientrano anche la psicologia delle relazioni con i pazienti ed elementi di primo soccorso. Collocazione organizzativa L’operatore sanitario addetto alle cure termali opera prevalentemente all’interno degli stabilimenti termali. Sono tali se: • risultano in regola con l’atto di concessione mineraria o di subconcessione o con al- tro titolo giuridicamente valido per lo sfruttamento delle acque minerali utilizzate; • utilizzano, per finalità terapeutiche, acque minerali e termali, nonché fanghi, sia na- turali sia artificialmente preparati, muffe e simili, vapori e nebulizzazioni, stufe natu- rali e artificiali, qualora le proprietà terapeutiche delle stesse acque siano state rico- nosciute; • sono in possesso dell’autorizzazione regionale; • rispondono ai requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi definiti. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 215 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 216 Presentazione Esiste una figura professionale, già definita con una normativa specifica, deno- minata operatore socio sanitario, che opera nei servizi socioassistenziali e sociosa- nitari residenziali o semiresidenziali in ambienti comunitari e a domicilio dell’u- tente. Per accedere al corso annuale di qualifica la norma prevede la minima età di 17 anni. Si propone qui come percorso triennale ad iniziare dai 14 anni la qualifica di “operatore sociale” con una professionalità più mirata all’intervento sociale, ri- creativo e del tempo libero. Questa figura potrà operare in affiancamento agli altri operatori professionali preposti all’intervento sociale (assistenti sociali) nei confronti di minori a rischio, di persone anziane e/o in situazioni di emarginazione sociale oppure presso strut- ture o agenzie che operano per l’animazione sociale del territorio. Si prevedono in uscita due figure: • Ausiliario dei servizi sociali. • Assistente per lo sport e tempo libero. Compiti L’operatore sociale rappresenta una figura professionale polivalente rivolta alla promozione sociale delle persone e al loro ambiente di vita. Svolge compiti di supporto ed animazione in collaborazione con le persone preposte all’intervento sociale quali: • mantenimento o recupero di rapporti sociali delle persone a disagio nei con- fronti delle famiglie, degli amici, del contesto sociale in cui vivono, nel pieno rispetto delle loro esigenze e abitudini, in collaborazione con i responsabili del territorio; • individuazione delle esigenze espresse da persone che spesso, ormai da tempo, vivono in condizione di marginalità sociale; • appoggio a persone in stato di difficoltà emotiva e sociale collaborando con eventuali operatori specialistici; • interventi relativi all’igiene personale dell’assistito dai servizi sociali territo- riali e assistenza nello svolgimento di elementari lavori domestici; COMUNITÀ PROFESSIONALE SOCIALE14 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 216 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 217 • organizzazione e attuazione di attività ludiche programmate nonché di attività ricreative e culturali in genere; • allestimento e aggiornamento di pannelli informativi, distribuzione di mate- riale scritto e trasmissione di annunci con l’aiuto dei mezzi di telecomunica- zione. Figure professionali 1) Ausiliario dei servizi sociali L’ausiliario dei servizi sociali (m/f) assiste nel proprio ambiente utenti parzial- mente autosufficienti e/o non autosufficienti, fornendo prestazioni di tipo preven- tivo, assistenziale e riabilitativo, in integrazione con figure socio assistenziali e sa- nitarie deputate all’assistenza. 2) Assistente per lo sport e tempo libero L’animatore del tempo libero è una figura professionale che possiede una pre- parazione di base, una cultura generale relativa al settore, una lingua straniera, no- zioni di psicologia e sociologia. Conosce la metodologia della ricerca storica e del- l’educazione ambientale, la teoria delle attività ricreative, le tecniche di impiego e animazione del tempo libero, la storia dell’arte e della geografia del luogo, gli iti- nerari storici e gastronomici e la tecnica e pratica aziendale. È in grado di acco- gliere e intrattenere i turisti, organizzare il tempo libero, guidare gruppi, conver- sare in lingua straniera, organizzare attività ricreative e culturali e fornire assi- stenza per il tempo libero. Trova collocazione in comunità, agenzie turistiche e at- tività autonoma. Continuità Assistente sociale. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 217 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 218 FIGURA PROFESSIONALE Operatore sociale: ausiliario dei servizi sociali14.1 Denominazioni equivalenti Addetto all’assistenza socio-sanitaria (Excelsior) Note Compiti specifici L’ausiliario dei servizi sociali (m/f) assiste nel proprio ambiente utenti parzial- mente autosufficienti e/o non autosufficienti, fornendo prestazioni di tipo pre- ventivo, assistenziale e riabilitativo, in integrazione con figure socio assistenziali e sanitarie deputate all’assistenza. Svolge i seguenti compiti: 1. Comprende le problematiche e le esigenze di chi è anziano o disabile. 2. Provvede ad interventi relativi all’igiene personale dell’assistito non autosuf- ficiente, rispettando usi ed abitudini personali. 3. Assiste l’utente nello svolgimento di elementari lavori domestici, quali con- fezionamento dei pasti o il servizio di lavanderia, favorendo il recupero anche parziale di autonomie perse. 4. Accompagna e/o sostiene l’utente nello svolgimento di pratiche e/o atti am- ministrativi, sanitari, bancari e pensionistici. 5. Verifica le condizioni generali di salute delle persone assistite (pressione, temperatura, glucostick), controllando la corretta assunzione di eventuali te- rapie e segnalando situazioni anomale o inusuali. 6. Conosce ed applica correttamente le principali tecniche di mobilizzazione per persone allettate o comunque non in grado di muoversi autonomamente. 7. Favorisce e sollecita il mantenimento o il recupero di rapporti sociali nei confronti delle famiglie, degli amici, del contesto sociale in cui si vive, nel pieno rispetto delle esigenze e delle abitudini delle persone assistite. 8. Coglie e individua le richieste e le esigenze espresse da persone che spesso ormai da tempo vivono in condizione di marginalità sociale. 9. Sostiene e rinfranca persone in stato di difficoltà emotiva collaborando con eventuali operatori specialistici. Collocazione organizzativa Presta la sua opera presso istituti per anziani, case di riposo, case alloggio per anziani, residenze protette per anziani e handicappati, servizi di assistenza domi- ciliare, centri diurni per handicappati, cooperative private di servizi sociali, col- laborando con altri operatori professionali complementari all’assistenza. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 218 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 219 FIGURA PROFESSIONALE Operatore sociale: assistente per lo sport e tempo libero14.2 Denominazioni equivalenti Addetto all’accoglienza turistica (Excelsior) Note Compiti specifici L’assistente per lo sport e il tempo libero (m/f) è un lavoratore specializzato in grado di occupare e intrattenere in maniera autonoma, competente ed entro i tempi previsti, gruppi di turisti di tutte le età utilizzando le usuali strutture lu- diche, sportive e per il tempo libero. Inoltre, basandosi su direttive, programmi settimanali, rispettando la normativa vigente, in particolare nell’ambito della prevenzione infortuni, della tutela dei consumatori e dell’ambiente, nonché della concorrenza, l’assistente per lo sport e il tempo libero (m/f) svolge prevalente- mente i seguenti compiti: 1. Allestisce e fa manutenzione delle strutture ludiche, sportive e per il tempo libero, nonché delle rispettive attrezzature. 2. Offre e attua le attività ludiche programmate nonché le attività ricreative. 3. Partecipa alla preparazione e allo svolgimento di attività culturali. 4. Riceve e inoltra suggerimenti e reclami da parte dei gruppi coinvolti. 5. Allestisce, verifica e aziona gli impianti di altoparlanti e di illuminazione in caso di manifestazioni. 6. Mantiene ed esegue piccole riparazioni relative ai parco giochi e alle altre strutture sportive e di divertimento. 7. Offre assistenza, informazioni e suggerimenti a gruppi e singoli in merito a iniziative autonome. 8. Allestisce pannelli informativi, distribuisce materiale scritto e trasmette an- nunci con l’aiuto dei mezzi di telecomunicazione. 9. Adotta misure per la prevenzione di incidenti e per un’eventuale prestazione di primo soccorso. 10. Conosce una lingua straniera nell’ambito della attività enunciate. Collocazione organizzativa L’assistente per lo sport e il tempo libero può essere collocato presso agenzie tu- ristiche e organizzative del tempo libero. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 219 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 220 Presentazione Nella comunità professionale spettacolo la denominazione iniziale del percorso di qualificazione è “operatore dello spettacolo”. Questa figura professionale, che necessita di una qualifica specifica di uscita, avrà una formazione polivalente di base che introduce a tutti gli aspetti caratteristici dello spettacolo legati alla prepa- razione di teatri e ambienti pubblici, all’organizzazione di manifestazioni, all’alle- stimento di spettacoli e all’iniziazione nelle varie arti comunicative. Il percorso prevede l’indirizzo di addetto audio/video che può inserirsi in atti- vità di preproduzione, produzione, postproduzione e mastering, presso studi audio/video, nel settore della realizzazione di audiovisivi, nelle agenzie di allesti- mento spettacoli, nelle sale teatro in qualità di addetto alla fonia. La qualifica triennale potrà svilupparsi nel diploma professionale di tecnico audio/video. Compiti La figura professionale in oggetto opera nell’ambiente dello spettacolo in qua- lità di supporto tecnico per la preparazione di teatri e ambienti pubblici, per l’orga- nizzazione di manifestazioni, per l’allestimento di spettacoli, in qualità anche di tecnico della fonia, e come operatore nelle sale cinematografiche. Generalmente l’operatore di spettacolo svolge i seguenti compiti: • Allestimento di ambienti interni ed esterni per pubbliche manifestazioni. • Predisposizione delle scenografie. • Organizzazione e pubblicizzazione di spettacoli. • Gestione dei sistemi di amplificazione sonora e di illuminazione. • Riprese video e audio e montaggio di filmati. • Collaborazione per le sale cinematografiche. COMUNITÀ PROFESSIONALE SPETTACOLO15 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 220 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 221 Figure professionali La figura professionale prevista è: Addetto audio/video L’addetto alle apparecchiature audio/video (m/f) esegue l’ordinaria e straordi- naria manutenzione di apparecchiature audio e video, sia che esse utilizzino metodi di ricezione, registrazione e trasmissione “analogici”, sia che utilizzino sistemi di codifica digitali. Esegue una rapida e corretta diagnosi del malfunzionamento, in- terviene operativamente presso il cliente o in laboratorio, con l’uso di adeguata strumentazione, ripristinando le condizioni generali di buon funzionamento. Continuità Tecnico audio/video. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 221 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 222 FIGURA PROFESSIONALE Operatore dello spettacolo: addetto audio/video15.1 Denominazioni equivalenti Addetto alla consolle di controllo, addetto alla regia audio, addetto alla regia vi- deo, addetto alla sonorizzazione, fonico (repertorio Isfol); assistente tecnico di studio (Excelsior). Note Compiti specifici L’addetto alle apparecchiature audio/video (m/f) esegue l’ordinaria e straordina- ria manutenzione di apparecchiature audio e video, sia che esse utilizzino metodi di ricezione, registrazione e trasmissione “analogici”, sia che utilizzino sistemi di codifica digitali. Esegue una rapida e corretta diagnosi del malfunzionamento, in- terviene operativamente presso il cliente o in laboratorio, con l’uso di adeguata strumentazione, ripristinando le condizioni generali di buon funzionamento. Attività L’addetto audio/video opera nei centri di assistenza delle grandi case costruttrici, nelle aziende di produzione di componentistica elettronica per sistemi audio/vi- deo, nelle aziende di stato che operano nel campo delle comunicazioni, nella me- dia e grande azienda di produzione o di distribuzione . Possiede le seguenti abilità e svolge i seguenti compiti: 1. Utilizza gli strumenti di misura di tipo analogico e digitale e i dispositivi di alimentazione. 2. Installa, a norma e regola, impianti di ricezione radio televisiva. È in grado di effettuare riprese video con strumenti professionali. 3. Installa, a norma e regola, impianti per la diffusione sonora. 4. Interviene presso l’utente per l’identificazione e la possibile riparazione di guasti su apparecchiature radio televisive analogiche e digitali. 5. Interviene in laboratorio autorizzato con strumentazione appropriata per la riparazione di guasti complessi sulle apparecchiature radio televisive, per le video registrazioni analogiche e digitali. 6. Interviene in laboratorio per la riparazione delle varie unità analogiche e/o digitali costituenti un impianto hi-fi. Collocazione organizzativa Impianti radio televisivi. Agenzie fornitura impianti audio. Agenzie riprese video. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 222 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 223 Presentazione In questa comunità confluiscono figure professionali che, in possesso di cono- scenze di matematica, di informatica di base, di disegno bidimensionale e tridi- mensionale realizzato con l’ausilio della tecnologia avanzata del CAD-modellismo sanno cucire e produrre abiti. Tali figure professionali conoscono, in modo specifico, le tecnologie e le tec- niche di lavoro del settore dell’abbigliamento, le macchine e le attrezzature, il ciclo produttivo del settore, i tessuti e altri materiali necessari, accessori e guarnizioni e sono in grado di eseguire le diverse fasi operative per la confezione di: capi di vestiario a livello artigianale e industriale (uomo, donna, bambino) così articolate: • disegno del modello sul tessuto o altro materiale, taglio a mano e con forbici a trancetto; • confezione a macchina industriale, rifinitura con uso di macchinari; • stiratura a ferro, a vapore, a pressa; • piegatura e spillatura, esecuzione di tracciati per modelli base su carta per la camiceria e creazione di prototipi; • realizzazione di modelli; • ideazione e interpretazione delle linee della moda; • utilizzazione del plot SEI e gestione dei magazzini, dei modelli e dei parametri, con supporti informatici. Compiti L’operatore dell’abbigliamento rappresenta una figura professionale poliva- lente in grado di far fronte con sufficiente autonomia ad una serie di processi rela- tivi ai seguenti compiti: • Utilizzo di dati e tabelle standard e/o personali finalizzate all’attività. • Creazione, rilevazione e trasferimento di un tracciato base. • Interpretazione ed individuazione della tipologia del figurino e del materiale adatto. • Piazzamento del cartamodello sul tessuto al fine di procedere al confeziona- mento. • Controllo della qualità del prodotto finito e modifiche di anomalie. COMUNITÀ PROFESSIONALE TESSILE E MODA16 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 223 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 224 Figure professionali I profili professionali in uscita sono: 1) Confezionista modellista su CAD La confezionista modellista su CAD è una figura professionale che, in pos- sesso di cultura di base, conosce in modo specifico le tecnologie e le tecniche di lavoro del settore abbigliamento, il ciclo produttivo incluse le fasi di lavoro e le procedure CAD. È in grado di utilizzare gli strumenti, le attrezzature, i sussidi di- dattici e i materiali di settore, di eseguire l’elaborazione e il disegno su carta, di realizzare modelli, di ideare ed interpretare le linee della moda, di utilizzare sup- porti hardware e software di tipo CAD e di gestire i magazzini, i modelli e i para- metri, con supporti informatici. 2) Sarta su misura con supporto CAD La sarta su misura con supporto CAD è una figura artigianale completa che co- nosce la storia del costume e della moda, la merceologia, il disegno e la modelli- stica di settore e tutte le tecniche di confezione. È in grado, pertanto, di interpretare i gusti del cliente ed assisterlo nella scelta del materiale e del modello del capo da confezionare utilizzando gli strumenti, le attrezzature e i sussidi didattici, i materiali di settore, di eseguire l’elaborazione e il disegno su carta, di realizzare modelli, di ideare ed interpretare le linee della moda, di utilizzare Autocad-LT con i software applicativi e di gestire i magazzini, i mo- delli e i parametri con supporti informatici. È in grado, inoltre, di realizzare tutte le fasi di lavorazione per la creazione di un abito, che vanno dalla preparazione del modello, al taglio della stoffa, alle mi- surazioni e correzioni, alla cucitura, rifinitura e stiratura. Data l’ampiezza dell’arti- colazione della sua professione, trova impiego sia in sartorie artigianali, sia in realtà produttive più complesse, quali quelle dell’abbigliamento industriale. 3) Addetto alle confezioni industriali L’addetto alle confezioni industriali, coniugando conoscenze tecniche e com- petenze di programmazione e gestione del ciclo produttivo, progetta e opera su mi- sure standard diversi capi di abbigliamento utilizzando, nel rispetto delle norme vi- genti, le attrezzature e i macchinari, per realizzare schede di lavorazione, piani di lavoro e schede tecniche. Continuità • Tecnico tessile. • Tecnico dell’abbigliamento. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 224 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 225 FIGURA PROFESSIONALE Operatore dell’abbigliamento: confezionista modellista su CAD 16.1 Denominazioni equivalenti Tecnico della confezione; modellista; confezionista in serie; operatore dell’abbi- gliamento. Note Le Regioni Toscana e Veneto presentano tre qualifiche che sembrano più rivolte al settore industriale. Compiti specifici La confezionista modellista su CAD (m/f) è una figura professionale che co- nosce in modo specifico le tecnologie e le tecniche di lavoro del settore abbiglia- mento, il ciclo produttivo incluse le fasi di lavoro e le procedure CAD. È in grado, di utilizzare gli strumenti, le attrezzature, i sussidi didattici e i materiali di settore, di eseguire l’elaborazione e il disegno su carta, di realizzare modelli, di ideare ed interpretare le linee della moda, di utilizzare supporti hardware e software di tipo CAD e di gestire i magazzini, i modelli e i parametri con sup- porti informatici. I compiti specifici sono relativi a: 1. Progettazione, elaborazione e trasformazione di modelli su richiesta anche con supporto CAD. 2. Definizione di materiali occorrenti per la produzione. 3. Taglio, confezione e rifinitura di abiti medio-leggeri da donna e da bambino, personalizzandoli sia nella scelta della stoffa e del colore, sia nelle misure. 4. Controllo e verifica della qualità del prodotto finito. Collocazione organizzativa La modellista su CAD può lavorare in proprio o come dipendente in un’impresa di confezioni e abbigliamento. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 225 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 226 FIGURA PROFESSIONALE Operatore dell’abbigliamento: sarta su misura con supporto CAD 16.2 Denominazioni equivalenti Operatore dell’abbigliamento; operatore di sartoria. Note Gli standard formativi della Regione Piemonte presentano due indirizzi non coincidenti. Compiti specifici La sarta su misura (m/f), partendo da un modello di abito disegnato da uno stilista, è in grado di svolgere i seguenti compiti: 1. Sviluppo su carta del modello sulla base di misure standard e utilizzando il metodo di rilievo delle misure dirette sulla persona. 2. Impostazione corretta delle procedure per la realizzazione e la stampa su cartamodello di modelli con il software Autocad-LT. 3. Disegno e taglio del modello su stoffa. 4. Progettazione, elaborazione e trasformazione dei modelli su richiesta. 5. Definizione dei materiali occorrenti per la produzione. 6. Taglio, confezione e rifinitura di abiti medio-leggeri da donna e da bambino, personalizzandoli sia nella scelta della stoffa e del colore, sia nelle misure. 7. Controllo delle fasi particolari del processo e della qualità del prodotto finito apportando modifiche alle anomalie riscontrate. 8. Lettura e personalizzazione della moda. Collocazione organizzativa La sarta su misura può lavorare in proprio o come dipendente, in boutique a livello 3. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 226 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 227 FIGURA PROFESSIONALE Operatore dell’abbigliamento: addetto alle confezioni industriali 16.3 Denominazioni equivalenti Operatore addetto alla confezione (ROME). Note Gli standard formativi della Regione Piemonte presentano due indirizzi non coincidenti. Compiti specifici L’addetto alle confezioni industriali (m/f), utilizzando le conoscenze tecniche dell’anatomia umana, le competenze di programmazione e gestione del ciclo produttivo, garantisce la corretta progettazione e lavorazione su misure standard di diversi capi di abbigliamento. Inoltre, utilizza correttamente e nel rispetto delle norme vigenti le attrezzature e macchinari per realizzare schede di lavorazione, piani di lavoro e schede tec- niche. È in grado di svolgere i seguenti compiti: 1. Esecuzione di semplici disegni di figurini e accessori. 2. Individuazione di tipi di tessuti. 3. Realizzazione di modelli di capi di abbigliamento e accessori. 4. Confezione, con tecniche industriali, di capi di abbigliamento e accessori. Collocazione organizzativa L’addetto alle confezioni industriali può lavorare al reparto taglio e al reparto confezione all’interno delle industrie tessili di piccole e medie dimensioni, e al reparto stile/prodotto come aiuto figurinista/responsabile del prodotto. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 227 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 228 Presentazione Questa famiglia professionale ingloba differenti figure tra loro apparentemente distanti per funzioni e compiti specifici, ma che sono accomunate tutte dall’eroga- zione del servizio verso il soggetto “turista”. La distanza tra le differenti figure scompare quando consideriamo che tutte, nella maggior parte dei casi, operano all’interno della stessa azienda (hotel), l’una magari al front-office l’altra in cucina, ma con l’obiettivo comune di soddisfare il bisogno del cliente. Tale situazione si può riferire anche ad una realtà più ampia, come un territorio a vocazione turistica, ad esempio Firenze, in cui sia il ristorante, dove lavorano cuochi e camerieri, sia l’agenzia di viaggi incoming operano con gli stessi soggetti (turisti) e per lo stesso scopo (vendere una buona ospitalità o accoglienza). Si prevedono in uscita tre indirizzi: • Addetto ai servizi turistici. • Commis di sala e bar. • Commis di cucina. Le figure del commis di cucina e del commis di sala fanno parte a pieno titolo della famiglia professionale turistico/alberghiera per varie ragioni: • la denominazione stessa “commis” è un termine prettamente utilizzato in am- bito turistico/alberghiero; • le figure sopra dette sono regolate dal CCNL del settore turismo; • nella maggior parte dei casi il soggetto qualificatosi come sopra va ad operare in aziende, le quali vendono il loro servizi a turisti e affini (intendendo per tali tutte quelle persone che sia per scopo ludico, sia per lavoro consumano i pasti al di fuori dell’ambiente domestico). La qualifica triennale potrà svilupparsi nei diplomi professionali di tecnico dei servizi turistici e tecnico delle attività ristorative. Compiti L’operatore turistico alberghiero rappresenta una figura professionale poliva- lente in grado di affrontare una varietà di compiti: COMUNITÀ PROFESSIONALE TURISTICA E ALBERGHIERA17 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 228 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 229 • Gestione dei documenti della contabilità di base. • Applicazione delle norme generali di antinfortunistica. • Applicazione delle basilari norme della legislazione che regolano i pubblici esercizi. • Inserimento nell’organizzazione di un punto vendita. • Utilizzazione delle elementari tecniche di comunicazione (accoglienza e ge- stione dell’ospite). • Utilizzazione corretta di almeno 2 lingue straniere scritte e parlate. • Fornitura di indicazioni circa le risorse turistico/culturali del territorio. Figure professionali Le figure professionali previste sono: 1) Addetto ai servizi turistici L’addetto ai servizi turistici è una figura polivalente che ha appreso delle com- petenze utili per lavorare come addetto al ricevimento all’interno di una struttura ricettiva alberghiera o extra alberghiera (villaggi, campeggi, ecc), oppure come ad- detto al banco di agenzia di viaggi sia essa incoming che outgoing. Potrebbe aspi- rare con le dovute competenze a divenire tecnico delle attività turistiche o a spe- cializzarsi in settori più particolari come quello dei Tour Operator o nell’area del marketing turistico pubblico o privato (settore della consulenza). 2) Commis di sala e bar Il commis di sala e bar svolge le proprie mansioni in ristoranti e alberghi all’in- terno della brigata di sala o in affiancamento a Chef de Rang o Maître. Collabora nella preparazione della sala e nell’allestimento di buffet e di banchetti ed effettua, sempre alle dipendenze del responsabile di reparto, il servizio ai tavoli dei cibi e delle bevande alcoliche e analcoliche. 3) Commis di cucina Il commis di cucina svolge le proprie mansioni in ristoranti e alberghi all’in- terno dell’organico di cucina (brigata di cucina), con qualifica di “commis di cu- cina” in affiancamento ai cuochi. Identifica e sceglie gli ingredienti, riconoscen- done le principali caratteristiche merceologiche, alle dipendenze dirette del respon- sabile di reparto. Prepara la linea di cucina e collabora nella pulizia, preparazione e cottura degli ingredienti e nella presentazione di pietanze. Continuità • Tecnico dei servizi turistici. • Tecnico delle attività ristorative. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 229 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 230 FIGURA PROFESSIONALE Operatore turistico e alberghiero: addetto ai servizi turistici17.1 Denominazioni equivalenti Operatore turistico; addetto all’accompagnamento dei gruppi; addetto ai servizi di prenotazione; centralinista; assistente di portineria. Operatore servizi alberghieri; operatore servizi congressuali/promozione eventi e risorse culturali (Obn). Note Compiti specifici L’addetto ai servizi turistici (m/f), al termine del percorso formativo è capace di affrontare i seguenti compiti: 1. Rapporto con il cliente utilizzando le elementari tecniche di comunicazione. 2. Gestione di una prenotazione di un servizio offerto dall’azienda. 3. Scrittura delle lettere commerciali. 4. Comunicazione in maniera soddisfacente usando almeno due lingue stra- niere. 5. Utilizzazione di un sistema informatico di gestione alberghiera e di prenota- zione aerea. 6. Interazione con enti turistici territoriali per avere informazioni turistico/cultu- rali da comunicare con il cliente. 7. Gestione delle scritture obbligatorie del settore alberghiero (schedine di noti- fica, libro arrivi e partenze, statistiche per gli enti turistici locali). Collocazione organizzativa L’addetto ai servizi turistici è una figura polivalente che ha appreso delle compe- tenze utili per lavorare come addetto al ricevimento all’interno di una struttura ricettiva alberghiera o extra alberghiera (villaggi, campeggi, ecc), oppure come addetto al banco di agenzia di viaggi sia essa incoming che outgoing. Il qualificato potrebbe aspirare con le dovute competenze a divenire tecnico delle attività turistiche o a specializzarsi in settori più particolari come quello dei Tour Operator o nell’area del marketing turistico pubblico o privato (settore della consulenza). 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 230 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 231 FIGURA PROFESSIONALE Operatore turistico e alberghiero: commis di sala e bar17.2 Denominazioni equivalenti Camerieri e assimilati; esercenti di bar e baristi; eddetto di sala bar; commis di sala; addetto ai servizi di sala e bar. Operatore di sala bar (Obn). Note Compiti specifici Il commis di sala e bar (m/f) è in grado di affrontare i seguenti compiti: 1. Collaborazione nella preparazione della sala ed nell’allestimento di buffet e banchetti, alle dipendenze dirette dello Chef de Rang o del Maître. 2. Effettuazione, sempre alle dipendenze del responsabile di reparto, del ser- vizio ai tavoli dei cibi e delle bevande alcoliche e non. 3. Utilizzazione, in parziale autonomia, delle attrezzature e gli utensili in dota- zione, effettuando semplici operazioni di manutenzione ordinaria. 4. Applicazione delle norme del manuale di autocontrollo HACCP. 5. Preparazione e servizio, conoscendone i diversi stili, delle bevande tradizio- nali e delle bevande alcoliche, alle dipendenze del responsabile del bar. 6. Gestione delle relazioni con la clientela e cooperazione con spirito coopera- tivo nella brigata di sala e con gli altri reparti. Collocazione organizzativa Il commis di sala e bar svolge le proprie mansioni in ristoranti e alberghi all’in- terno della brigata di sala o in affiancamento a Chef de Rang o Maître. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 231 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 232 FIGURA PROFESSIONALE Operatore turistico e alberghiero: commis di cucina17.3 Denominazioni equivalenti Esercenti e altri addetti alla preparazione di cibi in alberghi, ristoranti, fast-food e assimilati; addetto cucina; addetto servizi di cucina. Operatore cucina (Obn) Note Compiti specifici Il commis di cucina (m/f) è in grado di affrontare i seguenti compiti: 1. Identificazione e scelta degli ingredienti riconoscendone le principali caratte- ristiche merceologiche, alle dipendenze dirette del responsabile di reparto. 2. Preparazione linea di cucina. 3. Collaborazione nella pulizia, preparazione e cottura degli ingredienti e nella presentazione di pietanze. 4. Utilizzazione delle attrezzature e degli utensili in dotazione al reparto, curan- done la manutenzione ordinaria. 5. Applicazione delle norme del manuale di autocontrollo HACCP. 6. Relazione con i componenti della brigata di cucina e con gli altri reparti con spirito cooperativo. Collocazione organizzativa In ristoranti e alberghi all’interno dell’organico di cucina (brigata di cucina), con qualifica di “Commis di cucina” in affiancamento a cuochi, cuochi capo partita o cuochi unici. 129-232-alleg-A 11-03-2004 10:38 Pagina 232 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ Allegato B MANUALE DI GESTIONE DELLA ALTERNANZA FORMATIVA 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 233 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ INDICE INTRODUZIONE 1. ALTERNANZA FORMATIVA 2. UN CONFRONTO TRA ALCUNE ESPERIENZE EUROPEE 3. LA PROSPETTIVA ITALIANA 4. IL MODELLO PROPOSTO 5. IL DISPOSITIVO A. Fase previa B. Fase di analisi C. Fase di progettazione ed implementazione D. Fase di erogazione E. Fase di valutazione 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 234 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 235 Introduzione L’alternanza formativa appartiene alle metodologie di apprendimento di carat- tere attivo; il loro fuoco risiede nella capacità di mobilitare nel percorso formativo le risorse dell’esperienza reale, specialmente quelle presenti nelle organizzazioni di lavoro, in particolare le imprese. Il presupposto di fondo consiste nella natura formativa del lavoro: possiamo sostenere che questo fa parte del “mondo buono” che consente la piena realizza- zione della persona umana (Bocca, 1998, p. 107). Se pure queste pratiche si sono affermate soprattutto nell’ambito della forma- zione professionale, sulla base delle loro indubbie potenzialità, si sono via via dif- fuse in differenti contesti di apprendimento. Ciò a causa di tre motivi: Il primo ha a che fare con lo sviluppo cognitivo della società e con la crescente importanza della cultura come fattore della vita economica, due elementi che hanno comportato una notevole dinamica di saperi connessi alla vita reale (si pensi, ad esempio, alle scienze del management, dell’informazione e comunica- zione, della formazione, dell’organizzazione), di cui anche le agenzie formative classiche – scuola, università – hanno dovuto in una certa misura tenere conto. Va anche ricordata la dimensione critica di tale sviluppo: come afferma Rifkin, “l’assorbimento della sfera culturale in quella economica segnala un cambiamento radicale nelle relazioni umane, con conseguenze devastanti per la civiltà del futuro. Dagli albori della storia ad oggi, la cultura ha sempre avuto la priorità sul mercato. Le persone creano comunità, costruiscono elaborati codici di comportamento, tra- smettono significati e valori condivisi e costruiscono rapporti di fiducia in forma di capitale sociale (…). Quando la sfera economica comincia a divorare la sfera cultu- rale (…) le fondamenta sociali che hanno reso possibili e incentivato le relazioni commerciali rischiano di essere distrutte. Ripristinare un equilibrio adeguato fra il dominio della cultura e quello dell’economia diventerà probabilmente una delle questioni cruciali dell’era dell’accesso prossima ventura” (Rifkin, 2000, pp. 16-17). La cultura entra nell’area di attrazione del mercato secondo due direzioni: in quanto costituisce un bene che rappresenta un valore che si può vendere ed acqui- stare, ed in quanto è uno degli elementi che consentono l’accesso agli altri beni ovvero rappresenta un fattore in grado di definire la “competenza” dell’individuo. In secondo luogo, lo sviluppo di pratiche di alternanza formativa è stato stimo- lato dalla ricerca di forme di interazione ed integrazione culturale tra l’ambito dei saperi classici a matrice umanistico-letterario e l’ambito delle scienze e delle tec- niche specie quelle connesse al modello di sviluppo attuale (si pensi ad esempio al- 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 235 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 236 l’informatica ed alla telematica che hanno pervaso tutti i curricoli), in forza delle quali ogni percorso formativo ha subito una riprogettazione orientata alla prospet- tiva epistemologica delle interconnessioni culturali. Si tratta da un lato di superare la compartimentazione dei saperi e dei gravi ef- fetti che ne scaturiscono, tra cui l’incapacità di articolare gli uni agli altri, e dal- l’altro di perseguire l’attitudine a contestualizzare e ad integrare gli stessi saperi, stimolando in tal modo questa qualità fondamentale della mente umana (Morin, 2000, pp. 8-9). La cultura inoltre non solo si presenta frammentata in parti stac- cate, ma anche spezzata in due blocchi: “la grande disgiunzione tra la cultura uma- nistica e quella scientifica (…) provoca gravi conseguenze per l’una e per l’altra” (ibidem, p. 10). Da qui l’importanza di una strategia pedagogica delle connessioni tra ambiti e mondi di sapere differenti, in modo da stimolare nell’allievo le capa- cità di confronto e ricerca dei legami, di soluzione dei problemi tramite strategie integrate. In terzo luogo, l’alternanza ed in genere le pratiche di didattica attiva si sono imposte a partire dalla crisi dei processi di apprendimento basati sulla mera tra- smissione di conoscenze ed abilità nello schema usuale dell’insegnamento; è in- fatti dimostrato che tutte le metodologie che mettono l’allievo in condizione di prendere parte ad un “compito reale” hanno maggiore possibilità di suscitare moti- vazione, interesse, partecipazione, apprendimento. Non si tratta di una questione riguardante l’area dei cosiddetti “soggetti proble- matici”, anche se è in questo ambito che si evidenziano maggiormente le criticità della didattica tradizionale. La possibilità di dare corso a strategie di didattica at- tiva ed in particolare di alternanza formativa risulta utile ed anche necessaria in ogni contesto formativo, sia esso liceale o professionale, come pure in riferimento ad ogni tipologia di allievo oltre che in corrispondenza di differenti obiettivi for- mativi: orientamento, recupero, approfondimento, ecc. In forza di tutti questi motivi, la strategia dell’alternanza formativa – a sua volta connessa a tecniche di apprendimento basate sul contratto, sul compito, sul training on the job, sulla valutazione autentica – diviene un’opzione interessante in ogni percorso formativo, dal momento che consente di trasformare le capacità della persona in vere e proprie competenze; ciò risulta ulteriormente accentuato dalla considerazione che – in definitiva – ogni attività formativa si apre ad una prospettiva di lavoro inteso in senso lato ovvero come esperienza in grado di mobi- litare le risorse dell’individuo e della società nella prospettiva della soluzione di problemi di interesse sociale. Tutto ciò è ulteriormente avvalorato dalla nuova domanda formativa che non presenta i caratteri specialistici dell’esecutività, ma mira soprattutto ad un oriz- zonte culturale e valoriale che identifichi una figura lavorativa idealtipica dai ca- ratteri inediti rispetto al passato – che chiamiamo modello emergente. Non si tratta di una figura specifica, quanto di una “condizione lavorativa” nuova, caratterizzata da un forte carattere cognitivo del lavoro e dall’alta competenza nell’utilizzo di 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 236 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 237 strumenti tecnologici automatizzati. Siccome tali strumenti inglobano i processi di lavoro standardizzabili, al soggetto umano sono richieste capacità di problem sol- ving e creative ovvero di risposta alle situazioni di “varianza” che tendono ad es- sere sempre più numerose e rilevanti. I requisiti emergenti evidenziano l’importanza di competenze superiori a quelle del ruolo/qualifica ed in un certo qual modo simili a quelle professionali. Le competenze tecniche risultano indispensabili, ma non sufficienti poiché necessi- tano di ulteriori capacità comunicativo-relazionali (tra cui, importanti, quelle di presidio dell’organizzazione complessa e delle molteplici relazioni che in essa si svolgono), mentre acquisisce importanza l’etica del lavoro emergente costituita da tratti della personalità e da disposizioni nei confronti delle nuove attività di lavoro. Il processo di apprendimento avviene in una logica di continuità, ovvero di creazione progressiva di modelli e procedure di lavoro tramite la soluzione di problemi sempre nuovi. Inoltre, esso non presenta caratteri esclusivamente tecnici, ma richiede vere e proprie virtù del lavoro, che contemperano l’ambito dell’identi- ficazione con la visione e la missione dell’impresa, la disponibilità a fare proprio il valore dell’affidabilità e ad assumere profili di responsabilità, la disposizione al- l’alterità intesa come arricchimento e costruzione di un percorso dotato di recipro- cità verso un obiettivo condiviso, la tenacia e la costanza nel mantenere l’azimut del percorso progettuale pur in presenza di incertezze e difficoltà, l’attitudine ad attendersi ed a valorizzare gli eventi anche se scompaginano il proprio disegno progettuale. Occorre rilevare come le virtù del lavoro un tempo venivano acquisite “silen- ziosamente” tramite l’esempio degli adulti e quindi l’assunzione di modelli posi- tivi da parte dei giovani. Oggi ciò non può essere dato per scontato, sia per la sot- trazione da parte degli adulti dal compito di testimonianza e di guida sia per la dis- articolazione dei processi educativi e formativi che portano i giovani ad una pro- spettiva di auto-educazione segnata più dalle relazioni tra pari (il “branco”) che da interventi positivi di figure adulte. Vanno quindi ri-costruite le condizioni della formazione nelle organizzazioni entro una prospettiva pienamente educativa; l’alternanza formativa rappresenta quindi pienamente una strategia in grado di assumere come riferimento i profili educativi, culturali e professionali del sistema formativo “allargato”. Ciò comporta il superamento da un lato della prospettiva dello stage, che consiste nell’utilizzo dell’esperienza nell’organizzazione di lavoro solo come occasione per applicare conoscenze ed abilità apprese in aula o in laboratorio, dall’altro della formazione obbligatoria connessa ai contratti di apprendistato che risulta da un lato sconnessa rispetto ad un profilo complessivo di riferimento nonché occasionale, incompleto, disorganico di limitata consistenza in termini di tempo e di contenuti. In questo senso, l’esperienza italiana – che pure ha fornito negli ultimi anni no- tevoli esperienze di stage, tirocinio, apprendistato, formazione-lavoro, scuola-bot- tega, simulazione di impresa – può proporre nello scenario internazionale una pro- spettiva nuova, nella quale l’alternanza emerge come una strategia complessiva, 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 237 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 238 aperta, flessibile, fondata sulla corresponsabilità educativa di una rete di soggetti che si riconosce entro il quadro del profilo educativo, culturale e professionale di riferimento. Sono necessarie a questo proposito almeno due condizioni: a) Dal lato dell’impresa, cui va riconosciuto pienamente un ruolo formativo, emerge la necessità di delineare un contributo esplicito in tale senso, oltre la prassi eccessivamente enfatizzata dell’affiancamento ed al di là di un “azienda- lismo volgare” che tende a sottomettere la scuola alle esigenze dell’impresa di- segnando un ruolo ancillare di fornitore di servizi professionali riconducibili ad un nuovo addestramento di massa non più tecnico bensì informatico ed econo- mico. Ciò comporta l’esplicitazione della dimensione culturale dell’impresa, la definizione di percorsi di apprendimento, l’individuazione di idonei ruoli e profili degli operatori, l’elaborazione di metodologie e strumenti da giocare nell’intesa con gli organismi formativi. b) Dal lato degli organismi formativi, va riscoperto il valore educativo della pro- pria attività superando la visione disciplinare della didattica e l’autoreferenzia- lità dei modelli di intervento formativo che tendono a concepire gli apporti esterni come mero supporto ad un disegno che rimane decisamente sotto la re- sponsabilità esclusiva delle figure interne agli organismi stessi. Questo quadro comporta pertanto un carattere di umiltà, nel momento in cui esige la propen- sione a trovare partner formativi in grado di contribuire qualitativamente al ri- sultato formativo, ed una duttilità degli approcci che consenta di delineare me- todologie discontinue, non sottoposte ad una rigida predeterminazione di obiet- tivi ed a strumenti di super-controllo dei processi, ma aperte a stimoli ed ap- porti diversi entro un quadro di corresponsabilità non solo dei partner esterni ma pure degli stessi allievi. In questa prospettiva, l’alternanza formativa rappresenta una strategia di note- vole rilevanza per delineare un nuovo profilo delle istituzioni formative entro un quadro di compartecipazione che coinvolge vari attori sociali. Si apre quindi la possibilità di una stagione nella quale l’educazione rappresenta un impegno ed una competenza condivisa da una rete di soggetti che fa parte di un quadro di riferi- mento e che procede per cooperazione. 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 238 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 239 1. Alternanza formativa L’alternanza formativa rappresenta una strategia metodologica che consente di realizzare un percorso formativo coerente e compiuto nel quale si integrano reci- procamente attività formative di aula, di laboratorio ed esperienze svolte nella con- creta realtà dell’organizzazione di lavoro e di impresa. Vi possono essere due modalità di impostazione circa l’alternanza formativa: 1) una modalità “accessoria”, che considera alternanti quelle esperienze che pre- vedono momenti successivi di formazione d’aula e formazione in impresa dove l’uno si attiva con l’interruzione dell’altro e viceversa; 2) una modalità “autentica” che considera essenzialmente il contributo reciproco delle due formazioni – che rimangono costantemente attive anche se con tona- lità e gradi di impegno di volta in volta differenti – in riferimento ad un unico obiettivo comune, ovvero la formazione integrale della persona ed il positivo sviluppo del suo percorso di vita e di lavoro. L’alternanza accessoria comporta la sospensione del piano formativo che coin- volge l’allievo. Appartengono a tale impostazione lo stage di tipo meramente “ap- plicativo” e di socializzazione del lavoro (specie quando viene svolto in corrispon- denza di periodi di vacanza o di sospensione dell’attività didattica), il tirocinio di inserimento lavorativo (che presuppone un processo di adeguamento della persona al ruolo lavorativo quando questo viene inteso in senso esclusivamente operativo), il lavoro estivo guidato e l’apprendistato quando comporta moduli formativi scon- nessi da un profilo generale di riferimento dell’azione. L’alternanza formativa è autentica quando le diverse modalità formative che “si alternano” vengono a comporre un percorso unico e continuo avente al centro la persona in formazione in riferimento al profilo educativo, culturale e professio- nale ed in stretta relazione con il contesto in cui opera la figura professionale di ri- ferimento. Tale percorso è basato su un apporto reciproco di attenzioni, sensibilità, conte- nuti e metodologie; esso trae inizio da un progetto formativo definito congiunta- mente dai due attori in gioco (la scuola/l’organismo di formazione e l’impresa) e si sviluppa attraverso una cura continua che prevede monitoraggio, verifica ed even- tualmente correzione e miglioramento lungo tutto il percorso formativo. Come si vede, l’alternanza formativa intesa in senso autentico si definisce a partire dalla natura della relazione che si instaura tra i diversi attori in gioco. Non si tratta precisamente di una semplice interazione, bensì di una vera e propria part- 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 239 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 240 nership che prevede un incontro tra soggetti coinvolti nell’azione formativa con un profilo di corresponsabilità. Ciò comporta: • la comprensione dell’altro e del suo specifico valore; • la volontà di cooperazione reciproca; • la reale possibilità nello sviluppare azioni congiunte. Tale qualità è definita da una reale disposizione e possibilità ad operare in forma cooperativa tra impresa e organismo di formazione, coinvolgendo l’ambito delle rappresentazioni circa la vision e la mission dei due soggetti coinvolti, delle risorse umane, delle conoscenze e dei saperi, delle risorse tecnologiche, delle ri- sorse organizzative, finanziarie, logistiche ed operative. Ciò rende lo schema dell’alternanza sostanziale un approccio estremamente flessibile, mutevole, adattabile alle diverse condizioni e caratteristiche degli attori e del contesto. Al contrario dell’approccio “letterale” che si sviluppa unicamente in uno schema rigido di sequenze che non pare in grado di sviluppare il potenziale comunicativo, relazionale e cooperativo iscritto nella strategia dell’alternanza. In questo senso, l’alternanza non può coincidere con una specifica tecnica di apprendimento attivo (ad esempio lo stage), ma rappresenta una strategia comples- siva in grado di mobilitare differenti soluzioni didattiche, come emerge dal quadro comparativo seguente. AUTENTICA Quando si inserisce in un’intesa più vasta che coinvolge l’organismo formativo e l’impresa sin dal momento della condi- visione del profilo educa- tivo culturale e professio- nale, della definizione del piano formativo, della in- dividuazione delle strate- gie e delle modalità di apprendimento, dell’ero- gazione e della verifica degli esiti. MODALITÀ DI AZIONE Stage Tirocinio Formazione-lavoro Lavoro estivo guidato ACCESSORIA Attività finalizzata alla socializza- zione del lavoro e di natura appli- cativa, che viene svolta in corri- spondenza di periodi di sospen- sione dell’attività didattica Processo di adeguamento della persona al ruolo lavorativo quando questo viene inteso in senso esclu- sivamente operativo Insieme di moduli formativi scon- nessi da un profilo generale di ri- ferimento dell’azione Attività che avviene in presenza della sospensione del piano forma- tivo che coinvolge l’allievo e senza alcuna responsabilità e coin- volgimento degli insegnanti TIPOLOGIE DI ALTERNANZA 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 240 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 241 Dal punto di vista normativo ed organizzativo l’alternanza, assume due forme a seconda della differente figura ricoperta dal soggetto coinvolto: 1) l’alternanza scuola-lavoro che si svolge “sotto la responsabilità dell’istituzione scolastica o formativa, sulla base di convenzioni con imprese o con le rispet- tive associazioni di rappresentanza o con le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, o con enti pubblici e privati ivi inclusi quelli del terzo settore, disponibili ad accogliere gli studenti per periodi di tirocinio che non costituiscono rapporto individuale di lavoro” legge 53/2003, art. 4) e che quindi propone la figura dello studente/allievo; 2) l’apprendistato che si svolge entro un contratto di lavoro a causa mista che vincola l’impresa in una logica condizionante secondo la quale essa si impegna ad impartire una formazione qualificante ed inoltre a permettere la partecipa- zione dell’apprendista a moduli formativi esterni a fronte di un costo del lavoro notevolmente ridotto. Va ricordato a questo proposito che, con l’approvazione della legge 53/2003, anche l’apprendistato (oggi sottoposto all’art. 16 della legge 196/97, comma 2, là dove si afferma che “le relative agevolazioni contributive [dei contratti di appren- distato – n.d.r.] trovano applicazione alla condizione che gli apprendisti parteci- pino alle iniziative di formazione esterna all’azienda previste dai contratti collettivi nazionali di lavoro”) rientra pienamente nella prospettiva generale del secondo ciclo, finalizzato quindi alla crescita educativa, culturale e professionale dei gio- vani attraverso il sapere, il fare e l’agire, e la riflessione critica su di essi. Inoltre sia l’apprendistato sia l’alternanza scuola-lavoro mirano al consegui- mento dei diplomi e delle qualifiche, non potendo pertanto rappresentare espe- rienze fini a se stesse. Ciò significa quindi che alternanza formativa ed apprendi- stato sono in sostanza equivalenti, pur se impostati in base a principi differenti e simmetrici: nel primo caso il giovane è visto sotto il profilo di studente/allievo, nel secondo egli è visto come un apprendista lavoratore. Per questo motivo, ci è sembrato necessario definire una metodologia unica, utilizzabile sia per l’alternanza sia per l’apprendistato. Ciò appare avvalorato anche a partire dal confronto tra alcune esperienze europee emblematiche. 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 241 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 242 2. Un confronto tra alcune esperienze europee L’analisi di alcuni casi internazionali più significativi – Germania, Francia, Spagna, in rapporto all’Italia – in tema di alternanza formativa evidenzia tre ele- menti di fondo che rappresentano altrettanti passaggi cruciali dei sistemi indagati: 1) L’esistenza di due dispositivi differenti: • uno basato sul primato della scuola e della visione culturale generale, che si concretizza nell’inserimento nel percorso formativo di stage o momenti di esperienza pratica in impresa in chiave orientativa e formativa (è il caso della Francia, dove si afferma il primato dell’istruzione generale sulle com- petenze professionali, lo stage infatti interviene come completamento e “ca- nalizzazione” dei percorsi di formazione a carattere generale verso speci- fiche realtà di lavoro); • l’altro basato sul primato della qualificazione professionale e quindi sulla ri- proposizione del metodo dell’apprendistato integrato con momenti di forma- zione in aula anche se a carattere tecnico-operativo (tipico è il “sistema duale” tedesco). Va anche segnalata la presenza di un terzo dispositivo, cui corrispondono di- verse impostazioni istituzionali, ovvero la realizzazione di tirocini ed espe- rienze di lavoro collocate in differenti punti del percorso di vita della persona, con una impostazione ad un tempo formativa e di politica attiva del lavoro (è il caso italiano specie per ciò che concerne la legge 196/97) . 2) Il comune passaggio dei due dispositivi-tipo sopra indicati (e dei sistemi na- zionali che ad essi si ispirano) di fronte ai mutamenti dell’economia, del la- voro ed in genere di ciò che concorre a delineare le caratteristiche della pro- fessionalità. In questo senso, appare più corretto parlare di crisi del paradigma formativo della specializzazione, mentre emerge una necessità formativa che enfatizza i comportamenti professionali, le cosiddette meta-competenze ed anche le virtù del lavoro, i cui obiettivi si possono definire più precisamente con l’espres- sione “educazione professionale”. Tale crisi sembra coinvolgere, in modo diverso, ma con medesimi effetti, am- bedue i modelli di riferimento dell’alternanza formativa: • del modello scolastico viene posta in discussione la indeterminatezza della “cultura di base” in termini di educazione della personalità e formazione di un cittadino attento allo stile, alle regole ed alle opportunità di una società aperta, fortemente professionalizzata, ad alto contenuto cognitivo, comuni- cativo e relazionale, dove emerge il valore della relazione, dell’interazione, 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 242 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 243 della cooperazione tra diversi; inoltre viene criticata la divisione e separa- zione rigida tra “saperi teorici” e “competenze operative”; • del modello lavorativo viene criticata l’eccessiva frammentazione delle fi- gure e delle qualifiche, la rigidità dei modelli organizzativi aziendali, l’as- senza di meta-cognizioni e meta-capacità che consentano di sviluppare atti- vità lavorative di natura cooperativa tra soggetti appartenenti a diverse fami- glie socio-culturali, professionali, aziendali. 3) La presenza di una triplice sfida per tali modelli di alternanza: • Superare lo scolasticismo sia dal punto di vista del “quadro di riferimento” (dove l’affermazione del valore educativo-formativo della cultura generale appare come un postulato piuttosto che un assunto dimostrato e sorretto da metodiche adeguate), sia da quello dei modelli organizzativi solitamente posti in atto dagli istituti scolastici e formativi. Questi ultimi infatti tendono a incasellare le attività in corsi basati su gruppi-classe omogenei e perenne- mente compresenti; inoltre viene affermato il primato delle discipline tanto da ridurre il curricolo ad una sommatoria di sequenze didattiche slegate da un disegno di fondo unitario; infine si utilizzano per la più parte metodiche di trasferimento di saperi. • Superare la indisponibilità delle imprese ad un coinvolgimento nel “gioco formativo” sia in generale (là dove tale indisponibilità corrisponde ad un non riconoscimento del valore culturale e formativo dell’impresa stessa) sia là dove l’impresa è tradizionalmente orientata ad un impegno secondo la logica del training on the job integrato da moduli formativi (è il caso del sistema duale). • Superare la rigidità e l’impermeabilità dei sistemi di istruzione, formazione ed inserimento lavorativo ad operare in una logica aperta e cooperativa ba- sata sul reciproco riconoscimento dei crediti formativi e lavorativi, una lo- gica allo stesso tempo flessibile e “consistente” ovvero sostenuta da una dif- fusa sensibilità e competenza formativa rilevabile nelle organizzazioni e nei profili professionali coinvolti nelle iniziative di alternanza formativa. Da questo breve excursus appare quindi come la formazione in alternanza sia utile non già come mera giustapposizione di moduli formativi ed esperienziali dif- ferenti, ma in chiave sostanziale ed autentica ovvero come approccio in grado di raggiungere in modo soddisfacente le finalità indicate da un comune profilo di ri- ferimento. Inoltre, essa non è da intendersi in senso totalizzante come la chiave per risol- vere tutti i problemi dell’educazione, della formazione e dell’inserimento lavora- tivo. Occorre al contrario un approccio razionale che ne affermi un preciso ambito di competenza oltre che una metodologia entro la quale essa può effettivamente sviluppare il suo potenziale. 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 243 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 244 3. La prospettiva italiana La realtà italiana presenta – per ciò che riguarda la fase precedente all’appro- vazione della legge 53/2003 – ambedue gli istituti tipici dell’alternanza formativa così come li possiamo riscontrare nelle migliori esperienze europee: a) da un lato, troviamo lo stage ed i tirocini all’interno dei percorsi ordinari della formazione professionale ma anche – ultimamente – della scuola e dell’uni- versità; b) dall’altro, riscontriamo l’apprendistato come modalità prevalente di accesso nel mondo del lavoro per i settori dell’artigianato, del commercio ed in gene- rale per le piccole-piccolissime imprese (che, nel contesto italiano rappresen- tano una quota rilevante del personale occupato). Ma tale quadro presentava una separazione ancora non sanata tra le due entità, segno di una forte cesura tra l’area culturale che coincide sostanzialmente con la scuola e l’università e l’area professionale e lavorativa che coincide per lo più con i contratti a causa mista o atipici (apprendistato e lavoro interinale). Solo la formazione professionale possiede una tradizione ampia e consolidata (pur variabile a seconda dei contesti regionali) in materia di alternanza formativa, potendo contare su una tradizione ormai trentennale per le esperienze maggior- mente consolidate, tanto da aver potuto superare in diversi casi la logica pretta- mente operativa dell’attività svolta in azienda, verso una prospettiva di ampio co- involgimento dell’impresa nella definizione dei profili di riferimento, nella corre- sponsabilità in rapporto ai processi di apprendimento ed infine nella valutazione e validazione (sostanziale) degli esiti. Anche se in taluni ambiti del contesto di for- mazione professionale permane la visione “scolastica” che considera lo stage come un’interruzione del curricolo, piuttosto che un suo elemento essenziale e rilevante. In genere, si può dire che in Italia vi è forte sensibilità nel considerare la ma- teria dell’alternanza come strumento per la trasformazione del sistemi formativi e delle politiche attive del lavoro; diverse iniziative ad ogni livello puntano su di essa per migliorare il rapporto tra scuola, formazione e impresa, mentre sono nu- merose le attività che vedono nell’alternanza un modello utile a migliorare il rap- porto tra giovani e formazione oltre che a consentire un maggiore radicamento della scuola e dell’organismo di formazione nel territorio in cui si colloca. Con la legge n. 53 del 28 marzo 2003 (norme generali sull’istruzione e livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale) si apre pertanto la possibilità di una maggiore valorizzazione di questo strumento, 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 244 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 245 entro una prospettiva nuova che consenta di conseguire qualifiche e diplomi alter- nando formazione e lavoro sulla base di un approccio pedagogico tipico (valoriz- zazione delle esperienze lavorative, didattica attiva e del compito, ecc.), in riferi- mento a profili e standard definiti. Secondo questo approccio i momenti in azienda assumono il carattere di vere e proprie occasioni di apprendimento e acquisizione di competenze tramite cono- scenze e abilità, con l’ausilio di piani formativi personalizzati. Si apre pertanto per l’impresa la possibilità di mostrare il suo reale “potenziale formativo” e di sviluppare percorsi condivisi, investendo maggiormente nella ri- cerca e nella formazione delle risorse umane. Siamo di fronte ad una visione “autentica” dell’alternanza che supera la logica dello stage come modulo accessorio al curricolo. Va ricordato che la legge 53/2003 propone un ordinamento coerente con il nuovo titolo V della Costituzione, sulla base dei seguenti criteri: • Definizione di un “sistema educativo di istruzione e di formazione” dal carat- tere fortemente promozionale e basato sulla personalizzazione dei percorsi for- mativi, avente il fine di “favorire la crescita e la valorizzazione della persona umana, nel rispetto dei ritmi dell’età evolutiva, delle differenze e dell’identità di ciascuno e delle scelte educative della famiglia, nel quadro della coopera- zione tra scuola e genitori, in coerenza con il principio di autonomia delle isti- tuzioni scolastiche e secondo i principi sanciti dalla Costituzione” (art. 1). • Riferimento dell’intero percorso a “profili educativi culturali e professionali” ed a “livelli essenziali delle prestazioni” ovvero obiettivi specifici di apprendi- mento, standard e vincoli. • Superamento del concetto di obbligo scolastico e di obbligo formativo e loro assorbimento entro la nozione più valida di diritto/obbligo formativo fino ai 18 anni. Si assicura infatti a tutti il diritto all’istruzione e alla formazione, per al- meno 12 anni ovvero sino al conseguimento di una qualifica entro il diciotte- simo anno di età. Inoltre, la fruizione dell’offerta di istruzione e formazione costituisce un dovere legislativamente sanzionato. • Presenza nel secondo ciclo del percorso dei licei e del percorso degli istituti dell’istruzione e della formazione professionale, quest’ultimo dotato di natura pedagogica, identità curricolare e fisionomia istituzionale, abilitato a rilasciare titoli di studio progressivi corrispondenti a standard concertati in sede nazio- nale, in grado di offrire un percorso graduale e continuo di pari in dignità cul- turale ed educativa rispetto al percorso liceale. • Creazione di un sistema di passaggi tra un percorso e l’altro garantito in ogni momento da strumenti di personalizzazione (tramite LARSA – laboratori di re- cupero e sviluppo degli apprendimenti), per gli studenti che hanno superato il 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 245 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 246 quarto anno dei licei verso il sistema dell’istruzione e formazione superiore, per chi ha scelto il percorso dell’istruzione e della formazione professionale verso l’università attraverso l’anno di riallineamento. • Creazione di un sistema di valutazione complesso: la valutazione degli allievi, con la certificazione delle competenze finali acquisite, è affidata esclusiva- mente ai docenti delle istituzioni di istruzione e di formazione frequentate. Il “Servizio Nazionale per la Qualità del Sistema Educativo di Istruzione e di For- mazione” predispone verifiche sistematiche sulle conoscenze e sulle abilità lin- guistiche, scientifico-matematiche e storico-sociali degli allievi e richieste dai piani di studio nazionali. Scelta di operare le verifiche soprattutto all’inizio del ciclo scolastico successivo piuttosto che alla conclusione del precedente moti- vata dal desiderio di attribuire alle verifiche stesse un carattere promozionale, formativo ed ermeneutico piuttosto che sanzionatorio, sommativo e lineare. Occorre ora inquadrare questa nuova impostazione dell’alternanza formativa entro un modello di riferimento che sia coerente con i criteri sopra evidenziati. 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 246 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 247 4. Il modello proposto Il modello che proponiamo si riferisce in particolare ad allievi di almeno quin- dici anni di età. Ciò richiede la definizione di un modello formativo che consenta di conseguire delle qualifiche e dei diplomi di formazione alternando formazione e lavoro basato sull’approccio pedagogico tipico della formazione professionale (va- lorizzazione delle esperienze lavorative, approccio induttivo, ecc.) all’interno del quadro di standard definiti per i percorsi formativi. Da un punto di vista pedagogico, il termine alternanza si basa su: • un’attenzione ai processi di apprendimento del soggetto, a come la persona svi- luppa e consolida le proprie competenze; • un’idea di apprendimento come elaborazione e costruzione dell’esperienza; • un riconoscimento del ruolo formativo della situazione di lavoro; • un’enfasi sulle funzioni diverse dalla docenza (progettazione, tutoring, ecc.). In tale processo i due contesti formativi intervengono portando ognuno le pro- prie peculiarità. In particolare la formazione in azienda consente di: • apprendere come si attua il lavoro tenendo conto delle concrete caratteristiche organizzative dell’azienda e delle caratteristiche delle persone con cui si lavora; • vedere come in concreto si applicano le conoscenze e le procedure apprese nella formazione extra-aziendale; • sviluppare, mediante la pratica, l’esperienza professionale, ossia la capacità di predisporre il lavoro e di prevederne le difficoltà ed i risultati; • riflettere sul lavoro svolto per individuarne i difetti e per migliorare le proprie prestazioni. Al fine di garantire che tali aspetti siano presenti, anche l’azienda, così come l’istituto, dovrà attivare e mettere a disposizione risorse tecniche, umane e struttu- rali adeguate attraverso l’attivazione di un apposito presidio formativo aziendale secondo la logica dell’apprendimento organizzativo (learning organization). Ciò deve essere definito garantendo la continuità e l’organicità delle azioni, specie là dove le specificità organizzative e lavorative dell’azienda non consentono di acqui- sire “naturalmente” una visione ampia del processo di lavoro e delle competenze necessarie e il neo-inserito deve lavorare con operatori diversi. La cooperazione tra impresa ed organismo formativo risulta essere la chiave di volta del successo degli interventi, in quanto: 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 247 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 248 • propone al giovane l’apprendimento di concetti e nozioni generali, che oltre- passano le specificità aziendali; • prevede spazi adeguati per la riflessione ed il confronto in gruppo con altri allievi che vivono analoghe e diverse esperienze; • aiuta il giovane a sistematizzare conoscenze ed esperienze in modelli di comportamento sociale e lavorativo idonei alla sua crescita personale e pro- fessionale. Per tutti questi motivi, va realizzata un’intesa tra le parti coinvolte, al fine di determinare: – lo ‘status’ dei soggetti coinvolti (il giovane in alternanza); – il ruolo della struttura formativa e dell’azienda e le modalità di collaborazione; – gli aspetti ‘gestionali (il sostegno al reddito dell’allievo, gli incentivi per le im- prese e l’assistenza tutoriale); – le modalità di certificazione dell’esito positivo delle attività e di valutazione dei crediti formativi acquisiti dall’allievo. È opportuno/necessario avviare un processo di confronto ed elaborazione con- giunto che consenta di giungere ad una condivisione del piano formativo in riferi- mento ai livelli essenziali delle prestazioni ed agli obiettivi specifici di apprendi- mento sulla base dei quali stipulare un protocollo di intesa che sancisca la collabo- razione tra realtà concorrenti al buon esito del percorso. Tale processo deve affron- tare alcune tematiche che rappresentano pre-condizioni per l’attuazione di tale mo- dalità formativa: – partenariato tra istituto e azienda (ruolo, compiti e responsabilità reciproci); – riconoscimento del ruolo attivo dell’azienda anche dal punto di vista econo- mico con finanziamenti a copertura dell’impiego di risorse tecniche, umane e strutturali per la realizzazione del percorso; – sostegno al reddito dell’allievo attraverso la previsione di una borsa-forma- zione cui contribuiscono congiuntamente la Regione e enti diversi. 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 248 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 249 5. Il dispositivo Tenuto conto dei criteri sopra indicati, si evidenzia il modello gestionale delle attività di alternanza formativa, secondo una prospettiva per fasi, così definite: FASI AZIONI FASI STRUMENTI A. PREVIA B. ANALISI C. PROGETTAZIONE ED IMPLEMENTAZIONE D. EROGAZIONE E. VALUTAZIONE A. PREVIA B. ANALISI C. PROGETTAZIONE ED IMPLEMENTAZIONE D. EROGAZIONE E. VALUTAZIONE � Scelta dei soggetti (tutor aziendale, tutor formativo, altri…) e definizione dell’intesa di massima (Con- venzione quadro) � Condivisione del profilo, delle indicazioni regionali e degli standard formativi. � Conoscenza del contesto (organizzazione, cultura, compiti, ruoli, qualità…) e disegno di learning orga- nization � Conoscenza degli allievi (profilo dell’allievo). � Elaborazione del piano formativo personalizzato � Elaborazione delle unità di apprendimento � Individuazione delle risorse (umane, culturali, orga- nizzative, economiche, logistiche…) � Definizione delle intese formali. � Gestione dei processi di apprendimento � Verifica intermedia. � Valutazione finale (degli apprendimenti, dell’azione). A1. Profilo del tutor di impresa A2. Tipologie di attività A3. Intesa di massima. B1. Conoscenza del contesto e disegno di learning organization B2. Profilo dell’allievo. C1. Piano formativo personalizzato C2. Unità di apprendimento C3. Convenzione di alternanza formativa. D1. Diario di bordo. E1. Autovalutazione dei prodotti E2. Valutazione delle competenze, conoscenze e abilità. Si indica la mappa degli strumenti previsti per le diverse fasi del dispositivo di alternanza formativa: 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 249 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 250 Generalità La fase previa corrisponde a tutte le azioni necessarie a definire l’intesa tra or- ganismo di formazione e l’impresa/il raggruppamento di imprese/l’associazione. Questa fase è fondamentale, poiché mira a delineare un incontro tra i diversi organismi sulla base di una concezione autentica dell’alternanza formativa, che si definisce a partire da una vera e propria partnership che prevede un incontro tra soggetti coinvolti nell’azione formativa con un profilo di corresponsabilità. Ciò comporta la definizione del reciproco riconoscimento, la volontà di cooperazione reciproca, la possibilità di sviluppare azioni congiunte. Tale intesa presuppone tre condizioni fondamentali di: – la presenza di tutor aziendali aventi le caratteristiche idonee alla gestione di tale progetto in partenariato – la definizione di un’intesa tra le parti che individui nell’alternanza una stra- tegia complessiva in grado di mobilitare differenti soluzioni didattiche, da adottarsi in corrispondenza delle condizioni attuative necessarie – la definizione delle attività che si intendono avviare nell’ambito dei piani for- mativi, sulla base delle diverse opzioni previste (visita orientativa, conoscenza dell’impresa, micro-realizzazione, laboratorio di simulazione, apprendimento sul compito, project work) e della loro opportuna combinazione. Strumenti Gli strumenti previsti come supporto a questa fase preliminare sono: A1. Profilo del tutor di impresa. A2. Tipologie di attività. A3. Intesa di massima. Indicazioni Il profilo del tutor di impresa mira a proporre un punto di riferimento per la scelta di questa importante figura, la cui presenza è condizione essenziale per una autentica alternanza formativa. Può essere una figura coincidente con una persona FASE PREVIAA. 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 250 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 251 dipendente dell’impresa, oppure un operatore specializzato fornito dall’associa- zione o da un’agenzia formativa. Le tipologie di attività proposte mirano da un lato ad evitare la coincidenza fra la metodologia dell’alternanza ed una sola prassi didattica (es.: stage) e dall’altro a fornire agli organismi partner un quadro di riferimento metodologico ampio e pun- tuale, in base al quale poter elaborare percorsi formativi ad hoc. L’intesa di massima rappresenta un accordo di fondo tra gli organismi partner, che delinea un disegno di cooperazione entro cui di volta in volta si attivano azioni differenti. Ciò abilita alla costituzione ed al consolidamento di reti formative ba- sate sul principio del partenariato stabile e progressivo. 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 251 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 252 PROFILO DEL TUTOR DI IMPRESAA1 La scelta del tutor di impresa dovrà mettere a fuoco la presenza delle seguenti qualità: disponibilità, capacità di ascolto, sensibilità pedagogica, conoscenza del mestiere. Ruoli e missioni del tutor di impresa: A) Progettazione congiunta • Condivisione del profilo e delle indicazioni • Definizione della strategia formativa e delle scelte metodologiche • Individuazione delle pratiche di cooperazione formativa B) Accoglienza del giovane nell’impresa • Le informazioni essenziali da comunicare (carta dei valori, dépliant dell’im- presa, piano di inserimento, orari di lavoro, regolamento interno) • Gli elementi da preparare (sistemazione del posto di lavoro, gli strumenti, il vestiario, le formalità amministrative, lista dei colleghi...) • L’organizzazione del rapporto con i giovani (funzioni e ruoli, pianificazione degli incontri, impiego del tempo di presenza in impresa) • Gli obiettivi della formazione (presentazione del posto di lavoro, le altre per- sone che presidiano lo stesso posto, ciò che egli dovrà fare nell’impresa) C) Trasferimento di saperi e abilità • La formalizzazione del mestiere – titolo del mestiere – i titolari nell’impresa – le esigenze e le difficoltà della posizione – le consegne di sicurezza • La formazione pratica nell’impresa – campi di attività – compiti nei campi di attività – conoscenze indispensabili, i comportamenti, le buone regole del lavoro – percorso in impresa in funzione delle competenze da acquisire D) Valutazione delle competenze del giovane o del nuovo assunto • Le schede tecniche di valutazione (puntualità, spirito di équipe, autonomia, efficacia, lavoro personale, ecc.) 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 252 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 253 • La valutazione delle competenze professionali • La valutazione dei bisogni di formazione complementare E) Dialogo con l’organismo formativo • Lo scambio di informazioni con i formatori • L’armonizzazione della formazione nella scuola con la formazione nell’im- presa • Partecipazione alla valutazione finale del giovane. 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 253 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 254 Le tipologie di attività possibili sono sei, così definite: TIPOLOGIE DI ATTIVITÀA2 1. VISITA ORIENTATIVA Natura Intervento orientativo Obiettivi – Conoscenza diretta del settore e delle sue problematiche – Verifica del progetto orientativo personale – Acquisizione di una sensibilità ed un linguaggio di base del settore Applicazione Nella fase iniziale del percorso, nella quale l’allievo ha bisogno di confrontare le proprie preferenze con il mondo concreto del settore prescelto, anche in vista di una scelta di ambiti, figure ed aree di compito Tempi Può durare da 4 ore fino a due giornate Metodologie Si svolge tramite testimoni collocati nei concreti contesti organizza- tivi in cui operano. La visita prevede: – incontro con un rappresentante dell’impresa ed eventuale visione di video di presentazione – visita guidata ai reparti/uffici – approfondimento delle questioni tramite lettura dei materiali – confronto con esponenti dell’impresa Strumenti Materiali e video divulgativi del settore e dell’attività dell’impresa Esito Elaborazione di una relazione sulla visita Valutazione Verifica della corrispondenza con il progetto orientativo. Discussione sull’elaborato finale. 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 254 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 255 2. CONOSCENZA DELL’IMPRESA E DEI RUOLI Natura È un modulo di ricerca svolto dagli allievi Obiettivi – Conoscenza dell’impresa in tutte le sue principali dimensioni: set- tore, prodotti/servizi, dimensioni, collocazione di mercato, evolu- zione storica, strategia, organizzazione, risorse umane, relazioni con l’ambiente, qualità. – Ricostruzione della “carta di identità” dei ruoli lavorativi tramite una metodologia che enfatizzi le correlazioni tra i diversi contri- buti professionali in vista del raggiungimento degli scopi dell’im- presa stressa Applicazione Nella fase iniziale del processo formativo, come azione preliminare alla attività di alternanza formativa Tempi Da tre a cinque giorni Metodologie – lettura dei materiali, – intervista a testimoni, raccolta di dati. Strumenti Griglie di rilevazione. Materiali vari Esito Rapporto di ricerca e mappa dei ruoli Valutazione Confronto sui prodotti. 3. MICRO-REALIZZAZIONE Natura Laboratorio semplice Obiettivi – Consentire alla persona di mettere alla prova le proprie capacità – Permettere all’impresa ed ai formatori di avviare una modalità at- tiva di apprendimento, partendo da un compito concreto. Applicazione Nella fase iniziale del percorso Tempi Da 3 a 5 giorni Metodologie Utilizzo di attrezzature professionali semplici Strumenti Strumenti di lavoro Esito Prodotto semplice, che non richieda conoscenze ed abilità com- plesse, ma che abbia in sé i caratteri della cultura professionale verso cui l’allievo si orienta Valutazione Completezza e funzionalità del prodotto Significatività dell’esperienza. 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 255 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 256 4. LABORATORIO DI SIMULAZIONE Natura Laboratorio su processi di lavoro simulati Obiettivi – Simulare una o più parti del processo di produzione / di servizio – Misurarsi in condizione di sicurezza e serenità con le diverse pro- blematiche dell’attività di lavoro. Applicazione In ogni fase del percorso di apprendimento Tempi Da una a tre settimane Metodologie Simulazione di processi di lavoro Strumenti Un siffatto laboratorio richiede necessariamente la presenza di simu- latori che possono consistere in impianti reali o virtuali che consen- tano di svolgere interventi in grado di presentare le stesse problema- tiche dei compiti reali Esito Prodotto finale simulato Valutazione Comprensione delle problematiche; correttezza delle procedure; efficacia del prodotto; valore formativo dell’esperienza. 5. APPRENDIMENTO SUL COMPITO Natura Processo di apprendimento attivo svolto a fronte del processo di la- voro reale Obiettivi – Comprendere le dinamiche dell’attività di lavoro reale – Assumere responsabilità e svolgere compiti in chiave formativa – Acquisire conoscenze, abilità e competenze professionali Applicazione In ogni fase del percorso di apprendimento Tempi Da una settimana ad un mese Metodologie L’apprendimento sul compito presenta – a differenza del laboratorio di simulazione – un notevole grado di realtà, sia pure con la media- zione del tutor di impresa. Ciò rende realistico il processo di forma- zione poiché pone l’allievo nelle stesse situazioni del lavoratore/pro- fessionista in grado di presidiare il ruolo atteso. Non si tratta pertanto né di osservazione, né di supporto alla produzione, bensì di un vero e proprio processo formativo partecipato Strumenti Gli stessi strumenti dell’attività di lavoro oltre ai materiali del centro risorse Esito Svolgimento corretto del compito Relazione sull’attività e sugli esiti Valutazione Comprensione delle problematiche; correttezza delle procedure; rispetto delle regole organizzative; rispetto dei tempi; efficacia del prodotto; valore formativo dell’esperienza. 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 256 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 257 6. PROJECT WORK Natura Realizzazione di un prodotto in grado di soddisfare i requisiti con- nessi al problema a cui si intende dare risposta. Obiettivi – Negoziazione di un progetto condiviso, coerente e significativo – Applicazione delle risorse (capacità, conoscenze, abilità e compe- tenze) a problemi reali – Lavoro cooperativo – Acquisizione di “finezza” nelle competenze – Autovalutazione Applicazione Nelle fasi “mature” del percorso di apprendimento Tempi Da due settimane a due mesi Metodologie Si tratta di un progetto che l’allievo assume secondo un protocollo concordato con il tutore formativo ed il tutor di impresa. Il project work rappresenta il punto più elevato del processo di apprendimento, poiché pone l’allievo in una condizione simile a quella del lavora- tore/professionista. Strumenti Il progetto viene perseguito con adeguati supporti Esito Presentazione critica ed autovalutativa Valutazione Comprensione delle problematiche; correttezza delle procedure; rispetto delle regole organizzative; rispetto dei tempi; efficacia del prodotto; valore formativo dell’esperienza. 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 257 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 258 Tra l’Organismo formativo _______________________________________________ e l’Impresa /Associazione _______________________________________________ Generalità I soggetti dell’intesa si riconoscono nella comune partecipazione ad una stra- tegia di alternanza mirante a realizzare un percorso formativo coerente e compiuto nel quale si integrano reciprocamente attività formative di aula, di laboratorio ed esperienze svolte nella concreta realtà dell’organizzazione di lavoro e di impresa. Tale percorso assume come riferimento i “profili educativi culturali e pro- fessionali” ed i “livelli essenziali delle prestazioni” ovvero obiettivi specifici di apprendimento, standard e vincoli. Ciò in riferimento ad un modello formativo che consenta di conseguire delle qualifiche e dei diplomi di formazione alternando formazione e lavoro basato sull’approccio pedagogico tipico della formazione pro- fessionale (valorizzazione delle esperienze lavorative, approccio induttivo, ecc.) all’interno del quadro di standard definiti per i percorsi formativi. In connessione a tale assunto, si conviene circa: • l’attenzione ai processi di apprendimento del soggetto, a come la persona svi- luppa e consolida le proprie competenze; • l’idea di apprendimento come elaborazione e costruzione dell’esperienza; • il riconoscimento del ruolo formativo della situazione di lavoro; • l’enfasi sulle funzioni diverse dalla docenza (progettazione, tutoring, ecc.). Attività previste Le attività previste nell’ambito dell’alternanza formativa sono: – Visita orientativa – Conoscenza dell’impresa e dei ruoli – Micro-realizzazione INTESA DI MASSIMAA3 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 258 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 259 – Laboratorio di simulazione – Apprendimento sul compito – Project work. Queste attività verranno realizzate – in forma combinata – secondo un piano formativo coerente con le caratteristiche degli allievi e valorizzando le potenzialità formative dell’impresa. Ruoli e impegni In tale processo i due contesti formativi intervengono portando ognuno le pro- prie peculiarità. In particolare la formazione in azienda consente di: • apprendere come si attua il lavoro tenendo conto delle concrete caratteristi- che organizzative dell’azienda e delle caratteristiche delle persone con cui si lavora; • vedere come in concreto si applicano le conoscenze e le procedure apprese nella formazione extra-aziendale; • concorrere con l’Istituto o il Centro alla elaborazione ed attuazione dei piani formativi personalizzati coerenti con le caratteristiche degli allievi ed in grado di valorizzare il potenziale formativo aziendale; • sviluppare, mediante la pratica, l’esperienza professionale, ossia la capacità di predisporre il lavoro e di prevederne le difficoltà ed i risultati; • riflettere sul lavoro svolto per individuarne i difetti e per migliorare le proprie prestazioni. La formazione presso l’Istituto o il Centro consente di: • delineare il processo formativo in relazione al profilo educativo culturale e professionale ed inoltre agli obiettivi specifici di apprendimento, in intesa con le famiglie degli allievi; • concorrere con l’impresa alla elaborazione ed attuazione dei piani formativi personalizzati coerenti con le caratteristiche degli allievi ed in grado di valoriz- zare il potenziale formativo aziendale; • sostenere gli allievi nel loro percorso di apprendimento tramite interventi di vario genere (orientamento, formazione previa, accompagnamento e supporto, monitoraggio,…); • consentire agli allievi una piena corresponsabilità nei percorsi formativi tramite la valorizzazione degli elaborati e dei prodotti e la co-valutazione degli esiti; • garantire la continuità e la trasferibilità degli apprendimenti in direzione del- l’itinerario formativo connesso al progetto personale degli utenti. 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 259 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 260 Aspetti attuativi Al fine di garantire che tali aspetti siano presenti, anche l’azienda, così come l’Istituto o il Centro, attiveranno e metteranno a disposizione risorse tecniche, umane e strutturali adeguate attraverso un apposito presidio formativo aziendale secondo la logica dell’apprendimento organizzativo (learning organization). Viene garantita la continuità e l’organicità delle azioni, specie là dove le speci- ficità organizzative e lavorative dell’azienda non consentono di acquisire “natural- mente” una visione ampia del processo di lavoro e delle competenze necessarie e il neo-inserito deve lavorare con operatori diversi. Per l’attuazione delle azioni di alternanza, si darà vita ad opportune conven- zioni nelle quali saranno definiti i seguenti aspetti: – ‘status’ dei soggetti coinvolti (il giovane in alternanza) – ruolo della struttura formativa e dell’azienda e le modalità di collaborazione – modalità di certificazione dell’esito positivo delle attività e di valutazione dei crediti formativi acquisiti dall’allievo; – riconoscimento del ruolo attivo dell’azienda anche dal punto di vista econo- mico con finanziamenti a copertura dell’impiego di risorse tecniche, umane e strutturali per la realizzazione del percorso; – sostegno al reddito dell’allievo attraverso la previsione di una borsa-forma- zione cui contribuiscono congiuntamente la Regione e enti diversi. 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 260 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 261 Generalità La fase di analisi consente ai partner dell’azione formativa di poter disporre di un quadro di conoscenze attive in grado di consentire loro l’elaborazione di piani formativi adeguati alle caratteristiche del contesto e dei soggetti dell’apprendi- mento. Per quanto riguarda il contesto, va detto che ogni organizzazione di lavoro è connotata da un proprio disegno culturale che ne fonda i valori, i linguaggi, la mappa dei compiti e dei ruoli, i modelli di azione, i criteri della qualità. In partico- lare, ogni organizzazione possiede un proprio “modello antropologico” che indi- vidua le caratteristiche delle persone di cui si richiede la collaborazione, i processi di ingresso e di presidio, i criteri di valutazione delle competenze e delle perfor- mance. Ciò impone pertanto una conoscenza esplicita di tale modello, per evitare visioni astratte dei processi di formazione nelle organizzazioni. Accanto a ciò, ogni organizzazione presenta un modello (più o meno esplicito) di “apprendimento or- ganizzativo” (learning organization), ovvero un percorso idealtipico che consente alle persone in ingresso ai vari ruoli di acquisire conoscenze, abilità e competenze necessarie al pieno presidio dell’attività. Per quanto riguarda gli allievi, essi presentano un quadro personale caratteri- stico composto di elementi anagrafici, ma anche di capacità, conoscenze, abilità e competenze, in base al quale delineare piani formativi adeguati al loro successo. Ciò rende necessaria ed estremamente utile la fase di analisi del profilo degli al- lievi, da svolgersi congiuntamente tra Istituto o il Centro ed impresa. Strumenti Gli strumenti previsti come supporto a questa fase di analisi sono: B1. Scheda di conoscenza del contesto e disegno di learning organization. B2. Profilo dell’allievo. Indicazioni La fase di conoscenza del contesto ed elaborazione del disegno di learning organization va svolta in modo accurato e con le dovute attenzioni, al fine di evi- FASE DI ANALISIB. 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 261 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 262 tare di ridurre il processo formativo ad un mero “adattamento” ad un ruolo oppure ad un compito specifico. Va posta l’enfasi sui processi culturali, sui criteri che sottostanno alle regole ed alle attese di ruolo, sulla capacità di stimolo culturale connessa alle tecniche ed alle pratiche di lavoro. Questa fase può svolgersi in un momento specifico, ma è evidente che la gran parte dei fattori qui indicati si evidenzia in azione, in momenti importanti del pro- cesso di lavoro e di formazione. Compito dei formatori è aiutare il personale del- l’impresa a rendere espliciti i criteri ed i requisiti insiti nella concreta vita dell’or- ganizzazione di lavoro. La fase di conoscenza dell’allievo richiede capacità di ascolto e di dialogo, sti- molo finalizzato alla esplicitazione ed al riconoscimento delle proprie capacità, dei punti di forza e di debolezza evidenziati nella prospettiva del piano formativo indi- vidualizzato. È fondamentale in tale momento il coinvolgimento della famiglia per delineare un quadro condiviso e porre le basi di una reale co-progettazione del percorso formativo. 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 262 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 263 ELABORAZIONE CARTA DEI VALORI La carta dei valori dell’impresa ha un forte rilievo per la strategia di gestione delle risorse umane. Essa indica: a) La storia dell’impresa, ovvero i motivi che l’hanno vista sorgere, le vicende più importanti, la delineazione di una visione sempre più chiara circa la realtà in cui si è collocata. b) La mission dell’impresa, ovvero il contributo che essa offre alla società in ter- mini di valore aggiunto. c) I valori veri e propri che essa esprime in ordine a: • Clienti esterni • Prodotto/servizio • Risorse tecnologiche • Organizzazione e clima • Risorse umane • Risorse ambientali • Strategia sociale (promozione, recupero, sviluppo culturale…). d) Gli strumenti attraverso cui tali valori vengono resi evidenti nell’attività lavo- rativa quotidiana. In altri termini, l’impresa sviluppa il proprio ruolo sociale a diversi livelli, ed informa tutta l’organizzazione ai propri valori. In particolare, essi vengono presen- tati agli stagisti ed ai nuovi assunti di modo che essi sappiano: • riconoscere il fondamento delle regole • riconoscere le modalità di giudizio • cogliere i criteri di soluzione dei problemi • cogliere i criteri di miglioramento-correzione delle procedure di lavoro. DISEGNO DI LEARNING ORGANIZATION L’intera organizzazione può essere definita come un “ambiente cognitivo” entro cui le persone possono trovare occasioni di formazione in una logica di con- tinuità. Le organizzazioni di lavoro sono infatti dotate di sistemi informativi, tec- nologie, regole di funzionamento, processi operativi. La persona non è solo supporto al processo organizzativo, ma rappresenta un elemento vitale che opera in un ambiente stimolante. Da qui la necessità di definire CONOSCENZA DEL CONTESTO E DISEGNO DI LEARNING ORGANIZATIONB1 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 263 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 264 un percorso-tipo di inserimento che corrisponda a criteri pedagogici e nel con- tempo produttivi. Tale percorso è così delineato: I Fase di accoglienza (presso l’ufficio del personale): • colloquio iniziale • presentazione dell’azienda (con visita) • precisazione del patto/contratto • indicazione del tutor aziendale e del posto di lavoro. II Fase di informazione (presso l’aula pedagogica): • colloquio con il tutor aziendale • acquisizione di informazioni di base (con particolare riferimento al glos- sario) per la comprensione del processo di produzione/servizio • conoscenza delle procedure più rilevanti circa la sicurezza e la qualità. III Fase di inserimento (presso l’ufficio/reparto di primo ingresso): • conoscenza delle strumentazioni • compiti di tipo primario con supervisione costante da parte del tutor • colloquio di verifica degli esiti dei compiti • indicazione di necessità formative e decisione circa la fase ulteriore • acquisizione di nuovi apprendimenti (in autoformazione assistita). IV Fase di approfondimento (presso l’ufficio/reparto di destinazione): • compiti di tipo secondario con supervisione parziale da parte del tutor • colloquio di verifica degli esiti dei compiti • indicazione di necessità formative e decisione circa la fase ulteriore • acquisizione di nuovi apprendimenti (in autoformazione assistita). V Fase di valutazione finale e decisione (presso l’aula pedagogica e l’ufficio del personale): • valutazione da parte dell’allievo e del tutor aziendale • colloquio di verifica del percorso di inserimento (aspetti tecnologici, sociali e di progetto personale) • decisione circa il prosieguo del percorso (completamento formativo, inseri- mento lavorativo, interruzione dell’esperienza...). 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 264 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 265 Aspirazioni e interessi Capacità Livello di formazione Punti forti Punti deboli Indicazioni della famiglia Progetto Verifiche previste PROFILO DELL’ALLIEVOB2 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 265 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 266 Generalità I piani di formazione personalizzati sono l’esito di un rovesciamento dell’ap- proccio didattico: non più dal generale ed impersonale (cultura astratta) al partico- lare (l’allievo), ma dal soggetto al suo successo formativo. Si tratta della peda- gogia della persona, che fa leva sulla naturale curiosità e sullo spirito di avventura e di scoperta, entro una relazione significativa tra formatore ed allievo che si svolge in una comunità che condivide un ideale educativo ed una proposta for- mativa (Bertagna, 2002). Il processo formativo in una prospettiva personalizzata non è da intendere come somma di parti (discipline, laboratori, unità formative), ma come un ologramma, ovvero un tutto che è maggiore della somma delle sue componenti. Carattere fondamentale della metodologia formativa è l’integrazione tra conoscenze, abilità e capacità, al fine di delineare vere e proprie competenze che si collocano lungo un percorso formativo secondo una logica non geometrica, ma olistica1. Strumenti Gli strumenti previsti come supporto a questa fase di progettazione ed imple- mentazione sono: C1. Piano formativo personalizzato C2. Unità di apprendimento C3. Convenzione di alternanza formativa. Indicazioni Per la realizzazione del “Piano formativo personalizzato”, si considerino le se- guenti attenzioni: FASE DI PROGETTAZIONE ED IMPLEMENTAZIONEC. 1 La prospettiva olistica – che presenta una certa prevalenza nell’attuale stadio di riflessione – si allontana in modo deciso dall’orizzonte tayloristico dell’analisi del lavoro e dell’organizzazione, per sfuggire alle ristrettezze di un approccio tecnico-operativo che punta ad enumerare le performance ed a classificarle entro schemi avulsi dal contesto di riferimento e indifferenti alle caratteristiche ed intenzioni del soggetto. 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 266 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 267 • Sviluppare un percorso modulare, centrato su tappe progressive di avvicina- mento alla realtà del settore, ognuna delle quali preveda compiti reali; • approfondire i “centri di interesse” (lavoro, società, persona); • privilegiare l’interdisciplinarietà; • prevedere una fase iniziale di accoglienza, orientamento e patto formativo; • garantire una declinazione quanto più possibile personalizzata del piano forma- tivo anche con potenziamenti/approfondimenti e colloqui di verifica del per- corso orientativo; • impostare una valutazione “autentica”, che “riflette le esperienze di apprendi- mento reale… L’enfasi è sulla riflessione, sulla comprensione e sulla crescita piuttosto che sulle risposte fondate solo sul ricordo di fatti isolati”. L’intento della valutazione autentica “è quello di coinvolgere gli studenti in compiti che richiedono di applicare le conoscenze nelle esperienze del mondo reale” (Comoglio, 2001). 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 267 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 268 PIANO FORMATIVO PERSONALIZZATOC1 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 268 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 269 UNITÀ DI APPRENDIMENTOC2 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 269 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 270 (art. 3 della legge 28 marzo 2003 n. 53 recante “Delega al Governo per la definizio- ne delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in ma- teria di istruzione e formazione professionale”) TRA Il/la …………………………........……….......………….……… (Istituto o Centro) con sede in ………………………………..........................................................…… codice fiscale …………………....................................................……………….… rappresentato/a dal Sig. ……………..................................…………………..…… nato a ……………………….................................................................……….…… il …………………………….........................................................................….…… nella sua qualità di ………………………………............................................…… E Denominazione dell’azienda ospitante ………….........…………...… (Azienda) con sede legale in …………………………............................................…...……… codice fiscale ………………………………......................................................…… rappresentato/a dal Sig. ………..................................…………………………...… nato a …………………………………...................................................................… il ……………………............................................................................……..……… Premesso Che la legge 53/2003 consente agli studenti che hanno compiuto il quindicesimo an- no di età la possibilità di realizzare i corsi del secondo ciclo in alternanza scuola-la- voro, come modalità di realizzazione del percorso formativo progettata, attuata e va- lutata dall’istituzione scolastica e formativa in collaborazione con le imprese, con le rispettive associazioni di rappresentanza e con le camere di commercio, industria, ar- tigianato e agricoltura, che assicuri ai giovani, oltre alla conoscenza di base, l’acqui- sizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro. Si conviene quanto segue: Art. 1 Ai sensi dell’art.3 della legge 28 marzo 2003 n. 53, l’Istituto/Centro …………………....................................................................................…… e l’Azienda …………….....................................…...…......................................................… si impegnano a svolgere un percorso congiunto di alternanza formativa riferito al seguente allievo: ………................................................................................................................……………… CONVENZIONE DI ALTERNANZA FORMATIVAC3 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 270 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 271 Art. 2 1. Il percorso di alternanza formativa non costituisce rapporto di lavoro. 2. Durante lo svolgimento delle attività previste l’attività di formazione è seguita e verificata da un tutor designato dall’Istituto o del Centro, e da un tutor indicato dall’azienda. 3. Per ciascun allievo inserito nell’azienda in base alla presente Convenzione viene predisposto un piano formativo contenente: • il nominativo del tirocinante; • i nominativi del tutor e del responsabile aziendale; • obiettivi e modalità di svolgimento delle attività, con l’indicazione dei tempi di presenza in azienda; • le strutture aziendali (stabilimenti, sedi, reparti e uffici) presso cui si svolge il percorso formativo; • gli estremi identificativi delle assicurazioni INAIL e per la responsabilità civile. Art. 3 Durante lo svolgimento del percorso formativo l’allievo è tenuto a: • svolgere le attività previste dal piano formativo; • rispettare le norme di igiene, sicurezza e salute sui luoghi di lavoro; • mantenere la necessaria riservatezza per quanto attiene ai dati, informazioni o conoscenze in merito ai processi produttivi e prodotti, acquisiti durante lo svol- gimento dell’attività. Art. 4 1. L’Istituto o il Centro assicura l’allievo contro gli infortuni sul lavoro presso l’INAIL, nonché per la responsabilità civile dell’attività, l’impresa si impegna a segnalare l’evento, entro i tempi previsti dalla normativa vigente, agli istituti assi- curativi (facendo riferimento al numero della polizza sottoscritta dal soggetto pro- motore) e all’Istituto. 2. L’Istituto o il Centro si impegna a far pervenire alla regione o alla provincia dele- gata, alle strutture provinciali del Ministero del lavoro e della previdenza sociale competenti per territorio in materia di ispezione, nonché alle rappresentanze sin- dacali aziendali copia della Convenzione di ciascun progetto formativo. NOTE: Si dichiara che gli allievi dell’Istituto/Centro ………..…....……..……… hanno svolto moduli didattici di prevenzione e sicurezza nell’ambiente di lavoro e si impe- gnano a rispettare il sistema di sicurezza vigente nell’azienda presso la quale viene svolto il percorso di alternanza formativa. (data) ……....…….........................…… Firma per l’Istituto/Centro ……........................………… Firma per l’azienda ….…...................................………… Firma per la famiglia ……..................................………… 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 271 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 272 Generalità La fase di erogazione formativa prevede la valorizzazione delle risorse dell’or- ganizzazione dell’impresa al fine di sviluppare massimamente il processo di ap- prendimento dell’allievo mediante un approccio formativo peculiare. L’opzione metodologica di fondo è tesa a sviluppare una metodologia attiva, centrata sulle competenze e sul profilo personale e sociale del destinatario, intorno ai quali si realizzano nuclei di apprendimento che prevedono una forte interdisci- plinarietà. Vengono realizzati il più possibile laboratori di apprendimento (cultu- rali, sociali, professionali) specificati in compiti che richiedono una integrazione delle diverse discipline o aree formative coinvolte. Infatti ogni attività operativa si coniuga sempre con una riflessione sui significati dell’agire, mentre ogni sapere teorico dovrà trovare continuo collegamento ed applicazione in azioni concrete. Si mira alla sperimentazione di un nuovo approccio didattico basato su un asse for- mativo definito dei “centri di interesse” (personale, sociale, lavorativo), centrato sulla didattica attiva, con un approccio amichevole che valorizza l’esperienza dei giovani e conduce in modo induttivo verso traguardi di sapere soddisfacenti orien- tati a compiti concreti, valutati sulla base di specifiche performance. Strumenti Per questa fase di erogazione si prevede il seguente strumento: D1. Diario di bordo. Indicazioni Il diario di bordo accompagna l’allievo in tutte le sue attività. Esso è composto da una struttura di base stabile, che va adattata alle differenti attività previste dal piano formativo personalizzato: – visita orientativa, – conoscenza dell’impresa, – micro-realizzazione, FASE DI EROGAZIONED. 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 272 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 273 – laboratorio di simulazione, – apprendimento sul compito, – project work. Il diario viene compilato dall’allievo e presenta tre finalità: – documentare le attività svolte – mantenere la coerenza delle attività in riferimento agli obiettivi previsti – riflettere sull’esperienza e sviluppare una prima autoverifica dell’intervento svolto. Il diario fa parte del portfolio personale dell’allievo. 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:38 Pagina 273 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 274 DIARIO DI BORDOD1 ALLIEVO ISTITUTO/CENTRO IMPRESA 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:39 Pagina 274 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 275 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:39 Pagina 275 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 276 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:39 Pagina 276 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 277 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:39 Pagina 277 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 278 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:39 Pagina 278 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 279 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:39 Pagina 279 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 280 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:39 Pagina 280 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 281 Generalità La formazione professionale persegue la prospettiva della “valutazione auten- tica” ovvero l’approccio tipico di un apprendimento significativo che “riflette le esperienze di apprendimento reale…L’enfasi è sulla riflessione, sulla compren- sione e sulla crescita piuttosto che sulle risposte fondate solo sul ricordo di fatti isolati”. L’intento della valutazione autentica “è quello di coinvolgere gli studenti in compiti che richiedono di applicare le conoscenze nelle esperienze del mondo reale” (Comoglio, 2001). Le caratteristiche della valutazione autentica sono: • è realistica; • richiede giudizio e innovazione; • richiede agli studenti di “costruire” la disciplina; • replica o simula i contesti nei quali gli adulti sono “controllati” sul luogo di la- voro, nella vita civile e nella vita personale; • accerta l’abilità dello studente ad usare efficientemente e realmente un reper- torio di conoscenze e di abilità per negoziare un compito complesso; • permette appropriate opportunità di ripetere, di praticare, di consultare risorse, di avere feedback e di perfezionare la prestazione e i prodotti. Strumenti Gli strumenti previsti come supporto a questa fase di valutazione e certifica- zione sono: E1. Autovalutazione dei prodotti. E2. Valutazione delle competenze, conoscenze e abilità. Indicazioni Si consiglia di tenere sempre presenti nel processo di valutazione i seguenti obiettivi: – Dimostrare lo sviluppo di una competenza, ovvero un cambiamento progres- sivo nel tempo da parte dell’allievo, a partire dal suo profilo iniziale e conside- FASE DI VALUTAZIONEE. 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:39 Pagina 281 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 282 rando la padronanza delle conoscenze e delle abilità che ha saputo valorizzare nello svolgimento dei compiti/prodotti. – Rendere possibile un’osservazione delle capacità e delle conoscenze/abilità possedute dall’allievo nel suo percorso formativo, in relazione al progetto che egli si è posto. – Indicare i punti forti/punti deboli e le attenzioni del piano formativo persona- lizzato. – Esprimere un giudizio individualizzato e “autentico” – ovvero elaborato in considerazione dei diversi fattori in gioco – sul lavoro che ha svolto e sulle sue effettive acquisizioni. 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:39 Pagina 282 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 283 AUTOVALUTAZIONE DEI PRODOTTIE1 * Compila la rubrica di autovalutazione del compito di seguito allegata e riporta nella scheda il tuo giudizio sintetico. 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:39 Pagina 283 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 284 Allegato RUBRICA DI AUTOVALUTAZIONE DEL PRODOTTO (a cura dell’allievo) ____ Ho compreso con chiarezza il compito richiesto ____ Ho impostato il lavoro in modo preciso e razionale ____ Ho potuto valorizzare pienamente le mie conoscenze ____ Ho svolto il compito in modo pienamente autonomo ____ Ho completato il compito introducendo ulteriori elementi rispetto a quelli minimi ____ Ho collaborato intensamente con i compagni ____ Ho raggiunto buoni risultati ____ …. ____ Ho compreso il compito richiesto ____ Ho impostato il lavoro senza difficoltà ____ Ho utilizzato le mie conoscenze ____ Ho svolto il compito in modo autonomo ____ Ho potuto collaborare positivamente con i compagni ____ Ho completato il compito ____ I risultati sono positivi ____ …. ____ Ho fatto fatica a comprendere il compito ____ Mi sono trovato in difficoltà nell’organizzare il lavoro ____ Ho utilizzato contenuti minimi di conoscenza ____ Ho chiesto molte volte spiegazioni ed aiuti ____ Ho contribuito poco al lavoro di gruppo con i compagni ____ Ho completato il compito nel tempo massimo disponibile ____ Ho raggiunto i risultati previsti ____ …. Segna le indicazioni che meglio identificano la tua preparazione ____ ESPERTO ____ COMPETENTE ____ PRINCIPIANTE ESPERTO COMPETENTE PRINCIPIANTE 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:39 Pagina 284 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 285 VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE, CONOSCENZE E ABILITÀE2 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:39 Pagina 285 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 233-286-alleg-B 11-03-2004 10:39 Pagina 286 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ Allegato C MANUALE PER LA GESTIONE DEI PERCORSI FORMATIVI DESTRUTTURATI (seconda chance) 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 287 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ INDICE 1. PRESENTAZIONE 2. I DESTINATARI 2.1. Adolescenti in difficoltà 2.2. Ragazzi “erratici” 2.3. Contro il patologismo, una proposta educativa 3. IL PROGETTO 4. PERCORSO, FASI E AZIONI Fase previa A. Accoglienza e orientamento B. Rimotivazione C. Progetto personale Fase di apprendimento D. Recupero apprendimenti E. Formazione F. Stage G. Accompagnamento Fase di inserimento H. Inserimento lavorativo I. Inserimento formativo 5. ORGANIZZAZIONE E SERVIZI OFFERTI 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 288 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 289 1. Presentazione Il presente manuale si riferisce ai percorsi “destrutturati” che consentono di ac- quisire una qualifica professionale per giovani entro il 18 anno di età, e volti anche alla prevenzione o al recupero di forme di disagio sociale. La loro natura è molto simile a ciò che in Unione europea viene definito inter- vento di “seconda chance”, ovvero un insieme integrato e coerente di spazi di ac- coglienza, consulenza ed accompagnamento, di esperienze formative, di strumenti di intervento volti a favorire la crescita formativa di giovani ed adulti che non hanno potuto usufruire di una “prima opportunità” adeguata e corrispondente alle proprie necessità ed alla propria vocazione. È evidente come tale impostazione non sorga dal nulla. Essa fa infatti riferi- mento alle elaborazioni in seno alla Unione europea in tema di diritti formativi. Come è specificato nel Libro bianco della Commissione europea, Insegnare ad ap- prendere - verso la società cognitiva, di fronte alla crescente importanza dell’infor- mazione, della mondializzazione e dei saperi tecnico-scientifici, è necessario inter- venire sulla formazione per offrire ai cittadini condizioni adeguate di cittadinanza sociale. Infatti, “la finalità ultima della formazione, che è quella di sviluppare l’autonomia della persona e la sua capacità professionale, ne fa l’elemento privi- legiato dell’adattamento e dell’evoluzione”. La prima risposta suggerita consiste nel “permettere ad ogni individuo, uomo o donna, di accedere alla cultura generale e successivamente di svilupparne le atti- tudini al lavoro e all’attività”. Sono così delineati i due elementi fondanti la “missione” del sistema formativo integrato: 1) consentire a tutti l’acquisizione della cultura generale 2) consentire a tutti l’acquisizione di competenze professionali. Ciò significa che gli Stati membri debbono intervenire nel rinnovamento dei propri sistemi formativi al fine di offrire a tutti una essenziale formazione di base, ed inoltre consentire ad ogni cittadino di accedere ad una qualificazione professionale. Per poter assumere una maggiore responsabilità nel processo di qualificazione, l’individuo deve infatti: 287-332-alleg-C 8-03-2004 13:05 Pagina 289 Si afferma che “l’osservazione dei risultati, in particolare le difficoltà di reinserimento sociale dei giovani e adulti interessati, induce ora a ritenere che occorra favorire dispositivi di seconda opportunità che l’Unione europea può contribuire a sostenere”. La prospettiva della “seconda chance” non allude unicamente alla possibilità di creare nuove strutture per popolazioni ben identificate, ma si radica all’interno di una modellistica orientativa e formativa che ha potuto usufruire di notevoli studi e sperimentazioni nel corso degli ultimi anni. Essa indica una “filosofia” edu- cativa intesa come possibilità di offrire a popolazioni differenziate per condizioni e caratteristiche delle proposte multiple, tra le quali esse possono scegliere la propria strada. 290 • avere un’informazione più adeguata e utile sulle diverse opportunità forma- tive, • essere in grado di inserirsi più agevolmente nei sistemi di formazione istitu- zionali, • ottenere il riconoscimento delle proprie competenze parziali mantenendone il livello qualitativo, • poter usufruire di nuove modalità di accesso all’istruzione ed alla forma- zione valorizzando al meglio le tecnologie dell’informazione. Tali obiettivi sono da concepire in modo integrativo, e non alternativo. Si scorge nelle elaborazioni di fonte comunitaria la persistenza di un principio di giustizia sociale che riflette sulla problematicità del rapporto tra popolazione e istru- zione-formazione. In particolare, “sussiste il rischio che la società europea si divi- da in coloro che sanno interpretare, coloro che sanno soltanto utilizzare e coloro che sono emarginati in una società che li assiste”. La consapevolezza del rapporto tra stratificazione sociale e livello culturale ri- mette in discussione le visioni troppo ottimistiche che hanno dato vita alla scolarità di massa, e delinea la necessità di un ripensamento dell’intera materia in modo da favorire realmente il diritto allo studio di ogni cittadino, offrendo cioè alle persone le condizioni adeguate e opportune perché esse possano valorizzare il proprio potenziale, specie attraverso: • l’autonomia didattico-formativa, • l’adozione di una reale cultura progettuale, • l’innovazione delle metodologie e degli strumenti, • l’ampliamento del campo d’azione formativa, • la flessibilità ed integrazione tra i sistemi di istruzione e formazione. 287-332-alleg-C 8-03-2004 13:05 Pagina 290 291 2. I destinatari Il primo punto di riferimento della nostra attività è costituito dai destinatari, in particolar modo gli adolescenti ed i giovani in situazione di difficoltà. Esiste un’opinione diffusa circa il crescente rapporto problematico tra adole- scenti e percorsi strutturati di apprendimento. Diversi autori segnalano la crescente problematica della motivazione e dell’orientamento, dell’attenzione, del metodo di studio, della continuità. Per certi versi, questa tendenza sembra considerare l’intera popolazione adolescenziale e giovanile come una sorta di età difficile, a rischio, che resiste ad ogni proposta degli adulti mirante a proporre loro percorsi di matura- zione. L’unica fonte di apprendimento sembra essere costituita da un lato dai media e dall’altro dalle esperienze vissute, specie quelle condivise tra i pari età. Mentre la famiglia pare esprimere una debole presenza in tema di sostegno cultu- rale per i figli. In effetti esistono segnali indiscutibili circa la presenza di “ragazzi sregolati” (Pietropolli Charmet, 2001) ed anche di adolescenti e giovani posti in situazione di disagio e di rischio di emarginazione, specie quelli che derivano dall’impossibilità di acquisire una cultura adeguata alle esigenze della società cognitiva. La sregolatezza sembra una costante perlomeno di una certa fascia di età, ov- vero ragazzi appartenenti a diversi ceti sociali e disponibili a vivere esperienze al limite o anche un po’ più in là, sostenuti anche dalla labilità e confusione dei se- gnali provenienti da genitori piuttosto deboli e confusi, dalla eccessiva disponibi- lità di beni ed opportunità e quindi desiderosi di esperienze “altre” che ricercano nell’unico territorio non ancora praticato: quello della aggressività nelle e tra le compagnie, del bullismo, delle sostanze stupefacenti, delle (più o meno) piccole infrazioni alla legge. Siamo di fronte ad un problema educativo, che richiede un’intesa forte tra fa- miglia ed educatori, al fine di elaborare un percorso che conduca alla definizione di regole chiare e di meccanismi di sostegno e di apprezzamento verso comporta- menti virtuosi. In ogni caso non si tratta di una difficoltà specifica, che attraversa ogni ambito di vita giovanile. Ciò che interessa per il nostro progetto è l’area degli adolescenti che vivono una condizione di difficoltà soggettiva ed oggettiva, oltre ad un’area che spesso non viene adeguatamente compresa, quella dei “ragazzi erratici”. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 291 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 292 2.1. Adolescenti in difficoltà Per “soggetti in situazione di difficoltà” si intendono condizioni composte da un insieme di diversi fenomeni: – giovani che non terminano gli studi; – giovani che si trovano in una situazione di costante (e senza vie d’uscita credi- bili) precarietà lavorativa; – giovani per i quali si interessano i servizi sociali, specie quelli territoriali, in particolare persone sottoposte a provvedimento giudiziario per aver compiuto reati di microcriminalità; – giovani immigrati extracomunitari che vivono situazioni di grave problematica di integrazione sociale e lavorativa; – adolescenti e giovani posti in situazione di crisi di identità, oppure di identità debole e labile, che provoca una situazione di anomia, di caduta di significati- vità delle relazioni familiari e sociali, di difficoltà nel delineare un positivo progetto di vita. In definitiva, l’area del cosiddetto disagio giovanile sembra concentrarsi in- torno ad una realtà – che alcuni indicatori tendono a mostrare in crescita – di dis- persione di risorse-persona, di depotenziamento della qualità del vivere. Si tratta di un vasto ambito di “sofferenza sociale” che in parte si mimetizza con specifici ruoli sociali (studente, lavoratore, casalinga, disoccupato) ma che presenta caratteri propri, che vanno adeguatamente compresi. Nella nostra società c’è sia una regressione infantile da iperprotettività, sia un as- sordamento o stato di confusione dato dall’eccesso di segnali e di chance offerte, a fronte di una distanza – in alcuni casi tragica – di queste opportunità dalle effettive ca- pacità umane di decisione, ovvero di attribuzione di senso forte alla propria esistenza. Il tema della istruzione e formazione professionale acquisisce in questo modo un significato nuovo, come capacità di porre il soggetto in una situazione di cimento personale, dove si sviluppano esperienze di vita che consentono un cammino di nuo- va identità – e quindi di nuova socialità – basata sulla relazione immediata con gli altri e sulla capacità di “essere utile” mediante l’esplicazione di un servizio. In tal senso la formazione è un processo che si sviluppa in un’esperienza reale, at- tiva, dove la persona si gioca nelle situazioni in modo diretto, mettendo alla prova il proprio patrimonio di conoscenze, di abilità e di personalità, senza più la presenza di istituzioni-protettrici. È per questo che si può delineare un punto di convergenza tra la componente formativa dei sistemi di istruzione e quella dei luoghi di lavoro. Diventa qualificante, in tale ambito, caratterizzare l’intervento secondo un ap- proccio formativo peculiare, assolutamente non scolastico, in grado di avvicinare l’utenza adolescenziale e giovanile più difficile, offrendo ad essa una proposta secondo la metodologia della “seconda opportunità”. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 292 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 293 2.2. Ragazzi “erratici” Nell’analisi della realtà degli adolescenti e dei giovani viene spesso adottata la prospettiva “istituzionale”: ciò pone in evidenza la loro “produttività” in relazione ai percorsi di socializzazione-iniziazione sociale, in primo luogo la scuola e la formazione. Da questo punto di vista, si possono distinguere tre componenti: – ragazzi che non hanno problemi a raggiungere gli obiettivi posti; – ragazzi che raggiungono gli obiettivi minimi “sotto sforzo”, ovvero tramite la necessità più o meno costante di moduli di recupero, attività di sostegno da parte di genitori o lezioni private; – i ragazzi con gravi difficoltà di apprendimento che neppure riescono a recupe- rare tramite lo sforzo ulteriore. Ma questa prospettiva pone in ombra una nuova categoria di ragazzi che sembra essere l’esito della crisi del modello della iper-socializzazione giovanile generato a partire dagli anni ’70 ed ora entrato in una fase di implosione. Si tratta di un comportamento di ragazzi che non si sentono impegnati (neppure come senso di colpa) dalle richieste provenienti dalle istituzioni: la condotta “erratica”. Questa condotta si manifesta attraverso molteplici comportamenti: – diffusione della demotivazione scolastica e formativa; – intensità dei passaggi tra diverse condizioni; – abbandoni e ritiri scolastici; – abbandoni e modifiche dei percorsi di apprendistato e di lavoro; – stazionamento in condizioni di “non ruolo” o di rinvio delle scelte; – adolescenza “prolungata”. Siamo di fronte non già ad un disagio dei giovani, quanto dalla precisa ricerca di tutto ciò che provoca piacevolezza o “agio” e dall’allontanamento da sé di ogni condizione di impegno, di fatica, di disciplina, di stress. La condizione “erratica” è propria di quegli adolescenti e giovani che non sono disponibili a “consegnarsi” ad una istituzione, mantengono sempre una linea di demarcazione tra sé e l’istitu- zione; si dispongono solo ad esperienze brevi, sottoposte a continua verifica di “benessere” e di “utilità”, mantengono sempre aperta un’uscita di sicurezza (stra- tegia multipla). Si possono trovare cause sociali di tale condizione. In effetti, i ragazzi riflet- tono la condizione del consumatore mediatico, al centro di una continua sollecita- zione emotivo-iconografica; essi ricoprono (relativamente) una posizione domi- nante nel mercato del lavoro, potendo scegliere fra più opportunità. Sono compo- nenti di una gioventù “rara” per la prima volta nella storia dell’umanità, e quindi 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 293 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 294 oggetto di notevoli cure ed attenzioni. Hanno saputo trarre dalla adolescenza pro- lungata il massimo di vantaggi, negando però adesione interiore. L’eccessivo ricorso anche nella letteratura specialistica al termine ed alle pra- tiche della “motivazione” svela questa non volontà ad aderire alle richieste della famiglia, della scuola, della convivenza civile. Ciò provoca una particolare crisi degli operatori dell’istruzione/socializzazione che debbono confrontarsi non già con una condizione difficile, ma con una indisponibilità a lasciarsi formare. In effetti, la scolarità di massa ha prodotto un aumento generalizzato di istru- zione, ma ha portato con sé tre esiti critici: appiattimento e banalizzazione dei con- tenuti e delle esperienze, ampia fascia di insuccessi ed abbandoni (dispersione), forte problematica della motivazione e della tenuta. Ciò comporta una crisi degli operatori e della stessa idea di scuola. La pedagogia degli obiettivi – o pedagogia di massa – dimentica la fondamen- tale e irripetibile caratterizzazione dei diversi soggetti educandi che non possono essere imbrigliati in un unico progetto e in un analogo percorso educativo. Inoltre è difficile prevedere in anticipo tutti i bisogni e le possibilità che, durante l’attività educativa, emergeranno. Infine, con questo metodo ci si espone a pericoli di for- malismo tecnicista, di burocratismo, di comportamentismo riduttivo (Pellerey, 1999, pp. 162-163). Per questi ragazzi occorre una proposta stimolante, che parta dai loro interessi ed innesti una prospettiva educativa progressiva, per tappe, basata su compiti con- creti, su acquisizioni utili e socialmente valide. 2.3. Contro il patologismo, una proposta educativa Ma va anche detto che questa situazione – ragazzi in difficoltà e ragazzi “erra- tici” – non può essere rappresentata come una patologia generazionale, quasi fosse in atto una sorta di mutazione antropologica delle persone che conduce ad una caduta del desiderio di apprendere dalle generazioni adulte. Il problema dell’apprendimento nei giovani pare il risultato di tre fattori con- comitanti: a) Il cambiamento culturale che afferma da un lato la crescente importanza del- l’informazione e dei saperi tecnico-scientifici, ponendo in discussione l’ap- proccio umanistico tradizionale, e dall’altro pone in discussione proposte ba- sate su schemi scolastici e formativi riferiti a curricoli medi, obiettivi minimali, esperienze artefatte. b) La mancata considerazione della pluralità dei tipi di intelligenza che – secondo una visione diffusa – presentano non soltanto soggetti caratterizzati da un ap- 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 294 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 295 proccio analitico, ma anche altri il cui stile cognitivo e di apprendimento presen- ta un carattere creativo oppure pratico. L’insistenza eccessiva su proposte che en- fatizzano in modo quasi esclusivo lo stile critico-analitico crea difficoltà nei sog- getti dall’intelligenza creativa e sintetica, come pure a coloro che si avvicinano alla realtà mediante modelli pratici e contestuali (Polacek, 2002, p. 52). c) La configurazione del sistema formativo italiano che si presenta con un’offerta a base gerarchica dal forte carattere stigmatizzante, e che concepisce la compo- nente professionale come un ambito di serie B. Gli studi di psicologia dell’apprendimento hanno contribuito a diffondere la convinzione circa l’importanza delle diversità individuali in particolare con la teoria delle intelligenze multiple (Gardner, 1993) e quella degli stili cognitivi (Sternberg, 1998). Si tratta di studi che approfondiscono ed incrementano il rife- rimento personale dell’azione educativa, anche se non necessariamente la cura del processo di apprendimento secondo le caratteristiche cognitive dei singoli può essere definita educazione. Luoghi privilegiati del dialogo educativo sono le varie comunità di vita nelle quali l’educando nel corso della sua crescita si viene a trovare; la caratteristica comunitaria risiede nel fatto che tutti i membri delle stesse condividono i valori riferiti al compito educativo e lo realizzano tramite il dialogo continuo, valoriz- zando a tale fine gli strumenti e le opportunità che via via si presentano, coerenti a tale scopo. La personalizzazione rappresenta l’approccio educativo più adeguato nel rile- vare le capacità peculiari di ciascuno e condurre la persona alla loro piena attualiz- zazione sotto forma di competenze. Tale prospettiva richiama il concetto di svi- luppo vocazionale, una concezione derivante da un modello teorico di origine ca- nadese (ADVP – Attivazione dello Sviluppo Vocazionale Personale) secondo cui il soggetto organizza il suo progetto personale di vita e di lavoro in base all’imma- gine che ha di se stesso nei vari stadi del suo sviluppo; il che gli permette di acqui- sire la maturità professionale necessaria a formulare una sintesi delle varie espe- rienze maturate nel decorso evolutivo, tale da renderlo capace di tradurre l’imma- gine di sé in termini professionali. Secondo questa concezione, le scelte profes- sionali vengono elaborate lungo un processo evolutivo segnato da stadi e caratte- rizzato da compiti che l’individuo deve assolvere per pervenire a scelte soddisfa- centi per sé e per la società, in una sequenza di comportamenti vocazionali e di de- cisioni che gradualmente tessono la trama dello sviluppo della carriera individuale (Viglietti, 1989). Il percorso di istruzione e formazione professionale acquisisce in questo modo un significato nuovo, come capacità di porre il soggetto in una situazione di ci- mento personale, dove si sviluppano esperienze di vita che consentono un cam- 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 295 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 296 mino di nuova identità – e quindi di nuova socialità – basata sulla relazione imme- diata con gli altri e sulla capacità di “essere utile” mediante l’esplicazione di un servizio. In tal senso la formazione è un processo che si sviluppa in un’esperienza reale, attiva, dove la persona si gioca nelle situazioni in modo diretto, mettendo alla prova il proprio patrimonio di conoscenze, di abilità e di personalità, senza più la presenza di istituzioni-protettrici. È per questo che si può delineare un punto di convergenza tra la componente formativa dei sistemi di istruzione e quella dei luoghi di lavoro. Diventa qualificante, in tale ambito, caratterizzare l’intervento secondo un ap- proccio formativo peculiare, assolutamente non scolastico, in grado di avvicinare l’utenza adolescenziale e giovanile più difficile, offrendo ad essa una proposta se- condo la metodologia della “seconda opportunità”. L’istruzione e formazione professionale ha molto da offrire in termini di solu- zioni organizzative, didattiche, relazionali, di percorsi di inserimento ricchi di si- gnificati e di capacità. Di notevole rilievo è la strategia dell’alternanza formativa, che consente un ventaglio di opportunità molto più ampio di quello consolidato. Ciò per favorire percorsi misti di formazione-lavoro, valorizzando le capacità formative degli ope- ratori artigiani e delle piccole e medie imprese. Noi riteniamo che una proposta formativa che valorizza l’esperienza concreta, basata su una relazione amichevole, personalizzata, centrata sull’acquisizione di competenze utili e sulla attribuzione di senso agli apprendimenti proposti, abbia molte possibilità di successo con l’odierno mondo giovanile, specie coloro che presentano uno stile di apprendimento che privilegia l’intelligenza pratica, espe- rienziale, intuitiva, per scoperta e narrazione. Per questo motivo, la proposta formativa che qui si sostiene – tipica della tradi- zione della formazione professionale a carattere educativo-sociale, dal carattere flessibile e fortemente personalizzato – sembra essere particolarmente valida per ragazzi che si rivolgono all’istruzione e formazione professionale dopo il falli- mento della prima chance, sia essa derivata da difficoltà soggettive o sociali sia come esito di una scarsa stimolazione. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 296 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 297 3. Il progetto Il progetto si rivolge ad adolescenti di età compresa tra i 15 e i 18 anni che evi- denziano percorsi evolutivi difficili, segnati da deprivazioni affettive e culturali. I percorsi che si propongono si definiscono “destrutturati” per differenziarli da quelli più organici previsti nel modello formativo 3 + 1. Si tratta di percorsi che mirano a proporre ad utenti con particolari caratteri- stiche di difficoltà un insieme di opportunità che si possono costruire in modo dif- ferenziato in rapporto al punto di partenza dei giovani stessi ed in direzione del successo del loro progetto formativo. Ciò significa mirare alla acquisizione di una qualifica professionale in riferimento a soggetti posti entro il 18º anno di età, in modo da sviluppare nello stesso tempo un’opera di prevenzione e recupero di forme di disagio sociale. I criteri che sostengono il progetto sono: • centralità della relazione tra tutor e giovane, condizione indispensabile per creare un clima positivo, trasmettere fiducia, suscitare disponibilità; • valorizzazione del lavoro e della relativa cultura come ambito in grado di su- scitare motivazioni ed interessi, sollecitare il protagonismo personale, soste- nere un cammino formativo progressivo definito da tappe corrispondenti a compiti reali il cui valore appaia immediatamente percepibile per i ragazzi e per il contesto sociale ed economico in cui essi sono inseriti; • stimolare una formazione culturale, composta di conoscenze ed abilità, intesa come strumento in grado di rendere il soggetto autonomo e competente oltre che partecipe in modo attivo della convivenza civile; • valorizzare nel cammino formativo l’apporto di soggetti economici, sociali, culturali ed istituzionali che possano apportare risorse ed opportunità positive al progetto; • mirare non solo al successo formativo degli utenti, ma anche alla diffusione della metodologia innovativa presso le strutture educative a vario titolo coin- volte nel progetto, in una prospettiva non solo di intervento, ma anche di ac- compagnamento. La metodologia adottata prevede una strutturazione per fasi, non di tipo rigido e sequenziale, ma compositivo e aperto, in base alle specifiche necessità e condi- zioni della persona e del contesto; quindi variamente componibili in percorsi per- 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 297 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 298 sonalizzati. Essa definisce un dispositivo di intervento personalizzato e flessibile che sia in grado di: – progettare percorsi formativi individualizzati differenziando gli obiettivi, le metodologie, le forme di apprendimento; – delineare forme molteplici di collaborazione con i vari organismi presenti nella rete formativa territoriale; – programmare uscite dal progetto in qualunque momento dell’anno in base al raggiungimento degli obiettivi formativi, – individualizzare metodiche formative ed educative coerenti alle esigenze di ciascun individuo. L’opzione metodologica di fondo è tesa a sviluppare una metodologia attiva, centrata sul profilo personale e sociale del destinatario, e su situazioni di apprendi- mento che prevedono una forte interdisciplinarietà. Vengono realizzati il più possi- bile laboratori di apprendimento (culturali, sociali, professionali) specificati in compiti che richiedono una integrazione delle diverse discipline o aree formative coinvolte. Infatti ogni attività operativa si coniuga sempre con una riflessione sui significati dell’agire, mentre ogni sapere teorico dovrà trovare continuo collega- mento ed applicazione in azioni concrete. Si mira alla sperimentazione di un nuovo approccio didattico basato su un asse formativo definito dei “centri di interesse” (personale, sociale, lavorativo), centrato sulla didattica attiva, con un approccio amichevole che valorizza l’esperienza dei giovani e conduce in modo induttivo verso traguardi di sapere soddisfacenti orientati a compiti concreti, valutati sulla base di specifiche performance. I piani di studio – concepiti in forma pluralistica, a seconda della strategia che ogni équipe intenderà adottare in rapporto agli utenti – sono basati sulla logica della personalizzazione, ovvero un costante riferimento del percorso educativo-for- mativo alla specifica realtà personale dell’allievo in modo da rendere flessibile il percorso, rispettoso degli stili di apprendimento di ciascuno, finalizzato al suc- cesso formativo. Ciò significa che ogni allievo che entra in contatto con la forma- zione professionale deve poter ottenere un risultato soddisfacente. Si prevede l’adozione di una metodologia della interazione tra percorsi resi possibili dalla possibilità di riconoscimento dei crediti per il passaggio da un indi- rizzo di studi all’altro, passaggio favorito dall’intesa non automatica ma consen- suale tra organismo inviante ed organismo ricevente che preveda anche laboratori di integrazione più o meno intensi a seconda della maggiore o minore vicinanza degli indirizzi. Nessun percorso deve vedere preclusa la possibilità di un passaggio ad altri, sia in orizzontale sia in verticale. Si mira all’ampliamento della didattica per così dire “tradizionale” attraverso nuove metodologie di apprendimento rappresentate dalla autoformazione assistita 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 298 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 299 e dall’ausilio di strumenti informatici e telematici con un ruolo di supporto alla formazione. Ciò porta al sostegno dell’azione formativa tramite “Centri di risorse per l’autoapprendimento” (a supporto della didattica d’aula, ulteriori rispetto alla didattica d’aula, alternative della didattica d’aula) in grado di sostenere l’evolu- zione delle metodologie formative al fine di consentire alla persona di divenire re- sponsabile del proprio processo di apprendimento, attraverso una dinamica che le consente di “dare forma” autonomamente – in un quadro di relazioni multiple tra i vari soggetti coinvolti – non soltanto al proprio sapere ma all’intera propria perso- nalità in una logica di maturazione. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 299 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 300 4. Percorso, fasi e azioni Il disegno del percorso è rappresentato nella figura seguente. Si specificano, in linea di massima le azioni previste, distinte (in linea puramente indicativa) per fasi. Le stesse azioni vengono poi presentate di seguito sulla base della seguente im- postazione: – specificazione del servizio, – problemi cui dà risposta, – esiti cui tende, – metodologie adottate, – strumenti, – risorse (umane, organizzazione, tempi…). Tale impostazione consente di gestire ogni azione in forma a sé stante, senza necessariamente una consequenzialità tra di esse, in modo da favorire l’elabora- zione di progetti ad hoc. Fig. 1: Schema del dispositivo di percorsi formativi destrutturati (seconda chance) Accoglienza e orientamento Rimotivazione Progetto personale Recupero apprendimenti Sviluppo capacità personali Accom- pagna- mento Stage Formazione Inserimento lavorativo Inserimento formativo 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 300 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 301 FASE PREVIA Questa fase è fondamentale per il pieno successo degli interventi; essa assicura un primo contatto con gli utenti, sia in forma diretta o tramite altri soggetti in- vianti. In questo momento si può creare un’intesa positiva che consenta all’u- tente di leggere la propria realtà in senso realistico e nel contempo positivo, anche tramite un percorso di rimotivazione (non necessariamente di natura di- dattica) corrispondente alle sue caratteristiche e alle sue reali necessità. Essa si conclude con un progetto personale esplicito che indica la meta, le risorse, i mo- menti di verifica. La fase previa si compone quindi delle seguenti azioni: A. ACCOGLIENZA E ORIENTAMENTO B. RIMOTIVAZIONE C. PROGETTO PERSONALE FASE DI APPRENDIMENTO Il processo di apprendimento mira a recuperare le risorse delle persone e a do- tarle di requisiti di conoscenza, abilità e competenza tramite opportunità di- verse, differenziate in base alle loro caratteristiche ed al tipo di progetto elabo- rato. La formazione può avvenire tramite laboratorio di recupero degli apprendi- menti, attività formative ad hoc o di supporto, attività di stage o anche vera e propria alternanza. Lungo tutto questo percorso è prevista una attività di accom- pagnamento permanente, al fine di assicurare una continuità di presa in carico da parte dell’équipe. La fase di apprendimento si compone quindi delle seguenti azioni: D. RECUPERO APPRENDIMENTI E. FORMAZIONE F. STAGE G. ACCOMPAGNAMENTO 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 301 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 302 FASE DI INSERIMENTO Il processo di inserimento si rivolge ai due sbocchi fondamentali per il giovane: la continuazione del percorso formativo e l’inserimento lavorativo. Non si tratta di una semplice “consegna”, ma di un cammino che richiede una adeguata cura, affinché non si ripropongano le condizioni dell’insuccesso e si rafforzino gli stili e le metodologie che hanno condotto il giovane alla situazione attuale. La fase inserimento si compone quindi delle seguenti azioni: H. INSERIMENTO LAVORATIVO I. INSERIMENTO FORMATIVO Nelle pagine che seguono, torniamo sulle 3 fasi, specificandone finalità e obiettivi, e fornendo dettagli su ciascuna delle azioni che le caratterizzano. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 302 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 303 FASE PREVIA Finalità generali 1) Assicurare un primo contatto con gli utenti, sia in forma diretta, sia tramite altri soggetti invianti. 2) Fornire un supporto sotto forma di équipe di tutor con compe- tenze orientative e formative, dotati soprattutto dei requisiti di comunicazione, relazione, facilitazione del percorso di apprendi- mento e quindi di cambiamento. 3) Favorire il coinvolgimento degli utenti fornendo loro tutti i ser- vizi ed i supporti necessari alla piena assunzione di responsabilità circa il proprio progetto personale. Finalità specifiche 1) Sviluppare una comunicazione presso tutti i soggetti interessati (organismi, famiglie, singoli) circa l’esistenza del servizio. 2) Facilitare l’accesso al servizio nelle diverse forme previste garan- tendo risposte immediate, riservatezza e discrezionalità. 3) Curare la relazione con l’utente e con gli altri soggetti coinvolti (es.: famiglie) in modo da sviluppare un’intesa positiva che con- senta all’utente di leggere la propria realtà in senso realistico e nel contempo positivo, di acquisire l’attitudine al progetto ed alla valorizzazione del proprio potenziale. 4) Sviluppare percorsi di rimotivazione (non necessariamente di na- tura didattica) corrispondenti alle caratteristiche e necessità del- l’utente. 5) Sollecitare nell’utente una visione prospettica della propria vi- cenda sapendo elaborare un progetto di vita/di formazione-lavoro a tappe progressive e sulla base di un quadro realistico di mete, risorse e vincoli. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 303 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 304 Specificazione del servizio L’accoglienza è la fase che segna il primo impatto della persona con l’orga- nismo formativo; si connota come una prassi pedagogica volta a mettere i soggetti, che entrano nel nuovo ambiente, in una condizione di benessere psicosociale. Tale condizione permette di vincere le proprie resistenze, esprimere le proprie esigenze e le proprie potenzialità, avviare relazioni interpersonali, trovare la motivazione a intraprendere un percorso di orientamento/formazione. In particolare in un per- corso collettivo, l’accoglienza è mirata a rendere possibile l’implicazione perso- nale nel gruppo ed è finalizzata a definire un “patto formativo” consapevole e par- tecipato all’interno dell’azione formativa. Orientamento significa supporto alla scelta. La persona che vive una carenza di risorse si trova in difficoltà nell’intraprendere una scelta formativa o professionale. Spesso è disorientata di fronte ad un possibile panorama di scelte o all’assenza di possibilità accessibili; un aiuto nell’individuazione del cammino formativo più adatto alla sua persona diventa quindi fondamentale per evitare o quanto meno fronteggiare il disagio a cui molti andrebbero probabilmente incontro. È fondamentale a questo punto ricordare che l’orientamento non implica una sostituzione nelle scelte della persona, ma diventa una risorsa sempre più impor- tante per la sua crescita professionale e personale. La persona è, e rimane, l’unica vera protagonista e responsabile delle sue scelte; un buon momento di orienta- mento può facilitare queste scelte chiarendo i percorsi possibili, le risorse a dispo- sizione e sottolineando le reali motivazioni di tali scelte. Lo scopo di questa iniziativa è dunque quello di accompagnare, favorire e so- stenere un processo di scelta professionale o formativa per persone che presentano tale bisogno Problemi cui dà risposta I possibili fruitori di questo servizio possono essere individuati in “categorie” di- verse per età, esperienze pregresse, sesso, rete sociale, provenienza culturale, ecc. Possiamo evidenziare alcune di queste: • Minori con insuccesso scolastico seguito da abbandono; • Minori stranieri senza basi linguistico-culturali; • Giovani e /o adulti di ambo i sessi esclusi dal mercato del lavoro per vari motivi: – misure restrittive, tossicodipendenze; ACCOGLIENZA E ORIENTAMENTOA. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 304 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 305 – competenze professionali superate o inadeguate al mercato del lavoro; – maternità e/o motivi di salute; – immigrazione non regolare. Accoglienza e orientamento mirano a superare situazioni di stallo e di circolo vizioso, favorire la piena consapevolezza di sé, sollecitare l’elaborazione di idee, interessi e possibilità, confrontarsi con informazioni, testimoni ed esperienze in grado di rendere più aperto e ricco il proprio punto di osservazione, fornire una rappresentazione realistica delle opportunità e delle risorse necessarie, rendersi vi- sibili entro il campo sociale che si intende sperimentare. Esiti cui tende La fase di orientamento si intende compiuta con esiti positivi quando il sog- getto interessato effettua responsabilmente una scelta, la formalizza ed inizia un cammino di formazione o inserimento lavorativo, prendendo contatto con gli altri attori del progetto. Il tutor si impegna ad accompagnare l’utente in questa delicata fase dell’offerta formativa. Indicatori di qualità: Efficacia: il percorso orientativo si intende efficace quando le persone coin- volte arrivano a definire un progetto personale di formazione o la- voro e danno inizio all’iter stabilito. Efficienza: quando la scelta prende corpo con i tempi e le risorse indicati dal progetto; saranno utilizzate griglie di monitoraggio specifiche. Soddisfazione: al termine della fase di orientamento sarà somministrato ad utenti ed operatori coinvolti un questionario di soddisfazione. Promozione: le modalità con le quali verrà predisposto il percorso orientativo avranno il duplice scopo di perseguire obiettivi personali per l’al- lievo, ma anche di favorire lo sviluppo di nuove dinamiche educa- tivo/formative presso le agenzie coinvolte nell’iniziativa. Metodologia Per il servizio di accoglienza/orientamento si prevede di approntare uno spor- tello orientativo dove l’utente possa ricevere le risposte e le informazioni neces- sarie, in caso di approccio individuale/volontario. Dovendo istituire un modello valido per le necessità di “seconda chance”, occorrerà pensare a possibilità di in- tervento esterno al Centro di formazione professionale, con il formatore incaricato 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 305 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 306 di avvicinare i luoghi/centri di interesse dei giovani individuati come possibili fruitori del servizio, ad esempio: • Centri socio-ricreativi o sportivi • Centri di attività post–scolastica per minori • Luoghi di ritrovo vari. Lo scopo di un’offerta di accoglienza e orientamento portata verso la persona in situazione di bisogno e presentata in modo inequivocabilmente nuovo e diverso dai vissuti scolastici precedenti è quello di ampliare le possibilità di scelta di gio- vani che hanno perso la fiducia e la volontà di rivolgersi a strutture scolastico-for- mative standard per la progettazione del proprio futuro professionale. Le dina- miche con le quali offrire il percorso formativo ai soggetti in questione dovranno trarre spunto dall’esperienza dell’animazione di gruppo e dall’accompagnamento individualizzato propria dei percorsi di orientamento. Strumenti Per un cammino orientativo efficace verranno utilizzati gli strumenti previsti dal manuale per l’accoglienza, l’orientamento e l’accompagnamento al lavoro predisposto e utilizzato presso i Centri CIOFS/FP e CNOS-FAP, unitamente al portfolio delle competenze personali. Risorse Un’offerta orientativa per una “seconda chance” formativa implica la messa in campo di molteplici risorse, che possiamo suddividere in: Risorse interne: • Personale preparato per interventi di orientamento • Strutture adeguate (locali accoglienti per colloqui riservati, rete informatica). Risorse esterne: • Rete di relazione con Enti territoriali quali: Servizi per l’impiego, Servizi for- mativi, Socio-assistenza, scuole, ecc. • Repertorio di aziende disponibili per gli stage aziendali. Dal punto di vista temporale, il servizio di accoglienza e orientamento per giovani in difficoltà può avere una durata variabile dalle 5 alle 30 ore. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 306 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 307 Specificazione del servizio La rimotivazione corrisponde ad un’azione tesa a suscitare nella persona un quadro chiaro di interessi, aspirazioni anche attraverso il confronto con tutor e te- stimoni, a sollecitare la partecipazione ad esperienze in cui svolgere un ruolo attivo e di carattere non necessariamente didattico, purché capaci di suscitare passione nella persona in rapporto a sbocchi concreti e desiderabili. In generale, l’attività di rimotivazione mira a: – creare degli stimoli prospettando degli obiettivi che possano suscitare adesione nei giovani, come ad esempio: un lavoro futuro, indipendenza economica, le ferie, il motorino, una famiglia; – convincere i ragazzi demotivati al raggiungimento di un minimo livello di for- mazione professionale e umana spendibile nel mondo del lavoro. Problemi cui dà risposta L’intervento di rimotivazione mira a rispondere ai seguenti problemi: a) insofferenza dei giovani nei confronti degli adulti, delle proposte ed opportu- nità che vengono loro rivolte; b) insicurezza parziale o totale (in riferimento ad obiettivi formativi, lavorativi e sociali qui prospettati) derivante da insuccessi precedenti; c) mancanza di prospettive future anche per la carenza di “capitale sociale” ovvero la dotazione di linguaggio, conoscenze, risorse ed opportunità; d) scarsità di equilibrio caratteriale (caratteri difficili e fortemente mutevoli). Esiti cui tende L’attività di rimotivazione per ragazzi in difficoltà lungo un percorso forma- tivo mira: • al recupero parziale di un rapporto “familiare” con i docenti; • al raggiungimento graduale del rispetto del contratto formativo; • alla ricerca di un legame fra la teoria e la pratica di laboratorio; RIMOTIVAZIONEB. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 307 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 308 • al completamento del corso, garantendo la frequenza ed un apprendimento mini- mo apprezzabile dai diversi soggetti coinvolti, in primo luogo il giovane stesso; • all’acquisizione della capacità di esercitare un ruolo di collaborazione attiva nel gruppo; • all’acquisizione della capacità di comprendere la valutazione del proprio ope- rato e valorizzare e incentivare i miglioramenti anche se minimi. L’intervento mira in definitiva a conferire una motivazione circa l’inserimento in un percorso formativo che fornisca una professionalità minima da sfruttare nel mondo del lavoro. Metodologia Le metodologie previste sono molteplici: Colloquio verbale: il ragazzo disponibile a trattare del problema della rimotiva- zione può ottenere uno o più colloqui con una persona capace e sensibile, tramite il quale cercare di fare chiarezza circa la propria situazione personale, trovare i punti di crisi e delineare qualche idea o proposta di uscita. Attività sociali: molte volte occorre allontanare anche parzialmente la persona dal luogo in cui si è creata una situazione di impasse per incon- trare situazioni nuove in cui poter giocare le proprie chance senza che gli altri manifestino i “soliti” pregiudizi, su attività vicine al proprio mondo di interessi, da esercitare secondo un metodo preciso e con l’aiuto adeguato (es.: organizzazione di un gioco, una festa, una gita, un’attività utile socialmente). Laboratori: l’attività di laboratorio si presta enormemente per suscitare motivazione nei giovani poiché opera su un ambito di loro in- teresse e socialmente ben valutato. Si tratta di laboratori che consentano di realizzare piccoli prototipi che suscitino apprez- zamento e stima e che consentano anche di misurare le proprie capacità ed i propri interessi ed aspirazioni. Molte attività interessanti, ben organizzate ed attive, miranti ad esiti concreti, sono suscettibili di rilanciare la motivazione dei ragazzi. Vi possono quindi essere altre opportunità rispetto a quelle qui esemplificate, purché siano svolte in modo serio e ben strutturato, sulla base di vere e proprie competenze da parte degli ani- matori, in riferimento ad esiti che si possano presentare ad un pubblico esterno composto – altre che dai compagni – da genitori, amici, esponenti del mondo eco- nomico sociale e istituzionale. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 308 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 309 Strumenti Dossier di gestione del compito reale (vedi unità di apprendimento nella parte terza della presente “Guida”). Portfolio delle competenze personali. Risorse Personale preparato per interventi di orientamento. Strutture adeguate (locali accoglienti per colloqui riservati, laboratori). Progetti di micro-realizzazione con i Centri di formazione professionale e con le aziende disponibili. Dal punto di vista temporale, il servizio di rimotivazione per giovani in diffi- coltà può avere una durata variabile dalle 5 alle 30 ore. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 309 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 310 Specificazione del servizio L’azione di accompagnamento finale della fase previa mira ad offrire alla per- sona un punto di riferimento (ed anche di ausilio) nella definizione di un progetto personale che trovi un preciso fondamento nella consapevolezza delle proprie ri- sorse, che miri a mete chiare e desiderabili oltre che realizzabili, che indichi i passi e le risorse necessarie al loro perseguimento. Ciò può avvenire nel seguente modo: • possibilità di colloqui dei giovani con i tutor (è consigliabile che siano gli stessi incontrati nell’azione di orientamento), • approfondimento della conoscenza della persona, • educazione del giovane al cambiamento e alle transizioni, • sostegno del giovane nella definizione di una propria identità, • aiuti agli allievi in termini di metodo di studio e di recuperi formativi anche in forma individualizzata, • acquisizioni che consentano di attivare strategie di ingresso nel mondo della for- mazione e del lavoro nelle diverse possibilità di lavoro dipendente ed autonomo, • definizione di un percorso che dopo la formazione sviluppi un itinerario co- erente con le motivazioni e le aspettative maturate e le esigenze rilevate nel mercato del lavoro. Problemi cui dà risposta Spesso i giovani in difficoltà non hanno capacità di proiezione nel futuro, man- cano di immaginazione, non manifestano equilibrio tra l’eccesso di disistima (“non sono capace di fare niente”) e quello di onnipotenza (“se voglio, posso fare tutto”), non tengono fede agli impegni presi e si lasciano distrarre da stimoli più allettanti specie in presenza di problemi e resistenze. L’intervento teso all’elaborazione del progetto cerca di sormontare questi pro- blemi facendo leva anche sul percorso sin qui fatto, dal quale il ragazzo può rica- vare elementi di positività, serenità, chiarezza. Esiti cui tende Il progetto personale non è un elaborato astratto, formale, che deve seguire pe- dissequamente una batteria di voci e di item. Esso è invece la traduzione di ciò che PROGETTO PERSONALEC. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 310 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 311 muove la persona, delle mete attese, dei passi che intende effettuare e con quali mezzi ritiene di poter affrontare gli ostacoli ed i problemi sul cammino. L’esito del percorso è dato pertanto dal progetto, ma nel contempo dalla sua in- teriorizzazione oltre che dall’effettuazione del primo passo necessario alla sua rea- lizzazione: la scelta delle unità di apprendimento da svolgere, la definizione di un calendario di impegni per il primo mese di attività, ecc. Metodologia L’attività tendente alla elaborazione del progetto prevede: colloquio, bilancio. Il colloquio: riprende l’attività svolta fino a questo punto (accoglienza, orienta- mento, rimotivazione, ecc.) e si propone – con la presenza possibilmente degli stessi tutor coinvolti precedentemente per favorire la continuità ed evitare cadute di tensione – di fare tesoro del cammino intrapreso, formulare una diagnosi reali- stica, proiettare nel futuro prossimo ed oltre la propria vicenda personale. Il bilancio: al termine del percorso di orientamento, è utile effettuare un bi- lancio al fine di analizzare le proprie competenze professionali e personali, così come le proprie attitudini e motivazioni, allo scopo di definire un progetto profes- sionale e, ove necessario, un progetto di formazione. Strumenti Scheda progetto personale (vedi la parte terza della presente “Guida”). Contratto formativo (vedi profilo iniziale dell’allievo nella parte terza della “Guida”). Portfolio delle competenze personali. Risorse Personale preparato per interventi di orientamento e bilancio. Strutture adeguate (locali accoglienti per colloqui riservati). Materiale informativo. Contatti con referenti. Dal punto di vista temporale, il servizio di supporto alla progettazione del per- corso personale può avere una durata variabile dalle 3 alle 10 ore. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 311 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 312 FASE DI APPRENDIMENTO Finalità generali 1) Fornire agli utenti diretti ed indiretti un insieme di risorse per l’apprendimento sotto forma di laboratori, strumenti di autofor- mazione assistita, colloqui, materiali vari per poter svolgere in- terventi flessibili e personalizzati, sia allo scopo del recupero degli apprendimenti e del sostegno in situazioni di difficoltà, sia in vista di una dotazione ulteriore. 2) Fornire un servizio di stage che contribuisca, tramite la cura della rete locale, a costruire un repertorio di opportunità variegate, al- l’acquisizione di una metodologia di gestione e supporto, a favo- rire il coinvolgimento degli utenti. 3) Fornire un servizio di accompagnamento che contribuisca a faci- litare il percorso di apprendimento degli utenti in chiave di stabi- lità e sicurezza. Finalità specifiche 1) Consentire alle persone di recuperare il proprio bagaglio di ri- sorse (capacità, conoscenze, abilità e competenze) formali, non formali ed informali. 2) Sviluppare negli utenti gli apprendimenti necessari alla realizza- zione del loro progetto personale, sia in forma di attività ad hoc sia come sostegno nei processi formativi preso altre strutture. 3) Mirare all’acquisizione di abilità, conoscenze e competenze tra- mite la metodologia dello stage ma pure quella dell’alternanza formativa in partnership con le imprese. 4) Garantire un accompagnamento soddisfacente, efficace, puntuale e incoraggiante. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 312 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 313 Specificazione del servizio Il servizio ha lo scopo di fornire alla persona conoscenze, abilità e competenze necessarie ad affrontare i compiti formativi e lavorativi previsti dal progetto, in modo compatibile con un percorso piuttosto problematico oppure teso solo alla ri- cerca della soddisfazione immediata. Quindi è rivolto a chi, trovandosi inserito in un corso, presenta serie difficoltà di apprendimento. Consiste in una serie di laboratori suddivisi per aree (area culturale, area scien- tifica, area linguistica, ecc.) da attivarsi secondo le necessità dei singoli individui. L’ideale, in questi laboratori, è la presenza di un limitato numero di utenti, al mas- simo tre, per personalizzare il più possibile l’intervento e valorizzare il rapporto di reciproca fiducia tra il tutor e il fruitore del servizio eliminando così il possibile distacco tra “docente” e “allievo” che potrebbe impedire una corretta acquisizione di nozioni. Problemi cui dà risposta • Per chi non ha completato il primo ciclo: dopo aver individuato, mediante col- loqui e nel caso dei test d’ingresso, il punto di arrivo culturale, in accordo con il Centro territoriale permanente si attuano degli interventi, mediante labora- tori, per completare la propria formazione e dare la possibilità di arrivare alla licenza media. Questi interventi possono essere il punto di partenza (LARSA di passaggio) per successivi percorsi formativi. • Per chi ha completato il primo ciclo con lacune: dopo aver individuato, me- diante colloqui e nel caso test d’ingresso, quali sono le possibili lacune nella precedente preparazione, si attivano dei laboratori di recupero attivo su compiti reali, per non aumentare le già esistenti difficoltà legate alle discipline scola- stiche e per non creare ulteriore sfiducia nelle proprie capacità di riuscita, recu- perando così i punti di forza che costituiscono la base della propria prepara- zione personale. • Per i giovani immigrati: si possono affrontare i problemi legati alla lingua, agli usi ed ai costumi della nostra società. • Per gli iscritti ai corsi liceali o di istruzione e formazione professionale che siano in difficoltà nell’area delle competenze di base e che rischiano, di conse- guenza, l’insuccesso o l’abbandono. RECUPERO APPRENDIMENTID. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 313 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 314 Esiti cui tende Per ciascuna delle tipologie rilevate, il percorso si intende compiuto (o con- cluso) quando: • Per chi non ha completato il primo ciclo: il risultato è raggiunto quando avrà acquisito le conoscenze per poter affrontare e superare l’esame di licenza media eventualmente in modo contestuale ad un corso di istruzione e forma- zione professionale. • Per chi ha assolto con lacune il primo ciclo: il risultato è raggiunto quando verrà inserito, mediante un test finale, nei corsi di istruzione e formazione pro- fessionale iniziale, anche in forma individualizzata. • Per gli immigrati che non conoscono la lingua, gli usi e i costumi della nostra società: il risultato è raggiunto quando la persona possiederà delle competenze che le permettano un inserimento nel mondo del lavoro o in un corso di istru- zione e formazione professionale. • Per gli iscritti ai corsi liceali o di istruzione e formazione professionale che siano in difficoltà nell’area delle competenze di base e che rischiano, di conse- guenza, l’insuccesso o l’abbandono: il risultato è raggiunto quando sarà ri- mossa la difficoltà indicata oppure quando sarà possibile il reinserimento del soggetto nel nuovo percorso di istruzione e formazione professionale. Metodologia Lo strumento principale necessario per quest’azione è costituito dalla dota- zione di strumenti e metodologie di sostegno degli apprendimenti nella forma del Centro risorse, una struttura integrativa ed alternativa al gruppo – classe, nella quale concentrare le risorse che consentono di dare vita sia a processi misti di for- mazione in chiave fortemente attiva. Si inizia con le prove d’ingresso di vari livelli di difficoltà, per verificare i pre- requisiti. Serve come punto di partenza per progettare un percorso personalizzato a seconda delle varie tipologie di utenza. Si passa, quindi, all’allestimento di labora- tori adottando le più appropriate metodologie. La modalità auspicabile è quella di allestire uno o più locali suddividendoli in varie zone in cui ci sia un centro risorse (cartaceo, informatico ed audiovisivo) di ciascuna area, consultabile con l’aiuto del docente o tutor che fa da sostegno e da accompagnamento durante il percorso. Nel caso in cui ail soggetto manchino delle abilità pratiche, sarà inserito o in laboratori interni di stage orientativi, o in percorsi di stage all’esterno, seguito da un tutor. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 314 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 315 Strumenti Il laboratorio di apprendimento è suddiviso in varie aree: a) Area culturale, b) Area scientifica, c) Area professionale, d) Area sviluppo capacità personali. Ogni area è dotata di: – Personal computer collegati in rete e ad Internet con uso della piattaforma di riferimento, – Televisore, – Videoregistratore, – Biblioteca essenziale e specifica, – Biblioteca informatizzata, – Videoteca fornita, – Lavagna luminosa, – Macchina fotografica, – Videocamera. Contratto formativo. Risorse Per ogni area saranno a disposizione più docenti-tutor competenti nella materia e in possibilità di continui aggiornamenti. I docenti, a turno, copriranno tre fasce: mattutina, pomeridiana e pre-serale, dal lunedì al venerdì. I laboratori saranno adibiti esclusivamente a questo uso e accessibili dal mat- tino fino alla sera. Sarà necessario che all’interno del Centro ci sia collaborazione e scambio di informazioni tra i vari docenti, anche quelli non coinvolti direttamente che, co- munque, potrebbero esservi impegnati per eventuali sostituzioni. I docenti-tutor dovranno essere in continuo contatto con i servizi presenti sul territorio (Servizi Sociali, scuole, aziende, Informagiovani, Centro per l’impiego, ecc.). Gli utenti potranno usufruire delle varie attività di sostegno da un minimo di 20 ore a un massimo di 80 ore. Evidentemente non sono tassative: in caso di ulte- riore necessità si faranno dei recuperi o, in caso di apprendimento veloce, gli utenti termineranno prima il percorso. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 315 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 316 Specificazione del servizio L’obiettivo di questa azione consiste nel dotare le persone di opportunità di for- mazione qualificanti alternative alla modalità usuale del gruppo-classe omogeneo. Tale risultato si raggiunge costruendo una situazione di apprendimento total- mente differente da quella solitamente conosciuta, secondo la prospettiva dei pic- coli gruppi di area, di livello e di interesse. Si tratta della modalità formativa della personalizzazione che viene in questo modo portata alle estreme conseguenze organizzative e didattiche. In sostanza, la formazione procede sulla base di un rapporto continuativo con un tutor-formatore e partecipando – con un preciso calendario – alle iniziative formative sotto forma di laboratorio che si ritengono necessarie allo scopo. I passi del cammino formativo non sono sanciti da fattori amministrativi o rigidità spazio-temporali, bensì dalla progressione effettiva della persona in rapporto al profilo educativo, culturale e professionale ed in riferimento agli standard for- mativi previsti. Problemi cui dà risposta Il Centro risorse per l’apprendimento è rivolto in questo caso (rispetto al ser- vizio precedente che è sostanzialmente di sostegno a chi presenta difficoltà es- sendo inserito in un percorso formativo standard) a chi non ha avuto la possibilità di acquisire tutto ciò nel suo curriculum di vita oppure a chi è per diversi motivi incompatibile con un modello rigido come un gruppo-classe. Si tratta di giovani che hanno uno o più anni di insuccesso alle spalle, che sono considerati “iperci- netici” o che in ogni caso sono insofferenti alla vita di classe, oppure persone che presentano un curricolo vario comprensivo di conoscenze, abilità e competenze (specie volte fortemente alla pratica), ma che non possiedono un titolo che attesti tutto ciò in termini di crediti formativi. Esiti cui tende L’azione del Centro risorse per l’apprendimento mira a sviluppare percorsi de- strutturati che consentano ai giovani – singoli o in piccoli gruppi di livello e di in- teresse – di acquisire una qualifica professionale spendibile nel mondo del lavoro e aperta a successive formazioni. FORMAZIONEE. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 316 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 317 Metodologia La formazione si svolge sia all’interno del Centro sia presso le imprese dispo- nibili a tale progetto ed interessate alla collaborazione nella formazione di una persona che potrebbe risultare successivamente utile e compatibile con le proprie necessità lavorative una volta qualificata. Le attività sono organizzate prevalentemente in laboratori miranti all’acquisi- zione di competenze professionali, disciplinari, sociali. Esigenza fondamentale dell’adolescente è il bisogno di potersi cimentare in situazioni da cui trarre convin- cimenti rispetto al proprio valore ed i propri limiti. È stato evidenziato, inoltre, che nei soggetti definiti “a rischio”, bassa autostima e bassi livelli di aspirazione sono spesso correlati. Solo sperimentando il successo di un compito, l’adolescente è messo nella condizione di affrontare situazioni più complesse. Bisogna offrire la possibilità di sperimentare il successo attraverso azioni che il soggetto considera finalizzate e significative. In tal modo avviene il recupero dell’autostima e si favo- risce l’elaborazione di significati positivi. Le varie unità di apprendimento si basano sulla centralità dell’esperienza e della competenza, sul metodo induttivo per ricerca e scoperta, sul legame moti- vante e funzionale tra le risorse offerte, le competenze da possedere e i risultati ot- tenuti dal giovane nel suo percorso (esperienze di successo). Esse coniugano in un insieme armonico l’approccio esperienziale e l’astrazione, anch’essa necessaria, presupposto fondamentale per costruire un percorso di autonomia nell’apprendi- mento. Il percorso formativo sarà sostenuto anche dalle nuove tecnologie educa- tive (NTE). Si persegue non già l’abilità fine a se stessa, quanto lo sviluppo di una professionalità piena, fatta di competenze (sapere teorico ed abilità applicate nella risoluzione di un compito professionale) e di atteggiamenti e comportamenti con- gruenti accompagnati dalla maturazione nell’allievo di una mentalità che assuma i compiti di lavoro entro un quadro non solo funzionale ma anche ideale, per il cui perseguimento si prevede una disposizione interiore tesa al bene. Strumenti Il laboratorio di apprendimento è suddiviso in varie aree: a) Area culturale, b) Area scientifica, c) Area professionale, d) Area sviluppo capacità personali. La dotazione è identica a quella prevista per i laboratori di recupero. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 317 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 318 Risorse Per ogni area saranno a disposizione più docenti-tutor competenti nella materia e in possibilità di continui aggiornamenti. I docenti, a turno, copriranno tre fasce: mattutina, pomeridiana e pre-serale, dal lunedì al venerdì. I laboratori saranno adibiti esclusivamente a questo uso e accessibili dal mat- tino fino alla sera. Sarà necessario che all’interno del Centro ci sia collaborazione e scambio di informazioni tra i vari docenti, anche quelli non coinvolti direttamente che, co- munque, potrebbero esservi impegnati per eventuali sostituzioni. I docenti-tutor dovranno essere in continuo contatto con i servizi presenti sul territorio (Servizi Sociali, scuole, aziende, Informagiovani, Centro per l’impiego, ecc.). Gli utenti potranno usufruire delle varie attività di sostegno da un minimo di 50 ore a un massimo di 200 ore per ciascun laboratorio, in forma cumulabile fino ad un massimo di 2000 ore circa. Evidentemente non sono tassative: in caso di ulteriore necessità si faranno dei recuperi o, in caso di apprendimento veloce, gli utenti termineranno prima il percorso. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 318 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 319 Specificazione del servizio Lo stage rappresenta un’esperienza decisiva nell’ambito del processo forma- tivo; esso si propone di verificare, attualizzandole, le acquisizioni ricevute, di com- pletare la loro formazione tecnica, di interagire con le concrete condizioni di la- voro cui si riferisce il loro percorso formativo. La gestione di tale stage-tirocinio costituisce un momento cruciale del percorso formativo personale e quindi terrà conto della peculiarità della persona-destinatario e dell’abbinamento con l’impresa adatta ad essa. In particolare, si prevedono tre tipologie di stage/tirocinio: – orientativo, – formativo, – di pre-inserimento lavorativo. L’attività di stage/tirocinio può essere anche svolta tramite simulazione (da di- stinguere dal laboratorio didattico), specie per ciò che concerne l’orientamento e l’attività in svolgimento lungo il primo anno formativo. In ogni caso, prima del- l’attività di stage/tirocinio è necessario fornire ai destinatari una formazione essen- ziale in tema di sicurezza ed antinfortunistica. Il modello formativo in forte alternanza prevede – a differenza dello stage – il succedersi programmato di fasi di formazione presso la struttura formativa e ampie fasi di formazione presso l’azienda. Secondo questo approccio, i momenti in azienda non vanno intesi solo come gli stage dei percorsi tradizionali, che spesso si situano a fine percorso e sono funzionali a far sperimentare all’allievo quanto appreso presso il Centro, ma assumono il carattere di veri e propri momenti di ap- prendimento e acquisizione di conoscenze e competenze, progettati e monitorati. Questa articolazione – Centro/Azienda/Centro – si ripete più volte nell’anno for- mativo, con impegno orario diverso. Problemi cui dà risposta Lo stage consente di superare il deficit di esperienza da parte degli utenti; quindi permette di fornire loro la possibilità di ingresso – debitamente mirato ed ac- compagnato – in una struttura organizzativa reale, potendo conoscere il contesto, misurare le proprie attitudini e aspirazioni, verificare acquisizioni, svolgere compiti, mettere alla prova le proprie capacità a fronte di una situazione lavorativa reale. STAGEF. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 319 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 320 Esiti cui tende Lo stage permette di potenziare le opportunità del giovane, risulta indispensa- bile che si provveda a far sì che essa si colleghi e si integri con quanto realizzato presso la struttura formativa. La formazione in alternanza infatti offre i seguenti vantaggi: • propone al giovane l’apprendimento di conoscenze, capacità e competenze specifiche e generali, che oltrepassano le specificità aziendali; • prevede spazi adeguati per la riflessione ed il confronto in gruppo con altri allievi che vivono analoghe e diverse esperienze; • aiuta il giovane a sistematizzare conoscenze ed esperienze in modelli di compor- tamento sociale e lavorativo idonei alla sua crescita personale e professionale. Metodologia L’approccio formativo richiede una forte interazione tra Centro e azienda, che porti alla condivisione delle finalità dell’intervento e degli obiettivi formativi e alla progettazione/pianificazione delle aree di competenza da acquisire in azienda. Per- tanto, la funzione di presidio del rapporto di collaborazione con le aziende assume un carattere di estrema importanza ai fini del raggiungimento degli obiettivi del progetto. Al fine di costruire/implementare la rete territoriale, si valuterà l’opportu- nità di organizzare incontri con i tutor o i responsabili aziendali, prima di iniziare il percorso; in questo modo si potranno definire modalità e regole di collaborazione, identificare ruoli e criteri di intervento concordati, attuare azioni integrate nelle fasi di realizzazione del progetto. Obiettivo di questi incontri è la definizione del piano formativo integrato. Per ogni allievo, si deve provvedere ad un adeguato abbinamento con una o più aziende coinvolte nel progetto. Per questa azione, che è particolarmente de- licata in quanto si colloca all’inizio del percorso, è necessario tenere presenti i seguenti criteri guida: • tenere conto delle caratteristiche e dei bisogni dell’allievo, che sono emersi nella fase di accoglienza/orientamento; questa attenzione dovrà essere posta anche in fase di definizione dei ritmi di alternanza; • predisporre un’attività che consenta di elaborare e condividere un “patto” di tirocinio; • documentare tutto ciò che avviene, anche se si trattasse di attività, iniziative, acquisizioni di competenze non previste dal progetto; • far utilizzare agli allievi un “Diario di formazione in azienda” (vedi allegato sull’alternanza formativa), soprattutto in vista dei rientri formativi; • predisporre materiale per la valutazione. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 320 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 321 Il modello deve prevedere valutazioni di processo, di percorso e degli appren- dimenti. Si intende favorire anche l’acquisizione di capacità di autovalutazione da parte degli allievi: questa competenza infatti risulterà particolarmente utile nel con- testo lavorativo. Anche l’azienda dovrà garantire un presidio formativo per la gestione della parte di percorso in alternanza costituito da risorse umane (tutor aziendale, esperti, ecc.) tecniche e strumentali (attrezzature, materiali, ecc.) adeguate allo sviluppo del progetto. Tale area di presidio dovrà prevedere modalità di collegamento e atti- vazione anche per gli aspetti organizzativi e gestionali in precedenza descritti. Strumenti L’attività di stage richiede un adeguato repertorio di aziende disponibili, di- stinte per settore, ambito, capacità di presidio del processo formativo. Per meglio accompagnare l’esperienza di formazione in azienda, si suggerisce l’utilizzo di un apposito strumento quale il “Diario di formazione in azienda”. Vista l’importanza data da questo modello a tale modalità formativa, sia in termini di quantitativi che qualitativi, è necessario dotarsi di un dispositivo di monito- raggio puntuale consultabile dall’allievo, dal tutor formativo e dal tutor aziendale. Il “Diario” verrà di volta in volta compilato da tutti gli attori sopra menzionati. Questo strumento consente di: • tenere sotto controllo il processo apportando eventuali correttivi in itinere, • consentire all’allievo di cogliere l’unitarietà del percorso formativo, • favorire il processo di auto valutazione, • calibrare gli interventi di recupero/approfondimento durante i momenti di rientro. Risorse Tutor formatori preparati. Tutor aziendali preparati e disponibili in termini di tempo. Luoghi adeguati ai rientri ed al lavoro di gruppo. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 321 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 322 Specificazione del servizio L’attività di accompagnamento rappresenta una tipologia di servizio che as- sume, in un processo di apprendimento, la funzione di supporto e di sostegno al fine di attribuire al percorso della persona, nelle sue diverse fasi, linearità, co- erenza e accrescimento delle acquisizioni presso l’allievo. L’accompagnamento nasce dalla necessità di non abbandonare il giovane nel momento in cui egli – dopo la fase di accoglienza e di orientamento – ha scelto un percorso presso una precisa struttura formativa o lavorativa, per far sì che il neces- sario passaggio di consegne non comporti la perdita di relazioni, esperienze, meto- dologie e stili che hanno consentito fino a quel punto di prevenire o di recuperare difficoltà e crisi. La logica dell’accompagnamento è quella dell’équipe: il tutor formatore dei percorsi destrutturati (seconda chance) partecipa stabilmente alle attività collegiali previste dalle diverse strutture coinvolte nella realizzazione del progetto personale e gestisce anche colloqui di verifica con la persona in apprendimento. Problemi cui dà risposta L’attività di accompagnamento è utile quando si è di fronte a progetti che pre- vedono l’intervento di più operatori ed uno sviluppo tendenzialmente discontinuo (nello spazio e nel tempo) di azioni e di fasi. Ancor di più se si tratta – come nel caso delle presenti “Linee guida” – di servizi rivolti ad utenti che presentano una labile capacità di elaborazione e rielaborazione e che soffrono dell’assenza di fi- gure stabili nel proprio cammino di formazione. Tutti questi fattori, sommati insieme, potrebbero concorrere a rendere estrema- mente difficile il percorso di prevenzione e di recupero delle situazioni di difficoltà dei giovani impegnati nelle attività di seconda chance, ragione per cui risulta indi- spensabile dare continuità agli interventi impegnando permanentemente le figure coinvolte dall’inizio. Esiti cui tende L’accompagnamento mira a dare continuità ai progetti che si svolgono secondo la metodologia che abbiamo chiamato “destrutturata” o della seconda chance, fa- vorendo la relazione, lo scambio, la capitalizzazione delle esperienze e delle rifles- sioni in merito alla persona ed al suo percorso. Esso offre al giovane un punto di riferimento stabile e continuativo evitando la frammentazione degli interventi. Per- ACCOMPAGNAMENTOG. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 322 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 323 mette ai diversi operatori coinvolti di mantenere memoria delle attività, di concen- trarsi sulle effettive necessità del giovane, di affrontare le varie problematiche in modo coerente e tendente al reale miglioramento. Metodologia Due sono gli ambiti in cui si svolge l’accompagnamento: – il rapporto con l’utente, – il rapporto con gli operatori della rete. Circa il primo ambito, accompagnare significa offrire alla persona un punto di riferimento ed un ausilio nel percorso di formazione e/o di inserimento lavorativo. Alcuni esempi di accompagnamento nell’ambito di un percorso formativo: • possibilità di colloqui degli allievi con i tutor, • presenza tra i formatori di una figura di “referente di classe” per la gestione delle dinamiche emergenti e per la conduzione di momenti di confronto, • aiuti agli allievi in termini di supporto al metodo di studio e di recuperi forma- tivi anche in forma individualizzata, • acquisizioni che consentano di attivare strategie di ingresso nel mondo del la- voro nelle diverse possibilità di lavoro dipendente ed autonomo. Circa l’ambito della rete, l’accompagnamento mira a realizzare i seguenti risultati: • gestire la continuità degli interventi attraverso incontri con scambi di informa- zioni circa le attività precedenti, • progettare l’intervento congiuntamente, • sviluppare un monitoraggio permanente con eventuali interventi correttivi, • valutare l’azione e delineare il prosieguo possibile. Strumenti Scheda progetto personale. Portfolio delle competenze personali. Metodologia di gestione della rete formativa. Risorse Personale preparato per interventi di orientamento e bilancio. Contatti con referenti. Dal punto di vista temporale, il servizio di supporto alla progettazione del per- corso personale ha una durata pari a quella dell’intervento cui si riferisce. 287-332-alleg-C 8-03-2004 13:05 Pagina 323 324 FASE DI INSERIMENTO Finalità generali 1) Sviluppare una rete di relazioni stabile e solida che assicuri risorse adeguate all’inserimento lavorativo e formativo degli utenti. 2) Rendere sicuro ed irreversibile il processo di apprendimento dei giovani. 3) Sostenere la capacità dell’organismo formativo nel fornire sti- moli e sollecitazioni presso gli enti coinvolti a vario titolo nel- l’intervento. Finalità specifiche 1) Accompagnare la rielaborazione del progetto personale degli utenti verso la sua realizzazione favorendo esperienze di contatto e di permanenza guidata presso le strutture di riferimento. 2) Sostenere il desiderio di continuazione del percorso formativo dei giovani mediante la creazione di contatti, la definizione di in- tese, la cura della fase di inserimento e di assunzione in carico. 3) Sostenere il desiderio di inserimento lavorativo dei giovani me- diante la creazione di contatti, la definizione di intese, la cura della fase di inserimento e di assunzione in carico. 4) Assicurare un servizio di follow-up orientativo anche in forma di collaborazione con l’organismo ricevente e di verifica dell’inseri- mento, anche al fine di ridurre al minimo l’insorgenza delle con- dizioni dell’insuccesso e di rafforzare gli stili e le metodologie che hanno condotto il giovane alla situazione attuale. 287-332-alleg-C 8-03-2004 13:05 Pagina 324 325 Specificazione del servizio Il servizio di inserimento lavorativo mira ad individuare strumenti e mezzi adatti a favorire il superamento delle problematiche connesse alla fase di passaggio dalla formazione all’assunzione di un ruolo all’interno della organizzazione aziendale. Tra- mite esso si aiuta la persona a mettere in atto una strategia di ricerca del lavoro (di- pendente o autonomo), a conoscere la realtà in cui intende inserirsi, acquisire le com- petenze e gli stili necessari con particolare riferimento alla area del comportamento or- ganizzativo, a permettere il migliore ingresso tramite percorsi di stage di inserimento. Problemi cui dà risposta La tipologia di utenti che può accedere al servizio è caratterizzata da scarsità di strumenti o mezzi personali utili all’inserimento lavorativo. Si tratta del “capitale so- ciale”, ovvero l’insieme delle relazioni sociali di cui è in possesso, le risorse che può utilizzare, assieme ad altre, per meglio perseguire i propri fini. Ma si tratta anche del- la capacità di sviluppare un comportamento organizzativo adeguato, rispettoso dei criteri e dei valori propri del contesto organizzativo in cui si intende operare. Esiti cui tende Il progetto consiste nel creare opportunità riferite a percorsi personalizzati/indi- vidualizzati, a seconda del soggetto utente che si può rivolgere alla struttura, attra- verso i quali possono essere soddisfatte le esigenze di inserimento lavorativo. Esso mira a favorire la presa di coscienza di sé e delle proprie capacità e cono- scenze al fine di mirare all’obiettivo finale. Inoltre sostiene l’individuazione delle esigenze e delle problematiche relative alla “ricerca del lavoro” di soggetti che necessitano di sostegno e/o informazione per quanto riguarda la ricerca di sbocchi occupazionali consoni alle proprie esigenze e competenze. Infine si riferisce alla acquisizione di abilità, conoscenze, competenze e stili comportamentali coerenti con la cultura aziendale di riferimento. La valutazione dei progetti deve tenere conto, oltre che dei risultati personali de- gli utenti che hanno usufruito dei percorsi, anche di una serie di fattori quali: il nu- mero di utenti che si rivolgono alla struttura per ottenere un servizio, il numero di servizi svolti in un anno, il numero di progetti conclusi positivamente. Dal valore di questi fattori si possono ricavare gli indici di efficacia/efficienza dei servizi offerti. Gli strumenti di rilevazione della soddisfazione devono essere utilizzati anche in itinere, in modo da poter monitorare costantemente il valore di gradimento, ed eventualmente poter intervenire per modifiche di percorso. INSERIMENTO LAVORATIVOH. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 325 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 326 Metodologia All’inizio dell’intervento si cercherà di svolgere un bilancio delle competenze dell’allievo (in termini di conoscenze, abilità ed esperienze), tramite colloqui, que- stionari e prove pratiche. Dopodiché si prospetterà all’allievo il percorso formativo con gli obiettivi finali. Prima di attivare lo stage, verranno contattate aziende disponibili a proseguire il percorso personalizzato avviato, tramite un tutor che affianchi l’allievo nelle attività che svolgerà nell’azienda. Il percorso è cosi strutturato: al termine della prima fase di accoglienza, vengo- no realizzate attività mirate per svolgere il bilancio di competenze; sono utilizzati strumenti per avvicinare l’allievo alla consapevolezza della propria realtà e per iden- tificare le esigenze reali da risolvere: dalla organizzazione personale alla presa di coscienza del “lavoro adatto”. Ovviamente il successo è determinato dal fatto che il soggetto riesca a risolvere le problematiche inerenti la ricerca del lavoro per le quali si era rivolto al servizio, ovverosia l’assunzione o la creazione di un’attività di lavoro autonomo. Strumenti Libretto formativo. Bilancio di competenze. Centro risorse per l’apprendimento. Metodologia di ricerca del lavoro. Stage di inserimento. Risorse Le capacità umane-pedagogiche del tutor e dei formatori che seguiranno l’allie- vo in tutto il percorso saranno di grande importanza, vista la particolare situazione degli utenti di “seconda chance”. Qualora risultasse dai colloqui preliminari, sarà necessario avviare un percorso di recupero-approfondimento delle competenze base linguistiche, matematiche, di conoscenza dell’organizzazione aziendale. È importante un repertorio aggiornato delle aziende presenti nel territorio, di- stinte per tipologia e modello culturale-organizzativo oltre al data-base relativo ad altre fonti (informagiovani, informalavoro…). Si ritengono validi i seguenti tempi: Modulo ricerca lavoro: min 10 h – max 30 h. Modulo di recupero competenze: min 50 h – max 200 h. Stage di inserimento lavorativo: min 150 h – max 300 h. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 326 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 327 Specificazione del servizio Il servizio di inserimento formativo consiste nel favorire nel giovane il supera- mento delle difficoltà che normalmente impediscono e rendono estremamente pro- blematica la partecipazione ad un gruppo classe entro un’attività formativa di tipo ordinario. L’accompagnamento all’inserimento formativo si svolge a seguito di una fase di recupero delle condizioni di autostima, di comprensione delle proprie possibilità e risorse, di svolgimento di esperienze che favoriscono la messa alla prova e la si- curezza circa le proprie possibilità. Gli aspetti tenuti in considerazione in questo servizio sono: la conoscenza delle opportunità formative, l’acquisizione di conoscenze, abilità e competenze neces- sarie ad affrontare i problemi connessi alla vita del gruppo classe in un contesto ordinario. Problemi cui dà risposta Non raramente giovani che hanno vissuto esperienze scolastiche e formative negative, dopo aver modificato il proprio percorso privilegiando obiettivi di acqui- sizione di competenze operative volte all’inserimento lavorativo, acquisendo mag- giore sicurezza in se stessi decidono di riprendere il percorso precedente oppure di affrontare un livello formativo ulteriore (diploma di formazione, diploma di for- mazione superiore). Ciò richiede un’attività di accompagnamento che consenta di evitare il ripetersi di situazioni critiche già vissute ovvero situazioni di blocco per carenza di risorse di base, difficoltà di socializzazione, incompatibilità con l’ambiente o le persone. Esiti cui tende L’accompagnamento all’inserimento formativo mira a creare le condizioni af- finché il giovane possa inserirsi nel modo migliore possibile in un contesto nuovo. Ciò si rileva attraverso l’assenza di particolari difficoltà di apprendimento, la pre- senza di serenità nella vita nell’istituto, la volontà di procedere nel cammino intra- preso, l’elaborazione di un progetto per il futuro. Metodologia L’accompagnamento si realizza tramite un servizio personalizzato (ma pure in- dividualizzato) che consente di prendere consapevolezza delle proprie possibilità e INSERIMENTO FORMATIVOI. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 327 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 328 dei propri limiti, di ottenere un supporto psicologico e metodologico, di poter avere un punto di riferimento sia in termini di opportunità di colloqui sia di spazi, materiali e risorse. Ciò significa poter “governare” il proprio cammino di appren- dimento e sviluppare attitudini tali da cogliere, se non prevenire, le difficoltà ed affrontarle nel modo migliore possibile. Si indicano tre opportunità di intervento: Modulo ricerca formazione: Modulo di recupero competenze: Modulo di supporto: mira alla conoscenza delle opportunità formative presenti nel territorio, coerenti con il proprio progetto di formazione. è finalizzato all’acquisizione di conoscenze, abilità e compe- tenze necessarie al migliore inserimento nel corso come pure ad affrontare i problemi connessi alla vita del gruppo classe in un contesto ordinario. consiste in un intervento formativo che si sviluppa lungo una buona parte del percorso formativo al fine di sostenere il giovane nella diagnosi delle proprie risorse e capacità, nel metodo di studio, nel sostegno in corrispondenza di mo- menti chiave del cammino di apprendimento. Strumenti Libretto formativo. Bilancio di risorse e di competenze. Centro risorse per l’apprendimento. Risorse Le capacità umane-pedagogiche del tutor e dei formatori che seguiranno l’al- lievo in tutto il percorso di inserimento formativo saranno di grande importanza, vista la particolare situazione degli utenti di “seconda chance”. È importante la disponibilità di un repertorio aggiornato delle strutture forma- tive presenti nel territorio, distinte per tipologia e offerta formativa oltre al centro di risorse per l’apprendimento. Si propongono i seguenti tempi: Modulo ricerca formazione: min 10 h – max 30 h. Modulo di recupero competenze: min 50 h – max 200 h. Modulo di supporto: min 50 h – max 200 h. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:39 Pagina 328 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 329 È rivolto agli utenti singoli per l’informazione, il primo colloquio e la progettazione delle varie opportunità (orientamento, bilancio, progetto e accompagnamento...) Struttura educativa dove si trovano in prevalenza i tutor-mentor, nella quale si svolgono attività in forma innovativa ed aperta (personalizzazione, “impresa edu- cativa”, laboratori, workshop, gruppi in formazione...) con l’intento di integrare differenti modalità di forma- zione specie per adolescenti e giovani in difficoltà. Organismo modulare specializzato nella cura di “per- corsi formativi destrutturati” ovvero quelli che non si evolvono nella forma consequenziale solita ma per ten- tativi, integrazioni, correzioni, rientri... facendo leva su strumenti didattici anche multimediali gestibili in forma mista (in presenza/a distanza) compresa l’autoforma- zione assistita. In particolare esso interviene nei seguenti modi: • percorsi formativi ad hoc • attività di recupero ed integrazione • debiti e crediti formativi • rientri in formazione • “passerelle” e moduli di passaggio. Si tratta di spazi di apprendimento basati su discipline e tecnologie specifiche, organizzati per gruppi e condotti da personale esperto. Gli ambiti previsti sono i seguenti: • ambito di cultura generale • ambito delle “competenze trasversali” • ambito linguistico • ambito di cultura tecnica. Momenti liberi a carattere ludico ma anche formativo, nei quali gli utenti possano ritrovarsi per sviluppare 5. Organizzazione e servizi offerti Si specificano di seguito le strutture ed i servizi previsti: 1) SPORTELLO DI INFORMAZIONE ED ACCOGLIENZA 2) BILANCIO, PROGETTO E ACCOMPAGNAMENTO 3) CENTRO RISORSE 4) LABORATORI 5) SPAZI ESPRESSIVI 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:40 Pagina 329 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 330 Inoltre, è necessario sviluppare (dentro o fuori il Centro) dei servizi di secondo livello ovvero: • un osservatorio sui temi del diritto formativo, • un organismo di consulenza per scuole, istituti, agenzie formative al fine di dif- fondere le metodologie sperimentate, i modelli, gli strumenti..., • un’occasione per la formazione del personale educativo-formativo con oppor- tunità diverse (seminari, workshop, corsi, stage, tirocini...). Il Centro rappresenta in sostanza una risposta organica al problema della seconda chance specie in presenza di situazioni di particolare disagio e disorie- ntamento. È necessario, perché il Centro possa svolgere la sua mission e mantenere una forte valenza etica oltre che uno stile educativo distintivo, un rapporto molto stretto con entità associative che attribuiscono all’educazione un forte valore morale e vo- cazionale. Si intende con questo la presenza di esperienze di associazionismo edu- cativo e di volontariato che possano sviluppare assieme al personale del Centro: a) momenti di confronto e di crescita comune, b) interventi in cui si integra il lavoro professionale con quello volontario, c) proposte che prevedano una continuità tra vita di comunità e frequenza fo- rmativa. Occorre inoltre curare in modo adeguato la struttura del Centro. Esso deve poter disporre di uno spazio ampio in cui svolgere: • attività di sportello aperte al pubblico, • attività di consulenza, orientamento e interventi brevi, • attività educative di tipo non convenzionale (“tane”, laboratori, cantieri, stage, percorsi all’aperto...). Tutto questo potrebbe far preferire strutture che abbiano già sviluppato espe- rienze scolastiche, formative ed educative e che intendano caratterizzarsi appunto come Centro di seconda opportunità. propri interessi ed iniziative secondo il criterio della li- bera aggregazione, con l’eventuale supporto-consulenza di esperti. Sono momenti di notevole importanza, costituiti da spazi di convittualità e di vita in comune (sia all’interno sia all’esterno del Centro), nei quali è possibile vivere esperienze di convivenza fondate su un preciso progetto educativo, per consentire lo svolgimento di esperienze coinvolgenti, che mirano alla maturazione di un ethos condiviso, coerente con le finalità del Centro. 6) AMBIENTI DI VITA COMUNITARIA 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:40 Pagina 330 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 331 L’organizzazione di tale impianto metodologico è piuttosto differente da quella tradizionale scolastica, ma pure da quella formativa basata sul corso. Tale impianto necessita delle seguenti risorse: A. Una figura direttiva con caratteristiche nel contempo educative e manageriali B. Una comunità di educatori-formatori e tutor che condividono una proposta educativa, fanno esperienza di comunità (specie, anche a turno, nel convitto e nelle “imprese educative” che possono anche prevedere periodi di attività lontano dal Centro) C. Un insieme di relazioni ed accordi con altri organismi quali: • scuole e centri di formazione • orientagiovani • servizi sociali • osservatori sportelli • network. Si prevede un’équipe di lavoro, composta da un coordinatore e da più tutor orientatori e formatori. La figura del tutor mira a creare esperienze innovative di intervento dove l’al- lievo risulta il protagonista principale della sua formazione; inoltre egli punta ad ottenere una maggiore apertura delle forme tradizionali di formazione e di istru- zione. Per questo tale figura risulta molto diversa rispetto a quella del forma- tore/istruttore. La sua azione prevede un’attività di animazione, di conoscenza e di contatto. Egli agisce sulla persona e sul gruppo, aiuta gli allievi a definire un pro- prio progetto di vita e la scelta del profilo professionale aiutandoli ad individuare le competenze e gli interessi personali. Inoltre egli organizza, prepara e valuta le fasi di esperienza lavorativa, accompagna e supervisiona le stesse e le fasi di formazione attraverso un riesame dei progressi compiuti, facilitando il ricono- scimento e la risoluzione dei problemi incontrati e puntando su un livello sod- disfacente di autonomia del giovane. Il suo compito consiste in sintesi nella delineazione di percorsi di rimoti- vazione ed orientamento per giovani che vivono una situazione di difficoltà e disagio, facendo leva sulla formazione, sul lavoro e su una intensa vita comuni- taria e sociale. Va segnalata – rispetto agli approcci ordinari dell’istruzione e della forma- zione, la presenza di una metodologia fondata sull’individualizzazione e la perso- nalizzazione, l’autonomia di apprendimento, la formazione funzionale significativa a costruttiva, l’autogestione del gruppo, la socializzazione e creazione di un am- biente educativo. Ciò attraverso due stili di azione: tutoring personale, ovvero ac- compagnare l’allievo nella sua globalità, come persona, conoscendolo, aiutandolo 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:40 Pagina 331 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 332 ad adattarsi, appoggiandolo, offrendogli sostegno per farlo crescere in tutte le sue dimensioni; tutoring didattico, che consiste nell’accompagnare l’allievo nel per- corso di formazione in cui è inserito, facilitandone il processo di apprendimento, assimilazione e applicazione di conoscenze, competenze ed atteggiamenti; il tutto in una logica di accompagnamento individualizzato. Inoltre è estremamente importante il lavoro di rete: il tutor ha il compito di co- struire un’esperienza significativa, formativa e realistica. Il suo intervento si con- centra nella fase intermedia tra il periodo di orientamento e l’avvio della fase for- mativa in senso stretto, e tra la fine della formazione e l’inserimento lavorativo. Egli agisce in funzione di mediazione e di coordinamento tra ambiti istituzionali e sociali diversi, con il compito di integrare tutte le componenti presenti nel sistema e gli operatori che agiscono con il giovane. Uno degli scopi affidati a tale figura è infatti la creazione di strutture di colla- borazione duratura, in particolare con le aziende, gli organismi sociali, del lavoro, della formazione dell’istruzione per fornire opportunità di inserimento lavorativo e integrare i giovani in difficoltà nei corsi di formazione, per creare sensibilità nei confronti dell’utenza ed acquisire un approccio/un metodo adeguati a questa utenza. Per ogni momento del processo, esiste una lista peculiare di competenze, con le specificazioni e le accentuazioni giustificate dalle diversità di contesto e di sistemi in cui tali interventi si collocano. Il percorso di formazione della figura del tutor prevede pertanto quattro aree di capacità/competenze: a) capacità relative alle abilità interpersonali ed all’autoconsapevolezza, b) capacità relative al lavoro di gruppo, c) capacità relative all’organizzazione ed alla progettazione, d) capacità relative alla comunità. 287-332-alleg-C 11-03-2004 10:40 Pagina 332 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ Allegato D GLOSSARIO 333-346-alleg-D 11-03-2004 10:40 Pagina 333 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 333-346-alleg-D 11-03-2004 10:40 Pagina 334 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 335 Glossario Abilità Destrezza nello svolgere un’attività intellettuale o pratica. Essa è sempre asso- ciata ad una conoscenza e si acquisisce tramite imitazione e ripetizione. L’abilità rappresenta – assieme alla conoscenza – una risorsa di cui la persona competente dispone e che mette in opera (“mobilizza”) di fronte ad un compito in un preciso contesto. Accoglienza Prassi pedagogica volta a rendere possibile l’implicazione personale nel gruppo e finalizzata a definire un “contratto pedagogico” consapevole e parteci- pato all’interno dell’azione formativa. Essa si propone i seguenti obiettivi: cono- scenza della persona, valorizzazione del suo “portato” culturale e sociale, integra- zione del gruppo-classe, conoscenza del contesto formativo, dei suoi attori e del progetto formativo, delineazione del “contratto pedagogico”. Accompagnamento Accompagnare significa offrire alla persona un punto di riferimento ed un au- silio nel percorso di formazione e/o di inserimento lavorativo. Alcuni esempi di ac- compagnamento nell’ambito di un percorso formativo sono: a) possibilità di colloqui degli allievi con gli insegnanti; b) presenza tra i formatori di una figura di “referente di classe” per la gestione delle dinamiche emergenti e per la conduzione di momenti di confronto; c) aiuti agli allievi in termini di metodo di studio e di recuperi formativi anche in forma individualizzata; d) acquisizioni che consentano di attivare strategie di ingresso nel mondo del lavoro nelle diverse possibilità di lavoro dipendente ed autonomo. Accreditamento Attestazione formale, effettuata dalla parte seconda (organismo committente), che attesta la soddisfazione da parte dell’organismo formativo di una serie di re- quisiti relativi alla struttura organizzativa e gestionale nonché ai prodotti/servizi da essa offerti. Accreditamento interno/associativo Processo deciso volontariamente da un’organizzazione (normalmente struttu- rata in forma di rete sia in una logica associativa sia federativa) e finalizzato a ve- rificare il possesso di requisiti prestabiliti e condivisi da parte di unità/nodi dell’or- ganizzazione che lo promuove. Esso ha perciò una finalità differente da quello esterno che è cogente per il richiedente nella misura in cui viene promosso dalla parte seconda /committente dei servizi formativi. 333-346-alleg-D 11-03-2004 10:40 Pagina 335 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 336 Aggiornamento Formazione che mira all’adeguamento del sapere lavorativo-professionale della persona tenendo conto delle novità intervenute nelle tecnologie, nelle norme, nell’organizzazione. Alternanza formativa Strategia metodologica che consente – in riferimento al singolo allievo – di realizzare un percorso formativo coerente e compiuto nel quale si integrano reci- procamente attività formative di aula, di laboratorio ed esperienze svolte nella con- creta realtà dell’organizzazione di lavoro e di impresa. L’alternanza formativa è au- tentica quando le diverse modalità formative che “si alternano” vengono a com- porre un percorso unico e continuo avente al centro la persona in formazione in ri- ferimento al profilo educativo, culturale e professionale ed in stretta relazione con il contesto in cui opera la figura professionale di riferimento. Tale percorso trae inizio da un progetto formativo definito congiuntamente dai due attori in gioco (l’organismo di formazione e l’impresa) e si sviluppa attraverso una cura continua che prevede monitoraggio, verifica ed eventualmente correzione e miglioramento lungo tutto il cammino formativo. Area professionale L’espressione “area professionale” – altrimenti definita come “comunità pro- fessionale” oppure “gruppo professionale” e – in parte – “comunità di pratiche” – indica la tendenza da parte di figure lavorative sottoposte al processo di cognitiviz- zazione ad aggregarsi in modo da evidenziare la propria peculiarità culturale, orga- nizzativa, professionale al fine di affermare una specificità tendenzialmente rile- vante anche dal punto di vista della rappresentanza, della tutela e della formazione. Attitudine Capacità globale di una persona ad apprendere le competenze necessarie per svolgere una determinata categoria di compiti con particolare riferimento a quelli di natura professionale. Comprende anche la capacità di acquisire le risorse neces- sarie (abilità, conoscenze) a tale scopo. Attività / situazione di apprendimento Esperienza disegnata dal team dei formatori nella quale l’allievo, confrontan- dosi con problemi di cui coglie il senso e l’utilità, si pone in modo attivo alla ri- cerca di una soluzione in grado di soddisfare i requisiti del problema stesso, sor- montando gli ostacoli che via via incontra, mobilitando in tal modo un processo di apprendimento autonomo, personale, autentico. L’attività o situazione di apprendimento non è un progetto predefinito, ma la proposizione – il più possibile vicina al contesto reale – di un compito sfidante che trae origine dalle rappresentazioni che gli allievi si danno delle attività proposte e li stimola alla costruzione di un cammino che consenta loro di giungere alla piena riuscita dell’azione intrapresa. 333-346-alleg-D 11-03-2004 10:40 Pagina 336 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 337 Bilancio di competenze Prassi formativa complessa con l’obiettivo di permettere (soprattutto) a dei la- voratori di analizzare le proprie competenze professionali e personali, così come le proprie attitudini e motivazioni, allo scopo di definire un progetto professionale e, ove necessario, un progetto di formazione. Si tratta quindi di una modalità di rico- noscimento delle competenze di cui la persona è portatrice, in assenza di titoli for- mali (certificati, diplomi o attestati), acquisiti tramite esperienza diretta. La prassi in oggetto, di origine francese, ha lo scopo di certificare tali competenze e quindi di renderle evidenti socialmente e contrattualmente specie in riferimento a giovani ed adulti a bassa scolarità. Capacità personali Caratteristiche della persona possedute su base innata e appresa che riguar- dano i suoi repertori di base: cognitivo, affettivo-motivazionale, socio-interperso- nale. Esse riflettono i valori ed i contenuti propri dell’educazione che la persona vive, specie nell’età evolutiva; si riferiscono quindi alla famiglia di appartenenza, alle agenzie educative e formative ma anche ai legami significativi individuali e di gruppo. Esse rappresentano le potenzialità dell’allievo che richiedono di essere ri- conosciute (innanzitutto a favore del destinatario stesso) e attualizzate. Tali capa- cità, raramente coltivate in modo formale dalle istituzioni formative, sono attual- mente considerate preziose per l’adattamento personale, interpersonale, scolastico e professionale. Carta dei valori dei servizi formativi e dei diritti-doveri dei destinatari Testo di riferimento per la gestione del Centro di formazione professionale che indica i valori di riferimento come pure l’elenco dei diritti e dei rispettivi doveri ri- feriti al destinatario. Essa è alla base della progettazione del servizio, della forma- zione del personale, della definizione della politica della qualità, della elaborazione dei documenti operativi. In particolare, l’attività di monitoraggio e valutazione del servizio si ispira strettamente alla stessa Carta. Centro di formazione professionale Struttura che eroga un’offerta formativa nell’ambito del sistema di istruzione e formazione professionale finalizzata a promuovere il successo formativo di ogni allievo fornendo ad esso un’informazione adeguata ed utile sulle diverse opportu- nità formative, una possibilità di orientamento che gli consenta di riconoscere le proprie potenzialità e competenze parziali, un percorso di formazione personaliz- zato e continuativo, un supporto per il passaggio alla vita attiva ed in ogni mo- mento di transizione in cui si venga a trovare, un’occasione di formazione continua e permanente. Certificazione di qualità Documento, solitamente rilasciato da un’autorità terza (rispetto al finanziatore e all’erogatore) attraverso il quale si attesta che l’organizzazione formativa ha posto in atto tutte le azioni tese a rilevare la corrispondenza delle azioni svolte con 333-346-alleg-D 11-03-2004 10:40 Pagina 337 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 338 gli standard dichiarati. Esistono diversi dispositivi di certificazione: la più nota è la norma ISO 9000, ma esistono pure certificazioni associative. Solitamente la certi- ficazione richiede un lavoro preparatorio e di consolidamento delle pratiche riferite al sistema qualità e quindi un audit. Certificazione formativa Documento che attesta l’avvenuta acquisizione da parte dell’utente della for- mazione delle capacità, delle conoscenze, delle abilità e delle competenze previsti nel progetto formativo. Tale documento è rilasciato dall’organismo erogatore e può essere: • un diploma o un certificato di valore legale (qualifica, diploma di formazione, diploma di formazione superiore); • un certificato riferito ai crediti formativi acquisiti; • un attestato di frequenza e/o profitto. Competenza Caratteristica della persona, mediante la quale essa è in grado di affrontare ef- ficacemente un’area di problemi connessi ad un particolare ruolo o funzione. Per tale motivo, sarebbe preferibile parlare di persona “competente” piuttosto che di competenza. Essa viene dimostrata dalla persona tramite performance rese in un preciso contesto organizzativo di fronte a “giudici” rappresentati da esponenti del mondo professionale di riferimento. La persona competente è in grado di mobili- tare le risorse possedute (capacità, conoscenze, abilità) al fine di condurre ad una sua soluzione un compito-problema. La competenza non è pertanto riducibile né a un sapere, né a ciò che si è acquisito con la formazione. Essa richiede necessaria- mente una prova concreta, nella quale il titolare si impegni in modo autonomo e responsabile. Vi possono essere competenze culturali, sociali, professionali. Queste ultime possono essere intese come competenze in senso proprio, poiché mobilitano un’interazione organica tra soggetti (Centro di formazione, persona, impresa) e prevedono una precisa prova professionale definita come “capolavoro”. Compito professionale Nell’analisi del lavoro, tale espressione indica la situazione-problema che sfida la professionalità del lavoratore, a fronte della quale egli mobilita le sue ri- sorse (capacità, conoscenze, abilità e competenze) al fine di giungere ad un risul- tato soddisfacente. Nel fare ciò, il lavoratore elabora una strategia di soluzione dello stesso problema che risulta per tale natura contestuale e non standardizzata. La descrizione delle famiglie / figure professionali sulla base di compiti siffatti aiuta a superare il riduttivismo delle “mansioni” poiché pone il ruolo lavorativo entro la ricca dinamica di richieste e sollecitazioni che lo caratterizza; inoltre evita il meccanicismo poiché consente di impostare il processo di formazione sulla base di una metodologia aperta che consente di porre la persona in una posizione auto- noma, attiva e responsabile, in vista della soluzione di problemi complessi attinenti al suo campo di competenza. 333-346-alleg-D 11-03-2004 10:40 Pagina 338 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 339 Comunità professionale Aggregato – coincidente volta per volta con il settore (es.: meccanico) o il processo (es.: aziendale e amministrativo) – di più figure, ruoli o denominazioni che hanno in comune una cultura distintiva composta di valori e di saperi peculiari, la collocazione organizzativa, i percorsi professionali, le competenze chiave. Le ulteriori articolazioni in figure professionali sono definite all’interno di tali aggre- gazioni più ampie, mantenendo la dimensione di “cultura professionale” comune. Conoscenze Insieme di nozioni strutturate in una materia/disciplina o area culturale. Pos- sono riguardare teorie, modelli, sistemi di azione. Ogni ambito di sapere com- prende nozioni, concetti, nessi, regole. I saperi sono – al pari delle abilità – cogni- zioni che occorre acquisire per poter porre in atto una competenza (di cui sono uno degli ingredienti). Coordinatore tutor Figura indispensabile in ogni azione di istruzione e formazione professionale che ha il compito di guidare l’équipe dei formatori coinvolti, presiedere alle fasi di progettazione e programmazione (piano formativo personalizzato), coordinare le attività, facilitare i processi di apprendimento e sostenere il miglioramento con- tinuo dell’attività formativa e didattica. Spetta al tutor la cura del portfolio delle competenze personali. Credito formativo Documento che attesta il possesso di un determinato requisito (sapere, abilità) da parte della persona, che questa può far valere in un percorso formativo, in modo da svolgere soltanto i moduli formativi mancanti per il raggiungimento di una determinata meta formativa, oppure in un percorso di inserimento lavorativo, in modo da accelerare l’acquisizione di una qualifica. Didattica attiva Insieme articolato di metodologie di insegnamento che pongono l’utente come soggetto attivo e non passivo del proprio processo di apprendimento. Ci si riferisce ad un ampio repertorio di metodologie didattiche che tenta di superare quelle mo- dalità tradizionali basate sull’ascolto (per esempio la lezione frontale) o sull’osser- vazione ed imitazione (per esempio, l’affiancamento addestrativo). Alcuni esempi di didattica attiva: la simulazione operativa; l’analisi e la risoluzione di casi/pro- blemi, il lavoro di progetto i lavori e le esercitazioni di gruppo; il gioco psico-pe- dagogico. Difficoltà di apprendimento Particolari condizioni che ostacolano il processo di apprendimento della per- sona. Esse possono riferirsi a caratteristiche didattico-formative (percorso, metodo- logia didattica, relazioni), oppure orientative (progetto personale e suoi aspetti). 333-346-alleg-D 11-03-2004 10:40 Pagina 339 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 340 Tali condizioni richiedono la necessità di delineare il quadro di riferimento tra cui si collocano gli aspetti personali (motivazione, prerequisiti, integrità psico-fisica), del contesto di vita (famiglia, ambiente, gruppo) e sociali (tipo di “capitale so- ciale” di cui la persona è portatrice). Diritto-dovere di istruzione e formazione Prerogativa di ogni cittadino mediante la quale la Repubblica assicura a tutti il diritto all’istruzione e alla formazione, per almeno 12 anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età, nel senso di favo- rire pari opportunità di raggiungere elevati livelli culturali e di sviluppare le capa- cità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte personali, adeguate all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, anche con riguardo alle dimensioni locali, nazionale ed europea” (art. 2, legge 53/2003). A fronte di tale offerta, ogni cittadino ha il dovere di partecipare alle attività formative più idonee mirando ad accrescere il proprio bagaglio di acquisizioni in una prospettiva di formazione competente. Disagio Condizione umana che indica, in una forma allusiva, uno stato di sofferenza, ma anche di bisogno o di inquietudine. Non è da intendere necessariamente come condizione patologica: il disagio, infatti, può essere segnale di sensibilità, desi- derio di sapere, creatività. Indicazioni regionali Documento costitutivo del sistema dell’istruzione e della formazione profes- sionale che specifica la natura del nuovo sistema ed il suo ordinamento (repertorio delle comunità/profili professionali, durata e articolazione dei corsi, titoli, modalità di certificazione), gli obiettivi generali del processo formativo, gli obiettivi speci- fici di apprendimento, le modalità per la compilazione del portfolio delle compe- tenze al fine del riconoscimento dei titoli e la gestione dei crediti e dei passaggi, le risorse messe a disposizione degli Organismi accreditati. Individualizzazione Soluzione radicalmente differente da quella della personalizzazione: se lì l’o- rientamento al percorso soggettivo si svolge mantenendo il gruppo di apprendi- mento, l’individualizzazione del percorso formativo si realizza rompendo i riferi- menti tra individuo e gruppo. La formazione è individualizzata quando si svolge in un rapporto 1:1 tra docente/formatore e allievo/utente. Ciò consente di rompere i vincoli spazio-temporali oltre che psicologici e cognitivi che il gruppo porta con sé (anche se in tal modo vengono meno i fattori di facilitazione del processo di ap- prendimento che pure il gruppo-classe porta con sé). Solitamente, la formazione individualizzata si svolge in presenza di sistemi anche parzialmente di autoappren- dimento, spesso con l’ausilio di supporti informatici. Ciò rende possibile anche la formazione a distanza. 333-346-alleg-D 11-03-2004 10:40 Pagina 340 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 341 Inserimento professionale Inserirsi professionalmente significa trovare una posizione sancita socialmente nel sistema economico. È realizzato nell’impresa, nel luogo di produzione (di beni o di servizi, anche pubblici). La qualità di questo inserimento dipende dal valore delle interazioni tra la persona e l’impresa: esse portano la prima a valorizzare le proprie competenze in modo da operare al suo interno in modo efficace e dotato di senso. Istruzione e formazione professionale L’insieme dei percorsi del secondo ciclo degli studi che presentano un carat- tere professionalizzante. Si distingue dai percorsi liceali in base al criterio che sot- tende il carattere dei percorsi. In tal senso, se i licei presentano il carattere di “istruzione” nel senso che forniscono allo studente una visione culturale generale in forza della quale egli può successivamente completare gli studi in sede universi- taria o di formazione superiore, i Centri e gli Istituti di istruzione e formazione professionale mirano a dotare la persona di requisiti di competenza tali da consen- tirle di immettersi nel mercato del lavoro e delle professioni. Laboratorio di recupero e sviluppo degli apprendimenti (LARSA) Strumento formativo dotato di una duplice valenza: a) recupero o sviluppo in discipline e attività previste nel piano di studi tramite azioni personalizzate di compensazione e riequilibrio culturale (con parti- colare riguardo alle capacità linguistiche e logico-matematiche) allo scopo di riallineare la preparazione dello studente ai livelli qualitativi richiesti per l’accesso; b) passaggio da un sottosistema all’altro, mediante la contabilità dei debiti e crediti, connesso al portfolio delle competenze e che pertanto assume una funzione strutturale molto più solida delle attuali ‘passerelle’. Linea guida Documento che fissa finalità, obiettivi e procedure di una specifica organizza- zione di servizi. Solitamente la linea guida viene elaborata in un contesto di ge- stione della qualità oppure in attività innovative. Livelli essenziali delle prestazioni (LEP) Documento costitutivo del sistema di Istruzione e formazione professionale, di responsabilità delle Regioni, che indica le condizioni organizzative, gestionali e pro- fessionali che ogni Organismo è tenuto ad assicurare agli studenti e alle famiglie. Obiettivo formativo Risultato di apprendimento perseguito dai formatori, mirante ad un cambia- mento atteso nell’allievo, coerente con il “Profilo educativo, culturale e professio- nale”. Rappresenta, quindi l’esito di un percorso formativo intenzionale, mirato sulle specifiche capacità dell’allievo, definito tenendo conto dei diversi ambiti in cui si esprime la sua personalità: intellettuale, morale, estetico-espressivo, relazio- 333-346-alleg-D 11-03-2004 10:40 Pagina 341 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 342 nale, effettivo, operativo. Sulla base di tali obiettivi si elaborano le unità di appren- dimento che conducono gli allievi ad acquisire competenze nei vari ambiti dell’a- gire umano. Obiettivo specifico di apprendimento (OSA) Conoscenza e abilità connessa all’unità di apprendimento (di cui costituisce un ingrediente indispensabile ma non sufficiente), che rappresenta una risorsa messa a disposizione dell’allievo al fine di affrontare adeguatamente il compito ri- chiesto in modo da acquisire una o più competenze. Orientamento Prassi educativa attiva volta a favorire la capacità del soggetto di risolvere il problema del suo avvenire professionale, facilitandogli l’assolvimento dei compiti vocazionali relativi alla conoscenza di sé (potenzialità attitudinali, capacità, inte- ressi e valori), alla conoscenza del mondo del lavoro e delle professioni, alla for- mulazione di progetti di vita e di lavoro e alla loro valutazione in funzione della decisione di scelta di un progetto e del modo migliore di realizzarlo. Non si limita ad un atto puntuale d’intervento nei momenti decisionali, ma rappresenta un pro- cesso educativo che si accompagna allo sviluppo evolutivo dell’individuo in con- sonanza con il progressivo variare e arricchimento del concetto di sé in riferimento alle transizioni importanti del suo percorso di vita/di lavoro. Patto orientativo-formativo È un patto – formalizzato oppure informale – mediante il quale l’organismo che eroga orientamento o formazione si impegna a fornire all’utente tutti gli stru- menti, i servizi e le relazioni necessarie al raggiungimento di un determinato esito, mentre l’utente, a sua volta, si vincola a corrispondere ai criteri di impegno e di comportamento necessari per poter svolgere in modo adeguato il percorso. Passaggio Processo formativo tramite il quale una persona collocata entro un particolare percorso scolastico-formativo può accedere ad un altro vedendo valorizzato il pro- prio bagaglio di acquisizioni. Il passaggio richiede una collaborazione tra orga- nismo inviante ed organismo ricevente e l’attivazione di un apposito Larsa che consenta alla persona di acquisire le conoscenze, le abilità e le competenze neces- sarie al buon fine dell’azione. Il passaggio è l’esito di una volontà dell’allievo e della relativa famiglia; esso si esprime mediante una domanda esplicita che indica il tipo di formazione desiderata e il Centro o Istituto in cui intende transitare. Percorsi formativi destrutturati (seconda chance) Particolare metodologia di interevento educativo rivolta in prevalenza ad ado- lescenti e giovani in difficoltà (scolastica e/o sociale) che opera secondo un ap- proccio promozionale e valorizzante, teso ad offrire a tali utenti un’alternativa di “successo” che consenta loro di inserirsi positivamente in un ruolo sociale deside- rato superando precedenti esperienze negative. 333-346-alleg-D 11-03-2004 10:40 Pagina 342 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 343 Percorso formativo Rappresenta il cammino di apprendimento che l’allievo persegue avendo come riferimento il raggiungimento del successo formativo. Esso prevede la cen- tralità della persona, una visione relazionale della formazione come azione genera- trice di senso e di valore, l’utilizzo di approcci e di metodiche coerenti con l’op- zione antropologica di fondo e quindi in grado di sviluppare una formazione perso- nalizzata, contestuale, autentica. Personalizzazione Riferimento del percorso educativo-formativo alla specifica realtà personale dell’allievo. Personalizzare significa delineare differenti percorsi di trasferimento- acquisizione delle conoscenze, abilità e competenze, in base alle caratteristiche personali degli allievi: stili di apprendimento, metodi di studio, caratteristiche pe- culiari. La personalizzazione avviene comunque nell’ambito di un gruppo di allievi che condividono un medesimo percorso di apprendimento, fatte salve le necessarie attività di individualizzazione. Piano dell’offerta formativa (POF) Documento a base della attività del Centro di istruzione e formazione profes- sionale che indica: missione dell’organismo, strategia formativa e partnership, target e territorio di riferimento, offerta di formazione e di servizi, criteri metodo- logici, stili professionali e politica della qualità. L’offerta formativa in particolare comprende: – orientamento, – formazione iniziale (qualifica + diploma di formazione), – formazione superiore (diploma di formazione superiore), – formazione speciale, – servizi formativi. Piano formativo personalizzato (PFP) Documento elaborato dal team dei formatori che delinea in chiave cronologica le principali attività/prodotti con relative competenze mirate, specificando, in riferi- mento ad ogni attività-prodotto, lo sviluppo degli orari, il personale coinvolto (tutor coordinatore, scienze umane, area scientifica, area professionale, sviluppo capacità personali) con responsabilità e compiti, le modalità di accesso, le risorse neces- sarie, le modalità di orientamento e valutazione, l’intesa circa la compilazione del portfolio. Il “Piano formativo”, che prevede inoltre le occasioni di personalizza- zione e le forme in cui queste vengono attivate, non è un programma precostituito, ma si sviluppa passo passo lungo il percorso tramite le unità di apprendimento rea- lizzate, tanto da risultare completo solo al compimento dell’intero cammino. Portfolio delle competenze personali Raccolta significativa dei lavori dell’allievo che racconta la storia del suo im- pegno, del suo progresso o del suo rendimento. Tramite esso è possibile capire la 333-346-alleg-D 11-03-2004 10:40 Pagina 343 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 344 storia della crescita e dello sviluppo di una persona corredandola con materiali che permettono di comprendere “che cosa è avvenuto” dal momento della presa in ca- rico della persona fino al momento della partenza, passando per le varie fasi di cui si compone il percorso formativo. Il portfolio è concordato e definito all’interno del Centro; esso comprende co- munque i seguenti ambiti: anagrafico, orientativo, formativo e valutativo, certifica- tivi. Esso è composto da una parte essenziale – corrispondente al “libretto forma- tivo” da consegnare alla persona ed agli eventuali interlocutori (sistema educativo, sistema lavorativo e professionale) e dagli allegati conservati presso il Centro. Professionalità Insieme di competenze e risorse che consentono alla persona di risolvere in modo soddisfacente i problemi di un particolare ambito di lavoro. Non è solo qual- cosa di esterno, ma è un vero e proprio “vestito” che modella la personalità. La professionalità richiede una partecipazione interiore; essa “viene da dentro” e si esprime in una passione per il proprio lavoro, nella curiosità e nel desiderio di apprendere e migliorare continuamente. Profilo educativo culturale e professionale (PECUP) Il PECUP dello studente, alla fine del percorso di qualificazione professionale, costituisce la «bussola» per la determinazione sia degli «obiettivi generali del pro- cesso formativo» sia degli «obiettivi specifici di apprendimento» (art. 8 del DPR 275/99), che saranno contenuti nelle “Indicazioni regionali” per i PFP dei singoli Istituti/Centri. Il carattere «di limite ideale» del PECUP è, quindi, esplicito. È com- pito delle “Indicazioni regionali”, prima, e, dopo, soprattutto dei “Piani Formativi Personalizzati” (redatti da ogni gruppo di docenti coordinati dal tutor all’interno del quadro tracciato dal “Piano dell’offerta formativa” (POF) di ogni istituzione di IeFP) disporre l’adattamento del “Profilo” alle differenti situazioni ambientali e personali, e specificarne i percorsi ed i livelli di approfondimento. Repertorio delle comunità/famiglie professionali Documento, connesso alle “Indicazioni regionali”, che comprende la classifi- cazione delle comunità e relative figure professionali previste nei titoli rilasciati dal sistema di istruzione e formazione professionale. Esso è centrato su compiti tipici e indispensabili. Situazione di apprendimento (didattica attiva) Esperienza formativa che il team dei formatori è chiamato a “creare” e che sti- moli l’allievo, nel confronto con problemi di cui coglie il senso, a porsi in modo attivo alla ricerca di una soluzione adeguata, superando gli ostacoli che via via in- contra, mobilitando in tal modo un processo di apprendimento autonomo, perso- nale, autentico. Tale processo è centrato sull’azione; tanto che si può affermare che la conoscenza passa necessariamente per l’azione per poi giungere ad una piena formalizzazione attraverso il linguaggio. Tale metodologia mira a perseguire una 333-346-alleg-D 11-03-2004 10:40 Pagina 344 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 345 visione unitaria della cultura a partire dall’esperienza evitando la meccanica tra- scrizione degli obiettivi generali del processo formativo e degli obiettivi specifici di apprendimento in chiave di didattica disciplinare. Risulta quindi prevalente l’at- tività di laboratorio rispetto a quella di aula. Specializzazione Rappresenta una formazione mirante all’approfondimento di un particolare am- bito di lavoro in modo da acquisire una competenza ulteriore. Essa è pertanto succes- siva alla qualificazione e si acquisisce solitamente dopo un certo periodo di lavoro. Standard professionali e formativi (minimi) Caratteristiche delle prestazioni relative al percorso formativo che indicano la misura minima dei LEP, base dell’accreditamento necessario per poter erogare un’istruzione e formazione compatibile con l’ordinamento, anche al fine del rila- scio del titolo e dell’assunzione di un ruolo corrispondente. L’espressione “mi- nima” è da intendere non in senso programmatico, ma come livello sotto il quale l’apprendimento non è sicuro. Successo formativo Risultato dell’attività educativa mediante la quale la persona è in grado di tra- sformare le proprie capacità (attitudini, atteggiamenti, risorse, vocazione) in vere e proprie competenze, al fine di ottenere comunque un risultato soddisfacente in ter- mini di conseguimento di una qualifica professionale coerente con i principali si- stemi di classificazione disponibili, garanzia di un supporto all’inserimento lavora- tivo; possibilità di una prosecuzione della formazione nell’ambito dell’anno di di- ploma di formazione come pure nell’ambito della Formazione professionale supe- riore ed eventualmente nella prosecuzione nell’Istruzione e nell’Università. Sviluppo professionale Concezione derivante da un modello teorico di origine canadese (ADVP – At- tivazione dello Sviluppo Vocazionale Personale) secondo cui il soggetto organizza il suo progetto personale di vita e di lavoro in base all’immagine che ha di se stesso nei vari stadi del suo sviluppo; ciò gli permette di acquisire la maturità pro- fessionale necessaria a formulare una sintesi delle varie esperienze maturate nel decorso evolutivo, tale da renderlo capace di tradurre l’immagine di sé in termini professionali. Secondo questa concezione, le scelte professionali vengono elabo- rate lungo un processo evolutivo segnato da stadi e caratterizzato da compiti che l’individuo deve assolvere per pervenire a scelte soddisfacenti per sé e per la so- cietà, in una sequenza di comportamenti vocazionali e di decisioni che gradual- mente tessono la trama dello sviluppo della carriera individuale. Tutor-coordinatore Figura indispensabile in ogni azione di istruzione e formazione professionale che ha il compito di guidare l’équipe dei formatori coinvolti, presiedere alle fasi di 333-346-alleg-D 11-03-2004 10:40 Pagina 345 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 346 progettazione e programmazione (piano formativo), coordinare le attività, facilitare i processi di apprendimento e sostenere il miglioramento continuo dell’attività formativa e didattica. Unità di apprendimento (UdA) Struttura di base dell’azione educativa di istruzione e formazione professio- nale. Essa ha valore strettamente contestuale: si riferisce a precise persone, in rela- zione ad uno specifico contesto. Viene elaborata coerentemente con la normativa ed i documenti preparatori – che costituiscono vincoli, criteri e proposte di riferi- mento, ma non certo dei programmi, a partire dalla lettura del preciso contesto in cui l’azione si svolge ovvero i destinatari, il settore/comunità professionale, il ter- ritorio con le sue risorse ed i suoi vincoli. L’UdA prevede la definizione di: obiet- tivi formativi, compito/prodotto, competenze mirate, obiettivi specifici di apprendi- mento correlati, utenti e loro caratteristiche, aspetti metodologici ed organizzativi. Valutazione autentica Metodologia valutativa – collocata entro un approccio formativo coerente – che mira a verificare non solo ciò che un allievo sa, ma ciò che “sa fare con ciò che sa” fondato su una prestazione reale e adeguata dell’apprendimento che risulta così significativo, poiché riflette le esperienze reali ed è legato ad una motivazione personale. Lo scopo principale consiste nella promozione di tutti offrendo opportu- nità al fine di compiere prestazioni di qualità. Tale valutazione, coinvolgendo gli allievi, le famiglie ed i partner formativi, mira pertanto alla dimostrazione delle co- noscenze tramite prestazioni concrete, stimolando l’allievo ad operare in contesti reali con prodotti capaci di soddisfare precisi obiettivi. Particolarmente rilevante è il “capolavoro” che l’allievo esegue al termine del percorso formativo e che docu- menta nelle forme e linguaggio proprio della comunità professionale la sua prepa- razione, giustificando il rilascio della relativa qualifica professionale. Vocazione In termine letterale, significa “chiamata”; in senso diffuso, si intende la dispo- sizione della persona verso una particolare attività lavorativo-professionale, non intercambiabile con nessun’altra, e che, di conseguenza, sancisce la realizzazione della persona. 333-346-alleg-D 11-03-2004 10:40 Pagina 346 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 347 BIBLIOGRAFIA A.C.T.L. (a cura di), Il manuale dello stage, Milano, paper, 1999. AA.VV., Le grand livre des métiers, L’Etudiant, Paris, 2003. AJELLO A. M., MEGHNAGI S., La competenza tra flessibilità e specializzazione, Milano, Franco An- geli, 1998. ALESSI T., BRUNI M., Sistema formativo e professioni. Dalla disoccupazione intellettuale al deficit educativo, Milano, Franco Angeli, 1990. AMBROSINI M. (a cura di), Un futuro da formare, Brescia, La Scuola, 2000. AMERIO P., Gruppi di adolescenti e processi di socializzazione, Bologna, Il Mulino, 1990. 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Il nuovo Titolo V della Costituzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17 2.2. La legge 53/2003 e la costruzione del sistema . . . . . . . . . . . . . . . . . 18 3. Il sistema educativo di istruzione e formazione professionale . . . . . . . . . 20 4. Programmazione formativa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24 Parte seconda: IL MODELLO DI INTERVENTO 1. Carta dei valori e modello formativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29 1.1. Valori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29 1.2. Principi metodologici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32 1.3. Diritti e doveri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34 2. Comunità e figure professionali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37 3. Disegno dell’offerta formativa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43 3.1. Percorso formativo e titoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46 3.2. Tipologia di intervento formativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48 3.2.1. Servizio di orientamento permanente . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48 3.2.2. Percorsi triennali di qualifica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54 3.2.3. Diploma di formazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57 3.2.4. Diploma di formazione superiore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58 3.2.5. Specializzazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60 3.2.6. Formazione continua e permanente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61 347-354-bib-ind 11-03-2004 10:40 Pagina 353 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ 354 3.2.7. Alternanza formativa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63 3.2.8. Formazione per portatori di handicap . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65 3.2.9. Percorsi destrutturati (seconda chance) . . . . . . . . . . . . . . . . . 67 4. Criteri di qualità degli organismi che concorrono alla attuazione del sistema di istruzione e formazione professionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71 5. Gestione delle risorse umane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 75 6. Organizzazione e strategia di rete . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 77 6.1. Requisiti per la gestione dell’azione formativa . . . . . . . . . . . . . . . . 77 6.2. Partnership e rete formativa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 80 Parte terza: METODOLOGIA OPERATIVA 1. Percorsi formativi: principi metodologici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85 2. Situazioni di apprendimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 88 3. Gestione del processo formativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91 A) Fase preliminare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 92 B) Elaborazione del piano formativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 96 C) Orientamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 101 D) Cura del processo di apprendimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 108 E) Gestione del portfolio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 125 CONCLUSIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 127 ALLEGATI A - Repertorio delle comunità e delle figure professionali . . . . . . . . . . . . . . 129 B - Manuale di gestione della alternanza formativa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 233 C - Manuale per la gestione dei percorsi formativi destrutturati . . . . . . . . . . 287 D - Glossario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 333 BIBLIOGRAFIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 347 INDICE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 353 347-354-bib-ind 11-03-2004 10:40 Pagina 354 &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������ &7�FQRV�IDS���SB�B����SGI ��� ������������������

Sperimentazione dei percorsi orientativi personalizzati

Autore: 
Lauretta Valente
Categoria pubblicazione: 
Progetti
Anno: 
2005
Numero pagine: 
205

Il diploma di istruzione e formazione professionale. Una proposta per il percorso quadriennale

Autore: 
Dario Nicoli
Categoria pubblicazione: 
Progetti
Anno: 
2005
Numero pagine: 
130
Il diploma di istruzione eformazione professionale Una proposta per il percorso quadriennale A cura di Dario NICOLI Tip.: Istituto Salesiano Pio XI - Via Umbertide, 11 - 00181 Roma Tel. 06.78.27.819 - Fax 06.78.48.333 - E-mail: tipolito@pcn.net Aprile 2005 Autori del volume: Dario NICOLI (coordinamento scientifico) Chiara SAVATTERI Hanno collaborato: Lucio REGHELLIN (Sede nazionale CNOS-FAP) Daniela ANTONIETTI (Sede nazionale CNOS-FAP) Angela ELICIO (Sede nazionale CIOFS/FP) Angela LOIACONO (Sede nazionale CIOFS/FP) Si ringraziano: Gli Operatori CNOS-FAP e CIOFS/FP in rappresentanza delle rispettive Delegazioni e Associazioni regionali che hanno redatto i vari allegati. PRESENTAZIONE Il presente volume è in continuità con la precedente pubblicazione “Linee guida per la realizzazione di percorsi organici nel sistema dell’istruzione e della formazione professionale” (Nicoli, 2004) e ne approfondisce un aspetto impor- tante. Già in quel testo, infatti, all’interno della descrizione di un insieme di offerte formative e di diverse tipologie di interventi, inquadrati in un orizzonte normativo, veniva abbozzato un progetto di percorso annuale di diploma professionale, suc- cessivo al percorso triennale di qualifica. D’altra parte il riordino delle filiere di istruzione e formazione professionale, anticipato dalle sperimentazioni sui percorsi di formazione professionale triennale è ormai al nodo cruciale: ancora nel 1999 l’OCSE, nel rapporto sulle politiche del- l’istruzione in Italia, indicava queste ultime particolarmente in difficoltà, segnate da un eccessivo processo di liceizzazione che di fatto riduceva la capacità profes- sionalizzante a un 25% dell’intera filiera formativa (rispetto ad un fabbisogno, legato alla stessa domanda sociale, stimato attorno al 50%) e perché non in grado di mettere in campo una sufficiente diversificazione di opportunità capaci di garan- tire una formazione fino a 18 e 23 anni. L’effettiva affermazione di un sistema diversificato richiede di andare oltre il triennio ma anche oltre i quattro e i cinque anni se non sul piano ordinamentale, at- traverso la previsione di un piano di sperimentazioni sufficientemente visibile e convincente, che includa anche ipotesi di formazione superiore. La presente pubblicazione si rende oggi ancor più necessaria perché segue im- mediatamente la firma di un Protocollo di intesa tra il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, il Ministero del Lavoro e la Regione Liguria per la realizzazione, a partire dall’anno scolastico 2004/2005, di progetti pilota finalizzati a far conseguire un diploma professionale prioritariamente a coloro che conclu- dono i percorsi sperimentali previsti dall’Accordo quadro del 19 giugno 2003. Il Protocollo porta la data del 26 gennaio 2005. Anche questa tappa, come quella dei percorsi triennali, dovrà essere gestita attraverso un approccio autenticamente spe- rimentale, con un adeguato sistema di monitoraggio, accompagnamento e valuta- zione, in modo da realizzare prototipi formativi fortemente innovativi. Il testo ci sembra meritevole di attenzione anche per altri motivi. La proposta conserva, innanzitutto, la metodologia di lavoro della collana del CNOS-FAP e del CIOFS/FP: non nasce, cioè, da uno studio teorico ma si avvale dei contributi degli operatori appartenenti alle rispettive organizzazioni regionali, già impegnati nelle sperimentazioni dell’obbligo formativo prima e dei percorsi triennali di qualifica poi. A differenza delle precedenti pubblicazioni, questa, tuttavia, resta “una pro- posta da sperimentare”perché non c’era in Italia un progetto di annualità coerente 3 4 e successivo ad un triennio di istruzione e formazione professionale. Il volume completa, infine, un ciclo di progetti riconducibili al diritto-dovere sancito dalla legge 53/03. Ci riferiamo alle citate “Linee guida per la realizzazione di percorsi organici nel sistema dell’istruzione e della formazione professionale”,allevarie “Guide per l’elaborazione dei piani formativi personalizzati”relative alle comu- nità professionali alimentazione, aziendale e amministrativa, commerciale e delle vendite, elettrica ed elettronica, estetica, grafica e multimediale, legno e arreda- mento, meccanica, sociale e sanitaria, tessile e moda, turistica e alberghiera (CNOS-FAP e CIOFS/FP 2004-2005), ai volumi“Proposta di esame finale per il conseguimento della qualifica professionale”(CNOS-FAP, 2005), “Prova di valu- tazione per la qualifica: addetto ai servizi d’impresa”(CIOFS/FP, 2003), “Lepa- role chiave della formazione professionale”(Malizia-Antonietti-Tonini, 2004), al presente volume “Il diploma di istruzione e di formazione professionale. Una pro- posta per il percorso quadriennale”. Il Protocollo di intesa rende evidente che il sistema di istruzione e formazione professionale non rappresenta una soluzione “minore” rispetto a quella liceale, ma si articola in una logica progressiva, istituzionale, pluralistica e di pari dignità, con una combinazione di opportunità che possono prevedere un cammino formativo fino ai 23 anni (10 anni formativi). La presente proposta ci sembra riconducibile a un modello che si caratterizza come un cammino di pari dignità rispetto ai percorsi liceali, basato su un approccio peculiare dell’istruzione e formazione professio- nale, fondato sulla valenza educativa, culturale e professionale del lavoro, conside- rato questo come il giacimento privilegiato che si propone all’allievo sotto forma di compito - problemi che suscitano in esso il desiderio di mettersi alla prova in modo attivo e responsabile. Un sincero ringraziamento lo esprimiamo a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del presente volume. In primo luogo, al prof. Dario Nicoli che, a partire dagli apporti ricevuti, ne ha curato l’impianto scientifico e progettuale, oltre che la stesura. Quindi un riconoscimento alla Dott.ssa Chiara Savatteri, curatrice del paragrafo 5 (“Uno sguardo sull’Europa”) e un grazie a tutti gli operatori CNOS-FAP e CIOFS/FP che hanno contribuito con la loro esperienza e hanno re- datto i vari allegati, in particolare ai partecipanti ai seminari nazionali. Le sedi nazionali del CNOS-FAP e del CIOFS/FP si augurano che anche questa fatica possa costituire un contributo per le Regioni che sono chiamate a rea- lizzare un sottosistema di istruzione e formazione professionale che, se realizzato, permetterebbe all’Italia di adeguarsi alle migliori esperienze educative europee. Le Sedi Nazionali del CNOS-FAP e del CIOFS/FP 5 INTRODUZIONE Il presente volume rappresenta un contributo per una tappa decisiva nella co- struzione dei nuovi percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale, così come delineati nell’ambito della legge 53/2003. Infatti, dopo la tappa dell’avvio dei percorsi triennali, si pone mano con questo lavoro ad una proposta per la definizione dei percorsi quadriennali che in realtà assumono al loro interno anche la triennalità e diventano pertanto la struttura di base dell’offerta formativa di istruzione e formazione professionale. La necessità di procedere per passi successivi dalla qualifica al diploma non deve quindi trarre in inganno: l’offerta formativa ordinaria coerente con la legge 53/03 corrisponde al diploma di istruzione e formazione professionale, mentre è diritto dei destinatari scegliere di uscire dal percorso con una qualifica triennale che gli consenta di immettersi immediatamente nel mondo del lavoro avendo as- solto il diritto-dovere di istruzione e formazione. In questo modo, appare evidente il superamento della logica tradizionale del- l’offerta formativa, che faceva coincidere il percorso con il titolo. Ora, sulla base dell’autonomia delle istituzioni formative e della struttura aperta del sistema, è possibile disegnare una varietà di percorsi formativi che consentano l’accesso ad una pluralità di titoli, qualifiche e diplomi, potendo anche prevedere una intera- zione con il sistema dei licei. Ciò va a maggiore vantaggio dei destinatari, che possono in tal modo vedere valorizzato il loro apporto in termini di capacità, conoscenze, abilità e competenze, decidere cammini personalizzati, alternare formazione, lavoro ed altre attività in modo conforme al loro progetto di vita. Ma va anche a vantaggio delle istituzioni formative che possono mettere a frutto maggiormente le proprie prerogative in in- tesa con gli attori del partenariato. Questa impostazione si caratterizza sempre più per una valenza formativa e non scolasticistica: centro dell’attenzione non è l’insegnamento, quanto l’apprendi- mento sotto forma di competenze, ovvero requisiti che consentono alla persona di mettere a frutto realmente, in modo valutato e validato, le proprie potenzialità per- sonali sapendo assumere responsabilità di valorenel campo sociale e professio- nale. La possibilità di disegnare percorsi quadriennali cui conseguono diplomi di istruzione e formazione professionale rappresenta una svolta decisiva nella valoriz- zazione del comparto professionalizzante del sistema educativo italiano. Tali per- corsi appaiono come opportunità rivolte ad una varietà di soggetti che possono ac- cedervi sia in fase di formazione iniziale, sia lungo tutto il corso della vita tramite i dispositivi di valorizzazione delle capacità, conoscenze, abilità e competenze va- 6 riamente acquisite. Si tratta di un cantiere formativo nuovo che intende dare ri- sposta da un lato alle esigenze di formazione delle persone, e dall’altro contribuire asostenere la competitività delle imprese e del sistema economico e sociale inteso nel suo complesso. Si realizza così la prospettiva dell’educazione e formazione continua e permanente, una tappa decisiva della quale sarà la possibilità per i meri- tevoli di accedere all’università tramite l’anno integrativo che consente di affron- tare l’esame di Stato. Il volume intende fornire un quadro di riferimento strutturato – ed unico nel contesto nazionale – circa la valenza del nuovo percorso quadriennale, mettendo in evidenza in particolare, in quanto prima tappa di attuazione, il quarto anno succes- sivo al percorso triennale sperimentale, ma aperto anche a coloro che possiedono una qualifica regionale o un diploma di qualifica degli istituti professionali di Stato per i quali è necessario prevedere un adeguato modulo propedeutico. È bene infatti che il nuovo sistema di offerta formativa si costruisca sulla base di una effettiva sperimentalità, sottoponendo le esperienze ad una rigorosa proget- tazione e ad un accompagnamento che ne valorizzi i caratteri innovativi, per evi- tare di dar vita a modelli ibridi che conservano i caratteri dello scolasticismo e del- l’addestramento. È ciò che si affermava nella “Linea guida” del 2004: La metodologia propria della formazione professionale, nel momento in cui consente di avvicinare i saperi attraverso l’esperienza diretta, secondo quadri di apprendimento concreti, basati su compiti reali, facilmente comprensibili dalle persone e vicini al loro mondo di vita, consente di sviluppare metodo- logie aperte, diffusive, capaci di adattamento anche in contesti scolastici che intendano perseguire una decisa innovazione metodologica. Si tratta di passare dal paradigma dell’“insegnamento” a quello dell’“appren- dimento”, specie in una logica di personalizzazione. In questo senso, l’esperienza della formazione professionale appare impor- tante anche al di là del ristretto spazio che questa denominazione assume nel contesto formativo nazionale, specie se consideriamo questi ultimi anni tur- bolenti e difficili (Nicoli D., 2004, 6). Destinatari del volume sono tutti coloro che si dedicano alla costruzione dei nuovi percorsi di istruzione e formazione professionale, ovvero personale delle Re- gioni e delle Province, del Governo centrale e delle strutture decentrate, delle isti- tuzioni formative, del partenariato sociale, delle associazioni delle famiglie, degli organismi di orientamento, in definitiva di quanti avvertano una responsabilità educativa e formativa in questo ambito tanto rilevante per i giovani e per il Paese. In particolare si riferisce a tutti coloro che nella Famiglia Salesiana partecipano a questo straordinario impegno, volto a dimostrare che è possibile costruire espe- rienze formative a misura di persona, in grado di sviluppare una formazione pecu- liare, di pari dignità rispetto a quella dell’istruzione. Una formazione che è tale non solo perché tecnicamente fondata, ma soprattutto in quanto partecipa alla grande opera educativa fondata da Don Bosco e orientata al vero bene della gioventù. Prima parte INQUADRAMENTO DEI PERCORSI DI FP IN ITALIA E IN EUROPA 9 1. CENTRALITÀ DEL PERCORSO QUADRIENNALE La Legge 53/03 prevede che il percorso di istruzione e formazione professio- nale (IFP) possa avere la durata di quattro anni per conseguire un diploma; nel contempo prevede che l’assolvimento del diritto-dovere sia possibile anche con l’acquisizione di una qualifica. In tal senso, la sperimentazione dei percorsi trien- nali in atto a seguito dell’Accordo in Conferenza Unificata del 19 giugno 2003 deve trovare uno sbocco naturale, dopo la qualifica, nella possibilità di un quarto anno che apra l’accesso per coloro che scelgono tale percorso alla istruzione e for- mazione tecnica superiore e (anche in forma congiunta a quest’ultima) ad un quinto anno per affrontare l’esame di Stato necessario per iscriversi all’Università. La prospettiva compositiva del percorso sperimentale (3+1) non deve però trarre in inganno: il disegno che emerge dalla riforma risulta basato su percorsi di istru- zione e formazione professionale quadriennali integri, assicurando comunque a chi lo ritenesse la possibilità di terminare gli studi dopo tre anni avendo acquisito una qualifica valida sull’intero territorio nazionalee soddisfacente i cosiddetti “standard minimi delle competenze di base” definiti in base all’Accordo quadro Stato-Regioni del 19 giugno 2003. Per cogliere appieno la natura del quadriennio di diploma in quanto snodo fondamentale dei percorsi di IFP occorre fare riferimento all’istituto del “diritto- dovere di istruzione e formazione” introdotto dalla Legge 53/03, secondo un’acce- zione di notevole significato sia dal punto di vista giuridico sia istituzionale. 1) Istituto del diritto dovere di istruzione e formazione dal punto di vista giuri- dico Dal punto di vista giuridico, si coglie il superamento della concezione univoca di natura coercitiva tipica dei vari “obblighi” (si veda l’“obbligo scolastico” della Legge 9/99; fino anche – pur se in forma già meno unilaterale – l’“ob- bligo formativo” dell’art. 68 della Legge 144/99) che concepiscono il citta- dino come un soggetto non dotato di una propria intenzionalità e progettualità “buona” in tema di cultura e attribuiscono di conseguenza allo Stato il com- pito di definire i contenuti, i metodi ed i percorsi (obbligatori, appunto) della sua istruzione. Di contro, la Legge 53/2003 introduce una nuova accezione giuridica ovvero il concetto di “diritto-dovere” di istruzione e formazione in- tendendo da un lato una relazione di reciprocità, ovvero di servizio della Re- pubblica in ordine alla promozione dell’apprendimento personale lungo tutto l’arco della vita, al fine di assicurare a tutti pari opportunità di raggiungere elevati livelli culturali e di sviluppare le capacità e competenze. In tal modo il cittadino è riconosciuto titolare di diritti che affermano non già la necessità che persegua freddi “standard formativi”, bensì il suo pieno successo forma- 10 tivo, ovvero la realizzazione del proprio progetto personale, in modo adeguato al suo inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro. 2) Istituto del diritto dovere di istruzione e formazione dal punto di vista istitu- zionale Dal punto di vista istituzionale, il centro dell’attenzione non è già la costru- zione di un apparato della pubblica amministrazione che predefinisca un si- stema di luoghiformativi che i cittadini sono tenuti obbligatoriamente a fre- quentare, bensì nella ricerca di un sistema di interazioni tra una varietà di isti- tuzioni formative aventi i requisiti necessari (rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni ovvero accreditamento; coerenza con i profili educativi, culturali e professionali) che consentano di delineare con i destinatari reali dei percorsi formativi personalizzati e contestuali. Ciò comporta due conseguenze: a) Il sistema così delineato è coerente con il principio pluralistico, che conce- pisce le strutture formative – qualunque sia la loro natura giuridica – come soggetti in grado di svolgere un servizio di pubblica utilità, ed inoltre con il principio di sussidiarietàche attesta il primato della società civile rispetto agli organi della Repubblica nel delineare le risposte ai bisogni che la so- cietà stessa esprime. b) Un ruolo fondamentale di programmazione e di governance spetta alle Re- gioni, organismi che con il nuovo testo costituzionale risultano soggetti a pieno titolo della Repubblica, e quindi in grado di cogliere le necessità, de- finire un ordinamento (coerente con i principi generali sanciti dallo Stato e fondato su un’intesa nazionale nell’ambito del proprio Coordinamento) ed assicurare un’offerta formativa coerente. Un elemento fondamentale rela- tivo a tale nuova responsabilità regionale risiede nella possibilità di rila- sciare non solo attestati di abilitazione al lavoro (qualifiche, specializza- zioni), ma veri e propri titoli di studio. Da questo punto di vista, la quali- fica che assolve al diritto-dovere di istruzione e formazione è da conside- rare un vero e proprio titolo di studio, assieme ai diplomi, e non già un mero certificato o credito formativo. I percorsi sperimentali di IFP realizzati sulla base dell’Accordo in sede di Conferenza unificata del 19 giugno 2003 vanno in questa direzione e sono struttu- rati nel senso della continuità delle sperimentazioni in senso verticale ovvero verso i diplomi. La loro attuale configurazione triennale risponde alla necessità di sviluppare cammini a tappe progressive partendo dalla più prossima; in un sistema di offerta formativa a regime sarà possibile – come già detto – delineare un’offerta più ampia ed articolata, che abbia al centro la proposta di diploma professionale quadrien- nale, ma che in generale non punti a ricostruire situazioni di “corso” bensì miri a delineare percorsi personalizzati, ad apertura e attraversamento variabili, coerente- mente con i principi metodologici che sottostanno il disegno di riforma. 11 2. IL DIPLOMA DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE La Legge 53/2003, introducendo nel secondo ciclo degli studi i percorsi rela- tivi al sistema dell’istruzione e della formazione professionale, indica due tappe fondamentali del percorso: a) una prima tappa triennalerelativa alla “qualifica”di IFP che rappresenta la meta più prossima circa l’assolvimento del diritto-dovere di istruzione e for- mazione (art. 2, lett. c) e permette l’ingresso nel mondo del lavoro; b) una seconda tappa quadriennale–alcui esito viene rilasciato un “titolo”–che consenta, oltre alla prosecuzione degli studi nel sistema di IFP, ovvero verso l’istruzione e formazione tecnica superiore (terza tappa), anche la possibilità di sostenere l’esame di Stato, ai fini dell’accesso all’Università (all’alta forma- zione artistica, musicale e coreutica ), previa frequenza di un apposito corso annuale, realizzato di comune intesa con le Università (art. 3, let. h.), anno che potrebbe anche essere compatibile con il percorso di istruzione e formazione tecnica superiore. Lo stesso schema di decreto legislativo relativo al “Diritto-dovere all’istru- zione e alla formazione, ai sensi dell’articolo 2, comma 1, lettera c) della Legge 28 marzo 2003, n. 53” propone la “durata almeno triennale” del percorso di qualifica- zione professionale, indicando in tal modo la struttura progressiva del sistema di istruzione e formazione professionale, che quindi deve poter procedere appunto dopo la qualificazione verso il titolo di diploma IFP, al fine di poter esercitare il di- ritto di opzione di cui sopra. Mentre l’uscita della qualifica rappresenta un diritto del destinatario, la strut- tura del sistema di IFPappare delineata intorno al carattere cruciale del quarto annointeso come crocevia per rendere possibile la prosecuzione del percorso verso l’Istruzione e formazione superiore, come pure verso l’Università tramite un anno integrativo. Dal punto di vista dei riferimenti ordinamentali, va segnalato il fatto che sia il diploma sia la qualifica di IFP realizzano i medesimi profili educativi, culturali e professionali indicati dal PECUP1; ciò significa che le due tappe del percorso di IFP cui si riferiscono non sono da considerare come fenomeni formativi di natura diversa, ma gradidifferenti dello stesso percorso formativo teso a perseguire la “crescita educativa, culturale e professionale dei giovani attraverso il sapere, il fare el’agire, e la riflessione critica su di essi” (art. 2, lett. g.). Questa riflessione circa il dettato normativo ci consente di delineare la natura 1 Profilo educativo, culturale e professionale. 12 del Diploma di istruzione e formazione professionale – sia nella versione a tempo pienosia in apprendistato–entro il percorso di IFP, da concepire come un grado più elevato e nel contempo più completo – rispetto a quello della qualifica – di ac- quisizione di competenze, conoscenze ed abilità relative alle mete educative, cultu- rali e professionali (in relazione alla comunità professionale di riferimento) proprie del secondo ciclo degli studi. Si presenta in forma grafica la struttura del percorso, evidenziando il carattere cruciale del Diploma di istruzione e formazione professionale (cfr. graf. 1). Graf. 1 - Struttura del percorso di IFP Vediamo ora le caratteristiche proprie del diploma di IFP: esso rappresenta un titolo di validità nazionale corrispondente al III livello europeo: si riferisce alla fi- gura del “Tecnico”, ovvero una persona, dotata di una buona cultura tecnica, in grado di intervenire nei processi di lavoro con competenze non solo operative in relazione ai processi, ma anche di programmazione, coordinamento e verifica, sa- pendo assumere gradi soddisfacenti di autonomia e responsabilità, in relazione con i responsabili delle unità operative in cui operano. Si ricorda a questo proposito che i titoli di istruzione e formazione professio- 13 nale2 il cui rilascio risulta di competenza esclusiva delle Regioni e Province auto- nome, non sono assimilabili ai “vecchi” titoli professionalizzanti di competenza dello Stato. Questi ultimi semplicemente vengono meno, e sono sostituiti da una nuova generazione di titoli di competenza regionale che hanno validità sul terri- torio nazionale (e, si spera, europeo) in quanto rispondenti ai livelli essenziali delle prestazioni ed ai criteri fissati dalle indicazioni elaborate congiuntamente dalle Regioni. 2 La legge 53/2003 parla all’articolo 2, lettera g) di “diplomi e qualifiche”, mentre allo stesso ar- ticolo, lettera h) li indica come “titoli e qualifiche”. Pensiamo sia corretto, a fronte di questa duplice impostazione, considerare “titoli” sia la qualifica sia i diplomi nel senso che entrambi attestano l’as- solvimento del diritto-dovere. 14 3. IL NODO DELL’ACCESSO ALLE PROFESSIONI REGOLAMENTATE PER LEGGE Occorre non confondere il disegno del percorso quadriennale di IFP con l’at- tuale offerta dei diplomi tecnici e professionali. Questi ultimi, se da un lato deb- bono essere ridotti di un anno per soddisfare il requisito di diploma, possono es- sere ridisegnati entro percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore3 da uno atre anni per includere il requisito di praticantato professionale necessario per l’i- scrizione all’albo da svolgersi nella forma dell’alternanza formativa. A tale proposito, occorre notare il momento cruciale che stiamo attraversando in riferimento al diritto al lavoro ed all’accesso alle professioni, sia in ambito co- munitario sia in ambito nazionale. Il Governo ha in tal senso dato vita ad una Commissioneche ha approvato nel maggio del 2003 un progetto di disegno di Legge recante “riforma del diritto delle professioni intellettuali”.Tale progetto si propone di dare risposta al diritto dei professionisti ad ottenere il riconoscimento pubblico delle professioni che non sono disciplinate da disposizioni legislative. In tal senso, si ritiene di dover disci- plinare condizioni e limiti per il riconoscimento pubblico, individuando le soglie di rilevanza, soggettiva e oggettiva, che devono essere rispettate in relazione al set- tore economico di riferimento della attività. Nell’ambito di tale progetto si distingue tra: a) il sistema degli ordini profes- sionali in riferimento alle professioni che incidono su interessi generali meritevoli di specifica tutela; b) il sistema associativo per le professioni che non incidono su tali interessi. Circa l’esercizio della professione per cui è necessaria l’iscrizione in apposito albo, si parla ancora di esame di Stato, e si propone che gli ordinamenti di cate- goria determinino: 1) le competenze professionali sulla base del titolo di studi universitario e dell’e- same di Stato per l’abilitazione all’esercizio professionale, identificando le prestazioni riservate sulla base della legislazione vigente; 2) il titolo professionale; 3) i requisiti formativi per l’esercizio professionale; 4) il tirocinio per l’ammissione all’esame di Stato; 5) il regime delle incompatibilità; 6) ulteriori requisiti per l’esercizio professionale nel rispetto dell’interesse gene- rale. 3 E, successivamente, di alta formazione. 15 Per l’ammissione all’esame di Stato, si avanza la proposta che gli ordinamenti di categoria stabiliscano le condizioni ed i requisiti del tirocinio professionale fina- lizzato all’acquisizione dei fondamenti teorici, pratici e deontologici della profes- sione con durata non superiore a tre anni, svolto sotto la responsabilità di un pro- fessionista iscritto all’albo con adeguata anzianità di iscrizione anche se effettuato presso amministrazioni e società che svolgono attività nel settore di riferimento della professione. Tale tirocinio potrebbe anche essere svolto parzialmente me- diante la partecipazione a corsi di formazione per la preparazione agli esami di Stato o all’estero. Vengono anche proposte Scuole di alta formazioneedinoltre corsi di aggior- namento professionale istituibili da parte degli ordinamenti di categoria i quali in alternativa potrebbero prevedere i criteri sulla base dei quali l’Ordine può, nel ri- spetto delle direttive del Consiglio Nazionale, istituire, anche mediante conven- zioni e partecipazioni di Amministrazioni pubbliche, istituti di formazione, Casse di previdenza, Sindacati e Associazioni di professionisti, scuole di alta formazione per i professionisti ed i tirocinanti. I titoli rilasciati da tali scuole ai fini della formazione e della ammissione al- l’esame di Stato per l’esercizio della professione sarebbero riconosciuti dal Mini- stero dell’Istruzione, Università e Ricerca, di concerto con il Ministero della Giu- stizia, con regolamento apposito. Si ripete che spetterebbe agli ordinamenti di categoria stabilire i criteri per la formazione ai fini del tirocinio e per l’aggiornamento professionale ricorrente degli iscritti. I professionisti iscritti all’Ordine possono pubblicizzare, nelle forme e con le modalità disciplinate dal codice deontologico, la propria partecipazione alle scuole, ai seminari ed ai corsi di cui ai comma precedenti, nonché la propria appar- tenenza ad un’Associazione di professionisti di cui al comma seguente. Come si vede, si tratta di un’impostazione che non ha tenuto conto della ri- forma del Titolo V della Costituzione, là dove attribuisce competenze esclusive alle Regioni e Province autonome in tema di istruzione e formazione professionale. Certamente, si impone l’esigenza di riportare ad un quadro unitario i feno- meni connessi alle frastagliate normative attuali che definiscono l’accessibilità alle professioni regolamentate per legge, indicando nei titoli rilasciati nell’ambito dei percorsi di istruzione e formazione professionale i requisiti necessari per l’am- missione agli esami. In secondo luogo, occorre riflettere sulla sostenibilità degli esami di Stato in questa materia, visto che si tratta di un completamento del per- corso formativo abilitante l’esercizio professionale. Il criterio guida di questa revisione dovrebbe essere costituito dalla garanzia offerta ai possessori di un titolo di studio di istruzione e formazione professionale circa la validità (esclusività?) di questi in quanto attestazione valida e sufficiente in ordine alla presenza nel candidato al lavoro/alla professione di requisiti (capacità, conoscenze, abilità e competenze) che consentono il corretto esercizio dei compiti lavorativi/professionali affidati. Tale disegno permette di superare la frattura tra istruzione/formazione e per- 16 corsi di ingresso alle professioni, delineando in tal modo una dinamica di forte par- tenariato tra i soggetti coinvolti (il sistema economico e del lavoro, il sistema della regolazione/erogazione formativa). Si può in tal modo disegnare un nuovo tipo di formazione che superi la logica formale dei titoli di studio per favorire la dinamica della qualità formativa sostanziale basata sul rapporto fiduciario tra organismo ero- gativo e soggetto economico interessato al coinvolgimento della risorsa umana for- mata, così da ottenere una formazione organica, contestualizzata, valutata e vali- data dalle parti in gioco. Ciò significa porre mano ad un lavoro teso ad ordinare l’accesso alle profes- sioni sottoposte a regolazione formale,privilegiando (anche in forma obbligatoria) i percorsi che si sviluppano tramite formazione, al fine di favorire un quadro orga- nico ed istituzionale che: a) avvantaggi l’utente offrendogli la garanzia di una for- mazione utile e nel contempo di un cammino potenzialmente progressivo lungo tutto l’arco della vita; b) qualifichi la comunità professionale tramite un disegno organico di requisiti personali, formativi ed abilitanti; c) consenta l’espressione di un’offerta formativa, centrata sulla trasparenza e la possibilità di un controllo di qualità. Occorre in altri termini evitare di scolasticizzare e universitarizzare i percorsi di formazione ed inserimento nelle professioni, così come è necessario ridurre i tempi di permanenza dei giovani nel percorsi degli studi. Si tratta di un punto dirimente nel momento in cui si definiscono i percorsi quadriennali di IFP ed il valore del diploma che questi consentono di acquisire. Tale diploma deve essere concepito come il requisito di accesso ai percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore relativi alle professioni regolate per legge. Questi ultimi percorsi avrebbero pertanto il valore di requisito formativo ne- cessario e sufficiente per l’accesso a quelle professioni: così, nel caso del perito meccanico, si propone che il requisito del titolo di studio sia garantito dal supera- mento del quinto anno di istruzione e formazione tecnica superiore, cui si può ac- cedere dopo il diploma IFP. Nel caso in cui sia richiesto un periodo di lavoro sotto forma di praticantato professionale tale da consentire una preparazione valida alla partecipazione dell’eventuale esame abilitante (è il caso dell’agrotecnico oppure dell’agente d’affari in mediazione), si propone che ciò sia assicurato tramite per- corso di istruzione e formazione tecnica superiore della durata di almeno due anni, svolto in forma di alternanza. In tale quadro, si prevede la seguente valenza formale dei percorsi di diploma e, successivamente, di diploma di istruzione e formazione tecnica superiore (cfr. tav. seguente). 17 In tal modo, correttamente, ogni fenomeno formativo connesso alle profes- sioni è ricondotto entro il sistema dei istruzione e formazione professionale di re- sponsabilità esclusiva delle Regioni e Province autonome. Di conseguenza a quanto detto, il titolo di diploma di IFP, la cui durata pre- vista è quadriennale, consente al destinatario: a) l’inserimento nel mondo del la- voro in corrispondenza alle figure di livello tecnico delle declaratorie professio- nali; b) la prosecuzione degli studi, sia in direzione dei percorsi di IFP tecnica su- periore aventi valore di requisito di accesso alle professioni regolamentate per legge, sia in direzione dell’Università (dopo il previsto anno di formazione che po- trebbe anche essere svolto contemporaneamente ai percorsi di istruzione e forma- zione tecnica superiore). Il titolo di diploma di IFP si acquisisce secondo le seguenti modalità: 1) per coloro che possiedono la qualifica professionale: a) dopo un anno di IFP, oppure b) attraverso un contratto di apprendistato finalizzato all’acquisizione di un diploma di IFP (D. Lgs. 276/2003, art. 50); 2) per chi è in possesso di diploma di licenza media, dopo quattro anni di IFP. 18 4. LE TRE TAPPE DEL PERCORSO DI IFP Il quadro sinottico che segue (cfr. tav. 1) consente di confrontare la natura e le caratteristiche delle tre tappe del percorso di IFP, in modo da comprendere le pecu- liarità di ciascuna: qualifica, diploma, diploma superiore. La natura peculiare del diploma di IFP lo caratterizza (a differenza delle altre due tappe: qualifica e diploma di IFP tecnica superiore) come un percorso di carat- tere fortemente polivalente dal punto di vista professionale, dato dal riferimento alle competenze comuni della comunità professionale individuata. Si tratta di una polivalenza professionale, che non va quindi assolutamente confusa con la cosid- detta “cultura di base” tipica di un linguaggio “scolasticistico” tendente a creare una didattica disciplinare basata sulla scissione tra “cultura” e “pratica” professio- nale. Tav. 1 - Le tre tappe del percorso di IFP Caratteristiche della formazione • Formazione riferita a figure di qualificato, comprese entro un nu- mero circoscritto di comunità professionali, di livello II-III ECTS. • Qualificazione valida per l’assolvimento del diritto-dovere. • Si può svolgere dai 15 anni in alternanza formativa. • Sempre a partire dai 15 anni, è possibile un percorso di apprendistato che richiede una consistente formazione esterna. • Consente l’inserimento lavorativo. • Consente la continuazione del percorso al 4° anno di diploma di istruzione e formazione professionale. • Formazione di livello III ECTS, riferita a figure polivalenti di tecnico intermedio, comprese entro le specifiche comunità professionali. • Vale come requisito di diploma. • Consente l’inserimento lavorativo. • Consente la continuazione del percorso nell’ambito della istruzione e formazione tecnica superiore (1-3 anni). • Consente l’iscrizione all’esame di Stato per l’accesso all’Università, tramite la frequenza al relativo anno di preparazione. • Formazione di livello IV ECTS, riferita a figure di tecnico superiore o di quadro, comprensiva dell’eventuale praticantato professionale per l’abilitazione e l’iscrizione all’albo professionale. • Consente l’inserimento lavorativo. • Consente il passaggio all’alta formazione professionale. • Vale come credito formativo – in forma reciproca – in rapporto ai percorsi universitari. Titolo IFP Età 17 anni 18 anni 19-21 anni Q U A LI FI CA D IP LO M A D IP LO M A SU PE RI O RE 19 Esso, a differenza della qualifica e del diploma di IFP tecnica superiore, non prevede l’articolazione in indirizzi/figure professionali di tipo specialistico, come evidenziato nel disegno successivo (cfr. graf. 2). Ciò significa che: 1) La relazione di continuità circa le qualifiche sottostanti è riferita alle dimen- sioni di polivalenza delle diverse figure professionali previste, ovvero all’am- bito delle competenze, delle conoscenze e delle abilità condivise entro la co- munità professionale (da non intendere in senso scolastico ovvero in riferi- mento a discipline, bensì in rapporto alle competenze professionali condivise); ciò differenzia fortemente il diploma – che presenta una dinamica verticale – dalla specializzazione che invece indica una progressione longitudinale tesa ad approfondire uno specifico ambito tecnico e tecnologico. 2) La collocazione del diploma di IFP nel punto in cui si dipartono i due sentieri della istruzione e formazione tecnica superiore e dell’Università porta an- ch’essa ad approfondire la sua natura di momento di potenziamento dei requi- siti educativi, culturali e professionali di natura polivalente, in grado di raffor- zare la consapevolezza di sé, il bagaglio culturale ed il presidio di processi tecnici. Tutto ciò fa del diploma di formazione un fenomeno nuovo rispetto alla tradi- zione specialistica della formazione professionale regionale; nel contempo esso rappresenta un fattore di discontinuità nei confronti dell’impianto liceizzante degli istituti tecnici ed anche professionali, non consentendo di essere visto come un quinto anno “accorciato”. Graf. 2 - Modello progettuale professionale 20 5. UNO SGUARDO SULL’EUROPA Per poter giungere ad una proposta sostenibile di percorso quadriennale di Di- ploma di istruzione e formazione professionale, abbiamo voluto sviluppare una ri- cerca in ambito europeo sui curriculaformativi di tre figure considerate rappresen- tative di tale percorso: tecnico meccanico, tecnico amministrativo e tecnico dei ser- vizi sociali. Si tratta quindi di curriculaformativi adottati in alcuni Paesi dell’U- nione Europea relativamente alle professioni del “tecnico meccanico”, “tecnico amministrativo”, “tecnico dei servizi sociali”. I Paesi oggetto della ricerca sono: Spagna, Germania, Svizzera, Francia. Per ciascun Paese, la presentazione del sistema nazionale della formazione professio- nale introduce l’illustrazione dei 3 casi previsti. Le informazioni su cui si basa l’analisi sono materiali documentali pubblicati su siti internet di istituzioni pubbliche, banche dati dei profili professionali e banche dati di offerta formativa relativamente ai Paesi indagati e, in alcuni casi, materiale trasmesso dagli operatori della formazione professionale. Nel contesto di questo lavoro, il “tecnico” è la figura in uscita a conclusione di un percorso formativo di tipo professionalizzante della durata di 4 anni, a partire dalla conclusione della scuola secondaria di primo grado (prevista tra i 14-15 anni). Il presupposto di fondo seguito nella conduzione di questa analisi è che si è fatto riferimento a figure professionali normate, cioè definite da appositi regola- menti nazionali/regionali e da curriculaformativi. I risultati e le caratteristiche emerse sono la diretta conseguenza della struttura stessa dei singoli sistemi. Si evi- denziano tuttavia alcuni aspetti peculiari che influiscono sulle caratteristiche del- l’offerta formativa predisposta nelle nazioni indagate: 1) la dimensione normativa forteche definisce i profili professionali, dove a cia- scun profilo corrisponde un curriculumformativo, come nel caso del sistema spagnolo e in parte del sistema tedesco (il curriculumformativo relativo a cia- scun profilo è definito a livello centrale con la possibilità da parte dei singoli Länderdi aggiungere ulteriori elementi alla formazione); 2) la modularità e la flessibilità dei percorsi, come nel caso del sistema francese, dove si riscontra la presenza di numerose tipologie di curriculaformativi e di profili professionali senza però esserci coincidenza tra curriculume certifi- cato; questo implica che la preparazione professionale per svolgere una pro- fessione può essere raggiunta seguendo differenti tipologie di percorsi (forma- zione professionale iniziale, formazione professionale continua per adulti, ecc.) cui corrispondono titoli di natura diversa. Ciò che è normato sono i sin- goli “tasselli”, cui si può arrivare attraverso percorsi formativi diversi; 21 3) la flessibilità del sistema formativo, come nel caso del sistema svizzero, dove pur scegliendo un unico tipo di curriculum, è possibile raggiungere titoli di grado diverso e progressivi, il cui livello più alto abilita alla prosecuzione degli studi presso le università e/o scuole superiori tecniche. Questa caratteri- stica si contrappone alla forte strutturazione dei sistemi tedesco e spagnolo, dove fin dall’inizio del percorso si esige la scelta tra l’inserimento nel sistema scolastico/dell’istruzione o l’inserimento nel sistema della formazione profes- sionale, quali canali disgiunti. Una ultima annotazione preliminare è che laddove il sistema formativo pre- senta evidenti collegamenti tra i percorsi, come nel caso di quelli svizzero e fran- cese, per ciascuno dei profili sono stati presentati più curriculaformativi tra loro complementari. 5.1. Sistema spagnolo La formazione professionale in Spagna è regolata dalla Legge sull’educazione del 1990 (LOGSE), che combina l’educazione generale di base e la formazione professionale in un unico sistema. La formazione professionale è prevalentemente collegata al mondo delle occu- pazioni ed è rivolta a quanti intendono restare al di fuori del canale di istruzione, oppure si colloca nell’ambito dei programmi di garanzia sociale, per persone da 16 a21 anni di età che non hanno raggiunto l’obbligo scolastico e sono prive di quali- fica professionale. I corsi di formazione professionale si articolano su 3 filiere formative: 1) formazione professionale iniziale o di base, previstadal1990 per gli allievi della scuola dell’obbligo secondaria e/o dei corsi di baccalaureato; 2) formazione professionale specifica di livello medio, introdotta con la finalità di colmare i gap di competenze richiesti dal mercato del lavoro, e strutturata in moduli formativi relativi a una unità di competenza o a competenze di tipo trasversale, moduli pratici sul posto di lavoro. L’accesso a questi percorsi può avvenire in maniera diretta a conclusione della scuola secondaria obbligatoria o attraverso esami di ammissione, secondo le disposizioni previste dalle auto- rità scolastiche, finalizzato ad accertare che il candidato possiede un livello sufficiente di conoscenze e di abilità per beneficiare del modulo di formazione professionale al quale si candida. Gli studenti che completano con successo il percorso raggiungono una qualifica di “tecnico” nel settore previsto, che dà accesso al mercato del lavoro o a un baccalaureato; 3) formazione specifica di livello avanzato o superiore, per preparare quanti già lavorano in settori specifici e consentire l’accesso a corsi universitari; sono previsti corsi promossi da istituti scolastici e corsi promossi dalle aziende di- rettamente sul luogo di lavoro. L’accesso ai corsi è diretto se in possesso dei 22 requisiti previsti (diploma di baccalaureato, titolo di tecnico specialistico, completamento di un corso pre-universitario, possesso di un diploma universi- tario), o avviene attraverso gli esami. In questo caso, la qualifica raggiunta è di “tecnico superiore” nel settore prescelto, ed abilita all’accesso a un percorso universitario. Il Programma di formazione professionaleperil periodo 1998-2002 realizza definitivamente il sistema nazionale delle “Qualifiche professionali”, attivando un sistema di riconoscimento delle qualifiche basato sulla frequenza a percorsi di for- mazione riconosciuti e integrati sulle tre filiere formative. Per accedere alla forma- zione di ciascuna figura professionale è necessario il possesso di un insieme di competenze prestabilite, ottenibili attraverso la frequenza a moduli formativi speci- fici o, in alternativa, attraverso il riconoscimento/la certificazione delle compe- tenze possedute. L’Istituto nazionale per le qualifiche professionali diventa l’orga- nismo tecnico responsabile della definizione, elaborazione e aggiornamento del Catalogo nazionale delle qualifiche professionalie delcorrispondente Catalogo modulare di formazione professionale. Il Catalogo nazionale delle qualifiche professionali, “Catàlogo de Titulos Pro- fesionales”, introdotto nel 1993 (Decreto Reale 676 del 7 maggio 1993), raccoglie le qualifiche identificate dal sistema produttivo nazionale e i corsi di formazione associati a queste, strutturati in moduli formativi e articolati nel Catalogo modulare della formazione professionale. Raccoglie attualmente 23 famiglieprofessionali, riferite a figure di tipo tecnico superiore (corrispondenti al livello di educazione superiore non universitaria), e di tipo tecnico (corrispondenti al livello di educa- zione secondaria superiore). Per ciascuna qualifica esiste un certificato corrispon- dente. Per ciascuno dei curriculaformativi presentati, il numero di ore previste per i moduli formativi fa riferimento agli standard minimi nazionali stabiliti dal Mini- stero. Alle diverse comunità autonome spetta il compito di completare i curricula formativi, di dare attivazione e di coordinare le iniziative formative. Al raggiungimento dell’obbligo scolastico (all’età di 16 anni) formalizzato dal titolo di “Graduado en Educaciòn Secundaria Obligatoria”, il sistema propone o la continuazione con un percorso di educazione generale fino al raggiungimento del titolo di baccalaureato a 18 anni di età, oppure l’ingresso nel sistema di formazione professionale, con percorsi biennali professionalizzanti (formazione professionale di grado medio) finalizzati al raggiungimento del diploma di tecnico. La forma- zione professionale non coincide con il percorso dell’istruzione scolastica per il raggiungimento del titolo di baccalaureato: i due canali sono quindi diversi e sepa- rati. Nell’ambito del sistema spagnolo si considerano i profili della formazione professionale specifica di grado medio. Perl’accesso ai programmi di formazione professionale specifica, è richiesto il superamento di una prova apposita tesa a ve- rificare il livello di padronanza delle competenze richieste, il titolo di scuola se- 23 condaria dell’obbligo, conseguito all’età di 16 anni, l’essere inseriti nel secondo corso di un programma di iniziazione professionale, finalizzato al conseguimento del “Certificato di professionalità”. Per quanti hanno superato i 18 anni di età, la legge prevede la partecipazione ad appositi programmi di prevenzione della disoc- cupazione di lunga durata, ed almeno 1 anno di esperienza professionale. I titoli ufficiali di grado medio sono elencati di seguito. 1) Acabados de construcción 2) Actividades agrarias 3) Actividades físicas y deportivas 4) Actividades maritimo - pesqueras 5) Administración 6) Artes gráficas 7) Atención sociosanitaria 8) Buceo de media profundidad 9) Calzado y marroquinería 10) Caracterización 11) Carrocería 12) Cocina 13) Comercio 14) Comercio y marketing 15) Comunicación, imagen y sonido 16) Conducción de actividades físico-de- portivas en el medio natural 17)Confección 18) Conservería vegetal, cárnica y de pe- scado 19)Cuidados auxiliares de enfermería 20) Edificación y obra civil 21)Elaboración de aceites y jugos 22)Elaboración de productos lácteos 23) Elaboración de vinos y otras bebidas 24) Electricidad y electrónica 25) Electromecánica de vehículos 26) Encuadernación y manipulados de papel y cartón 27)Equipos e instalaciones electrotécnicas 28) Equipos electrónicos de consumo 29) Estética personal decorativa 30) Explotación de sistemas informáticos 31)Explotaciones agrarias extensivas 32)Explotaciones agrarias intensivas 33) Explotaciones ganaderas 34) Fabricación a medida e instalación de carpintería y mueble 35)Fabricación industrial de carpintería y mueble 36)Fabricación mecánica 37) Farmacia 38) Fundición 39) Gestión administrativa 40) Hostelería y turismo 41) Imagen personal 42) Impresión en artes gráficas 43) Industrias alimentarias 44) Informática 45) Instalación y mantenimiento electrome- cánico de maquinaria y conducción de líneas 46) Jardinería 47) Joyería 48) Laboratorio 49) Laboratorio de imagen 50) Madera y mueble 51) Mantenimiento de vehículos autopro- pulsados 52)Mantenimiento ferroviario 53) Mantenimiento y servicios a la produc- ción 54)Matadero y carnicería-charcutería 55) Mecanizado 56)Molinería e industrias cerealistas 57)Montaje y mantenimiento de instala- ciones de frío, climatización y produc- ción de calor 58) Obras de albañilería 59) Obras de hormigón 60) Operación y mantenimiento de maqui- naria de construcción 61) Operación, control y mantenimiento de máquinas e instalaciones del buque 62) Operaciones de cultivo acuícola 63)Operaciones de ennoblecimiento textil 64)Operaciones de fabricación de pro- ductos cerámicos 65) Operaciones de fabricación de pro- ductos farmacéuticos 66)Operaciones de fabricación de vidrio y transformados 67)Operaciones de proceso de pasta y papel 24 La durata di ciascun percorso varia tra le 1.300 e le 2.000 ore. Il 25% del per- corso formativo si prevede venga realizzato in impresa, in un ambito dove i pro- cessi produttivi e di erogazione di servizi si svolgono in tempo reale. 5.1.1. Tecnico meccanico in Spagna La tavola che segue riassume le caratteristiche del percorso di “Tecnico mec- canico” in Spagna. 68) Operaciones de proceso en planta quí- mica 69) Operaciones de transformación de plá- stico y caucho 70) Panificación y repostería 71) Pastelería y panadería 72) Peluquería 73) Preimpresión en artes gráficas 74) Producción de hiladura y tejeduría de calada 75) Producción de tejidos de punto 76) Química 77) Sanidad 78) Servicios de restaurante y bar 79) Servicios socioculturales y a la comu- nidad 80) Soldadura y calderería 81) Técnico en pesca y transporte marítimo 82) Textil, confección y piel 83) Trabajos forestales y conservación del medio natural 84) Transformación de madera y corcho 85) Tratamientos superficiales y térmicos 86) Vidrio y cerámica Tav. 2 - Tecnico meccanico in Spagna TECNICO MECCANICO Fabricaciòn Mecànica: Soldadura Y Caldererìa - Corso per “Tecnico di saldatura e carpenteria” Formazione professionale di grado medio – livello della formazione – parametro dell’Unione Europea: 2. Il titolo dà accesso al percorso di baccalaureato Centro di formazione e formazione sul luogo di lavoro (F.C.T.) Titolo di scuola secondaria dell’obbligo, oppure, in caso di partecipa- zione a un programma di garanzia sociale, maggiore età con un anno di esperienza lavorativa 2.000 ore di cui almeno il 25% presso una azienda Il percorso prevede una formazione teorico – pratica strutturata in mo- duli professionali: – Sviluppi geometrici nelle costruzioni metalliche (100 h) – Meccanizzazione delle costruzioni metalliche (90 ore) – Progettazione e conformazione nelle costruzioni metalliche (75 ore) – Saldatura in atmosfera naturale (210 ore) – Saldatura in atmosfera protetta (145 ore) – Montaggio delle costruzioni metalliche (100 ore) – Qualità nelle costruzioni metalliche (30 ore) Titolo del curriculum formativo Livello Ente erogatore della formazione Requisiti di accesso Durata del percorso in ore Contenuti e struttura del percorso formativo Segue 25 5.1.2. Tecnico amministrativo in Spagna La tavola che segue riassume le caratteristiche del percorso di “Tecnico ammi- nistrativo” in Spagna. – Amministrazione, gestione e commercializzazione nella piccola im- presa (50 ore) – Relazioni sull’ambiente di lavoro (30 ore) – Sicurezza nelle imprese di costruzioni metalliche (30 ore) – Formazione e orientamento al lavoro (30 ore) Una parte del percorso si svolge presso l’impresa (Formazione presso il Centro di Lavoro) – 210 ore I diversi moduli professionali sono associati a 5 unità di competenza: 1) disegnare, tagliare e conformare profili e tubi per le costruzioni me- talliche 2) unire per saldatura pezzi e componenti per fabbricare, montare o ri- parare le costruzioni metalliche 3) montare elementi e i sub componenti di costruzioni metalliche 4) realizzare operazioni di controllo di qualità nella costruzione metal- lica 5) realizzare l’amministrazione, gestione e commercializzazione dei prodotti in una piccola impresa o laboratorio Ciascun modulo si articola in: obiettivi formativi e relativi indicatori di realizzazione, mezzi di produzione da impiegare, materiali, processi e metodi di lavoro da utilizzare. In una officina meccanica, realizzare le operazioni di fabbricazione, montaggio e riparazione di componenti di costruzioni metalliche, sia fissi che mobili, in condizioni di sicurezza, garantendo il mantenimento di primo livello della strumentazione e dei mezzi ausiliari e applicando le procedure previste dal controllo di qualità. Il tutor presso l’azienda formula una valutazione delle competenze pro- fessionali dell’alunno durante il periodo formativo sul luogo di lavoro. Il tutor del centro di formazione elabora una valutazione complessiva del- l’andamento di ciascuno dei moduli e che tiene conto della valutazione degli apprendimenti sul luogo di lavoro. Con la frequenza a un corso di formazione professionale specifica si ot- tiene il titolo di “Tecnico”, che prevede la possibilità di accesso al per- corso biennale per il conseguimento del diploma baccalaureato, cioè il percorso scolastico di istruzione secondaria che si conclude a 18 anni e abilita l’accesso agli studi universitari. Sono certificabili i moduli che ri- entrano nel percorso formativo previsto per la specifica figura professio- nale e regolati dal Real Decreto 777/1998 del 30 aprile e dall’Orden del 20 dicembre 2001, che regola il riconoscimento dei percorsi di forma- zione professionale specifica prevista dalla Ley Orgánica 1/1990 del 3 settembre. Operatore di fonderia, operatore addetto alla lavorazione dei metalli no- bili, operatore meccanico, operatore addetto agli impianti termici, opera- tore addetto al trattamento delle superfici, montatori di tubi, montatori di prodotti metallici e strutturali, saldatori, riparatori di strutture metalliche in acciaio. Situazioni di lavoro Commissione di accertamento/ esame finale Certificato rilasciato Figure professionali affini nel settore meccanico Segue 26 Tav. 3 - Tecnico amministrativo in Spagna TECNICO AMMINISTRATIVO Administraciòn: gestiòn Administrativa - Corso per “Tecnico di gestione amministrativa” Formazione professionale di grado medio – livello della formazione – parametro dell’Unione Europea: 2. Il titolo dà accesso al percorso di baccalaureato Centro di formazione e formazione sul luogo di lavoro (F.C.T.) Titolo di scuola secondaria dell’obbligo, oppure, in caso di partecipa- zione a un programma di garanzia sociale, maggiore età con un anno di esperienza lavorativa 1300 ore di cui almeno il 25% presso una azienda Il percorso è strutturato in moduli professionali: – Comunicazione, archiviazione delle informazioni e immissione dati (160 ore) – Gestione amministrativa nelle compravendite (95ore) – Gestione amministrativa del personale (95 ore) – Contabilità generale e tesoreria (160 ore) – Prodotti e servizi finanziari (130 ore) – Principi per la gestione amministrativa in ambito pubblico (95 ore) – Applicazioni informatiche (160 ore) – Formazione e orientamento al lavoro (65 ore) eda un periodo di formazione sul luogo di lavoro (340 ore) I diversi moduli professionali sono associati a 6 unità di competenza: 1) registrare, processare e trasmettere l’informazione 2) realizzare la gestione amministrativa relativa alle compra-vendite di prodotti/servizi 3) realizzare la gestione amministrativa del personale 4) realizzare la gestione della tesoreria e nel registro contabile 5) informare il cliente su prodotti e servizi finanziari 6) realizzare la gestione amministrativa nella Pubblica Amministra- zione Ciascun modulo si articola in obiettivi formativi e relativi indicatori di realizzazione; mezzi di produzione da impiegare, materiali, processi e metodi di lavoro da utilizzare. Effettua le operazioni di gestione amministrativa presso organismi pub- blici e imprese private, rispettando le norme di organizzazione interna e la legislazione in corso. Le funzioni amministrative nella grande e media impresa sono prevalen- temente di tipo ausiliario, mentre nella piccola impresa possono riguar- dare anche la gestione del pubblico e/o del cliente. Il tutor presso l’azienda formula una valutazione delle competenze pro- fessionali dell’alunno durante il periodo formativo sul luogo di lavoro. Il tutor del centro di formazione elabora una valutazione complessiva del- l’andamento di ciascuno dei moduli e che tiene conto della valutazione degli apprendimenti sul luogo di lavoro. Titolo del curriculum formativo Livello Ente erogatore della formazione Requisiti di accesso Durata in ore Contenuti e struttura del percorso formativo Situazioni di lavoro Commissione di accertamento/ esame finale Segue 27 5.1.3. Tecnico dei servizi sociali e sanitari in Spagna La tavola che segue riassume le caratteristiche del percorso di “Tecnico dei servizi sociali e sanitari” in Spagna. Con la frequenza a un corso di formazione professionale specifica si ot- tiene il titolo di “Tecnico”, che prevede la possibilità di accesso al per- corso biennale per il conseguimento del diploma baccalaureato, cioè il percorso scolastico di istruzione secondaria che si conclude a 18 anni e abilita l’accesso agli studi universitari. Sono certificabili i moduli che ri- entrano nel percorso formativo previsto per la specifica figura professio- nale e regolati dal Real Decreto 777/1998 del 30 aprile e dall’Orden del 20 dicembre 2001, che regola il riconoscimento dei percorsi di forma- zione professionale specifica prevista dalla Ley Orgánica 1/1990 del 3 settembre. Si tratta di una figura polivalente, tra i titoli ufficiali di grado medio non sono presenti altre figure Certificato rilasciato Figure professionali affini - settore amministrativo Tav. 4 - Tecnico dei servizi sociali e sanitari in Spagna TECNICO DEI SERVIZI SOCIALI E SANITARI Sanidad: Cuidados Auxiliares de Enfermerìa - Corso per “Operatore di servizi ausiliari di infermeria” Formazione professionale di grado medio – livello della formazione – parametro dell’Unione Europea: 2. Il titolo dà accesso al percorso di baccalaureato Centro di formazione e formazione sul luogo di lavoro (F.C.T.) Titolo di scuola secondaria dell’obbligo, oppure, in caso di partecipa- zione a un programma di garanzia sociale, maggiore età con un anno di esperienza lavorativa 1400 ore di cui almeno il 25% presso una struttura sanitaria Il percorso è strutturato in moduli professionali: – Operazioni amministrative e di gestione della documentazione sani- taria (65h) – Tecniche base di infermeria (350h) – Igiene delle strutture ospedaliere e pulizia dei materiali (155h) – Promozione della salute e appoggio psicologico ai pazienti (130h) – Tecniche di odontologico e stomatologico (130h) – Relazioni sul luogo di lavoro (65h) eda un periodo di formazione sul luogo di lavoro (440h). I diversi moduli professionali sono associati a 5 unità di competenza: 1) preparare i materiali e archiviare le informazioni sanitarie relative alle visite mediche 2) applicare cure infermieristiche ausiliarie al paziente/cliente Titolo del curriculum formativo Livello Ente erogatore della formazione Requisiti di accesso Durata in ore Contenuti e struttura del percorso formativo Segue Segue 28 5.2. Sistema tedesco L’istruzione e la formazione professionale in Germania è consecutiva al per- corso di istruzione obbligatoria, articolato in 9 anni a tempo pieno e prevede il rag- giungimento del certificato Hauptschulabschluss, valido per l’ammissione alla Be- rufsfachchuleo alla Berufsschule. Con un ulteriore anno di istruzione è possibile ottenere il Mittlerer Schulabschluss Diploma, che abilita gli studenti all’ammis- sione ai corsi di istruzione secondaria superiore. La formazione professionale si svolge nell’ambito delle Berufsschulene Be- rufsfachschulen, i percorsi previsti dal sistema in esito alla Hauptschule. Le altre tipologie di percorsi di istruzione secondaria superiore non prevedono l’accesso di- 3) curare le condizioni sanitarie nell’ambiente del paziente e del mate- riale/degli strumenti sanitari utilizzati nelle diverse visite/unità/ser- vizi 4) collaborare alle cure psichiche applicando tecniche di supporto psi- cologico e di educazione sanitaria 5) assistere gli operatori alle cure dentali Ciascun modulo si articola in obiettivi formativi e relativi indicatori di realizzazione; mezzi di produzione da impiegare, materiali, processi e metodi di lavoro da utilizzare. Attività sanitarie di assistenza al paziente/cliente in qualità di compo- nente di équipeinfermieristiche di tipo primario, comune o specializ- zato, svolgendo attività di: – erogazione di cure domiciliari, visite, attività di promozione della sa- lute, assistenza agli anziani in strutture (a livello primario e comune); – cure specialistiche e ospedalizzazione, cure pediatriche, cure presso unità speciali, cure geriatriche (a livello specialistico). Il tutor presso l’azienda formula una valutazione delle competenze pro- fessionali dell’alunno durante il periodo formativo sul luogo di lavoro. Il tutor del centro di formazione elabora una valutazione complessiva del- l’andamento di ciascuno dei moduli e che tiene conto della valutazione degli apprendimenti sul luogo di lavoro. Con la frequenza a un corso di formazione professionale specifica si ot- tiene il titolo di “Tecnico”, che prevede la possibilità di accesso al per- corso biennale per il conseguimento del diploma baccalaureato, cioè il percorso scolastico di istruzione secondaria che si conclude a 18 anni e abilita l’accesso agli studi universitari. Sono certificabili i moduli che ri- entrano nel percorso formativo previsto per la specifica figura professio- nale e regolati dal Real Decreto 777/1998 del 30 aprile e dall’Orden del 20 dicembre 2001, che regola il riconoscimento dei percorsi di forma- zione professionale specifica prevista dalla Ley Orgánica 1/1990 del 3 settembre. Operatore/preparatore presso farmacie. Situazioni di lavoro Commissione di accertamento/ esame finale Certificato rilasciato Figure professionali simili in ambito sanitario Segue 29 retto ai percorsi di formazione professionale, bensì a formazioni di tipo tecnico e/o liceale, e sono la Realschule, (che oltre a fornire una formazione generale, orienta gli studenti verso i percorsi successivi e rilascia il diploma di Mittlerer Schu- labschluss, dopo 10 anni di frequenza scolastica), il Gymnasium cheprepara agli studi universitari, articolato in un primo quinquennio (all’interno dei percorsi di istruzione secondaria inferiore) e un secondo triennio (riferito all’istruzione secon- daria superiore), e infine la Gesamtschule, creata con l’obiettivo di favorire l’ap- prendimento degli studenti in base alle loro attitudini individuali, e di dare una pre- parazione adeguata alla prosecuzione della carriera scolastica. Due terzi dei giovani che si indirizzano verso la formazione professionale, ini- ziano il loro percorso formativo all’interno del sistema duale tra i 16 e 18 anni di età, a conclusione del quale si abilitano a una tra le 350 professioni riconosciute dallo Stato. La maggior parte delle attività di formazione professionale si riferi- scono alla formazione professionale “riconosciuta”, che consiste in percorsi forma- tivi riferiti a singole professioni, riconosciuti dal Governo centrale e adottati dal Ministero dell’Educazione e della Cultura e dai singoli Länder. La legge sulla for- mazione professionale Berufsbildungsgesetz(BBiG) e le disposizioni degli ordini professionali Handwerksordnung(HwO) sono le disposizioni di riferimento che regolano l’intero sistema. La formazione professionale avviene secondo il sistema duale, che prevede lo svolgimento di attività formative in parte presso la scuola e in parte presso l’im- presa. Tale accordo è formalizzato attraverso la stipula di un contratto di apprendi- stato tra il giovane e l’impresa, a conclusione del quale è previsto l’esame di Stato per l’abilitazione a una delle professioni riconosciute. La Conferenza dei Ministri della Cultura e dell’Educazione e dei senatori dei Länder, è l’organo centrale che ha il compito di stabilire il piano quadro degli studi (Rahmenlehrplan) riferito a ciascuna figura, mentre le disposizioni per la forma- zione presso le aziende sono regolate dai singoli Landsulla base dei singoli ordini professionali. I percorsi di formazione professionale di base hanno una durata variabile da 1,5 a 3,5 anni e nella maggior parte dei casi sono strutturati come: 1) percorsi di formazione professionale riferiti a un profilo professionale specifico –monoberufe –, questo comporta che l’iter formativo non prevede la possibilità di scelta tra profili professionali diversi; 2) percorsi di formazione ad indirizzo–Ausbildungsberufen mit Fachrichtungen –, dovei primi due anni del percorso formativo sono dedicati allo sviluppo di co- noscenze di base nel settore individuato senza essere riferiti a un profilo profes- sionale specifico. A partire dal terzo anno il percorso formativo si orienta verso una direzione specifica riferita a una professione, e l’esame finale si svolge nelle materie a questa riferita. Tuttavia, per poter stipulare il contratto di forma- tivo e di apprendistato, prima dell’inizio dell’intero percorso formativo è neces- sario che l’allievo decida le discipline di indirizzo. 30 I casi che presentiamo si riferiscono a percorsi formativi per professioni nor- mate. 5.2.1. Tecnico meccanico in Germania La tavola che segue riassume le caratteristiche del percorso di “Tecnico mec- canico” in Germania. Tav. 5 - Tecnico meccanico in Germania TECNICO MECCANICO Feinwerkmechaniker - Meccanico di precisione Non c’è segnalazione ufficiale del livello di formazione. Considerando la struttura del percorso formativo si ritiene possibile attribuire il 2° li- vello europeo Centro di formazione professionale e impresa Completamento della Hauptschule 3 anni e 1/2, complessivamente 1020 ore, di cui 840 comuni ai tre indi- rizzi, 180 specifiche per ciascun indirizzo I moduli formativi sono: – Fabbricazione dei componenti con utensili a uso manuale (80 h) – Fabbricazione dei componenti con macchine (80h) – Produzione di semplici gruppi meccanici (80h) – Manutenzione dei sistemi tecnici (80h) – Fabbricazione di componenti di torni e di fresatrici (40h) – Programmazione e lavorazione sulle macchine a controllo numerico (60h) – Produzione di componenti tecniche del sistema (80h) – Pianificazione e installazione di sistemi di comando (60h) – Manutenzione delle unità di funzione (40h) – Lavorazione delle superfici (40h) – Produzione di componenti e gruppi dalle materie prime (40 h) – Pianificazione e organizzazione delle lavorazioni (80h) – Manutenzione di sistemi tecnici (80h) A conclusione del 3° anno di formazione scolastica comune, il percorso si sviluppa su 3 indirizzi: – costruzioni meccaniche, – meccanica di precisione, – meccanica utensile con queste materie specialistiche Indirizzo costruzioni meccaniche Saldature di componenti (40h) Montaggio e smontaggio dei sistemi tecnici (60h) Programmazione dei sistemi e impianti di automazione (80h) Titolo del curriculum formativo Livello Ente erogatore della formazione Requisiti di accesso Durata in ore Struttura e contenuti del percorso formativo Segue 31 5.2.2. Tecnico amministrativo in Germania La tavola che segue riassume le caratteristiche del percorso di “Tecnico ammi- nistrativo” in Germania. Meccanica di precisione Produzione di sistemi di meccanica di precisione (100h) Programmazione dei sistemi e impianti di automazione (80h) Meccanica utensile Produzione dei pezzi in lavorazione per asportazione (40h) Produzione di utensili attraverso lavorazione a stampo (60h) Produzione di utensili attraverso lavorazione a forme (80h) Opera presso imprese di lavorazione meccanica prevalentemente di pic- cole-medie dimensioni, svolgendo le seguenti attività: – pianificare e controllare i processi di lavoro, monitorare e valutare i risultati – applicare standard e linee guida per assicurare la qualità del prodotto e contribuire al miglioramento continuo dei processi di lavoro in azienda – produrre parti e componenti per mezzo di procedimenti meccanici e manuali – creare ed ottimizzare programmi e operare su macchine a controllo numerico, impianti e attrezzature – assemblare, smontare e mettere in funzione macchine, impianti, si- stemi e attrezzature (incluse attrezzature per il controllo associato), illustrarle ai clienti, svolgere servizi di manutenzione, di ricerca e diagnosi di guasti e malfunzionamenti Titolo di Stato di meccanico di precisione Tornitore (Dreher), costruttore di macchine (Maschinenbaumechaniker), meccanico utensile (Werkzeugmacher), meccanico di produzione (Fertigungsmechanischer), montatore di macchine (Maschinenzusammensetzer) Situazioni di lavoro Certificato rilasciato Figure professionali simili in ambito meccanico Tav. 6 - Tecnico amministrativo in Germania TECNICO AMMINISTRATIVO Kaufmännisch Assistent /in Betriebswirtschaft - Assistente commerciale alle attività aziendali - Sono presenti 4 diversi indirizzi: Industria, Attività commerciali, Ammi- nistrazioni pubbliche, Organismi privati, economia aziendale. Per questo profilo sono previste specializzazioni in organizzazione aziendale, gestione del personale, contabilità. Non c’è segnalazione ufficiale del livello di formazione. Considerando la struttura del percorso formativo si ritiene possibile attribuire il 2° li- vello europeo Titolo del curriculum formativo Livello Segue Segue 32 5.2.3. Tecnico dei servizi sociali e amministrativi in Germania La formazione di figure professionali quali l’assistente domiciliare per gli an- ziani è regolata dalle disposizioni dei singoli Lande/o dagli organismi pubblici e privati che si occupano di sanità. Questa professione non rientra nel canale forma- tivo del sistema duale. Le Berufsfachschulene le Fachschulenrealizzano questo tipo di corsi, con una durata variabile da 1 a 2 anni. Si riporta la scheda relativa a un corso di formazione di ausiliari alle cure per anziani promosso da un organismo formativo con sede in Baviera (cfr. tav. 7). Una figura di grado superiore, sempre nell’ambito delle cure per anziani, è quella dell’Assistente agli anziani, edè regolata da disposizioni formative previste da ogni singolo Land. Prevede un curriculumformativo di durata triennale, com- Centro di formazione professionale e impresa Complessive 2400 ore (2 anni articolati in 40 ore settimanali, dei quali un minimo di 4 settimane sono di pratica professionale presso uno degli ambiti di lavoro previsti dagli indirizzi proposti). Le disposizioni dei sin- goli Länder regolano la durata della pratica e le modalità di svolgimento dell’intero percorso Completamento della Hauptschule (9° anno) e diploma di Mittlere Schu- labschluss (10° anno) Le disposizioni nazionali prevedono un percorso formativo articolato come segue: – materie di cultura generale 320 h (tedesco, comunicazione, religione, sport e educazione fisica, politica e studi sociali); – materie professionalizzanti – comuni a tutti gli indirizzi 720 h (matematica, inglese, materie co- muni ai diversi indirizzi); – specifiche di indirizzo 1120 h (economia aziendale e contabilità, in- formatica, organizzazione aziendale e project management, terza lingua straniera); – differenziazioni introdotte dai Land 240 h Opera presso gli uffici commerciali di imprese di varie dimensioni, oc- cupandosi della gestione del personale (atti amministrativi, calcolo di paghe e contributi); contribuendo alle operazioni contabili ordinarie (contabilità e controllo dei flussi di cassa), alle attività di segreteria e di gestione della corrispondenza (anche in lingua), e rispondendo alle chia- mate telefoniche. Titolo di Assistente commerciale alle attività aziendali - “Staatlich ge- prüfter Kaufmännischer Assistent /in Betriebswirtschaft” al superamento dell’esame di Stato, che prevede una parte scritta e una orale, o in alter- nativa una unica prova che integri teoria e pratica Wirtschaftassistent /in Ente erogatore della formazione Durata Requisiti di accesso Struttura e contenuti del percorso formativo, numero moduli Situazioni di lavoro Certificato rilasciato Figure professionali simili in ambito amministrativo Segue 33 plessivamente 4.600 ore, articolate in lezioni teoriche (2.100 ore) e in attività pra- tiche (2.500 ore). Per accedere a questo percorso occorre: il diploma di Realschule o di grado analogo; il diploma di Hauptschulecon una formazione di ausiliario alle cure per anziani, oppure di assistente sanitario, oppure un diploma biennale di formazione professionale affine. Tav. 7 - Tecnico dei servizi sociali e sanitari in Germania AUSILIARI PER LE CURE DEGLI ANZIANI Altenpflegehelfer/in - Ausiliario alle cure per anziani Non c’è segnalazione ufficiale del livello di formazione. Considerando la struttura del percorso formativo si ritiene possibile attribuire il 2° li- vello europeo Berufsfachschulen für Familienpflege, Altenpflege und Altenpflegehilfe Completamento della Hauptschule – età minima 17 anni 1anno a tempo pieno, con 760 ore di teoria organizzate a blocchi bisetti- manali alternate a 320 di pratica presso strutture di cura e accoglienza di anziani e malati. In presenza di autorizzazione è previsto un analogo percorso a tempo parziale e di durata biennale Il percorso è strutturato in lezioni teoriche: – tecniche di assistenza sanitaria a anziani e ammalati – struttura della vita – principi fondamentali sulla professione – principi di diritto – studi sociali – lingua tedesca – comunicazione Lezioni pratiche: – tecniche di assistenza sanitaria ad anziani – stili di vita e organizzazione degli spazi Attività pratica di cura degli anziani Attività di assistenza e cura agli anziani A conclusione del corso è previsto un esame di Stato. L’esame consiste in una prova scritta riferita agli insegnamenti delle lezioni teoriche, un esame pratico riferito alle materie degli insegnamenti pratici e infine un esame orale Titolo di assistente domiciliare per anziani Infermieri, infermiere pediatrico, assistente degli anziani, aiuto infer- miere pediatrico, assistente per anziani, aiuto infermiere, aiuto infer- miere per anziani, ostetrica. Titolo del curriculum formativo Livello Ente erogatore della formazione Requisiti di accesso Durata in ore Struttura e contenuti del percorso formativo Situazioni di lavoro Commissione di accertamento/ esame finale Certificato rilasciato Figure professionali simili in ambito sanitario 34 5.3. Sistema svizzero In Svizzera la formazione professionale si svolge a partire dai 16 anni di età, con il conseguimento dell’obbligo scolastico e secondo il sistema duale, che pre- vede un tirocinio in azienda parallelamente allo studio nella scuola professionale. La formazione professionale può essere svolta in un contesto scolastico a tempo pieno quale quello offerto dalle Scuole d’arti e mestierio dalle ScuoleMedie di Commercio. La scelta dei percorsi formativi si estende a più di 200 professioni a vari livelli e in diversi settori. Il sistema di formazione professionale elvetico è gestito a livello centrale dagli Organi della Confederazione, dai referenti istituzionali presso i diversi Cantoni e dalle organizzazioni del mondo del lavoro. Alla formazione professionale di basesegue la formazione professionale supe- riore, che si caratterizza come formazione del livello terziario non universitario, dispensa qualifiche professionali specifiche e prepara alle funzioni di “quadro”. La formazione professionale di base si colloca al livello secondario II, assimilabile al secondo dei livelli di formazione elaborati dalla Commissione europea, mentre la formazione professionale superiore al livello terziario. Le tabelle riportate presentano sottoforma schematica la struttura del sistema di formazione (cfr. tavv. 8 e 9). Gli esempi di percorsi formativi che di seguito presentiamo si riferiscono a curriculapromossi da scuole professionali nel Canton Ticino, alla formazione pro- fessionale a livello secondario II (cfr. tavv. 10-14). Tav. 8 - FP di base in Svizzera FORMAZIONE PROFESSIONALE DI BASE Iter formativo È rivolta a quanti presentano difficoltà scolastiche nel conse- guire un titolo riconosciuto a livello federale. Consente di ac- cedere alla formazione di base della durata di 3 o 4 anni per il conseguimento dell’attestato federale di capacità. Dispensa le qualifiche necessarie ad esercitare una professione eabilita allo svolgimento della formazione professionale supe- riore. Anno di approfondimento della cultura generale, integra la formazione professionale di base (conclusa con l’attestato fe- derale di capacità). Consente l’accesso diretto alle Scuole uni- versitarie professionali e, dal 2005 con alcune qualifiche sup- plementari, all’università Durata in anni 1 2 3 4 5 Titoli rilasciati Certificato federale di formazione pratica Attestato federale di capacità Maturità professionale federale 35 5.3.1. Tecnico meccanico in Svizzera La tavola che segue riassume le caratteristiche del percorso di “Tecnico mec- canico” in Svizzera. Tav. 9 - FP superiore in Svizzera FORMAZIONE PROFESSIONALE SUPERIORE Iter formativo Per quanti hanno conseguito l’attestato federale di capacità, c’è la possibi- lità di sostenere gli esami federali di professione e gli esami professionali federali superiori Cicli di formazione delle scuole specializzate superiori Titoli rilasciati Titolo riconosciuto a livello federale Diploma federale riconosciuto Tav. 10 - Tecnico meccanico in Svizzera TECNICO MECCANICO Polimeccanico/Polimeccanica Formazione professionale a livello secondario II Centro d’arti e mestieri – Sezione dell’elettrotecnica e della meccanica – CAM Bellinzona Licenza di scuola media, media delle materie obbligatorie (italiano, fran- cese, tedesco, storia, geografia, matematica, scienze naturali, educazione fisica) ottenuta al termine della quarta media – età minima 16 anni 4anni a tempo pieno 45 ore settimanali al primo anno; 42 ore settimanali gli anni successivi La scuola prevede un anno di base comune per le professioni del costrut- tore, elettronico, operatore in automazione e polimeccanico. Segue un triennio di formazione con il raggiungimento della Maturità professio- nale tecnica. All’avvio i candidati ammessi stipulano un contratto di tirocinio in una delle 4 professioni, ma l’assegnazione definitiva della professione con cui continuare il tirocinio avviene alla fine dell’anno di base. Le materie dei corsi di maturità professionale tecnica (e il relativo orario settimanale) sono: – Lingua italiana 2h – Lingua tedesca 2h – Lingua inglese 2h (dal 2° anno) – Storia e istituzioni politiche 2h (1° e 2° anno) – Economia politica, aziendale e diritto 2h (2° 3 e° anno) – Matematica 4h (1° e 2° anno) e 2 h (3° e 4° anno) – Fisica 2h – Materia complementare 2h (4° anno) Titolo del curriculum formativo Livello Ente erogatore della formazione Requisiti di accesso Durata Struttura e contenuti del percorso formativo Segue 36 5.3.2. Tecnico ST meccanica-elettronica in Svizzera Lo sviluppo del percorso presentato al paragrafo precedente prevede per i tito- lari di un attestato di capacità professionale nel settore meccanico o elettrotecnico l’accesso alla scuola specializzata superiore di tecnica della meccanica, dell’elet- trotecnica e dei processi aziendali,peril conseguimento del titolo superiore di Tecnico ST in meccanica-elettrotecnica. Materie tecniche e professionali – Conoscenze professionali (tecniche dei materiali e di fabbricazione, tecniche di disegno, macchine ed elementi) 4h (1° e 2° anno) 6h (3° e4° anno) – Informatica 2h (1° anno) – Laboratorio 4h (3° e 4° anno) – Lavoro professionale 16h (2°, 3° e 4° anno) – Attività pratiche e di progetto 13h (1° anno) Altre materie – Società, lavoro, ambiente e sicurezza 3h (1° anno) – Educazione fisica e sport 3h Attività assistite di valutazione e di orientamento – Studio assistito 2h (1° anno) – Autovalutazione allestimento qualifiche personali 0,5h (1° anno) – Orientamento e informazione professionali 0,5h (1° anno) Sulla base di disegni e di progetti realizzano pezzi meccanici, attrezzi e dispositivi necessari alla produzione. Lavorano su macchine convenzio- nali e su macchine a controllo numerico (torni, fresatrici, trapani, rettifi- catrici e centri di lavorazione). Si occupano della programmazione e della simulazione delle relative lavorazioni tramite applicativi informa- tici. Assemblano e installano apparecchi e macchine, collaborano all’ela- borazione dei progetti, effettuano prove. Prendono parte attiva nella messa in esercizio, nei lavori di pianificazione e di sorveglianza relativi ai procedimenti di fabbricazione. Possono essere impiegati anche nella manutenzione. Attestato federale di capacità di polimeccanico/polimeccanica. Gli al- lievi che superano gli esami finali di maturità professionale ricevono l’attestato federale di Maturità professionale tecnica Costruttore/costruttrice meccanica Situazioni di lavoro Certificato rilasciato Figure professionali simili in ambito meccanico Tav. 11 - Tecnico ST meccanica-elettrotecnica in Svizzera TECNICO ST MECCANICA -ELETTROTECNICA Tecnico ST in meccanica-elettrotecnica: ciclo di studio a tempo pieno nell’indirizzo meccanica-elettrotecnica Terziario Titolo del curriculum formativo Livello Segue Segue 37 5.3.3. Tecnico amministrativo in Svizzera La figura maggiormente diffusa in ambito amministrativo contabile è quella dell’impiegato di commercio. Il curriculumformativo dell’impiegato di com- mercio prevede la frequenza alla Scuola media del commercio, con la possibilità di scelta tra il raggiungimento della maturità commerciale, e la sezione di diploma. Per quanti hanno frequentato la scuola media di commercio senza aver conse- guito la maturità commerciale, né hanno svolto un percorso di apprendistato, ma Scuola specializzata superiore di tecnica Bellinzona Attestato di capacità in una professione del settore della meccanica o elettrotecnica – superamento dell’esame di ammissione (comprende prove di lingua italiana, elementi di matematica e fisica) e un colloquio. 2anni a tempo pieno, 3 anni in parallelo a una attività professionale L’insegnamento si svolge a tempo pieno e comprende: – l’insegnamento delle materie di cultura generale (lingua italiana e comunicazione, lingua tedesca, lingua inglese, economia e diritto, psicologia aziendale, metodo di lavoro e di studio) – la formazione tecnica di base – la formazione specifica dell’indirizzo di studio meccanica-elettrotec- nica (matematica, meccanica e resistenza dei materiali, sistemi di fabbricazione, tecnologia dei materiali, elettrotecnica, elettronica ge- nerale, tecnica digitale, microelettronica, sistemi automatici, infor- matica generale e tecnica, organizzazione aziendale) – le esperienze di laboratorio e i lavori di progettazione e costruzione – lo svolgimento di un lavoro di diploma – un periodo di pratica professionale al termine del 2° anno di studio Per quanti hanno esperienza professionale nel settore almeno biennale è prevista la possibilità di seguire un curriculum triennale a tempo parziale e parallelo all’attività professionale, post completamento dell’apprendi- stato o della formazione professionale di base. I Tecnici STin meccanica-elettrotecnica sono quadri in grado di assu- mere compiti tecnici e funzioni direttive a livello medio e medio-supe- riore. Le attività proprie del profilo riguardano: – contribuire allo studio e allo sviluppo di dispositivi o installazioni fissandone le principali caratteristiche – assumere la responsabilità tecnica del buon funzionamento di un dispositivo nel settore di produzione/officina, azienda – occuparsi della consegna, dell’installazione e messa in funzione del dispositivo – pianificare e gestire le risorse produttive dell’azienda Diploma di Tecnico/ Tecnica ST in meccanica-elettrotecnica Operatore/operatrice in automazione; Elettronico/Elettronica; Costrut- tore/costruttrice meccanica Ente erogatore della formazione Requisiti di accesso Durata del percorso in ore Struttura e contenuti del percorso formativo Situazioni di lavoro Certificato rilasciato Figure professionali simili in ambito meccanico Segue 38 svolgono attività lavorativa nel settore, è possibile seguire un percorso trimestrale per il conseguimento della maturità commerciale, caratterizzato da insegnamento a tempo parziale per 2 sere settimanali, delle materie di cultura di base: italiano, te- desco, inglese, contabilità, matematica, diritto, storia. In alternativa, sono previsti corsi di preparazione alla maturità professionale commerciale rivolti a professionisti qualificati che hanno già svolto un apprendi- stato in un ramo commerciale. La durata del corso è di 1 anno, gli insegnamenti sono prevalentemente di carattere culturale: italiano, tedesco, inglese, economia aziendale, matematica, contabilità, economia politica, informatica, storia, istitu- zioni politiche, diritto, progetto interdisciplinare, materie opzionali (geografia eco- nomica, storia, cultura, arti). La tavola che segue riassume le caratteristiche del percorso di “Tecnico ammi- nistrativo” in Svizzera. Tav. 12 - Tecnico amministrativo in Svizzera TECNICO AMMINISTRATIVO Impiegato di commercio Formazione professionale di livello secondario II Scuola media di commercio Licenza di scuola media con diritto di iscrizione alle scuole medie supe- riori. Per chi non dispone del titolo è necessario superare l’esame di am- missione, che prevede una prova in italiano, matematica e tedesco. 3anni, di cui 1° anno - 35 h settimanali 2° anno - sezione diploma 35h settimanali 2° anno - sezione maturità 37h settimanali 3° anno - sezione diploma 36h settimanali 3° anno - sezione maturità 38h settimanali La formazione commerciale di base è stata oggetto di un’importante ri- forma entrata in vigore nel settembre del 2003 (regolamento federale di tirocinio del 24.01.2003), e avviene secondo differenti profili di forma- zione: “Profilo B” (formazione commerciale di base), “Profilo E” (for- mazione commerciale estesa), “Profilo M” (formazione commerciale estesa con maturità). Il profilo presentato si riferisce alla formazione a tempo pieno, estesa e con maturità. Il primo anno è comune, mentre a partire dal secondo si potrà scegliere tra la sezione maturità professionale commerciale Le materie nel percorso scolastico a tempo pieno sono: – Italiano 4h – Tedesco 4h – Inglese 3h – Francese 3h (1° anno) – Economia aziendale 1h Titolo del curriculum formativo Livello Ente erogatore della formazione Requisiti di accesso Durata del percorso Struttura e contenuti del percorso formativo Segue 39 – Contabilità 4h (1°anno e 2°anno), 3h (3°anno) – Diritto 2h (2° e 3° anno) – Economia politica 2h (2° e 3° anno) – Informatica 2h (1° e 2° anno) – Informatica di gestione 2h (3° anno) – Dattilografia/elaborazione testi/Segretariato 2h – Storia e istituzioni politiche 2h – Matematica 4h (1° anno), 2h (2° e 3° anno) – Geoeconomia 3h (1° anno), 2h (3° anno) – Educazione fisica 3h – Insegnamento interdisciplinare 2h (3° anno) Materie opzionali – Contabilità costi 2h (3° anno) – Marketing 2h (3° anno) – Storia dell’arte 2h (3° anno) – Storia della musica 2h (3° anno) – Biologia, chimica/fisica, scienze naturali 2h (2°-3° anno) – Francese 2h (2°-3° anno) Per conseguire la maturità professionale commercialeoccorre svolgere unperiodo di pratica professionale in azienda di minimo 39 settimane Nel secondo e terzo anno sono previste settimane di simulazione pratica – L’impiegato/a di commercio opera in tutti i settori dell’economia e dell’amministrazione sia nell’ambito delle piccole e medie imprese, sia nei grossi gruppi internazionali. La professione è caratterizzata da un’estrema varietà di attività che spaziano in tutti i lavori d’ufficio, dei quali i più comuni sono: – contatti e relazioni: accoglienza clientela e contatti telefonici, rela- zioni con i colleghi e con la clientela; – corrispondenza e documentazione: apertura, controllo e distribuzione della corrispondenza, archiviazione di documenti, invio di comunica- zioni, dati, fatture, ricerca e riordino di documenti, evasione di pra- tiche, riproduzione di documenti; – elaborazioni e calcoli: calcolo conteggi, operazioni finanziarie, ela- borazione di statistiche, tabelle e grafici, fatturazione, traffico dei pa- gamenti; – gestione delle informazioni e consulenza – utilizzo delle tecnologie dell’informazione e comunicazione: compi- lazione elenchi, liste, immissione dati PC, registrazione dati, docu- menti, operazioni, ricerca dati, stampa documenti, utilizzo del tele- fono, fax, posta elettronica e internet; – acquisti / vendite: redigere offerte, controllare e ordinare la merce, elaborare le ordinazioni, gestire i reclami dei clienti. Attestato federale di capacità di impiegato qualificato di commercio, con riconoscimento federale. Maturità professionale commerciale Impiegato/a di commercio (trasporti pubblici), impiegato/a di vendita al minuto, segretario/a di studio medico Situazioni di lavoro Certificato rilasciato Figure professionali simili in ambito amministrativo Segue 40 5.3.4. Tecnico dei servizi sociali e sanitari in Svizzera La formazione di questa figura si sviluppa su due livelli distinti: un livello di base, riferito all’operatore socioassistenziale, e un livello più avanzato, riferito al- l’operatore sociosanitario. Il curriculumformativo dell’operatore sociosanitario presenta caratteristiche del tutto simili a quelle dell’operatore socioassistenziale, con una accentuazione delle materie di tipo teorico. Il percorso presenta una durata di 4 anni, consente il raggiungimento dell’Attestato federale di capacità che abilita all’accesso alla for- mazione professionale superiore e della maturità. Nelle tavole che seguono sono riportate le caratteristiche di entrambi i livelli (cfr. tavv. 13 e 14). Tav. 13 - Operatore socioassistenziale in Svizzera OPERATORE SOCIOASSISTENZIALE Operatore/operatrice socioassistenziale Formazione professionale di livello secondario II Scuola cantonale di operatori sociali Mendrisio Licenza di scuola media con diritto di iscrizione alle scuole medie supe- riori 2anni, 1500 ore di lezione e 12 mesi di tirocinio pratico. Il percorso formativo è strutturato in moduli tematici che affrontano questi argomenti: – l’apprendimento e la formazione – l’identità professionale – le cure – l’handicap e le varie patologie – il lavoro per obiettivi – la comunicazione e l’informatica – la politica sociale – l’economia domestica e la cura dell’ambiente – stadi di vita e aspetti psicologici connessi – la relazione di aiuto – l’alimentazione e la nutrizione – adattamento e stress nella gestione del tempo. Ai moduli tematici fa seguito un periodo di stage di 12 mesi presso le istituzioni sociali e le case per anziani. Titolo del curriculum formativo Livello Ente erogatore della formazione Luoghi della formazione Requisiti di accesso Durata del percorso Struttura e contenuti del percorso formativo Segue 41 Impieghi presso le istituzioni sociali quali foyer, appartamenti protetti, istituti per handicappati, ecc. Le attività che caratterizzano il profilo sono: – sostenere e promuovere il benessere fisico, psichico e sociale delle persone e dell’ambiente in cui vivono – occuparsi delle cure di base – applicare principi base di economia domestica (alimentazione, cura della casa e della biancheria, ecc.) – prestare sostegno psicologico e sociale nell’ambito della quotidianità – riconoscere problemi esistenti e rivolgersi a professionisti o strutture adeguate in caso di necessità di interventi specifici Attestato federale di capacità di Operatore socioassistenziale Aiuto familiare, operatore sociosanitario Situazioni di lavoro Certificato rilasciato Figure professionali simili in ambito sanitario Tav. 14 - Operatore sociosanitario in Svizzera OPERATORE SOCIOSANITARIO Operatore/operatrice sociosanitario Formazione professionale di livello secondario II Scuola specializzata per le professioni sanitarie e sociali Licenza scuola media con diritto di iscrizione alle scuole medie superiori –età minima 16 anni 557 ore al primo anno 484 ore al secondo anno 456 ore al terzo anno 456 ore al quarto anno Per persone adulte (età minima 18 anni) c’è la possibilità di seguire un percorso triennale nella forma di tirocinio duale (3 anni di tirocinio aziendale con frequenza a corsi a struttura modulare). L’insegnamento, che consente la preparazione alla maturità professio- nale, si svolge a tempo pieno, con periodi di stage pratici nel 2°, 3° e 4° anno. Le materie insegnate sono Italiano (416h) Tedesco (306h) Inglese (342h) Storia (169h) Economia politica (161h) Matematica (305h) Scienze naturali (379h) Scienze sociali (202h) Titolo del curriculum formativo Livello Ente erogatore della formazione Requisiti di accesso Durata del percorso Struttura e contenuti del percorso formativo Segue Segue 42 5.4. Sistema francese In Francia, canali di formazione professionale sono integrati e paralleli a quelli dell’istruzione scolastica, dal conseguimento dell’obbligo all’età di 14 anni (a conclusione del 4° anno di Collège) è infatti possibile scegliere alternativamente uno dei due canali o effettuare possibili rientri da un canale all’altro. L’educazione professionale si svolge nei lycèes professionalsoppure nelle scuole professionali. Il liceo professionale dura due anni (ciclo corto) o 4 anni (ciclo lungo), per arrivare fino alla maturità professionale (Baccalauréat profes- sionnel). Ha l’obiettivo di preparare al mondo del lavoro, anche se consente, previo il superamento di alcuni esami, l’accesso al mondo universitario. Le scuole professionalipropongono un insegnamento più concreto, con il fine di trasmettere conoscenze teoriche e saperi specifici a una professione. Il percorso professionale propone due vie: il raggiungimento del Certificat d’aptitude professionnelle (CAP), oppure del Brevet d’études professionnelles(BEP) che copre uno spettro Informazione e comunicazione (132h) Economia domestica (80h) Amministrazione (40h) Elaborazione testi (40h) Politica sociosanitaria (40h) Psicologia (100h) Metodologia e sviluppo professionale (130h) Anatomia/fisiologia (120h) Educazione fisica (200h) Corsi interaziendali (370h) Nutrizione/Alimentazione (70h) Gestione materiale/strumenti (80h) Etica, diritti, ecc. (40h) Gestione tempo/Animazione (80h) Patologia/psicopatologia (203h) Istituzioni sanitarie (ospedali, cliniche, case per anziani). Svolge attività in seno ad équipeinterdisciplinari in istituzioni del set- tore sociosanitario, assicura cure e prestazioni nella gestione di schedari e statistiche e di riserve di materiale, dell’ambiente e della vita quoti- diana (consigli alimentari, preparazione dei pasti), delle cure e dell’assi- stenza (cure, interventi di primo soccorso) e, su delega medico-tecnica, svolge prestazione di cure terapeutiche e riabilitative, prepara e sommi- nistra medicamenti, fa prelievi di sangue, controlla i parametri vitali. Attestato federale di capacità di Operatore Sociosanitario e Diploma di maturità professionale federale sociosanitaria Aiuto familiare, assistente di cura, assistente di studio medico, collabo- ratore sanitario, impiegato d’economia domestica collettiva, infermiere diplomato. Situazioni di lavoro Certificato rilasciato Figure professionali simili in ambito sanitario Segue 43 più ampio di professioni. Entrambi i diplomi prevedono percorsi biennali/triennali, ma mentre il CAP ha come fine l’inserimento nel mondo del lavoro, il BEP è un “trampolino di lancio” al Baccalauréat tecnologicoo professionale, che consente di proseguire gli studi universitari. Il sistema prevede inoltre un insieme articolato di dispositivi formativi per i giovani fino ai 25 anni interessati ad acquisire un titolo professionalizzante: l’ap- prendistato, che costituisce una filiera autonoma e completa della formazione in alternanza ed è dispensato dai Centri di Formazione degli Apprendisti (CFA) con una durata minima biennale, estendibile a 3 anni e una formazione obbligatoria mi- nima di 400 ore; le Contrat de professionnalisation, introdotto dal recente Accordo nazionale interprofessionale del 20 settembre 2003, rivolto a quanti sono in fase di inserimento nella vita attiva e agli adulti in cerca di occupazione, e che prevede la stipula di contratto di lavoro di durata variabile tra 6 e 12 mesi (coerente con la qualifica professionale posseduta) e parallelamente l’accesso ai percorsi formativi per il 15% del monte ore complessivo di durata del contratto e non comunque infe- riore alle 150 ore. La peculiarità del sistema francese fa sì che per l’esercizio di una professione siano presenti più diversificati percorsi e titoli professionalizzanti, le cui caratteri- stiche variano a seconda del tipo di istituzione formativa che li promuove. Ad esempio, un percorso promosso da un liceo professionale presenta forti elementi di accentuazione delle materie culturali e di base, a differenza di un percorso di for- mazione professionale continua per gli adulti, nella cui struttura, costruita su mo- duli formativi, prevale l’attenzione allo sviluppo delle competenze legate allo svol- gimento dei compiti lavorativi. Il sistema di istruzione-formazione si presenta come unitario e fortemente cen- tralizzato, pur essendo caratterizzato da una fitta articolazione di percorsi formativi eda tipologie di diplomi che rendono possibile la realizzazione con modalità fles- sibili di percorsi di formazione professionale di base e continua e che hanno come esito diplomi ufficialmente riconosciuti. Quasi l’85% dei diplomi ufficialmente riconosciuti sono rilasciati dal Mini- stero dell’Educazione Nazionale. A tutt’oggi sono presenti più di 3000 titoli e di- plomi validati. Il 14% dei diplomi sono invece rilasciati da altri organismi setto- riali e sono omologati dalla Commissione Nazionale della Certificazione Profes- sionale (Commission technique d’homologation des titres et diplômes), mentre l’ 1% è rilasciato dalle branches professionellesattraverso i Certificats de Qualifica- tion Professionnelle (CQP). Con il decreto n° 616 del 26 aprile 2002 la Francia si è dotata del Repertorio nazionale delle certificazioni professionali (Loi Repertoire des certifications pro- fessionnelles),che prevede una struttura delle qualifiche, l’elenco aggiornato dei diplomi, dei titoli professionali e dei certificati di qualificazione nonché la precisa- zione del sistema delle relazioni e delle corrispondenze tra i diversi oggetti e il nu- mero delle persone che ogni anno accedono a ciascun riconoscimento. La Commis- sione nazionale della certificazione professionalesvolge le funzioni di gestione dei 44 titoli ufficiali: registra nel Repertorio nazionale delle certificazioni professionali i diplomi e titoli professionali rilasciati dallo Stato, istruisce le richieste di registra- zione nell’ambito del repertorio, aggiorna e rinnova i contenuti del repertorio sulla base dei cambiamenti in atto nel mercato del lavoro, segnala agli organismi che ri- lasciano i certificati le eventuali corrispondenze con i titoli del repertorio nazio- nale. Dal 1985 è stato introdotto il dispositivo della “VAP”, Validation des Acquis Professionnels, per il riconoscimento delle esperienze professionali a chi lavora da almeno 5 anni ai fini dell’acquisizione di un diploma di tipo tecnico. Il dispositivo ha visto diverse evoluzioni, fino al 2002, con l’introduzione della legge di moder- nizzazione sociale n° 2002-73 del 17 gennaio 2002 che riconosce il diritto alla va- lidazione delle esperienze professionali, la “Validation des Acquis de l’Expérience (VAE)” e che consente a ciascun individuo occupato e non, che abbia svolto per al- meno 3 anni un’attività lavorativa (coerente con le finalità del diploma da conse- guire) di richiedere il riconoscimento della propria esperienza professionale ai fini del conseguimento di un diploma/certificato, indipendentemente dall’età, dal sesso edalla condizione sociale. Questo cambiamento ha fatto sì che il sistema si sviluppasse con modalità flessibili garantendo l’accesso alla formazione a una fascia sempre più ampia di pubblico, finalizzandola al raggiungimento di un diploma da parte di giovani e/o lavoratori, pur con livelli diversi di formazione e di esperienza professionale. Il repertorio nazionale delle certificazioni professionali raccoglie un insieme di titoli e diplomi, i Réferentiellesdelle professioni, che riportano la descrizione dei profili professionali raggiungibili sia attraverso percorsi formativi sia sulla base dell’esperienza professionale tramite l’applicazione del dispositivo della VAE. In particolare, la VAE si applica a tutti i diplomi tecnologici e professionali ri- lasciati dal Ministero dell’Educazione Nazionale riferiti ai livelli formativi di tipo III, IV, V(secondo la classificazione francese introdotta dal 1969) non si applica invece ai diplomi generali (baccalauréat generale). Riportiamo di seguito i livelli riferiti ai titoli professionalizzanti più diffusi: – Liv. 5: Personale che svolge occupazioni per le quali è richiesto un Brevet d’é- tudes professionnelles(BEP) o il Certificat d’aptitude professionnelle(CAP) o il Certificat de formation professionnelle des adultes(CFPA). – Liv. 4: Personale qualificato con livello di formazione equivalente a quello del Brevet Professionelle(BP) o del Brevet de technicien(BT). – Liv. 3: lavoratori che hanno conseguito un diploma di Istituto Universitario di Tecnologia (DUT) o di Brevetto di Tecnico Superiore (BTS) o di un primo ciclo di insegnamento superiore. I casi di attività formativa che presentiamo si riferiscono a professioni regi- strate nel Repertorio nazionale dei mestieri e delle professioni (RépertoireOpéra- tionnel des Métiers et des Emplois, ROME). Soltanto per alcune di queste profes- 45 sioni esiste un titolo corrispondente registrato nel Repertorio nazionale delle quali- fiche professionali. 5.4.1. Tecnico meccanico in Francia La tavola che segue riassume le caratteristiche del percorso di “Tecnico mec- canico” in Francia. Tav. 15 - Tecnico meccanico in Francia TECNICO MECCANICO Conducteur de machine- Operatore su macchine industriali Questa professione è accessibile con una formazione di livello V - clas- sificazione francese Per quanti già inseriti nel mondo del lavoro l’Association Nationale pour la Formation Professionnelle des Adultespromuove corsi specifici In alternativa è possibile seguire corsi promossi dai Lycée profession- nelle Allievi che hanno concluso il 3° anno di collegeadindirizzo generale o tecnologico Percorso ANFPA per lavoratori, 34 settimane Percorso BEP: 2 anni Percorso BAC pro: 2 anni Il corso promosso dall’Association Nationale pour la Formation Profes- sionnelle des Adultespresenta questa articolazione: – Modulo 1 (1 settimana): presentazione della professione e del per- corso formativo; – Modulo 2 (13 settimane): accensione e spegnimento di una macchina automatizzata, studio dei parametri necessari al corretto funziona- mento del processo produttivo (documentazione tecnica, informa- zioni, ecc.); selezione e registrazione delle informazioni relative al processo di produzione su documenti informatici/cartacei di gestione della produzione, gestione degli approvvigionamenti, caricamento dei programmi di produzione, proposte di miglioramenti tecnici (a li- vello di prodotto e di processo) o organizzativi (flussi, carichi di la- voro, ecc.), messa in funzione e arresto dei mezzi di produzione in funzione delle serie da produrre e secondo le procedure stabilite. – Modulo 3 ( 4 settimane): stage in impresa – Modulo 4 (7 settimane): conduzione e presidio di una operazione di produzione su una installazione o su una macchina automatizzata, realizzazione di semplici operazioni di manutenzione degli strumenti e dei mezzi tecnici di produzione in funzione delle istruzioni ripor- tate sui documenti tecnici – Modulo 5 (7 settimane) stage in impresa – Modulo 6 (1 settimana) preparazione all’esame finale – Modulo 7 (1 settimana) sessione di validazione. Titolo del curriculum formativo Livello Ente erogatore della formazione Requisiti di accesso Durata del percorso Struttura e contenuti del percorso formativo Segue 46 5.4.2. Tecnico amministrativo in Francia La tavola che segue riassume le caratteristiche del percorso di “Tecnico ammi- nistrativo” in Francia. Quanti intendono invece continuare un percorso scolastico possono se- guire i corsi biennali finalizzati al raggiungimento del diploma di primo livello, il BEP per la conduzione/mantenimento dei sistemi meccanici automatizzati (Maintenance des Systèmes mécaniques Automatises). Per accedere a questo percorso è necessario avere superato il 3° anno di col- lège. La formazione generale dura due anni, articolata in insegnamenti gene- rali per 17 ore settimanali, e in insegnamenti professionalizzanti per 20 ore settimanali, includendo tra le materie tecnologia, disegno tecnico e conduzione di impianti. A conclusione del secondo anno è previsto uno stage in impresa, della durata di 3 settimane. Per raggiungere il grado successivo del percorso, il diploma di Bacca- laureat Professionnel - Maintenance des Systémes Mècaniques Automa- tisesè previsto un secondo biennio formativo, articolato in insegnamenti generali per 16 ore settimanali e insegnamenti professionali per 12 ore (elettrotecnica, elettronica, conduzione di impianti), attività individuali in autonomia o in presenza di un professore, da 3 a 6 ore settimanali. È previsto uno stage di 8 settimane per ciascun anno formativo Opera presso imprese di produzione appartenenti a settori diversi dove la produzione è fortemente automatizzata, quali l’agroalimentare, la costru- zione meccanica di automobili, la fabbricazione elettrica-elettronica di elettrodomestici, l’industria farmaceutica e del vetro, della plastica, della trasformazione della carta, ecc. Svolge l’insieme delle azioni necessarie per garantire la produzione con- forme alle norme prestabilite (in termini di tempi, qualità, quantità, ecc.) nel rispetto delle norme di sicurezza. Dovrà essere in grado di: – montare e regolare i diversi utensili e componenti della macchina e controllarne le condizioni di messa in opera – condurre una o più macchine automatizzate assicurandone il buon funzionamento – svolgere gli interventi di manutenzione – sorvegliare lo svolgimento delle operazioni e se necessario interrom- pere il funzionamento della macchina Uno tra i titoli prossimi a questo tipo di curriculum è Titre professionnel agent de fabrication industrielle, che risulta registrato nel Repertorio Nazionale delle Certificazioni professionali. I titoli rilasciati dal Lyceeprofessionelle sono: – BEP per la conduzione/mantenimento dei sistemi meccanici automa- tizzati (Maintenance des Systèmes mécaniques Automatises) – il diploma di Baccalaureat Professionnel - Maintenance des Systémes Mècaniques Automatises Agent d’usinage, Opérateur/Operatirce sur machine. Per quanti raggiun- gono un livello di formazione superiore (livello IV e III, a partire dal Bac professionnelle ou technologique) il Technicien d’atelier(construc- tion mécanique et travail des métaux) Situazioni di lavoro Certificato rilasciato Figure professionali simili in ambito meccanico Segue 47 Tav. 16 - Tecnico amministrativo in Francia TECNICO AMMINISTRATIVO Aide comptable Questa professione è accessibile con una formazione di livello V – clas- sificazione francese (corrispondente ai titoli CAP, BEP CFPA) Lycée Professionnelle Allievi che hanno concluso il 3° anno di collegeadindirizzo generale o tecnologico 1anno - BEP MC 2anni - Bac Professionnel Métiers de la Comptabilité ou Métiers du Se- crétariat I possibili sbocchi sono ulteriori percorsi formativi per il raggiungimento del diploma professionale Baccalauréat Professionnel Commerce, Vente Représentation, Transports Il percorso si colloca nella formazione professionale iniziale, a conclu- sione dell’obbligo scolastico. Si articola su due livelli di cui: – il primo è dato dal raggiungimento del Brevet d’Etudes Profession- nelles des Métiers de la Comptabilité(BEP MC), titolo di livello V, dopo un percorso annuale – il secondo è dato dal raggiungimento del titolo di diplôme de Bacca- lauréat Professionnel Secrétariatdopo un percorso biennale succes- sivo Il percorso si articola su due assi principali: – l’insegnamento delle materie di base e culturali, quali la lingua fran- cese, matematica, studi sul mondo contemporaneo, educazione arti- stica, educazione fisica e sportiva, inglese, vita sociale e professionale; – l’insegnamento delle materie professionalizzanti, quali elementi di contabilità, tecniche segretariali, dattilografia, gestione del lavoro d’uf- ficio, amministrazione commerciale, amministrazione del personale, comunicazione scritta e orale, diritto, economia, istituzioni pubbliche A conclusione è previsto e obbligatorio uno stage in impresa, della du- rata di 3 settimane La continuazione del percorso appena descritto è il raggiungimento del diplôme de Baccalauréat Professionnel Secrétariat, attraverso un per- corso biennale promosso da un liceo professionale. La struttura del percorso formativo si articola in: – insegnamenti generali, quali la lingua francese, matematica, storia e geo- grafia, educazione artistica, educazione fisica e sportiva, lingua inglese, – insegnamenti professionalizzanti, quali comunicazione, organizza- zione e gestione degli archivi, contabilità, economia e diritto. È previsto un periodo di stagein azienda della durata complessiva di 16 settimane, articolato sui due anni formativi, con la finalità di: – mettere in pratica le acquisizioni professionali – migliorare le proprie conoscenze del settore professionale di riferi- mento – aumentare le chancesdi inserimento professionale Titolo del curriculum formativo Livello Ente erogatore della formazione Requisiti di accesso Durata del percorso in ore Struttura e contenuti del percorso formativo Segue 48 Un profilo professionale analogo formato è quello della “Segretaria conta- bile”, che oltre a svolgere i consueti compiti segretariali (gestione del centralino te- lefonico, attività amministrative) e le registrazioni contabili, svolge i compiti legati all’amministrazione del personale (formalità amministrative, aggiornamento degli archivi del personale, calcolo delle paghe e dei contributi). Il soggetto che promuove questo tipo di percorso è l’Association Nationale pour la Formation Professionnelle des adultes. Questi percorsi hanno un taglio di tipo più professionalizzante, e sono prevalentemente rivolti a persone già inserite nel mondo del lavoro in cerca di occupazione e/o riqualificazione professionale. Il titolo più affine a questo repertorio e iscritto nel Repertorio Nazionale delle Certi- ficazioni professionali è quello di Secrétaire administrative et commerciale, option bureautique, comptabilité /bureautique, commercial, di livello IV. 5.4.3. Tecnico dei servizi sociali e sanitari in Francia La tavola che segue riassume le caratteristiche del percorso di “Tecnico dei servizi sociali e sanitari” in Francia. Opera in imprese pubbliche o private, a seconda delle dimensioni dell’a- zienda i compiti acquistano maggiore ampiezza: – tratta e archivia le informazioni utili nell’impresa – riceve e verifica le informazioni contabili ed effettua le registrazioni dei dati alfanumerici, dei documenti amministrativi e contabili, – cura la contabilità corrente, – assicura la distribuzione della corrispondenza, la gestione degli or- dini e delle forniture d’ufficio L’allievo titolare di un Baccalaureato Professionale di tipo segretariale dovrà essere in grado di: – assicurare lo svolgimento dei compiti propri della segreteria ammini- strativa, contabile e commerciale – utilizzare gli strumenti informatici per la raccolta dei dati, l’analisi e il trattamento delle informazioni e la loro diffusione – selezionare, orientare e diffondere i messaggi provenienti dall’e- sterno, predisporre ed archiviare i messaggi che provengono dall’in- terno – lavorare in maniera autonoma e prendere decisioni Brevet d’Etudes Professionnelles des Métiers de la Comptabilité(BEP MC). Diplôme de Baccalauréat Professionnel Secrétariat Agent administratif d’entreprise, Agent de bureau, Employé de bureau, Employé aux écritures Situazioni di lavoro Certificato rilasciato Figure professionali simili in ambito amministrativo Segue 49 Tav. 17 - Tecnico dei servizi sociali e sanitari in Francia TECNICO DEI SERVIZI SOCIALI E AMMINISTRATIVI Ausiliario alle cure mediche; Aide-soignant/Aide soignante Questa professione è accessibile con una formazione di livello V – clas- sificazione francese, in particolare si richiede il Certificat d’aptitude aux fonctions d’aides soignants–CAFAS, (cioè un tipologia specifica di CAP) rilasciato nell’ambito professionale della formazione degli opera- tori dei servizi ospedalieri. In alternativa è accessibile con il diploma (Brevet d’études professionnelle) – Carrières Sanitaires et Sociales – Associazioni private riconosciute operanti nell’ambito della forma- zione degli operatori dei servizi ospedalieri – Lycée Professionnelle – età minima 17 anni – diploma nazionale Brevet(diploma rilasciato a conclusione del Col- lége), o un CAP per la cura dell’infanzia, o un attestato di frequenza al primo anno di un percorso di baccalaureato, o di un diploma nel settore sanitario o sociale omologato almeno al V livello – esperienza professionale di 2 anni (nel settore ospedaliero), 3 anni negli altri settori affini 1anno – 1575 ore – Associazioni professionali di settore e riconosciute 2anni – Liceo professionale La formazione promossa dalle Associazioni professionali è strutturata in 1575 ore di insegnamento teorico, pratico e stage. Le ore di insegna- mento teorico si svolgono parallelamente alla formazione per le opera- trici di puericultura, disciplina affine, e prevedono insegnamenti quali cure di base, igiene, ergonomia. La formazione specifica comprende in- segnamenti quali le cure d’urgenza, l’assistenza in campo psichiatrico La formazione promossa dal canale scolastico del liceo professionale è di durata biennale e si articola in: – insegnamenti generali, quali lingua francese, storia, geografia, in- glese, matematica, scienze fisiche, vita sociale e professionale, edu- cazione fisica e sportiva; – insegnamenti tecnologici e professionali, quali biologia umana e mi- crobiologia, nutrizione e alimentazione, scienze medico sociali; – tecnologie e tecniche professionali: cure, sostegno alle attività mo- torie, prevenzione e sicurezza, recupero dell’autonomia della per- sona, allestimento dei locali, pulizia, disinfezione, preparazione dei pasti, ergonomia, organizzazione e qualità del servizio – moduli interdisciplinari È previsto un periodo di stage di 8 settimane, di cui 6 nel secondo anno. L’opzione del BAC tecnologico in scienze medico-sociali appare co- munque essere la più completa per lo svolgimento delle professioni so- ciali e sanitarie. Titolo del curriculum formativo Livello Ente erogatore della formazione Requisiti di accesso Durata del percorso Struttura e contenuti del percorso formativo Segue 50 5.5. Corrispondenza delle qualifiche Uno schema di riferimento comune, utile per confrontare i profili esaminati nei diversi Stati (di cui 3 Paesi UE), è la struttura dei livelli di formazione elabo- rata dalla Commissione Europea e dal Comitato Consultivo per la formazione professionale(cfr. 85/368/CEE Decisione del Consiglio del 16 luglio 1985 relativa alla corrispondenza delle qualifiche di formazione professionale tra gli Stati membri della Comunità europea), che riportiamo di seguito. Presa in carico di un malato all’interno di una équipedi cura, in ambito ospedaliero e/o extraospedaliero con la finalità di compensare la diminu- zione di autonomia della persona. L’Aide soignantopera sotto la dire- zione del personale infermieristico presente nella équipe. Il percorso formativo è finalizzato al raggiungimento di un insieme di obiettivi: – partecipare all’accoglienza della persona e del suo ambiente di vita ed essere intermediario tra il malato, il suo ambiente di provenienza el’équipedi cura; – coordinare il proprio operato con quello dell’insieme dell’équipedi cura; – contribuire all’identificazione dei bisogni fisici, fisiologici, psicolo- gici della persona nelle diverse condizioni di vita; – applicare i metodi e i mezzi adatti all’esecuzione delle cure seguendo le indicazioni del personale infermieristico; – contribuire all’organizzazione della vita del malato, favorendo la sua partecipazione attiva all’insieme delle attività quotidiane Certificat d’aptitude aux fonctions d’aides soignants–CAFAS Auxiliaire de puériculture I titolari di un BEP CSS possono proseguire gli studi fino al raggiungi- mento di un BAC Tecnologico in scienze medico-sociali, oppure del Cer- tificato d’attitudine di assistente educatore, lavoro famigliare, del bre- vetto di stato di animazione tecnica di educazione popolare, dioperatore alle preparazioni farmaceutiche. Le professioni infermieristiche richiedono una formazione di livello più avanzato, occorre infatti avere raggiunto il livello di diploma professio- nale (Bac professionnelle –titolo di livello IVper il sistema Francese) per l’ingresso ai corsi. Situazioni di lavoro Certificato rilasciato Figure professionali simili in ambito sanitario Segue 51 5.6. Indicazioni emergenti dall’excursus europeo L’excursus nei quattro Paesi europei ci ha consentito di ricostruire i modelli di offerta formativa prevalenti, che possono essere così delineati: 1) Modello duale, presente in tre realtà: nel caso-guida tedesco che presenta una struttura molto rigida tra i due percorsi ed inoltre prevede una forte articola- zione in 350 professioni riconosciute dallo Stato; in quello spagnolo in cui i due canali sono appunto diversi e separati, mentre nell’ambito della forma- Tav. 18 - Livelli di formazione in Europa DESCRITTORE Formazione che dà accesso a questo livello: istruzione obbligatoria e prepara- zione professionale. Questa preparazione professionale è ottenuta sia a scuola, sia nell’ambito di strutture extrascolastiche, sia nell’azienda. Le conoscenze teoriche e le capacità pratiche sono molto limitate. Questa formazione deve permettere principal- mente l’esecuzione di un lavoro relativamente semplice, la cui acquisizione può essere abbastanza rapida. Formazione che dà accesso a questo livello: istruzione obbligatoria e forma- zione professionale (compreso in particolare l’apprendistato). Questo livello corrisponde ad una qualifica completa per l’esercizio di una attività ben definita con la capacità di utilizzare i relativi strumenti e tecniche. Si tratta principal- mente di un lavoro esecutivo che può essere autonomo nei limiti delle tecniche ad esso inerenti. Formazione che dà accesso a questo livello: istruzione obbligatoria e/o forma- zione tecnica complementare o formazione tecnica scolastica o altra, di livello secondario. Questa formazione implica maggiori conoscenze teoriche del livello 2. Questa attività riguarda prevalentemente un lavoro tecnico che può essere svolto in modo autonomo e/o comporta altre responsabilità come quelle di pro- grammazione e coordinamento. Formazione che dà accesso a questo livello: studi secondari (scuola media o ad indirizzo tecnico/professionale) e formazione tecnica secondaria superiore. È una specializzazione tecnica di livello superiore che può essere acquisita in strutture scolastiche o extra-scolastiche. La qualifica ottenuta al termine della formazione ricevuta include conoscenze ed attitudini di livello superiore senza però esigere la padronanza dei fondamenti scientifici delle varie materie. Queste attitudini e conoscenze permettono in particolare di assumere un lavoro di re- sponsabilità nel complesso autonomo o indipendente per una attività di concetto (programmazione e/o amministrazione e/o gestione). Formazione che dà accesso a questo livello: studi secondari (scuola media o ad indirizzo tecnico/professionale) e formazione superiore completa. Questa for- mazione porta chi l’ha ricevuta ad esercitare un’attività professionale – retri- buita o indipendente – ed implica la padronanza dei fondamenti scientifici della professione. Le qualifiche richieste per esercitare un’attività professionale pos- sono essere integrate ai diversi livelli. LIVELLI 1 2 3 4 5 52 zione professionale si collocano anche i programmi di garanzia sociale, per persone da 16 a 21 anni di età che non hanno raggiunto l’obbligo scolastico e sono prive di qualifica professionale; in quello svizzero, che presenta una struttura di filiera professionale con una prima tappa di formazione professio- nale di basecui segue la formazione professionale superiore non universi- taria. 2) Modello integrato presente nel caso francese, dove si evidenzia la presenza di un sistema di istruzione-formazione unitario e fortemente centralizzato, ma in cui si coglie nel contempo una fitta articolazione di percorsi formativi e di ti- pologie di diplomi che rendono possibili più percorsi formativi professionaliz- zanti, ma anche – nel caso del lycèe professional – l’accesso all’università. Ma la differente impostazione del sistema formativo non si risolve in una forte differenziazione nell’offerta complessiva di giovani con qualifiche e diplomi; si osservi infatti come anche in Francia la varietà delle opzioni relative ai percorsi professionalizzanti che prevedono il liceo professionale, un percorso a forte va- lenza teorica che può giungere nel ciclo lungo alla maturità professionale, la scuola professionale che presenta un approccio più pratico finalizzato alla specifica pro- fessione, ma anche l’apprendistato e vari istituti di orientamento e formazione pro- fessionale. Nel contempo vi è una differenziazione delle certificazioni tra certifi- cato di attitudine professionale (una vera e propria abilitazione al lavoro) e bre- vetto di studio professionale con valenza più culturale che consente anche di ac- quisire il diploma e di proseguire verso l’università. Da quanto detto si pone in evidenza la forte articolazione dei percorsi che mira adistinguere gli esiti e quindi le tipologie formative, mentre la vera differenza tra i due modelli sta nella possibilità di consentire o meno a tutti l’accesso alle varie op- portunità, compresa l’università, mentre non sempre si rileva la presenza di una formazione superiore non universitaria. Inoltre, emerge dall’analisi il fatto che tutti i profili professionali sono abili- tanti all’esercizio del lavoro, nell’ambito di riferimento, in modo da disegnare per- corsi aventi veramente prerogative professionalizzanti, spesso con il coinvolgi- mento stretto delle associazioni di imprenditori, professionisti e lavoratori. Un’ulteriore differenza sta nella natura della normazione. In alcuni casi (vedi la Germania) essa è molto stringente, finendo per interessare anche il curriculum formativo oltre alla normativa di accesso alla professione in senso stretto, con una conseguenza di forte rigidità. In altri casi, ad essere normati sono i “tasselli” del percorso e non la sua integralità in una logica compositiva che mira a flessibiliz- zare i percorsi, ma senza riuscire ad evitare di cadere in un sistema centralizzato di unità capitalizzabili che impongono peraltro una coincidenza tra modulo e compe- tenza. Infine, come nel caso della Svizzera, si evidenzia una normativa centrata sugli esiti mentre si tende a rendere flessibili e “costruibili” i percorsi formativi. In quest’ultimo caso – ed è l’opzione maggiormente condivisibile – non vi è necessa- 53 riamente coincidenza tra percorso e titolo di studio; ciò consente di conseguenza più possibilità di accesso ai vari titoli proposti in una logica progressiva. Di conseguenza, appare chiaro come i due modelli estremi, quello duale rigido equello integrato a carattere unico, siano in realtà soggetti a forti pressioni tese a creare sistemi già aperti, differenziati ma di pari dignità, dove ai cittadini nelle varie condizioni in cui si trovano vengono offerte opportunità di accesso alle com- petenze professionali ed a titoli di studio che favoriscono la riconoscibilità delle loro acquisizioni. Il diploma professionale, in particolare, emerge come lo snodo centrale dei vari sistemi e delle diverse offerte formative, con una notevole convergenza di pro- fili, contenuti e di metodologie, come abbiamo voluto dimostrare nell’excursus che ha interessato le esperienze dei quattro Paesi europei indagati. Alla luce di quanto emerso, è ora possibile delineare la proposta di percorso quadriennale di istruzione e formazione professionale connessa alla riforma del si- stema educativo e di quella delle politiche del lavoro. Seconda parte LA PROPOSTA DI PERCORSO QUADRIENNALE DI IFP 57 1. IMPOSTAZIONE FORMATIVA Sulla scorta di quanto emerso dall’analisi comparativa, si avanza una proposta relativa al percorso di diploma di IFP, sulla base dei seguenti criteri metodologici. 1) Coerenza tra percorsi di qualificazione e percorsi di diploma di IFP nella lo- gica della filiera formativa, caratterizzata da un collegamento articolato con il contesto lavorativo, in un cammino di progressione della persona da un livello di padronanza tipico della qualificazione professionale ad un livello tecnico dotato di adeguata cultura, autonomia e responsabilità. 2) Potenziamento della partnershipformativa con il coinvolgimento delle im- prese e delle loro associazioni al fine di delineare una strategia condivisa, cen- trata sul reale profilo di competenza della figura del tecnico. Ciò vale sia per i percorsi a tempo pieno (cfr. tav. 20), sia per quelli in alternanza nei quali mag- giore è la responsabilità dell’impresa in ordine alla formazione. 3) Valorizzazione del teamdi formazione sotto la responsabilità del coordinatore- tutor, al fine di sostenere la propensione alla costruzione del piano formativo personalizzato, alla sua continua verifica e riprogettazione, fino alla produ- zione autonoma di strumenti per il sostegno dei processi di apprendimento. 4) Adozione di una metodologia centrata sulla personalizzazione, la pedagogia del compito reale, la valutazione autentica e l’utilizzo del portfoliodelle com- petenze personali. 5) Accorpamento delle discipline e delle tecnologie in un numero limitato di aree formative, per dare vita a processi basati su connessioni e legami significativi in relazione a situazioni di apprendimento (personale, sociale, lavorativo-pro- fessionale) attive ed interdisciplinari. Il percorso di diploma di IFP può avere una varietà di configurazioni, come delineato nella tavola 19. Tav. 19 - Configurazioni dei percorsi sperimentali del diploma di IFP Quarto anno di diploma a seguito del triennio sperimentale (3+1). Quarto anno “arricchito” con un rilevante modulo propedeutico per consentire di acqui- sire un diploma da parte di coloro che sono in possesso di una qualifica di tipo tradizio- nale (o una qualifica di FPdel tipo “obbligo formativo” o una qualifica triennale di un Istituto di istruzione professionale o simili). Percorso quadriennale che ingloba al suo interno anche la possibilità dell’uscita al terzo anno con il rilascio di una qualifica di istruzione e formazione professionale (4). 1) 2) 3) 58 Siamo di fronte ad una varietà di percorsi che cercano di venire incontro alle diverse esigenze dei destinatari in coerenza con le loro caratteristiche e condizioni. L’impostazione del percorso prevede, di conseguenza, uno stretto rapporto con i soggetti che costituiscono la partnershipformativa, al fine di realizzare una con- vergenza tra offerta formativa e necessità del contesto, in specie territoriale, e gli organismi che rappresentano le forze che concorrono allo sviluppo del sistema di riferimento dell’attività formativa. Lo schema seguente (cfr. tav. 20) evidenzia questo stretto raccordo, ponendo in luce la necessità di una “strategia dell’alternanza” che non si riduca alla mera sospensione dell’attività didattica di aula/di laboratorio, ma crei una vera e propria coesione circa le mete dell’azione educativa, il profilo di riferimento, le metodo- logie adottate, i processi di accompagnamento, verifica, valutazione e certifica- zione. Ciò significa che le figure professionali vengono definite da un lato entro un repertorio a “maglie larghe”, ma sono mirate in forma reale in riferimento alle ca- ratteristiche che assumono entro il sistema economico e sociale in cui l’azione ne- cessariamente si svolge. Questa impostazione porta ad una formazione non solo condivisa, ma anche validata dai soggetti portatori di interessi che sono decisivi per l’occupabilità dei destinatari dell’azione formativa. Tav. 20 - Impostazione del percorso a tempo pieno 59 Presentiamo ora lo schema orario relativo al modello del quadriennio, che propone una durata complessiva di 4.200 ore, ed è articolato in relazione alle di- verse attività formative che vi si svolgono, come indicato nella tavola che segue (cfr. tav. 21). Tav. 21- Quadro orario del percorso quadriennale a tempo pieno Le aree formative relative alle cosiddette “competenze di base” sono quelle dell’Accordo quadro Stato-Regioni del 19 giugno 2003. Lo stagesi svolge nel secondo e nel terzo anno, in continuità con le esperienze precedenti; nel quarto anno è prevista un’area formativa denominata “project work” che qualifica l’esperienza di stage. Si tratta in effetti di un’esperienza di al- ternanza formativa, opportunamente concordata con le imprese partner, mediante la quale l’allievo, dopo una fase di osservazione e interpretazione della realtà aziendale di riferimento, elabora e realizza un progetto rispondente a compiti co- erenti con le finalità del percorso formativo e significativo per l’organizzazione stessa. È pertanto necessaria una formazione dell’allievo all’utilizzo di strumenti di rilevazione del contesto organizzativo aziendale e di progettazione professionale. Si possono prevedere diverse tipologie di progetto: studio di un’organizzazione di lavoro; studio di un processo produttivo /di servizio; ricostruzione del prodotto/ser- vizio e del suo “ciclo di vita”; analisi di mercato; audit della qualità; progettazione di un processo tecnico / di una unità di servizio; ecc. Tale progetto diviene anche materiale su cui sviluppare la valutazione finale. La valutazione finale si basa precipuamente sulla prova professionale (capola- voro), su uno scritto e su un colloquio. 60 2. UTENTI INTERESSATI E PIANI FORMATIVI PERSONALIZZATI Le riflessioni precedenti ci hanno permesso di rilevare l’importanza cruciale che riveste il diploma di IFP nel rendere possibile il diritto-dovere di istruzione e formazione. Tale diploma rappresenta lo snodo fondamentale per disegnare un sistema di offerta formativa che consente, in particolare alla componente più debole cultural- mente, di accedere a percorsi formativi flessibili e personalizzati. Infatti, la sua collocazione all’incrocio dei percorsi innesta nel sistema una nuova configurazione tale da rendere possibili cammini formativi aperti alle diverse opzioni, in grado di valorizzare le potenzialità e le esperienze di ciascuno con riferimento alle diverse fonti di apprendimento possibili (formale, non formale e informale). Tutto ciò rende il diploma un fenomeno decisivo nell’intento di una reale de- mocratizzazione, specie del secondo ciclo degli studi, dei processi formativi. Gli utenti potenzialmente interessati ai percorsi di diploma di IFP apparten- gono a tre categorie: 1) giovani che hanno completato i percorsi triennali speri- mentali e che intendono proseguire gli studi nel sistema di IFP in verticale entro strutture omogenee. Si ricorda che per alcune Regioni tale condizione si porrà con il termine dell’anno 2004-2005, e che quindi occorre prefigurare per tempo tale esito corrispondente ad un diritto costituzionalmente sancito; 2) persone in pos- sesso di qualifica professionale “del vecchio tipo” ovvero precedente alla Legge 53/03 e quindi valida unicamente come abilitazione al lavoro, che si trovano quindi in un vicolo chiuso circa il proprio percorso, rispetto ai quali il nuovo si- stema offre l’opportunità di riprendere il cammino formativo anche compatibil- mente con la condizione lavorativa; 3) persone che hanno terminato anzitempo gli studi secondari presso Licei o Istituti tecnici e professionali che presentano un’of- ferta legata al vecchio ordinamento e che potrebbero di fronte alla nuova opportu- nità mirare ad un’alternativa formativa più accessibile in termini di durata e di “amichevolezza” metodologica vista la centratura didattica sui compiti reali e sulle competenze. Si propone a tale proposito una prospettiva realisticadelcredito formativo che presuppone la possibilità di delineare situazioniformative sotto forma di percorsi accessibili da parte di chiunque (tramite la metodologia dei LARSA4) epotenzial- mente sempre aperti verso l’alto. Tutto ciò motiva decisamente un’iniziativa sperimentale ulteriore rispetto a quella relativa ai percorsi triennali che prefigura un tassello centrale della nuova offerta ed apre in tal modo la possibilità di accrescimento culturale ad una quota 4 Laboratori di recupero e sviluppo degli apprendimenti. 61 notevole della popolazione che risulta titolare di un diritto di istruzione e forma- zione non eludibile. Tale proposta è innovativa sia dal punto di vista metodologico sia da quello organizzativo ed istituzionale e la sua sperimentazione può avere un valore rilevante per la configurazione del sottosistema dell’IFP a livello nazionale. Per sostenere l’attività delle équipeformative, si suggeriscono alcune indica- zioni circa l’elaborazione del piano formativo di massima, in coerenza con la na- tura delle figure professionali previste. Tali piani formativi prevedono la definizione dei seguenti elementi: 1) Gli obiettivi specifici di apprendimento(OSA) per il percorso di diploma, comprendenti quelli definiti come “standard minimi delle competenze di base” in base all’Accordo quadro Stato-Regioni del 19 giugno 2003, inte- grando quelli di area professionale. Per contribuire alla definizione degli OSA, all’allegato 3, si riportano gli standard formativi minimi delle competenze di basearricchiti rispetto a quelli relativi alla qualifica (e previsti dal suddetto Accordo). 2) Le tappe più rilevanti del percorso formativo, sotto forma di unità di appren- dimentointerdisciplinari (o, meglio, inter-area formativa) che mirano alla rea- lizzazione di prodotti concreti. 3) Il project work, ovvero un progetto rilevante e coerente con le competenze richieste all’allievo, orientato a rafforzare la sua esperienza in un contesto lavo- rativo e applicato ad una situazione-problema espressa da situazioni organizza- tive reali e rispetto alla quale si avanza una proposta applicabile. Tale project workè in continuità con le esperienze lavorative e le competenze sviluppate nei primi tre anni del percorso. In allegato (cfr. allegati 4-8) vengono pure proposti, per ogni comunità profes- sionale, gli standard formativi delle competenze professionalie alcune esemplifi- cazioni di project workal fine di sostenere il lavoro di progettazione del mede- simo. All’interno di ogni project workè possibile prevedere approfondimenti legati alle varie aree delle competenze di base (per esempio, per quanto riguarda l’area scientifica è possibile studiare l’elaborazione di preventivi e la pianificazione di costi, ricavi e rischi e descrivere il fenomeno chimico-fisico che è alla base del prodotto o del processo di analisi). 62 3. UN MODELLO DI PERCORSO SPERIMENTALE In allegato, si propone un modello di dispositivo utile al fine di sostenere per- corsi sperimentali relativi al diploma di IFP relativi al quarto anno, ovvero rivolti ad utenti che sono in possesso di una qualifica (cfr. allegato 1). Il quarto anno risulta un completamento del percorso triennale, anche se la prospettiva cui si tende non è quella compositiva (3+1) bensì quella tesa a fornire a tutti i destinatari un’offerta formativa organica a carattere quadriennale, fatta salva la libertà di ciascuno di uscire dai percorsi con la qualifica di IFP. Ciò può dar vita a gruppi di allievi che differenziano le loro esperienze formative in vista di esiti definiti. Naturalmente, molte sono le possibilità di percorrere tale cammino, sia a tempo pieno sia in alternanza, senza dimenticare quelle che procedono in modo de- strutturato, ovvero costruendo passi progressivi centrati sulle capacità e possibilità delle persone, specie quelle poste in particolari situazioni di difficoltà, tendendo ad accrescere il proprio bagaglio di conoscenze, abilità e competenze e mirando sia idealmente sia concretamente ad un completamento formativo che preveda il di- ploma di IFP. In tal modo, si conferma la meta verso cui si tende, ovvero consentire a tutti, nessuno escluso, di accedere ad un livello culturale più elevato, conforme al pro- prio progetto di vita. 63 CONCLUSIONI I percorsi triennali sperimentali, nati timidamente in alcune Regioni in seguito all’Accordo quadro Stato-Regioni del 19 giugno 2003 e ai Protocolli di intesa tra MIUR, MLPS e Regioni, si sono via via ampliati in numero e qualità e hanno co- involto altre Regioni. La sperimentazione è stata premiata dalle famiglie che hanno scelto questi percorsi in modo sempre più consistente a scapito di altre proposte formative non ben delineate. I primi percorsi sperimentali, iniziati nell’anno for- mativo 2002/2003, arriveranno alla conclusione il prossimo giugno 2005; gli alunni si troveranno così di fronte a tre possibilità: proseguire con un ulteriore quarto anno per il conseguimento del diploma professionale regionale, “trasbor- dare” nelle istituzioni scolastiche per continuare il cammino verso l’esame di ma- turità, oppure inserirsi nel mondo del lavoro. Ci sembra, quindi, opportuna e tem- pestiva l’uscita di questo volume che propone un modello per la realizzazione del quarto anno del sottosistema IFP e che intende contribuire alla costruzione di quella filiera formativa che partendo dalle attività formative iniziali porta ai per- corsi dell’istruzione e formazione professionale superiore. Nel volume si sono cercati dei collegamenti con i percorsi europei per ancorare la proposta a dei modelli formativi analoghi già sperimentati e che permettano al si- stema italiano di confrontarsi a pari condizioni con la realtà europea. Si sono pure fat- te delle considerazioni sull’accesso alle professioni regolamentate per legge, ma a questo riguardo il discorso è ancora aperto a va ulteriormente approfondito. La presente proposta considera il percorso quadriennale per il conseguimento del diploma professionale nella sua globalità prevedendo l’eventuale uscita degli allievi dopo il triennio con la qualifica professionale. Mentre il qualificato si im- piegherà in attività prevalentemente pratiche-esecutive, il diplomato avrà acquisito competenze, oltre che operative, anche di programmazione, coordinamento e veri- fica, con buone capacità di entrare in relazione con i colleghi, in un ambito di auto- nomia e responsabilità. Nella definizione del percorso, nel quale assume un ruolo notevole il project work, indicato come attività formativa caratteristica per il quarto anno, diventa stra- tegico il collegamento con le aziende del territorio che occorre coinvolgere con una progressione crescente, a livello quantitativo e qualitativo, perché diventino partner sempre più attivi nella progettazione e nello sviluppo dell’attività formativa. Ci auguriamo, in conclusione, che questo lavoro possa dare un contributo po- sitivo, accanto ad altri, per la costituzione di un reale sottosistema di istruzione e formazione professionale che, partendo dalla formazione iniziale scelta dall’alunno al termine del primo ciclo, lo porti fino alla istruzione e formazione professionale superiore, in un percorso verticale, continuo e di pari dignità rispetto a quello orientato all’università. ALLEGATI 67 Allegato 1 - DISPOSITIVO PROGETTUALE DEL DIPLOMA DI IFP (IV ANNO) 1. Finalità del progetto La sperimentazione “Percorsi di quarto anno di diploma di istruzione e forma- zione professionale” mira a fornire ai giovani in età di diritto-dovere di istruzione e formazione un titolo di studio che: 1) fornisce loro una formazione integrale, 2) assolve al diritto dovere, 3) consente l’inserimento nel mondo del lavoro, 4) consente la prosecuzione degli studi nel sistema IFP e la possibilità di accesso all’anno integrativo per l’acquisizione del diploma di Stato. 2. Destinatari I percorsi sperimentali di diploma di IFPsono rivolti a: 1) Persone che hanno frequentato nove anni di istruzione e che sono in possesso di qualifica della formazione professionale, che possono in tal modo accedere ad un percorso in continuità (nella logica della “filiera formativa”) con quanto già effettuato e prospettare una possibile successiva prosecuzione. 2) Persone in possesso di una qualifica di Istruzione professionale, che possono in tal modo accedere ad un percorso che consenta loro di acquisire un diploma in tempi più brevi rispetto a quello tradizionale, ed inoltre che apre loro le di- verse opportunità del nuovo sistema. 3) Persone in possesso della qualifica di IFP conseguita a seguito dei percorsi triennali sperimentali. 3. Titolo di diploma IFP Il diploma di IFP ha validità nazionale e corrisponde al III livello europeo: si riferisce alla figura del “Tecnico”, ovvero una persona, dotata di una buona cultura tecnica, in grado di intervenire nei processi di lavoro con competenze non solo operative in relazione ai processi, ma anche di programmazione, coordinamento e verifica, sapendo assumere gradi soddisfacenti di autonomia e responsabilità, in re- lazione con i responsabili delle unità operative in cui operano. 68 4. Obiettivi generali del processo formativo Con riferimento alla figura del tecnico ed ai compiti con cui questa si con- fronta, si delineano i seguenti obiettivi generali del processo formativo. 1) Comprensione della realtàin cui l’allievo vive, sia sotto forma di vita quoti- diana sia in senso più strettamente professionale, sapendo definire un rapporto personale con essa, ovvero identificandola tramite la concretezza di oggetti e di problemi che si propongono alla persona. 2) Approfondimento della scientificità dei fenomenioggetto di interesse e dei modelli di intervento, rendendo ragione di tutti i diversi aspetti che compon- gono la realtà che si studia/su cui si interviene, riscoprendo l’unità della cul- tura, e problematizzando logicamente e socialmente le proprie posizioni e ipo- tesi rispetto ad essa. 3) Assunzione di responsabilità personale e socialerispetto alla realtà in cui si è inseriti a partire dalla libertà e dalla volontà morale della persona e della col- lettività implicata, ovvero dalla attribuzione di senso esplicito circa il perché delle cose, il loro rapporto con i criteri morali, sociali, tecnici. 4) Elaborazione di un progetto di interventovolto a modificare la realtà stessa, assumendo le sfide connesse nei compiti e problemi che vengono proposti alla persona, e sapendo trovare le necessarie coerenze tra obiettivi, risultati attesi e mezzi necessari alla realizzazione del progetto. 5) Acquisizione di padronanza circa l’esecuzione del progetto, sapendo svilup- pare un processo di realizzazione dello stesso, compresa la necessaria verifica circa il suo andamento e la correzione degli elementi non coerenti con i criteri di qualità in precedenza individuati. 6) Sviluppo di uno stile relazionale e cooperativoin grado di cogliere tutte le espressioni simboliche della cultura, ed inoltre di valorizzare il proprio ap- porto e quello degli altri soggetti coinvolti caratterizzati da differenti ambiti e livelli di preparazione e di responsabilità. 7) Comprensione del valore economico, sociale e culturale delle azioni svolte, tramite una adeguata riflessione e valutazione circa le realizzazioni ottenute, sapendo vedere la realtà da un punto di vista non immediato ma riferito al pro- cesso storico che informa la cultura in tutte le sue manifestazioni e che contri- buisce al benessere generale. 8) Approfondimento della conoscenza di séfacendo esperienza delle proprie ca- pacità, verificando le proprie scelte, maturando l’attitudine alla progettazione di sé e delle proprie esperienze di vita, ricercando gli aiuti e gli strumenti in grado di fornirgli un apporto significativo in relazione alle differenti opportu- nità che si presentano al termine del percorso di Diploma di istruzione e for- mazione professionale. Perseguendo tali obiettivi, il giovane e la giovane impegnati nel percorso di diploma di IFPpotranno completare il cammino intrapreso nel triennio di qualifi- 69 cazione professionale, concentrando l’attenzione sugli aspetti di maggiore rile- vanza che reggono il passaggio da un profilo di competenza in un campo operativo definito ad un altro che prevede una padronanza di progettazione, gestione e coor- dinamento di azioni di natura tecnica. A tal fine dovranno essere sviluppate capa- cità ed acquisite competenze tramite conoscenze ed abilità – in una visione inte- grale della persona umana – che consentano l’effettiva partecipazione del destina- tario all’organizzazione politica, economica e sociale della realtà di riferimento. 5. Obiettivi specifici di apprendimento Le attività dovranno essere coerenti con gli obiettivi formativi relativi alle competenze di base, articolati in quattro aree (linguaggi, scientifica, tecnologica, storico – socio – economica) così come definiti nel “Documento tecnico per l’avvio del percorso articolato di partenariato istituzionale a livello nazionale in raccordo con il livello regionale per la definizione degli standard formativi, di cui all’art. 4 dell’Accordo quadro sancito in Conferenza unificata il 19 giugno 2003 tra il Ministro dell’istruzione dell’Università e della ricerca, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, le Regioni, le Province autonome di Trento e Bolzano, le Province, i Comuni e le Comunità Montane”. Tali obiettivi fanno riferimento ad un’accezione di competenze di base più larga di quella tradizionalmente utilizzata nella formazione professionale, in quanto non sono concepiti solo con riferimento all’occupabilità delle persone, ma anche al fine di garantire i pieni diritti di cittadinanza a partire dal possesso di un quadro culturale di formazione di base. Le divisioni tra le aree non coincidono necessariamente con la più tradizionale articolazione scolastica delle discipline: lo schema esprime gli obiettivi da rag- giungere e non il percorso da compiere. Il raggiungimento degli obiettivi relativi alle competenze di base deve essere infatti costruito sui centri di interesse dei gio- vani, legati allo sviluppo della persona, al contesto di riferimento, allo sviluppo delle competenze professionali. Per quanto concerne gli obiettivi formativi riferiti alle competenze professio- nali, gli organismi sono tenuti a garantire la coerenza – anche qui nel senso del ri- sultato, mentre il percorso sarà definito autonomamente dagli organismi stessi – con il repertorio di classificazione delle aree e delle figure professionali, secondo lo schema indicato nell’allegato 2. 6. Durata Il percorso, della durata complessiva di 1.050 ore, è così strutturato: 1) percorso digruppo-classe e di gruppi di interessenella misura indicativa di 920 ore annue; 70 2) interventi personalizzatinell’ambito dei laboratori attivati dalle realtà forma- tive, con frequenza obbligatoria, nella misura indicativa di 110 ore annue. Nella tavola 5, si propone uno schema relativo alle aree formative e al loro impegno orario totale. Tav. 5 - Ripartizione del monte ore tra le aree formative Per i giovani in possesso di una qualifica di tipo tradizionale (della Forma- zione professionale e di Istruzione professionale) è previsto un modulo propedeu- tico, di durata variabile (da 100 a 300 ore) in base all’esito del bilancio iniziale di competenze, conoscenze ed abilità. L’accesso a tali percorsi sarà definito sulla base di criteri di omogeneità tra la qualifica posseduta dall’utente e la comunità/area professionale di riferimento del- l’azione sperimentale. 7. Metodologie Il progetto prevede le seguenti opzioni metodologiche: 1) Coerenza tra percorsi di qualificazione e percorsi di diploma di IFP; 2) Potenziamento della partnershipformativa con il coinvolgimento delle im- prese; 3) Valorizzazione del teamdi formazione sotto la responsabilità del coordinatore- tutor; 4) Adozione di una metodologia centrata sulla personalizzazione, la pedagogia del compito reale, la valutazione autentica e l’utilizzo del portfoliodelle com- petenze personali; 5) Accorpamento delle discipline e delle tecnologie in un numero limitato di aree formative. 71 Le metodologie previste privilegiano la didattica attiva e l’apprendimento dal- l’esperienza, centrata sulle competenze e sul profilo educativo, culturale e profes- sionale del destinatario. Ciò significa realizzare il più possibile LARSA (personali, sociali, professionali) specificati in compiti reali che richiedono una integrazione delle diverse discipline o aree formative coinvolte. Questo al fine di realizzare un approccio amichevole che valorizza l’esperienza dei giovani e conduce in modo induttivo verso traguardi di sapere soddisfacenti orientati a compiti concreti, valu- tati sulla base di specifici prodotti. Va inoltre prevista un’area formativa denominata project work che rappresenta un’esperienza di alternanza formativa, opportunamente concordata con le imprese partner, mediante la quale l’allievo, dopo una fase di osservazione e interpreta- zione della realtà aziendale di riferimento, elabora e realizza un progetto rispon- dente a compiti coerenti con le finalità del percorso formativo e significativo per l’organizzazione stessa. I formatori si impegnano a mirare l’azione educativa in riferimento ad obiet- tivi formativi significativi e motivanti per gli allievi, nella forma dei piani persona- lizzati degli studiche ogni gruppo docente è chiamato a realizzare strutturandoli in unità di apprendimento. In ingresso ed in itineredovranno essere attivate azioni di riconoscimento dei crediti formativi comunque acquisiti, in via formale, informale e non formale. Infine, nell’ambito dei percorsi dovrà essere adottato un portfoliodelle com- petenze personali (la cui parte essenziale, sotto forma di “libretto formativo”, ac- compagna la persona nel suo cammino di formazione e di lavoro) tramite il quale documentare la progressione dell’allievo, consentendogli di svolgere un ruolo at- tivo nella conduzione del processo formativo che lo riguarda. 8. Esame finale L’ammissione all’esame finale avviene mediante valutazione del percorso for- mativo dell’allievo e delle sue acquisizioni da parte dell’équipedel corso, così come sono individuate nel portfolio. Tale valutazione viene espressa in forma di punteggio, pari al massimo di 50 punti su 100. Si indica in 30 il valore di soglia sotto il quale non è possibile ammettere il titolare all’esame finale. L’esame finale di diploma di IFP è realizzato da parte di un’apposita “Com- missione di valutazione ed accertamento finale” con i compiti di: visionare il portfoliodelle competenze personali ed il giudizio di ammissione dei candidati; definire, gestire e valutare le prove e deliberare circa l’attribuzione del certificato previsto dal progetto di riferimento. L’esame finale deve mirare alla verifica del conseguimento di due categorie di obiettivi: gli obiettivi educativi, culturali e professionali che attestino l’assolvi- mento del diritto-dovere in riferimento al PECUP; gli obiettivi relativi alla figura professionale indicata nel diploma. Ciò significa adottare una logica sostanziale re- 72 lativa al titolo di studio, qualificata tramite l’accertamento della professionalità. Un esito che si può perseguire unicamente a condizione che la progettazione, la va- lutazione e la certificazione si sviluppino mediante l’approccio per competenze, conoscenze ed abilità. L’esame finale si articola nelle 3 prove descritte nella tavola 6. Tav. 6 - Prove dell’esame finale I punteggi massimi previsti sono così ripartiti tra le diverse prove: prova pro- fessionale: 25 punti; prova scritta: 15 punti; colloquio: 10 punti. L’allievo rag- giunge il diploma con un punteggio minimo di 60 punti. DESCRIZIONE In essa è richiesto all’allievo di realizzare un prodotto significativo e funzionale a valutare le capacità professionali acquisite durante l’iter formativo. Questa prova può essere suddivisa in 3 fasi: a) Fase di programmazione: in essa è richiesto all’allievo di comprendere le consegne e di definire il piano di lavoro che intende seguire, nell’espletamento della prova. b) Fase operativa: in essa è richiesto all’allievo di realizzare concretamente il prodotto richiesto, sapendo mobilizzare le risorse disponibili procedendo alle opportune verifiche ed eventuali correzioni. c) Fase consuntiva: in essa è richiesto all’allievo di documentare il processo che ha svolto per la realizzazione del prodotto, procedendo ad una valutazione dell’uno e dell’altro. Corrisponde ad un questionario che, utilizzando varie metodologie di rilevazione (domande a scelta multipla, a completamento, aperte, su micro-problemi), mira a sondare la preparazione degli allievi in riferimento agli standard minimi delle competenze di base. In esso è richiesto all’allievo di argomentare su contenuti appresi durante il percorso formativo, sulle esperienze formative vissute (specie il project work) e sulle attese e le riflessioni riguardanti il proprio futuro. Obiettivo privilegiato del colloquio è offrire all’allievo l’opportunità di riflettere e di prendere consapevolezza del percorso educativo e formativo che ha compiuto, valorizzando il proprio portfolio. PROVA 1) Prova professionale 2) Prova scritta culturale 3) Colloquio 73 Allegato 2 - REPERTORIO DELLE FIGURE PROFESSIONALI DI TECNICO IFP Viene proposto di seguito il repertorio delle figure di diploma di IFP distinte per aree/comunità professionali. 74 Allegato 3 - STANDARD FORMATIVI MINIMI RELATIVI ALLE COMPETENZE DI BASE PER IL PERCORSO QUADRIENNALE Vengono di seguito proposti gli standard formativi minimi (SFM) relativi alle competenze di base inerenti al percorso quadriennale per il conseguimento del di- ploma professionale ampliando gli standard formativi minimi (e relative declina- zioni) definiti dall’Accordo Stato-Regioni del 19 giugno 2003 per i percorsi trien- nali sperimentali (integrazioni e modifiche sono evidenziate in corsivo). Essi sono sempre articolati in quattro aree (area dei linguaggi; area scientifica; area tecnologica; area storico-socio-economica) e sono un riferimento per una pos- sibile ulteriore declinazione a livello regionale. Essi esprimono gli obiettivi da raggiungere e non il percorso da compiere, in quanto la modulazione dei percorsi va costruita sui centri di interesse dei giovani, legati allo sviluppo della persona, al contesto di riferimento, allo sviluppo delle competenze professionali. Segue Declinazione 1.1. Comprende le idee principali e secondarie di conversazioni, formali ed informali, individuando il punto di vista e le finalità dell’emittente 1.2. Riconosce differenti codici comunicativi all’interno del messaggio ascoltato, anche attraverso trasmissioni radio, video, ecc. 1.3. Svolge presentazioni chiare e logicamente strutturate 1.4. Possiede e utilizza proprietà di linguaggio, anche in senso lessicale e morfosintattico, adeguata a situazioni riferibili a fatti di vita quotidiana e professionale 1.5.Affronta situazioni comunicative diverse, impreviste, anche in contesti non noti, scambiando informazioni ed idee, utilizzando adeguate risorse linguistiche ed esprimendo il proprio punto di vista motivato 1.6.Affronta situazioni comunicative anche complesse sul piano professionale e relazionale sia all’interno dell’azienda sia con clienti e fornitori SFM 1. Padroneggiare gli strumenti espressivi ed argomentativi indispensabili per gestire l’interazione comunicativa 75 Segue Segue 2.1. Comprende ed interpreta testi di varia tipologia, attivando strategie di comprensione diversificate 2.2. Identifica le informazioni fattuali e i giudizi 2.3. Conosce testi appartenenti alla produzione letteraria italiana e straniera di epoche ed autori diversi ed è capace di fare delle semplici analisi critiche di testi narrativi 2.4. Comprende e utilizza per l’ambito lavorativo testi professionali, riviste specialistiche, documentazione tecnica e capitolati, con attenzione ai termini tecnici specifici e agli aspetti della sicurezza sul lavoro 2.5. Comprende ed interpreta le procedure del “sistema qualità” 3.1.Acquisisce e seleziona le informazioni utili, in funzione dei vari testi scritti da produrre (ad es. annunci, articoli, formulari, ecc.) 3.2. Produce testi di contenuto generale e tecnico adeguati rispetto alla situazione comunicativa anche dal punto di vista lessicale e morfosintattico 3.3. Produce testi specifici relativi al processo produttivo, all’acquisto e alla vendita e realizza prospetti finalizzati all’organizzazione del lavoro 3.4. Compila correttamente la modulistica specifica del settore e produce testi specifici quali report, verbali, lettere di varia natura 3.5. Elabora sintesi di nozioni o informazioni lette o apprese oralmente dimostrando una buona capacità schematica di concetti e nessi logici 3.6. Collabora alla gestione di pagine web di presentazione della propria azienda (out-lineaziendale) 3.7. Gestisce con supporti informatici documenti e programmi riguardanti il movimento dei prodotti aziendali (ordinazioni, consegne, movimentazione della merce) 3.8.Produce, controlla e rettifica documenti, atti, relazioni e prospetti finalizzati alla realizzazione del lavoro 4.1. Comprende i punti principali di messaggi di intermedia difficoltàsu argomenti di interesse personale, quotidiano o professionale 4.2.Descrive esperienze ed eventi relativi all’ambito personale e professionale 4.3. Interagisce in conversazioni su temi di carattere personale, quotidiano o professionale 4.4.Comprende i punti principali e localizza informazioni all’interno di testi riferiti alla vita quotidiana, all’esperienza personale, all’ambito professionale 4.5.Scrive testi di uso quotidianoriferiti ad ambiti di immediata rilevanza 4.6. Scrivecorrettamente testi di carattere tecnico nell’ambito professionale studiato 4.7. Usa in modo corretto e autonomo il dizionario 4.8.Conosce operativamente il linguaggio tecnico in lingua straniera della specifica comunità professionale per consultazione di siti, manuali d’istruzione, riviste e quotidiani specifici 2. Leggere per comprendere e interpretare 3. Produrre testi di differenti formati, tipologie e complessità 4. Utilizzare per i principali scopi comunicativi ed operativi una lingua straniera (riferimento livello 3 scala europea) 76 Segue 5.1. Coglie gli strumenti che caratterizzano il linguaggio dell’opera d’arte ed il valore del patrimonio artistico ed ambientale 5.2. Riconosce i diversi codici e strumenti comunicativi propri delle comunicazioni non verbali e li utilizza in relazione ai diversi contesti 5.3. Coglie gli strumenti che caratterizzano il linguaggio audiovisivo ed interpreta il messaggio attraverso diversi codici, finalità 5.4. Esprime contenuti professionali e culturali attraverso un linguaggio integrato, utilizzando tutti gli strumenti tecnico- espressivi che possono favorire la comunicazione 5. Utilizzare strumenti espressivi diversi dalla parola, tra loro integrati o autonomi (ad es. fotografia, cinema, web e in generale ipertesti, teatro, musica, ecc.) Declinazione 1.1. Sa acquisire, leggere, creare, gestire e stampare testi usando le funzionalità di un programma di videoscrittura 1.2.Usa le potenzialità offerte da applicazioni specifiche per creare, elaborare e gestire un foglio elettronico, utilizzando le funzioni aritmetiche e logiche, le normali funzionalità di trattamento dei testi, la rappresentazione dei dati in forma grafica 1.3Conosce che cos’è una rete e utilizza in sicurezza internet per raccogliere informazioni, esplorare argomenti specifici, comunicare, collaborare e condividere risorse a distanza 1.4. Usa le potenzialità offerte da applicazioni specifiche per organizzare e gestire le attività di una piccola azienda 2.1.È consapevole delle regole della comunicazione telematica e utilizza gli strumenti nel rispetto della propria e altrui privacy 2.2. Conosce potenzialità e rischi nell’uso delle TIC SFM 1. Utilizzare strumenti tecnologici e informatici per consultare archivi, gestire informazioni, analizzare dati a livello Expert - riferimento ECDL - riferimento syllabus per la certificazione Microsoft office Specialist (MOS) – livello Expert 2 Utilizzare consapevolmente le tecnologie tenendo presente sia il contesto culturale e sociale nel quale esse fanno agire e comunicare, sia il loro ruolo per l’attuazione di una cittadinanza attiva 77 Declinazione 1.1. Comprende il significato e le proprietà delle operazioni e utilizza strumenti, tecniche e strategie di calcolo (fino all’impostazione e risoluzione di disequazioni, analisi e studio delle funzioni in un piano cartesiano, interpolazione di dati) 1.2. Analizza oggetti nel piano e nello spazio, calcolando perimetri, aree e volumi di semplici figure geometriche e costruisce modelli utilizzando figure 1.3. Individua le strategie matematiche appropriate per la soluzione di problemi inerenti la vita quotidiana e professionale e motiva le risposte prodotte 1.4. Analizza dati e li interpreta sviluppando deduzioni e ragionamenti sugli stessi anche con l’ausilio di strumenti statistici (analisi della frequenza, tassi, probabilità) e di rappresentazioni grafiche 1.5. È capace di fare scelte idonee nelle diverse situazioni problematiche del contesto lavorativo applicando idonee strategie matematiche 1.6. Sa elaborare preventivi e pianificare adeguatamente costi, ricavi e rischi (progettazione e realizzazione di un budget ed elementi di scienze finanziarie) 2.1. Analizza fenomeni fisici e risolve problemi individuando le grandezze fisiche, le relative modalità di misura e le relazioni fra di esse 2.2. Riconosce i principi fisici alla base del funzionamento di uno strumento o di una innovazione tecnologica 2.3. Riconosce il ruolo degli elementi di un sistema (fisico, naturale, sociale) e le loro interrelazioni 2.4. Analizza qualitativamente e quantitativamente fenomeni fisici e trasformazioni di energia 2.5. Analizza fenomeni chimici, comprendendo le caratteristiche degli elementi e la struttura delle soluzioni chimiche legate al contesto della vita quotidiana 2.6. Contestualizza le conoscenze e le abilità acquisite sviluppando soluzioni in ambiti applicativi diversi 2.7. Conosce in modo approfondito i fenomeni chimici-fisici dei processi inerenti la propria comunità professionale SFM 1. Comprendere le procedure che consentono di esprimere e risolvere le situazioni problematiche attraverso linguaggi formalizzati 2. Comprendere la realtà naturale, applicando metodi di osservazione, di indagine e le procedure sperimentali proprie delle diverse scienze. Esplorare e comprendere gli elementi tipici e le risorse dell’ambiente naturale ed umano inteso come sistema 78 Segue Declinazione 1.1. Riconosce le dimensioni del tempo e dello spazio attraverso l’osservazione di eventi storici e di aree geografiche 1.2. Identifica gli elementi maggiormente significativi per distinguere e confrontare periodi e aree diversi e li utilizza per cogliere aspetti di continuità e discontinuità, analogie e differenze e interrelazioni 1.3. Riconosce le caratteristiche della società contemporanea come il prodotto delle vicende storiche del passato 1.4. Individua nel corso della storia mezzi e strumenti che hanno caratterizzato l’innovazione tecnico-scientifica 1.5. Conosce le principali tappe storiche e le evoluzioni tecnologiche della comunità professionale di appartenenza 1.6. Interagisce positivamente con il fenomeno della globalizzazione considerandosi cittadino del mondo 2.1. Comprende le caratteristiche fondamentali dell’ordinamento giuridico italiano come sistema di regole fondate sulla Costituzione repubblicana e si orienta nella struttura dello Stato, delle Regioni e degli Enti locali, riconoscendo le funzioni dei rispettivi organi 2.2.Conosce le funzioni degli organismi di cooperazione internazionale e il ruolo dell’Unione europea 2.3. Comprende la dimensione storica dei sistemi di organizzazione sociale, mette a confronto modelli diversi tenendo conto del contesto storico / culturale di riferimento 2.4. Riconosce il significato e il valore della diversità all’interno di una società basata su un sistema di regole che tutelano i diritti di tutti anche in relazione a possibili Paesi esteri ospitanti 2.5. Conosce la legislazione e le norme specifiche della comunità professionale di appartenenza SFM 1. Cogliere il cambiamento e la diversità in una dimensione diacronica attraverso il confronto fra epoche e in una dimensione sincronica attraverso il confronto fra aree geografiche e culturali 2. Collocare l’esperienza personale in un sistema di regole fondato sulla tutela e sul reciproco riconoscimento dei diritti per il pieno esercizio della cittadinanza 79 Segue 3.1. Riconosce ed applica concretamente in fatti e vicende della vita quotidiana e professionale i fondamentali concetti economici e giuridici 3.2. Conosce le principali caratteristiche del mercato del lavoro mondiale, europeo, nazionale e locale e le regole del suo funzionamento 3.3. Conosce l’organizzazione aziendale e sa interagire correttamente con essa 4.1. Identifica le condizioni di sicurezza e salubrità degli ambienti di lavoro, nel rispetto degli obblighi previsti dalla normativa vigente, individuando i comportamenti da adottare in situazioni di emergenza 4.2. Comprende la necessità di adottare nella vita quotidiana e professionale comportamenti volti a rispettare l’ambiente 4.3. Redige documenti relativi alle norme di sicurezza degli impianti realizzati o dei macchinari in uso nell’azienda 3 Conoscere il funzionamento del sistema economico e orientarsi nel mercato del lavoro 4. Essere consapevole dei comportamenti adeguati per assicurare il benessere e la sicurezza 80 Allegato 4 - COMUNITÀ PROFESSIONALE MECCANICA Si riporta di seguito la scheda descrittiva della figura del “Tecnico meccanico” (tav. 1), una proposta di standard formativi professionali (tav. 2), un esempio di project work(tav. 3). Tav. 1 - Scheda descrittiva del “Tecnico meccanico” TECNICO MECCANICO Rappresenta una figura professionale polivalente in grado di presidiare un compito lavorativo-professionale complesso affrontando una varietà di compiti con un buon grado di autonomia e responsabilità: 1) Collaborazione nella fase progettuale ed esecutiva, osservando ed applicando le regole della progettazione meccanica (utilizzando sistemi CAD) 2) Gestione della produzione (programmazione, esecuzione, controllo) 3) Programmazione ed esecuzione di una corretta manutenzione delle varie attrezzature e macchine come previsto dal sistema qualità 4) Aiuto controllo qualità del prodotto 5) Supporto gestione budget (acquisti dei prelavorati e costi dei prodotti realizzati) 6) Aiuto gestione marketing (supporto tecnico e relazioni con i clienti) • Tecnico superiore di progettazione meccanica • Tecnico superiore di produzione CAD-CAM • Tecnico superiore di automazione industriale • Tecnico superiore di qualità per imprese industriali Anno di preparazione universitaria Denominazione del diploma di IFP Compiti caratteristici della figura professionale Continuità 1 (Diploma di formazione tecnica superiore) Continuità 2 (Università) 81 Tav. 2 - Standard formativi professionali relativi al “Tecnico meccanico” Declinazione 1.1. Collabora nella fase progettuale ed esecutiva, utilizzando sistemi CAD e/o applicazioni specifiche per la produzione di elaborati 1.2. Utilizza softwarededicati per la creazione di sussidi relativi alla documentazione del prodotto realizzato 2.1. Sa interpretare e gestire le commesse di lavorazione sulla base delle informazioni ricevute 2.2. Sceglie le attrezzature in funzione delle lavorazioni da eseguire 3.1. Sa elaborare le informazioni tecnologiche necessarie per la realizzazione di cicli produttivi in funzione delle variabili: macchine, fasi di lavorazione, parametri tecnologici, attrezzature, tempi 3.2. Verifica l’efficacia e l’efficienza dei cicli produttivi in relazione agli standard di qualità aziendali 3.3. Conosce le modalità per la determinazione dei tempi di lavorazione e dei costi del prodotto 3.4. Comprende, esegue e modifica programmi per macchine a CN in modo autonomo 4.1. Conosce le procedure relative al sistema qualità in relazione al collaudo del prodotto 4.2.Conosce e utilizza tecniche di misurazione idonee alle caratteristiche specifiche del prodotto 4.3. Gestisce i dati provenienti dal collaudo e collabora per correggere eventuali anomalie 5.1. Utilizza manuali tecnici per gestire il mantenimento funzionale di attrezzature e macchine 5.2. Archivia/immagazzina in modo adeguato documentazione/prodotti, utensili ed attrezzature al termine delle lavorazioni 6.1. Sa formalizzare richieste d’acquisto di materiali utilizzati per la realizzazione del prodotto (utensili, attrezzature, strumenti, ecc.) 7.1. Sa relazionarsi con i clienti fornendo supporto tecnico in relazione al prodotto 7.2.Conosce le procedure per la stesura di un preventivo Standard formativi 1. Utilizzare strumenti tecnologici e informatici per la produzione di elaborati tipici dell’attività professionale 2. Sviluppare cicli produttivi indispensabili per la gestione della produzione 3. Verificare i cicli produttivi in funzione delle variabili tecnologiche 4. Utilizzare procedure e tecniche metrologiche per la gestione dei dati di collaudo 5. Programmare ed eseguire una corretta manutenzione ordinaria delle varie attrezzature e macchine come previsto dal sistema qualità 6. Promuovere acquisti finalizzati alla realizzazione del prodotto 7. Collaborare nei processi di vendita 82 Tav. 3 - Esempio di project work Tecnico meccanico Studio di un processo produttivo Realtà produttive medio piccole In riferimento alle realtà produttive del settore, si chiede all’allievo di ricostruire il ciclo di produzione, verificando la coerenza tra il prodotto atteso e i diversi fattori impiegati (umani, tecnologici, materiali, logistici, organizzativi e temporali) Presentazione di un processo produttivo relativo a un particolare meccanico adeguatamente documentato (persone coinvolte e ruoli, specifiche tecniche, macchine utilizzate, attrezzature, programmi CNC, cicli di lavoro, documenti di rintracciabilità del prodotto, fornitori, specifiche di collaudo, ecc.) • Visite mirate in azienda • Intervista a testimoni privilegiati • Lettura della documentazione • Osservazione sul campo • Studio personale • Confronto con formatori ed esperti 1) Elaborazione del piano di lavoro tra allievi, formatori e responsabili aziendali per la scelta del prodotto e modalità dell’intervento 2) Analisi del disegno del prodotto e sue specifiche 3) Analisi del sistema di approvvigionamento aziendale (aziende fornitrici, specifiche dei materiali, ecc.) 4) Individuazione delle macchine standard e specifiche, delle attrezzature, dell’utensileria necessaria con relative caratteristiche 5) Ricostruzione del ciclo di produzione 6) Elaborazione del documento del processo produttivo e sua presentazione 200 ore Allievo Corso Titolo del progetto Contesto organizzativo Specificazione del compito Prodotto atteso Metodologie Fasi di lavoro Tempi 83 Allegato 5 - COMUNITÀ PROFESSIONALE ELETTRICA E ELETTRONICA Si riporta di seguito la scheda descrittiva della figura del “Tecnico elettrico” e quella del “Tecnico elettronico e telecomunicazioni” (tavv. 1-2), una proposta di standard formativi professionali (tav. 3), tre esempi di project work(tavv. 4-6). Tav. 1 - Scheda descrittiva del “Tecnico elettrico” Segue TECNICO ELETTRICO È una figura professionale con una buona cultura tecnica in grado di effettuare in modo autonomo una varietà di compiti: 1) Collaborare nella gestione e conduzione, in qualità di tecnico elettrico, di una impresa del settore 2) Organizzare un cantiere di lavoro 3) Analizzare la documentazione tecnica, capitolati, specifiche del committente 4) Redigere documenti relativi ai lavori svolti, a rapporti con clienti e committenti e realizzare la documentazione tecnica da allegare alla dichiarazione di conformità degli impianti realizzati ai sensi della L. 46/90 5) Utilizzare software per effettuare preventivi 6) Comprendere una bolla di consegna ed una fattura 7) Applicare le leggi e le normative tecniche vigenti di settore 8) Applicare le principali leggi in termini di sicurezza sul lavoro 9) Dimensionare le condutture elettriche, scegliere e verificare la funzionalità dei dispositivi di comando, di protezione e dei componenti elettrici anche con l’utilizzo di softwaretecnici 10)Verificare la funzionalità degli impianti elettrici, ai sensi delle normative tecniche di settore 11) Eseguire le verifiche strumentali dell’impianto elettrico previste dalla normativa tecnica: misura della resistenza di terra, misura del tempo di intervento dei dispositivi di protezione, ecc. 12)Riconoscere la struttura e il principio di funzionamento delle macchine elettriche fondamentali statiche e rotanti 13) Riconoscere il funzionamento e l’applicazione dei componenti elettronici di base e usare gli strumenti Denominazione del diploma di IFP Compiti caratteristici della figura professionale 84 Tav. 2 - Scheda descrittiva del “Tecnico elettronico e telecomunicazioni” Segue Segue 14) Usare e programmare PLC per automatismi di comando e di movimentazione 15) Realizzare schemi elettrici attraverso l’utilizzo di applicativi CAD 16) Riconoscere i principali sistemi di regolazione Trova impiego come lavoratore dipendente all’interno di piccole e medie imprese, o presso artigiani che operano nel settore: – dell’impiantistica elettrica nelle abitazioni, nelle attività commerciali, negli ambienti industriali, ecc. – dell’installazione/manutenzione di impianti per la gestione e il controllo degli accessi: apricancelli, automatismi in genere – della gestione intelligente della sicurezza degli edifici (antintrusione, risparmio energetico, rilevazione incendi) – della ricezione e distribuzione commerciale degli articoli elettrici – della manutenzione elettrica in grosse attività commerciali o industriali o come addetti all’interno delle stesse • Capotecnico elettrico (1 anno) • Progettista elettrico (3 anni) • Tecnico superiore dei sistemi automatici (1-2 anni) • Altro Anno di preparazione universitaria Continuità 1 (Diploma di formazione tecnica superiore) Continuità 2 (Università) TECNICO ELETTRONICO E TELECOMUNICAZIONI È una figura professionale capace di inserirsi in realtà produttive molto differenziate e caratterizzate da rapida evoluzione, sia dal punto di vista tecnologico, sia da quello dell’organizzazione del lavoro: 1) Organizzare autonomamente, date le specifiche, il proprio lavoro presso il cliente o nel reparto produttivo 2) Analizzare la documentazione tecnica, capitolati, specifiche del committente 3) Redigere documenti relativi ai lavori svolti, a rapporti con i clienti e committenti e realizzare la documentazione tecnica da allegare 4) Interpretare schemi di apparati elettronici 5) Collaudare e manutenere piccoli e medi apparati elettronici Denominazione del diploma di IFP Compiti caratteristici della figura professionale 85 Segue 6) Utilizzare la strumentazione elettronico/informatica utile per la fase di progetto CAE, collaudo e recupero anomalie (tester, oscilloscopi generatori di funzione, ecc.) 7) Conoscere e applicare le principali tecniche analogiche e digitali per i controlli automatici (PLC, microprocessore, regolatori PID e PWM) 8) Installare e configurare reti sicure in riferimento alle apparecchiature hardware 9) Manutenere una rete aziendale 10) Collegare in rete le varie apparecchiature per i controlli automatici 11) Progettare reti LAN in ambito industriale 12) Collegare in rete apparecchiature elettroniche (PLC, ecc.) 13) Conoscere le leggi e le normative tecniche vigenti di settore 14) Conoscere le principali leggi in termini di sicurezza sul lavoro 15)Nel caso di figure orientate alla manutenzione degli autoveicoli:Analizzare e conoscere i sistemi elettronici applicati al contesto del confort e alla sicurezza dell’autoveicolo Trova impiego come lavoratore dipendente o come consulente all’interno di piccole-medie imprese o presso artigiani che operano nel settore: – elettronico, automazione industriale e telematico; – della progettazione, installazione e manutenzione di reti (industriali e non); – del networkingsicuro; – commerciale dell’elettronica/automazione e del networking; – della manutenzione elettronica degli autoveicoli 1) Capotecnico elettronico (1 anno) 2) Progettista elettronico e telecomunicazioni (3 anni) 3) Esperto nell’amministrazione di reti aziendali (1 anno) 4) Programmatore senior(3 anni) 5) Altro Anno di preparazione universitaria Continuità 1 (Diploma di formazione tecnica superiore) Continuità 2 (Università) 86 Tav. 3 - Standard formativi professionali relativi al “Tecnico elettrico” Segue Declinazione 1.1. Collabora nella fase progettuale ed esecutiva, utilizzando sistemi CAD elettrici e/o applicativi rivolti a: dimensionamento impianti e dei quadri elettrici, scelta delle apparecchiature di comando e controllo, redazione di manuali tecnici e produzione di elaborati in genere, redazione di computi metrici estimativi, gestione aziendale e fiscale, ecc. 1.2. Usa e programma PLC (controllori a logica programmabile) e tecnologia BUS ed EIBUS nei sistemi SCS (sistemi di cablaggio strutturato) in semplici sistemi civili ed industriali 1.3. Legge ed interpreta le caratteristiche tecniche delle principali macchine elettriche e azionamenti con tecnologia analogica e/o digitale 2.1. Utilizza cataloghi tecnici di materiale elettrico 2.2. Effettua la scelta dei prodotti analizzando il parametro qualità/prezzo 3.1. Legge e utilizza la documentazione tecnica, capitolati, specifiche del committente 3.2.Redige un piano di lavoro in relazione a tempi, risorse umane e materiali 3.3. Redige il POS (Piano Operativo di Sicurezza – Legge 494) applicando le norme di sicurezza vigenti (D. Lgs. 626/94) 3.4.Valuta le esigenze, gestisce e controlla le forniture e/o giacenze di materiale elettrico necessarie alla realizzazione e/o manutenzione di lavori di impianti elettrici 4.1. Si relaziona ed opera con tutte le figure tecnico professionali dell’impresa e cura i rapporti con i fornitori 4.2. Conosce e applica le normative tecniche specifiche del settore di riferimento nel rispetto delle leggi vigenti. 4.2. Utilizza e fa rispettare il POS (Piano Operativo di Sicurezza – Legge 494) applicando le norme di sicurezza vigenti (D. Lgs. 626/94). 5.1. Applica le procedure di “buona prassi” per la realizzazione di impianti a regola d’arte 5.2.Redige gli stati avanzamenti di lavoro 5.3. Gestisce le varianti in corso d’opera in collaborazione con il progettista Standard formativi 1. Utilizzare strumenti tecnologici e informatici e le principali macchine elettriche AC/DC 2. Conoscere e scegliere le apparecchiature e i sistemi tecnologici idonei per la realizzazione di impianti elettrici 3. Collaborare nell’organizzazione di un cantiere di lavoro sulla base del progetto esecutivo 4. Collaborare all’attività di coordinamento in qualità di responsabile tecnico in imprese di impianti elettrici 5. Controllare lo stato di avanzamento dei lavori in funzione della documentazione tecnica e degli accordi con il committente 87 Segue 6.1. Effettua le verifiche a vista, funzionali e strumentali previste dalla normative vigente nel rispetto della Legge 46/90 6.2. Documenta l’esito delle verifiche utilizzando opportuni moduli 6.3. Provvede al recupero di eventuali anomalie 7.1. Compila la dichiarazione di conformità prevista dalla Legge 46/90, redigendo gli allegati obbligatori e facoltativi 8.1. Redige il libretto di manutenzione ordinaria degli impianti realizzati 8.2. Pianifica e organizza gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria 9.1. Reperisce informazioni tecniche utilizzando le risorse della rete 9.2. Cura l’aggiornamento e la raccolta dei cataloghi delle ditte produttrici di materiale elettrico 9.3. Partecipa ad incontri tecnici organizzati dalle aziende produttrici e distributrici di materiali elettrici 9.4. Pianifica la propria formazione continua 6. Verificare e controllare la rispondenza dei lavori eseguiti al progetto iniziale 7. Redigere la documentazione tecnica che certifica la conformità degli impianti 8. Programmare ed eseguire una corretta manutenzione ordinaria delle varie attrezzature, macchine ed impianti 9. Utilizzare internet, cataloghi tecnici, partecipare ad incontri tecnici e fiere di settore per garantirsi un aggiornamento continuo 88 Tav. 4 - Esempio n. 1 di project work Tecnico elettrico Gestione delle risorse e pianificazione del lavoro Due diverse entità organizzative del settore meccanico, indicativamente: 1) una basata sull’ampio utilizzo di automazione industriale, 2) l’altra di tipo tradizionale Aziende di media grandezza (concessionarie, ecc.) In riferimento alle due entità organizzative del settore, si chiede all’allievo di: a) ricostruire il ciclo di produzione verificando la coerenza tra il prodotto atteso ed i diversi fattori impiegati (umani, tecnologici, materiali, logistici, organizzativi e temporali), b) indicare eventuali elementi di incongruenza, c) suggerire il tipo di intervento migliorativo. Il progetto finale, adeguatamente documentato, avrà la seguente struttura: 1) presentazione dell’organizzazione (natura, dimensioni, collocazione di mercato, organigramma, ecc.) 2) ricostruzione del processo produttivo (input-output) in rapporto alle specifiche di partenza 3) controllo del ciclo lavorativo 4) individuazione degli elementi di incongruenza 5) proposizione di suggerimenti migliorativi • Visite mirate in azienda • Intervista a testimoni privilegiati • Lettura della documentazione • Osservazione sul campo • Applicazione delle tecniche di controllo • Studio personale • Confronto con formatori ed esperti 1) Elaborazione del piano di lavoro 2) Individuazione delle entità organizzative del settore meccanico 3) Ricostruzione del contesto 4) Ricostruzione del ciclo di produzione 5) Controllo e rilevazione di eventuali incongruenze 6) Formulazione dei suggerimenti migliorativi 7) Elaborazione del documento progettuale e sua presentazione 200 ore Allievo Corso Titolo del progetto Contesto organizzativo Specificazione del compito Prodotto atteso Metodologie Fasi di lavoro Tempi 89 Tav. 5 - Esempio n. 2 di project work Tecnico elettrico Gestione di una commessa Piccola e media impresa Struttura artigianale con congrua struttura organizzativa In riferimento alle due entità organizzative, si chiede all’allievo di: 1) interpretare l’analisi dei costi proposta 2) interpretare il progetto e le scelte tecniche effettuate 3) suggerire eventuali miglioramenti 4) entrare in sinergia con il committente, i fornitori e gli esecutori 5) partecipare attivamente all’acquisto dei materiali 6) monitorare costantemente l’evoluzione dei lavori 7) segnalare le eventuali criticità che lui avverte Il progetto sarà documentato attraverso: a) una presentazione della commessa in quanto “prodotto finito” b) schemi elettrici e documentazione tecnica c) elenco materiale utilizzato e relativi costi diretti e indiretti d) l’esplicitazione del programma lavori e) la relazione delle interazioni con il committente, i fornitori e gli esecutori f) l’elenco delle segnalazioni fatte in base alle precedenti relazioni • Visite mirate in azienda • Intervista delle figure coinvolte (committente, fornitori, ecc.) • Lettura della documentazione • Ricerche su internet • Osservazione sul campo • Studio personale • Confronto con formatori ed esperti a) Lettura ed interpretazione del progetto b) Relazione con il committente c) Relazione con i fornitori e gli esecutori d) Stesura del piano di lavoro tra allievi, formatori e responsabili aziendali e) Monitoraggio costante dell’andamento dei lavori f) Relazione sul progetto e presentazione della relazione 200 ore Allievo Corso Titolo del progetto Contesto organizzativo Specificazione del compito Prodotto atteso Metodologie Fasi di lavoro Tempi 90 Tav. 6 - Esempio n. 3 di project work Tecnico elettronico e telecomunicazioni Installazione e manutenzione di una rete LAN Due diverse entità organizzative, indicativamente: • rete LAN aziendale • rete LAN industriale In riferimento alle due entità organizzative del settore si chiede all’allievo di saper realizzare: • analisi delle risorse esistenti e dei bisogni; • pianificazione della realizzazione della LAN • scelta dei componenti • stesura del progetto (documentazione, schemi e planimetrie, ecc.) secondo normativa vigente La presentazione del processo relativo alla progettazione e al cablaggio di una rete LAN adeguatamente documentata (persone e ambienti coinvolti, ruoli, specifiche tecniche, attrezzature, rintracciabilità dei prodotti, fornitori, specifiche di collaudo, software, ecc.) • Visite mirate in azienda • Interviste a testimoni privilegiati • Lettura della documentazione • Osservazione sul campo • Applicazione delle tecniche posa in opera • Studio personale • Confronto con esperti a) Elaborazione del piano di lavoro b) Individuazione delle entità organizzative c) Ricostruzione del contesto d) Ricostruzione del processo di analisi e pianificazione e) Elaborazione del progetto f) Presentazione 200 ore Allievo Corso Titolo del progetto Contesto organizzativo Specificazione del compito Prodotto atteso Metodologie Fasi di lavoro Tempi 91 Allegato 6 - COMUNITÀ PROFESSIONALE GRAFICA E MULTIMEDIALE Si riporta di seguito la scheda descrittiva della figura del “Tecnico delle arti grafiche” (tav. 1) e una proposta di standard formativi professionali (tav. 2). Tav. 1 - Scheda descrittiva del “Tecnico delle arti grafiche” TECNICO DELLE ARTI GRAFICHE Opera ad un grado medio di polifunzionalità curando la qualità nella gestione dei vari processi. Conosce l’intero ciclo di produzione, dalla fase di progettazione a quella di stampa-spedizione ed è in grado di svolgere una varietà di compiti, quali: 1) Collaborazione tecnica dalla fase progettuale a quella esecutiva 2) Svolgimento di mansioni di coordinamento delle diverse fasi del processo produttivo, osservando ed applicando la normativa sulla prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro 3) Collaborazione, durante il ciclo produttivo, con le diverse aree funzionali aziendali: ufficio tecnico, ufficio acquisti, ufficio commerciale, responsabile della produzione. Tecnico superiore per la comunicazione e il multimedia Anno di preparazione universitaria Denominazione del diploma di IFP Compiti caratteristici della comunità professionale Continuità 1 (Diploma di formazione tecnica superiore) Continuità 2 (Università) 92 Tav. 2 - Standard formativi professionali relativi al “Tecnico delle arti grafiche” Segue Declinazione 1.1. Conosce e classifica i prodotti entipologici dell’industria grafica 1.2. Conosce le specificità dei diversi processi di stampa e sa scegliere la linea produttiva più opportuna rispetto allo stampato in oggetto 1.3. Conosce le procedure operative di prestampa, stampa e allestimento 2.1. Sa applicare le regole di comunicazione visiva e di estetica secondo la funzionalità a cui è destinato il progetto grafico 2.2. Sa coordinare l’iter progettuale di un prodotto e relazionarsi con le varie figure professionali 2.3. Comprende, a seguito di breafingcon il committente, le caratteristiche dello stampato da realizzare puntualizzandone le peculiarità ed eventualità tecniche. Sa prevedere le eventuali difficoltà e criticità per meglio intervenire sulla fase produttiva 3.1. Conosce le tecnologie connesse con le procedure di: trattamento del testo, acquisizioni e trattamenti iconografici, imposizione e formatura per la stampa 3.2.Conosce le caratteristiche tecniche delle varie attrezzature in funzione del loro impiego e della qualità finale del prodotto 3.3.Sa calibrare le attrezzature di inpute outputin dotazione 3.4. Conosce i criteri e i parametri di valutazione del prodotto stampato 3.5.Sa eseguire ed interpretare misurazioni densitometriche e colorimetriche nelle diverse fasi del processo produttivo 3.6.Conosce i parametri di stampa che possono influenzare la qualità finale dello stampato 3.7. Conosce le tecnologie e i flussi operativi delle fasi di allestimento 3.8. Ha conoscenze merceologiche in riferimento alle materie prime utilizzate nella produzione grafica: supporti, inchiostri, forme, ecc. 3.9. Sa trattare correttamente i prodotti ausiliari secondo le norme di sicurezza e le prescrizioni di legge 3.10. Conosce e applica la normativa sulla prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro Standard formativi 1. Conoscere le tecnologie e i prodotti connessi al processo produttivo 2. Conoscere le problematiche della progettazione in funzione della produzione 3. Conoscere le tecnologie connesse con le procedure di prestampa, stampa e allestimento 93 Segue 4.1. Conosce i principi basilari della organizzazione aziendale: reparti, funzioni e figure professionali 4.2. Conosce le problematiche connesse con l’impostazione tecnica dello stampato 4.3. Conosce gli elementi che concorrono alla formazione del costo del prodotto finito (preventivazione) 4.4. Sa interagire con i clienti, con gli uffici tecnico- commerciali dell’azienda, con i responsabili delle varie fasi di lavorazione del processo grafico, con i fornitori di attrezzature tecniche 4. Gestire tecniche di commessa 94 Allegato 7 - COMUNITÀ PROFESSIONALE TURISTICA E ALBERGHIERA Si riportano di seguito le schede descrittive delle figure del “Tecnico dei ser- vizi turistici” e “Tecnico delle attività ristorative” (tavv. 1-2), gli standard forma- tivi professionali relativi al “Tecnico delle attività ristorative” (tav. 3) e un esempio di project work(tav. 4). Tav. 1 - Scheda descrittiva del “Tecnico dei servizi turistici” TECNICO DEI SERVIZI TURISTICI Possiede una preparazione professionale che gli consente di inserirsi nel mondo del lavoro, nell’ambito delle agenzie di viaggi, nelle aziende turistiche ricettivistiche e di promozione o come supporto alle attività direzionali e con funzioni di programmazione. Svolge le seguenti funzioni: 1) Attività di guida turistica 2) Accompagnamento nei viaggi organizzati 3) Animatore turistico 4) Assistente congressuale 5) Consulente per la fruizione dei beni culturali e ambientali 6) Assistenza turistica nelle compagnie aeree, di navigazione, delle ferrovie e delle società di trasporto passeggeri e su gomma Tecnico superiore dei servizi turistici Anno di preparazione universitaria Denominazione del diploma di IFP Compiti caratteristici della figura professionale Continuità 1 (Diploma di formazione tecnica superiore) Continuità 2 (Università) 95 Tav. 2 - Scheda descrittiva del “Tecnico delle attività ristorative” TECNICO DELLE ATTIVITÀ RISTORATIVE Rappresenta una figura professionale polivalente in grado di presidiare compiti complessi con un buon grado di autonomia, responsabilità, capacità relazionale. Opera all’interno di differenti attività produttive, siano esse di grandi che di medio/piccole dimensioni. Tali attività possono essere: ristoranti, ristoranti d’albergo, strutture extra alberghiere (villaggi turistici, residence), self-service, mense aziendali e di ristorazione collettiva, fast-food, pizzerie, stuzzicherie, wines-bar, aziende fornitrici di servizi catering e banqueting, aziende di consulenza alberghiero/ristorativa. Tale figura svolge le seguenti funzioni: 1) collabora alla progettazione di un’unità operativa di produzione e servizio pasti 2) collabora alla definizione della lista delle vivande 3) collabora alla programmazione delle attività di approviggionamento e commercializzazione 4) collabora nella gestione della produzione giornaliera (programmazione, esecuzione, controllo) 5) collabora alla programmazione della manutenzione delle varie attrezzature e macchine 6) collabora alla definizione ed alla gestione del budget (acquisti e costo dei prodotti realizzati) • Food and beverage manager • Room division manager Anno di preparazione universitaria Denominazione del diploma di IFP Compiti caratteristici della figura professionale Continuità 1 (Diploma di formazione tecnica superiore) Continuità 2 (Università) 96 Tav. 3 - Standard formativi professionali relativi al “Tecnico delle attività ristorative” Declinazione 1.1. Definisce le caratteristiche generali dell’unità di ristorazione 1.2. Conosce i criteri di progettazione (spazi dedicati, normativa) per ciascun reparto sulla base delle caratteristiche individuate 1.3. Individua le tecnologie (attrezzature ed impianti) applicando la normativa sulla prevenzione e sulla sicurezza 2.1. Sceglie tra diversi tipi di cucina (vegetariana, tipica, etnica, ecc.) 2.2. Armonizza la composizione del menu 2.3. Effettua l’abbinamento cibi-bevande 2.4. Applica nozioni di dietetica e calcolo delle calorie 2.5. Utilizza strumenti tecnologici (softwarededicati) per la composizione di menu 3.1. Prevede i volumi di vendita 3.2. Seleziona i fornitori 3.3. Gestisce il magazzino 3.4. Utilizza strumenti tecnologici per la gestione del magazzino 3.5. Conosce le modalità di pagamento 4.1.Conosce diversi modelli organizzativi 4.2.Individua i flussi comunicativi 4.3. Interviene nella gestione di non conformità predisponendo un’azione correttiva 4.4. Si relaziona all’interno del gruppo di lavoro prevenendo l’insorgenza di conflitti 5.1. Redige un piano annuale di interventi di manutenzione ordinaria 5.2.Conosce la normativa sulla sicurezza e sulla prevenzione degli infortuni 6.1. Acquisisce nozioni sulla definizione di un business plan 6.2. Definisce il budgetpreventivo individuando i diversi indici di spesa 6.3.Sa monitorare le spese correnti e della cassa 6.4. Calcola il costo pasto 6.5. Definisce preventivi per attività di cateringe banqueting 6.6. Raccoglie i dati per la stesura di un budgetconsuntivo 7.1.Conosce i principi di base del marketingaziendale 7.2.Promuove eventi ed iniziative in collaborazione con i reparti dell’unità produttiva Standard formativi 1. Applicare metodi e strumenti per la progettazione di un’unità operativa di produzione e servizio pasti 2. Definire la lista delle vivande 3. Organizzare le attività di approvvigionamento 4. Intervenire a supporto della produzione giornaliera nella risoluzione di problematiche legate alla programmazione, all’esecuzione e/o al controllo dei processi produttivi ottimizzando le risorse 5. Organizzare un calendario di interventi di manutenzione verificandone l’attuazione 6. Definire gli elementi concorrenti all’attività di budgeting 7. Organizzare le attività di promozione del punto vendita 97 Tav. 4 - Esempio diproject work Segue Tecnico delle attività ristorative Studio per l’impianto di un piccolo ristorante tipico Realtà produttive medio piccole In riferimento alle realtà produttive del settore, si chiede all’allievo di: 1) effettuare un’analisi del mercato 2) individuare le caratteristiche di base del ristorante (tipologia, stile, elementi caratterizzanti, possibile utenza) 3) individuare le procedure amministrative, i vincoli e le opportunità offerte dalla legislazione vigente 4) definire un piano d’impresa 5) definire un piano di marketing 6) scegliere gli arredi, tessuti, illuminazione, ecc. 7) definire le attrezzature della cucina in relazione al menu, ai volumi produttivi e ai costi preventivati Il progetto finale, adeguatamente documentato, avrà la seguente struttura: 1) descrizione del progetto (obiettivi, metodi, tempi) 2) presentazione dell’analisi di mercato e considerazioni sui risultati 3) riferimenti alla legislazione vigente 4) descrizione del tipo di ristorante e motivazione della scelta 5) descrizione degli arredi e attrezzature 6) descrizione del piano d’impresa e di marketing 7) attuabilità del progetto e considerazioni finali • Visite mirate in azienda • Intervista a testimoni privilegiati • Lettura della documentazione • Ricerche su internet • Osservazione sul campo • Studio personale • Confronto con formatori ed esperti 1) Elaborazione del piano di lavoro 2) Costruzione degli strumenti per l’analisi di mercato 3) Interviste e ricerche sul territorio 4) Ricerca della legislazione vigente 5) Elaborazione dei dati e scelta del ristorante 6) Analisi di altri ristoranti per definire arredi, attrezzature e strategie 7) Studio del piano d’impresa e di marketing 8) Analisi e rilevazione di eventuali incongruenze 9) Formulazione dei suggerimenti migliorativi 10) Elaborazione del documento progettuale e sua presentazione 200 ore Allievo Corso Titolo del progetto Contesto organizzativo Specificazione del compito Prodotto atteso Metodologie Fasi di lavoro Tempi Allegato 8 - COMUNITÀ PROFESSIONALE AZIENDALE E AMMINISTRATIVA Si riporta di seguito la scheda descrittiva della figura del “Tecnico dei servizi di impresa” (tav. 1), una proposta di standard formativi professionali (tav. 2) e al- cuni esempi di project work(tavv. 3-6). 98 Tav. 1 - Scheda descrittiva del “Tecnico dei servizi di impresa” TECNICO DEI SERVIZI D’IMPRESA Rappresenta una figura professionale polivalente in grado di affrontare una varietà di compiti con un buon grado di autonomia e responsabilità: 1) Tenuta della contabilità sezionale e della contabilità generale fino alla preparazione della situazione economico- patrimoniale di riferimento per la stesura del bilancio di esercizio mediante utilizzo di softwareapplicativi 2) Tenuta della documentazione e dei registri obbligatori previsti dalla normativa fiscale e civilistica 3) Tenuta della contabilità di magazzino 4) Gestione amministrativa delle operazioni commerciali (fatturazione, ecc.) 5) Gestione autonoma delle scadenze fiscali e amministrative e cura degli adempimenti connessi (ad es., apertura o variazione della partita I.V.A., invio della dichiarazione dei redditi, iscrizione al Registro delle Imprese e al Repertorio Economico Amministrativo, dichiarazione di inizio attività alla C.C.I.A.A., deposito del bilancio d’esercizio) 6) Gestione delle principali operazioni finanziarie (incassi, pagamenti tramite assegni, bonifici, MAV, emissione/incasso di ricevute bancarie, carte di credito) con le banche o con altri finanziatori 7) Cura delle pratiche di natura commerciale relative al trasporto, alle condizioni di consegna e di assicurazione delle merci 8) Gestione dei principali adempimenti legati alla contabilità del personale • Esperto della gestione contabile • Esperto in comunicazione aziendale Anno di preparazione universitaria Denominazione del diploma di IFP Compiti caratteristici della figura professionale Continuità 1 (Diploma di formazione tecnica superiore) Continuità 2 (Università) 99 Tav. 2 - Standard formativi professionali relativi al “Tecnico dei servizi di impresa” Declinazione 1.1. Comprende ed interpreta il processo di pianificazione elaborando con competenza dati e grafici richiesti 1.2. Opera aggregazioni gestionali per differenti tipologie: centro di responsabilità, per processo, per prodotto 1.3. Si orienta nel sistema informativo aziendale, rinviando e controllando documenti e dati in ingresso e in uscita 1.4. È in grado di tenere sotto controllo l’aspetto organizzativo, economico finanziario e contabile dell’impresa di appartenenza 2.1. Conosce e utilizza in autonomia la struttura del sistema contabile e le regole per la tenuta della contabilità secondo il metodo della partita doppia 2.2. Procede alla rilevazione sistematica delle operazioni di gestione sia di ordinaria che di straordinaria amministrazione padroneggiando sia le tecniche contabili di tipo tradizionale che elettroniche 2.3. Gestisce in autonomia i rapporti tra banche e impresa di ordinaria amministrazione 2.4. Gestisce, nella tempistica richiesta, gli adempimenti fiscali e previdenziali 3.1.Riconosce i regimi contabili fiscali e i libri obbligatori e non 3.2. Applica la normativa IVA anche a casi particolari 3.3.Utilizza il metodo della partita doppia per aggiornare la contabilità generale, anche con softwareapplicativo e per provvedere alle operazioni di fine anno 3.4.Legge un bilancio di esercizio nelle sue diverse parti 3.5.Conosce l’oggetto e lo scopo della contabilità analitica 3.6. Compila le dichiarazioni fiscali 3.7. Applica gli studi di settore alla clientela in contabilità semplificata 3.8. Si rapporta con l’amministrazione finanziaria in caso di accertamento fiscale 3.9. Provvede agli adempimenti conseguenti alla dichiarazione di fallimento 3.10. Effettua gli adempimenti doganali 4.1. Analizza i contratti collettivi di diversi settori; conosce i nuovi contratti 4.2. Provvede agli adempimenti relativi all’assunzione, alla trasformazione, alla cessazione del rapporto di lavoro 4.3. Comunica correttamente con gli Enti previdenziali e predispone la documentazione obbligatoria 4.4. Elabora le retribuzioni in presenza di particolari istituti anche con softwareapplicativo 4.5. Provvede agli adempimenti annuali Standard formativi 1. Maturare una visione critica delle problematiche economiche e gestionali che caratterizzano la vita e l’organizzazione dell’impresa 2. Comprendere ed utilizzare i fondamentali meccanismi contabili e gli strumenti di controllo gestionale tipici dell’attività d’impresa 3. Sviluppare le procedure operative per la tenuta della contabilità in osservanza delle norme civilistiche e fiscali in vigore 4. Gestire le procedure e predisporre la documentazione relativa all’amministrazione del personale in conformità alle disposizioni legali e tributarie Segue 100 Segue 5.1. Rileva con sufficiente autonomia l’andamento finanziario, patrimoniale ed economico dell’impresa individuando eventuali punti critici 5.2. Gestisce i rapporti con terzi e con Enti previdenziali e pubblici inerenti ad atti di ordinaria amministrazione tenendo sotto controllo eventuali casi di insolvenza 5.3. Aggiorna scadenziari e partitari rilevando e gestendo situazioni critiche e problematiche 5.4. Comprende e interviene collaborativamente nelle decisioni d’impresa sia a livello finanziario che gestionale 6.1. Gestisce un testo utilizzando le funzionalità avanzate del pacchetto 6.2. Utilizza funzionalità avanzate anche collegate a origine dati esterni 6.3. Utilizza il foglio elettronico nelle attività tipicamente aziendali 6.4. Utilizza un programma che permetta la creazione, gestione e stampa di tabelle, maschere e report 6.5. Utilizza internet per reperire informazioni relative al processo amministrativo contabile 6.6. Configura e utilizza un programma di posta elettronica 7.1. Comunica con i clienti attraverso i diversi mezzi a disposizione 7.2. Capisce e definisce le caratteristiche e le esigenze del cliente 7.3.Informa il cliente sul regime contabile a cui è soggetto e sulla documentazione che è tenuto a produrre 7.4. Gestisce eventuali criticità e/o reclami del cliente 7.5.Comprende e redige testi e documenti a contenuto tecnico e commerciale in lingua italiana e inglese 5. Sviluppare abitudini mentali orientate alla risoluzione dei problemi e alla gestione dei dati e delle informazioni disponibili 6. Utilizzare gli strumenti informatici per la gestione dei processi amministrativi e contabili 7. Gestire la comunicazione con i clienti, anche in lingua inglese 101 Tav. 3 - Esempio n. 1 diproject work Tecnico dei servizi di impresa Gestione della contabilità generale in partita doppia Due diverse entità organizzative, indicativamente: 1) Impresa di medie dimensioni 2) Impresa di grandi dimensioni In riferimento alle due entità organizzative, si chiede all’allie- vo di: a) ricostruire il quadro della contabilità generale tenendo conto della natura giuridica e delle dinamiche organizzative b) compilare elementi di contabilità generale in partita doppia in riferimento ad un preciso periodo temporale c) verificare il lavoro svolto ed individuare elementi di miglioramento in termini di ottimizzazione dei tempi. Il progetto finale, adeguatamente documentato, avrà la seguente struttura: 1) presentazione dell’organizzazione (natura, dimensioni, collocazione di mercato, organigramma, ecc.) 2) ricostruzione del quadro della contabilità generale in rapporto alle dinamiche organizzative 3) esempio di compilazione di contabilità generale in partita doppia 4) sintesi e relazione individuale sul lavoro svolto 5) proposte di miglioramento • Visite mirate in azienda • Intervista a testimoni privilegiati • Lettura della documentazione • Osservazione sul campo • Applicazione delle tecniche di gestione della contabilità in partita doppia • Studio personale • Confronto con formatori ed esperti 1) Elaborazione del piano di lavoro 2) Individuazione delle entità organizzative 3) Ricostruzione del contesto 4) Ricostruzione del processo di contabilità generale 5) Elaborazione di una porzione di contabilità in partita doppia 6) Verifica e formulazione dei suggerimenti migliorativi 7) Elaborazione del documento progettuale e sua presentazione 200 ore (il progetto può essere realizzato in questi tempi solo garantendo una notevole personalizzazione) Allievo Corso Titolo del progetto Contesto organizzativo Specificazione del compito Prodotto atteso Metodologie Fasi di lavoro Tempi 102 Tav. 4 - Esempio n. 2 diproject work Tecnico dei servizi di impresa Analisi della struttura organizzativa e della tempistica operativa gestionale di differenti studi commercialisti e/o aziende1 Diverse entità organizzative, indicativamente: 1) Uno studio commercialista con un unico titolare di medie dimensioni 2) Uno studio di commercialisti associati di grandi dimensioni2 In riferimento alle due entità di consulenza, si chiede all’allie- vo di: a) ricostruire le dinamiche operative e gestionali tipiche del settore indicando la tempistica e la periodicità b) analizzare, compilare e gestire documenti, dati e modulistica in uso nel settore sia in entrata che in uscita rinviandoli agli uffici competenti quando richiesto c) valutare e confrontare le tecniche di archivio e di consultazione di dati e documenti d) verificare il lavoro svolto ed individuare elementi comuni e differenti tra le entità organizzative analizzate facendo emergere il proprio giudizio personale rispetto alle procedure ritenute più efficienti ed efficaci Il progetto finale, adeguatamente documentato, avrà la seguente struttura: 1) presentazione dell’organizzazione (natura, dimensioni, presentazione della consulenza offerta, organigramma, ecc.) 2) ricostruzione delle procedure e della tempistica operativa in rapporto alle dinamiche organizzative e alla tipologia ed entità del servizio di consulenza offerto 3) raccolta di esempi di modulistica interna utilizzata, di tecniche di archivio e di consultazione dei dati 4) sintesi e relazione individuale sul lavoro svolto • Visite mirate in azienda • Intervista a testimoni privilegiati • Lettura della documentazione • Osservazione sul campo • Applicazione delle tecniche di gestione della contabilità in partita doppia • Studio personale • Confronto con formatori ed esperti Allievo Corso Titolo del progetto Contesto organizzativo Specificazione del compito Prodotto atteso Metodologie 1 Nota per chiarire il lavoro: l’allievo dovrebbe analizzare la tempistica delle fasi lavoro (es. quando l’impiegata fattura, il tempo dedicato all’archivio o alla ricerca dati, il tempo in cui si contabilizzano i dati). In modo particolare si tratta di tenere sotto controllo la logica e la metodologia lavorativa. In questo caso l’obiettivo principale è quello di sviluppare la capacità di confronto e analisi rispetto a pratiche più o meno omogenee. È per questo che si preferisce il settore di studi commercialisti. 2È importante che le attività svolte siano comparabili per consentire un confronto in termini di struttura, di organizzazione e di gestione delle mansioni, sia a livello di modulistica interna, di tecniche di archivio, di tempistica operativa e di gestione di dati e informazioni. Segue 103 1) Elaborazione del piano di lavoro 2) Individuazione delle entità organizzative 3) Ricostruzione del contesto 4) Ricostruzione del processo di contabilità generale 5) Elaborazione di una porzione di contabilità in partita doppia 6) Verifica e formulazione dei suggerimenti migliorativi 7) Elaborazione del documento progettuale e sua presentazione 200 ore (il progetto può essere realizzato in questi tempi solo garantendo una notevole personalizzazione) Fasi di lavoro Tempi Segue Tav. 5 - Esempio n. 3 diproject work Tecnico dei servizi di impresa Gestione degli adempimenti legati all’amministrazione del personale Due diverse entità organizzative, indicativamente: 1) piccola/media impresa 2) di natura artigianale In riferimento alle due entità organizzative, si chiede all’allie- vo di: a) ricostruire le procedure utilizzate per l’amministrazione del personale tenendo conto del contratto collettivo del settore e delle dinamiche organizzative b) compilare la documentazione relativa all’amministrazione del personale in riferimento ad un preciso periodo temporale c) verificare il lavoro svolto ed individuare elementi di miglioramento. Il progetto finale, adeguatamente documentato, avrà la seguente struttura: 1) presentazione dell’organizzazione (natura, dimensioni, collocazione di mercato, organigramma, ecc.) 2) ricostruzione delle procedure utilizzate per l’amministrazione del personale 3) esempio di compilazione della documentazione relativa all’amministrazione del personale 4) verifica e proposte di miglioramento • Visite mirate in azienda • Intervista a testimoni privilegiati • Lettura della documentazione • Osservazione sul campo • Applicazione delle tecniche di gestione della contabilità in partita doppia • Studio personale • Confronto con formatori ed esperti Allievo Corso Titolo del progetto Contesto organizzativo Specificazione del compito Prodotto atteso Metodologie Segue 104 1) Elaborazione del piano di lavoro 2) Individuazione delle entità organizzative 3) Ricostruzione del contesto 4) Ricostruzione delle procedure utilizzate per l’amministrazione del personale 5) Compilazione della documentazione relativa all’amministrazione del personale 6) Verifica e formulazione dei suggerimenti migliorativi 7) Elaborazione del documento progettuale e sua presentazione 150 ore Fasi di lavoro Tempi Segue Tav. 6 - Esempio n. 4 diproject work Tecnico dei servizi di impresa Gestione segreteria generale Tre diverse entità organizzative, indicativamente: 1) piccola/media impresa 2) di natura artigianale 3) studio professionale In riferimento alle tre entità organizzative, si chiede all’allievo di: 1) Accogliere i visitatori/clienti/fornitori provvedendo ad indirizzarli negli uffici o alle persone richieste, soddisfacendo le loro esigenze fondamentali 2) Gestire le chiamate telefoniche in arrivo e in uscita 3) Smistare la posta in entrata (compresi eventuali fax ricevuti nella propria postazione di lavoro) preoccupandosi di selezionarla e classificarla secondo le procedure e le modalità di protocollo previste dall’ente/azienda 4) Smistare la posta in uscita (compresi eventuali fax inviati dalla propria postazione di lavoro) preoccupandosi di classificarla secondo le procedure e le modalità di protocollo previste dall’ente/azienda 5) Archiviare i documenti cartacei classificandoli e disponendoli nei luoghi predisposti secondo le modalità previste dall’ente/azienda 6) Effettuare l’invio di posta elettronica (compresi eventuali allegati) 7) Leggere la posta elettronica in arrivo (compresi gli allegati ricevuti) 8) Scrivere ed elaborare testi con l’ausilio di strumenti informatici e con i format predisposti dall’ente/azienda di appartenenza. 9) Archiviare i documenti elettronici 10)Verificare il lavoro svolto ed individuare elementi di miglioramento Allievo Corso Titolo del progetto Contesto organizzativo Specificazione del compito Segue 105 Il progetto finale, adeguatamente documentato, avrà la seguente struttura: 1) presentazione dell’organizzazione (natura, dimensioni, collocazione di mercato, organigramma, ecc.) 2) ricostruzione procedure aziendali 3) esempio di compilazione di modulistica e documenti 4) verifica e proposte di miglioramento • Visite mirate in azienda • Intervista a testimoni privilegiati • Lettura della documentazione • Osservazione sul campo • Applicazione delle tecniche di gestione della contabilità in partita doppia • Studio personale • Confronto con formatori ed esperti 1) Elaborazione del piano di lavoro 2) Individuazione delle entità organizzative 3) Ricostruzione del contesto 4) Ricostruzione del processo di lavoro 5) Elaborazione di documenti 6) Verifica e formulazione dei suggerimenti migliorativi 7) Elaborazione del documento progettuale e sua presentazione 150 ore Prodotto atteso Metodologie Fasi di lavoro Tempi Segue 106 Allegato 9 - COMUNITÀ PROFESSIONALE SOCIALE E SANITARIA Si riporta di seguito la scheda descrittiva della figura del “Tecnico sociale e sanitario” (tav. 1), una proposta di standard formativi professionali (tav. 2), un esempio di project work(tav. 3). Tav. 1 - Scheda descrittiva del “Tecnico sociale e sanitario” TECNICO SOCIALE E SANITARIO Il “Tecnico sociale e sanitario” possiede la qualifica di “Operatore socio-sanitario (OSS)”. È una figura professionale che possiede le seguenti competenze e conoscenze: 1) Verifica delle condizioni generali di salute delle persone assistite (pressione, temperatura, glucostick) controllando la corretta esecuzione e/o assunzione di eventuali terapie e segnalando situazioni anomale o inusuali 2) Conoscenza e corretta applicazione delle principali tecniche di mobilizzazione per persone allettate o comunque con ridotta mobilità 3) Eventuale prestazione di primo soccorso 4) Adozione di misure per la prevenzione di incidenti 5) Sostegno e supporto morale a persone in stato di difficoltà emotiva, in collaborazione con eventuali operatori specialistici 6) Gestione del conflitto • Animatore esperto di comunità (coordinamento e gestione) • Esperto socio-culturale per anziani fragili e malati di Alzheimer Anno di preparazione universitaria Denominazione del diploma di IFP Compiti caratteristici della figura professionale Continuità 1 (Diploma di formazione tecnica superiore) Continuità 2 (Università) 107 Tav. 2 - Standard formativi professionali relativi al “Tecnico sociale e sanitario” Declinazione 1.1. Individua e descrive le situazioni ed i contesti, possedendo le necessarie basi cognitive e relazionali 1.2. Individua ed analizza i fattori di rischio di soggetti fragili 2.1. Partecipa operativamente alle attività di progettazione e programmazione dell’équipe che lavora al caso specifico dell’utente 2.2. Intrattiene relazioni organizzative con le altre figure professionali che compongono il teamche direttamente interfaccia l’utente 3.1. Instaura relazioni soddisfacenti con utenti senili 3.2. Instaura relazioni con disabili e pluriminorati 4.1. Comprende gli aspetti emotivi e si relaziona con rifugiati politici ed immigrati 5.1. Presta assistenza diretta alla persona 5.2. Eroga interventi igienico-sanitari 5.3. Fornisce aiuto domestico e in strutture residenziali Standard formativi 1. Relazionare ciò che accade nell’esercizio del suo lavoro 2. Contribuire al lavoro di gruppo 3. Comprendere ed interpretare aspetti emotivi e fisiologici di alcune tipologie di soggetti fragili 4. Possedere Multicultural manners 5. Possedere tutte le competenze di O.S.S. 108 Tav. 3 - Esempio di project work Tecnico sociale e sanitario Progetto di un servizio semiresidenziale diurno per anziani fragili e/o affetti da demenza senile lieve Struttura ricettiva medio piccola (20-30 utenti) In riferimento alle realtà assistenziale del territorio, si chiede all’allievo di progettare il servizio, verificando la coerenza tra il prodotto atteso ed i diversi fattori impiegati (umani, assistenziali, economici, materiali, logistici, organizzativi e temporali) Presentazione di un progetto relativo a un particolare servizio adeguatamente documentato (persone coinvolte e ruoli, normativa, elaborazione di budget, attrezzature, programma delle attività per gli utenti, programma delle attività per il personale coinvolto e gli eventuali volontari, ecc.) • Visite mirate in cooperative, reparti geriatrici day-hospitale strutture semiresidenziali del territorio • Intervista a testimoni privilegiati (assistenti sociali, responsabili di associazioni di supporto per malati di Alzheimer, ecc.) • Lettura della normativa e reperimento informazioni su progetti simili su web • Studio personale • Confronto con formatori ed esperti 1) Elaborazione del piano di lavoro tra allievi, formatori e responsabili aziendali per la definizione del progetto e le modalità dell’intervento 2) Analisi delle attività elencate dal progetto e pianificazione delle risorse umane e finanziarie 3) Analisi del sistema di finanziamento (volontari, donazioni, sovvenzioni, ecc.) 4) Individuazione delle figure professionali necessarie 5) Piano delle attività da svolgere con gli utenti 6) Elaborazione del documento del progetto e sua presentazione 200 ore Allievo Corso Titolo del progetto Contesto organizzativo Specificazione del compito Prodotto atteso Metodologie Fasi di lavoro Tempi 109 Allegato 10 - COMUNITÀ PROFESSIONALE ALIMENTAZIONE Si riporta di seguito la scheda descrittiva della figura del “Tecnico dell’ali- mentazione” (tav. 1), una proposta di standard formativi professionali (tav. 2), un esempio di project work(tav. 3). Tav. 1 - Scheda descrittiva del “Tecnico dell’alimentazione” TECNICO DELL’ALIMENTAZIONE Il “Tecnico dell’alimentazione” è una figura professionale che possiede le seguenti competenze e conoscenze: 1) Utilizzazione della conoscenza degli elementi tecnici e tecnologici nella preparazione, trasformazione e conservazione degli alimenti 2) Definizione di obiettivi realistici individuando strategie operative appropriate 3) Conoscenza del quadro normativo (igiene, sicurezza, biotecnologie e OGM, prodotti tipici) locale, nazionale e comunitario specifico del settore 4) Conoscenza dei cicli tecnologici fondamentali delle principali classi di alimenti (in particolare alimenti di origine animale e cereali) 5) Conoscenza delle problematiche relative alla produzione, lavorazione, conservazione e refrigerazione, commercializzazione degli alimenti di origine animale e dei derivati dei cereali 6) Rispetto degli aspetti igienico-sanitari dei prodotti 7) Promozione e valorizzazione dei prodotti tipici della propria zona, conoscendone le peculiarità di produzione e le caratteristiche organolettiche • Esperto di panificazione (imprenditoria/tecniche innovative) • Esperto lattiero-caseario • Esperto nella lavorazione e trasformazione del pesce Anno di preparazione universitaria Denominazione del diploma di IFP Compiti caratteristici della figura professionale Continuità 1 (Diploma di formazione tecnica superiore) Continuità 2 (Università) 110 Tav. 2 - Standard formativi professionali relativi al “Tecnico dell’alimentazione” Declinazione 1.1. Collabora nella fase progettuale del ciclo di lavorazione dell’alimento 1.2. Utilizza e manutiene macchinari specifici (anche industriali e automatizzati) per la lavorazione dell’alimento 2.1. Sa interpretare e gestire le commesse di lavorazione sulla base delle informazioni ricevute 2.2. Sceglie le attrezzature in funzione delle lavorazioni da eseguire 3.1. Sa elaborare le informazioni tecniche necessarie per la realizzazione di cicli produttivi in funzione delle variabili: macchinari, fasi di lavorazione, materie prime, attrezzature, tempi 3.2. Verifica l’efficacia e l’efficienza dei cicli produttivi in relazione agli standard di qualità aziendali 3.3. Conosce le modalità per la determinazione dei tempi di lavorazione e dei costi del prodotto 4.1. Individua ed analizza, nell’ambito della filiera di produzione e controllo dei punti critici HACCP, i fattori di rischio di fermentazioni ed alterazioni 4.2. Applica le tecnologie più adeguate per la conservazione e la trasformazione degli alimenti (specialmente conservazione e refrigerazione di alimenti di origine animale e derivati cerealicoli) 5.1.Individua e descrive le tecniche di produzione dei prodotti tipici locali 5.2.Predispone ed organizza la documentazione relativa alla qualità dei prodotti alimentari ai fini della certificazione 6.1. Sa formalizzare richieste d’acquisto di materie prime utilizzate per la realizzazione del prodotto 7.1. Sa relazionarsi con i clienti fornendo informazioni e supporto tecnico in relazione al prodotto 7.2. Conosce le procedure per la stesura di un preventivo Standard formativi 1. Utilizzare strumenti tecnologici e informatici per la produzione di prodotti tipici dell’attività professionale 2. Sviluppare cicli produttivi indispensabili per la gestione della produzione 3. Verificare i cicli produttivi in funzione delle variabili tecnologiche 4. Conoscere ed applicare la normativa 5. Scrivere relazioni tecniche relative alla produzione e alla qualità 6. Promuovere acquisti finalizzati alla realizzazione del prodotto 7. Collaborare nei processi di vendita 111 Tav. 3 - Esempio di project work Tecnico dell’alimentazione Progetto di partecipazione a evento fieristico sui prodotti tipici del territorio Realtà produttive medio piccole In riferimento alle realtà produttive del settore e del territorio, si chiede all’allievo di progettare la partecipazione ad un evento comprendente la preparazione (di fronte al pubblico) e degustazione di uno o più prodotti tipici del territorio. L’allievo deve progettare: 1) l’allestimento di uno standcon esposizione delle materie prime 2) la disposizione di materiali e macchinari necessari alla preparazione 3) le attrezzature necessarie alla degustazione 4) materiale informativo sul prodotto tipico prescelto per i visitatori dello stand Presentazione di un progetto, completo di elenco macchinari, attrezzature, personale coinvolto, normativa di riferimento, budgetdi spesa • Visite mirate in azienda • Intervista a testimoni privilegiati • Osservazione sul campo • Studio personale • Confronto con formatori ed esperti 1) Elaborazione del progetto tra allievi, formatori e responsabili aziendali per la scelta del prodotto e modalità dell’intervento 2) Analisi del progetto e verifica dell’osservanza della normativa (HACCP, antinfortunistica, ecc.) 3) Analisi del sistema di approvvigionamento aziendale (aziende fornitrici, specifiche per il trasporto degli eventuali macchinari, ecc.) 4) Disegno (planimetria) dell’area di stande definizione delle aree di lavoro 5) Elaborazione del budget, includendo eventuali sponsor nonché premio di assicurazione 6) Elaborazione del documento del processo produttivo e sua presentazione 200 ore Allievo Corso Titolo del progetto Contesto organizzativo Specificazione del compito Prodotto atteso Metodologie Fasi di lavoro Tempi 112 Allegato 11 - COMUNITÀ PROFESSIONALE ESTETICA Si riporta di seguito la scheda descrittiva della figura del “Tecnico estetico” (tav. 1), una proposta di standard formativi professionali (tav. 2) e un esempio di project work(tav. 3). Tav. 1 - Scheda descrittiva del “Tecnico estetico” TECNICO ESTETICO Rappresenta una figura professionale in grado di affrontare l’apertura di un proprio esercizio e l’iscrizione all’artigianato: È quindi dotato di autonomia e responsabilità e deve acquisire le seguenti capacità: 1) capacità di gestione 2) capacità di marketing Il “Tecnico estetico” quindi deve: 1) saper discernere le caratteristiche che deve avere un esercizio per rispondere ad un tipo di clientela piuttosto che ad un altro 2) saper valutare se è possibile svolgere il lavoro da soli o se è meglio avere degli aiutanti o dei soci 3) deve saper scegliere gli eventuali soci o collaboratori 4) conoscere le procedure burocratiche e i documenti richiesti da parte della ASL e del Comune nel quale si decide di andare ad operare; deve sapersi aggiornare in tal senso 5) avere conoscenze e competenze dei prodotti/trattamenti e attrezzature utilizzate, che devono sempre essere testati da ditte affidabili operanti sul mercato 6) saper effettuare un’analisi del mercato di riferimento e quindi il tipo di popolazione presente nel luogo scelto; valutare la posizione del negozio 7) saper prestare attenzione ai rapporti con la clientela, basati sulla fiducia e sulla capacità di dare consigli e sulla cura dei particolari, elementi che servono per fidelizzare il cliente e creare un benefico passaparola 8) saper evitare di concentrare gli investimenti da effettuare tutti nella fase iniziale dell’attività poiché in questa fase le spese aggiuntive possono presentarsi con una certa frequenza 9) saper gestire l’immagine del locale dal punto di vista della pulizia, dell’ordine e della sicurezza 10) saper gestire, studiare il rapporto con la concorrenza, per ricavare indicazioni positive al fine di migliorare la qualità del servizio offerto Denominazione del diploma di IFP Compiti caratteristici della figura professionale Segue 113 Segue • Esperto in marketingdell’estetica • Esperto in tecniche di massaggio • Esperto truccatore di scena - sposa fotografico • Esperto in problemi tricologici Anno di preparazione universitaria Continuità 1 (Diploma di formazione tecnica superiore) Continuità 2 (Università) Tav. 2 - Standard formativi professionali relativi al “Tecnico estetico” Declinazione 1.1. Definisce le caratteristiche generali e quelle particolari dell’esercizio che si vuole aprire e gestire 1.2. Individua le tecnologie (attrezzature ed impianti) applicando la normativa sulla prevenzione e sulla sicurezza 1.3.Conosce i criteri di progettazione, spazi dedicati e normativa di riferimento 1.4.Conosce le procedure burocratiche e i documenti richiesti da parte della ASL e del Comune nel quale si decide di andare ad operare, per aprire un esercizio 1.5.Conosce i canali di aggiornamento in tal senso 1.6.Effettua un’analisi del mercato di riferimento e quindi analizza il tipo di popolazione presente nel luogo scelto e valuta la posizione del negozio 1.7. Comprende le caratteristiche di un esercizio per rispondere ad un tipo di clientela piuttosto che ad un altro 1.8. Distribuisce nel tempo gli investimenti da effettuare 2.1.Presta attenzione ai rapporti con la clientela, basati sulla fiducia e sulla capacità di dare consigli e sulla cura dei particolari, elementi che servono per fidelizzare il cliente e generare in lui un benefico passaparola 2.2. Si relaziona con i clienti fornendo supporto tecnico in relazione ai prodotti 3.1. Valuta se è possibile svolgere il lavoro da soli o se è indispensabile avere degli aiutanti o dei soci 3.2.Sceglie gli eventuali soci o collaboratori 3.3. Conosce i canali di aggiornamento e sa utilizzarli 4.1. Utilizza manuali tecnici per gestire il mantenimento funzionale di attrezzature e macchine 4.2. Immagazzina in modo adeguato prodotti, utensili ed attrezzature al termine delle lavorazioni Standard formativi 1. Applicare metodi e strumenti di marketing e di gestione per la progettazione e l’apertura di un esercizio 2. Gestire i clienti in termini di rapporti interpersonali 3. Gestire risorse umane 4. Gestire le attrezzature e i prodotti Segue 114 5.1. Prevede i volumi di vendita 5.2. Seleziona i fornitori 5.3. Sceglie le attrezzature in funzione delle lavorazioni da eseguire 5.4. Gestisce il magazzino 5.5. Conosce le modalità di pagamento 5.6. Formalizza richieste d’acquisto di materiali utilizzati per la realizzazione del servizio (utensili, attrezzature, strumenti, ecc.) 6.1. Conosce la qualità dei prodotti/trattamenti e attrezzature utilizzate, testati da ditte affidabili operanti sul mercato 7.1. Conosce i principi di base del marketingaziendale 7.2. Conosce le modalità per la determinazione dei tempi di lavorazione e dei costi del servizio finale 7.3. Gestisce l’immagine del locale anche dal punto di vista della pulizia, dell’ordine e della sicurezza 7.4. Promuove eventi ed iniziative 7.5. Gestisce il rapporto con la concorrenza; studia per ricavare indicazioni positive al fine di migliorare la qualità del servizio offerto 5. Gestire fornitori – Organizzare le attività di approvvigionamento 6. Garantire la qualità dei prodotti 7. Promuovere – marketing Tav. 3 - Esempio di project work Tecnico estetico Studio per l’impianto di un salone di acconciature Realtà produttive medio piccole In riferimento alle realtà produttive del settore, si chiede all’allievo: 1) l’analisi del mercato 2) l’individuazione delle caratteristiche di base del salone (tipologia, stile, elementi caratterizzanti, possibile utenza) 3) l’individuazione e le procedure amministrative, i vincoli e le opportunità offerte dalla legislazione vigente 4) la definizione di un piano d’impresa 5) la definizione di un piano di marketing 6) la scelta di arredi, tessuti, illuminazione, ecc. 7) la definizione delle attrezzature in relazione ai servizi che si intendono offrire, alla possibile utenza, ai volumi produttivi e ai costi preventivati Allievo Corso Titolo del progetto Contesto organizzativo Specificazione del compito Segue Segue 115 Il progetto finale, adeguatamente documentato, avrà la seguente struttura: 1) descrizione del progetto (obiettivi, metodi, tempi) 2) presentazione dell’analisi di mercato e considerazioni sui risultati 3) riferimenti alla legislazione vigente 4) descrizione del tipo di salone e motivazione della scelta 5) descrizione di arredi e attrezzature 6) descrizione del piano d’impresa e di marketing 7) attuabilità del progetto e considerazioni finali • Visite mirate in azienda • Intervista a testimoni privilegiati • Lettura della documentazione • Ricerche su internet • Osservazione sul campo • Studio personale • Confronto con formatori ed esperti 1) Elaborazione del piano di lavoro 2) Costruzione degli strumenti per l’analisi di mercato 3) Interviste e ricerche sul territorio 4) Ricerca della legislazione vigente 5) Elaborazione dei dati e scelta del salone 6) Analisi di altri saloni esistenti sul territorio o in altre città per definire arredi, attrezzature e strategie 7) Studio del piano d’impresa e di marketing 8) Analisi e rilevazione di eventuali incongruenze 9) Formulazione dei suggerimenti migliorativi 10) Elaborazione del documento progettuale e sua presentazione 200 ore Prodotto atteso Metodologie Fasi di lavoro Tempi Segue 116 Allegato 12 - COMUNITÀ PROFESSIONALE TESSILE E MODA Si riportano di seguito la scheda descrittiva della figura del “Tecnico del tes- sile e dell’abbigliamento” (tav. 1), una proposta di standard formativi professionali (tav. 2), un esempio di project work(tav. 3). Tav. 1 - Scheda descrittiva del “Tecnico del tessile e dell’abbigliamento” TECNICO DEL TESSILE E DELL’ABBIGLIAMENTO Rappresenta una figura professionale polivalente in grado di affrontare una varietà di compiti con un buon grado di autonomia e responsabilità, capacità relazionale. Garantisce la corretta progettazione, lavorazione e personalizzazione di ogni capo di abbigliamento, controllando, in completa autonomia, tutte le fasi del processo, la qualità del prodotto finito e la soddisfazione del cliente: 1) Programmazione, organizzazione e controllo di tutte le fasi del ciclo produttivo di lavorazione: scelta materie prime, predisposizione dei piani di lavoro, analisi dei tempi e dei costi, controllo qualità su materie prime, intermedi di lavorazione e prodotti finiti, acquisto materie prime e commercializzazione dei prodotti 2) Elaborazione di soluzioni funzionali alle varie fasi del lavoro 3) Elaborazione ed organizzazione degli aspetti tecnici, applicativi e comunicazionali richiesti dalla flessibilità del mondo produttivo 4) Gestione delle informazioni, individuandone le priorità nell’ambito del processo produttivo 5) Garanzia della corretta progettazione, lavorazione su misure standard e personalizzazione di ogni capo di abbigliamento 6) Gestione delle relazioni con dirigenti, amministrazione, fornitori esterni, clienti, figure tipiche presenti nei laboratori ed altre professionalità quali operatori di moda, arredatori e costumisti di scena 7) Impostazione e gestione delle moderne strategie di mercato attraverso l’impiego del marketing • Esperto nella linea moda uomo-donna • Esperto nella creazione e gestione eventi di moda Anno di preparazione universitaria Denominazione del diploma di IFP Compiti caratteristici della figura professionale Continuità 1 (Diploma di formazione tecnica superiore) Continuità 2 (Università) 117 Tav. 2 - Standard formativi professionali relativi al “Tecnico del tessile e dell’abbigliamento” Declinazione 1.1. Sa leggere le dinamiche evolutive della moda e del mercato 1.2. Ha maturato competenze relative alla ideazione e progettazione delle collezioni 1.3. Riconosce i principi basilari della organizzazione aziendale: reparti, funzioni e figure professionali 1.4. Riconosce e coordina le attività del reparto/unità operativa 2.1. Riconosce le problematiche connesse alla evoluzione delle fasi: creatività - industrializzazione 2.2. Riconosce le problematiche connesse alla competitività produttiva, di mercato e del controllo di qualità 3.1. Riconosce le caratteristiche delle varie categorie di prodotti tessili (filatura, tessitura, nobilitazioni), la vestibilità, la lavorabilità, i criteri per la determinazione dei dati tecnici costruttivi dei tessuti a fili rettilinei e li seleziona per la realizzazione dei capi 3.2. Acquisisce una metodologia progettuale che integra le tecniche di tipo tradizionale a quelle di progettazione assistita a calcolatore (CAD) 4.1. Riconosce i cicli di lavorazione per la realizzazione dei prodotti tessili e la relativa programmazione 4.2.Gestisce e controlla i processi produttivi tessili, con particolare riferimento alla scelta delle materie prime, alla sequenza dei piani di lavoro, ai problemi dei costi e del controllo di qualità 4.3.Sa interpretare e gestire le commesse di lavorazione sulla base delle informazioni ricevute 5.1. Valuta l’andamento della produzione 5.2. Verifica l’efficacia e l’efficienza dei cicli produttivi in relazione agli standard di qualità aziendali 5.3. Riconosce le modalità per la determinazione dei tempi di lavorazione e dei costi del prodotto 5.4.Ha la capacità di documentare e comunicare adeguatamente gli aspetti tecnici, organizzativi ed economici del proprio lavoro 6.1.Riconosce diversi modelli organizzativi 6.2. Individua i flussi comunicativi 6.3. Interviene nella gestione di non conformità predisponendo un’azione correttiva 6.4. Si relaziona all’interno del gruppo di lavoro prevenendo l’insorgenza di conflitti Standard formativi 1. Conoscere e comprendere il sistema aziendale e quello del mercato 2. Conoscere e gestire le problematiche della progettazione in funzione della produzione 3. Utilizzare le tecnologie e i prodotti connessi al processo produttivo 4. Sviluppare cicli produttivi indispensabili per la gestione della produzione 5. Verificare i cicli produttivi in funzione delle variabili tecnologiche 6. Intervenire a supporto della produzione giornaliera nella risoluzione di problematiche legate alla programmazione, all’esecuzione e/o al controllo dei processi produttivi ottimizzando le risorse Segue 118 7.1. Sa formalizzare richieste d’acquisto di materiali utilizzati per la realizzazione del prodotto (utensili, attrezzature, stoffe, ecc.) 8.1. Effettua le verifiche a vista, funzionali e strumentali previste dalla normative vigente nel rispetto della Legge 46/90 8.2. Realizza interventi di correzione/regolazione della produzione 8.3. Documenta l’esito delle verifiche utilizzando opportuni moduli 8.4. Provvede al recupero di eventuali anomalie 9.1. Redige un piano di interventi di manutenzione ordinaria 9.2. Segue il funzionamento e la manutenzione ordinaria delle macchine/impianti 9.3. Archivia/immagazzina in modo adeguato documentazione/prodotti, utensili ed attrezzature al termine delle lavorazioni 9.4. Applica gli aspetti fondamentali dell’antinfortunistica e dell’igiene del lavoro nel proprio settore 9.5. Valuta nella loro globalità le problematiche connesse alla salvaguardia dell’ambiente e alla tutela della salute 10.1. Partecipa con personale responsabile al lavoro organizzato e di gruppo, accettando ed esercitando il coordinamento 7. Promuovere acquisti finalizzati allo approvvigionamento delle materie prime per la realizzazione del prodotto 8. Verificare e controllare la rispondenza dei lavori alle fasi del progetto iniziale 9. Programmare ed eseguire una corretta manutenzione ordinaria delle attrezzature e delle macchine come previsto dal sistema qualità 10. Collaborare all’attività di coordinamento in qualità di responsabile tecnico Segue Tav. 3 - Esempio di project work Tecnico del tessile e dell’abbigliamento Studio di soluzioni funzionali alle varie fasi del lavoro, in riferimento alla produzione di una “Collezione primavera – estate” Realtà produttive medio piccole Allievo Corso Titolo del progetto Contesto organizzativo Segue 119 In riferimento alle realtà produttive del settore, si chiede all’allievo di studiare le soluzioni più funzionali alle varie fasi del lavoro, verificando la coerenza tra il prodotto atteso “Collezione primavera-estate” e i diversi fattori impiegati (umani, tecnologici, materiali, logistici, organizzativi e temporali, costi) Presentazione di un processo di studio sulle soluzioni più funzionali alle varie fasi del lavoro(persone coinvolte e ruoli, specifiche tecniche, macchine utilizzate, attrezzature, tessuti, programmi CAD, altri software, cicli di lavoro, documenti di rintracciabilità del prodotto, fornitori, specifiche di vestibilità, abbinamento con accessori appropriati, ecc.) • Visite mirate in azienda (osservazioni su strutture, macchinari, distribuzione del lavoro, organizzazione delle risorse umane, organizzazione delle informazioni su linee di tendenza e di moda, relazioni con atelier capofila, con clienti finali e fornitori, ecc.) • Intervista a testimoni privilegiati • Lettura e analisi della documentazione • Osservazione sul campo • Criteri sulla qualità del prodotto • Studio personale e organizzazione delle informazioni, per ipotizzare le soluzioni più funzionali • Confronto con formatori ed esperti 1) Elaborazione del piano di lavoro tra allievi, formatori e responsabili aziendali per la scelta delle linee di prodotto, abbinamenti con accessori appropriati, modalità di intervento 2) Analisi del disegno del prodotto, sue specifiche, contesto espositivo 3) Analisi del sistema di approvvigionamento aziendale (aziende fornitrici, specifiche dei materiali, ecc.) 4) Analisi dei costi 5) Individuazione delle macchine standard e specifiche, delle attrezzature, dei tessuti e della merceria necessaria con relative caratteristiche 6) Ricostruzione del ciclo di produzione 7) Elaborazione del documento del processo produttivo e sua presentazione 8) Analisi e rilevazione di eventuali incongruenze 9) Formulazione dei suggerimenti migliorativi 10) Elaborazione dei dati e scelta del laboratorio 11) Elaborazione del documento progettuale e sua presentazione 250 ore Specificazione del compito Prodotto atteso Metodologie Fasi di lavoro Tempi Segue 120 Allegato 13 - COMUNITÀ PROFESSIONALE COMMERCIALE E DELLE VENDITE Si riporta di seguito la scheda descrittiva della figura del “Tecnico dei servizi di impresa” (tav. 1), una proposta di standard formativi professionali (tav. 2), al- cuni esempi di project work(tavv. 3-5). Tav. 1 - Scheda descrittiva del “Tecnico dei servizi commerciali” TECNICO DEI SERVIZI COMMERCIALI Rappresenta una figura professionale polivalente in grado di affrontare una varietà di compiti con un buon grado di autonomia e responsabilità: 1) Definizione di strategie per incrementare la penetrazione nel mercato di riferimento o per individuare nuovi mercati di sbocco 2) Analisi e studio del mercato di riferimento 3) Esame, controllo e confronto delle informazioni raccolte 4) Elaborazione dei dati grezzi per la definizione di una strategia di vendita 5) Realizzazione di documentazione di sintesi, con l’utilizzo di grafici e tabelle 6) Definizione del piano di marketingper un prodotto o una linea di prodotti 7) Analisi del prodotto in termini di qualità, prezzo, distribuzione, garanzie, assistenza post-vendita 8) Definizione di una campagna pubblicitaria e predisposizione del budgetpubblicitario 9) Verifica di efficacia della campagna pubblicitaria 10) Controllo dei risultati di una campagna pubblicitaria in termini di analisi costi/benefici 11) Strutturazione della rete di vendita o di distribuzione 12) Predisposizione del budgetaziendale delle vendite 13) Predisposizione dei servizi post-vendita tesi alla fidelizzazione del cliente 14) Definizione di strategie di vendita • Esperto in marketingstrategico • Web masterper servizi di e-commerce • Call-center manager Anno di preparazione universitaria Denominazione del diploma di IFP Compiti caratteristici della figura professionale Continuità 1 (Diploma di formazione tecnica superiore) Continuità 2 (Università) 121 Tav. 2 - Standard formativi professionali relativi al “Tecnico dei servizi commerciali” Declinazione 1.1. Identifica la realtà aziendale per definire le caratteristiche del mercato/prodotto 1.2. Identifica il mercato di sbocco o di riferimento 1.3. Riconosce il target di clientela di riferimento 1.4. Definisce le attività di raccolta, analisi, manipolazione e rappresentazione dei dati 2.1. Collabora a determinare gli esiti dell’analisi di mercato finalizzata al miglioramento della situazione aziendale sul mercato di riferimento 2.2. Determina il targetdi clientela tipica o potenziale riferito a specifiche indagini di mercato 2.3. Descrive la realtà organizzativa e di vendita dell’azienda con l’utilizzo di tecniche di presentazione elettronica, tabelle e grafici realizzando sintesi anche in lingua straniera 2.4. Collabora alla predisposizione di più piani di marketing operativo riferiti al miglioramento della posizione competitiva, all’incremento delle vendite o al miglioramento della penetrazione nel mercato di sbocco 3.1. Contribuisce a misurare l’avanzamento del piano di marketingattraverso la definizione di obiettivi intermedi 3.2. Misura il raggiungimento di risultati settoriali del piano di marketingdefinito 3.3. Contribuisce a comparare gli scostamenti dal piano di marketinge dagli obiettivi attesi rispetto ai risultati conseguiti in termini di penetrazione di mercato, volumi di vendita 3.4. Contribuisce a delineare interventi correttivi rispetto alla strategia di marketingprecedentemente definita 4.1. Acquisisce nozioni sulla definizione di un business plan 4.2.Definisce il budgetdelle vendite individuando i diversi indici di spesa 4.3. Contribuisce a definire il budgetcommerciale 4.4.Sa monitorare i costi e i ricavi correnti 4.5. Raccoglie i dati per la stesura di un consuntivo del piano di marketing 5.1.Conosce i principi del marketingaziendale e strategico 5.2. Promuove eventi ed iniziative in collaborazione con i reparti dell’unità produttiva 5.3.Contribuisce a pianificare le attività pre/post vendita 5.4. Conosce strumenti per misurare l’efficacia delle azioni definite dalle politiche commerciali, in termini di analisi costi/benefici e di customersatisfaction Standard formativi 1. Individuare strategie di analisi del mercato di riferimento e/o di sbocco 2. Collaborare all’organizzazione di strategie di marketingper il miglioramento della posizione di mercato 3. Contribuire alla lettura e all’analisi dei risultati conseguiti a seguito di una ricerca di mercato 4. Definire gli elementi concorrenti all’attività di budgeting 5. Contribuire ad organizzare un piano di vendita di prodotti e/o servizi sulla base del piano di marketing 122 Tav. 3 - Esempio n. 1 diproject work Tecnico dei servizi commerciali Analisi del mercato di riferimento per l’incremento delle vendite Due diverse entità organizzative, indicativamente: 1) Esercizio commerciale di medie dimensioni inserito in autonoma struttura di vendita 2) Punto vendita di una catena in franchising In riferimento alle due entità organizzative, si chiede all’allievo di: 1) Definire il targetdi clientela sulla quale condurre una ricerca di mercato al fine di definire le preferenze del consumatore 2) Definire un opportuno scenario di incremento del fatturato in termini di prodotto, prezzo, qualità, servizio 3) Definire idonei strumenti pubblicitari e promozionali tesi a conseguire il risultato atteso 4) Definire il budgetdelle spese promozionali e pubblicitarie 5) Definire un budgetdelle vendite strutturato per le varie ipotesi di conseguimento del risultato atteso Il progetto finale, adeguatamente documentato, avrà la seguente struttura: 1) Presentazione dell’organizzazione di vendita (natura, dimensioni, collocazione di mercato, organigramma, ecc.) 2) Strumenti per l’analisi di mercato opportunamente costruiti per le due entità organizzative proposte 3) Relazione di presentazione dei risultati della ricerca di mercato e delle possibili proposte di sviluppo 4) Budgetpubblicitario 5) Budgetdelle vendite 6) Verifica di efficacia/efficienza • Visite mirate in aziende target • Intervista a testimoni privilegiati • Lettura della documentazione • Osservazione sul campo • Applicazione delle tecniche di analisi di mercato e simulazione di attività • Studio, analisi e valutazione personale • Confronto con formatori, esperti e responsabili vendite/marketingdelle aziende target 1) Elaborazione del piano di lavoro 2) Individuazione delle entità organizzative 3) Ricostruzione del contesto 4) Ricostruzione del processo di analisi di mercato e di indagine 5) Elaborazione di uno strumento per l’indagine sulle preferenze del consumatore 6) Verifica e formulazione dei suggerimenti migliorativi 7) Elaborazione del documento progettuale e sua presentazione 200 ore Allievo Corso Titolo del progetto Contesto organizzativo Specificazione del compito Prodotto atteso Metodologie Fasi di lavoro Tempi 123 Tav. 4 - Esempio n. 2 diproject work Tecnico dei servizi commerciali Analisi del mercato in termini di caratteristiche del prodotto, qualità, prezzo, distribuzione, garanzie, assistenza post-vendita Due diverse entità organizzative, indicativamente: 1) Piccola, media e grande impresa 2) Di natura artigianale e societaria In riferimento alle due entità organizzative, si chiede all’allievo: 1) la ricostruizione delle tendenze in atto tra i consumatori 2) il recepimento, attraverso gli opportuni strumenti, di bisogni e desideri del consumatore 3) l’interpretazione delle statistiche e degli altri dati derivanti da analisi di mercato 4) la verifica del lavoro svolto e l’individuazione degli elementi di miglioramento Il progetto finale, adeguatamente documentato, avrà la seguente struttura: 1) presentazione dell’organizzazione (natura, dimensioni, collocazione di mercato, organigramma, ecc.) 2) ricostruzione del quadro della tendenza dei consumatori 3) esempio di compilazione e confronto di ricerche statistiche derivanti dalle analisi di mercato 4) verifica e proposte di miglioramento • Visite mirate in azienda • Intervista a testimoni privilegiati • Lettura della documentazione • Osservazione sul campo • Studio personale • Confronto con formatori ed esperti 1) Elaborazione del piano di lavoro 2) Individuazione delle entità organizzative 3) Ricostruzione del contesto 4) Ricostruzione del processo di studi statistici 5) Verifica e formulazione dei suggerimenti migliorativi 6) Elaborazione del documento progettuale e sua presentazione 150 ore Allievo Corso Titolo del progetto Contesto organizzativo Specificazione del compito Prodotto atteso Metodologie Fasi di lavoro Tempi 124 Tav. 5 - Esempio n. 3 diproject work Tecnico dei servizi commerciali Analisi dell’attività di compravendita, e sua formalizzazione, in tutte le sue fasi a partire da due differenti realtà societarie Diverse entità organizzative, indicativamente: 1) Una piccola/media azienda commerciale 2) Una media/grande azienda di produzione o di servizi In riferimento alle due entità societarie, si chiede all’allievo la: 1) ricostruzione delle dinamiche operative e gestionali tipiche della fase di scambio fino al suo regolamento finanziario 2) analisi, compilazione e gestione dei documenti della compravendita con particolare attenzione alla gestione delle condizioni contrattuali quali consegna, regolamento, ecc. 3) valutazione della tempistica gestionale dell’attività della compravendita e l’entità dei documenti richiesti ed espletati dall’impiegata (come si fattura, quando si fattura, quale modalità di pagamento, quali termini contrattuali e perché) 4) individuazione e analisi degli elementi tipici della realtà societaria presa in esame limitatamente alla prassi commerciale 5) verifica del lavoro svolto e individuazione di eventuali elementi comuni Il progetto finale, adeguatamente documentato, avrà la seguente struttura: 1) presentazione dell’organizzazione e dell’oggetto sociale della società considerata (natura, dimensioni, risorse umane attive, ecc.) 2) ricostruzione delle procedure e della tempistica operativa in rapporto all’attività commerciale 3) raccolta dei documenti e dei dati gestionali inerenti all’attività commerciale… entità del fatturato, anagrafica clienti fornitori, archivio documenti, ecc. 4) sintesi e relazione individuale sul lavoro svolto • Visite mirate in azienda • Intervista a testimoni privilegiati • Analisi della documentazione • Osservazione sul campo • Espletamento dell’attività commerciale dal punto di vista formale ed amministrativo • Studio personale • Confronto con formatori ed esperti Allievo Corso Titolo del progetto Contesto organizzativo Specificazione del compito Prodotto atteso Metodologie Segue 125 1) Elaborazione del piano di lavoro 2) Individuazione delle entità organizzative 3) Ricostruzione del contesto 4) Ricostruzione del processo gestionale e organizzativo 5) Gestione di alcuni segmenti di attività commerciale in termini di scambi commerciali, di fatture e di attestazioni di pagamenti 6) Verifica e analisi in termini di efficienza e di efficacia della struttura organizzativa corredata da un giudizio personale 150 ore Fasi di lavoro Tempi Segue 127 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI AA.VV, Il capitale sociale. 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CNOS-FAP - CIOFS/FP (a cura di),Guida per l’elaborazione dei piani formativi personalizzati. Comunità professionale turistica e alberghieraTipografia Pio XI, Roma, 2004. COMOGLIO M., La valutazione autentica e il portfolio, paper, Roma, 2001. DE BENI R.; MOÈ A., Motivazione e apprendimento, Il Mulino, Bologna, 2000. DE PIERI S., Orientamento educativo e accompagnamento vocazionale, Elle Di Ci, Leumann (TO), 2000. GOLEMAN D., Lavorare con intelligenza emotiva, Rizzoli, Milano, 1998. GENTILE G., La risorsa umana: un potenziale pressoché illimitato, Franco Angeli, Milano 1995. HOUGH, Abilità di counseling, Erickson, Trento, 2002. IANES D.; ANDRICH S., Programmazione e valutazione scolastica, Erickson, Trento, 2000. ISFOL, Unità capitalizzabili e crediti formativi. Metodologie e strumenti di lavoro, Franco Angeli, Milano, 1997. ISFOL, La personalizzazione dei percorsi di apprendimento e di insegnamento, Franco Angeli, Mi- lano, 2001. LANZAVECCHIA G., Il lavoro di domani. 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VARISCO B.M., Metodi e pratiche della valutazione: tradizione, attualità, nuove speranze, Guerini & Associati, Milano 2000. 129 INDICE PRESENTAZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 INTRODUZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 Pima parte INQUADRAMENTO DEI PERCORSI DI FP IN ITALIA E IN EUROPA 1. Centralità del percorso quadriennale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 2. Il Diploma di istruzione e formazione professionale . . . . . . . . . . . . . . 11 3. Il nodo dell’accesso alle professioni regolamentate per legge . . . . . . . 14 4. Le tretappe del percorso di IFP . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .18 5. Uno sguardo sull’Europa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20 5.1 Sistema spagnolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .21 5.1.1.Tecnico meccanico in Spagna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24 5.1.2. Tecnico amministrativo in Spagna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25 5.1.3. Tecnico dei servizi sociali e sanitari in Spagna . . . . . . . . . . . . 27 5.2.Sistema tedesco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .28 5.2.1. Tecnico meccanico in Germania . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30 5.2.2. Tecnico amministrativo in Germania . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31 5.2.3.Tecnico dei servizi sociali e amministrativi in Germania . . . . 32 5.3. Sistema svizzero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34 5.3.1. Tecnico meccanico in Svizzera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35 5.3.2.Tecnico ST meccanica-elettronica in Svizzera . . . . . . . . . . . . 36 5.3.3. Tecnico amministrativo in Svizzera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37 5.3.4. Tecnico dei servizi sociali e sanitari in Svizzera . . . . . . . . . . . 40 5.4.Sistema francese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .42 5.4.1.Tecnico meccanico in Francia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45 5.4.2. Tecnico amministrativo in Francia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46 5.4.3.Tecnico dei servizi sociali e sanitari in Francia . . . . . . . . . . . 48 5.5.Corrispondenza delle qualifiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .50 5.6. Indicazioni emergenti dall’excursus europeo . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51 130 Seconda parte LA PROPOSTA DI PERCORSO QUADRIENNALE DI FP 1. Impostazione formativa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57 2. Utenti interessati e piani formativi personalizzati . . . . . . . . . . . . . . . . . 60 3. Un modello di percorso sperimentale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62 CONCLUSIONI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63 ALLEGATI 1 - Dispositivo progettuale del diploma di IFP (IV anno) . . . . . . . . . . . . . 67 1. Finalità del progetto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67 2. Destinatari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67 3. Titolo di diploma IFP . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67 4. Obiettivi generali del processo formativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68 5. Obiettivi specifici di apprendimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69 6. Durata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69 7. Metodologie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70 8. Esame finale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71 2 - Repertorio delle figure professionali di tecnico IFP . . . . . . . . . . . . . 73 3 - SFM relativi alle competenze di base per il percorso quadriennale . 74 4 - Comunità professionale meccanica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .80 5 - Comunità professionale elettrica e elettronica . . . . . . . . . . . . . . . . . 83 6 - Comunità professionale grafica e multimediale . . . . . . . . . . . . . . . . 91 7 - Comunità professionale turistica e alberghiera . . . . . . . . . . . . . . . . 94 8 - Comunità professionale aziendale e amministrativa . . . . . . . . . . . . 98 9 - Comunità professionale sociale e saniatria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 106 10 - Comunità professionale alimentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 109 11 - Comunità professionale estetica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 112 12 - Comunità professionale tessile e moda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 116 13 - Comunità professionale commerciale e delle vendite . . . . . . . . . . . .120 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .127 INDICE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 129 131 Pubblicazioni 2002-2005 nella collana del CNOS-FAP e del CIOFS/FP “Studi, progetti, esperienze per una nuova formazione professionale” La collana si propone di contribuire al dibattito suscitato in Italia dalla riforma del si- stema educativo proponendo studi, progetti ed esperienze relativi al sottosistema di istru- zione e di formazione professionale. Si riporta l’elenco dei volumi fin ora pubblicati. Studi 1) CIOFS/FP (a cura di), La formazione professionale per lo sviluppo del territorio. Atti del seminario di formazione europea, Castel Brando (Treviso), 9 - 11 settembre 2002. 2) MALIZIA G. - D. NICOLI - V. PIERONI (a cura di), Ricerca azione di supporto alla speri- mentazione della FPI secondo il modello CNOS-FAP e CIOFS/FP. Rapporto finale. 3) MALIZIA G. - V. PIERONI (a cura di), Ricerca azione di supporto alla sperimentazione della FPI secondo il modello CNOS-FAP e CIOFS/FP. Rapporto sul follow-up. 4) MALIZIA G. (coord.) - D. ANTONIETTI - M. TONINI (a cura di),Le parole chiave della formazione professionale. 5) RUTA G. (a cura di), Etica della persona e del lavoro. 6) CNOS-FAP (a cura di), Gli editoriali di “Rassegna CNOS” 1996-2004. Il servizio di don Stefano Colombo in un periodo di riforme. 7) CIOFS/FP (a cura di), Atti del XVseminario di formazione europea. Il sistema dell’i- struzione e formazione professionale nel contesto della riforma. Significato e percorsi. Progetti 8) BECCIU M. - A.R. COLASANTI, La promozione delle capacità personali. Teoria e prassi. 9) CNOS-FAP (a cura di), Centro Risorse Educative per l’Apprendimento (CREA). Pro- getto e guida alla compilazione delle unità didattiche. 10) COMOGLIO M. (a cura di), Prova di valutazione per la qualifica: addetto ai servizi di impresa. Prototipo realizzato dal gruppo di lavoro CIOFS/FP. 11) FONTANA S. - G. TACCONI - M. VISENTIN, Etica e deontologia dell’operatore della FP. 12) GHERGOF., Guida per l’accompagnamento al lavoro autonomo. 13) MARSILI E., Guida per l’accompagnamento al lavoro dipendente. 14) TACCONI G. (a cura di), Insieme per un nuovo progetto di formazione. 15) VALENTE L. - D. ANTONIETTI, Quale professione? Strumento di lavoro sulle professioni esui percorsi formativi. 16) CIOFS/FP (a cura di), Un modello per la gestione dei servizi di orientamento. 17) NICOLI D. (a cura di), Linee guida per la realizzazione di percorsi organici nel sistema dell’istruzione e della formazione professionale. 132 18) NICOLI D. (a cura di), Sintesi delle linee guida per la realizzazione di percorsi organici nel sistema dell’istruzione e della formazione professionale. 19) CIOFS/FP - CNOS-FAP (a cura di),Guida per l’elaborazione dei piani formativi per- sonalizzati. Comunità professionale alimentazione. 20) CIOFS/FP - CNOS-FAP (a cura di),Guida per l’elaborazione dei piani formativi per- sonalizzati. Comunità professionale aziendale e amministrativa. 21) CIOFS/FP - CNOS-FAP (a cura di),Guida per l’elaborazione dei piani formativi per- sonalizzati. Comunità professionale commerciale e delle vendite. 22) CNOS-FAP - CIOFS/FP (a cura di),Guida per l’elaborazione dei piani formativi per- sonalizzati. Comunità professionale elettrica e elettronica. 23) CIOFS/FP - CNOS-FAP (a cura di),Guida per l’elaborazione dei piani formativi per- sonalizzati. Comunità professionale estetica. 24) CNOS-FAP - CIOFS/FP (a cura di),Guida per l’elaborazione dei piani formativi per- sonalizzati. Comunità professionale grafica e multimediale. 25) CNOS-FAP - CIOFS/FP (a cura di),Guida per l’elaborazione dei piani formativi per- sonalizzati. Comunità professionale legno e arredamento. 26) CNOS-FAP - CIOFS/FP (a cura di),Guida per l’elaborazione dei piani formativi per- sonalizzati. Comunità professionale meccanica. 27) CIOFS/FP - CNOS-FAP (a cura di),Guida per l’elaborazione dei piani formativi per- sonalizzati. Comunità professionale sociale e sanitaria. 28) CIOFS/FP - CNOS-FAP (a cura di),Guida per l’elaborazione dei piani formativi per- sonalizzati. Comunità professionale tessile e moda. 29) CNOS-FAP - CIOFS/FP (a cura di),Guida per l’elaborazione dei piani formativi per- sonalizzati. Comunità professionale turistica e alberghiera. 30) ASSOCIAZIONECIOFS/FP PIEMONTE (a cura di), Le competenze orientative. Un ap- proccio metodologico e proposte di strumenti. 31) ASSOCIAZIONECIOFS/FP PIEMONTE (a cura di), L’accoglienza nei percorsi formativo- orientativi. Un approccio metodologico e proposte di strumenti. Esperienze 32) CNOS-FAP PIEMONTE (a cura di), L’orientamento nel CFP. 1. Guida per l’accoglienza. 33) CNOS-FAP PIEMONTE (a cura di), L’orientamento nel CFP. 2. Guida per l’accompa- gnamento in itinere. 34) CNOS-FAP PIEMONTE (a cura di), L’orientamento nel CFP. 3. Guida per l’accompa- gnamento finale. 35) CNOS-FAP PIEMONTE (a cura di), L’orientamento nel CFP. 4. Guida per la gestione dello stage. 36) TONIOLO S., La cura della personalità dell’allievo. Una proposta di intervento per il coordinatore delle attività educative del CFP.

Proposta di esame per il conseguimento della qualifica professionale. Percorsi triennali di Istruzione e Formazione Professionale

Autore: 
Sede Nazionale CNOS-FAP
Categoria pubblicazione: 
Progetti
Anno: 
2005
Numero pagine: 
230
A cura del CNOS-FAP CENTRO NAZIONALE OPERE SALESIANE FORMAZIONE AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE Federazione CNOS-FAP Sede Nazionale Proposta di esame per il conseguimento della qualifica professionale Percorsi triennali di Istruzione e Formazione Professionale 3 PRESENTAZIONE Il presente documento si propone come uno strumento a disposizione delle istituzioni formative per la strutturazione dell’esame per il conseguimento della qualifica professionale al termine dei percorsi triennali sperimentali di istruzione e formazione professionale avviati nelle Regioni secondo l’Accordo quadro Stato- Regioni del 19 giugno 2003. Le modalità organizzative in uso nelle varie Regioni per la realizzazione degli esami di qualifica dei corsi tradizionali di prima formazione sono molto disparate, sia nella durata che nella consistenza delle prove, per cui si è cercato di mediare tra le varie realtà per produrre una strumento che possa essere di riferimento per tutto il territorio nazionale. La definizione di un modello è stata resa urgente dal fatto che i primi percorsi triennali sperimentali, avviati con l’anno formativo 2002-2003, si sono conclusi nel giugno 2005. Alla proposta che qui presentiamo, già diffusa in bozza, si sono ispirate alcune istituzioni formative, per esempio della Lombardia e della Pro- vincia di Roma, per strutturare la prova di qualifica. La Federazione Nazionale CNOS-FAP aveva già prodotto un modello di riferimento per l’esame finale dei percorsi biennali dell’ex obbligo formativo; questo lavoro si situa in continua- zione con il precedente, facendo frutto dell’esperienza maturata nelle applicazioni concrete. Il presente documento è stato elaborato dai gruppi di lavoro dei Settori – comparti professionali e delle Commissioni dell’area culturale, scientifica e infor- matica del CNOS-FAP mentre la stesura definitiva è opera dell’équipe della Sede Nazionale. Essendo un modello da sperimentare, sarà necessario, in seguito alle sperimentazioni concrete, porre mano ad ulteriori revisioni per arrivare ad un documento conclusivo il più possibile condiviso dalle varie realtà regionali. Si ringraziano tutti coloro che hanno collaborato per la definizione di questo strumento, in particolare Lucio Reghellin e Daniela Antonietti che ne hanno cu- rato la stesura definitiva, coloro che hanno messo a disposizione il materiale già elaborato nei singoli Centri di Formazione Professionale e tutti i gruppi di lavoro dei Settori – comparti professionali e delle Commissioni dell’area culturale, scien- tifica e informatica del CNOS-FAP. Ci auguriamo che questo documento torni utile per il lavoro di progettazione a cui le istituzioni formative sono chiamate e sia un ulteriore tassello per la defi- nizione dei percorsi del sottosistema dell’istruzione e formazione professionale su tutto il territorio nazionale. La Sede Nazionale CNOS-FAP 5 INTRODUZIONE GENERALE La presente pubblicazione vuole essere uno strumento operativo, utile a quanti operano nei percorsi di formazione professionale, in particolare in quelli che con- sentono di espletare il diritto-dovere all’istruzione e alla formazione. Dopo aver affrontato, in altri volumi, tematiche relative all’orientamento, alla elaborazione di piani formativi personalizzati, alla valutazione, alla formazione degli operatori, alla cura della personalità dell’allievo, all’inserimento e accom- pagnamento nel mondo del lavoro (cfr. riferimenti bibliografici), si vuole dare un ulteriore contributo alla organizzazione dei nuovi percorsi di formazione profes- sionale, proponendo un modello di esame per la qualifica professionale. Il presente manuale si articola in tre parti principali, completate da un’appen- dice, un allegato e una bibliografia di riferimento. Nella prima parte, si descrive la struttura generale dell’esame di qualifica: tipi di prove, punteggi ottenibili, durata delle prove, figure coinvolte nelle commissioni d’esame. Nella seconda parte, la più voluminosa, sono riportati esempi concreti di schede valutative e prove 1. In particolare, si presentano: un esempio di rubrica per la valutazione del percorso triennale, comprendente anche lo stage, in vista del- l’accesso all’esame finale (esempio di scheda per l’ammissione all’esame); esempi di prove scritte e prove professionali per alcune comunità professionali; esempio di colloquio d’esame; esempio di scheda complessiva dell’esame. Come si diceva nella presentazione, la proposta delineata è un tentativo di me- diare tra le eterogenee realtà regionali. Per meglio chiarire questo aspetto, nella terza parte, si riporta una griglia che mette a confronto il modello di esame deli- neato nel manuale e quanto predisposto da documenti di alcune Regioni (o Pro- vince) e/o da Gruppi tecnici regionali. La scelta delle Regioni da considerare è stata guidata da tre criteri: 1) affinità della strutturazione del percorso con il mo- dello proposto e condiviso dal CNOS-FAP; 2) preponderanza nel percorso delle at- tività finalizzate alla professionalizzazione; 3) presenza territoriale: si voleva una rappresentanza da Nord a Sud e si sono scelte Regioni in cui la presenza dei Centri CNOS-FAP è numericamente significativa. Alla luce di tali criteri, le cinque Re- gioni scelte sono: Lombardia, Piemonte e Veneto per il nord; Lazio (Provincia di Roma), per il centro; Sicilia, per il sud. 1 È chiaro che essendo una proposta, tutto il materiale è stato predisposto a livello di esempio; spetta quindi al gruppo dei formatori (o a chi è addetto alla progettazione dell’esame), definire concretamente la prova, nell’ambito dell’autonomia propria di ogni istituzione formativa. 6 I documenti utilizzati nella terza parte per l’analisi delle situazioni regionali sono riportati in una specifica appendice. Dato l’intento degli autori di essere quanto più concreti possibile, così da ela- borare un manuale operativo, in allegato sono state riportate anche immagini di “capolavori” (prove professionali) realizzati dagli allievi dei Centri della Federa- zione CNOS-FAP, che illustrano il prodotto finale del loro lavoro. Le foto selezio- nate si riferiscono a capolavori relativi a quattro comunità professionali: mecca- nica; elettrica e elettronica; grafica e multimediale; turistica e alberghiera. I riferimenti bibliografici riportati consentono di rintracciare le altre pubbli- cazioni, curate da CNOS-FAP e CIOFS/FP, che affrontano le diverse tematiche relative ai nuovi percorsi di istruzione e formazione professionale. Parte prima MODELLO DI ESAME 9 INTRODUZIONE L’esame previsto al termine del percorso triennale rappresenta la modalità at- traverso la quale si riscontra nella persona la presenza di requisiti educativi, cultu- rali e professionali tali da garantire il conseguimento della “Qualifica professio- nale”, titolo che attesta l’idoneità a svolgere una professione, e l’assolvimento del diritto-dovere all’istruzione e formazione professionale. L’ammissione all’esame finale avviene mediante valutazione, da parte del- l’équipe del corso, del percorso formativo dell’allievo e delle sue acquisizioni, così come sono individuate nel portfolio. Spetta alle normative regionali definire i va- lori di soglia per l’ammissione del titolare all’esame finale sia in relazione al pun- teggio minimo di ammissione, sia al numero delle frequenze alle attività formative (che, normalmente, non possono essere inferiori ai tre quarti del monte ore annuo). È comunque facoltà del gruppo dei formatori ammettere ugualmente il candidato all’esame, giustificando opportunamente tale decisione (è possibile ammettere all’esame persone che non hanno seguito l’intero processo, ma sono in possesso di crediti formativi e lavorativi adeguati, o allievi che presentino lacune su alcuni elementi del percorso formativo). In questo volume, nella seconda parte, si presenta una proposta per l’accerta- mento dei requisiti di ammissibilità degli allievi all’esame finale e la valutazione delle competenze acquisite. Di seguito ci soffermiamo sull’articolazione dell’esame, sull’attribuzione del punteggio alle diverse prove e su quello globale, sulla durata dell’esame e sulle figure in esso coinvolte. 1. PROVE DELL’ESAME L’esame finale di qualifica è articolato in 3 prove: prova scritta; prova profes- sionale; colloquio. Tutte le prove ruotano attorno alle competenze professionali, perché l’obiettivo è accertare se il candidato è idoneo alla qualifica professionale, ma tengono anche presenti criteri utili per rilevare l’acquisizione di competenze di base (non professionali) perché va accertato il raggiungimento del profilo educa- tivo, culturale e professionale e, quindi, l’assolvimento del diritto-dovere. 1.1. Prova scritta sui saperi di base L’allievo è chiamato a rispondere a una serie di domande che hanno lo scopo di rilevare la sua preparazione in riferimento agli standard minimi definiti 10 dall’“Accordo Stato-Regioni del 15 gennaio 2004”. Per questa prova, si è scelto di formulare esercizi o quesiti che, pur mirando alla verifica di saperi di base, fossero centrati sulla professione per la quale il candidato si è preparato nel triennio di formazione. 1.2. Prova professionale L’allievo è chiamato a realizzare un prodotto significativo, funzionale a dimo- strare le capacità professionali che ha acquisito durante l’iter formativo. La “prova professionale” rappresenta il centro dell’esame di qualifica, è un “capolavoro”, ovvero un prodotto il più possibile riassuntivo delle competenze richieste all’allievo per potersi candidare al presidio del ruolo corrispondente alla figura professionale prevista. Essa ha un valore professionale, in quanto rappresenta un costrutto in grado di soddisfare i requisiti propri della figura di riferimento, considerando il ruolo defi- nito nel momento dell’ingresso lavorativo. Inoltre ha un valore culturale, in quanto consente di rilevare le conoscenze e le abilità che l’allievo ha acquisito durante il suo percorso formativo. Infine, ha anche un valore educativo, in quanto stimola la persona ad una maggiore coscienza di sé e delle proprie risorse nell’atto di fronteg- giare un compito/problema. La prova fa, quindi, riferimento ad un processo ope- rativo reale, e prevede un livello definito di autonomia, responsabilità, durata e accuratezza. Questa prova può essere suddivisa in 3 fasi, con nomi che hanno accentua- zioni diverse per le diverse comunità professionali di riferimento (e, spesso, le fasi b e c sono strettamente collegate): 1) Fase di programmazione o progettazione In essa è richiesto all’allievo di comprendere le consegne e di definire il piano di lavoro che dovrà seguire nell’espletamento della prova. 2) Fase operativa In essa è richiesto all’allievo di realizzare concretamente il prodotto richiesto, sapendo mobilizzare le risorse disponibili procedendo alle opportune verifiche ed eventuali correzioni. 3) Fase consuntiva o di collaudo In essa è richiesto all’allievo di descrivere e documentare il processo che ha svolto per la realizzazione del prodotto, procedendo ad una valutazione del- l’uno e dell’altro. 1.3. Colloquio L’allievo è chiamato a sostenere un dialogo con la commissione d’esame al fine di dimostrare di saper argomentare su contenuti appresi durante il percorso formativo, sulle esperienze formative vissute e sulle attese e le riflessioni riguar- danti il proprio futuro. 11 2. PUNTEGGI DELL’ESAME La valutazione dell’esame è espressa in centesimi e la persona ottiene la quali- fica se raggiunge 60/100. Come detto, la valutazione finale delle competenze dell’allievo tiene conto sia di quanto da questi realizzato durante il triennio di formazione, sia di quanto dimo- strato nel corso dell’esame finale. Si è deciso di attribuire uguale peso ai due mo- menti (percorso formativo ed esame finale); pertanto, i 100 punti ottenibili per la qualifica sono costituiti da 50 punti ottenibili durante il percorso e 50 ottenibili durante la prova finale. Nella valutazione del percorso realizzato nei tre anni di formazione afflui- scono sia i risultati ottenuti nel corso dell’attività formativa al Centro, che quelli conseguiti durante lo stage. Viene ammesso all’esame ogni allievo che ottenga almeno 30 punti. Indicazioni specifiche per tale valutazione sono riportate al primo punto della seconda parte. La valutazione dell’esame tiene conto delle singole prove previste, attribuendo diversi punteggi a ciascuna di esse: prova professionale, 25 punti; prova scritta, 15 punti; colloquio, 10 punti. Indicazioni specifiche per tale valutazione sono ripor- tate nella seconda parte del volume. La tavola che segue riassume i diversi punteggi. Tav. 1 - Punteggi per l’esame finale Percorso formativo Prova professionale Prova scritta Colloquio Punteggio finale 50 Valore di soglia: 30 punti Valore di soglia: 30 punti 25 * 15 10 100 Esame finale * Il punteggio della prova professionale può essere così suddiviso: 5 punti per la fase di pro- grammazione, 15 per la fase operativa e 5 per la fase consuntiva; ma questi punteggi possono variare in riferimento alla specifica comunità professionale. 3. DURATA DELLE PROVE E DELL’ESAME La durata complessiva dell’esame può variare in base alle disposizioni regio- nali, all’impegno orario giornaliero e al tipo di prova professionale adottata. Si suggerisce comunque di prevedere una durata complessiva di circa 20 ore. Si riporta di seguito un esempio di una possibile scansione temporale del- l’esame, prevedendo una durata di 4 giorni. 12 4. FIGURE COINVOLTE NELL’ESAME DI QUALIFICA L’esame di qualifica è presieduto da una commissione che è garante del buon andamento delle prove e determina, in fase di valutazione finale, l’idoneità del candidato al conseguimento della qualifica professionale. È significativo che al- l’interno della commissione sia rappresentato adeguatamente il mondo del lavoro. La commissione d’esame che si propone è composta da: a) un rappresentante della Regione o della Provincia che rilascia il titolo e che ordinariamente funge da presidente b) un rappresentante dei datori di lavoro, possibilmente scelto all’interno della comunità professionale di riferimento c) un rappresentante delle organizzazioni sindacali d) un rappresentante del gruppo dei formatori del corso. Le specifiche norme regionali possono prevedere la partecipazione di diversi e/o ulteriori membri. 5. CONCLUSIONI Dopo aver dato alcune indicazioni sulla impostazione dell’esame di qualifica, nella seconda parte, si riportano: un esempio di scheda valutativa per l’attribuzione del punteggio di ammissione all’esame; modelli relativi a ciascuna prova (scritta, professionale, colloquio); una scheda per il calcolo del punteggio finale. 1° giorno Prova scritta (3 ore) Prova professionale: fase di programmazione 2° giorno Prova professionale: fase operativa 3° giorno Prova professionale: fase consuntiva Colloquio (circa 20 minuti per allievo) 4° giorno Colloquio Valutazione finale da parte della commissione Tav. 2 - Articolazione dell’esame finale Parte seconda ESEMPI DI SCHEDE VALUTATIVE E PROVE 15 INTRODUZIONE In questa parte, si riportano materiali utili per l’elaborazione dell’esame di qualifica: un modello per la valutazione del percorso triennale dell’allievo per l’ammissione all’esame di qualifica; una serie di prove e relative griglie di corre- zione; una scheda per la valutazione finale complessiva. In dettaglio, i materiali presentati consistono in: 1) Proposta per la determinazione del punteggio di ammissione all’esame 2) Esempi di prova scritta • Esempio per la comunità professionale meccanica • Esempio per la comunità professionale turistica e alberghiera 3) Esempi di prova professionale • Esempio per la comunità professionale elettrica e elettronica – Esempi 1 e 2 per la qualifica: “Operatore elettrico e elettronico: installa- tore/manutentore di impianti elettrici” – Esempio 3 per la qualifica: “Operatore elettrico e elettronico: installa- tore/manutentore di impianti di automazione industriale” – Esempio 4 per la qualifica: “Operatore elettrico e elettronico: assembla- tore/manutentore di personal computer e installatore di reti” – Esempio 5 per la qualifica: “Operatore elettrico e elettronico: manutentore di sistemi elettronici e meccanici dell’autoveicolo” • Esempio per la comunità professionale meccanica – Esempio 1 per la qualifica: “Operatore meccanico: costruttore alle mac- chine utensili” – Esempio 2 per la qualifica: “Operatore meccanico: montatore/manutentore” • Esempio per la comunità professionale turistica e alberghiera – Esempio per la qualifica: “Operatore turistico alberghiero: commis di sala e bar” • Esempio per la comunità professionale grafica e multimediale – Proposta per la qualifica: “Operatore grafico: prestampatore” – Proposta per la qualifica: “Operatore grafico: stampatore” 16 4) Esempio di prova orale Traccia esemplificativa per il colloquio 5) Scheda complessiva dell’esame di qualifica Tutti questi materiali costituiscono delle semplici proposte, delle esemplifica- zioni che possono costituire il punto di partenza per elaborare l’esame più consono alla realtà del proprio Centro. PROPOSTA PER LA DETERMINAZIONE DEL PUNTEGGIO DI AMMISSIONE ALL’ESAME Esempio per la qualifica di “Operatore meccanico” 19 1) P REMESSA Il presente strumento si propone come esempio per la valutazione delle com- petenze acquisite dall’allievo nel percorso triennale, al fine di determinare il pun- teggio di ammissione all’esame di qualifica. Dunque, tale valutazione è pensata come il risultato del processo realizzato dall’allievo, che tiene presente il portfolio elaborato e i progressi osservati, e riguarda sia l’attività realizzata nel CFP che l’e- sperienza di stage. Inoltre, benché fornisca delle indicazioni circa i singoli docenti direttamente coinvolti nella valutazione delle specifiche dimensioni, auspica il maggior coinvolgimento possibile dell’intera équipe formativa, compreso il tutor dello stage. L’esempio riportato si riferisce alla qualifica “Operatore meccanico”. 2) D ESCRIZIONE Le schede di valutazione riportate di seguito rappresentano una proposta ela- borata a partire dagli standard formativi minimi definiti nell’Accordo Stato-Re- gioni del 15 gennaio 2004 (in attuazione di quanto sancito in Conferenza unificata il 19 giugno 2003) e tenendo presenti i contributi offerti dal PECUP. Per fornire una struttura all’insieme delle competenze che devono essere ac- quisite dall’allievo al termine del triennio, le stesse sono state organizzate attorno a 4 ambiti: competenze relative all’io, competenze relative alla relazione, compe- tenze relative al contesto, competenze relative al compito. Tale organizzazione è stata ripresa dal modello sviluppato da Becciu - Colasanti per la promozione delle capacità personali (Becciu - Colasanti, 2004). Ciascuno dei 4 ambiti di competenza è articolato in una serie di standard for- mativi minimi da raggiungere: la scheda al punto 3 presenta il quadro di insieme. Gli standard indicati in corsivo sono ripresi esattamente così come indicati nel ci- tato Accordo; gli altri rappresentano delle integrazioni: quelli relativi all’ambito “io” sono per lo più inferiti dal PECUP, quelli strettamente relativi alle competenze professionali sono stati definiti a partire da materiali elaborati dagli operatori della Federazione. Le schede relative a ciascuno standard riportano una serie di dimensioni in cui si articola lo standard e una scala di descrittori di 3 possibili livelli di prestazione osservabile: livello 1, sotto la soglia accettabile; livello 2, soglia accettabile; livello 3, oltre la soglia accettabile. Il livello 2, in quasi la totalità dei casi, corrisponde alla declinazione dello stesso standard riportata nell’Accordo (anche in questo caso, tale origine è sottolineata con il corsivo). Nel caso degli standard professio- 20 nali, per definire i livelli di soglia, si è fatto riferimento alla “Codifica ECTS europea” che descrive come segue i tre livelli di competenza professionale iniziale: • Livello 1: Attività che permette principalmente l’esecuzione di un lavoro relativamente semplice, con conoscenze e capacità pratiche molto limitate • Livello 2: Attività che prevede l’utilizzo di strumenti e tecniche, consistente in un lavoro esecutivo, che può essere autonomo nei limiti delle tecniche ad esso inerenti. • Livello 3: Lavoro tecnico, che può comportare gradi di autonomia e responsabilità rispetto ad attività di programmazione o coordinamento. Il titolo di “Qualifica” corrisponde al livello 2. Il documento si chiude con una tavola – e relativa spiegazione – per l’attribu- zione del punteggio (di questa esiste anche una versione in formato Excel in cui è sufficiente inserire i punteggi ottenuti dall’allievo per ottenere automaticamente i punteggi definitivi 1). La tavola per l’attribuzione dei punteggi prevede che a ciascuna dimensione (o a ogni descrittore previsto) venga attribuito un peso in base alla specifico percorso di qualifica seguito dall’allievo in esame. Ad esempio, la “sensibilità estetica” è uno standard previsto per qualsiasi qualifica, ma è chiaro che la sua importanza sarà diversa per diverse figure professionali: sarà piuttosto marginale per un “ope- ratore meccanico” (e quindi le è stato attribuito un peso di 1), ma sarà importante per un “operatore grafico” (e quindi le potrebbe essere attribuito un peso 3). Dunque, il peso da attribuire ai diversi standard indicati cambierà al variare della qualifica di riferimento. Per l’esempio riportato, riferito alla qualifica di “Operatore meccanico”, gli standard cui è stato attribuito maggior peso sono quelli indicati dai numeri: 5, 6, 7, 8, 12, 13, 15, 16, 17. 1 Gli interessati possono richiedere il file presso la Sede Nazionale del CNOS-FAP, ai recapiti indicati in copertina. 21 3) A M BIT I D I C O M P E T E N Z A E R E L A T IV I ST A N D A R D 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 4) A TTRIBUZIONE DEI PUNTEGGI NELLE COMPETENZE DELLA COMUNITÀ PROFESSIONALE MECCANICA Spiegazione per l’attribuzione dei punteggi La tavola che segue è formata da 6 colonne: 1) Dimensione 2) Prestazione rilevata 3) Peso dimensione 4) Risultato 5) Totale ottenibile 6) Totale ottenuto in percentuale • Nella prima colonna, è riportato il numero della dimensione di riferimento. • Nella seconda colonna, va indicato il punteggio ottenuto dall’allievo nella scala riportata nelle schede; può essere un minimo di 1 e un massimo di 3 punti. • Nella terza colonna, è indicato il peso che è stato attribuito a ciascuna dimen- sione in riferimento alla qualifica di “Operatore meccanico”. • Nella quarta colonna, va indicato il risultato che si ottiene moltiplicando il punteggio ottenuto dall’allievo (colonna 2) per il peso di quella dimensione (colonna 3). • Nella quinta colonna è riportato il risultato totale ottenibile su ciascuno standard. • Nella sesta colonna è possibile indicare la percentuale ottenuta su ciascuno standard. In coda alla tavola per l’attribuzione dei punteggi, sono riportati due riquadri: • nel primo, vanno riportati i totali ottenuti dalla semplice somma dei dati sulle colonne di interesse • nel secondo, va riportato il punteggio finale, calcolato dividendo il dato della colonna n. 4 (risultato) per il dato della colonna n. 5 (totale ottenibile) e molti- plicando il risultato ottenuto per 50. In tal modo, si ottiene un punteggio finale in cinquantesimi. 38 Tavola per l’attribuzione dei punteggi nelle competenze della comunità professionale meccanica 39 ESEMPI DI PROVA SCRITTA Esempi di prova scritta per le comunità professionali: 1) Meccanica 2) Turistica alberghiera 43 Nelle pagine che seguono, troverai una serie di 20 domande. – Alcune domande sono con risposta a scelta multipla; in questo caso potrai sce- gliere tra più alternative proposte quella che ti sembra la risposta esatta. Farai la tua scelta e la segnalerai mettendo una X sulla lettera che corrisponde alla risposta che consideri esatta. Se, dopo aver fatto la X, decidi di cambiare risposta, annerisci il primo segno e fai il nuovo in modo che si capisca chiaramente la tua risposta. Es. a) Martello b) Cacciavite c) Utensile d) Vite Le domande di questo tipo ti consentono di ottenere 0,5 o 1 un punto per ogni risposta esatta. – Altre domande sono a risposta libera; questo significa che troverai uno spazio in cui scrivere liberamente la tua risposta. Ricordati di scrivere in modo chiaro e di fare attenzione agli errori di ortografia. Questo tipo di domande ti consente di ottenere fino a 6 punti, a seconda della completezza e della coerenza della tua risposta, della precisione dei termini professionali che utilizzi e della correttezza della frase che scrivi. – Altre domande ancora prevedono che tu realizzi dei calcoli, o elabori delle traduzioni. Questo tipo di risposte ti consente di ottenere da 4 a 6 punti, a seconda delle domande. La prova è pensata in modo che alla fine tu ottenga un punteggio espresso in quindicesimi. Se hai bisogno di ulteriori chiarimenti, chiedi ora al tuo formatore. Buon lavoro. PROVA SCRITTA PER L’ESAME DI QUALIFICA COMUNITÀ PROFESSIONALE MECCANICA X X● 44 AREA DEI LINGUAGGI 1. Dimostra di conoscere il profilo professionale relativo alla qualifica che stai per conseguire descrivendo: a) i principali compiti del tuo profilo professionale b) le realtà produttive nelle quali puoi operare in forma autonoma o di- pendente ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... 2. Pensando a ciò che accadrà una volta ottenuta la qualifica, indica: a) cosa intendi fare per trovare un’occupazione b) come ti impegnerai per tenerti sempre aggiornato ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... 45 3. Hai trovato un opuscolo con la descrizione di una fresatrice. È di una ditta straniera ed è scritto in inglese. Fai tu la traduzione. Milling Machines The basic components of the Milling Machine are: • Work table , on which the workpiece is clamped using the T-slots. The table moves longitudinally with respect to the saddle. • Saddle, which supports the table and can move transversely. • Knee , which supports the saddle and gives the table vertical movements for adjusting the depth of cut. • Overarm in horizontal machines, which is adjustable to accommodate dif- ferent arbor lengths. • Head , which contains the spindle and cutter holders. In vertical machines the head may be fixed or vertically adjustable. Traduzione: ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... 46 4. Nell’azienda in cui hai trovato lavoro, c’è una saldatrice sulla quale è attaccato un adesivo con scritto qualcosa in inglese. Di cosa si parla? Traduci il titolo, la riga seguente e almeno 5 frasi. How to Solder First a few safety precautions: ➠ Never touch the element or tip of the soldering iron. ➠ They are very hot (about 400°C) and will give you a nasty burn. ➠ Take great care to avoid touching the mains flex with the tip of the iron. ➠ The iron should have a heatproof flex for extra protection. An ordinary plastic flex will melt immediately if touched by a hot iron and there is a serious risk of burns and electric shock. ➠ Always return the soldering iron to its stand when not in use. ➠ Never put it down on your workbench, even for a moment! ➠ Work in a well-ventilated area. ➠ The smoke formed as you melt solder is mostly from the flux and quite ir- ritating. Avoid breathing it by keeping you head to the side of, not above, your work. ➠ Wash your hands after using solder. ➠ Solder contains lead which is a poisonous metal. Titolo: ...................................................................................................................... Riga successiva: ...................................................................................................................... Frasi: 1) ................................................................................................................. 2) ................................................................................................................. 3) ................................................................................................................. 4) ................................................................................................................. 5) ................................................................................................................. 47 AREA TECNOLOGICA 5. Conoscendo la tua abilità in campo informatico, il tuo capo ti chiede da cosa protegge una versione aggiornata di un programma antivirus. Tu rispondi: a) Sovrascrittura dei file b) Nuove infezioni dei file c) Compressione di file d) Programmi pirata 6. A cosa serve il programma Word? a) Elaborare fogli elettronici b) Elaborare testi c) Creare presentazioni d) Fare calcoli su tabelle 7. Stai lavorando in Excel. Hai sbagliato alcuni caratteri o alcune cifre; come fai per correggere? Selezioni la cella e: a) fai doppio click con il pulsante sinistro del mouse b) digiti il tasto “Invio” c) digiti il tasto “Canc” d) digiti il tasto “F4” 8. Hai a disposizione più stampanti. Per ottenere la migliore qualità e la maggiore rapidità di stampa, quale scegli? a) La stampante ad aghi b) La stampante laser c) La stampante jet 9. Con quale estensione vengono normalmente salvati in disegni di AutoCAD? a) .xls b) .dwg c) .tif d) .doc e) .cad 10. Con il programma CAD, per disegnare una linea parallela a un’altra esistente, quale comando usi? a) Taglia b) Stira c) Offset d) Dividi e) Spezza 48 AREA SCIENTIFICA 11. Il tuo capo vuole rinnovare la recinzione dell’azienda. Chiede a te di fargli sapere quanti metri di rete saranno necessari. Le informazioni che ti dà sono le seguenti. La recinzione ha la forma di un trapezio di cui lui conosce solo tre misure: • il lato A misura 40 mt. • il lato B misura 30 mt. • il lato D misura 45 mt. Scrivi qui i tuoi calcoli. Scrivi qui la tua risposta: mt. ...................................... 12. Devi ridurre la durezza di un materiale. Quale scegli tra i seguenti tratta- menti termici? a) Tempra b) Bonifica c) Ricottura d) Cementazione 49 13. Nell’azienda nella quale lavori, si è deciso di cambiare posto a una mac- china. Sai che pesa 200 Kg. e che il coefficiente di attrito statico al pavi- mento vale k s = 0,5. Un tuo collega ti chiede se sai qual è il tipo di forza necessaria per spostare la macchina. Tu gli rispondi: Scrivi in questo spazio i tuoi calcoli. a) 100 N b) 980 N c) 3.920 N d) 10,2 N 14. Il tuo capo ha utilizzato la parola “resilienza”. Tu sai che questa si rife- risce alla capacità di un materiale di: a) rompersi in silenzio b) essere duro c) confrontarsi con altro materiale d) resistere agli urti di altri materiali e) resistere all’usura del tempo 50 AREA STORICO- SOCIO- ECONOMICA 15. Sei stato assunto con contratto di lavoro presso una ditta. Sai che per legge il tuo orario di lavoro sarà: a) Dalle 8:00 alle 12:00 e dalle 14:00 alle 18:00 b) Al massimo, di 48 ore settimanali c) Al massimo, di 7 ore giornaliere per 6 giorni alla settimana d) Al massimo, di 40 ore settimanali 16. Di chi è la responsabilità principale della sicurezza e della salute nel luogo di lavoro? a) del medico b) del rappresentante dei lavoratori c) del datore di lavoro d) di colui che progetta il piano di sicurezza 17. Se ti capita di infortunarti durante l’orario di lavoro, come ti devi com- portare? a) fai immediata denuncia al tuo superiore b) denunci l’infortunio dopo che ti sei sottoposto ad una visita medica c) denunci l’infortunio all’I.N.A.I.L. 18. C’è in corso uno sciopero e tu hai deciso di aderire. Cosa comporta questo? a) commetti un illecito e sarà aperta una procedura disciplinare b) hai diritto di partecipare allo sciopero, mantieni il posto di lavoro, ma non ricevi la retribuzione per tutta la durata dello sciopero c) hai diritto di partecipare allo sciopero e per ricevere la retribuzione devi mandare un certificato medico all’I.N.A.I.L. d) devi presentare la richiesta al datore di lavoro e) violi il contratto e potrai essere licenziato 19. Stai per ottenere la qualifica. Dunque, presto inizierai a cercare un la- voro. Il primo passa sarà quello di scrivere e distribuire il tuo curriculum vitae. Nel farlo, quali dei suggerimenti che seguono dovrai tenere pre- sente? a) Fotocopiarlo e spedirlo a più aziende possibili per avere maggiore suc- cesso di trovare lavoro 51 b) Scriverlo a mano, personalizzandolo con icone ed effetti che possono farti distinguere c) Indicare quanto vorresti guadagnare e quali mansioni vorresti svolgere d) Aggiornarlo continuamente e modificarlo in base all’azienda alla quale vuoi inviarlo 20. Nell’azienda in cui lavori, senti spesso parlare di “organigramma”. Cioè di: a) Un documento con la descrizione delle fasi di lavoro b) La rappresentazione grafica del programma economico dell’azienda per i prossimi 5 anni c) Uno schema che riproduce funzioni e organi dell’azienda e le relazioni esistenti tra questi d) Un diagramma di flusso 52 NOTE PER IL CORRETTORE La prova prevede una serie di domande (sia aperte, sia con risposta a scelta multipla) che mirano a rilevare le conoscenze e le abilità dell’allievo in relazione agli standard minimi relativi alle 4 aree (linguistica, tecnologica, scientifica, sto- rico-socio-economica) dei saperi di base. Le domande sono state elaborate in modo da mantenere quanto più possibile l’aderenza con la comunità professionale di riferimento. Per la correzione si può fare riferimento a quanto segue e alla tavola per l’at- tribuzione del punteggio. Seguendo le istruzioni di correzione indicate, si può ottenere una valutazione della prova in quindicesimi. 1) VALUTAZIONE DELLE RISPOSTE • Le risposte alle domande 1 e 2 possono ottenere fino a 6 punti . Per l’attribuzione di questo punteggio, ci si può avvalere della scheda sotto riportata (“Tavola per l’attribuzione del punteggio alle domande aperte”). • La domanda 3 può far ottenere fino a 5 punti. • La domanda 4 consente di ottenere fino a 4 punti . • Le domande dalla 5 alla 10 prevedono 1 punto per ogni risposta esatta. • La domanda 11 consente di acquisire fino a 6 punti . • La risposta esatta alla domanda 12 permette di ottenere 1 punto. • La domanda 13 consente di acquisire fino a 4 punti . • Le domande dalla 14 alla 20 prevedono 1 punto per ogni risposta esatta. 2) TAVOLA PER L’ATTRIBUZIONE DEL PUNTEGGIO ALLE DOMANDE APERTE Per attribuire un punteggio alle domande con risposta aperta, si può fare rife- rimento ai seguenti parametri e descrittori. PARAMETRO DESCRITTORE A) Completezza Nella risposta appaiono informazioni sugli stimoli presentati nella domanda B) Coerenza La risposta è logicamente connessa con la domanda C) Precisione termini professionali I termini strettamente attinenti alla professione sono usati con proprietà D) Correttezza frase Le frasi sono ben articolate sul piano sintattico e non contengono errori ortografici 53 3) TAVOLA PER IL CALCOLO DEL RISULTATO Riportando i punteggi ottenuti dall’allievo (in base alle indicazioni di corre- zione soprariportate) nella tavola che segue, e moltiplicandolo per il coefficiente indicato, è possibile ottenere un voto per ciascuna delle 4 aree considerate. Som- mando questi 4 punteggi, poi, si potrà ottenere il voto globale ottenuto nella prova espresso in quindicesimi. * Per ottenere il voto, basta moltiplicare il punteggio totale ottenuto dall’allievo in ciascuna area per il coefficiente indicato. 54 Nelle pagine che seguono, troverai una serie di 20 domande. – Alcune domande sono con risposta a scelta multipla; in questo caso potrai sce- gliere tra più alternative proposte quella che ti sembra la risposta esatta. Farai la tua scelta e la segnalerai mettendo una X sulla lettera che corrisponde alla risposta che consideri esatta. Se, dopo aver fatto la X, decidi di cambiare risposta, annerisci il primo segno e fai il nuovo in modo che si capisca chiaramente la tua risposta. Es. a) Mele b) Ciliege c) Pesche d) Albicocche Le domande di questo tipo ti consentono di ottenere 0,5 o 1 un punto per ogni risposta esatta. – Altre domande sono a risposta libera; questo significa che troverai uno spazio in cui scrivere liberamente la tua risposta. Ricordati di scrivere in modo chiaro e di fare attenzione agli errori di orto- grafia. Questo tipo di domande ti consente di ottenere fino a 6 punti, a seconda della completezza e della coerenza della tua risposta, della precisione dei termini professionali che utilizzi e della correttezza della frase che scrivi. – Altre domande ancora prevedono che tu realizzi dei calcoli, o elabori delle tra- duzioni. Questo tipo di risposte ti consente di ottenere da 3 a 6 punti, a seconda delle domande. La prova è pensata in modo che alla fine tu ottenga un punteggio espresso in quindicesimi. Se hai bisogno di ulteriori chiarimenti, chiedi ora al tuo formatore. Buon lavoro PROVA SCRITTA PER L’ESAME DI QUALIFICA COMUNITÀ PROFESSIONALE TURISTICA E ALBERGHIERA X X● 55 AREA DEI LINGUAGGI 1. Dimostra di conoscere il profilo professionale relativo alla qualifica che stai per conseguire descrivendo: a) i principali compiti del tuo profilo professionale b) le realtà produttive nelle quali puoi operare in forma autonoma o di- pendente ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... 2. Pensando a ciò che accadrà una volta ottenuta la qualifica, indica: a) cosa intendi fare per trovare un’occupazione b) come ti impegnerai per tenerti sempre aggiornato ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... ...................................................................................................................... 3. Devi risolvere un problema con un cliente che reclama affermando che il cocktail ha un gusto strano e non gli piace. Metti in ordine progressivo, numerando nei quadratini, le risposte che ritieni più opportune. � Mi sembra strano, una cosa incredibile. Non abbiamo mai ricevuto lamentele � Mi scuso, mi permette di proporle un altro cocktail per scusarci di questi increscioso disservizio? � Non è proprio possibile, lei si sta sbagliando! 4. È molto importante saper risolvere i problemi con la clientela anche uti- lizzando la giusta espressione in lingua inglese. Scegli una risposta per ciascuna delle seguenti situazioni 1) Per ringraziare il cliente che se ne sta andando dici: a) Good evening, Sir. It’s nice to see you here again. b) Goodbye, Sir, and thank you for coming. c) Very well, thank you. 56 2) Se porti qualcosa che ti è stato richiesto dici: a) Right you are, Sir. b) Yes, of course, Sir. c) Here you are, Madam. 3) Per scusarti che il ristorante è pieno dici: a) Excuse me, Sir. b) That’s perfectly all right, Sir. c) I’m afraid we’re fully booked just now, Sir. 4) Se non hai capito ciò che il cliente ti ha chiesto dici: a) I’m sorry, Madam, but I’m sure you’ll understand. b) I’m sorry, Madam, but I didn’t quite catch what you said. c) Oh that’ s perfectly all right, Sir. 5) Per suggerire al cliente un piatto dici: a) I can recommend the roast lamb, Sir. b) Take the roast lamb, Sir. c) Do you want the roast lamb, Sir? 6) Se il cliente sembra esitare nella scelta, cosa puoi chiedere: a) How are you today? b) Which would you prefer, Sir, the dessert or the cheese board? c) Would you come this way, please? 7) Per proporre delle alternative dici: a) One moment, Madam, I’ll just check. b) I’ll call you back as soon as I can. c) You can either have the set lunch, or the à la carte menu. 8) Per essere di aiuto dici: a) Good morning. Can I help you? b) Good morning. Do I help you? c) Good morning. Must I help you? 9) Al momento del conto dici: a) Give me the money, please. b) Here’s your bill, Sir. c) Please, pay the dinner. 10) Al momento del saluto, dici: a) Good evening, Sir. b) Goodbye, Sir. c) Bye bye, Sir. 57 5. Per realizzare i cocktail occorre conoscere le tecniche e l’attrezzatura ne- cessaria. Associa il numero del nome alla definizione corrispondente. LA RÉALISATION DES COCKTAILS Constituer un cocktail est un art subtil qui exige un savoir faire rigoureux. Sa réalisation nécessite des connaissances de bases incontournables et les ingrédients doivent être associés avec harmonie. Il existe 4 méthodes de réalisation et préparation des cocktails, dans la plupart des cas, le but poursuivi dans la réalisation d’un cocktail est l’obtention d’un li- quide homogène et onctueux. Selon des ingrédients utilisés on à recours matériel plutôt qu’à un autre. Nome Definizione 1 Au shaker � Rapide, utilisé aussi pour les dégradés ou cocktail à étages. 2 Au verre à mélange � Frappés 3 Directement dans le verre � Boston 4 Au mixer ou blender � Grand verre évasé (de 60 à 80 cl) généralement gradué et possédant parfois un “bec”. 5 Le shaker à 2 éléments � Pour les cocktails onctueux et crémeux. 6. Conoscere la temperatura di servizio dei vini è molto importante. Com- pleta i consigli che seguono inserendo le parole mancanti che trovi in fondo al brano. DRINKING TEMPERATURE The right drinking temperature to serve a wine ............................. the kind of the wine itself. A “cold” temperature is good for .................................. because it allows to preserve their freshness and fruitness but it is not good for ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ones where, because of the presence of tannins, wine can taste too harsh. On the contrary a ........................... temperature can increase scent sensations of red wines. Besides, you must consider that not all reds (or whites) have the same ...................................................................................................................... ☞ Parole da inserire: “warm”; depends on; white and sparkling wines; characteristics; red 58 AREA TECNOLOGICA 7. Se devi scrivere una relazione, quale programma fa al caso tuo? a) Excel b) PowerPoint c) Word 8. Se stai inserendo manualmente una formula in una cella, il primo simbolo che devi digitare è: a) \ b) ! c) = d) $ 9. Vuoi fare una ricerca su internet per trovare idee per nuovi cocktail. Hai a disposizione più computer diversamente collegati ad internet. Per lavo- rare sul PC con la connessione più rapida, quale scegli? a) Quello con modem 56k b) Quello in linea ISDN c) Quello in linea ADSL 10. Ora vuoi stampare il risultato della tua ricerca su internet. Hai a disposi- zione più stampanti. Per ottenere la migliore qualità e la maggiore rapi- dità di stampa, quale scegli? a) La stampante ad aghi b) La stampante laser c) La stampante jet 11. Se stai usando il programma PowerPoint, cosa stai facendo? a) Elaboro un foglio elettronico b) Elaboro un testo c) Creo una presentazione d) Faccio calcoli su tabelle 13. Osservando i 10 locali più frequentati nella zona, si è riscontrato che il prezzo del cocktail “Negroni” subisce delle leggere variazioni di prezzo. Individua la moda e la media dei seguenti valori LOCALE CITTÀ PREZZO NEGRONI € Dalton S. Eraclio 3,8 Chris Fossato di Vico 4 Feedback Foligno 3,8 Cocoe’s pub Gualdo Tadino 3,9 59 AREA SCIENTIFICA 12. Ti viene chiesto di preparare 80 cocktail Negroni; non è cosa da poco, pertanto occorre prima fare alcuni conteggi. Come sai, per ottenere un ottimo Negroni occorrono: 1/3 di Gin, 1/3 di Ver- mouth Rosso, 1/3 di Campari ed il contenuto finale è di 7,8 cl. Riporta, prima di tutto, la quantità necessaria per il cocktail nella tabella seguente: Per preparare gli 80 Negroni hai a disposizione: • Vermouth in bottiglie da 1 litro che costano al gestore 3,00 €, • Gin in bottiglie da 1 litro che costano 12.00 €, • Campari in bottiglie piccole da cl 10, che costano 0,50 € ognuna. Sapendo che ogni Negroni viene venduto al cliente 4,50 €: a) quale sarà la spesa sostenuta e il ricavato lordo totale non considerando altri costi e gli scarti? b) quale sarà la percentuale di guadagno? Vermouth 1/3 Campari 1/3 Gin 1/3 Tumbler 7,8 centilitri Spesa sostenuta dal gestore per fare 80 cocktails Ricavo di 80 cocktails Percentuale di guadagno 60 Due lune Perugia 3,95 Bad city Matigge di Trevi 4,05 Tristano e Isotta Spello 3,8 Springhouse Bevagna 5 Blu ice Bastia Umbra 3,7 Transilvania Rivotorto di Assisi 3,8 Media: _______________________ Moda: _______________________ 14. Quale di questi è un distillato di canna da zucchero? a) porto b) sherry c) cachaca 15. Se un vino bianco non è adeguatamente freddo, quale operazione potrai compiere prima di servirlo? a) immergo la bottiglia nell’acqua fredda b) immergo la bottiglia nel secchiello con acqua e sale c) immergo la bottiglia nel secchiello con acqua, ghiaccio e sale 61 AREA STORICO- SOCIO- ECONOMICA 16. Dovendo acquistare vari tipi di liquori da offrire ai tuoi clienti, decidi di rivolgerti ad un import export francese e scegli vari prodotti caratteristici di questa nazione; quali sono le zone di provenienza dei prodotti scelti? Prodotto Luogo di origine Champagne Calvados Cognac Armagnac Benedèctine 17. Sei stato assunto con contratto di lavoro presso un American Bar. Che cosa rappresenta questo contratto? a) l’accordo fra il datore di lavoro e il lavoratore b) obbliga il datore di lavoro all’osservanza delle norme infortunistiche c) l’accordo tra il nuovo lavoratore e i dipendenti dell’azienda 18. Sei stato assunto in un locale con un contratto di lavoro part-time. Questo significa che il rapporto di lavoro: a) prevede un orario flessibile b) è a tempo indeterminato, ma con normale orario di lavoro c) prevede un orario ridotto d) sono vietati gli straordinari 19. Un lavoratore può essere licenziato: a) quando sciopera b) quando compie gravi negligenze sul lavoro c) ha malattie ricorrenti per cui si assenta spesso d) durante la gravidanza 20. Se un lavoratore viene “precettato” significa che: a) ha scioperato e gli è stata decurtata la retribuzione b) è stata applicata una norma di sicurezza perché il suo sciopero ha com- promesso certi diritti c) il suo capo ha attivato una forma di ritorsione d) i sindacati hanno imposto l’obbligo di scioperare 62 21. Nel locale in cui lavori hai notato un registro con su scritto HACCP. Cosa vuol dire questa sigla? a) analisi dei pericoli e dei punti critici di controllo b) analisi dei punti forza e dei punti critici di controllo c) vietato fumare o usare fiamme libere nelle vicinanze delle derrate ali- mentari 22. Cosa vuol dire la sigla DOP riportata su alcuni prodotti tipici? a) denominazione origine privata b) denominazione origine protetta c) denominazione origine professionale 23. Cosa vuol dire la sigla IGP? a) indicazione geografica privata b) indicazione geografica protetta c) indicazione geografica professionale 24. Leggendo le etichette dei vini, ti accorgi che riportano alcune sigle, cosa significano? a) DOC ....................................................................................................... b) DOCG .................................................................................................... c) IGT ..................................................................................................... ... 63 NOTE PER IL CORRETTORE La prova prevede una serie di domande (sia aperte, sia con risposta a scelta multipla) che mirano a rilevare le conoscenze e le abilità dell’allievo in relazione agli standard minimi relativi alle 4 aree (linguistica, tecnologica, scientifica, sto- rico-socio-economica) dei saperi di base. Le domande sono state elaborate in modo da mantenere quanto più possibile l’aderenza con la comunità professionale di riferimento. Per la correzione si può fare riferimento a quanto segue e alla tavola per l’at- tribuzione del punteggio. Seguendo le istruzioni di correzione indicate, si può ottenere una valutazione della prova in quindicesimi. 1) VALUTAZIONE DELLE RISPOSTE • Le risposte alle domande 1 e 2 possono ottenere fino a 6 punti . Per l’attribuzione di questo punteggio, ci si può avvalere della scheda sotto riportata (“Tavola per l’attribuzione del punteggio alle domande aperte”). • La domanda 3 può far ottenere fino a 3 punti (se indovina l’intera succes- sione). • Le domande 4, 5 e 6 prevedono un punteggio di 0,5 per ogni risposta esatta. • Le domande dalla 7 alla 11 prevedono 1 punto per ogni risposta corretta. • La domanda 12 prevede un massimo di 3 punti per la prima parte e un mas- simo di 5 per la seconda. • La domanda 13 consente di acquisire 1,5 punti per ciascuna risposta esatta. • Le domande 14 e 15 prevedono 1 punto per ogni risposta esatta. • La domanda 16 fa acquisire 0,5 punti per ogni risposta corretta. • Le risposte esatte alle domande dalla 17 alla 24 fanno acquisire 1 punto ciascuna. 2) TAVOLA PER L’ATTRIBUZIONE DEL PUNTEGGIO ALLE DOMANDE APERTE Per attribuire un punteggio alle domande con risposta aperta, si può fare riferi- mento ai seguenti parametri e descrittori. PARAMETRO DESCRITTORE A) Completezza Nella risposta appaiono informazioni sugli stimoli presentati nella domanda B) Coerenza La risposta è logicamente connessa con la domanda C) Precisione termini professionali I termini strettamente attinenti alla professione sono usati con proprietà D) Correttezza frase Le frasi sono ben articolate sul piano sintattico e non contengono errori ortografici 64 3) TAVOLA PER IL CALCOLO DEL RISULTATO Riportando i punteggi ottenuti dall’allievo (in base alle indicazioni di corre- zione soprariportate) nella tavola che segue, e moltiplicandolo per il coefficiente indicato, è possibile ottenere un voto per ciascuna delle 4 aree considerate. Som- mando questi 4 punteggi, poi, si potrà ottenere il voto globale ottenuto nella prova espresso in quindicesimi. * Per ottenere il voto, basta moltiplicare il punteggio totale ottenuto dall’allievo in ciascuna area per il coefficiente indicato. ESEMPI DI PROVA PROFESSIONALE Esempi di prova professionale per le comunità professionali: 1) elettrica elettronica 2) meccanica 3) turistica e alberghiera 4) grafica e multimediale 67 1. INTRODUZIONE Come detto nella presentazione dell’impianto proposto per l’esame di quali- fica, la prova professionale si articola in tre fasi: fase di progettazione, fase opera- tiva, fase di collaudo. Gli esempi riportati di seguito, coerenti con tale impostazione, riguardano 5 prove professionali. 1) Esempio 1 per la prova di qualifica di “Operatore elettrico e elettronico: installatore/manutentore di impianti elettrici” La prova si articola come segue: a) Fase di progettazione Compilazione di un questionario con domande riguardanti conoscenze di tipo professionale Sono allegati il questionario e la scheda di correzione b) Fase operativa Realizzazione di un impianto per la teleinversione di un motore asincrono trifase con arresto alle posizioni estreme e marcia automatica avanti-in- dietro tramite finecorsa Sono allegate le istruzioni e gli schemi utili c) Fase di collaudo Descrizione alla commissione di quanto realizzato e verifica del funzio- namento È allegata la scheda per la valutazione dell’intera prova. 2) Esempio 2 per la prova di qualifica di “Operatore elettrico e elettronico: installatore/manutentore di impianti elettrici” La prova si articola come segue: a) Fase di progettazione Disegno dei circuiti elettrici richiesti e stesura del programma di funziona- mento del PLC Sono allegati il questionario e la scheda di correzione b) Fase operativa Azionamento del simulatore e uso del CAD c) Fase di collaudo Descrizione alla commissione di quanto realizzato e verifica del funzio- namento È allegata la scheda per la valutazione dell’intera prova. PROVA PROFESSIONALE PER L’ESAME DI QUALIFICA COMUNITÀ PROFESSIONALE ELETTRICA E ELETTRONICA 68 3) Esempio 3 per la prova di qualifica di “Operatore elettrico e elettronico: installatore/manutentore di impianti di automazione industriale” La prova si articola come segue: a) Fase di progettazione Compilazione di due schede, digitazione del programma e relativa simu- lazione Sono allegati disegni e schede b) Fase operativa Cablaggio del quadro elettrico di comando e controllo su pannello c) Fase di collaudo Descrizione alla commissione di quanto realizzato e verifica del funzio- namento È allegata la scheda per la valutazione dell’intera prova. 4) Esempio 4 per la prova di qualifica di “Operatore elettrico e elettronico: assemblatore/manutentore di personal computer e installatore di reti locali” La prova si articola come segue: a) Fase di progettazione Compilazione di un questionario È allegata la griglia di correzione b) Fase operativa Questa fase prevede due prove: esercizi di informatica; assemblaggio di un PC c) Fase di collaudo Descrizione alla commissione di quanto realizzato e verifica del funzio- namento È allegata la scheda per la valutazione dell’intera prova. 5) Esempio 5 per la prova di qualifica di “Operatore elettrico e elettronico: manutentore sistemi elettronici e meccanici dell’autoveicolo” La prova si articola come segue: a) Fase di programmazione Questionario volto a rilevare le conoscenze professionali. b) Fase operativa Rilevamento e controllo di alcune caratteristiche degli autoveicoli c) Fase di collaudo Descrizione alla commissione di quanto si sta realizzando, verifica del funzionamento; questa fase si realizza contemporaneamente alla fase ope- rativa. 69 2. ESEMPIO 1 DI PROVA PROFESSIONALE PER LA QUALIFICA DI “Operatore elet- trico e elettronico: installatore/manutentore di impianti elettrici” La prova consiste nella realizzazione di un impianto di teleinversione di un motore asincrono trifase con arresto alle posizioni estreme e marcia avanti-indietro tramite finecorsa 1. 2.1. Fase di progettazione Questa fase prevede la compilazione di un questionario. Di seguito riportiamo lo stesso questionario e la tavola per la correzione. QUESTIONARIO PER LA PROVA PROFESSIONALE Inserisci o segna con una croce la risposta che ritieni esatta 1) Se due lampadine sono sottoposte alla stessa tensione: a) le lampadine sono collegate in parallelo b) le lampadine sono collegate in serie c) le lampadine hanno la stessa potenza 2) La sigla FROR identifica: a) cavo unipolare isolato in gomma b) cavo multipolare isolato in gomma con guaina in PVC c) cavo multipolare isolato in PVC con guaina in PVC 3) In una linea elettrica, a parità di lunghezza e di corrente di esercizio, la caduta di tensione dipende dalla sezione, nel senso che: a) diminuisce all’aumentare della sezione b) resta costante al variare della sezione c) aumenta all’aumentare della sezione 4) Una lampadina alimentata alla tensione U =100 V, attraversata dalla cor- rente I =1 A assorbe una potenza elettrica di: a) 1 A b) 100 W c) 1 W 1 Questa prova è stata realizzata nel Centro CNOS-FAP di Selargius (CA). 70 5) In un impianto elettrico per la protezione dai sovraccarichi utilizzi: a) interruttore differenziale b) involucri o barriere di protezione c) interruttore magnetotermico 6) Il simbolo in figura indica: a) isolamento principale di un utilizzatore elettrico b) doppio isolamento di un utilizzatore elettrico c) la massa di un utilizzatore elettrico 7) Il simbolo in figura rappresenta: a) interruttore bipolare b) invertitore c) deviatore 8) Il simbolo in figura rappresenta: a) contatto NO b) autoritenuta c) pulsante NC 9) Il picchetto di terra: a) è un dispersore naturale b) è un dispersore artificiale c) non è un dispersore 10) Nel seguente schema elettrico i contattori K1 E K2: a) sono sempre eccitati b) possono rimanere eccitati entrambi c) non possono rimanere eccitati entrambi 13 A1 5 4 4 S3 13 1 24 V ac S1 3 1 2 3 4 4 5 S2 K1 A1 A2 2 14 21 22 K2 K1 3 K2 K2 A2 14 71 11) Il simbolo della grandezza elettrica potenza è: a) P b) R c) U 12) L’unità di misura della tensione elettrica è: a) Ampere b) Volt c) Watt 13) Il simbolo della grandezza elettrica resistenza è: a) P b) R c) U 14) In un dispositivo elettrico, la sigla IP 44 identifica: a) il grado di isolamento b) il grado di protezione c) la corrente nominale 15) Per realizzare un avviamento diretto di un M.A.T., vengono utilizzati: a) 1 teleruttore b) 3 teleruttori c) 4 teleruttori 16) La dichiarazione di conformità di un impianto elettrico è obbligatoria in quanto: a) prevista dalla legge 46/90. b) prevista dalle norme CEI 64.8 c) prevista dal D. Lgs. 626/94 17) Per caduta di tensione si intende: a) l’intervento del dispositivo di protezione magnetotermico b) la diminuzione del livello di tensione a fondo linea c) la mancanza di alimentazione a inizio linea 18) Quali tra i seguenti sono i dati di targa di un motore asincrono trifase? a) la tensione nominale e la potenza b) il potere d’interruzione e il cos Ø c) il rapporto spire e la corrente nominale 72 19) Il trasformatore viene usato per: a) elevare o abbassare il livello di tensione b) elevare il livello di tensione c) abbassare il livello di tensione 20) Da quali rischi protegge il relè termico? a) dai contatti diretti b) dai contatti diretti e indiretti c) dai sovraccarichi 21) Per pr oteggere un circuito dai cortocircuiti e sovraccarichi posso uti- lizzare? a) un interruttore magnetotermico b) un sezionatore c) un relè termico 22) In un motore asincrono trifase vengono alimentati direttamente: a) gli avvolgimenti di statore b) gli avvolgimenti di rotore c) i condensatori 23) Le cadute di tensione, a parità di carico, sono più elevate: a) in un cavo da 4mm2 b) in un cavo da 10mm2 c) in un cavo da 25mm2 24) Cos’è un contatto indiretto? a) il contatto dell’uomo con una fase di alimentazione b) il contatto dell’uomo con una massa in tensione c) il contatto dell’uomo con una massa non in tensione 25) La corrente elettrica è: a) l’energia che fa muovere gli elettroni b) un movimento ordinato di elettroni c) la caratteristica di un materiale conduttore 73 26) In un circuito elettrico trifase, tra un conduttore di fase e il neutro si mi- sura la tensione di: a) 0 V b) 400 V c) 230 V 27) Quale tipologia di cavo rappresenta la sigla N07V-K: a) cavo multipolare in PVC b) cavo unipolare isolato in PVC c) cavo unipolare in gomma 28) Il relè termico a protezione di un motore viene tarato in base: a) alla corrente di spunto Is del motore b) alla corrente di corto circuito del motore c) alla corrente nominale In del motore 29) Se si vuole comandare una lampada da 7 punti si utilizzano: a) 7 interruttori b) 7 pulsanti con un relè commutatore c) 2 deviatori e 5 invertitori 30) La sigla Idn indica: a) la corrente nominale di un interruttore magnetotermico b) la corrente differenziale nominale di un interruttore differenziale c) la potenza nominale di un interruttore 31) Il cartello in figura indica: a) divieto di fumare b) divieto di utilizzare una fiamma libera c) pericolo di incendio 32) Il cartello in figura indica: a) pericolo di inciampo b) vietato correre c) non consentito il passaggio a persone troppo alte 33) Il cartello in figura indica: a) direzione d’uscita d’emergenza b) uscita obbligatoria c) via di fuga non consentita 74 34) Per salvavita si intende: a) il dispositivo magnetotermico b) il dispositivo differenziale c) il sezionatore 35) Il decreto legislativo 626/94: a) prescrive misure per la tutela della salute e per la sicurezza dei lavoratori durante il lavoro, in tutti i settori di attività privati o pubblici b) prescrive misure per la tutela della salute e per la sicurezza dei lavoratori durante il lavoro solo nel settore pubblico c) prescrive misure per la certificazione dei prodotti 36) I rischi principali in cui incorre un lavoratore operante nel settore elet- trico sono: a) folgorazioni b) fratture c) abrasioni Data .................................................................................................................... Cognome e nome ............................................................................................. .... Corso n. .............................................................................................................. Qualifica ............................................................................................................. 75 TABELLA PER LA CORREZIONE DEL QUESTIONARIO 76 2.2. Fase operativa L’impianto dovrà essere realizzato seguendo le indicazioni degli schemi di potenza e di comando allegati (cfr. schemi 1 e 2). Nello schema di potenza (schema 1) è previsto un interruttore sezionatore Q0 in grado di alimentare sia il circuito di potenza che i circuiti ausiliari. Comandando alternativamente o il contattore K1 o il contattore K2 è possi- bile invertire la fase L1 con la fase L3 permettendo così l’inversione di marcia del motore. Il motore è protetto dai cortocircuiti dai fusibili F1, mentre la protezione da sovraccarico è assicurata dal relè termico F2. I circuiti ausiliari sono alimentati mediante il trasformatore T1 e sono protetti mediante i fusibili F3 e F4. Lo schema di comando (schema 2) prevede tre pulsanti: S2 normalmente aperto che consente, se premuto, di avviare il motore in marcia avanti, S3 normal- mente aperto consente la marcia indietro e l’altro normalmente chiuso S1 che per- mette l’arresto del motore. Il motore si arresta anche se interviene il relè termico F2, che apre il rispettivo contatto NC determinando la diseccittazione della bobina del contattore K1 o del contattore K2. Il circuito prevede un contatto di interblocco in serie alla bobina di ogni con- tattore, infatti il contattore K1 ha un contatto NC collegato in serie alla bobina di K2 e viceversa, per evitare che i due contattori si eccitino contemporaneamente determinando un cortocircuito tra le fasi L1 e L3. Completano lo schema di comando i due finecorsa S4 e S5 normalmente chiusi, che permettono l’arresto e il riavvio automatico nell’altro senso di rota- zione del motore, il primo in serie alla bobina di K1 e il secondo a quella di K2. Ai fini della sicurezza, l’impianto è provvisto di un pulsante d’emergenza a fungo ad aggancio (EM), con sgancio a rotazione che permette, se azionato, di ar- restare la marcia del motore e di segnalare con apposita lampada spia l’avvenuto arresto per emergenza. Il circuito di segnalazione è composto dalle seguenti lampade: • H1 indica l’intervento del termico • H2 indica motore in stato di arresto • H3 indica motore in stato di marcia avanti • H4 indica motore in stato di marcia indietro • H5 indica l’arresto per emergenza • H6 indica che il circuito è alimentato È prevista una morsettiera X1 per i collegamenti del quadro con la linea di alimentazione, con il motore e con i dispositivi di comando e segnalazione. 77 Schema 1 - Schema di potenza dell’impianto di teleinversione Schema 2 - Schema di comando e segnalazione dell’impianto di teleinversione 78 2.3. Fase di collaudo In questa fase, l’allievo presenta il lavoro realizzato alla commissione esami- natrice e verifica il funzionamento dell’impianto. 2.4. Scheda di valutazione Nella parte che segue, presentiamo un modello di scheda utile per appuntare le valutazioni ottenute dall’allievo nella prova professionale in ciascuna delle tre fasi. SCHEDA PER LA VALUTAZIONE DELLA PROVA PROFESSIONALE Corso n. ________________ Quali fica: _________________________________________________ Data: ___________________ Allievo: __________________________________________________ Note: ________________________________________________________________________________ Firme della Commissione di collaudo: _______________________ _______________________ Firme della Commissione di collaudo: _______________________ _______________________ Firme della Commissione di collaudo: _______________________ _______________________ 79 3. ESEMPIO 2 DI PROVA PROFESSIONALE PER LA QUALIFICA DI “Operatore elet- trico e elettronico: installatore/manutentore di impianti elettrici” La prova consiste nel programmare e gestire il funzionamento di un simulatore riproducente un impianto automatizzato con funzioni relative ad una specifica attivi- tà lavorativa; in concreto, si tratta di realizzare una macchina automatica per il riem- pimento delle bottiglie 2. 3.1. Fase di progettazione Questa fase prevede delle indicazioni generali sulla fase, una descrizione della prova e una parte di progettazione della prova. 3.1.1. Indicazioni sulla fase di progettazione L’allievo dovrà dimostrare una adeguata sicurezza e disinvoltura durante tutti i passaggi necessari alla risoluzione dei problemi presentati da questa parte della prova. Il tempo massimo previsto per lo svolgimento di questa parte della prova è di 4 ore. Al termine della fase di progettazione, saranno ritirati gli elaborati e verrà conse- gnata la fotocopia degli stessi per la realizzazione della parte pratica (fase operativa). 3.1.2. Descrizione della prova Si desidera realizzare un impianto automatico per il riempimento di bottiglie ge- stito tramite PLC. L’intero sistema è basato su un piano di caricamento circolare (sul quale possono essere caricate 3 bottiglie) azionato da un motore monofase e su un sistema di riempimento costituito da un cilindro pneumatico e una pompa idraulica monofase. L’aspetto del sistema è visibile in figura 1. Di seguito si riportano alcune descrizioni di dettaglio. Fig. 1 - Aspetto del simulatore 2 Questa prova è stata realizzata nel Centro CNOS-FAP di San Donà di Piave (VE). 80 1) Condizioni iniziali e ripristino impianto Il ciclo può iniziare solo se una bottiglia è nel coretto allineamento col sistema di riempimento e il cilindro è in corsa positiva. In mancanza di queste condi- zioni, premendo il pulsante P-START la macchina deve eseguire un ripristino, portandosi allo stato sopra descritto (ovviamente, per un corretto ripristino, si dovrà per primo prevedere la corsa positiva del cilindro). 2) Ciclo di lavoro Solo con le suddette condizioni, premendo P-START, si inizia il ciclo di la- voro: la bottiglia in posizione viene riempita; dopo 10 sec la pompa si spegne e il cilindro si alza. Quando il cilindro è totalmente in corsa positiva, il piano di carico ruota por- tando in posizione di riempimento una seconda bottiglia; avvenuto il posizio- namento, il cilindro si abbasserà; quando quest’ultimo sarà in corsa totalmente negativa inizierà il riempimento della seconda bottiglia seguendo le operazioni sopra descritte. Dopo, con le stesse modalità, verrà riempita una terza bottiglia; a riempimento avvenuto di tutte le bottiglie, l’impianto deve essere fermo per lo scari- camento. 3) Segnalazioni A impianto fermo, dovrà essere accesa la lampada verde HL2; quando inizia il ciclo di lavoro, si accende la lampada rossa HL1; durante il riempimento delle bottiglie, la lampada rossa HL3 deve lampeggiare con f = 1Hz. 4) Procedure di emergenza e stop Se viene premuto il pulsante di emergenza, tutti gli attuatori devono resettarsi e restare nell’ultima posizione assunta (in caso questa posizione non permetta l’inizio di un nuovo ciclo, sarà sufficiente eseguire il ripristino impianto). Oltre alla segnalazione al PLC, il pulsante di emergenza leva tensione a tutti gli attuatori (per ragioni di normativa di sicurezza la sola segnalazione al PLC non è sufficiente). La procedura di stop non viene contemplata in questo programma. 3.1.3. Progettazione della prova È richiesto all’allievo di realizzare i due compiti di seguito descritti. 1) Scrivere il programma per il comando dell’impianto automatico per il riempi- mento di bottiglie in linguaggio KOP o AWL per l’applicativo Step-7 della Siemens, rispettando la seguente tabella di assegnazione degli indirizzi. 81 2) Disegnare correttamente su carta lo schema elettrico dell’impianto in vista della successiva stesura con CAD. L’allievo dovrà, partendo dal progetto, realizzare lo schema elettrico dise- gnando sia la parte di comando sia quella di potenza, il tutto nel rispetto delle vigenti normative. Completerà lo schema con numerazione fili e cross-refe- rence, morsetti e morsettiera. Occorre: a) tenere presente il tipo di motori presenti nell’impianto e il tipo di avvia- mento corrispondente b) prendere in considerazione la tabella dei simboli di ingressi-uscite del si- stema considerato (vedi punto 1) c) prevedere nel circuito di comando l’interruzione del comune delle uscite mediante pulsante di emergenza. d) prevedere la protezione delle elettrovalvole mediante fusibili. 3.2. Fase operativa In questa fase, è richiesto all’allievo di realizzare i lavori di seguito descritti, nel tempo massimo di 8 ore complessive. 1) Editare e rendere operativo il programma per il comando dell’impianto auto- matico verificandone il corretto funzionamento e recuperando eventuali ano- malie, fornendo un floppy disk e una stampa del lavoro effettuato. Tabella assegnazione indirizzi 82 2) Successivamente, provare e verificare il funzionamento del programma con l’apposito simulatore. Ogni alunno predispone di una postazione completa di: a) PC dotato di software “Microwin 32 Step-7 v.3.2”, per la programmazione; b) controllore logico programmabile (PLC) “Siemens S7 216/226”, collegato con il PC tramite apposito cavo di trasferimento dati “Siemens PC/PPI cable”, per il controllo del programma; c) simulatore di ingressi digitali, per la simulazione del programma. Il programma scritto dovrà essere editato tramite il software Step-7 fornito nella postazione di lavoro. Dovrà essere completato tramite tabella dei sim- boli, e ogni segmento dovrà avere appropriata descrizione e commento; anche il programma avrà un titolo e un commento appropriati. Si procederà a compilarlo e trasferirlo nel PLC per la verifica tramite simula- tore ad interruttori. A verifica completa e apportate eventuali modifiche, l’allievo potrà verificare il programma tramite il simulatore descritto nell’esercizio riservandosi even- tuali altre piccole correzioni. Al termine del tempo assegnato, l’allievo dovrà produrre una stampa del pro- gramma e un floppy disk contenente tutti i file relativi al programma. 3) Disegnare lo schema elettrico completo dell’impianto proposto con un appli- cativo CAD elettrico. Partendo dallo schema elettrico corretto ricevuto, l’allievo, con l’ausilio di una stazione di lavoro di CAD, dovrà disegnare sia la parte di comando sia quella di potenza. Al termine del tempo assegnato, l’allievo dovrà produrre una stampa in for- mato A4 del disegno eseguito. 3.3. Fase di collaudo In questa fase, l’allievo presenta il lavoro realizzato alla commissione esami- natrice e verifica il funzionamento dell’impianto. 3.4. Scheda di valutazione Nella parte che segue, presentiamo un modello di scheda utile per appuntare le valutazioni ottenute dall’allievo nella prova professionale in ciascuna delle tre fasi. 83 SCHEDA PER LA VALUTAZIONE DELLA PROVA PROFESSIONALE Corso n. ________________ Qualifica: _________________________________________________ Data: ___________________ Allievo: __________________________________________________ Note: ________________________________________________________________________________ Firme della Commissione di collaudo: _______________________ _______________________ Firme della Commissione di collaudo: _______________________ _______________________ Firme della Commissione di collaudo: _______________________ _______________________ 84 4. ESEMPIO 3 DI PROVA PROFESSIONALE PER LA QUALIFICA DI “Operatore elet- trico e elettronico: installatore/manutentore di impianti di automazione industriale” La prova consiste nella realizzazione di un quadro elettrico di comando e con- trollo con logica cablata e programmabile con l’utilizzo di PLC per un sistema di immagazzinamento pezzi 3. Viene eseguita con una fase di progettazione, cui segue il cablaggio per l’in- stallazione e termina con il collaudo dell’automatismo con apposito simulatore. Il tempo assegnato per la prova è di 8 ore. 4.1. Fase di progettazione Questa fase prevede la compilazione di alcune schede sulla base di un una documentazione data. Di seguito riportiamo sia tale documentazione (descrizione del sistema) che le schede. 4.1.1. Descrizione del sistema Il sistema elettromeccanico per l’immagazzinamento pezzi è rappresentato in figura (cfr. fig. 1). Per la programmazione del suo funzionamento occorre tenere presente quanto segue. a) premendo il pulsante di start SB3 l’automatismo si resetta: se il montacarichi è scarico, viene portato in basso in corrispondenza del finecorsa SQ4 pronto a caricare il pezzo; se il montacarichi è ancora carico, viene portato in alto in corrispondenza del finecorsa SQ3 pronto a scaricare il pezzo. b) il pezzo da immagazzinare viene intercettato da SQ1 posto all’inizio del nastro trasportatore; quando viene posizionato il pezzo, dopo un tempo di 2 secondi, si avvia il motore M1 che aziona il nastro trasportatore; c) il movimento del montacarichi è consentito tramite il motore M2 , che si atti- verà dopo 3 secondi dal carico del pezzo, attraverso il rilevatore di peso SQ2 ; d) il movimento del nastro si interromperà solo dopo un tempo di 1 secondo ri- spetto al carico del pezzo sul montacarichi; e) quando la salita del montacarichi ha termine il pezzo viene scaricato e il rile- vatore di peso SQ2 attiverà la discesa dopo 4 secondi ; f) il sistema è pronto per iniziare un nuovo ciclo, attraverso il caricamento di un nuovo pezzo sul nastro trasportatore; il sistema sarà pronto anche a partire dalla fase di discesa del montacarichi; 3 Questa prova è stata realizzata nel Centro CNOS-FAP di Milano. 85 g) nella fase di conteggio dei TIMER, una sola segnalazione lampeggiante H5 evidenzierà l’operazione; h) la segnalazione H2 : indicherà la fase di automatismo pronto con luce fissa; il fermo macchina con luce lampeggiante lenta; il rilevamento del pezzo sul nastro con luce lampeggiante veloce; i) il movimento del montacarichi e del nastro saranno segnalati dalle lampade H3 e H4 ; j) l’intervento del pulsante di stop SB1 o di uno dei relè termici FR1 e FR2, deve interrompere qualsiasi funzione del sistema, che potrà essere ripristinato solo dal pulsante SB3 , dopo l’eliminazione del guasto. Questa fase viene segnalata da H1 . k) il pulsante SB2 permette di avviare il nastro trasportatore, nel caso non abbia terminato il suo ciclo mentre il pulsante SB4 permette di provare le lampade. Fig. 1 – Sistema di immagazzinamento pezzi - bordo macchina 4.1.2. Schede per la progettazione L’allievo, sulla base della documentazione assegnata (descrizione del sistema, schema bordo macchina, disposizione dei componenti, schemi elettrici I/O del 86 PLC e del circuito di potenza, listato del programma; cfr. paragrafo precedente) e in riferimento alle specifiche descritte sopra, dovrà eseguire: 1) Identificazione e scelta dei morsetti dei componenti da collegare al PLC (cfr. Fig. 2) 2) Completamento della legenda e tracciatura dello schema per il collegamento dei componenti agli I/O del PLC (cfr. tav. 2) 3) Compilazione della scheda relativa alle morsettiere del quadro elettrico (cfr. Fig. 3) 4) Digitazione del programma in lista istruzione e archiviazione su floppy disk, con software dedicato e PC 5) Simulazione del programma in off-line. Fig. 2 – Scheda 1 da completare 87 4.2. Fase operativa L’allievo, terminata la fase di progettazione, dovrà eseguire: 1) I cablaggi: a) della parte di potenza (collaudo dei componenti al banco con alimentatore e relativo collegamento su pannello didattico) b) degli ingressi e delle uscite da collegare al PLC 2) Il caricamento del programma nella memoria del PLC con PC e software dedicato. 3) Il collaudo dell’automatismo con apposito simulatore e valutazione finale (vedi scheda di valutazione). 4.3. Fase di collaudo In questa fase, l’allievo presenta il lavoro realizzato alla commissione esami- natrice e verifica il funzionamento dell’impianto. Fig. 3 – Scheda 2 da completare 88 4.4. Scheda di valutazione Nella parte che segue, presentiamo un modello di scheda utile per appuntare le valutazioni ottenute dall’allievo nella prova professionale in ciascuna delle tre fasi. SCHEDA PER LA VALUTAZIONE DELLA PROVA PROFESSIONALE Corso n. ________________ Quali fica: _________________________________________________ Data: ___________________ Allievo: __________________________________________________ Note: ________________________________________________________________________________ Firme della Commissione di collaudo: _______________________ _______________________ Firme della Commissione di collaudo: _______________________ _______________________ Firme della Commissione di collaudo: _______________________ _______________________ 89 5. ESEMPIO 4 DI PROVA PROFESSIONALE PER LA QUALIFICA DI “Operatore elet- trico e elettronico: assemblatore/manutentore di personal computer e installatore di reti locali” La prova è duplice: il candidato deve superare una simulazione sull’utilizzo del PC in un’attività di ufficio e deve assemblare un PC avendo a disposizione l’hardware necessario 4. Per realizzare le prime due fasi della prova, sono previste 5 ore di tempo. 5.1. Fase di progettazione Il candidato è chiamato a rispondere ad un questionario tecnico relativo al- l’hardware dei personal computer e a questioni tecniche legate al medesimo ambito. Al candidato vengono consegnati il questionario e un foglio in bianco per la stesura delle risposte. Di seguito riportiamo l’elenco delle domande previste e i suggerimenti per la correzione. QUESTIONARIO 1) Cosa si intende per sistema operativo? Oltre alla spiegazione fai anche alcuni esempi. 2) In ambito PC, quali sono i processori attualmente in commercio? 3) Cos’è la RAM? Quali sono i quantitativi normalmente utilizzati? 4) Che cos’è un driver di periferica? 5) Elenca i dati tecnici fondamentali per la scelta di un monitor. 6) Quali sono le operazioni preliminari che si compiono per preparare un nuovo hard disk ad essere utilizzato? 7) Cosa si intende con la sigla AGP? 8) Cos’è il BIOS? Cosa permette di fare? 9) Elenca le principali caratteristiche da valutare nella scelta di una scheda madre. 10) Cosa sono i bus USB e Firewire (IEEE1394)? A quale scopo vengono utilizzati? Correzione Per la correzione si assegnerà ad ogni risposta il seguente punteggio: – risposta inadeguata = 0 punti – risposta soddisfacente = 1 punto – risposta corretta e completa = 2 punti 4 Questa prova è stata realizzata nel Centro CNOS-FAP di Sesto S. Giovanni (MI). 90 5.2. Fase operativa Come anticipato, la prova prevede due attività: una di simulazione e una di assemblaggio. Le riportiamo di seguito. 5.2.1. Prova di simulazione Il candidato, con l’utilizzo di un computer, deve completare la seguente prova di simulazione. PROVA DI SIMULAZIONE Immaginate di essere impiegati addetti alle vendite in un negozio di informatica. Per organizzare il vostro lavoro siete soliti salvare i vostri file in una cartella chiamata “LAVORO”. Nel nostro caso, tale cartella dovrà contenere tutti gli elaborati richiesti da questo esame. • Vi viene chiesto di preparare un’offerta per un PC da inviare a cinque vostri clienti. Con Excel predisponete la tabella contenente i dati dei prodotti da offrire che estraete dalla fotocopia allegata; prevedete, con opportune formule, di calcolare il totale del preventivo, con la previsione di un possibile sconto del 3% per l’acquisto di almeno 10 pezzi e del 5% per l’acquisto di più di 20 pezzi ed il calcolo dei prezzi risultanti. Salvate il file con il nome TABELLA ESAME. • Con Word predisponete una lettera commerciale che contenga un testo di presenta- zione e la tabella che inserite da Excel con uno dei metodi di integrazione analizzati durante il corso. Salvate il file con il nome LETTERA ESAME. • Preparate un semplice database con Access che contenga i campi necessari per crearsi una rubrica di indirizzi. Inventate ed inserite i dati dei vostri clienti. Salvate il file con il nome RUBRICA ESAME. • Nella lettera preparata con Word attivate la procedura di stampa unione inserendo i campi della rubrica preparata con Access. Salvate la lettera senza cambiarne il nome. • Occupandovi della gestione clienti, siete chiamati a presentare con Word un testo ad uso dei vostri colleghi in cui presentate in modo sintetico le seguenti espressioni le- gate al mondo del marketing: – Marketing – Marketing-Mix – Pianificazione del prodotto e del mercato. Salvate il lavoro come DISPENSA MARKETING. • I clienti che avete contattato attraverso la vostra offerta, vi interpellano poi per avere una presentazione dei concetti generali legati alle reti di PC. Preparate quindi una 91 presentazione con Powerpoint che contenga almeno cinque diapositive che rispondano alle seguenti domande: – Quali tipi di cavi posso utilizzare per realizzare una rete e che differenze di presta- zioni ottengo? – Cos’è il TCP/IP? – Che tipologie di rete esistono e quali sono i loro vantaggi e svantaggi? – Elenco delle caratteristiche principali di Windows NT – In cosa consiste l’amministrazione della rete? Salvare il lavoro come PRESENTAZIONE RETE. Ogni fase di questa prova verrà corretta direttamente sul PC e contribuirà a formare il punteggio da riportare nella scheda di valutazione finale. Buon lavoro 5.2.2. Prova di assemblaggio La prova consiste nell’assemblaggio di un personal computer avendo a dispo- sizione tutto l’hardware necessario. Il candidato eseguirà il montaggio verificando, tramite il test automatico al- l’avvio del PC, la corretta funzionalità del sistema. Non è necessaria l’installazione del sistema operativo. Al termine della valuta- zione va smontato l’intero PC. Sono a disposizione del candidato tutti i componenti, gli attrezzi e la docu- mentazione tecnica, necessari per il montaggio del PC. Il tempo disponibile per la realizzazione dell’intero lavoro è di 3 ore. 5.3. Fase di collaudo In questa fase, l’allievo presenta il lavoro realizzato alla commissione esami- natrice e verifica il funzionamento dell’impianto. Al momento del collaudo del PC assemblato, dunque, va chiamato l’istruttore ed è indispensabile la presenza di un membro della commissione che valuta il lavoro svolto. 92 5.4. Scheda di valutazione Nella parte che segue, presentiamo un modello di scheda utile per appuntare le valutazioni ottenute dall’allievo nella prova professionale in ciascuna delle tre fasi. SCHEDA PER LA VALUTAZIONE DELLA PROVA PROFESSIONALE Corso n. ________________ Quali fica: _________________________________________________ Data: ___________________ Allievo: __________________________________________________ Note: ________________________________________________________________________________ Firme della Commissione di collaudo: _______________________ _______________________ Firme della Commissione di collaudo: _______________________ _______________________ Firme della Commissione di collaudo: _______________________ _______________________ 93 6. ESEMPIO 5 DI PROVA PROFESSIONALE PER LA QUALIFICA DI “Operatore elettrico e elettronico: manutentore sistemi elettronici e meccanici dell’autoveicolo” La prova consiste in una parte scritta riguardante le conoscenze professionali e in una parte pratica consistente in quattro rilevazioni-controlli (che l’allievo deve effettuare in autonomia) 5. Si possono prevedere 2 ore per la prova scritta e 8 ore per la parte pratica. 6.1. Fase di programmazione Questa fase prevede la compilazione di un questionario. Di seguito riportiamo lo stesso e la tavola per la correzione. QUESTIONARIO Data: ___________________ Allievo: __________________________________________________ Corso n. ________________ Qualifica: _________________________________________________ N.B. Nei calcoli arrotondare i risultati alla prima cifra decimale 1) Calcolare la cilindrata unitaria e il rapporto di compressione dell’autovettura avente come dati: a) Alesaggio: 86,4 b) Corsa: 55,5 c) Volume camera combustione: 38,72 2) Con i dati riportati alla domanda precedente, assumendo come velocità di rotazione del motore 6000 giri/min., calcolare la velocità media dello stantuffo in m/s. 3) Ricavare dal diagramma della distribuzione i valori degli angoli caratteristici. Angolo anticipo aspirazione = ___________ Angolo ritardo aspirazione = ___________ Angolo anticipo scarico = ___________ Angolo ritardo scarico = ___________ Angolo d’incrocio = ___________ 5 Questa prova è stata realizzata nel Centro CNOS-FAP “T. Gerini” di Roma. 94 4) Calcolare la velocità di una autovettura conoscendo la formula e i dati sotto riportati. Il calcolo della velocità va eseguito per tutti i rapporti al cambio. V = 0,06 x (circonferenza ruota) x nm [km/h] τp x τ1 (τ llτ lllτ lV ) Ø ruota in metri = 0,54 m. nm = numero di giri al minuto motore = 6200 giri/min Differenziale τp = rapporto coppia cilindrica di riduzione = 17/64 (3,765 (rapporto ponte) Rapporto ingranaggi al cambio di velocità: τl = 4,09 ; τll = 2,235 ; τlll = 1,462 ; τlV = 1,034 ; Inserisci qui i risultati: V1 = ......... km/h; V ll = ......... km/h; V lll = ......... km/h; V lV = ......... km/h 5) Sapendo che per una autovettura Lancia Y 10, le velocità alle varie marce sono: V1 = 73,5 km/h Vll = 98,2 km/h Vlll = 121,9 km/h VlV = 145,6 km/h VV = 166,1 km/h costruire il diagramma delle velocità evidenziando a quale cambio di marcia si ha la massima caduta di giri 6) Su quali principi di funzionamento si basano gli analizzatori gas di scarico per un motore ciclo Otto. Descrivere il principio sul quale si basa lo strumento omologato dalla motorizzazione civile. ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ ................................................................................................................................ 95 7 ) Utilizzando alcuni dati utili dell’autoveicolo preso in considerazione alle domande 1 e 2 (motore a 4 tempi e 4 cilindri), e sapendo che la pressione media effettiva (p.m.e.) è pari a 13 Kg/cm 2, calcolare la potenza del motore espressa in CV. ................................................................................................................................ 8) La marmitta catalitica di tipo trivalente ha la proprietà di ridurre la percentuale di alcune sostanze inquinanti. Quali? � CO, HC, NO x � CO, CO2, NOx � NOx H 2O, N2 9) Perché il motore diesel è considerato meno inquinante? � per assenza del piombo, per migliore combustione, per minore emissione di HC, e CO 2 � per assenza di SO2 particolato, fuliggine � per assenza di piombo, NH 4, N 10) Rispetto agli altri carburanti, quali sostanze non sono contenute nel Metano e nel GPL? � zolfo, NOx � zolfo, piombo � zolfo, piombo, idrocarburi aromatici TAVOLA PER LA CORREZIONE DEL QUSTIONARIO 6.2. Fase operativa Ogni allievo sorteggerà e svolgerà 4 prove, tra quelle qui di seguito elencate. In coda alle prove, si riporta la tavola per la correzione dei risultati. 96 1) Rilevare i valori delle emissioni allo scarico con motore a temperatura d’esercizio, sia al minimo che al minimo accelerato. In merito ai valori rilevati, indicare se il catalizzatore è efficiente. Vettura SMART – analizzatore gas di scarico TECNOTEST. 2) Rilevare la resistenza del sensore giri ruote anteriori sinistro del sistema ABS e segnale di picco. A rilevamento eseguito indicare se il componente è efficiente oppure è in avaria. Vettura SMART – multimetro digitale, oscilloscopio digitale. 3) Controllare l’esistenza del segnale della sonda LAMBDA (circuito chiuso). Rilevato il segnale, specificare il ranger di lavoro dello stesso. Vettura SMART – multimetro digitale, oscilloscopio digitale. 4) Rilevare il segnale di picco dell’iniettore strumentato con regimi di minimo motore. A segnale rilevato, indicare il suo livello di tensione e l’impostazione della divisione dei Volt e dei tempi impostati. Motore didattico PEUGEOT c.c. 2100 TD – multimetro e oscilloscopio dig. 5) Controllo dell’esistenza dell’alimentazione positiva e negativa del sensore MAP. A operazione eseguita indicare il risultato del controllo. Motore didattico PEUGEOT 406 c.c. 2100 TD – multimetro digitale. 6) Rilevare la tensione del segnale in uscita del sensore MAP con il motore al minimo. Ad opera- zione eseguita indicare il dato rilevato. Motore didattico PEUGEOT 406 c.c. 2100 TD – multimetro digitale. 7) Controllo dell’efficienza del sensore di velocità (odometrico). A controllo eseguito indicare se il componente è valido o no. Motore didattico PEUGEOT 406 c.c. 2100 TD – multimetro e oscilloscopio dig. 8) Controllo dell’alimentazione (tensione) dell’elettrostop pompa d’iniezione. A controllo eseguito specificare i Volt. Motore didattico PEUGEOT 406 c.c. 2100 TD – multimetro, lampada prova circuiti. 9) Rilevare la tensione del segnale del sensore pressione tubo common rail con motore al minimo. Ad operazione eseguita, indicare il dato rilevato. Vettura PEUGEOT 307 Hdi common rail caravan – multimetro e oscilloscopio. 10) Rilevare con il motore a 2000 g/min. la tensione che genera il sensore di giri del motore. Ad operazione eseguita indicare il dato rilevato. Vettura PEUGEOT 307 Hdi common rail caravan – multimetro e oscilloscopio. 11) Rilevare la resistenza del regolatore di erogazione carburante (VCV). Ad operazione eseguita, indicare la sua resistenza. Vettura PEUGEOT 307 Hdi common rail caravan – multimetro digitale. 12) Controllare l’efficienza di funzionamento della valvola canister (consenso massa elettronica). Ad operazione eseguita indicare il risultato. Motore didattico PEUGEOT 306 – multimetro digitale. 13) Il motore non parte, eseguire la diagnosi con procedure di controllo. Ad operazione eseguita, descrivere l’inconveniente rilevato. Motore didattico PEUGEOT 306 – manometro pressione, multimetro digitale, oscilloscopio, candela di prova. 97 14) Controllare l’alimentazione del primario delle bobine DIS e la resistenza del primario e del secondario. Ad operazione eseguita, indicare i dati rilevati. Motore didattico PEUGEOT 306 – multimetro digitale. 15) Controllare a temperatura di esercizio quanti OHM e VOLT offre la resistenza NTC della tem- peratura del liquido raffreddamento motore. Ad operazione eseguita, indicare i dati rilevati. Motore didattico PEUGEOT 306 – multimetro digitale. 16) Controllo della resistenza di riscaldamento della sonda LAMBDA e la tensione di alimenta- zione per il suo funzionamento. Ad operazione eseguita, indicare i dati. Motore didattico PEUGEOT 306 – multimetro digitale. 17) Controllare la costituzione della pressione di alimentazione carburante all’atto dell’avviamento, ed il consenso del negativo cadenzato per l’attivazione del relè pompa benzina. Ad operazioni eseguite, indicare i dati. Motore didattico PEUGEOT 306 – manometro pressione benzina. 18) Controllare la tensione di alimentazione del sensore valvola a farfalla. Ad operazione eseguita indicare il dato. Motore didattico PEUGEOT 306 – multimetro digitale. TABELLA PER LA VALUTAZIONE DELLA PROVA PRATICA 6.3. Fase consuntiva In questa fase, strettamente connessa con la precedente, l’allievo presenta le prove eseguite alla commissione esaminatrice che verifica la correttezza dei risultati. 6.4. Scheda di valutazione Nella parte che segue, presentiamo un modello di scheda utile per appuntare le valutazioni ottenute dall’allievo nella prova professionale in ciascuna delle tre fasi. 98 SCHEDA PER LA VALUTAZIONE DELLA PROVA PROFESSIONALE Corso n. ________________ Quali fica: _________________________________________________ Data: ___________________ Allievo: __________________________________________________ Note: ________________________________________________________________________________ Firme della Commissione di collaudo: _______________________ _______________________ Firme della Commissione di collaudo: _______________________ _______________________ Firme della Commissione di collaudo: _______________________ _______________________ 99 1. INTRODUZIONE Come detto nella presentazione dell’impianto proposto per l’esame di quali- fica, la prova professionale si articola in tre fasi: fase di programmazione, fase operativa, fase consuntiva. Nella fase di programmazione all’allievo è richiesto di rispondere ad un que- stionario riguardante conoscenze di tipo professionale, e/o di sviluppare la parte progettuale della prova di esame che può consistere nel disegnare un particolare costruttivo, nella realizzazione del ciclo di lavoro, nella stesura di un programma per CNC. La durata di questa fase è in media di 2-4 ore. Nella fase operativa è richiesto all’allievo di svolgere concretamente la prova pratica con l’utilizzo delle attrezzature idonee. Vista l’esiguità di tempo che si può dedicare a questa fase (si possono prevedere 8-12 ore), del complessivo si do- vranno realizzare in precedenza i prelavorati; durante l’esame si completerà con operazioni significative la realizzazione e il montaggio del medesimo. Nella fase di collaudo è richiesto all’allievo di descrivere il funzionamento di quanto realizzato procedendo al collaudo stesso secondo le specifiche assegnate. Il collaudo della prova professionale avviene al termine della fase operativa di ciascun allievo. Per questa fase si può prevedere 1 ora di tempo. Gli esempi riportati di seguito, coerenti con tale impostazione, riguardano 2 prove professionali. 1) Esempio 1 per la prova di qualifica di “Operatore meccanico: costruttore alle macchine utensili” La prova si articola come segue: a) Fase di programmazione Realizzazione di un disegno su carta e su CAD, stesura di un ciclo di lavoro e di un programma per il CNC Sono allegati i disegni costruttivi e la scheda per il ciclo di lavoro b) Fase operativa Lavorazioni su macchine utensili tradizionali e a CNC e operazioni di aggiustaggio PROVA PROFESSIONALE PER L’ESAME DI QUALIFICA COMUNITÀ PROFESSIONALE MECCANICA 100 c) Fase consuntiva Descrizione alla commissione di quanto realizzato, verifica del funziona- mento, autovalutazione dell’allievo È allegata la scheda per la valutazione dell’intera prova. 2) Esempio 2 per la prova di qualifica di “Operatore meccanico: montato- re/manutentore” La prova si articola come segue: a) Fase di programmazione Programmazione del ciclo Compilazione di un questionario b) Fase operativa Lavorazione di alcuni particolari su macchine utensili tradizionali e mon- taggio/collaudo del complessivo verificandone l’esatta funzionalità. c) Fase di collaudo Descrizione alla commissione di quanto realizzato, verifica del funziona- mento, autovalutazione dell’allievo. 101 2. ESEMPIO 1 DI PROVA PROFESSIONALE PER LA QUALIFICA DI “Operatore mec- canico: costruttore alle macchine utensili ” La prova consiste nella realizzazione di un albero filettato con lavorazioni al tornio e alla fresatrice tradizionali, al tornio a CNC e all’aggiustaggio1. 2.1. Fase di programmazione Questa fase consiste nel disegnare un particolare su carta e con CAD e nel fare la programmazione delle lavorazioni su tornio (ciclo di lavoro) e su CNC (pro- gramma esecutivo). Per questa prova possono essere previste 4 ore. In particolare, all’allievo è richiesto quanto segue. 1) Dato il disegno del complessivo da costruire albero filettato in formato tridi- mensionale - esploso, l’allievo dovrà schizzare il particolare n. 1 secondo le regole del disegno tecnico, completo di viste, eventuali sezioni e di linee di quota (esclusi i valori) necessarie alla sua realizzazione. 2) Dati i disegni corretti relativi alle lavorazioni da eseguire (cfr. tavv. 1-4), l’al- lievo dovrà scrivere il ciclo di lavoro delle lavorazioni da eseguire su tornio tradizionale utilizzando la scheda opportuna (tav. 5). Andranno completate tutte le parti con la realizzazione dello schizzo e l’indicazione delle attrezza- ture, velocità di taglio, numeri di giri e avanzamento. 3) Sulla base del disegno relativo alle lavorazioni al tornio CNC (cfr. tav. 3), l’allievo dovrà: a) eseguire la compilazione dei punti per la definizione del profilo di tornitura b) scrivere il programma su carta per l’esecuzione delle lavorazioni su mac- china CNC c) definire i parametri tecnologici di lavorazione. 4) Con l’utilizzo di una postazione informatica CAD, l’allievo dovrà realizzare il disegno del particolare n. 1 in tutte le sue parti, produrre una stampa e salvare il disegno su dischetto, etichettando ogni elaborato con il suo nome. 5) Sulla stessa postazione, l’allievo scriverà in formato txt il programma di con- trollo numerico, produrrà una stampa e salverà il programma su dischetto per il successivo trasferimento alla macchina CNC. 1 Questa prova è stata realizzata nel Centro CNOS-FAP di San Donà di Piave (VE). 102 Ta v. 1 - A lb er o fi le tt at o co m pl es si vo 103 Ta v. 2 - A lb er o fi le tt at o: la vo ra zi on i al t or ni o tr ad iz io na le 104 Ta v. 3 - A lb er o fi le tt at o: la vo ra zi on i al t or ni o a C N C 105 Ta v. 4 - A lb er o fi le tt at o: la vo ra zi on i di f re sa tr ic e e ag gi us ta gg io 106 2.2. Fase operativa La parte operativa consiste nella realizzazione delle seguenti operazioni, in 8 ore di tempo. 1) Esecuzione su tornio tradizionale di una parte del particolare n. 1 e del parti- colare n. 2. Al termine verrà valutato il lavoro svolto completando la prima parte della scheda di valutazione della prova professionale. 2) Esecuzione su tornio CNC della seconda parte del particolare 1; la prova con- siste in: A) Simulazione grafica a) trasferimento del programma, salvato su dischetto, sulla macchina b) caricamento del programma c) impostazione parametri grafici d) simulazione N.B. Saranno ammessi due tentativi per modificare il programma in pre- senza di eventuali errori; saranno tolti 5 punti per ogni successiva ano- malia riscontrata. B) Lavorazione a) Azzeramento utensili b) Prova a vuoto c) Esecuzione d) Controllo e collaudo 3) Esecuzione sulla fresatrice delle lavorazioni sul particolare 1 relative alla chiave 32 e alla scanalatura larghezza 8. 4) Esecuzione all’aggiustaggio del foro filettato M8 sul particolare N. 2 Tav. 5 - Scheda per il ciclo di lavoro 107 2.3. Fase consuntiva In questa fase, strettamente connessa alla precedente, l’allievo presenta il la- voro realizzato alla commissione esaminatrice e verifica le quote realizzate com- pletando la parte di autovalutazione della scheda di seguito riportata. Tav. 6 – Scheda di collaudo lavoro su macchine utensili tradizionali 108 2.4. Scheda di valutazione Nella parte che segue, presentiamo un modello di scheda utile per appuntare le valutazioni ottenute dall’allievo nella prova professionale in ciascuna delle tre fasi. SCHEDA PER LA VALUTAZIONE DELLA PROVA PROFESSIONALE Corso n. ________________ Quali fica: _________________________________________________ Data: ___________________ Allievo: __________________________________________________ Note: ________________________________________________________________________________ Firme della Commissione di collaudo: _______________________ _______________________ Firme della Commissione di collaudo: _______________________ _______________________ Firme della Commissione di collaudo: _______________________ _______________________ 109 3. ESEMPIO 2 DI PROVA PROFESSIONALE PER LA QUALIFICA DI “Operatore mec- canico: montatore/manutentore” La prova consiste nella realizzazione del complessivo “attrezzo di foratura” 2. 3.1. Fase di programmazione Questa fase, a contenuto pianificatorio, consiste nella compilazione di un que- stionario volto a rilevare le conoscenze tecnologiche e scientifiche, inerenti il com- plessivo da realizzare, dell’allievo. Gli indicatori per la valutazione saranno la completezza, la correttezza e la padro- nanza del linguaggio tecnico. Per questa parte, si può prevedere una durata di 4 ore. Di seguito riportiamo il questionario e le schede con gli indicatori per la corre- zione dello stesso (cfr. tav. 7 e tav. 8). QUESTIONARIO Il candidato ha a disposizione il disegno complessivo Attrezzo di foratura con tutti i particolari (cfr. tavv. seguenti), libri tecnici, appunti. Sulla base dei disegni a disposizione, deve rispondere alle seguenti domande. 1) Identifica il sistema di rappresentazione del complessivo “attrezzo di foratura”. � proiezioni ortogonali con sistema europeo � proiezioni ortogonali con sistema americano � assonometria cavaliera � vista tridimensionale 2) Con quali viste è rappresentato il complessivo? � vista principale e vista secondaria � vista principale e vista frontale � vista principale e vista dall’alto � vista principale e vista da sinistra 3) Identifica il tipo di sezione utilizzato nella rappresentazione del particolare N. 9. � ribaltamento sull’asse � rottura di sezione � sezione su piani paralleli � sezione longitudinale 4) Interpreta la sigla del particolare N. 17/N. 2 Questa prova è stata realizzata nel Centro CNOS-FAP di Torino - Rebaudengo. VTCEI � vite a testa svasata � vite a testa cilindrica con esagono incassato � vite tronco-conica con esagono interno � vite a brugola M6 x 15 � filettatura a passo fine Ø 6mm, L 15mm � filettatura a passo grosso Ø 15mm, L 6mm � filettatura a passo grosso Ø 6mm, L 15mm � filettatura L 90mm 110 5) Scegli la motivazione per cui il particolare N. 29 non è stato sezionato. � il particolare è troppo piccolo � il particolare 29 è sezionato � nella sezione di complessivi non si sezionano i particolari normalizzati � nella sezione di questo complessivo ci sono troppe viti da sezionare 6) Spiega il significato della tolleranza geometrica sotto rappresentata. � la superficie indicata deve essere ortogonale con la superficie A entro 0,05mm � la superficie indicata deve essere parallela con la superficie A entro 0,05mm � la superficie indicata deve essere a “T rovesciata” rispetto alla superficie A entro 0,05mm � il valore della tolleranza va ricercato nella tabella A 7) Su quali macchine utensili si utilizza l’attrezzo di foratura? � tornio � fresatrice � trapano � limatrice 8) Indica la funzione del particolare N. 28. � guidare la punta ad elica in fase di foratura � guidare il bulino in fase di bulinatura del centro del foro � evitare l’accidentale fuoriuscita del particolare da forare � alleggerire il particolare 4 “piastrina per boccola” 9) Interpreta la sigla dei seguenti materiali: 38NiCrMo6 � acciaio del secondo gruppo, debolmente legato, avente tenore di carbonio pari allo 0,38%, nikel 1,5%, cromo e molibdeno presenti in tracce � acciaio al carbonio con nikel al 38%, cromo al 6% e molibdeno presente in tracce � ghisa fortemente legata � acciaio del secondo gruppo, fortemente legato, avente tenore di carbonio pari al 38%, nikel 6%, cromo e molibdeno presenti in tracce C40 � acciaio del primo gruppo designato in base alle caratteristiche fisiche, avente carico unitario di resistenza a trazione pari a 400 N/mm2 (newton su millimetro quadrato) � acciaio del secondo gruppo, non legato, avente tenore di carbonio pari allo 0,40% � ghisa grigia per costruzioni, avente tenore di carbonio pari al 40% � acciaio del secondo gruppo, debolmente legato, avente tenore di carbonio pari al 4% G250 � ghisa grigia a grafite sferoidale adatta alla costruzione di ruote per carrelli tramviari, lunga 250mm � acciaio del primo gruppo per getti, avente tenore di carbonio pari al 25% � ghisa grigia per getti ordinari, avente carico unitario di snervamento pari a 250 Kg/mm2 (chilogrammi su millimetro quadrato) � ghisa grigia per getti ordinari, avente carico unitario di resistenza a trazione pari a 250 N/mm2 (newton su millimetro quadrato) 111 10) Identifica tra i seguenti diametri di fori, quali è possibile realizzare con l’attrezzo. � Ø 8 � Ø 2 � Ø 4 � Ø 12 11) Analizza le seguenti frasi e rispondi indicando se l’affermazione corrisponde al vero o al falso. L’attrezzo permette l’esecuzione di fori di diametro prestabilito � V � F L’attrezzo permette l’esecuzione di bulini ad alta precisione � V � F L’attrezzo permette il controllo della perpendicolarità del foro eseguito � V � F L’attrezzo permette un risparmio di tempo nell’esecuzione di fori in serie � V � F 12) Identifica il numero delle velocità selezionabili del cambio cono puleggia sottorappresentato. � 8 � 2 � 4 � 12 Indica inoltre il numero dei giri del mandrino nella posizione attuale delle cinghie. N.B. La risposta sarà ritenuta valida solo se comprovata dai calcoli eseguiti sul foglio allegato che dovrà essere riconsegnato al termine della prova. 112 13) Scegli tra i sottoindicati trattamenti termici quali eseguiresti sulla superficie a V del par- ticolare N. 5. � Cementazione � Bonifica � Tempra superficiale � Rinvenimento 14) Motiva la tua scelta � Per evitare la corrosione delle superfici � Per aumentare la resistenza all’usura � Per aumentare la potenza di spinta � Per rendere più salda la presa del pezzo 15) Riferendoti al disegno complessivo descrivi la corretta sequenza per la sostituzione del particolare N. 5. � 30 - 4 - 18 - 5 � 21 - 30 - 22 - 18 - 5 � 29 - 4 - 18 - 5 � 27 - 29 - 4 - 5 16) In riferimento al disegno del complessivo, identifica quali possono essere le anomalie causate dalla riduzione di pressione al cilindro particolare N. 16. � Asse del foro non ortogonale al piano di foratura � Slittamento della boccola part. 28 � Insufficiente chiusura del pezzo � Arresto del cilindro 17) Identifica gli angoli b e d dell’utensile rappresentato in figura. � b angolo di spoglia superiore - d angolo di registrazione � b angolo di taglio - d angolo di registrazione � b angolo di taglio - d angolo del tagliente secondario � b angolo dei taglienti - d angolo di spoglia inferiore 18) Identifica quali sono, tra quelle elencate, le principali caratteristiche attribuibili ad un utensile generico (sono possibili più risposte). � Conducibilità elettrica � Durezza � Resistenza all’usura � Resistenza allo snervamento � Tenacità � Fragilità � Durata � Conducibilità termica 19) Dovendo eseguire la tornitura di un acciaio 18NiCrMo5 con utensile in metallo duro scegli la qualità ISO più idonea. � P01 � M50 � K01 � P25 113 20) Rileva da diagramma il numero di giri per la tornitura del diametro 25 ipotizzando una Vt = 80 m/mim � 1000 g/min � 625 g/min � 1600 g/min � 400 g/min 21) Rileva il tempo per eseguire una passata su una lunghezza di 10 mm ipotizzando 250 g /min ed un avanzamento di 0,2 mm/giro. � 0,1 min � 0,2 min � 0,3 min � 0,4 min 22) Analizzando il problema di rapida craterizzazione dell’inserto in metallo duro, identifica i rimedi da adottare (sono possibili più risposte). � Usare una qualità di metallo duro più resistente all’usura. � Usare una qualità di metallo duro più tenace. � Aumentare la velocità di taglio. � Diminuire la velocità di taglio. � Aumentare l’avanzamento � Diminuire l’avanzamento � Controllare il montaggio e la stabilità dell’utensile. � Cambiare la geometria dell’utensile. 23) Dato l’accoppiamento 30H8/g8, ricerca e scrivi nell’apposito spazio gli scostamenti in millimetri. Es: mm .............................................. 30H8 Ei: mm ............................................... Es: mm ............................................... 30g8 Ei: mm ............................................... 24) Indica il tipo di accoppiamento riferendoti alla domanda precedente. � Stabile � Mobile � Incerto 114 25) Dato l’accoppiamento 50H7/g8, calcola il valore del gioco massimo e del gioco minimo. N.B. La risposta sarà ritenuta valida solo se comprovata dai calcoli. Gioco massimo (mm) .......................................................... Gioco minimo (mm) ........................................................... 26) La tabella identifica un motore con quali caratteristiche? � Motore con potenza di 0,75Kw - tensione di alimentazione 220/380V - frequenza 50Hz - 1380 g/min � Motore con potenza di 220/380V - tensione di alimentazione 0,75 Kw - frequenza B3 - 6204 g/min � Motore con potenza 45 IP - tensione di alimentazione 0,75 Kw - frequenza continua - 6204 g/min � Motore con potenza di 0,75Kw - tensione di alimentazione 220/380V - frequenza B3 - 6204 g/min 27) Analizza il seguente circuito pneumatico e indica la funzione dei componenti indicati. Componente 1.1 � Valvola 2/4 - azionamento manuale e riposizionamento pneumatico � Valvola 4/2 - azionamento e riposizionamento pneumatico � Valvola regolatrice di velocità � Valvola di controllo della pressione 115 Componente 0.1 � Distributore 3/3 - azionamento automatico � Indicatore di velocità � Valvola regolatrice di velocità � Gruppo FRL (filtro - riduttore - lubrificatore) Componente 1.0 � Cilindro a semplice effetto ammortizzato � Cilindro a doppio effetto non ammortizzato � Cilindro a doppio effetto ammortizzato � Cilindro a semplice effetto non ammortizzato 28) Il circuito sopra indicato può essere idoneo per il funzionamento dell’attrezzo di foratura. � Vero � Falso 29) Scegli il ciclo di lavorazione per eseguire completamente il particolare N° 9 partendo dallo spezzone grezzo. � Presa su autocentrante - intestatura - smusso - foratura - maschiatura - capovolgere - intesta- tura a quota - foratura - maschiatura - Ø 12 g8 x 7 - smussi � Presa su autocentrante - maschiatura - smusso - foratura - capovolgere - intestatura a quota - foratura - maschiatura - Ø 12 g8 x 7 - smussi � Presa su autocentrante - intestatura - smusso - capovolgere - intestatura a quota - foratura - maschiatura - Ø 12 g8 x 7 - smussi - capovolgere - foratura - maschiatura � Presa fra le punte - intestatura - smusso - foratura - maschiatura - capovolgere - intestatura a quota - foratura - maschiatura - Ø 12 g8 x 7 - smussi 30) Qual è il significato delle seguenti funzioni ausiliarie nel linguaggio ISO? M03 � Cambio utensili � Rotazione oraria del mandrino � Rotazione oraria del mandrino + refrigerante M14 � Rotazione antioraria del mandrino � Rotazione antioraria del mandrino + refrigerante � Rotazione mandrino + refrigerante + cambio utensile M08 � Afflusso refrigerante disinserito � Afflusso refrigerante inserito � Cambio utensili + refrigerante M05 � Cambio utensile � Arresto rotazione del mandrino � Cambio utensili + stop del mandrino 116 31) Il punto di “ZERO PEZZO” in un sistema C.N. è: � Un qualsiasi punto di riferimento dell’area di lavoro di una macchina C.N. � Il punto che stabilisce il sistema di coordinate del pezzo in relazione al punto ZERO MACCHINA � Un punto stabilito dal costruttore della macchina, rispetto al quale si devono posizionare i pezzi da lavorare � Un punto scelto sul disegno in modo arbitrario 32) La funzione M06 ha due compiti essenziali. Quali? � Cambio utensile + disabilitazione del correttore utensile � Abilitare la correzione raggio utensili + rotazione del mandrino � Cambio utensili + abilitazione correttore utensile � Rotazione del mandrino in senso orario + cambio utensile 33) Qual è il significato della funzione G03? � Movimento lineare � Movimento in rapido lungo gli assi programmati � Movimento circolare in senso antiorario � Movimento circolare in senso orario 117 Ta v. 7 - A tt re zz o di f or at ur a: co m pl es si vo 118 Ta v. 8 - A tt re zz o di f or at ur a: ca rt ig li o e pa rt ic ol ar i 119 Ta v. 9 - A tt re zz o di f or at ur a: pa rt ic ol ar e 1 120 Ta v. 1 0 - A tt re zz o di f or at ur a: pa rt ic ol ar i co st ru tt iv i 121 Tav. 11 - Parametri per la valutazione del questionario Tav. 12 - Tabella per la correzione della prova tecnico – programmatoria 122 3.2. Fase operativa In questa fase, è richiesto all’allievo di realizzare alcuni particolari e del mon- taggio-collaudo di tutto il complessivo “Attrezzo di foratura”, verificandone l’esatta funzionalità, previa distribuzione di: disegni, particolari da realizzare, particolari fi- niti e normalizzati, certificati di controllo. Vengono spiegate agli allievi le modalità operative e organizzative per l’esecu- zione dei singoli particolari. Si può prevedere una durata di 12 ore. La maggioranza dei particolari verrà preparata in antecedenza, lasciando all’esa- me il completamento di alcune lavorazioni su qualche particolare utilizzando le mac- chine utensili tradizionali: tornio, fresatrice e trapano. Particolare attenzione sarà data al montaggio corretto di tutto il complessivo e alla verifica del suo funzionamento. La commissione valutatrice provvederà al collaudo del complessivo e singoli particolari riportando i punteggi nelle opportune schede del certificato di controllo e alla compilazione della scheda riassuntiva della prova pratica, prendendo visione dell’esito finale di ogni allievo. Il punteggio complessivo assegnato in questa fase è di 17 punti. 3.3. Fase consuntiva In questa fase, l’allievo presenta il lavoro realizzato alla commissione esami- natrice e verifica il funzionamento del complessivo. 3.4. Scheda di valutazione Nella parte che segue, presentiamo un modello di scheda utile per appuntare le valutazioni ottenute dall’allievo in questa prova professionale. SCHEDA PER LA VALUTAZIONE DELLA PROVA PROFESSIONALE Corso n. ________________ Quali fica: _________________________________________________ Data: ___________________ Allievo: __________________________________________________ Note: ________________________________________________________________________________ Firme della Commissione di collaudo: _______________________ _______________________ Firme della Commissione di collaudo: _______________________ _______________________ Firme della Commissione di collaudo: _______________________ _______________________ 123 1. INTRODUZIONE Come detto nella presentazione dell’impianto proposto per l’esame di quali- fica, la prova professionale si articola in tre fasi: fase di programmazione, fase operativa, fase consuntiva. Di seguito, si riporta un esempio, coerente con tale impostazione, relativo a una prova professionale per la qualifica “Operatore turistico alberghiero: commis di sala e bar” . La prova si articola come segue: 1) Fase di programmazione Compilazione di una serie di schede utili per rilevare le conoscenze di base. Sono allegate le schede utili. 2) Fase operativa Accoglienza e servizio di ospiti di riguardo, rispetto ad un tavolo assegnato. 3) Fase consuntiva L’allievo discute con la commissione d’esame il servizio prestato. È allegata la scheda per la valutazione dell’intera prova. PROVA PROFESSIONALE PER L’ESAME DI QUALIFICA COMUNITÀ PROFESSIONALE TURISTICA E ALBERGHIERA 124 2. ESEMPIO DI PROVA PROFESSIONALE PER LA QUALIFICA DI “Operatore turi- stico alberghiero: commis di sala e bar” La prova richiede all’allievo di realizzare un prodotto significativo, funzionale a valutare le capacità professionali acquisite durante l’iter formativo. In concreto consiste nella realizzazione di un servizio a un tavolo assegnato 1. 2.1. Fase di programmazione Questa fase consiste nella compilazione di una serie di schede relative a: 1) preparazione di un cocktail 2) abbinamento enogastronomico 3) organizzazione della sala 4) organizzazione del materiale 5) osservazioni esplicative sul servizio Per questa prova, da svolgere in un tempo di 3 ore, è previsto un massimo di 10 punti. 2.1.1. Preparazione di un cocktail L’allievo dovrà indicare la sequenza operativa necessaria per ottenere il cocktail in esame. PREPARAZIONE DI UN COCKTAIL Nome del cocktail: ............................................................................................................ 1 Questa prova è stata realizzata nel Centro CNOS-FAP di Foligno (PG). 125 2.1.2. Abbinamento enogastronomico L’allievo, in base al menu proposto, dovrà abbinare a ciascun piatto un vino, indicandone le caratteristiche organolettiche, la temperatura di servizio e il bic- chiere idoneo. ABBINAMENTO ENOGASTRONOMICO N.B. Inserire i piatti estrapolandoli dall’elenco proposto dalla commissione 126 2.1.3. Organizzazione della sala L’allievo dovrà progettare l’allestimento della sala, considerando un servizio banchetto per 40 coperti. ORGANIZZAZIONE DELLA SALA 1) Elencare il materiale necessario all’organizzazione della sala (tavoli, sedie, panadore, ornamenti, ecc.). ............................................................................................................................................. ............................................................................................................................................. ............................................................................................................................................. ............................................................................................................................................. ............................................................................................................................................. 2) Indicare la disposizione di: ingresso, pass, office, WC e finestre e disporre i tavoli nella posizione ottimale per accogliere i 40 coperti. 127 2.1.4. Organizzazione del materiale L’allievo dovrà fare la distinta delle attrezzature, delle bevande (numero bot- tiglie) e dei materiali necessari per effettuare il servizio. ORGANIZZAZIONE DEL MATERIALE 128 2.1.5. Osservazioni esplicative sul servizio L’allievo deve realizzare il grafico della “mise en place” sul tavolo del cliente e indicare la sequenza delle fasi del servizio. ORGANIZZAZIONE DEL MATERIALE 1) Realizzare il grafico della “mise en place” iniziale sul tavolo del cliente (per 1 coperto). N.B. Qualora l’oggetto sia di difficile realizzazione grafica, l’allievo lo indicherà con un numero nel gra- fico e lo descriverà nello spazio che segue. ............................................................................................................................................. ............................................................................................................................................. ............................................................................................................................................. ............................................................................................................................................. ............................................................................................................................................. 2) In riferimento al menu in esame, ordinare la sequenza dei servizi che seguono (indicare l’ordine esatto dei servizi numerando la sequenza nell’apposito riquadro). 129 2.2. Fase operativa In questa fase, è richiesto all’allievo di realizzare un servizio al tavolo per ospiti di riguardo. Con questa prova, da realizzare in un tempo massimo di 6 ore, si possono otte- nere 15 punti. SERVIZIO AD OSPITI DI RIGUARDO Il maitre ti assegnerà il tavolo dove dovrai ricevere e servire ospiti di riguardo: • presentati al maitre, in sala, con la massima cura della tua immagine • consegna in cucina la tua comanda (che trovi qui allegata) • prepara la “ mise en place” per i tuoi ospiti seguendo il menù • spostati al bar e prepara il cocktail assegnato qui di seguito; per ragioni di spazio, dovrai avere cura di alternarti con i tuoi colleghi, eventualmente aspetta pazientemente il tuo turno • servi al banco bar il cocktail e attendi di sbarazzare • invita i tuoi ospiti ad accomodarsi al tavolo indicato e presenta il menu • occupati ora del servizio come da indicazioni • alla fine sbarazza, fai il set up del tavolo, della sala e del bar Tipologia di servizio – antipasto: al piatto – primo: servizio all’italiana – secondo: al gueridon Cocktail da preparare e servire Cocktail americano RISTORANTE “ISOLABELLA” Antipasto di pesce Spaghetti allo scoglio al cartoccio con pomodoro Trota del nera al tartufo Verdura saltata in padella Sorbetto al limone Vino - caffè - digestivi Menu n. 1 130 2.3. Fase consuntiva In questa fase, l’allievo presenta il lavoro realizzato alla commissione esa- minatrice. 2.4. Scheda di valutazione Nella parte che segue, presentiamo un modello di scheda utile per appuntare le valutazioni ottenute dall’allievo nella prova professionale in ciascuna delle tre fasi. SCHEDA PER LA VALUTAZIONE DELLA PROVA PROFESSIONALE Corso n. ________________ Quali fica: _________________________________________________ Data: ___________________ Allievo: __________________________________________________ Note: ________________________________________________________________________________ Firme della Commissione di collaudo: _______________________ _______________________ Firme della Commissione di collaudo: _______________________ _______________________ Firme della Commissione di collaudo: _______________________ _______________________ 131 1. INTRODUZIONE Per la comunità professionale “grafica e multimediale” non si presentano esempi di prova professionale, ma si propongono alcune considerazioni relative alle qualifiche di “Operatore grafico: prestampatore” e “Operatore grafico: stampa- tore”. In particolare, si offrono suggerimenti in merito agli obiettivi da conseguire, si tracciano linee descrittive della prova e si presentano indicazioni circa i criteri di valutazione della stessa. 2. PROPOSTE PER LA PROVA PROFESSIONALE PER LA QUALIFICA DI “Operatore grafico: prestampatore” Di seguito si riportano obiettivi, descrizione e criteri valutativi per elaborare la prova per la qualifica “operatore grafico: prestampatore”. 1) Obiettivi minimi L’allievo dovrà dimostrare di essere in grado di: a) organizzare razionalmente il lavoro in base alla prova richiesta b) comporre il testo c) utilizzare un software di fotoritocco d) utilizzare un software di grafica vettoriale e) utilizzare un software di impaginazione f) ottenere l’output richiesto g) correggere le bozze intermedie h) valutare, nello svolgimento delle diverse fasi di lavorazione, le esigenze connesse alle successive fasi di lavoro (stampa, allestimento) 2) Descrizione della prova: La prova può essere costituita, a seconda della dotazione tecnica del Centro, da: una pagina pubblicitaria; una doppia pagina di rivista; una copertina di libro/rivista. La prova, comunque essa sia strutturata, dovrà contenere i seguenti elementi: a) logotipi b) immagini c) testo PROVA PROFESSIONALE PER L’ESAME DI QUALIFICA COMUNITÀ PROFESSIONALE GRAFICA E MULTIMEDIALE 132 d) didascalie e) immagini da scontornare e correggere cromaticamente f) inserimento di box 3) Criteri di valutazione La prova potrà essere valutata tenendo presenti i seguenti criteri: a) interpretazione dei dati forniti b) lavorazione digitale delle immagini c) precisione dell’elaborato d) correttezza ortotipografica e) capacità di autocorrezione 3. PROPOSTE PER LA PROVA PROFESSIONALE PER LA QUALIFICA DI “Operatore grafico: stampatore” Di seguito si riportano obiettivi, descrizione e criteri valutativi per elaborare la prova per la qualifica “operatore grafico: stampatore”. 1) Obiettivi minimi L’allievo dovrà dimostrare di essere in grado di: a) eseguire le principali regolazioni della macchina da stampa b) verificare le giuste interferenze di stampa c) controllare i principali parametri di stampa: registro, densità, ingrossa- mento, equilibrio acqua/inchiostro 2) Descrizione della prova La prova può essere costituita, a seconda della dotazione tecnica del Centro, da quadricromia da realizzarsi su macchina monocolore o pluricolore con la dota- zione di densitometri e strumenti di controllo. 3) Criteri di valutazione La prova potrà essere valutata tenendo presenti i seguenti criteri: a) esatto posizionamento dei grafismi e registro di stampa b) uniformità di inchiostrazione e rispetto degli standard c) copie consegnate. ESEMPIO DI COLLOQUIO 135 COLLOQUIO D’ESAME Il colloquio avviene tra l’allievo e la commissione e ha una durata di circa 15-20 minuti. Obiettivo della prova è verificare la capacità dell’allievo di argomentare su contenuti appresi durante il percorso formativo, sulle esperienze formative vissute e sulle attese e le riflessioni riguardanti il proprio futuro. All’allievo è richiesto di organizzare logicamente la sua esposizione, di fare delle valutazioni critiche e di comunicare sinteticamente. Se lo ritiene opportuno, l’allievo può presentare se stesso, il suo portfolio, o l’esperienza di stage attraverso diapositive (in PowerPoint), potendo così dimo- strare le competenze in ambito informatico acquisite nel percorso formativo. Con questa prova si può ottenere un massimo di 10 punti. 1) POSSIBILI DOMANDE Presentiamo alcuni stimoli che possono essere utilizzati dalla commissione per questa prova. • Commenta le differenze tra mansione e professionalità • Descrivi i principali diritti e doveri del lavoratore • Descrivi i comportamenti che deve adottare il lavoratore in caso di malattia • Elenca e descrivi le principali norme antinfortunistica del settore professio- nale a cui appartieni • Parla del significato che ha per l’Italia la sua appartenenza all’Unione Europea • Come spieghi che nel tuo percorso di studi, che mira a farti imparare una professione, ti sia stato chiesto di studiare elementi di lingua, matematica, storia, diritto, scienze, ecc. • Racconta la tua esperienza di stage tenendo presenti questi punti: – le caratteristiche dell’azienda – le attività da te svolte – le competenze che hai acquisito – le difficoltà che hai incontrato e il modo in cui sono state risolte – i rapporti che hai avuto con il personale dell’azienda • A breve, avrai la tua “Qualifica”. Cosa significa per te aver raggiunto questo risultato e cosa farai ora 136 • Quali sono le tecniche di ricerca attiva del lavoro • Descrivi le attività e gli interessi non professionali che vorresti coltivare nel prossimo futuro (tempo libero, hobbies, sport, volontariato, famiglia, ecc.) • Se tu ne avessi il potere, cosa potenzieresti e cosa cambieresti nella vita del Centro • Cosa diresti a un allievo che si iscrive ora al primo anno per aiutarlo ad affrontare il percorso che lo aspetta in questo CFP 2) VALUTAZIONE Per valutare la capacità dell’allievo di esprimersi verbalmente, si può fare rife- rimento ai seguenti parametri. SCHEDA COMPLESSIVA DI VALUTAZIONE DELL’ESAME DI QUALIFICA 139 SCHEDA COMPLESSIVA ESAME DI QUALIFICA Note: La commissione Parte terza CONFRONTO DEL MODELLO PROPOSTO CON DOCUMENTI REGIONI 143 INTRODUZIONE Dopo aver delineato il modello predisposto dal CNOS-FAP, sembra interes- sate verificare se e in quale modo tale modello corrisponde a quanto previsto in alcune Regioni (e/o Province). A tale scopo, è stata elaborata una griglia di confronto alla luce di alcuni para- metri che sono sembrati di particolare rilievo. L’interesse rispetto a tali parametri è duplice: in primo luogo, ci consente di capire cosa avviene in diverse realtà locali e di confrontarle tra loro e rispetto a un modello proposto; in secondo luogo, ci con- sente di verificare se, e in quale modo, quegli aspetti che a noi sembrano maggior- mente significativi nel dare indicazioni per delineare una prova di qualifica sono stati oggetto di riflessione anche nei documenti normativi. Il confronto coinvolge 4 Regioni e una Provincia (scelte in base ai criteri indi- cati nella introduzione generale): Lombardia, Piemonte, Sicilia, Veneto e Roma. I punti sui quali si è ritenuto di operare le comparazioni sono i seguenti. 1) Ammissione. Come si procede per l’ammissione all’esame? Si considera la sola frequenza, o si procede a una qualche forma di valutazione degli appren- dimenti? Se si opera una valutazione, qual è la soglia minima prevista? Qual è l’incidenza del percorso formativo sul punteggio finale della qualifica? 2) Prove. Quante prove d’esame sono previste? Di quale tipo sono? In quale modo incidono sulla valutazione finale? 3) Durata. Quanto dura l’esame? La durata varia al variare delle qualifiche? 4) Figure. Quali e quante sono le figure coinvolte nella commissione d’esame? 5) Promozione. Come viene espresso il successo alla prova d’esame? Qual è la soglia minima? La prima considerazione rispetto a questa analisi è di carattere generale: come appare dalla tavola che segue, eccetto la Sicilia per quanto riguarda il peso delle prove e durata dell’esame, tutti i documenti considerati si esprimono su ciascuno dei parametri previsti. Rispetto all’ammissione, tutti pongono una soglia minima di ammissione: in genere, si esprime in centesimi, in alcuni casi fa esclusivo riferimento alla fre- quenza. 144 Le prove variano da un minimo di 2 a un massimo di 5 e per lo più prevedono prove pratiche, un colloquio e, in qualche caso, una prova scritta. In ogni caso, il peso delle prove è diverso: in genere, il peso minore è dato alla prova orale. La durata dell’esame arriva a un massimo 5 giorni. All’esame è sempre presente un rappresentante della Regione (o della Pro- vincia); in genere, poi, la commissione è composta anche da rappresentanti delle organizzazioni sindacali, dei Ministeri del Lavoro e dell’Istruzione, del mondo del lavoro. Sono sempre presenti uno o più formatori del Centro. La promozione viene espressa in centesimi nella totalità dei casi (la Sicilia prevede anche i trentesimi) e la soglia minima è fissata a 60/100. I documenti utilizzati per elaborare questa parte sono riportati in appendice. 145 Ta v. - Gr ig li a di c on fr on to : p ro po st a C N O S- FA P - di sp os iz io ni r eg io na li 146 147 CONCLUSIONE Questo sussidio si affianca alla serie di pubblicazioni della collana “Studi, progetti, esperienze per una nuova formazione professionale” riconducibili ai nuovi percorsi di IFP espressi dalla Legge 53/03. Ricordiamo il volume “Linee guida per la realizzazione di percorsi organici nel sistema dell’istruzione e della formazione professionale” (Nicoli, 2004), le varie “Guide per l’elaborazione dei piani formativi personalizzati” relative alle comunità professionali alimentazione, aziendale e amministrativa, commerciale e delle vendite, elettrica ed elettronica, estetica, grafica e multimediale, legno e arredamento, meccanica, sociale e sani- taria, tessile e moda, turistica e alberghiera (CNOS-FAP e CIOFS/FP 2004 - 2005), nonché la pubblicazione “Le parole chiave della formazione professionale” (Ma- lizia-Antonietti-Tonini, 2004). L’esame finale è lo strumento ultimo che permette di verificare l’idoneità dell’allievo al conseguimento della qualifica professionale, certificando indiretta- mente il raggiungimento del PECUP e degli standard formativi minimi necessari per la validità del titolo a livello nazionale. Non condiziona l’idoneità al solo esito di una prova finale, ma cerca di valorizzare tutto il percorso triennale proponendo delle modalità di valutazione idonee. La proposta non nasce da uno studio teorico ma si avvale dei contributi degli operatori della Federazione, già impegnati nelle sperimentazioni dei percorsi trien- nali di qualifica, e cerca di mediare tra le varie “soluzioni” in atto nelle diverse Regioni. Si tratta ancora una volta di materiale da sperimentare, che implica una successiva e necessaria revisione in base alle positività e criticità emerse. È quindi uno strumento di lavoro e non una proposta compiuta. La sede nazionale CNOS-FAP si augura che anche questo documento possa costituire un apporto utile per lo sviluppo del sottosistema educativo di istruzione e formazione professionale, certamente di competenza regionale ma con alcune modalità, concordate nelle sedi opportune, valevoli su tutto il territorio nazionale. 149 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Tutti i testi indicati di seguito fanno parte della collana curata da CIOFS/FP e CNOS-FAP: “Studi progetti ed esperienze per una nuova formazione professionale” (Roma, Tipografia Pio XI). ASSOCIAZIONE CIOFS/FP PIEMONTE (a cura di), L’accoglienza nei percorsi forma- tivo-orientativi. Un approccio metodologico e proposte di strumenti , 2003. ASSOCIAZIONE CIOFS/FP PIEMONTE (a cura di), Le competenze orientative. Un approccio metodologico e proposte di strumenti, 2003. B ECCIU M. - A.R. COLASANTI, La promozione delle capacità personali. Teoria e prassi, 2003. CIOFS/FP - CNOS-FAP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi personalizzati. Comunità professionale alimentazione, 2004. CIOFS/FP - CNOS-FAP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi personalizzati. Comunità professionale aziendale e amministrativa, 2004. CIOFS/FP - CNOS-FAP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi personalizzati. Comunità professionale commerciale e delle vendite, 2004. CIOFS/FP - CNOS-FAP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi personalizzati. Comunità professionale estetica, 2004. CIOFS/FP - CNOS-FAP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi personalizzati. Comunità professionale sociale e sanitaria, 2004. CIOFS/FP - CNOS-FAP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi personalizzati. Comunità professionale tessile e moda, 2004. CIOFS/FP (a cura di), Un modello per la gestione dei servizi di orientamento , 2003. CNOS-FAP - CIOFS/FP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi personalizzati. Comunità professionale elettrica e elettronica, 2004. CNOS-FAP - CIOFS/FP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi personalizzati. Comunità professionale grafica e multimediale, 2004. CNOS-FAP - CIOFS/FP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi personalizzati. Comunità professionale meccanica, 2004. CNOS-FAP - CIOFS/FP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi personalizzati. Comunità professionale legno e arredamento, 2005. CNOS-FAP - CIOFS/FP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi personalizzati. Comunità professionale turistica e alberghiera, 2004. 150 CNOS-FAP Piemonte (a cura di), L’orientamento nel CFP. 1. Guida per l’acco- glienza, 2003. CNOS-FAP Piemonte (a cura di), L’orientamento nel CFP. 2. Guida per l’accom- pagnamento in itinere, 2003. CNOS-FAP Piemonte (a cura di), L’orientamento nel CFP. 3. Guida per l’accom- pagnamento finale, 2003. CNOS-FAP Piemonte (a cura di), L’orientamento nel CFP. 4. Guida per la gestione dello stage, 2003. COMOGLIO M. (a cura di), Prova di valutazione per la qualifica: addetto ai servizi di impresa. Prototipo realizzato dal gruppo di lavoro CIOFS/FP , s.d. FONTANA S. - G. TACCONI - M. VISENTIN, Etica e deontologia dell’operatore della FP, 2003. GHERGO F., Guida per l’accompagnamento al lavoro autonomo , 2003. MALIZIA G. (coord.) - D. ANTONIETTI - M. TONINI (a cura di), Le parole chiave della formazione professionale, 2004. MARSILI E., Guida per l’accompagnamento al lavoro dipendente , 2003 NICOLI D. (a cura di), Linee guida per la realizzazione di percorsi organici nel sistema dell’istruzione e della formazione professionale, 2004. NICOLI D. (a cura di), Il diploma di istruzione e formazione professionale. Una proposta per il percorso quadriennale, 2005. RUTA G., Etica della persona e del lavoro, 2004. TACCONI G. (a cura di), Insieme per un nuovo progetto di formazione, 2003. TONIOLO S., La cura della personalità dell’allievo. Una proposta di intervento per il coordinatore delle attività educative del CFP, 2005. VALENTE L. - D. ANTONIETTI, Quale professione? Strumento di lavoro sulle profes- sioni e sui percorsi formativi, 2003. APPENDICE 153 INTRODUZIONE Come detto presentando il volume, nella elaborazione del modello proposto si sono tenuti presenti alcuni documenti delle Regioni scelte a campione (in base ai criteri indicati nell’introduzione generale). In quest’appendice inseriamo copia dei documenti utilizzati. In particolare si tratta dei seguenti materiali: 1) Regione Lombardia: • Indicazioni per gli esami di qualifica triennali e biennali riallineati (docu- mento della Commissione tecnica regionale) • Modello di attestato di qualifica 2) Regione Piemonte: • Disposizioni sulle modalità di predisposizione delle prove e svolgimento degli esami finali relativi ai corsi autorizzai e/o riconosciuti dalle Ammini- strazioni Provinciali • Prova finale: Procedura per la determinazione dei crediti valutativi • Prova finale unificata: “Costruttore al banco con ausilio di M.U. - Indi- rizzo: attrezzista” 3) Provincia di Roma: • Percorsi triennali: Vademecum (per i Presidenti delle Commissioni d’E- same e per gli Enti accreditati per l’Obbligo Formativo) • Modello di attestato di qualifica 4) Regione Sicilia: • Circolare n. 06/04/FP del 11/06/2004: “Direttive per la presentazione delle istanze, lo svolgimento e la rendicontazione dei progetti formativi” (solo la parte relativa alla prova finale e alla certificazione) 5) Regione Veneto: • Circolare n. 10 del 17/05/1991: “Prove di accertamento delle azioni for- mative”. 1. REGIONE LOMBARDIA • Indicazioni per gli esami di qualifica triennali e biennali riallineati (documento della Commissione tecnica regionale) • Modello di attestato di qualifica 157 I nuovi percorsi sperimentali triennali di Istruzione e Formazione Professionale che rientrano nell’accordo quadro, sancito in Conferenza Unificata il 19 giugno 2003, sono stati anticipati in Re- gione Lombardia grazie al Protocollo d’Intesa sottoscritto il 3 giugno 2002 con il MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) ed il MPLS (Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali). Essi si collocano a pieno titolo nella prospettiva delineata dalla L. 53/2003 e sono stati pro- gettati e concepiti non solo con riferimento all’occupabilità delle persone, ma come rivolti al con- seguimento di una qualifica valida per l’assolvimento del nuovo diritto-dovere, per garantire i pieni diritti di cittadinanza a partire dal possesso di un quadro culturale di formazione di base. Rientrano in tale ambito anche i percorsi biennali attivati in Lombardia a partire dall’anno for- mativo 2003-04, a condizione che si siano “riallineati ” ai percorsi triennali sperimentali (secondo quanto previsto dalle “Integrazioni alle Linee di Indirizzo 2003-04” emanate con DGR n. VII/13084 del 23/05/2003), in quanto soddisfano ai requisiti di carattere culturale e metodologico ivi indicati ed alle condizioni imposte dalle ulteriori evoluzioni normative in materia. Le indicazioni che seguono sono offerte come punto di riferimento indispensabile ad assicurare la omogeneità di conduzione degli esami finali dei primi percorsi triennali sperimentali iniziati con l’anno formativo 2002/2003, e di quelli biennali partiti nell’anno formativo 2003/2004 ad essi “rialli- neati” in base alla citata DGR del 23/05/2003. Le prove d’esame si svolgeranno contestualmente, tra il mese di giugno ed i primi di luglio 2005. PREMESSA La pari dignità educativa e culturale dei percorsi di istruzione e formazione professionale La pari dignità tra il sistema di Istruzione e Formazione Professionale e quello dei Licei è uno degli elementi fondamentali dell’attuale riforma del sistema educativo. Chiaramente affermata dalla legge 53/2003, essa è garantita dal comune riferimento ad un “profilo educativo, culturale e profes- sionale” (PECuP) e dal soddisfacimento di “livelli essenziali delle prestazioni” (LEP) e di “standard formativi minimi” (SFM) a tutela dei diritti sociali e civili della persona, nonché dal valore nazionale dei titoli di studio in uscita. La centralità dell’educazione e del diritto di cittadinanza vengono affermati per entrambi i si- stemi, e posti a fondamento dell’intera normativa, per “favorire la crescita e la valorizzazione della persona umana, nel rispetto dei ritmi dell’età evolutiva, delle differenze e dell’identità di ciascuno e delle scelte educative della famiglia, nel quadro della cooperazione tra scuola e genitori, in coerenza con il principio di autonomia delle istituzioni scolastiche e secondo i principi sanciti dalla Costitu- zione” (L. 53/2003, art.1). Con il superamento dei concetti di obbligo scolastico e di obbligo formativo ed il loro assorbi- mento entro la nozione di diritto-dovere di istruzione e formazione, viene assicurato a tutti il diritto all’istruzione e alla formazione per almeno 12 anni, ovvero sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età. Tutto ciò restituisce alla Formazione Professionale il carattere che le compete: non strumento per il recupero degli insuccessi scolastici o per il mero adattamento alle necessità del mondo econo- REGIONE LOMBARDIA Indicazioni per gli esami di qualifica triennali e biennali riallineati 158 mico, bensì percorso dotato di una propria ispirazione e metodologia peculiare, di pari dignità ri- spetto a quello liceale, volto alla piena formazione educativa, culturale e professionale del cittadino. Il valore nazionale del nuovo titolo di Qualifica di istruzione e formazione professionale (IFP); crediti, certificazioni finali ed intermedie delle competenze. Il valore nazionale del nuovo titolo di Qualifica di IFP conseguito in esito ai percorsi sperimen- tali triennali, anche ai fini dei passaggi dai percorsi di istruzione e formazione ai percorsi scolastici, è garantito dall’acquisizione, da parte degli allievi, degli standard formativi minimi relativi alle competenze di base . Tali standard sono stati elaborati nell’ambito del tavolo di partenariato interistituzionale in at- tuazione dell’art. 4 dell’Accordo quadro 19 giugno 2003 (tra il MIUR, il MLPS, le Regioni, le Pro- vince autonome di Trento e Bolzano, le Province, i Comuni e le Comunità Montane) e definiti in sede di Conferenza Unificata in data 15/01/2004; sono articolati in quattro aree (1- dei linguaggi, 2- scien- tifica, 3- tecnologica, 4- storico-socio-economica) e “si riferiscono ad un’accezione di competenze di base più ampia di quella tradizionalmente utilizzata nella formazione professionale”, in quanto finalizzata a garantire i “diritti di cittadinanza” e lo “sviluppo della persona”. Anche se la loro emanazione è avvenuta quando i percorsi triennali (ed i biennali ad essi “rial- lineati”) erano già stati avviati, essi rappresentano la condizione ed “il riferimento comune per consentire la spendibilità nazionale degli esiti formativi certificati, intermedi e finali ”. Va tenuto presente anche l’Accordo siglato in data 28/10/2004 in sede di Conferenza Unificata, concernente la certificazioni, finali ed intermedie dei percorsi sperimentali, in materia di certifi- cazioni delle competenze e di crediti utili ai passaggi, reciproci, tra il sistema dell’istruzione e del- l’istruzione e formazione professionale. Tutto ciò fa parte di una complessa “architettura” che attende ancora di essere completata in al- cuni suoi aspetti: ad esempio, gli standard professionali (mappa delle aree e delle figure professio- nali) e gli standard formativi minimi relativi alle competenze tecnico-professionali. Tuttavia gli Ac- cordi sopra menzionati rappresentano due punti fermi, ineludibili ed allo stato attuale sufficienti, anche negli aspetti relativi alla modulistica, ai fini del “riconoscimento” (e della spendibilità) in ambito nazionale del nuovo titolo di Qualifica di IFP. 1. La nuova tipologia dell’esame e delle prove L’andamento del percorso formativo dell’allievo/a deve contribuire in modo significativo al ri- lascio del titolo di Qualifica di IFP. Tale contributo si concretizza attraverso il riconoscimento di un credito valutativo pari ad un massimo di 50 punti su 100 per dare evidenza del percorso formativo personale dello studente. Il valore di soglia per l’ammissione è stabilito in 30 punti su 50. Il valore soglia per il superamento dell’esame è stabilito in 60 punti su 100. I rimanenti 50 punti sono dati dal risultato della prova di esame. La prova di esame verrà articolata nel seguente modo: 1. Prova professionale: 20 punti 2. Prova scritta multidisciplinare: 20 punti 3. Colloquio: 10 punti 1.1. Prova professionale La prova professionale consiste in una simulazione che garantisce almeno la realizzazione di 3 compiti relativi alla figura professionale specifica del corso. La competente Struttura Regionale individuerà i compiti professionali, che risulteranno quindi gli stessi per tutte le figure professionali. 159 Per i percorsi afferenti alle Aree professionali descritte nelle “Linee Guida di settore” (pubbli- cate, a cura del Coordinamento Inter-ATS dei Progetti Sperimentali Triennali sui “Quaderni” di For- malavoro, aprile 2004, n.3 a, b, c, d, e,f, g), queste costituiranno il punto di riferimento per la predi- sposizione delle prove. I singoli Soggetti Gestori progetteranno nel dettaglio la prova di esame, garantendo la presenza delle seguenti fasi: Fase di Progettazione/Pianificazione Fase di Realizzazione Fase di Controllo Fase Consuntiva (ricostruzione del processo con materiale strutturato) Durata indicativa: 14/16 ore (2 gg.) Punteggio: 20 punti 1.2. Prova scritta multidisciplinare La prova scritta ha l’obiettivo di valutare in che misura gli allievi hanno raggiunto gli obiettivi indicati negli Standard Formativi di Base 1 alla fine del percorso di Diritto Dovere di Istruzione e Formazione. Si considererà la capacità di servirsi delle conoscenze ed abilità anche in contesti extra scolastici (competenze). Essa verrà elaborata dalla Struttura Regionale. Per evitare di somministrare la prova contempo- raneamente in tutto il territorio regionale e per evitare altresì agli allievi di svolgere una prova già diffusa, verranno elaborate 5 versioni differenti ma equivalenti della prova scritta multidisciplinare. Le Commissioni riceveranno e somministreranno una specifica versione della prova in giorni presta- biliti secondo il seguente calendario: Prova n. 1: mercoledì 8 giugno; Prova n. 2: mercoledì 15 giugno; Prova n. 3: mercoledì 22 giugno; Prova n. 4: mercoledì 29 giugno; Prova n. 5: mercoledì 6 luglio. Durata indicativa: 4 h (a partire dalle ore 9, non prima né dopo, data l’esigenza di contem- poraneità). Punteggio: 20 punti Strutturazione della prova: a. Area dei linguaggi: Lingua italiana: punteggio 6 punti Lingua straniera: punteggio 4 punti b. Area Scientifica/tecnologica: Matematica/Scienze: punteggio 6 punti Informatica: punteggio 4 punti Si precisa che la parte di Informatica della prova b. sarà “pratica”, per cui occorre che i Soggetti Gestori provvedano ad organizzare i laboratori e calendarizzare opportunamente le prove. Ogni Commissione riceverà la versione della prova compatibile con il proprio calendario e sarà tenuta a svolgerla nel giorno indicato. La prova verrà fornita via e-mail alle direzioni dei Soggetti Gestori entro le ore 8.30 del giorno previsto per la somministrazione. 1 Con riferimento a quanto definito nell’Accordo Stato-Regioni del 15/01/2004. 160 In caso di mancata ricezione entro le ore 8.30, rivolgersi immediatamente alla Regione Lom- bardia, Direzione Generale Formazione Istruzione Lavoro, ai seguenti recapiti: ........ Seguiranno istruzioni relative alla restituzione alla Struttura Regionale delle prove sommini- strate, per il necessario monitoraggio della sperimentazione e del “riallineamento”. 1.3. Colloquio Obiettivo del colloquio è quello di dare opportunità all’allievo di riflettere e prendere consape- volezza del percorso educativo e formativo che ha compiuto. Il colloquio sarà strutturato sulla presentazione da parte dell’allievo di un suo elaborato perso- nale che potrà essere presentato in forma scritta o attraverso una presentazione multimediale. Esempio di tematiche: 1. il mio percorso formativo ed esperienza di stage 2. riflessioni su una tematica socio-economica attinente all’area professionale specifica 3. approfondimento sul tema professionale Punteggio: 10 punti 2. Requisiti di accesso Possono essere ammessi alle prove finali gli allievi che concludono il ciclo formativo ed ab- biano frequentato un numero di ore non inferiore al 75% delle ore totali del corso, salvo eccezioni motivate dall’équipe dei docenti. Inoltre, per ogni allievo, l’équipe dei docenti, anche attraverso lo strumento del Portfolio o del libretto individuale delle competenze, attesta il raggiungimento degli obiettivi minimi previsti in base alla progettazione di dettaglio del corso in riferimento agli obiettivi professionali e agli standard for- mativi minimi delle competenze di base. Non sono ammessi alle prove finali i privatisti. 3. Composizione della commissione (Presidente, membri interni e referenti del mondo del lavoro) Come indicato nella Delibera della Giunta Regionale DGR n. 21290 del 18 aprile 2005, le Commissioni d’esame sono composte da: a) n. 1 Presidente di Commissione di nomina regionale per i percorsi triennali e di nomina provin- ciale per i percorsi biennali “riallineati” ai sensi della DGR VII/17334 del 30/04/2004; b) n. 3 Commissari, individuati dal soggetto gestore tra il direttore, il coordinatore, i docenti e il tutor del corso; c) solamente per i percorsi triennali inerenti le aree professionali Meccanica , Servizi all’impresa e Alimentare/della Ristorazione (detta erroneamente “Agroalimentare” nell’allegato A, punto 2, della citata DGR): n. 1 commissario aggiunto esperto di valutazione di nomina regionale. La Commissione si considera costituita e validamente operante quando è garantita la presenza del Presidente e di almeno n. 2 Commissari. Le Commissioni d’esame così costituite possono essere integrate con la presenza di Esperti delle aree professionali caratterizzanti i percorsi oggetto delle Prove di accertamento finale; tali esperti, in numero massimo di due, sono designati, uno per parte, dalle Associazioni sindacali e dalle 161 Associazioni datoriali presenti, per i percorsi triennali nella Commissione Regionale Politiche del La- voro (CRPL) e per i percorsi biennali riallineati nella Commissione Provinciale Politiche del Lavoro, dietro richiesta diretta dei soggetti gestori. Gli esperti così designati partecipano ai lavori in veste di osservatori. 4. Criteri unitari per la costruzione delle prove Gli elementi da valutare nella prova professionale sono individuati in considerazione dei com- piti e delle competenze-chiave per la figura professionale. La predisposizione di dettaglio della prova da parte dei Soggetti Gestori dovrà tendere a mettere in risalto le competenze dell’allievo e le abilità e conoscenze implicate nelle operazioni svolte. Quindi sarà necessario che la prova permetta di valutare non solo la corretta realizzazione del com- pito, ma anche le abilità e conoscenze utilizzate, nonché le scelte che hanno guidato l’allievo nello svolgimento della prova. Il colloquio sarà teso a valutare il grado di conoscenza di sé (riflessione sulle competenze e co- noscenze apprese; consapevolezza delle proprie capacità, attitudini e motivazioni; consapevolezza della dimensione sociale e morale delle scelte) e il grado di orientamento dell’allievo (consapevo- lezza dei punti di forza e di debolezza della propria preparazione; elaborazione e argomentazione circa il proprio futuro esistenziale, sociale e professionale; ipotesi di sviluppo nel mondo del lavoro o dell’istruzione e della formazione). Naturalmente il colloquio potrà anche essere utile alla valutazione delle competenze e cono- scenze professionali e di base. 5. Criteri e modalità della valutazione delle prove e finale Il giudizio finale comprende la valutazione della crescita educativa, culturale e professionale degli allievi, dell’autonoma capacità di giudizio e del grado di responsabilità personale e sociale. Ciò attraverso l’accoglimento della valutazione da parte dell’équipe dei docenti e la valutazione delle tre prove realizzate in sede di esame finale. La struttura Regionale fornirà in tempo utile alle Commissioni d’esame alcuni strumenti di supporto alla valutazione delle prove, e in particolare: a. per la prova professionale: – checklist di valutazione del processo di lavoro; – checklist di valutazione del prodotto/processo realizzato; b. per la prova multidisciplinare: – tabella di soluzione con punteggi e pesi dei diversi item; c. per il colloquio: – checklist /guida per lo svolgimento del colloquio. 6. Rilascio dell’attestato di qualifica e della certificazione delle competenze con valore di credito, utile al passaggio ed all’inserimento in altri percorsi L’attestato di qualifica utilizzato è quello indicato nell’allegato Modello A) . 6.1 Il format dell’attestato è quello adottato in Conferenza Unificata Stato Regioni del 28 ottobre 2004. Gli attestati saranno compilati attraverso una procedura in Monitorweb e stampati direttamente dal sistema, con una procedura simile a quella già in atto. 162 A tal fine è in corso l’aggiunta di alcuni campi descrittivi in Monitorweb , in particolare nella scheda dell’edizione del corso e nella scheda relativa ai singoli allievi. 6.2 Agli allievi che interrompono i percorsi di formazione prima del conseguimento della qualifica, o che non sono giudicati idonei in sede di esame finale, è rilasciata a cura del Soggetto Gestore la “certificazione delle competenze acquisite”, secondo l’allegato Modello B) . Gli Attestati di qualifica e le certificazioni delle competenze acquisite di cui sopra sono docu- menti “unici”. Pertanto andranno siglati e timbrati su ogni foglio, avendo anche cura di apporre dei “timbri di congiunzione” tra le differenti pagine, al fine di renderne impossibile ogni illegit- tima duplicazione. 7. Allievi disabili Per gli esami finali inerenti a figure professionali nell’ambito della formazione al lavoro dei disabili, in riferimento all’impostazione comune dei progetti sperimentali, è consentita la predispo- sizione di prove personalizzate nei contenuti e nelle modalità di somministrazione, che dovranno essere adeguate alle specifiche abilità degli allievi e tener conto delle loro disabilità. Verrà comunque mantenuta la strutturazione dell’esame nelle tre tipologie di prove distinte. 8. Allegati – Modello A – Format di attestato di qualifica – Modello B – Certificato delle competenze acquisite – Modello C – Domanda di iscrizione all’esame 163 MODELLO A Repubblica italiana Regione/Provincia Autonoma ATTESTATO DI QUALIFICA PROFESSIONALE* Berufsbezeichnungszeugnis Attestation de qualification professionnelle Vocational training certificate Conseguito in / Erworben in / Obtenu in /Achieved in PERCORSI SPERIMENTALI DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE EXPERIMENTELLE WEGE IN DEM BEREICH DES SCHULSYSTEMS UND DER BERUFSBILDUNG COURS EXPÉRIMENTAL DE ÉDUCATION ET FORMATION PROFESSIONELLE EXPERIMENTAL COURSES OF VOCATIONAL EDUCATION AND TRAINING (CONFERENZA STATO REGIONI, CITTA’ E AUTONOMIE LOCALI - ACCORDO QUADRO 19 GIUGNO 2003) DENOMINAZIONE DELLA QUALIFICA / Qualifizierungsbezeichnung /Dénomination de la quali- fication / Qualification ____________________________________________________ LIVELLO DI QUALIFICAZIONE / Qualifizierungsniveau / Niveau de qualification / Qualification level _________________________________________________________________ Europeo: Secondo livello (Decisione del Consiglio 85/368/CEE) Auf europäischer Ebene: Zweites Niveau (Entscheidung des Rates 85/368/CEE) / Au niveau européen: second niveau (Décision du Conseil 85/368/CEE) European level: Second level (Council Decision 85/368/EEC) CONFERITO AL CANDIDATO / Dem Kandidaten erteilt / Attribué au candidat / Awarded to the candidate _____________________________________________________________ Nato/a Geboren ________________________________ il ____________ in / Né à / Born in / Am / Le / On ENTE O STRUTTURA FORMATIVA / Berufsbildungsanstalt oder Bildungsorganisation / Organisa- tion ou structure de formation / Vocational Training Institution/Education Provider ____________ _____________________________________________________________________ SEDE / Sitz / Lieu / Venue __________________________________________________ Data / Datum / Date / Date_____________________ Firma 1 Unterschrift 1 / Signature 1 / Signature 1 N° 000 20……… Ai sensi della legge n. 845/78 In Übereinstimmung mit dem Gesetz Nr. 845/78 / Conformément aux loi n. 845/78 / In accordance with Law no. 845/78 ________________________________ * Il presente attestato ha validità nazionale * Dieses Zeugnis ist auf nationaler Ebene gültig / Cette attestation est valable au niveau national/This certificate is valid at national level 164 1 – Denominazione del corso / Bezeichnung des Kurses / Dénomination du cours / Name of the course _____________________________________________________________ 2 – Settore-Area professionale di riferimento / Sektor-Berufsbereich/ Secteur-Domaine profes- sionnel de référence/ Sector-Vocational area of reference 2.1 – Attività economica (codice e denominazione ISTAT – Classificazione ATECO 2002) / Wirtschaftliche Aktivität (Kode und Istat- Bezeichnung – Klassifizierung ATECO 2002) / Activité économique (Code et Dénomination Istat – Classification ATECO 2002) / Eco- nomic Activity (Istat Code and Title – ATECO classification 2002) _______________ 3 – Profilo professionale / Berufskategorie / Profil professionnel / Vocational profile 3.1 – Denominazione del profilo / Bezeichnung der Kategorie / Dénomination du profil / Name of the profile ________________ ____________________________________ 3.2 – Riferimento alla Classificazione ISTAT delle Professioni (codice e denominazione) /Hin- weis auf die Klassifizierung der Berufe von ISTAT (Kode und Bezeichnung) / Référence à la classification ISTAT des métiers (Code et Dènomination) / Reference to ISTAT clas- sification of professions (Code and Title) _________________________________ 4 – Durata del corso / Dauer des Kurses / Durée du course / Length of the course anni / Jahre / années / years __________________ mesi / Monate / mois / months ________________ ore / Stunden / heures / hours _________________ 5 – Competenze acquisite / Erworbene Kompetenzen / Compétences acquises / Acquired compe- tencies 5.1 – di base / Allgemeine / de base / Basic ___________________________________ – didattica dedicata (in ore) / Gewidmete Didaktik (in Stunden) / Didactique consacrée (en heures) / teaching time (hours) _____________________________________ 5.2 – tecnico-professionali e trasversali / Technische und berufliche und transversale / tech- nico-professionnels et transversaux / Technical-professional and Transversal _________ – didattica dedicata (in ore) / Gewidmete Didaktik (in Stunden) / Didactique consacrée (en heures) / teaching time (hours) _____________________________________ 6 – Percorso formativo / Bildungskurse/Cours de formation/Training course 6.1 – Contenuti del corso / Inhalte des Kurses / Contenus du cours / Contents of the Course _____________________________________________________________ 6.2 – Tirocinio / Lehre und praktische Ausbildung / Stage / Apprenticeship training – durata (in ore) / Dauer (in Stunden) /durée (en heures) / lenght (in hours) ________ – nome dell’organizzazione / Name der Organisation /Nom de l’organisation / Name of the organisation _________________________________________ ________ – sede di svolgimento / Ort und Sitz der Lehre / Lieud’apprentissage / Location of ap- prenticeship ______________________________________________ ______ 165 6.3 – Altre esperienze pratiche / Andere praktische Erfahrungen / Autres expériences pratiques / Other practical experiences – durata (in ore) / Dauer (in Stunden) /durée (en heures) / length (in hours) _________ – modalità / Bedingungen / Modalités / Kind of experience ____________________ – contesto di attuazione / Kontext / Contexte / Context ____________________________ 7 – Tipo di prove di valutazione finale / Typologie der Abschlußprüfungen / Type d’épreuves d’éva- luation finale / Final evaluation tests • colloquio / Kolloquium (mündlich) / Entretien / Oral exam � • prove scritte / Schriftliche Prüfungen / épreuves écrites / written test � • prova pratica o simulazione / Praktische Prüfung oder Simulierung / épreuve pratique ou simulation / Practical test or simulation � • altro / Anderes / Autre / Other � 8 – Annotazioni integrative / Ergänzende Bemerkungen / Notes complémentaires / Other comments __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ Data / Datum / Date / Date_____________________ Firma 2 Unterschrift 2 / Signature 2 / Signature 2 NOTE PER LA COMPILAZIONE Il presente modello di attestato di qualifica è adottato, in via sperimentale, a conclusione dei percorsi di istruzione e formazione professionale di cui all’Accordo quadro in sede di Conferenza Unificata 19 giugno 2003, allo scopo di favorirne la trasparenza dei percorsi e di armonizzare, a li- vello nazionale, il formato degli attestati, in coerenza con le indicazioni dell’Ue. Livello di qualificazione. L’attestato corrisponde, di norma, al secondo livello della classificazione dell’Ue, con riferi- mento alla Decisione del Consiglio 85/368/CEE relativa alla corrispondenza delle qualifiche di for- mazione professionale tra gli Stati membri. 1 – Denominazione del corso Inserire il nome del corso anche se identico alla denominazione della qualifica. 2 – Settore/Area professionale di riferimento Indicare l’attività economica secondo i codici e le denominazioni previste dalla classificazione ATECO-2002 (Classificazione delle Attività Economiche) dell’ISTAT. 3 – Profilo professionale Descrivere sinteticamente le attività e le competenze inerenti la qualifica. Inserire il riferimento al codice e alla denominazione previsti dalla Classificazione delle Professioni dell’ISTAT – CP- 2001 (dal IV al VII gruppo). 166 4 – Durata del corso Indicare la durata del corso in anni e ore; se necessario, specificare anche la durata in mesi. 5 – Competenze acquisite Ai fini della certificazione, con il termine “competenze”, sono indicati gli esiti formativi. 5.1 – Di base Riguardano le competenze acquisite in relazione alle aree dei linguaggi, scientifica, tec- nologica, storico-socio-economica, previste dal documento tecnico allegato all’Accordo in sede di Conferenza Stato-Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano 15 gen- naio 2004, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 29 del 5 febbraio 2004. 5.2 – Tecnico/professionali e Trasversali (non essendo prevista una didattica dedicata, l’acqui- sizione delle competenze trasversali andrà descritta unitamente alle competenze tec- nico/professionali) Riguardano: a. le competenze acquisite in relazione ai contenuti direttamente connessi alla qualifica. b. le competenze acquisite (comunicative, relazionali, di problem solving, ecc…), che con- sentono allo studente di trasformare i saperi in un comportamento lavorativo efficace. 6 - Percorso formativo 6.1 – contenuti : va riportata la struttura del piano di studio seguito dallo studente, con riferi- mento ai contenuti essenziali 6.2 – tirocini: lo stage è da comprendere all’interno di tale voce 6.3 – altre esperienze pratiche: Definire il tipo di esperienza pratica svolta all’esterno della struttura formativa (es. visite aziendali, altro specificare...) Annotazioni integrative: aggiungere ulteriori informazioni che contribuiscono a migliorare la trasparenza dei percorsi formativi (es. metodologie didattiche, architettura dei corsi, modularità, for- mazione a distanza, autoistruzione, docenza, ecc.). 2. REGIONE PIEMONTE • Disposizioni sulle modalità di predisposizione delle prove e svolgi- mento degli esami finali relativi ai corsi autorizzai e/o riconosciuti dalle Amministrazioni Provinciali • Prova finale: Procedura per la determinazione dei crediti valutativi • Prova finale unificata: “Costruttore al banco con ausilio di M.U. - Indirizzo: attrezzista” 169 170 1. PREMESSA a) La presente direttiva opera e produce i propri effetti in ragione di quanto disposto dall’art. 14 della L. 21 dicembre 1978 n.845, dall’art. 24 della L.R. 13 aprile 1995 n. 63, dall’art. 77 lett. b) e c) della L.R. 26 aprile 2000 n.44 e dell’art.22 della L.28 febbraio 1987 n.56. b) In nessun caso è possibile richiedere e quindi istituire Commissioni relative a corsi non autoriz- zati e/o riconosciuti dalle Province con appositi provvedimenti formali. 2. CANDIDATI SOGGETTI A PROVA D’ESAME a) Sono soggetti a prova d’esame gli allievi dei corsi conclusivi di formazione professionale autoriz- zati e/o riconosciuti dalle Province. b) Non sono soggetti a prova d’esame gli allievi frequentanti corsi per cui sia previsto il rilascio di “Attestato di Frequenza e Profitto”, per i quali è sufficiente uno scrutinio finale da parte dei do- centi del corso. c) Per i soggetti portatori di handicap, frequentanti corsi volti al conseguimento dell’ “Attestato di Qualifica”, è prevista la possibilità, qualora non siano in condizione di superare la prova di quali- fica, che venga rilasciato l’Attestato di Frequenza e Profitto, indicante dettagliatamente le compe- tenze professionali acquisite dal soggetto. d) Al termine del primo anno di corso biennale, è effettuato, a cura dell’Agenzia Formativa, uno scrutinio di accertamento di idoneità per il passaggio all’anno successivo. e) Gli esiti di tale scrutinio devono essere formalizzati e trasmessi tramite la procedura informa- tizzata. 3. ALLIEVI AMMESSI ALL’ESAME a) Secondo quanto previsto dall’art.24 della l.r.63/95 punto 1.: “Al termine dei corsi di formazione professionale volti al conseguimento di una qualifica, gli al- lievi che abbiano partecipato ad almeno i due terzi delle lezioni sono ammessi alle prove finali per l’accertamento dell’idoneità; tali prove sono pubbliche e si svolgeranno in conformità alla disciplina di cui all’art.20 comma 4.” Art.20 comma 4: “la Giunta Regionale delibera con cadenza almeno triennale le tipologie e gli standard di proget- tazione dell’offerta formativa, nonché le modalità di certificazione degli esiti formativi in co- erenza con il presente articolo. b) Il conteggio delle ore di frequenza deve essere effettuato su base annuale in relazione al monte ore approvato. c) Per l’ammissione agli esami finali, è necessario che venga effettuato uno scrutinio. d) Per i corsi che prevedono il riconoscimento in ingresso di crediti formativi, sia per tutti gli iscritti che ad personam, tali crediti, se debitamente autorizzati secondo quanto previsto dal regolamento “Moduli e crediti formativi”, concorrono a costituire il monte ore di frequenza. e) L’esito degli scrutini e l’elenco nominativo degli allievi ammessi agli esami sono presentati tra- mite la bozza di verbale, sottoscritta dal responsabile dei corsi, di norma il direttore dell’Agenzia. Il programma svolto, il giudizio sul curriculum scolastico dei singoli allievi (crediti valutativi e valutazione delle singole discipline presenti nel piano di studi) e gli eventuali crediti formativi devono essere formalizzati in un dossier e sono da presentare in sede di esame finale. 171 f) L’utilizzo della scheda di rilevazione dei crediti valutativi dell’ Anno formativo e Stage (se pre- visto dai documenti di programmazione relativi all’attività formativa in questione) è obbligatoria per tutti i corsi e incide per il 20% sulla valutazione complessiva dell’esame. Casi normati da specifici accordi, relativi a particolari tipologie e strutture corsuali, nei quali le prove intermedie assumono particolare rilievo, possono portare il credito valutativo a incidere per il 50% sulla valutazione complessiva dell’esame. 4. PROVE D’ESAME 4.1 Prove finali d’esame per i profili standard con prova complessiva di valutazione (PCV) uni- ficata, standard a criteri unificati. a) L’Assessorato alla F.P. della Regione provvede a fornire gli indirizzi e a coordinare apposite com- missioni di studio (Commissioni tecniche afferenti al Settore Standard Formativi, Qualità ed Orientamento Professionale: Comparto-Prova finale ), le quali curano la predisposizione delle prove finali relative alle qualifiche standard, sia di primo che di secondo livello e più in generale predispongono i criteri unificati e provvedono alla validazione di tutte le prove . b) Le Province acquisiscono, attraverso la procedura informatizzata Valutazioni, messa a disposi- zione delle province e delle Agenzie dalla Regione Piemonte, su catalogo ogni anno a partire dal 20 maggio le nuove prove. c) Le prove presenti su catalogo non sono, ai fini delle certificazioni finali di cui si tratta, modi- ficabili. d) In ultima analisi, compete al Presidente di commissione verificare che la prova estratta da cata- logo corrisponda a quella somministrata ai candidati. 4.1.1 Prove Finali per il “Primo Livello” (di norma giovani in uscita dall’obbligo scolastico) a) Le prove finali per il conseguimento di tutte le qualifiche di primo livello sono caratterizzate da una identica struttura (numero dei compiti, durata di svolgimento, metodologia valutativa, appa- rato docimologico). b) Le prove sono tutte costituite da tre compiti teorici, da una prova pratica che si svolge tra il primo e il secondo compito teorico e da un colloquio. b.1) Il primo compito consiste in un lavoro di programmazione riferito alla prova pratica ma con possibilità di estendere e generalizzare la prova a più articolate e complesse ipotesi di rife- rimento. b.2) Il secondo compito è una relazione consuntiva critica sull’attività realmente svolta, con spiccate finalità autovalutative e di recupero delle varianze. b.3) Il terzo compito a contenuto culturale-comunicativo e il complementare colloquio, hanno per obiettivo la verifica delle capacità di organizzazione logica e della padronanza lingui- stica (in senso lato) del candidato in situazioni comunicative che simulino nel modo più realistico possibile situazioni relazionali previste nell’esercizio del ruolo. b.4) La prova pratica o tecnica rappresenta la concreta, esemplare realizzazione di una attività prevista dal corrispondente ruolo professionale. 4.1.2 Prove finali per il “Secondo livello” (post-qualifica e post-diploma) Le prove finali per il conseguimento di tutte le qualifiche di secondo livello sono caratterizzate da una certa uniformità, esse sono comunque costituite da tre prove così strutturate: Prova tecnica, Prova tecnico-operativa e Colloquio 172 a. La prova tecnica (scientifico-programmatoria) è presentata sotto forma di questionario o di solu- zione di uno o più casi reali e comprende anche la programmazione e l’ingegnerizzazione della successiva prova tecnico operativa. b. La prova tecnico-operativa (Pratica) rappresenta la concreta, esemplare realizzazione di una atti- vità prevista dal corrispondente ruolo professionale. c. Il colloquio ha carattere di trasversalità ed è rivolto ad evidenziare il profilo culturale necessario allo svolgimento del ruolo professionale di riferimento. Ha carattere di confronto rispetto all’in- tera prova o alla discussione di un caso tecnico emblematico (Tesi) sviluppato in occasione dello stage aziendale. 4.2 Regole generali per la gestione delle prove complessive di valutazione PCV Le Prove Complessive di Valutazione (PCV) possono appartenere a tre insiemi: a. Prove Standard Sono create dalle Commissioni di comparto-Prova Finale . Vengono rese disponibili alle Province e alle Agenzie per la somministrazione in Catalogo (con pubblicazione il 20 maggio). b. Prove Standard a Criteri Unificati Sono definite dalle Commissioni. Una Prova a Criteri Unificati potrà essere definita nei seguenti modi: b.1 Prima modalità Le Commissioni realizzano una PCV (assemblato) nel quale: Definiscono ma non realizzano… Numero delle prove da realizzare loro denominazione e durata Pesi e Output Attesi b.1.1 Le Agenzie, facendo riferimento all’assemblato predisposto e nel rispetto di quanto richiesto dalle Commissioni: Realizzano le singole prove e le inseriscono nell’assemblato Inviano le PCV (gli assemblati) alle Commissioni Somministrano le PCV inserite in catalogo b.2 Seconda modalità Le Commissioni realizzano una PCV (assemblato) nel quale: Definiscono… Numero delle prove da realizzare loro denominazione e durata Pesi e Output Attesi Realizzano completamente una o più prove (singoli/specifici Questionari e/o Griglie di Osservazione) b.2.1 Le Agenzie, facendo riferimento all’assemblato predisposto e nel rispetto di quanto richiesto dalle Commissioni: Realizzano le singole prove definite (ma non realizzate) dalle Commissioni e le inse- riscono nell’assemblato Inviano le PCV (gli assemblati) alle Commissioni Somministrano le PCV inserite in catalogo c. Prove Non Standard Sono definite direttamente dalle Agenzie. Seguono la stessa procedura di validazione descritta per le Prove a Criteri Unificati. Devono essere definite in coerenza con quanto previsto dall’allegato G) e in analogia a prove unificate di comparti omologhi. 173 4.2.1 Linee guida alla realizzazione delle Prove Complessive di Valutazione a. Specifiche linee guida che riguardano sia il graduale e corretto utilizzo del Software che il merito della realizzazione delle prove vengono approvate con D.D. e rappresentano un indispensabile corollario tecnico al presente allegato G). b. La modifica delle linee guida sono da riferirsi alle acquisizioni dovute ai risultati di specifiche sperimentazioni circa l’utilizzo del software ai progetti di innovazione metodologica ed alle spe- rimentazioni in corso. 4.2.2 Termini stabiliti per la consegna delle prove complessive di valutazione per l’approva- zione in calendario prima del 31 di marzo e al termine dell’anno formativo. a. Entro il 31 di marzo le Commissioni elaborano e pubblicano i criteri unificati relativi alle PCV standard con criteri unificati. b. Per le PCV proposte dalle Agenzie o con criteri unificati i cui esami si svolgono nel corso del- l’anno formativo ed entro il 31 di marzo vale la regola della contestualità alla richiesta di istitu- zione della Commissione esaminatrice e comunque non meno di 60 giorni prima. c. Entro il 30 aprile per la presentazione delle prove con criteri unificati e per quelle proposte dalle Agenzie (la prassi per l’approvazione è la medesima) per gli esami che si svolgono nei mesi di giugno-luglio. 4.2.3 Termini stabiliti per la pubblicazione su catalogo sul sito collegamenti delle prove finali ufficiali a. il 20 maggio per la pubblicazione delle prove in Catalogo b. il 21 maggio giorno dal quale le Province possono cominciare a mettere a disposizione delle Agenzie le prove che saranno utilizzate per la gestione degli esami che avranno inizio a partire dal 1 giugno di ogni anno. c. Gli esami con prove unificate che si svolgono prima del 1 giugno sono messe a disposizione delle Province e seguono la regola della richiesta contestuale alla istituzione della Commissione esami- natrice in quanto diverse da quelle del successivo mese di giugno. 4.2.4 Modalità di validazione delle PCV La Commissione di comparto entro la data indicata potrà definire la Prova di Valutazione come: Non Validata o Validata. a. Nel primo caso la Prova non Validata comparirà nell’elenco delle Prove di Valutazione dell’A- genzia. In questo caso, il verificatore di Agenzia potrà procedere alla ridefinizione della prova in funzione delle indicazioni inserite dalla Commissione nell’apposito campo testo riproponendola poi alla Commissione per la validazione. b. Nel secondo caso (Prova validata) nella data prestabilita la Prova di Valutazione comparirà in Catalogo pronta per essere utilizzata. c. Nel caso in cui la Commissione di Comparto non sia nella possibilità di verificare direttamente struttura e contenuti della Prova presentata, questa comparirà comunque in Catalogo nella data prestabilita pronta per essere utilizzata. d. Le Prove effettivamente Verificate dalla Commissione di Comparto saranno riconoscibili (evi- denziate) in Catalogo. e. Le Province hanno la possibilità di interdire la visualizzazione di Catalogo a tutte quelle agenzie che, per qualche motivo, non risultassero idonee alla somministrazione delle Prove Complessive di Valutazione. 174 4.2.5 Denominazione delle singole prove e relative durate Per tutti gli insiemi di PCV (Standard, Criteri unificati, Non Standard) La denominazione di ogni singola prova da inserire/utilizzare nella realizzazione di una PCV (assemblato) dovrà essere scelta facendo esclusivo riferimento a quelle previste nel seguente elenco: a. Colloquio b. Prova di cultura c. Prova di cultura sperimentale d. Prova informatica e. Prova operativa f. Prova pratica g. Prova tecnica h. Prova tecnica di ricondizionamento i. Prova tecnico-consuntiva j. Prova tecnico-operativa k. Prova tecnico-pratica l. Prova tecnico-progettuale m. Prova tecnico-programmatoria n. Prova tecnico-scientifica o. Prova tecnico-specifica p. Prova tecnologica q. Prova teorica r. Studio di un caso La durata complessiva e quella di ogni singola prova rispecchia fedelmente quanto previsto dai modelli approvati per la progettazione dei corsi e vengono utilizzati per la predisposizione dalle agenzie per la predisposizione dei calendari. 4.3 Assunzione somministrazione delle prove – Archiviazione degli elaborati a) Le prove Standard, Standard con Criteri Unificati o Proposte dalle agenzie una volta validate e inserite su catalogo non possono essere modificate. b) L’arbitraria assunzione di prove diverse dalle suddette, può portare alla sospensione dell’esame o all’annullamento dello stesso, anche in tempi successivi. c) Di norma compete al Presidente di commisione la verifica dell’estrazione della prova da catalogo. d) La logica e i vantaggi operativi delle prove realizzate con la procedura messa a disposizione delle Agenzie Formative dalla Regione Piemonte “Valutazioni” sono legati ad una somministrazione informatica on-line, che solo la presenza di casi eccezionali (Isolamento informatico per ragioni di sicurezza) può vanificare. e) Copia delle prove grafiche (temi, relazioni, questionari, disegni, cicli, schemi) e le prove pratiche, unitamente a tutto il carteggio d’esame, deve essere conservato, a cura del Direttore, nell’archivio dell’Agenzia per almeno un biennio. 4.4 Durata delle prove d’esame a) La durata delle prove non deve essere superiore, scrutinio compreso, alle 5 giornate (per com- plessive 36 ore) per singolo corso di primo livello e di 4 giornate scrutinio compreso (per com- plessive 28 ore) per singolo corso di secondo livello. b) Problemi di natura organizzativa che rendano inapplicabile la precedente disposizione, devono essere valutati caso per caso ed eventuali deroghe devono essere autorizzate dalla Regione Pie- monte previo accordo con le province interessate. 175 5. CALENDARI D’ESAME 5.1 Tempistica Il calendario d’esame deve pervenire al servizio Provinciale competente almeno 60 giorni prima dell’esame, se si tratta di prove relative ai corsi “brevi” che terminano nel corso dell’anno formativo, ed entro il 31 di marzo di ogni anno per il complesso degli esami che si svolgono nei mesi di maggio, giugno, luglio. 5.2 Modalità di compilazione a) Il calendario degli Esami deve essere redatto separatamente per i corsi i cui esami si svolgono in orario diurno, preserale e serale. b) Per gli esami nei quali è previsto l’intervento della “Commissione di Collaudo”, le Agenzie devono indicare nell’apposito spazio a fianco della nota “Collaudo” la data e l’ora presunta. c) Sono possibili, per giustificate ragioni organizzative, giornate di interruzione sull’esame del singolo corso, purché ciò non determini un allungamento complessivo del periodo. d) Lo svolgimento degli esami non deve, per contro, conoscere interruzioni per cui la Commis- sione, una volta insediata, deve portare a termine il proprio compito senza soluzioni di continuità, salvo naturalmente i normali giorni di interruzione previsti nel ciclo ordinario dei riposi e delle festività. e) La durata degli esami deve essere contenuta allo stretto necessario, e l’impegno della Commis- sione non può superare le otto ore giornaliere. f) Al fine di garantire il regolare svolgimento degli esami è indispensabile che il calendario pro- posto per l’approvazione sia formulato in modo tale da consentire alla Commissione di poter svolgere efficacemente i propri compiti; pertanto, di norma, il numero massimo di corsi da esami- nare non può essere superiore a sei. 6. N OMINA DELLE COMMISSIONI ESAMINATRICI a) L’Ufficio Provinciale preposto, non appena ricevuta la richiesta formale di nomina della Com- missione esaminatrice, provvede sollecitamente all’effettuazione degli adempimenti relativi alle nomine di competenza. b) Le Agenzie Formative, qualora quindici giorni prima dell’inizio degli esami non abbiano ricevuto dalla Provincia comunicazione formale dell’avvenuta nomina della Commissione esaminatrice, devono segnalare per iscritto tale anomalia all’ufficio competente. 7. S VOLGIMENTO DELLE PROVE, CRITERI GENERALI a) Le modalità di svolgimento e di valutazione delle prove finali devono essere rese note e adottate, con un congruo anticipo, anche come modalità di verifica durante il percorso formativo, per sviluppare nel candidato le capacità di autovalutazione. b) Durante il colloquio, che deve avvenire in un’aula aperta a tutti i candidati sono resi noti, illu- strati e approfonditi gli esiti delle prove sostenute. 8. C OMPITO DELL’AGENZIA FORMATIVA a) Sul piano organizzativo all’Agenzia compete l’onere e la responsabilità del corretto svolgimento delle prove, per cui deve attivarsi per verificare che tutti gli adempimenti di competenza siano stati rispettati. 176 Questi sono: a.1) presentazione delle proposte dei calendari e acquisizione delle commissioni approvate tra- mite la procedura; a.2) verifica dell’avvenuto conferimento degli incarichi da parte degli Enti previsti nella lettera di nomina della Commissione Esaminatrice; a.3) stampa delle prove d’esame unificate dal Cd-rom o ritiro delle prove approvate dall’ufficio provinciale preposto sulla base delle proposte unificate a livello di operatore (di cui al punto 4.2); a.4) nomina del referente interno, unico per Commissione e rappresentante del Personale didat- tico designato dal Responsabile dei corsi, che dovrà essere sempre presente; a.5) acquisizione e approntamento dei materiali, delle attrezzature e dei locali necessari al cor- retto svolgimento delle prove; a.6) predisposizione del dossier di cui al p.to 3 lett. e), e fornitura alla Commissione di una copia dei programmi (obiettivi e contenuti) realizzati durante l’iter formativo; a.7) timbratura del carteggio necessario all’esecuzione delle prove; a.8) fornitura e illustrazione alla Commissione Esaminatrice delle modalità di svolgimento degli esami, in relazione alle esigenze specifiche di settore e a quelle organizzative dell’Agenzia; a.9) assistenza continua, da parte dei docenti delle diverse aree e discipline alle classi in esame; a.10) comunicazione di conferma o variazione al coordinatore delle commissioni di collaudo della data reale di svolgimento dello stesso; a.11) supporto tecnico e valutativo alle Commissioni Esaminatrici sia per quanto attiene gli ela- borati teorici che per quanto riguarda le esercitazioni pratiche; a.12) assicurazione circa il rigoroso rispetto delle norme antinfortunistiche, individuali e strut- turali; a.13) espletamento delle procedure amministrative connesse alle fasi di: – fogli presenza Presidente e Commissioni; – scrutini finali e completamento verbali; – liquidazione emolumenti dovuti ai componenti la Commissione; – consegna, inoltro e archiviazione verbali completi; – comunicazione circa eventuali variazioni di indirizzo degli Enti componenti le Com- missioni; – compilazione e inoltro (entro 2 mesi) degli attestati di qualifica. 9. C OMPITI DELLE COMMISSIONI ESAMINATRICI a) Le Commissioni esaminatrici nominate e composte nelle forme e nei modi previsti dall’art. 14 della Legge 845/78 e 24 della L.R. 63/95 devono garantire la regolarità e la correttezza dello svolgimento delle prove e della formulazione dei giudizi finali di idoneità. b) I membri di Commissione, ai sensi dell’art. 24 L.R. 63/95, devono essere degli esperti nelle materie oggetto d’esame. Gli stessi hanno la facoltà di avvalersi delle competenze professionali e organizzative dell’Agenzia Formativa per la formulazione delle valutazioni parziali. c) La Commissione esaminatrice deve tenere in debito conto le valutazioni espresse dalle Commis- sioni esterne per il collaudo dei capolavori d’esame, qualora siano previste. d) Nello specifico i compiti del Presidente e delle Commissioni sono: d.1) L’esame non può avere inizio senza la presenza di tutti i componenti la Commissione. d.2) All’atto di insediamento della Commissione, il Presidente prende atto di eventuali sosti- tuzioni richieste formalmente dagli Enti rappresentati. 177 d.3) Il Presidente ha il compito e la responsabilità, nell’ipotesi in cui la Commissione non risulti al completo, di chiedere all’Agenzia Formativa la verifica circa le motivazioni di questa de- fezione, al fine di completare la composizione della Commissione. E’ compito del Presi- dente garantire sia la composizione sia la presenza di tutti i componenti durante l’intero svolgimento degli esami. d.4) Verifica dell’elenco relativo agli allievi ammessi all’esame (verbale bozza) firmato dal re- sponsabile dei corsi, a garanzia del rispetto del numero massimo di assenze e del monte ore approvato. d.5) Appello nominale e verifica dell’identità dei candidati d.6) Distribuzione delle prove con preventiva verifica che queste siano state predisposte o approvate dagli Uffici Regionali competenti. d.7) Siglatura di tutti i carteggi necessari allo svolgimento delle prove. d.8) Partecipazione assidua e attiva alle varie fasi di svolgimento delle prove e allo scrutinio finale. d.9) Presa visione del dossier di cui al p.to 3 lett. e) d.10) Apposizione giornaliera sul modulo “scheda di presenza dei Membri di Commissione” della firma di presenza. Tale modulo verrà controfirmato dal presidente, che si assume la responsabilità circa la validità delle firme apposte. d.11) Completamento della documentazione con la formulazione “Giudizio finale osservazioni” se necessario, e l’apposizione delle firme sul Verbale per conferma della correttezza di quanto sullo stesso riportato. e) I Presidenti di Commissione d’esame cureranno quanto di loro competenza, sia durante lo svol- gimento delle prove, degli scrutini sia successivamente per quanto attiene la consegna della do- cumentazione agli Uffici preposti. Il Presidente deve portare con sé per l’inoltro alla Provincia: e.1) copia originale del verbale d’esame, e.2) copia originale dei fogli firma, e.3) copia delle dichiarazioni relative all’assegnazione del gettone di presenza per quanto attiene i membri di Commissione (sostituto d’imposta). e.4) copia degli importi erogati al Presidente, se avente diritto ai sensi della L.R. 44/97. 10. COMMISSIONI DI COLLAUDO a) Le Commissioni esaminatrici dispongono, oltre al supporto dell’Agenzia Formativa, di valuta- zioni tecniche oggettive sui “capolavori d’esame” (prove pratiche) fornite da apposite “Commis- sioni di Collaudo”. b) Tali Commissioni sono composte da docenti dell’Agenzia Formativa interessata, affiancati da re- ferenti esterni (massimo 3 persone) con compiti di indirizzo e supporto, al fine di garantire omo- geneità di valutazione per tutti i candidati della Regione. Gli esiti delle valutazione sono parte integrante della valutazione finale. c) Nel caso vengano rilevate anomalie nelle prove, la Commissione di collaudo è tenuta alla com- pilazione di un verbale dove vengono registrate le stesse. d) La Commissione di collaudo firma le schede di collaudo e l’eventuale verbale che devono essere vistati e acquisiti dalla Commissione esaminatrice e tenuti agli atti. e) Copia del verbale deve essere raccolta dal coordinatore esterno e inoltrata a sua cura all’Ufficio Prove Finali della Regione. 178 11. SCRUTINIO DELL’ESAME FINALE a) Allo scrutinio partecipano i componenti la Commissione d’Esame, gli insegnanti del corso e il re- sponsabile dello stesso; questi ultimi hanno solo funzioni di supporto alle eventuali richieste della Commissione, che è l’unica abilitata ad esprimere il giudizio finale. 11.1 Modalità di assegnazione dell’idoneità a) I giudizi sono espressi in centesimi; per ottenere l’idoneità il candidato deve avere riportato una valutazione non inferiore a 60/100 (voto finale). b) L’ idoneità verrà assegnata riportando sul verbale i voti delle prove oggetto di valutazione (max 80/100) sommati a quelli relativi ai crediti valutativi (max 20/100), salvo quanto previsto al p.to 3 lett. f). c) Per le modalità di valutazione e la struttura delle prove di ogni singola qualifica si rimanda a quanto indicato nelle prove finali unificate (Guida del docente). d) Le valutazioni delle singole prove sono riassunte su apposite schede di valutazione finale compi- late per ogni allievo e controfirmate dalla Commissione. e) Quando non si verifichi il raggiungimento della valutazione minima prevista (60/100) la Com- missione esaminatrice, valutati i risultati forniti riguardanti il profitto, l’assiduità e l’impegno del candidato, potrà elevare il giudizio al minimo di sufficienza, facendone menzione sul verbale d’esame, a fianco della colonna riportante la valutazione finale. f) Per evidenti ragioni, anche di rilevanza esterna, la NON IDONEITÀ non potrà essere assegnata con una valutazione numericamente prossima alla sufficienza. 12. VERBALE DEGLI ESAMI PER “C ORSI FINALI” 12.1 Compilazione a) Il verbale deve essere compilato esclusivamente tramite la procedura informatizzata. b) Dovranno essere prodotte 4 copie firmate in originale. La loro destinazione è la seguente: b.1) n. 1 copia al Presidente al termine delle operazioni di scrutinio per l’inoltro all’Ufficio Pro- vinciale competente; b.2) n. 1 copia da allegare agli attestati all’atto della presentazione per il loro “perfeziona- mento”; b.3) n. 1 copia da utilizzarsi ai fini della rendicontazione finale; b.4) n. 1 copia trattenuta dalla sede operativa e destinata all’archivio della sede stessa. 12.2 Giudizio finale - osservazioni a) Lo spazio viene riservato esclusivamente a mettere in luce le anomalie o le carenze in merito: a.1) alla regolarità circa lo svolgimento delle prove, comprensiva degli adempimenti previsti nel compito dell’Agenzia Formativa; a.2) all’esito delle prove, relativamente alla preparazione riscontrata negli allievi; a.3) al riscontro circa allievi assenti giustificati che dovranno essere sottoposti ad analogo esame chiamato “Bis”, allegando copia della relativa documentazione; a.4) alla metodologia tecnico-didattica adottata dal corpo insegnante. 179 13. ESAMI BIS a) Per gli allievi ammessi agli esami e assenti per giustificati e documentati motivi, è possibile, nel- l’arco dell’anno formativo successivo, istituire una nuova Commissione d’esame. b) L’esame bis, per evidenti ragioni di costi, deve essere contenuto nel tempo; e ove possibile svolto unitamente ad altri esami. c) I candidati che abbiano svolto una parte delle prove non devono ripetere l’intero esame; la Com- missione esaminatrice deve acquisire i risultati precedentemente ottenuti verbalizzando il fatto nelle osservazioni. d) L’Agenzia Formativa deve provvedere a richiedere con il dovuto anticipo tale nomina e fornire all’allievo il supporto necessario per metterlo in condizione di riacquisire le competenze non esercitate a causa della precedente defezione. 14. ATTESTATI DI QUALIFICA E DI FREQUENZA E PROFETTO a) Devono essere adottati i modelli approvati dalla Regione (D.G.R. n.70-2679 del 2 aprile 2001 e successive Determinazioni attuative). b) Le Agenzie Formative provvedono a ritirare i modelli cartacei o in formato elettronico per la stampa degli stessi e rilasciati dalla Provincia territorialmente competente. c) I modelli (frontespizio) devono essere conformi ai seguenti standard qualitativi: c.1) Tipo carta: pergamenata c.2) Colore di sfondo: crema c.3) Grammatura: 90 g/m2 c.4) Formato: A4 d) La compilazione degli attestati avviene tramite l’utilizzo delle procedure informatizzate, sia per la stampa dei dati anagrafici ed amministrativi, sia per gli allegati che sono obbligatori. e) Sugli attestati già compilati dovranno essere apposti: e.1) timbro tondo della sede operativa a sinistra dello spazio destinato alla firma del responsa- bile del corso che deve avvenire sotto l’indicazione del nome e cognome del medesimo; e.2) la marca da bollo di valore legale sul retro, che deve essere annullata; e.3) gli indigenti sono esonerati, secondo quanto previsto dalla circolare Regionale Prot. n. 10692 del 21 ottobre 1991, da quanto previsto al comma precedente. f) Gli attestati devono essere presentati entro e non oltre i 2 mesi successivi alla data riportata sul verbale di scrutinio finale all’ufficio provinciale competente. g) Per il rilascio degli attestati di frequenza e profitto non è istituita Commissione esaminatrice esterna ed è pertanto responsabilità dell’Agenzia Formativa verificare, attraverso uno scrutinio finale, il raggiungimento degli obiettivi corsuali previsti. Il non raggiungimento degli obiettivi minimi non da seguito al rilascio dell’Attestato. h) Attestati di frequenza possono essere rilasciati a portatori di handicap inseriti nei corsi normali che non risultino idonei al termine dei corsi di qualifica. In questo ultimo caso è necessario che sull’allegato degli attestati vengano descritte le competenze professionali acquisite dal soggetto. i) Gli attestati e/o certificati di frequenza e profitto non esplicano effetti giuridici ad eccezione degli attestati rilasciati ai portatori di handicap, che esplicano effetto ai sensi della L. 104/92. 180 15. SMARRIMENTI DI ATTESTATI, RILASCIO DI DICHIARAZIONE SOSTITUTIVA a) Non potranno essere rilasciati ulteriori attestati oltre l’originale. Le Agenzie Formative potranno rilasciare una dichiarazione sostitutiva. b) Questa dovrà contenere, oltre i dati anagrafici del candidato, tutti i dati contenuti sull’attesta- to smarrito e la dichiarazione dell’esito positivo dell’esame sostenuto nella sessione del mese di ............... anno ........... c) Le dichiarazioni perfezionate dall’Ufficio Provinciale competente, che certificherà la correttezza e veridicità dei dati contenuti, sono sottoposte al gravame dell’imposta di bollo. 16. G ETTONI DI PRESENZA GIORNALIERA CORRISPOSTI AI MEMBRI COMPONENTI LE COMMISSIONI D ’ESAME Il trattamento normativo ed economico dei componenti la Commissione d’esame è disciplinato dalla L.R. 4/8/97 n. 44 e dalla D.G.R. n.213-11723 del 6/8/96, che al punto 6) Prove finali (art. 24 L.R. 63/95) lettera c) recita: “Le Province, con propri atti normativi, nel rispetto della legislazione vi- gente, codificano le modalità di corresponsione dei gettoni di presenza ai membri delle Commissioni esaminatrici”. 181 182 183 184 185 186 187 188 PREMESSA - CRITERI DI VALUTAZIONE - SCHEDA TECNICO-OPERATIVA 189 PREMESSA - CRITERI DI VALUTAZIONE - SCHEDA TECNICO-OPERATIVA 190 PREMESSA - CRITERI DI VALUTAZIONE - SCHEDA TECNICO-OPERATIVA 191 PREMESSA - CRITERI DI VALUTAZIONE - SCHEDA TECNICO-OPERATIVA 192 PREMESSA - CRITERI DI VALUTAZIONE - SCHEDA TECNICO-OPERATIVA 3. PROVINCIA DI ROMA • Percorsi triennali: Vademecum (per i Presidenti delle Commissioni d’Esame e per gli Enti accreditati per l’Obbligo Formativo) • Modello di attestato di qualifica 195 196 LEGGI, L.R., D.L GS E DGR DI RIFERIMENTO PER GLI ENTI ACCREDITATI PER L’OBBLIGO FORMATIVO • Legge Quadro 845/78 (Legge Quadro in materia di Formazione Professionale); • L.R. 23/92 (Ordinamento delle attività della Formazione Professionale); • Legge n. 3 del 18/10/2001 (Modifiche al Titolo V della parte seconda della Costituzione); • D.Lgs n. 281 del 28/08/1997 (Definizione ed ampliamento delle attribuzioni della Conferenza permanente per i rapporti tra Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano ed uni- ficazione, per le materie ed i compiti di interesse comune delle regioni, delle province e dei co- muni, con la Conferenza Stato – città ed autonomie locali); • D.Lgs n. 112 del 31/03/1998 (Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della Legge n. 59 del 15/03/1997); • Legge n. 144 – art. 68 del 17/05/1999 (Obbligo di frequenza ad attività formative); • Legge n. 53 del 28/03/2003 (Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istru- zione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale); • Circolare Prot. 5758/29/PG del 11/9/97 (Modalità di svolgimento prove di esame); • DGR 21 Novembre 2002, n. 1509 “Direttiva sulla gestione e sulla rendicontazione degli inter- venti formativi finanziati dalla Regione Lazio con o senza il concorso finanziario nazionale e/o comunitario”. 197 198 199 200 201 1. la valutazione di ammissione all’esame avrà un peso minimo di 30/100 e massimo di 50/100; 2. la valutazione della prova tecnico-professionale avrà un peso massimo di 25/100; 3. la valutazione della prova scritta avrà un peso massimo di 15/100; 4. la valutazione del colloquio avrà un peso massimo di 10/100. 5. la valutazione della prova tecnico-professionale avrà un peso massimo di 25/100; 6. la valutazione della prova scritta avrà un peso massimo di 15/100; 7. la valutazione del colloquio avrà un peso massimo di 10/100. La somma di tali valutazioni esprimerà, in centesimi, quella finale; la soglia minima per conse- guire la Qualifica è di 60/100. Di seguito si specificano “le Norme e Modalità di espletamento degli Esami finali”: • il tempo concesso per l’espletamento della prova scritta sarà di _____ minuti secondo il progetto delle prove di esami adottato dei contenuti, articolazioni e tempi previsti per ogni prova. (All. -); • un Allievo/a sceglierà a sorte fra tre buste una delle tre prove; • successivamente alla valutazione degli elaborati la Commissione procederà, secondo le modalità descritte, ad effettuare gli orali; • concluse le fasi della prova scritta e del colloquio la Commissione eseguirà gli scrutini ed adem- pirà a tutte le procedure amministrative previste. Alle ore 14:30 la Commissione redige il presente verbale che viene letto, approvato, confermato e sottoscritto da tutti i Componenti. _________________ , li _________________ 202 PROPOSTA DI PROGETTO DI PROVA D’ESAME In attuazione di quanto previsto al punto 4 dell’Accordo quadro del 19 Giugno 2003 per la realizzazione dell’anno scolastico 2003-2004 di un’offerta formativa sperimentale di istruzione e formazione professionale, nelle more dell’emanazione dei decreti legislativi di cui alla Legge n. 53 del 28 Marzo 2003, vengono di seguito definiti gli standard formativi minimi relativi alle competenze di base inerenti i percorsi triennali sperimentali per il conseguimento della qualifica professionale: 1. area dei linguaggi; 2. area scientifica; 3. area tecnologica; 4. area storico-socio-economica. 1. Area dei linguaggi (Standard formativi minimi) L’allievo deve: a) essere padrone degli strumenti espressivi ed argomentativi indispensabili per gestire l’interazione comunicativa; b) sapere leggere, comprendere ed interpretare; c) saper produrre testi di differenti formati, tipologie e complessità; d) utilizzare per i principali scopi comunicativi ed operativi una lingua straniera (riferimento livello A2 del framework europeo); e) utilizzare espressivi differenti dalla parola, tra loro integrati ed autonomi (ad es. foto- grafia, cinema, web e in generale ipertesti, teatro musica, ecc.) 2. Area tecnologica (Standard formativi minimi) L’allievo deve: a) utilizzare strumenti tecnologici ed informatici per consultare archivi, gestire informazioni, analizzare dati; b) utilizzare consapevolmente le tecnologie tenendo presente sia il contesto culturale e so- ciale nel quale esse fanno agire e comunicare, sia il loro ruolo per l’attuazione di una cittadinanza attiva. 3. Area scientifica (Standard formativi minimi) L’allievo deve: a) comprendere le procedure che consentono di esprimere e risolvere le situazioni problema- tiche attraverso linguaggi formalizzati; b) comprendere la realtà naturale, applicando metodi di osservazione, di indagine e le pro- cedure sperimentali proprie delle diverse scienze. Esplorare e comprendere gli elementi tipici e le risorse dell’ambiente naturale ed umano inteso come sistema. 4. Area storico-socio-economica (Standard formativi minimi) L’allievo deve: a) cogliere il cambiamento e la diversità in una dimensione diacronica attraverso il con- fronto fra epoche e in una dimensione sincronica attraverso il confronto tra aree geogra- fiche e culturali; 203 b) collocare l’esperienza personale in un sistema di regole fondato sulla tutela e sul reci- proco riconoscimento dei diritti per il pieno esercizio della cittadinanza; c) conoscere il funzionamento del sistema economico e orientarsi nel mercato del lavoro; d) essere consapevole dei comportamenti adeguati per rassicurare il benessere e la sicurezza. In base a quanto menzionato nell’Accordo il progetto delle prove di esame deve com- prendere: • Prova scritta sulle conoscenze di base • Prova pratica • Colloquio Sul verbale della prova di esame verranno riportate le valutazioni di tutte le prove. La valuta- zione dovrà essere espressa in centesimi. Per essere ammessi agli esami occorre avere raggiunto un Credito di almeno 30 punti. Al percorso formativo ed ai crediti maturati potranno essere attribuiti la metà dei punti (50/100) come voto di ammissione (40/100 per il Percorso e 10/100 per lo stage); i 50 punti rima- nenti potranno essere distribuiti nel seguente modo: – 15/100 punti alla prova scritta, – 25/100 punti alla prova pratica, – 10/100 punti al colloquio. Agli allievi che raggiungono (tra voto di ammissione e risultato delle prove finali) la vota- zione minima di 60/100 viene rilasciato l’Attestato di Qualifica professionale (All. A del D.Lgs n. 281 del 28/08/1997); a coloro i quali non raggiungono la valutazione minima viene rilasciata la Certificazione intermedia relativa alle conoscenze acquisite (Mod. B “Certificato di competenze” D.Lgs n. 281 del 28/08/1997). 204 205 4. REGIONE SICILIA • Circolare n. 06/04/FP del 11/06/2004: “Direttive per la presentazione delle istanze, lo svolgimento e la rendicontazione dei progetti formativi” (solo la parte relativa alla prova finale e alla certificazione) 208 ASSESSORATO DEL LAVORO, DELLA PREVIDENZA SOCIALE, DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE E DELL’EMIGRAZIONE DIPARTIMENTO FORMAZIONE PROFESSIONALE CIRCOLARE N. 06/04/FP del 11/06/2004 OGGETTO: Direttive per la presentazione delle istanze, lo svolgimento e la rendicontazione dei progetti formativi (...) VII.4. VERIFICA FINALE Al termine dell’attività formativa gli allievi verranno ammessi a sostenere una verifica volta ad accertare i risultati raggiunti. L’ammissione agli esami sarà decisa dal corpo docente del corso, nel corso di una riunione fi- nale appositamente convocata, della quale deve essere redatto apposito verbale sottoscritto da tutti i docenti, e previa redazione di una relazione sull’andamento dell’attività formativa e dei profili valu- tativi di ciascun allievo. Motivate deroghe alla partecipazione a tale riunione potranno essere consentite per circostanze eccezionali (motivi di salute) o per obiettive impossibilità (docente proveniente dall’estero, o che abbia insegnato per periodo di tempo ininfluente). Gli esami finali non concorrono a formare il monte ore del corso. Agli esami potranno essere ammessi coloro i quali avranno conseguito un giudizio non inferiore a “sufficiente” ed abbiano partecipato ad un numero di ore di corso non inferiore al 70% di quelle previste nel progetto, salvo casi eccezionali che verranno valutati singolarmente dal collegio docenti e motivati nella relazione finale di ammissione agli esami. Le ore destinate agli esami finali non sa- ranno computate al fine del raggiungimento di tale percentuale. Le prove d’esame verranno sostenute innanzi ad una commissione composta da un funzionario nominato dal Dipartimento Regionale Formazione Professionale, che la preside, e da due docenti, uno per la teoria ed uno per la pratica. In casi eccezionali, in relazione alla specificità dell’attesta- zione da conseguire, potrà essere nominato Presidente della commissione d’esami un esperto esterno all’Amministrazione. Le funzioni di segreteria verranno disimpegnate dal segretario del corso. Gli organismi avranno cura di comunicare al Dipartimento Regionale Formazione Professionale – Servizio Gestione, almeno trenta giorni prima della data presunta di chiusura delle attività, quattro nominativi di docenti, due effettivi e due supplenti, destinati a far parte della commissione esamina- trice che verrà nominata con decreto. Nel caso di progetti integrati, i soggetti attuatori provvederanno ad indicare nella richiesta di istituzione della commissione d’esame dettagliatamente i seguenti elementi: a) Elenco dei singoli corsi b) Tipologia dei singolo corso REPUBBLICA ITALIANA Regione Siciliana 209 c) Qualifiche professionali da conseguire d) Durata oraria di ciascun corso e) Numero degli allievi destinatari f) Sede di svolgimento del singolo corso. La data degli esami, prossima il più possibile alla conclusione delle attività formative, verrà concordata dall’Organismo gestore con il Presidente della commissione. L’esame dovrà essere preceduto da una riunione preliminare, in apertura della quale il Presi- dente insedierà la commissione in conformità al decreto di nomina. In caso di assenza di taluno dei componenti effettivi, il Presidente lo sostituirà con il compo- nente supplente: tale circostanza dovrà essere fatta rilevare nel verbale della riunione preliminare. La commissione prenderà, quindi, visione dei programmi effettivamente svolti durante il corso, firmati per ciascuna materia dal relativo docente e da almeno un allievo, che resteranno agli atti del- l’organismo, vistati dal Presidente. Nel caso in cui i programmi non corrispondano a quelli previsti in progetto, il Presidente, se lo ritiene può sospendere le operazioni e ne riferirà al Dipartimento Regionale Formazione Professio- nale – Servizio Gestione che, sentito l’Organismo gestore, adotterà i provvedimenti consequenziali. La commissione prenderà visione, altresì, del verbale della riunione finale del corpo docente e della relazione sull’andamento dell’attività formativa e dei profili valutativi degli allievi. Dei suddetti profili verrà tenuto conto nella valutazione finale. Oltre ai predetti documenti, il Coordinatore del corso dovrà consegnare al Presidente della com- missione l’elenco, da egli sottoscritto, degli allievi ammessi agli esami finali, con le ore di frequenza per ciascuno di essi, che verrà allegato al verbale d’esami. Della veridicità delle suddette notizie, il Coordinatore sarà personalmente responsabile. Ove per motivi di forza maggiore, l’allievo non fosse in grado di partecipare agli esami, dovrà darne comunicazione, corredata da adeguata documentazione, all’Organismo gestore il quale avvi- serà il Presidente della commissione che farà verbalizzare l’assenza. In tal caso, l’Organismo gestore provvederà ad inviare l’istanza del candidato, la documenta- zione giustificativa dell’assenza e quella necessaria per l’ammissione alle prove finali (numero di ore di presenza raggiunte dal candidato, profilo formulato dai docenti del corso di provenienza, copia del programma svolto) all’U.P.L. che provvederà ad autorizzare, anche tramite la Sezione Circoscrizio- nale per l’Impiego competente, l’ammissione dell’allievo ad esami di uguale qualifica presso lo stesso o altro Organismo nel territorio della provincia. Durante la riunione preliminare saranno, inoltre, determinati i criteri cui si informerà il succes- sivo esame. A tal fine, si sottolinea che gli esami dovranno volgersi mediante prove, teoriche e/o pratiche, integrate da colloqui. La tipologia della prova dovrà essere prevista nel progetto esecutivo ed indicata sul regolamento d’aula. La scelta del contenuto delle prove, se non previsto diversamente nel progetto approvato, è demandata alla Commissione che deciderà in relazione alla tipologia del corso. Completate le predette procedure, che dovranno trovare riscontro nell’apposito verbale, la com- missione procederà all’espletamento degli esami. A conclusione di questi formulerà i relativi giudizi finali, tenuto conto anche dei profili valuta- tivi elaborati dai docenti, con i quali sarà indicata l’idoneità o la non idoneità dell’allievo, nonché la valutazione, espressa in trentesimi o centesimi, per ciascun allievo esaminato. Anche degli esami sarà redatto apposito verbale nel quale saranno evidenziati i risultati finali. Il legale rappresentante dell’Organismo gestore trasmetterà tempestivamente al Dipartimento Regionale Formazione Professionale – Servizio Gestione - all’U.P.L. e alla Sezione Circoscrizionale per l’Impiego la documentazione concernente gli esami finali. Il Presidente trasmetterà, altresì , al Dipartimento Regionale Formazione Professionale – Ser- vizio Gestione, una relazione finale riservata sulla validità dell’iniziativa e le capacità gestionali dell’Organismo gestore. 210 Entro un mese dall’espletamento delle prove, l’Organismo gestore inoltrerà al Servizio Ufficio Provinciale del Lavoro formale richiesta di vidimazione degli attestati finali, corredata dai medesimi attestati debitamente compilati. L’Ufficio competente, sulla scorta della documentazione in proprio possesso, accertata la rego- larità formale delle operazioni, procederà al rilascio degli attestati. VII.5. CERTIFICAZIONI La certificazione delle competenze acquisite costituisce elemento fondamentale del sistema for- mativo, poiché consente l’avvio del mutuo riconoscimento dei titoli tra i diversi sistemi della forma- zione professionale, dell’istruzione e del lavoro. Tenuto conto che è in corso di definizione un nuovo sistema nazionale di certificazione delle competenze, l’introduzione delle seguenti tipologie di certificazione consente una modalità provvi- soria di classificazione che potrà agevolmente riconoscersi nell’ambito del nascente sistema ed inoltre consentirà una garanzia per l’esercizio del diritto alla mobilità nello spazio europeo. Tipologie di certificazione: a) Certificato di qualifica professionale: viene rilasciato dal Soggetto Attuatore, vidimato e reper- toriato dall’Amministrazione regionale, a seguito di esame, al termine di percorsi di qualifica- zione professionale, e costituisce titolo per l’esercizio di una attività lavorativa ben definita con capacità di utilizzazione dei relativi strumenti e tecniche; tale certificato dovrà essere conforme a quanto previsto dal D.M.12 marzo 1996, pubblicato in G.U.R.I. 5 aprile 1996, n.81 b) Certificato di specializzazione: viene rilasciato dal Soggetto Attuatore, vidimato e repertoriato dall’Amministrazione regionale, a seguito di esame, al termine di percorsi rivolti a personale già in possesso di una qualifica professionale e costituisce titolo per l’esercizio di una attività corrispondente ad un lavoro di tipo tecnico che può essere svolto in modo autonomo e/o che comporta responsabilità di coordinamento operativo; c) Certificato di qualifica superiore: viene rilasciato dal Soggetto Attuatore, vidimato e reperto- riato dall’Amministrazione regionale, a seguito di esame, al termine di percorsi di percorsi post- diploma di durata non superiore ai due anni, che richiedono conoscenze ed attitudini di livello superiore e costituisce titolo per svolgere attività autonoma ed indipendente che comporta re- sponsabilità di programmazione e/o amministrazione e/o gestione; tale certificato dovrà essere conforme a quanto previsto dal D.M. 12 marzo 1996, pubblicato in G.U.R.I. 5 aprile 1996, n. 81 d) Diploma di specializzazione: viene rilasciato dal Soggetto Attuatore, vidimato e repertoriato dall’Amministrazione regionale, a seguito di esame, al termine di percorsi successivi ad una formazione superiore completa (laurea) e costituisce titolo per svolgere attività che comportano la padronanza dei principi scientifici della professione; e) Certificato di competenze: viene rilasciato dal Soggetto Attuatore, a seguito di percorsi forma- tivi e professionalizzanti, e costituisce titolo per l’acquisizione di competenze relative ad una professionalità non compiuta. Ha valore di credito formativo anche per il rilascio di altro atte- stato; f) Attestato di abilitazione: viene rilasciato dal Soggetto Attuatore, vidimato e repertoriato dal- l’Amministrazione regionale, a seguito di esame, al termine di percorsi finalizzati all’esercizio di una mansione specifica nel rispetto delle norme previste dalle singole leggi di riferimento; g) Attestato di frequenza: viene rilasciato dal Soggetto Attuatore a seguito di frequenza di percorsi formativi e non è subordinato al superamento di esame finale. Nel caso di interventi di aggior- namento, a richiesta degli interessati, l’attestato potrà contenere giudizi di valutazione sul pro- cesso di apprendimento. h) Dichiarazione delle competenze: viene rilasciato dal Soggetto Attuatore al termine di iniziative di tirocinio, e non è subordinato al superamento di esame finale. (...) 5. REGIONE VENETO • Circolare n. 10 del 17/05/1991: “Prove di accertamento delle azioni formative” 212 In attuazione della Legge 21/12/1978 n. 845, della Legge Regionale 30/01/1990 n. 10 e succes- sive modificazioni ed integrazioni, si dispone che, a partire dall’anno formativo 1990/91, le prove di accertamento finale devono essere attuate secondo le istruzioni e direttive che si riportano di seguito. REGIONE DEL VENETO GIUNTA REGIONALE CIRCOLARE N. 10 “Testo aggiornato con le integrazioni riguardanti le pagg. 4 - 5 - 8, disposte dalla Giunta Regionale con D.G.R. n. 1121 del 07.04.1998. Il testo originario conserva il carattere stampato. e p.c. Venezia, 17 maggio 1991 Protocollo N 9750/6.0.3.3.2 Allegati N. 5 OGGETTO: Prove di accertamento finale delle azioni formative. Ai Centri di Formazione Professionale Regionali e/o Convenzionati LORO SEDI Agli Enti, Istituzioni, Associazioni e Privati, gestori di attività di formazione professionale LORO SEDI Ai Sig.ri Presidenti delle Commissioni di accertamento finale LORO SEDI Agli Uffici Provinciali del Lavoro e della Massima Occupazione LORO SEDI Ai Provveditori agli Studi LORO SEDI Alle Organizzazioni Sindacali dei Datori di Lavoro LORO SEDI Alle Segreterie Regionali: C.G.I.L/Scuola - SISM/C.I.S.L. U.I.L./Scuola LORO SEDI Al Sindacato Autonomo Lavoratori Scuola SNALS – sede regionale VERONA Alla Federazione dei Maestri del Lavoro d’Italia Consolato Regionale del Veneto VENEZIA-MESTRE 213 Dette prove finali hanno il medesimo valore e seguono le stesse modalità per tutte le azioni formative rivolte al conseguimento di una qualifica e/o specializzazione, siano esse state attuate da Centri di formazione professionale regionali o convenzionati o siano state riconosciute ai sensi dell’art. 19 della L.R. n. 10/1990. COMPOSIZIONE DELLA COMMISSIONE Ai sensi dell’art. 14 della Legge n. 845/1978, dell’art. 18 della legge regionale n. 10/1990 e successive modificazioni ed integrazioni, le Commissioni per le prove finali d’esame sono così composte: – un rappresentante della Regione, funzionario o esperto, nominato dal Dipartimento per i Servizi Formativi; – un rappresentante esperto del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale; – un rappresentante esperto del Ministero della Pubblica Istruzione; – un rappresentante esperto delle Organizzazioni Sindacali dei datori di lavoro più rappre- sentative; – un rappresentante esperto delle Organizzazioni Sindacali dei Lavoratori più rappresentative; – un rappresentante dei Maestri del Lavoro d’Italia designato dal Consolato Provinciale; – un rappresentante sindacale esperto della categoria di appartenenza (solo se si tratta di azioni formative per lavoratori autonomi); – il responsabile del Centro o dell’azione formativa; – gli insegnanti dell’azione formativa. La Commissione è presieduta dal rappresentante della Regione; le funzioni di vice-presidente sono assunte dal rappresentante del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale. La Commissione s’intende validamente costituita soltanto in presenza di tutti i suoi componenti. Gli Enti e i Centri che operano a favore dei disabili hanno facoltà di integrare la Commissione con i seguenti componenti, in favore dei quali non è peraltro riconosciuta la corresponsione di alcun compenso, e precisamente: – un rappresentante delle équipes medico-riabilitative dell’ULSS territorialmente competente; – un rappresentante della Commissione Sanitaria per gli Invalidi Civili. La presenza anche di una sola delle componenti suindicate sembra particolarmente utile a favo- rire il più stretto collegamento tra i Centri di Formazione professionale e le rappresentanze esterne alle varie strutture formative più direttamente interessate al problema dell’handicap. DESIGNAZIONE RAPPRESENTANTI ESPERTI Il Dipartimento per i Servizi Formativi provvederà a richiedere la presenza degli esperti desi- gnati dall’Amministrazione periferica della Pubblica Istruzione (Provveditorato agli Studi) e del La- voro (Ufficio Provinciale del Lavoro) nonché delle Organizzazioni Sindacali dei lavoratori e dei Maestri del Lavoro. Allo scopo di garantire un collegamento diretto tra le strutture formative e le Organizzazioni dei datori di Lavoro, espressioni delle realtà locali, si delegano i Centri di formazione professionale, gli Enti, le Istituzioni, le Associazioni o i Privati di richiedere alle stesse in sede provinciale o manda- mentale, con riferimento alle specifiche attività di settore delle varie strutture formative, la designa- zione dei propri rappresentanti esperti. Copia di tale richiesta, che dovrà essere inoltrata alle Organizzazioni di cui sopra a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno, dovrà pervenire al Dipartimento per i Servizi Formativi. 214 DURATA DELLE PROVE DI ACCERTAMENTO FINALE E LORO CALENDARIO Le prove finali d’esame dovranno svolgersi e terminare con la conclusione di ogni azione for- mativa e comunque, di norma, entro il 30 giugno, termine dell’anno formativo. La durata delle prove non dovrà superare di norma i 4 giorni per il settore dell’industria, del- l’artigianato e dell’agricoltura e i 3 giorni per i settori commerciale, alberghiero e dei disabili. Sarà autorizzato lo svolgimento di prove finali d’esame con un numero di giorni superiore alla norma, dopo aver valutato il calendario proposto dagli Enti e/o Centri, in rapporto al numero delle azioni formative, degli allievi, nonché delle qualifiche e/o specializzazioni interessate. I Responsabili dei Centri di formazione professionale e/o delle varie azioni formative la cui attività didattica si conclude nel mese di giugno, dovranno far pervenire la proposta del calendario degli esami al Dipartimento per i Servizi Formativi, entro e non oltre la prima quindicina del mese di aprile. Per progetti speciali e per l’Attività Libera riconosciuta dalla Regione (art. 19 della L.R. n. 10/1990), con riferimento ad azioni formative che si concludono in periodi diversi da quello sopraindicato, per casi particolari riferiti al monte ore annuo ed agli obiettivi didattici delle azioni formative, le richieste di convocazione delle Commissioni, accompagnate dalle relative proposte del calendario delle prove d’esame, dovranno pervenire al Dipartimento per i Servizi Formativi almeno 30 giorni prima della data proposta per l’inizio delle prove stesse. PROVE DI ACCERTAMENTO FINALI E REQUISITI PER L’AMMISSIONE DEGLI ALLIEVI Le prove finali hanno lo scopo di accertare l’idoneità degli allievi che sono ammessi a soste- nerle. Nella loro impostazione, escludendo qualsiasi carattere rigidamente scolastico, verranno simu- late situazioni lavorative rapportate alla realtà con la quale i candidati dovranno misurarsi nel mondo del lavoro; ciò al fine di poter valutare più obiettivamente la loro preparazione professionale. Dette prove dovranno prevedersi, a cura dell’Ente organizzatore, a conclusione del monte ore indicato nel provvedimento autorizzativi del corso e consisteranno in: a) esecuzione di una o più prove pratiche (scritte o di laboratorio) di natura tecnico-professio- nale al fine di valutare le conoscenze e le abilità professionali acquisite dal candidato in relazione alla tipologia e al programma svolto nelle azioni formative frequentate; b) un colloquio di natura generale sulle discipline teorico-tecniche svolte durante il ciclo formativo. L’esame deve svolgersi in almeno due giornate (una per la prova pratica e una per il colloquio e scrutinio) e la Commissione è tenuta ad operare nel plenum dei suoi componenti. In caso di incom- patibilità o di impedimento di qualche membro (ivi compresi responsabile del corso e/o docenti) è necessaria la sostituzione con altro componente pria di dare avvio all’esame. Per rendere più agile lo svolgimento del colloquio, in presenza di numerosi candidati, è data facoltà al Presidente della Commissione di formare delle sotto-commissioni. Qualora le prove tecnico-professionali non siano state predisposte direttamente dalla Regione, prima dell’inizio delle stesse la Commissione esprimerà parere vincolante sui contenuti delle prove proposte dall’Ente e/o Centro di formazione professionale (n. 2 proposte); le prove tecnico-professio- nali, avallate dalla Commissione, saranno sorteggiate da un candidato prima dell’inizio degli esami. Qualora, per la complessità delle operazioni suddette, venga autorizzata dal Dipartimento per i Servizi Formativi una riunione preliminare, la Commissione deve intendersi validamente costituita quando sia garantita per tale fase la presenza del Presidente e di almeno due componenti esterni; prima dell’inizio delle prove finali, le decisioni assunte in detta riunione dovranno essere oggetto di ratifica da parte dell‘intera Commissione. 215 I testi delle prove finali, compresi quelli non sorteggiati e i singoli elaborati degli allievi reste- ranno agli atti di ogni struttura formativa. Essendo prevista la frequenza obbligatoria alle azioni formative dirette al conseguimento di una qualifica o di una specializzazione, resta confermato che, per l’ammissione alle prove di accerta- mento finale, gli allievi devono aver frequentato le lezioni per almeno il 70% delle ore complessive svolte. Situazioni del tutto particolari, riferite alla frequenza, dovranno essere comunicate al Diparti- mento che, prendendo atto della validità delle motivazioni di ammissione, espresse con verbalizza- zione dai docenti e dal responsabile dell’azione formativa, concederà l‘autorizzazione. La frequenza minima (70%) obbligatoria, rilevabile dal registro di presenza e fogli mobili (ove previsti), dovrà risultare corroborata da apposita dichiarazione sottoscritta dal responsabile del corso. Tale dichiarazione preventiva, resa nella forma prevista (schema allegato), munita del “visto” del Presidente della Commissione esaminatrice, a cura dell’Ente gestore sarà trasmessa, con il ver- bale d’esame, all’Unità di Progetto Servizi Formativi. Alle prove finali d’esame non possono essere ammessi candidati privatisti. PROVE DI ACCERTAMENTO FINALE RELATIVE AD AZIONI FORMATIVE IN SPERIMENTAZIONE O A REGIME Per l’attività formativa interessata a processi di sperimentazione didattica e per quelle dei settori “lavori d’ufficio” e “grafico”, i contenuti e l’organizzazione delle prove saranno indicati dal Diparti- mento per i Servizi Formativi. VALUTAZIONI FINALI La valutazione dei risultati delle prove finali sarà indicata Con distinta formulazione per: a) prove pratiche; b) colloquio (discipline teorico-tecniche). Le votazioni di cui alle lettere a) e b) saranno espresse con termini di: - insufficiente - suffi- ciente - buono - ottimo. Il giudizio sulle discipline teorico-tecniche e quello sulle prove pratiche concorre ad esprimere la valutazione complessiva che dovrà essere indicata con: – qualificato o non idoneo (per le azioni formative a qualifica); – specializzato o non idoneo (per le azioni formative di specializzazione). Il giudizio di cui sopra, espresso dalla Commissione, sarà la sintesi delle valutazioni sulle prove pratiche e teoriche sostenute dal candidato durante gli esami e di quelle espresse dai docenti in fase di verifica per l’ammissione agli stessi. In calce al frontespizio del verbale saranno indicate le discipline oggetto del colloquio e una sintetica descrizione della/e prova/e pratica/che. Per i soggetti disabili la valutazione sarà unica e verrà espressa con: - “qualificato” oppure “non idoneo” -; in ogni caso, agli allievi non idonei verrà rilasciata, a cura dell’Ente o Centro di forma- zione professionale, un’attestazione di frequenza dell’intero ciclo frequentato con l’indicazione dell’iter formativo seguito. Detta dichiarazione, che non sostituisce in alcun modo l’attestazione di qualifica, dovrà solamente specificare le conoscenze e le abilità acquisite dall’allievo in termini di professionalità. Nelle votazioni della Commissione esaminatrice, in caso di parità di voti, ha prevalenza il giudizio del Presidente. Le prove finali non prevedono sessioni di appello. 216 Contro il giudizio espresso dalla Commissione è ammesso il ricorso al Presidente della Giunta Regionale, ai sensi dell’art. 9 della L.R. 01/09/1972 n. 12, da presentarsi entro il termine perentorio di 30 giorni dalla data di esposizione dei risultati finali d’esame all’Albo del Centro o della sede del- l’azione formativa(copia verbale d’esame). I ricorsi, in regola con l’imposta di bollo, devono recare la firma dei genitori o di chi ne fa le veci, se il ricorrente è un minore. In caso di accoglimento del ricorso sarà disposta la riconvocazione della Commissione per procedere a nuove prove di accertamento da erogarsi ai ricorrenti, o ad una revisione dei giudizi espressi. VERBALI DEGLI ESAMI E ATTESTATI DI QUALIFICA Il verbale d’esame, compilato in quattro copie, dovrà essere trasmesso, a cura dei responsabili delle strutture formative o delle singole azioni formative, entro 15 giorni dalla conclusione delle prove a: – Dipartimento per i Servizi Formativi della Regione, in “originale”; – Ufficio Provinciale del Lavoro e della Massima Occupazione, in “copia”. Le rimanenti due copie dovranno essere tenute agli atti del Centro e/o Ente. In detto verbale dovranno essere riportati esclusivamente i nominativi degli ammessi agli esami, corrispondenti a quelli riportati nell’elenco allievi vidimato dal Dipartimento competente. Il verbale d’esame deve essere regolarmente firmato da tutti i componenti, interni ed esterni, facenti parte della Commissione esaminatrice. Nella compilazione di detto verbale e degli attestati di qualifica o specializzazione si dovranno evitare correzioni o cancellature per non pregiudicare la validità degli stessi. Gli attestati dovranno essere consegnati agli allievi entro e non oltre 30 giorni dalla conclusione dei lavori della Commissione. Si dovrà comunicare agli allievi all’atto del ritiro dell’attestato, che in caso di smarrimento dello stesso non potrà essere rilasciato alcun duplicato. Il Dipartimento per i Servizi Formativi, in sostitu- zione dell’attestato smarrito, rilascerà dichiarazione sostitutiva. ADEMPIMENTI DEL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE È compito del Presidente della Commissione accertare: – la regolarità della costituzione della Commissione; – la verifica dell’identità degli allievi da accertare attraverso l’esibizione di un documento personale; – la completa e corretta compilazione dei verbali d’esame verificando, tra l’altro, l’esatta tra- scrizione nei modelli stessi delle generalità dei candidati confrontandole con quelle riportate nell’elenco degli allievi vidimato dal Dipartimento. Il Presidente della Commissione, dovrà apporre la propria firma anche all’interno dei verbali d’esame, sotto l’ultimo nominativo degli allievi esaminati. In casi documentati di malattia o di impedimento di particolare gravità di qualche candidato, il Presidente della Commissione, chiederà al Dipartimento per i Servizi Formativi la riconvocazione della Commissione d’esame, a breve scadenza, concordando con il responsabile del Centro o azione formativa il calendario per un secondo turno di prove. 217 TRATTAMENTO ECONOMICO PER I COMPONENTI DELLA COMMISSIONE Ai componenti esterni delle Commissioni d’esame spetta un gettone di presenza per ogni gior- nata di effettiva partecipazione ai lavori, compresa la seduta preliminare se effettuata, nonché il rim- borso delle eventuali spese di viaggio sostenute. Sono considerati componenti interni il responsabile della struttura formativa e gli insegnanti delle singoli azioni formative, ai quali non spetta alcun compenso. Il valore di detto gettone è stato stabilito dal Consiglio Regionale, con provvedimento n. 1041 dell’8/2/1990, in L. 100.000. = ( decorrenza 01/05/1998) al lordo delle trattenute di legge; detto im- porto, da erogarsi ad ogni singolo componente delle Commissioni, al termine dei lavori della stessa, risulterà diminuito della ritenuta d’acconto prevista dalla vigente normativa. Ai fini della liquidazione del rimborso delle spese sostenute per le Commissioni operanti presso i Centri di formazione professionale regionali e/o convenzionati, è sufficiente che i responsabili delle singole strutture formative trasmettano l’allegato prospetto (allegato n. l), debitamente compilato dal Presidente della Commissione, al Dipartimento per i Servizi Formativi. Per quanto riguarda i giusti- ficativi di spesa relativi a tale rimborso (allegati n. 2 - 3 - 4 - 5), gli stessi andranno a far parte del rendiconto finale dell’attività formativa. Per le azioni formative ammesse alla contribuzione regionale non è previsto il rimborso delle spese sostenute per le citate Commissioni, comprendendo detto contributo l’onere relativo che, per- tanto, è rendicontabile. Per i componenti delle Commissioni costituite presso Enti, Istituzioni, Associazioni e Privati che svolgono attività libera di formazione professionale (art. 19 L.R. 10/1990), il compenso e i rim- borsi spese potranno essere liberamente determinati in misura, però, non inferiore a quanto stabilito per le attività formative istituite dalla Regione; gli oneri relativi a tali compensi e rimborsi spese, che saranno liquidati direttamente ai singoli componenti delle commissioni al termine dei lavori, sono totalmente a carico degli Enti, Istituzioni, Associazioni e Privati, promotori dell’azione formativa. La presente circolare annulla ogni precedente disposizione in materia. IL PRESIDENTE – dr. Cremonese – Allegato FOTO DI PROVE PROFESSIONALI 221 INTRODUZIONE Come si diceva nella prima parte, la prova professionale rappresenta il “cuore” dell’esame di qualifica. Essa consiste in una esperienza reale e concreta in cui il ragazzo opera per realizzare un prodotto finito (sia esso un bene, o un servizio). Tradizionalmente, il prodotto (o il servizio) che l’allievo è chiamato a rea- lizzare con questa prova, e che gli dà modo di dimostrare di essere in grado di svolgere la professione per cui si è preparato, viene definito “capolavoro”. Il capolavoro rappresenta il risultato della messa in atto di competenze che consentono all’allievo di dimostrare le sue capacità di risolvere un problema di ca- rattere professionale; dunque, è il risultato di una vera prestazione professionale, non di una semplice simulazione. Per dare un’idea più esplicita possibile di ciò in cui consiste tale prova pro- fessionale e del capolavoro che ne risulta, si è deciso di allegare alcune foto che ritraggono prodotti realizzati in diverse comunità professionali: 1) meccanica 2) elettrica e elettronica 3) grafica e multimediale 4) turistica e alberghiera. 223 1. ESEMPIO DI PROVA PROFESSIONALE PER LA QUALIFICA NELLA COMUNITÀ PROFESSIONALE MECCANICA Foto realizzate al Centro di Formazione Professionale CNOS-FAP di Torino Rebaudengo. 224 2. ESEMPIO DI PROVA PROFESSIONALE PER LA QUALIFICA NELLA COMUNITÀ PROFESSIONALE ELETTRICA E ELETTRONICA Foto realizzata al Centro di Formazione Professionale CNOS-FAP di S. Benigno Canavese (CN). Foto realizzate al Centro di Formazione Professionale CNOS-FAP “Teresa Gerini” di Roma. Foto realizzata al Centro di Formazione Professionale CNOS-FAP di Udine. 225 3. ESEMPIO DI PROVA PROFESSIONALE PER LA QUALIFICA DELLA COMUNITÀ PROFESSIONALE GRAFICA E MULTIMEDIALE Foto realizzate al Centro di Formazione Professionale CNOS-FAP di Castelnuovo D. Bosco (Asti). 226 4. ESEMPIO DI PROVA PROFESSIONALE PER LA QUALIFICA DELLA COMUNITÀ PROFESSIONALE TURISTICA E ALBERGHIERA Foto realizzate al Centro di Formazione Professionale CNOS-FAP di Misterbianco Serra Lineri (Catania). 227 INDICE PRESENTAZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 INTRODUZIONE GENERALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 Parte I MODELLO DI ESAME . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 1. Prove dell’esame . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 1.1. Prova scritta sui saperi di base . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 1.2. Prova professionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 1.3. Colloquio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 2. Punteggi dell’esame . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 3. Durata delle prove e dell’esame . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 4. Figure coinvolte nell’esame di qualifica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12 5. Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12 Parte II ESEMPI DI SCHEDE VALUTATIVE E PROVE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 1. Proposta per la determinazione del punteggio di ammissione all’esame . . . 17 2. Esempi di prova scritta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41 1) Comunità professionale meccanica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43 2) Comunità professionale turistica e alberghiera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54 3. Esempi di prova professionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65 1) Comunità professionale elettrica elettronica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67 Esempio 1 per la qualifica di “Operatore elettrico e elettronico: installa- tore/manutentore di impianti elettrici” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69 Esempio 2 per la qualifica di “Operatore elettrico e elettronico: installa- tore/manutentore di impianti elettrici” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 79 Esempio 3 per la qualifica di “Operatore elettrico e elettronico: installa- tore/manutentore di impianti di automazione industriale” . . . . . . . . . . 84 228 Esempio 4 per la qualifica di “Operatore elettrico e elettronico: assembla- tore/manutentore di personal computer e installatore di reti locali” . . . 89 Esempio 5 per la qualifica di “Operatore elettrico e elettronico: manuten- tore sistemi elettronici e meccanici dell’autoveicolo” . . . . . . . . . . . . . 93 2) Comunità professionale meccanica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 99 Esempio 1 per la qualifica di “Operatore meccanico: costruttore alle mac- chine utensili” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 101 Esempio 2 per la qualifica di “Operatore meccanico: montatore/manu- tentore” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 109 3) Comunità professionale turistica e alberghiera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 123 Esempio per la qualifica di “Operatore turistico alberghiero: commis di sala e bar” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 124 4) Comunità professionale grafica e multimediale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 131 Proposte per la qualifica di “Operatore grafico: prestampatore” . . . . . . . 131 Proposte per la qualifica di “Operatore grafico: stampatore” . . . . . . . . . . 132 4. Esempio di colloquio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 133 5. Scheda complessiva di valutazione dell’esame di qualifica . . . . . . . . . . . 137 Parte III CONFRONTO DEL MODOLLO PROPOSTO CON DOCUMENTI DELLE REGIONI 141 CONCLUSIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 147 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 149 APPENDICE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 151 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 153 1. Regione Lombardia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 155 2. Regione Piemonte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 167 3. Provincia di Roma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 193 4. Regione Sicilia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 207 5. Regione Veneto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 211 ALLEGATO Foto di prove professionali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 219 INDICE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 227 229 Pubblicazioni 2002-2005 nella collana del CNOS-FAP e del CIOFS/FP “Studi, progetti, esperienze per una nuova formazione professionale” 1. Nella sezione “studi” 1) CIOFS/FP (a cura di), Atti del XIV seminario di formazione europea, La formazione profes- sionale per lo sviluppo del territorio. Castel Brando (Treviso), 9 - 11 settembre 2002, 2003 2) CIOFS/FP (a cura di), Atti del XV seminario di formazione europea. Il sistema dell’istru- zione e formazione professionale nel contesto della riforma. Significato e percorsi, 2004 3) CIOFS/FP (a cura di), Atti del XVI seminario di formazione europea. La formazione profes- sionale fino alla formazione superiore. Per uno sviluppo in verticale di pari dignità, 2005 4) CIOFS/FP SICILIA (a cura di), Vademecum. Strumento di lavoro per l’erogazione dei servizi orientativi, 2003 5) CIOFS/FP SICILIA (a cura di), Opportunità occupazionali e sviluppo turistico dei territori di Catania, Noto, Modica , 2004 6) CNOS-FAP (a cura di), Gli editoriali di “Rassegna CNOS” 1996-2004. Il servizio di don Stefano Colombo in un periodo di riforme, 2004 7) M ALIZIA G. - D. NICOLI - V. PIERONI (a cura di), Ricerca azione di supporto alla sperimenta- zione della FPI secondo il modello CNOS-FAP e CIOFS/FP . Rapporto finale, 2002 8) M ALIZIA G. - V. PIERONI (a cura di), Ricerca azione di supporto alla sperimentazione della FPI secondo il modello CNOS-FAP e CIOFS/FP. Rapporto sul follow - up, 2003 9) MALIZIA G. (coord.) - D. ANTONIETTI - M. TONINI (a cura di), Le parole chiave della forma- zione professionale, 2004 10) RUTA G., Etica della persona e del lavoro, 2004 2. Nella sezione “progetti” 11) ASSOCIAZIONE CIOFS/FP PIEMONTE (a cura di), L’accoglienza nei percorsi formativo-orien- tativi. Un approccio metodologico e proposte di strumenti , 2003 12) ASSOCIAZIONE CIOFS/FP PIEMONTE (a cura di), Le competenze orientative. Un approccio metodologico e proposte di strumenti, 2003 13) B ECCIU M. - A.R. COLASANTI, La promozione delle capacità personali. Teoria e prassi , 2003 14) CIOFS/FP CAMPANIA (a cura di), OrION tra orientamento e network , 2004 15) CIOFS/FP PIEMONTE (a cura di), L’accoglienza nei percorsi formativo-orientativi. Un ap- proccio metodologico e proposte di strumenti, 2003 16) CIOFS/FP PIEMONTE (a cura di), Le competenze orientative. Un approccio metodologico e proposte di strumenti, 2003 17) CIOFS/FP - CNOS-FAP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi persona- lizzati. Comunità professionale alimentazione, 2004 18) CIOFS/FP - CNOS-FAP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi persona- lizzati. Comunità professionale aziendale e amministrativa, 2004 19) CIOFS/FP - CNOS-FAP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi persona- lizzati. Comunità professionale commerciale e delle vendite, 2004 20) CIOFS/FP - CNOS-FAP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi persona- lizzati. Comunità professionale estetica, 2004 230 21) CIOFS/FP - CNOS-FAP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi persona- lizzati. Comunità professionale sociale e sanitaria, 2004 22) CIOFS/FP - CNOS-FAP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi persona- lizzati. Comunità professionale tessile e moda, 2004 23) CIOFS/FP (a cura di), Un modello per la gestione dei servizi di orientamento , 2003 24) CIOFS/FP B ASILICATA, L’orientamento nello zaino. Percorso nella scuola media inferiore. Diffusione di una buona pratica, 2004 25) CNOS-FAP - CIOFS/FP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi persona- lizzati. Comunità professionale elettrica e elettronica, 2004 26) CNOS-FAP - CIOFS/FP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi persona- lizzati. Comunità professionale grafica e multimediale, 2004 27) CNOS-FAP - CIOFS/FP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi persona- lizzati. Comunità professionale legno e arredamento, 2005 28) CNOS-FAP - CIOFS/FP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi persona- lizzati. Comunità professionale meccanica, 2004 29) CNOS-FAP - CIOFS/FP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi persona- lizzati. Comunità professionale turistica e alberghiera, 2004 30) CNOS-FAP (a cura di), Centro Risorse Educative per l’Apprendimento (CREA). Progetto e guida alla compilazione delle unità didattiche, 2003 31) COMOGLIO M. (a cura di), Prova di valutazione per la qualifica: addetto ai servizi di im- presa. Prototipo realizzato dal gruppo di lavoro CIOFS/FP , s.d. 32) FONTANA S. - G. TACCONI - M. VISENTIN, Etica e deontologia dell’operatore della FP, 2003 33) GHERGO F., Guida per l’accompagnamento al lavoro autonomo , 2003 34) MARSILI E., Guida per l’accompagnamento al lavoro dipendente , 2003 35) NICOLI D. (a cura di), Linee guida per la realizzazione di percorsi organici nel sistema del- l’istruzione e della formazione professionale, 2004 36) NICOLI D. (a cura di), Sintesi delle linee guida per la realizzazione di percorsi organici nel sistema dell’istruzione e della formazione professionale, 2004 37) T ACCONI G. (a cura di), Insieme per un nuovo progetto di formazione, 2003 38) V ALENTE L. - D. ANTONIETTI, Quale professione? Strumento di lavoro sulle professioni e sui percorsi formativi, 2003 39) NICOLI D. (a cura di), Il diploma di istruzione e formazione professionale. Una proposta per il percorso quadriennale, 2005 40) VALENTE L. (a cura di), Sperimentazione di percorsi orientativi personalizzati, 2005 41) POLACEK K., Guida e strumenti di orientamento. Metodi, norme ed applicazioni , 2005 3. Nella sezione “esperienze” 42) CNOS-FAP PIEMONTE (a cura di), L’orientamento nel CFP. 1. Guida per l’accoglienza , 2003 43) CNOS-FAP PIEMONTE (a cura di), L’orientamento nel CFP. 2. Guida per l’accompagna- mento in itinere, 2003 44) CNOS-FAP PIEMONTE (a cura di), L’orientamento nel CFP. 3. Guida per l’accompagna- mento finale, 2003 45) CNOS-FAP PIEMONTE (a cura di), L’orientamento nel CFP. 4. Guida per la gestione dello stage, 2003 46) TONIOLO S., La cura della personalità dell’allievo. Una proposta di intervento per il coordi- natore delle attività educative del CFP, 2005 Tip.: Istituto Salesiano Pio XI - Via Umbertide, 11 - 00181 Roma Tel. 06.78.27.819 - Fax 06.78.48.333 - E-mail: tipolito@pcn.net Ottobre 2005

Guida per l'elaborazione di piani formativi personalizzati. Comunità professionale legno e arredamento

Autore: 
Sede Nazionale CNOS-FAP
Categoria pubblicazione: 
Progetti
Anno: 
2005
Numero pagine: 
128
Guida per l’elaborazione dei piani formativi personalizzati Comunità professionale LEGNO e ARREDAMENTO A cura di CNOS-FAP - CIOFS/FP CENTRO NAZIONALE OPERE SALESIANE FORMAZIONE AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE Federazione CNOS-FAP Sede Nazionale legno.qxd 11-01-2005 7:41 Pagina 1 &7�FQRV���SB�B����SGI � ������������������ Coordinamento scientifico: Dario NICOLI (Università Cattolica di Brescia) Autori del volume: Lucio REGHELLIN (Sede nazionale CNOS-FAP) Elisabetta SERRA (Sede nazionale CNOS-FAP) Francesco USAI (Selargius) Hanno collaborato: Daniela ANTONIETTI (Sede nazionale CNOS-FAP) Commissione area scientifica: Carlo LUCIS, Michele MARCHIARO, Flavio BORNETO, Stefano CALEGARI, Cataldo CIURO, Maria C. GIAQUINTA, Francesco E. MASTINU, Luca MOZZATO, Silvano SPANU Commissione area culturale: Piero QUINCI, Roberta R. CARLINI, Cristina BALLARIO, Michelino DAVICO, Sara GONNELLINI, Mariapia LOCAPUTO, Mario PERINATI, Patrizia SCONAMILA, Angelo L. VILLA, Alessandro VOZZO Commissione area informatica: Massimiliano BORACCHI, Antonino MARAVENTANO, Giovanni PINNA, Mauro TERUGGI Si ringraziano: Tutti i formatori della comunità professionale legno e arredamento e delle commissioni dell’area cul- turale, scientifica e informatica per la partecipazione ai gruppi di lavoro sulle unità di apprendimento e per i contributi offerti. legno.qxd 11-01-2005 7:41 Pagina 2 &7�FQRV���SB�B����SGI � ������������������ 3 INTRODUZIONE Con la nuova normativa sul sistema educativo (legge cost. 3/01; legge 53/03, legge 30/03), nel secondo ciclo degli studi si prevede (accanto a quello liceale) il sottosistema dell’istruzione e della formazione professionale (IFP), che realizza le mete del “Profilo educativo, culturale e professionale” (PECUP)1 avvalendosi di una metodologia fondata sulla valorizzazione delle culture del lavoro e mediante un approccio basato sulla pedagogia per progetti. 1) Aspetti della nuova offerta formativa I ragazzi che, avendo compiuto il percorso di istruzione obbligatoria per al- meno otto anni (art. 34 Cost.), in forza di quanto specificato dall’art. 68 della legge 144/99 in tema di obbligo formativo, non intendono proseguire gli studi nel con- testo scolastico, necessitano di una nuova offerta formativa che preveda i seguenti aspetti. a) Sviluppo di percorsi formativi conformi con i requisiti della “società della co- noscenza” così come indicati dall’istanza comunitaria, consentendo a tutti l’accesso ad un più elevato livello culturale ed il perseguimento del successo formativo di tutte le persone, nessuna esclusa, valorizzandone gli apprendi- menti formali, non formali ed informali, lungo tutto il corso della vita, garan- tendo il diritto-dovere di istruzione e formazione ed i diritti educativi e forma- tivi comunque intesi. b) Collocazione delle diverse componenti dell’offerta entro un disegno di sistema di istruzione e formazione professionale con carattere di organicità e conti- nuità, che prevede percorsi pluralistici di qualifica, diploma e diploma supe- riore collocati in un organico processo di offerta dal carattere progressivo. Ciò considerando le diverse opzioni possibili (orientamento e bilancio, corsi strut- turati, apprendistato, corsi destrutturati, alternanza formativa, servizi di ac- compagnamento, ecc.) entro un quadro unitario di offerta formativa. c) Sostegno del processo di innovazione dei diversi organismi erogativi verso un modello di servizio aperto alla soddisfazione dei bisogni degli utenti e del ter- ritorio, di qualità, nella logica del partenariato e della rete, in una prospettiva di “servizio della società civile”. 1 Il documento “Profilo educativo, culturale e professionale dello studente alla fine del secondo ciclo di istruzione e determinazione dei livelli essenziali di prestazioni per gli istituti dell’istruzione e della formazione professionale” non è stato ancora pubblicato. I riferimenti che appaiono nel presente volume sono ricavati da bozze dello stesso. legno.qxd 11-01-2005 7:41 Pagina 3 &7�FQRV���SB�B����SGI � ������������������ 4 d) Adozione della metodologia della personalizzazione basato su piani di studio e portfolio delle competenze comprendente un sistema di riconoscimento delle acquisizione e loro gestione sotto forma di crediti formativi. e) Qualificazione continuativa dell’offerta puntando in particolare all’eccellenza formativa in stretta connessione tra il sistema di istruzione e formazione pro- fessionale e gli ambiti economico-sociali e culturali che sviluppano un know how di alto livello. f) Garanzia della contestualizzazione del sistema di offerta formativa e dello svi- luppo di una governance territoriale tramite la cura della rete territoriale che veda il coinvolgimento dei diversi attori che insistono nel medesimo ambito di riferimento con attenzione anche al primo ciclo degli studi, al sistema dei licei e all’Università. Per sostenere l’elaborazione dei piani formativi personalizzati, il CNOS-FAP e il CIOFS/FP hanno elaborato delle specifiche “Guide” strutturate per comunità professionali, in coerenza con le “Linee guida” di riferimento (Nicoli, 2004). 2) Scopo della “Guida” La presente “Guida”, dunque, si propone come uno strumento che può aiutare l’équipe dei formatori nell’elaborazione dei piani formativi personalizzati. Essa si riferisce al PECUP del secondo ciclo degli studi e lo interpreta entro la prospettiva della “cultura del lavoro”, ovvero del modo in cui favorire la formazione integrale del giovane con l’apporto della comunità professionale di riferimento. Tale impo- stazione è alternativa alla prospettiva che concepisce il lavoro come semplice somma di attività pratiche e ritiene che formare ad esso significhi “assemblare le parti distinte di un individuo” (la prova è che, nei processi formativi così impostati, al centro non appare la persona, ma le funzioni che questa deve svolgere). Essa, in- fatti, propone – coerentemente con l’impianto della legge 53/03 – una visione cul- turale ed olistica del lavoro ed inoltre una visione educativa della formazione. 3) Concezione del lavoro presente nelle “Guide” e atteggiamento progettuale Il disegno delle “Guide”, come detto, si riferisce al PECUP del secondo ciclo del sistema educativo e, quindi, sostiene una prospettiva finalizzata alla riflessione critica sul sapere, sul fare e sull’agire, allo sviluppo dell’autonoma capacità di giu- dizio e all’esercizio della responsabilità personale e sociale. In tal senso le compe- tenze identificano non tanto una dotazione data una volta per tutte e predefinita, quanto una disposizione particolare del soggetto ad essere protagonista della cul- tura del lavoro con una partecipazione responsabile e dotata di senso e a vivere un’esperienza di crescita personale e collettiva nell’ambito delle realtà di riferi- mento. Pertanto, si mira a fornire una formazione più profonda e più ricca della legno.qxd 11-01-2005 7:41 Pagina 4 &7�FQRV���SB�B����SGI � ������������������ 5 qualifica o del lavoro scelto, superando la prospettiva specialistica per quella più ampia e aggregata della comunità professionale, in modo da essere consapevoli delle trasformazioni, e delle necessarie nuove acquisizioni che consentano di es- sere protagonisti di uno scenario professionale fortemente dinamico. Il disegno formativo proposto prevede, da un lato, la continuità con la formazione in servizio, dall’altro, la continuità con gli ulteriori percorsi formativi di diploma e di diploma superiore. Tale impianto richiede nei formatori gli atteggiamenti professionali della pro- gettazione, della creatività e dell’autonomia. Ciò significa, innanzitutto, perseguire una visione unitaria della cultura a partire dall’esperienza, evitando la meccanica trascrizione degli obiettivi generali del processo formativo e degli obiettivi speci- fici di apprendimento in chiave di didattica disciplinare. Al contrario, i formatori si impegnano a mirare l’azione educativa in riferimento ad obiettivi formativi signifi- cativi e motivanti per gli allievi, nella forma dei piani formativi personalizzati che ogni équipe di formatori è chiamata a realizzare strutturandoli in unità di apprendi- mento. Ciò comprende pure l’adozione del portfolio delle competenze personali, strumento in grado di documentare concretamente i progressi dell’allievo eviden- ziando le competenze acquisite, la storia del suo impegno, e il valore di questo per- corso in termini di crediti formativi (l’utilizzo di tale strumento consente, inoltre, una valutazione “autentica” di taglio fortemente formativo). 4) Comunità considerate La “Guida” si riferisce all’intera filiera formativa, che comprende tre tappe fondamentali: a) Qualifica di istruzione e formazione professionale; b) Diploma di istruzione e formazione professionale; c) Diploma di istruzione e formazione pro- fessionale superiore. Per 11 delle 17 comunità professionali2 previste dalle “Linee guida” (Nicoli, 2004, 39), è stato elaborato il repertorio delle comunità e delle fi- gure professionali di riferimento relative ai tre titoli conseguibili (cfr. tav. 1). Il progetto globale prevede, accanto a ciascuna “Guida” rivolta agli operatori dei CFP, un fascicolo illustrativo destinato agli utenti (ragazzi e loro famiglie). Tale fascicolo, che potremmo definire “orientativo”, mira a presentare la specifica comunità professionale sottolineando gli aspetti educativo-formativi promossi da quella professione, le figure professionali di riferimento, i titolo conseguibili, gli sbocchi lavorativi, ecc. 2 Le comunità previste sono: agricola e ambientale; alimentazione; artigianato artistico; azien- dale e amministrativa; chimica e biologica; commerciale e delle vendite; edile; elettrica ed elettro- nica; estetica; grafica e multimediale; legno e arredamento; meccanica; sanitaria; sociale; spettacolo; tessile e moda; turistica e alberghiera (Nicoli, 2004, 39). legno.qxd 11-01-2005 7:41 Pagina 5 &7�FQRV���SB�B����SGI � ������������������ 6 Segue Tavola 1: Repertorio delle comunità e titoli conseguibili Segue legno.qxd 11-01-2005 7:41 Pagina 6 &7�FQRV���SB�B����SGI � ������������������ 7 5) Struttura delle “Guide” e logica progettuale proposta Ciascuna “Guida” è stata strutturata in due parti: a) una parte comune a tutte le comunità, costituita da un’introduzione e una impostazione generale (valenza edu- cativa del lavoro nella prospettiva del PECUP, indicazioni circa la valutazione e la gestione del portfolio); b) una parte specifica per ogni comunità professionale comprendente una presentazione della comunità professionale (natura economica, sociale e culturale della comunità; comunità professionale in prospettiva forma- tiva; figure professionali: livelli e continuità); indicazioni su laboratori, stage e al- ternanza; scheda per il piano formativo e sua prospettiva temporale; elenco delle unità di apprendimento (dal primo al terzo anno). Le unita di apprendimento che qui sono proposte corrispondono ai compiti che richiedono una forte interdisciplinarietà, ovvero coinvolgono in modo rile- vante e integrato tutti i formatori e le figure coinvolte nell’équipe di lavoro. Si tratta di una quota del tempo disponibile, che non esaurisce l’intero percorso. Ad esse vanno aggiunte le unità di apprendimento disciplinari e interdisciplinari che l’équipe riterrà necessarie per perseguire le mete del PECUP e gli obiettivi speci- fici di apprendimento previsti, tenendo conto dei caratteri del contesto ivi compresi i destinatari delle attività. In sostanza, si mira a sollecitare l’autonoma capacità progettuale dei formatori, con il coordinatore-tutor, affinché si realizzi una reale formazione personalizzata in modo costruttivo, avendo come riferimento una pista di lavoro che valorizza l’apporto peculiare della comunità professionale e la logica cooperativa dell’équipe. Segue legno.qxd 11-01-2005 7:41 Pagina 7 &7�FQRV���SB�B����SGI � ������������������ 8 6) Metodologia operativa Per l’elaborazione delle “Guide” è stata adottata una metodologia impegna- tiva, che ha coinvolto diverse figure coordinate dalle Sedi Nazionali degli enti inte- ressati in un’équipe di lavoro nazionale. Fondamentale è stato il contributo degli operatori, i quali sono stati sollecitati a rielaborare le loro migliori esperienze for- mative fondate su compiti reali in una prospettiva autenticamente interdisciplinare, tenendo conto delle mete del PECUP e degli obiettivi specifici di apprendimento previsti per il triennio; in tal modo, si è potuto realizzare un collegamento forte so- prattutto con quelle progettazioni che nel passato hanno potuto svolgersi secondo il metodo peculiare della formazione professionale. Sono stati poi coinvolti degli esperti3 delle comunità di riferimento che hanno consentito di contestualizzare la proposta entro il quadro normativo, economico, sociale e culturale così come si va delineando nella prospettiva evolutiva della comunità stessa. L’elaborazione delle “Guide” ha previsto le seguenti fasi di lavoro: a) elabora- zione del prototipo della “Guida”; b) discussione e validazione dello stesso; c) co- stituzione di gruppi di lavoro per comunità; d) elaborazione di proposte di “Guida”; e) rilettura e discussione dei risultati ottenuti in appositi seminari di for- mazione e consultazione con gli operatori che prestano la loro opera nel settore sia a livello di progettazione che di formazione. Si è trattato di un periodo forte di progettazione che ha potuto valorizzare il patrimonio educativo e formativo della Famiglia Salesiana, segno di vitalità e di corrispondenza ai bisogni dei destinatari. 7) Conclusioni Quanto elaborato viene reso disponibile per tutti coloro che intendano avvaler- sene, al fine di offrire ai nostri giovani una proposta formativa solida, stimolante, in grado di suscitare le loro migliori risorse affinché possano davvero diventare persone mature e positive, cittadini responsabili, professionisti competenti. Le Sedi Nazionali del CIOFS/FP e del CNOS-FAP ribadiscono la loro gratitu- dine a quanti hanno reso possibile la realizzazione delle “Guide”. In primo luogo, il prof. D. Nicoli, al quale si deve l’impianto progettuale e il coordinamento scien- tifico del lavoro. Si ringraziano, inoltre, tutti gli operatori delle Sedi operative che, a diversi livelli, hanno contribuito alla stesura delle proposte qui presentate. 3 Tali (esperti) poiché appartengono a strutture che hanno esperienza di progettazione e for- mazione nelle comunità specifiche. In tal modo si è realizzata una proficua collaborazione tra strut- ture differenti, attuando quella necessaria intesa che consente di sviluppare una proposta fondata e progressiva. legno.qxd 11-01-2005 7:41 Pagina 8 &7�FQRV���SB�B����SGI � ������������������ 9 Parte prima PRESENTAZIONE E CRITERI METODOLOGICI legno.qxd 11-01-2005 7:41 Pagina 9 &7�FQRV���SB�B����SGI � ������������������ 10 legno.qxd 11-01-2005 7:41 Pagina 10 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 11 1. Impostazione generale In questa sezione si intende esplicitare la valenza educativa del lavoro umano nella prospettiva del PECUP, l’impostazione metodologica delle unità di apprendi- mento e le indicazioni generali circa la gestione del portfolio e la valutazione in iti- nere e finale. 1.1. Valenza educativa del lavoro nella prospettiva del PECUP L’elemento cardine del sistema di istruzione e formazione professionale ri- siede nella concezione olistica ed educativa del lavoro. Questo è inteso come una realtà composita che si rivela come opera (prodotto), azione personale e sociale e pensiero dell’uomo, ovvero frutto unitario di tutta la persona e, perciò, di ogni fat- tore che costituisce la realtà umana in quanto cultura. Il lavoro non è concepito come realtà esterna all’uomo, cui esso deve ade- guarsi. È, invece, una condizione privilegiata attraverso cui il soggetto umano si confronta con la storia viva della civiltà, intreccia relazioni significative con gli altri, conosce ed esprime se stesso, agisce sulla realtà apportando ad essa un va- lore, acquisendo in tale dinamica sempre nuove competenze. Per questo il lavoro è concepito come esperienza profondamente umanizzante e quindi occasione per l’e- ducazione integrale della persona umana, proprio perché per produrre al meglio qualsiasi cosa, occorre che la persona agisca e pensi coinvolgendo sempre tutta se stessa, l’intero della propria umanità. Il percorso di istruzione e formazione professionale, di conseguenza, consiste nella possibilità di fare esperienza, sul piano educativo, di un lavoro nel quale sia impossibile separare la teoria dalla pratica, il corpo dalla mente, la ragione dalla volontà e dai sentimenti, l’educazione intellettuale dall’educazione manuale, affet- tiva, sociale, espressiva, morale, religiosa, il rapporto economico da quello etico sociale, l’insegnamento dall’esempio e dalla testimonianza, la ragione strumentale da quella finale, la soggettività autonoma dalla relazione, l’indipendenza dalla di- pendenza, l’istruzione dalla formazione professionale, la cultura generale da quella specifica e, addirittura, specialistica professionale. Così inteso, il lavoro è considerato, dai percorsi educativi dell’istruzione e for- mazione professionale, il giacimento educativo, culturale e didattico privilegiato che si propone all’allievo sotto forma di compiti-problemi che suscitano in esso il desiderio di mettersi alla prova in modo attivo e responsabile, sapendo trovare quelle risposte che consentano di trasformare le proprie potenzialità in competenze che valorizzano conoscenze (sapere) ed abilità (saper fare) consolidate nei saperi legno.qxd 11-01-2005 7:41 Pagina 11 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 12 disciplinari e interdisciplinari, testimoniando in tal modo il contributo esclusivo, originale e creativo che ciascun essere umano porta anche quando svolge e ripete lo stesso lavoro di un altro. Tale impostazione comporta in primo luogo l’obbligo di organizzare i percorsi educativi dell’istruzione e formazione professionale con un sistematico coinvolgi- mento in sede di progettazione, di svolgimento e di verifica del mondo del lavoro. Inoltre essa implica la considerazione del lavoro, con i suoi compiti e i suoi pro- blemi reali, come oggetto critico di studio, e di verificare se e come e quanto esso contiene, in modo implicito o esplicito, oppure se e come e quanto eccede o nega, le finalità del PECUP, nonché gli obiettivi generali del processo formativo e gli obiettivi specifici di apprendimento dettati nelle attuali “Indicazioni regionali per i piani di studio”. Inoltre, questa impostazione conduce ad una visione del lavoro come realtà viva, non formale, che cresce con la persona, dentro la complessità so- ciale ed economica nella quale si svolge. A causa di ciò, i percorsi dell’istruzione e formazione professionale abituano a considerare mai concluso ed autosufficiente l’apprendimento di qualsiasi lavoro ed aprono alla consapevolezza dell’importanza dell’educazione permanente e ricorrente che deve diventare una costante per tutti nella società e nel lavoro. Infine, quanto affermato conduce ad una visione della competenza come di- mensione della persona umana sempre situata, perciò mai definibile astrattamente a priori, ma, come tale, verificabile solo a posteriori ed inoltre sempre bisognosa, per essere riconosciuta, di persone competenti che la certifichino nel momento in cui viene messa in atto. Nel quadro tracciato dal PECUP, ogni singola tipologia dei percorsi educativi dell’istruzione e formazione professionale promuove nell’allievo, entro la fine del secondo ciclo, la trasformazione dell’insieme delle conoscenze e delle abilità pre- viste dal suo specifico piano di studi in competenze personali e professionali, te- nendo presenti innanzitutto i seguenti obiettivi generali del processo formativo. 1) Passaggio dall’orientamento all’auto orientamento: ogni allievo, facendo espe- rienza delle proprie capacità e verificando le proprie scelte rispetto al progetto di vita e di lavoro, approfondisce la conoscenza di sé e si rende a mano a mano protagonista diretto e responsabile delle proprie scelte. 2) Riscoperta e riaffermazione dell’unità della cultura: l’insieme delle attività educative e didattiche promosse nei percorsi dell’istruzione e formazione pro- fessionale promuove questa consapevolezza dell’unità della cultura e la ela- bora nella riflessione e nell’azione. 3) Promozione dell’interdisciplinarità: si tratta di partire dalla persona dell’al- lievo, dalle sue motivazioni e dai suoi bisogni; di individuare compiti, pro- blemi e progetti (per loro natura complessi e interdisciplinari) che lo coinvol- gono come singolo e come gruppo e scoprire come sia impossibile svolgere i primi, risolvere i secondi e definire i terzi senza superare le partizioni discipli- nari e le segmentazioni professionali. legno.qxd 11-01-2005 7:41 Pagina 12 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 13 4) Avvaloramento della storicità e della storicizzazione: l’approccio pedagogico indicato nel PECUP consente ai giovani – che vivono solitamente appiattiti sul presente – di vedere la realtà da un punto di vista che non è immediato, ma che si propone loro come patrimonio di civiltà che li riguarda, che in- forma la cultura in tutte le sue manifestazioni, che può cooperare alla loro educazione. 5) Centralità del problema della lingua e dei linguaggi: poiché il fatto linguistico non è esclusivo delle lingue, ma appartiene a tutte le espressioni simboliche della cultura e del lavoro umano, ogni attività educativa dei percorsi dell’istru- zione e formazione professionale è chiamata ad esplicitare i problemi legati al linguaggio ed alla comunicazione all’interno e all’esterno del proprio mondo culturale, sociale e professionale. 6) Consapevolezza dell’analogicità del concetto di scienza: scientificità è “ren- dere ragione” pubblicamente della realtà che si studia e problematizzare logi- camente e socialmente le proprie posizioni e ipotesi rispetto ad essa. Si può essere scientifici, perciò, accostando e risolvendo un problema matematico, ma anche un problema tecnico o un problema estetico. 7) Riconoscimento del valore del conferimento di senso: gli interrogativi esisten- ziali interpellano l’intero dell’esperienza umana. Anche la cultura del lavoro riceve senso dalla libertà e dalla volontà morale di ciascuno. Conferire senso significa scoprire il fine di ciò che si studia e di ciò che si fa; confrontarsi con il perché delle cose, per ciascuno di noi, ma anche per l’insieme della società. 8) Sviluppo della progettualità personale e della cooperazione sociale: una vi- sione culturale ed educativa del lavoro consente alla persona di maturare l’at- titudine alla progettazione di sé e delle proprie esperienze di vita, ricercando gli aiuti e gli strumenti in grado di fornirgli un apporto significativo. 1.2. Impostazione metodologica La presente “Guida” si offre come strumento per dare indicazioni circa possi- bili modalità di strutturare unità di apprendimento interdisciplinari relative alla co- munità professionale specifica. 1.2.1. Modello di apprendimento Il centro della metodologia proposta risiede nel superamento della didattica per trasmissione di saperi e abilità, optando per una concezione formativa centrata sulla cura della relazione educativa e della situazione di apprendimento, in vista di un coinvolgimento dell’allievo come soggetto attivo del processo formativo. Ciò comporta che “i formatori sono chiamati a ‘creare’ esperienze nelle quali l’allievo, confrontandosi con problemi di cui coglie il senso, si pone in modo attivo alla ri- cerca di una soluzione in grado di soddisfare i requisiti del problema stesso, sor- montando gli ostacoli che via via incontra, mobilitando in tal modo un processo di apprendimento autonomo, personale, autentico. Tale processo è centrato sull’a- legno.qxd 11-01-2005 7:41 Pagina 13 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 14 zione; tanto che si può affermare che la conoscenza passa necessariamente per l’a- zione per poi giungere ad una piena formalizzazione attraverso il linguaggio”1. La logica che muove le unità di apprendimento2, quindi, è quella secondo cui l’apprendimento diventa maggiormente significativo se avviene a partire dall’espe- rienza diretta dell’allievo, il quale, se posto davanti ad un compito da realizzare, può mobilitare le sue competenze personali e incrementarle con nuove conoscenze e abilità in prospettiva della realizzazione di un prodotto. Tale metodologia può essere concretizzata nell’azione educativa attraverso il modello dell’apprendimento esperienziale di Kolb e Fry3 che viene rappresentato nel grafico 1, nella versione adattata da Arto4. Secondo questo modello, riferito ad interventi di tipo disciplinare, ma estensi- bile per analogia alle UdA interdisciplinari, il processo di apprendimento degli al- lievi viene facilitato se essi prendono contatto con i contenuti attraverso un’espe- rienza concreta. Il formatore, quindi, inizialmente propone agli allievi un’esperienza concreta (A) relativa al contenuto che intende spiegare. Questo ha lo scopo di incrementare la motivazione e il coinvolgimento dei ragazzi. Successivamente il formatore pro- pone e guida gli allievi in una riflessione (B) sull’esperienza appena fatta, sul modo in cui l’hanno affrontata e sulla funzionalità di tale esperienza rispetto al contenuto che intende esporre, in modo da promuovere in essi l’autoesplorazione. In seguito il formatore spiega (C) i concetti e i contenuti dell’UdA collegandoli ai dati ottenuti dall’esperienza al fine di poterli estendere ad altre situazioni. Il forma- tore, poi, propone una sperimentazione (D), ovvero una nuova esperienza correlata e simile alla prima, per permettere agli allievi di mettere in pratica i contenuti ap- presi e di farne esperienza in modo più consapevole. Infine, il formatore, attraverso il monitoraggio della seconda esperienza fatta dagli allievi, verifica (E) l’apprendi- mento dei contenuti. 1 NICOLI D. (a cura di), Linee guida per la realizzazione di percorsi organici nel sistema del- l’istruzione e della formazione professionale, Roma, Tipografia Pio XI, 2004, 88. 2 D’ora in avanti verranno indicate con UdA. 3 KOLB D.A. - FRY R., Towards an Applied Theory of Experiential Learning, in: COOPER C.L. (a cura di), Theories of Group Process, London, New York, John Willy & Sons, 1975, 33-57. 4 ARTO A., La persona umana trova la sua ricchezza. Operatori e destinatari: ricchezze a confronto, Roma, AIPRE, 2002, 54. L’adattamento consiste nell’aggiunta della fase E: “Verifica costante”. legno.qxd 11-01-2005 7:41 Pagina 14 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 15 1.2.2. Struttura delle UdA Le UdA interdisciplinari sono parte essenziale del percorso proposto nella pre- sente “Guida”. Esse si propongono come modelli di azioni educative focalizzate su un compito realizzabile attraverso un approccio interdisciplinare. Per la realizza- zione di queste UdA, quindi, è previsto il lavoro in équipe di diversi formatori, tesi verso la promozione della realizzazione di un unico prodotto, oggetto dell’UdA stessa. La struttura dell’UdA, che prevede la definizione degli obiettivi formativi e degli obiettivi specifici di apprendimento, del compito/prodotto, dei destinatari e delle loro caratteristiche, dei tempi di svolgimento, dei materiali e degli aspetti or- ganizzativi5, è riassumibile attraverso la tabella presentata di seguito, in cui sono descritti tutti i parametri utilizzati per la stesura della scheda relativa. 5 NICOLI D. (a cura di), Linee guida per la realizzazione di percorsi organici nel sistema del- l’istruzione e della formazione professionale, Roma, Tipografia Pio XI, 2004, 346. Grafico 1: Percorso di apprendimento Adattato da: ARTO A., La persona umana trova la sua ricchezza. Operatori e destinatari: ricchezze a confronto, Roma, AIPRE, 2002, 54. legno.qxd 11-01-2005 7:41 Pagina 15 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 16 1.2.3. Collocazione della “Guida” nel quadro generale delle risorse La presente “Guida” si situa all’interno di un più ampio quadro di risorse edu- cative per l’apprendimento. Infatti, correlate con queste guide vi sono i fascicoli orientativi, da distribuire alle famiglie come spiegazione della comunità professio- nale. Inoltre vi sono le guide per le aree formative, che contengono UdA discipli- nari relative alle competenze di base e alle competenze delle aree professionali ed i materiali per la valutazione, come il modello di portfolio e della prova di qualifica. La collocazione della presente “Guida” all’interno di questo più ampio centro di risorse permette di realizzare il percorso formativo usufruendo di materiali che possono essere un modello per strutturare un percorso formativo che comprenda sia UdA disciplinari che interdisciplinari e che può fornire informazioni per realiz- zare una valutazione coerente con l’impostazione educativa dell’intero impianto. Tavola 2: Modello di UdA UdA n.: Nome del prodotto Scheda descrittiva legno.qxd 11-01-2005 7:41 Pagina 16 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 17 Sarebbe auspicabile, quindi, che ogni CFP predisponesse un proprio centro ri- sorse, tale da consentire l’accesso a tutto il materiale disponibile. 1.3. Indicazioni circa la valutazione e la gestione del portfolio In questa sezione della “Guida” si intendono offrire alcune indicazioni circa la valutazione, ritenendo che essa sia un aspetto fondamentale del processo formativo e che, quindi, necessiti di una sua collocazione specifica. A tal fine verrà illustrato l’inquadramento di base, l’importanza dell’auto e dell’eterovalutazione, le caratte- ristiche del portfolio come strumento di valutazione e gli aspetti operativi, attra- verso cui rendere concreta l’impostazione illustrata. 1.3.1. Inquadramento di base Prima di presentare gli aspetti operativi, ci sembra importante sottolineare il concetto di valutazione ad essi sotteso e la logica che deve essere seguita perché gli strumenti di valutazione possano essere utilizzati in modo adeguato. Prendiamo come presupposto il fatto che la valutazione a cui facciamo riferi- mento è una valutazione educativa, intesa come “il processo ed il risultato attra- verso i quali sono giudicate le capacità e la corrispondente esecuzione dimostrate da un soggetto (che si trova in una situazione spazio-temporale-evolutiva con- creta), nella risoluzione di un compito”6. Tale valutazione avviene in un contesto relazionale ed è orientata a prendere in considerazione il raggiungimento della ma- turità globale dell’allievo; i risultati della valutazione, infatti, devono essere diretti ad elaborare una programmazione che favorisca la sua crescita e la sua maturità7. Una valutazione così intesa risulta coerente con l’impostazione del PECUP, nel quale è posto in forte rilievo il fatto che “l’istruzione e la formazione che i gio- vani incontrano nel secondo ciclo, al pari di quella maturata già nel primo ciclo, è finalizzata al processo educativo della crescita e della valorizzazione della per- sona”; tale è anche il punto di riferimento fondamentale della “Guida” che presen- tiamo. 1.3.2. Livelli della valutazione: auto ed eterovalutazione Coerentemente con l’impostazione di base presentata, possiamo affermare che al centro dell’azione educativa e come soggetto ed oggetto privilegiato della qua- lità di ogni processo educativo c’è la persona, quindi tanto la persona dell’edu- cando quanto quella dell’educatore, come due protagonisti che si trovano continua- mente in collegamento e in un rapporto di crescita e di apprendimento8. 6 ARTO A., La valutazione educativa: esigenze e presupposti psicologici, in: “Orientamenti pedagogici”, 39 (1992) 621. 7 Ibidem, 629. 8 ARTO A., Psicologia dello sviluppo. I. Fondamenti teorico-applicativi Roma, AIPRE, 2002, 25. legno.qxd 11-01-2005 7:41 Pagina 17 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 18 Il primo soggetto dell’azione educativa è l’educando, che collabora attiva- mente al suo processo di crescita in una relazione transazionale con l’educatore, essendo quindi responsabile in prima persona del suo processo educativo. L’edu- cando, in quanto persona, è un essere attivo che entra in relazione con l’altro por- tando all’interno del rapporto le sue competenze ed il frutto della sua esperienza. Si propone, quindi, la prospettiva attraverso cui l’educando è considerato come un soggetto responsabile e come il “principale attore della propria vita”9. L’educatore, l’altro grande soggetto dell’azione educativa, ha il compito di es- sere allo stesso tempo guida e mediatore del processo di crescita dell’educando. L’educatore, infatti, è colui che ha a disposizione le nozioni teoriche in base alle quali risolvere i problemi e che si pone come un osservatore attento del comporta- mento e dei bisogni dell’educando, sapendo cogliere i momenti di maggiore dispo- nibilità del soggetto per proporre i passi del cammino di crescita. L’educatore, in quanto mediatore del rapporto educativo, deve saper passare da una comprensione esterna ad una comprensione sempre più profonda della realtà dell’educando, in modo da stimolare in quest’ultimo la capacità di utilizzare le proprie risorse per fronteggiare i problemi, individuando le soluzioni adeguate per uno sviluppo ed una crescita sempre più maturi10. La considerazione della relazione educatore-educando ha un risvolto molto importante rispetto alla valutazione, in quanto non si possono non tenere in consi- derazione entrambi i protagonisti dell’azione educativa anche a questo livello. In conseguenza di quanto detto e per coerenza con l’impostazione generale, riteniamo che la valutazione rispetto alle singole UdA debba essere effettuata a 2 livelli: 1) Autovalutazione: in essa l’allievo verifica il percorso che ha operato ed il li- vello a cui ritiene di situarsi rispetto al raggiungimento degli obiettivi prefis- sati. 2) Eterovalutazione: in essa è l’équipe dei formatori, possibilmente insieme con l’allievo, che esprime la valutazione rispetto a due parametri. Da una parte, valuta il raggiungimento o meno degli obiettivi formativi (che hanno come ri- ferimento il PECUP), cioè valuta la padronanza dell’allievo nel risolvere, in senso generale, il problema davanti al quale è posto e di incrementare e/o uti- lizzare le proprie risorse personali in ordine all’assolvimento del compito, ov- vero la sua competenza. Dall’altra, valuta il raggiungimento delle singole abi- lità e conoscenze il cui apprendimento è richiesto per la corretta soluzione del compito in riferimento alle diverse aree formative. 1.3.3. Portfolio Uno strumento utile per la valutazione così come l’abbiamo intesa è il port- folio delle competenze personali, che rappresenta una raccolta significativa dei la- 9 Ibidem, 28. 10 Ibidem, 28-31. legno.qxd 11-01-2005 7:41 Pagina 18 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 19 vori dell’allievo capace di raccontare la storia del suo impegno, del progresso e del suo rendimento. Con esso si mira a rilevare il patrimonio di capacità, conoscenze, abilità e competenze del destinatario, utilizzando una metodologia che consente di giungere a risultati certi e validi. Attraverso l’utilizzo di questo strumento si intende superare la modalità tradi- zionale della valutazione del profitto scolastico che risulta dal confronto dei risul- tati ottenuti dagli studenti con i risultati attesi, poiché in tal modo si giunge a regi- strare ciò che una persona “sa”, inteso come ripetizione del contenuto della lezione e del testo scritto o dei gesti lavorativi appresi per addestramento, mentre non si è in grado di rilevare la capacità di “costruzione” della conoscenza e neppure la “ca- pacità di applicazione reale” della conoscenza posseduta. Di contro, la valutazione “autentica” rappresenta una metodologia, collocata entro un approccio formativo coerente, che mira a verificare non solo ciò che un al- lievo sa, ma ciò che “sa fare con ciò che sa” fondato su una prestazione reale e ade- guata dell’apprendimento, che risulta così significativo, poiché riflette le esperienze reali ed è legato ad una motivazione personale. Tale valutazione, coinvolgendo gli allievi, le famiglie ed i partner formativi, mira pertanto alla dimostrazione delle co- noscenze tramite prestazioni concrete, stimolando l’allievo ad operare in contesti reali con prodotti capaci di soddisfare precisi obiettivi. Particolarmente rilevante è il “capolavoro” che l’allievo esegue al termine del percorso formativo e che docu- menta nelle forme e nel linguaggio proprio della comunità professionale la sua pre- parazione, giustificando il rilascio della relativa qualifica professionale. In tal senso, muta la prospettiva dell’intera attività formativa: se la modalità tradizionale di valutazione è intesa come verifica circa l’apprendimento da parte dell’allievo di una conoscenza trasmessa dal formatore, la valutazione autentica si muove in chiave formativa, ovvero in modo da consentire un incremento del pro- cesso di apprendimento e della consapevolezza da parte dell’allievo. In questo modo la valutazione è essa stessa formazione e non un’interruzione del cammino di apprendimento. Da qui l’utilizzo del portfolio delle competenze personali. In questo senso, il cuore della valutazione sta il più possibile nei prodotti e nei processi (relativi alle UdA) di cui l’allievo va orgoglioso, e che segnalano (a se stesso, ai formatori ma anche agli altri attori, compresa la famiglia) le sue acquisi- zioni ed, in particolare, il grado di possesso delle competenze. Tramite il portfolio è possibile capire la storia della crescita e dello sviluppo di una persona corredandola con materiali che permettono di comprendere “che cosa è avvenuto” dal momento della presa in carico della persona (che richiede un’at- tenta osservazione delle sue capacità e acquisizioni previe) fino al momento della partenza, passando per le varie fasi di cui si compone il percorso formativo. 1.3.4. Aspetti operativi Definiamo ora gli aspetti operativi della valutazione: in particolare ci soffer- miamo sui contenuti del portfolio, sulle figure che intervengono nella sua compila- zione e sulla sua struttura. legno.qxd 11-01-2005 7:41 Pagina 19 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 20 Il portfolio contiene materiali prodotti dall’allievo (individualmente o in gruppo) che evidenziano le competenze acquisite, prove realizzate durante il per- corso, commenti dell’allievo, dei formatori, dei tutor (anche di impresa) e delle fa- miglie sui materiali prodotti e sul percorso formativo e indicazioni sintetiche che emergono dall’osservazione sistematica, dai colloqui insegnanti-genitori, dalle va- lutazioni dei formatori e degli allievi, dai colloqui con l’allievo e anche da questio- nari in ordine alle personali attitudini e agli interessi più manifesti. Le figure che intervengono nella compilazione del portfolio sono: tutor-coor- dinatore, allievo e formatori. Il portfolio è compilato e aggiornato dal tutor-coordi- natore, in collaborazione con tutti i formatori impegnati nel team e con il giovane. In particolar modo, la parte relativa alla raccolta ed “etichettatura” dei materiali prodotti è compilata da ciascun allievo, chiamato così ad essere protagonista con- sapevole della propria crescita. La struttura del portfolio è concordata e definita nell’ambito del Centro; esso comprende comunque i seguenti ambiti: anagrafico, orientativo, formativo e valu- tativo, certificativo. 1) Ambito anagrafico: comprende i dati personali dell’allievo, descrive la sua vi- cenda formativa, eventuali esperienze di apprendistato e, nel caso in cui siano state realizzate, riporta significative esperienze in campo lavorativo. Inoltre, vanno inserite anche le descrizioni di esperienze (in ambito sportivo, artistico, culturale, sociale, hobbies, ecc.) che l’allievo valuta come significative. 2) Ambito orientativo: comprende le attività di orientamento svolte, il progetto personale e le eventuali variazioni incorse. Tale dimensione orientativa è sempre intrecciata con la dimensione valutativa in quanto l’unica valutazione positiva per l’allievo è quella che contribuisce a conoscere l’ampiezza e la profondità delle sue competenze e, attraverso questa conoscenza progressiva e sistematica, a fargli scoprire ed apprezzare sempre meglio le capacità poten- ziali personali, non pienamente mobilitate, ma indispensabili per avvalorare e decidere un proprio progetto di vita. 3) Ambito formativo e valutativo: riguarda la valutazione dei prodotti realizzati nelle UdA. Per tale valutazione è possibile fare riferimento a tre schede, pre- sentate di seguito, che si svolgono sui due livelli precedentemente indicati, ov- vero autovalutazione ed eterovalutazione. La prima (cfr. Tavv. 3 e 4), è una scheda di autovalutazione, correlata di relativa rubrica con parametri di riferi- mento, che si propone come strumento attraverso cui l’allievo può verificare il percorso che ha operato nella realizzazione del prodotto e il livello a cui ri- tiene di fissarsi rispetto al raggiungimento degli obiettivi. La seconda (cfr. Tavv. 5 e 6) e la terza (cfr. Tav. 7) sono schede di eterovalutazione, che si pro- pongono come strumenti di base, da adattare alle singole UdA, attraverso cui il formatore può operare la sua valutazione del percorso dell’allievo. La prima di esse è la scheda di valutazione delle competenze generali, attraverso cui il formatore, facendo riferimento alla rubrica allegata, può valutare il raggiungi- legno.qxd 11-01-2005 7:41 Pagina 20 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 21 mento o meno degli obiettivi formativi (che hanno come riferimento il PECUP), cogliendo la capacità dell’allievo di risolvere, in senso generale, il problema davanti al quale è posto e di incrementare e/o utilizzare le proprie ri- sorse personali in ordine all’assolvimento del compito e quindi nel diventare “competente”. La scheda di valutazione di abilità e conoscenze, in secondo luogo, è uno strumento attraverso cui il formatore valuta il raggiungimento delle singole abilità e conoscenze il cui apprendimento è richiesto per la cor- retta soluzione del compito in riferimento alle diverse aree formative. In tal senso, valutazione delle competenze e valutazione delle conoscenze ed abilità rappresentano due momenti dello stesso processo valutativo riferito alla stessa sequenza di unità di apprendimento e riferiti alla medesima persona. 4) Ambito certificativo (libretto formativo): comprende i documenti di certifica- zione delle acquisizioni che accompagnano il percorso dell’allievo, con indi- cazione del valore in termini di credito. legno.qxd 11-01-2005 7:41 Pagina 21 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 22 Tavola 3: Scheda di autovalutazione (a cura dell’allievo) * Compila la rubrica di autovalutazione del prodotto allegata di seguito mettendo una X negli spazi appositi e riporta nella scheda il tuo giudizio sintetico evidenziando quello prevalente. legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 22 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 23 Ta vo la 4: Ru br ic a di au to va lu ta zio ne (a cu ra de ll’ al lie vo ) legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 23 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 24 * Per indicare il tipo di competenza acquisita e il livello della stessa, è possibile fare riferimento alla rubrica di valutazione delle competenze presentato nella pagina seguente, adattato da: NICOLI D. (a cura di), Linea guida per la realizzazione di percorsi organici di istruzione e formazione professio- nale, Roma, Tipografia Pio XI, 2004, 114. ** In questa colonna si chiede al formatore di precisare i motivi rilevanti che giustificano la valutazione. Tavola 5: Scheda di valutazione delle competenze generali dell’allievo (a cura dei formatori) Esempio relativo all’UdA “Acquisto di un motorino” legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 24 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 25 Ta vo la 6: Ru br ic a di va lu ta zio ne de lle co m pe te nz e Se gu e legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 25 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 26 Se gu e legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 26 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 27 Tavola 7: Scheda di valutazione delle abilità e conoscenze dell’allievo (a cura dei formatori) legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 27 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 28 1.4. Indicazioni circa l’esame finale di qualifica In questa sezione della “Guida” si intendono offrire alcune indicazioni circa la strutturazione dell’esame finale di qualifica. A tal fine verranno indicate la defi- nizione, la collocazione all’interno del percorso formativo, la sua natura, la strut- tura delle prove e i punteggi relativi ad ogni prova. 1.4.1. Definizione L’esame finale di qualifica rappresenta la modalità attraverso la quale si ri- scontra nella persona la presenza di requisiti educativi, culturali e professionali che attestino l’assolvimento del diritto-dovere e nel contempo consentano il consegui- mento di una qualifica. 1.4.2. Collocazione La prova si colloca nella parte conclusiva del percorso di formazione, dopo che sono terminate le attività didattiche previste. È possibile ammettere all’esame persone che non hanno seguito l’intero processo ma sono in possesso di crediti for- mativi e lavorativi adeguati. 1.4.3. Natura L’esame finale di qualifica ha il suo centro nella prova professionale, che è la realizzazione di un prodotto e/o servizio significativo e concreto. Essa ha un valore operativo, in quanto rappresenta un servizio in grado di soddisfare i requisiti pro- fessionali interni richiesti, in riferimento ad un ruolo definito nel momento dell’in- gresso lavorativo. Inoltre ha un valore culturale, in quanto consente di rilevare le conoscenze e le abilità che l’allievo ha acquisito durante il suo percorso formativo. Infine, ha anche un valore educativo, in quanto stimola la persona ad una maggiore coscienza di sé e delle proprie risorse nell’atto di porsi di fronte ad un compito. La prova fa, quindi, riferimento ad un processo operativo reale, e prevede un li- vello definito di autonomia, responsabilità, durata e accuratezza. Esempio relativo all’UdA “Acquisto di un motorino” legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 28 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 29 1.4.4. Struttura dell’esame L’esame finale di qualifica può articolarsi in 3 prove: 1) Prova professionale: in essa è richiesto all’allievo di realizzare un prodotto si- gnificativo, funzionale a valutare le capacità professionali acquisite durante l’iter formativo. Questa prova può essere suddivisa in 3 fasi: a) Fase di programmazione: in essa è richiesto all’allievo di riflettere e di de- finire le sequenze operative del lavoro che verrà eseguito nella prova tec- nico-operativa b) Fase operativa: in essa è richiesto all’allievo di realizzare concretamente il prodotto c) Fase consuntiva: in essa è richiesto all’allievo di descrivere il processo che ha svolto per la realizzazione del prodotto, in modo che si possa valutare la consapevolezza del percorso svolto. 2) Prova scritta culturale: in essa è richiesto agli allievi di produrre un testo aperto libero, in forma di riflessione o elaborato. 3) Colloquio: in esso è richiesto all’allievo di saper argomentare su contenuti ap- presi durante il percorso formativo, sulle esperienze di stage e di formazione vissute e sulle attese e le riflessioni riguardanti il proprio futuro. Obiettivo pri- vilegiato del colloquio è quello di dare l’opportunità all’allievo di riflettere e di prendere consapevolezza del percorso educativo e formativo che ha com- piuto. 1.4.5. Punteggi relativi alle diverse prove Il percorso formativo contribuisce a dotare l’allievo delle risorse necessarie al- l’accesso all’esame finale di qualifica. Tale accesso è corredato da un credito valu- tativo pari a un massimo di 55 punti su 100. I rimanenti 45 punti sono così suddi- visi rispetto alle altre prove: 1) Prova professionale: 25 punti 2) Prova scritta: 10 punti 3) Colloquio: 10 punti. L’allievo raggiunge la qualifica con un punteggio minimo di 60 punti. Si ri- corda di avere sempre in considerazione la buona padronanza rispetto al tema della prevenzione degli infortuni sul lavoro. legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 29 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 30 2. Presentazione della comunità professionale In questa sezione della “Guida” viene presentata la natura economica, sociale e culturale della comunità professionale legno e arredamento, la prospettiva forma- tiva in cui essa si inserisce, le figure professionali che ad essa fanno riferimento e le indicazioni sui laboratori, sullo stage e sull’alternanza. 2.1. Natura economica, sociale e culturale della comunità La figura professionale relativa alla comunità professionale legno e arreda- mento è oggi molto richiesta, in quanto la tradizionale lavorazione manuale del legno è stata in gran parte sostituita dai macchinari, utilizzati per una lavorazione più veloce e in grande scala. Occorre quindi proporre una formazione di base che permetta all’allievo di in- serirsi nelle aziende del settore con competenze adeguate alle richieste delle sin- gole realtà locali. Le capacità professionali, supportate da una preparazione teorica che permetta di operare al meglio in ogni particolare situazione lavorativa, costituiscono le basi essenziali per il futuro sviluppo professionale del giovane, che si arricchirà dell’e- sperienza maturata presso aziende di settore, in modo da raggiungere livelli sempre maggiori di professionalità. Il settore mobiliere e delle costruzioni di arredamenti in legno massello ri- chiede personale capace di realizzare i compiti assegnati ed esige operatori che co- noscano sia le tecniche tradizionali manuali, sia quelle più attuali che prevedono l’utilizzo di supporti informatici. Le stesse case produttrici di macchinari per la la- vorazione del legno destinati a piccole e medie aziende ne hanno sviluppato le fun- zioni con il supporto di PC; da qui l’esigenza di una formazione professionale qua- lificata che permetta di operare con le nuove tecnologie. Questa necessità di formazione si era inizialmente evidenziata nella produ- zione dei mobili tramite l’utilizzo di copiatrici elettroniche, mentre oggi tutto il mercato delle lavorazione del legno (produzione di infissi, semilavorati, carpen- teria, ecc.) ha bisogno di personale capace di soddisfare tali esigenze. Nella preparazione degli allievi e in fase di progettazione è necessario tener conto dello sviluppo del mercato locale, in quanto le varie richieste di personale sono legate al tipo di produzione maggiormente diffusa nella zona. Alcuni esempi: nel Meridione, è richiesta una figura professionale che sappia fare un po’ di tutto nel campo della falegnameria (mobilieri e costruttori di infissi), in funzione dello sviluppo di piccole aziende artigiane polivalenti; al Centro e al Nord, sono ri- legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 30 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 31 chieste figure professionali più specializzate in singoli settori (mobilieri intaglia- tori, intarsiatori, decoratori, laccatori, che sappiano governare attrezzature a CNC), in quanto ogni singola azienda ha sviluppato la propria produzione in settori speci- fici. Questa figura professionale risente poco della crisi economica, in quanto la sua richiesta supera ampiamente l’offerta. Alcune figure specifiche sono altamente qualificate ed hanno raggiunto anche un livello retributivo considerevole. Alcuni studi di settore riscontrano questo andamento su tutto il territorio nazionale. 2.2. Comunità professionale in prospettiva formativa I corsi di formazione professionale nell’ambito del legno e dell’arredamento sono frequentati prevalentemente da adolescenti con una predilezione per i lavori manuali e un’intelligenza pratica (che, spesso, sono state causa di insuccessi nei percorsi scolastici, dove sono valorizzate la capacità di astrarre e concettualizzare). Nell’intervento formativo, trovano spazio sia il potenziamento delle capacità personali di ciascun allievo (attraverso attività rivolte sia al singolo che al gruppo), sia la prosecuzione e l’approfondimento della preparazione culturale di base (attra- verso attività di laboratorio in cui si integrano nozioni di linguistica, discipline umanistiche, scientifiche e tecnologiche). Tutto questo avviene valorizzando la cultura propria della comunità professio- nale legno e arredamento attraverso il confronto con gli attori, il linguaggio, le tec- niche, i modelli cognitivi ed operativi e il sistema di relazioni che essa consente. Ciò abilita gli allievi a familiarizzare con i metodi di analisi e di rappresentazione dei processi e sistemi tecnici ricorrendo a opportuni strumenti che sono costituiti, da un lato, dal linguaggio matematico e grafico in quanto elementi essenziali per descrivere, comunicare e formalizzare i flussi lavorativi e, dall’altro, con i processi fisici di trasformazione della materia, dal legno al prodotto finito. Nei percorsi formativi, dunque, si cercherà di sollecitare nei giovani il carat- tere coinvolgente, l’efficacia formativa, la comprensione dei procedimenti di mo- dellizzazione che consentono di predisporre processi, procedure e sistemi tecnici allo scopo di ideare, progettare e realizzare oggetti fisici propri dell’ambito del legno, seguendo la metodologia definita dal ciclo di lavorazione. La professionalità specifica, oggetto della formazione della comunità profes- sionale legno e arredamento, permetterà agli allievi di esibire abilità operative e manuali, conoscenze tecnico-scientifiche e familiarità nell’utilizzo delle macchine presenti nei reparti produttivi delle aziende. Si tratta di un insieme di azioni di tipo prettamente tecnico che vanno dall’esecuzione e analisi del disegno complessivo e costruttivo al montaggio e verifica del lavoro finito. Tali abilità e conoscenze costi- tuiscono solo strumenti al fine di perseguire vere e proprie competenze quali: la scelta razionale dei possibili percorsi alternativi attuandoli al meglio (ciclo di lavo- razione, montaggio e verifica funzionale); lettura e interpretazione dei dati princi- pali riportati nei testi e del ragionamento costruito su di essi (manuali e disegni legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 31 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 32 tecnici); possesso di un adeguato numero di strumenti formali, matematici o co- munque logici, e loro applicazione a diversi ambiti di problemi generali e specifici (metodi e parametri di lavorazione); sensibilità espressive ed estetiche che consen- tano di affrontare in modo efficace i compiti professionali (quali, ad esempio, le re- lazioni scritte, il disegno tecnico, la finitura dei particolari anche nell’insieme di un prodotto), ma pure le situazioni concrete della vita quotidiana. Tale attività – fortemente motivante, poiché consente agli allievi di misurarsi con compiti simili a quelli esercitati dai componenti della comunità professionale stessa e perché rende possibile il riscontro concreto con il risultato di tale azione lavorativa – sarà intesa in senso globale, quindi non soltanto pratico-operativo, ma anche cognitivo, emotivo, sociale, e quindi secondo un approccio olistico che con- sente la definizione di molteplici correlazioni con le diverse aree formative agite entro il percorso. Si cerca quindi di far vivere un’esperienza formativa stimolante, basata su in- terventi formativi personalizzati in grado di seguire le singole situazioni personali, avendo come obiettivo la crescita globale dell’individuo, che si concretizza in un percorso di accompagnamento per affrontare la vita in tutte le sue dimensioni. Oltre al lavoro di aula e di laboratorio, si prevede di realizzare dei momenti di vita gruppo, organizzando occasioni di aggregazione con le famiglie e/o con allievi di altri corsi, visite guidate e scambi interculturali per conoscere altre esperienze. Tutto ciò allo scopo di raffrontare le singole realtà di ogni individuo con il contesto sociale e verificare la crescita umana e culturale avvenuta negli allievi. 2.3. Figure professionali, livelli e continuità Nella comunità professionale legno e arredamento confluiscono le figure che operano in laboratori di falegnameria di tipo industriale o artigianale e in aziende che si dedicano al montaggio e all’arredamento di ambienti con strutture in legno o simili (cfr. graf. 2). La qualifica polivalente è “operatore del legno e dell’arredamento” (cfr. Tav. 8), con conoscenze, abilità e competenze che potranno evolversi, a seguito di una congrua esperienza lavorativa, in livelli superiori di pianificazione ed esecuzione operativa. Il qualificato in questo ambito avrà una particolare attenzione al rispetto della normativa vigente in tema di prevenzione degli infortuni, sicurezza del la- voro, tutela dell’ambiente e della salute. La professionalità si potrà esprimere nell’ambito più specifico della falegna- meria o della scultura in legno. Si prevedono in uscita due indirizzi (cfr. Tavv. 9-10). 1) Falegname 2) Intagliatore e scultore in legno Il falegname è l’operaio specializzato che, in maniera autonoma e competente, è in grado di fabbricare con il legno, di riparare materiali a base di legno e affini legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 32 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 33 (in particolare mobili, mobili da incasso ed elementi di completamento), nonché di realizzare rifiniture interne e altri prodotti in legno. L’intagliatore/scultore in legno è l’operaio specializzato in grado di eseguire in maniera autonoma e competente lavori di intaglio a mano e a macchina, nonché di realizzare e/o riparare plastici, ornamenti, scritte, arredi interni mobili, giocattoli, epitaffi, ecc. La qualifica triennale potrà svilupparsi nei diplomi professionali di tecnico della lavorazione del legno e di tecnico dell’arredamento (cfr. Tavv. 11-12) e in successivi percorsi formativi per il conseguimento del diploma professionale supe- riore (cfr. Tav. 13). legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 33 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 34 Grafico 2: Disegno dell’offerta formativa della comunità professionale legno e arredamento legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 34 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 35 OPERATORE DEL LEGNO E DELL’ARREDAMENTO Denominazione iniziale del percorso di qualificazione L’operatore del legno e dell’arredamento è l’operaio con capacità polivalenti in grado di utilizzare in maniera competente il legno e materiali affini, per la costruzione di manufatti e l’arredamento di ambienti. Rispettando la normativa vigente in campo di preven- zione degli infortuni, sicurezza del lavoro e tutela del- l’ambiente e della salute, nonché le regole della redditi- vità, sulla base della documentazione tecnica e/o di istru- zioni generali, svolge, anche in collaborazione con altri, prevalentemente le seguenti attività: 1) Impostazione del processo lavorativo 2) Scelta oculata dei materiali 3) Utilizzo delle attrezzature e degli strumenti di ta- glio, piallatura, assemblaggio e rifinitura dei ma- nufatti 4) Realizzazione di semplici manufatti lignei 5) Esecuzione di lavori di manutenzione e collabora- zione al restauro 6) Applicazione di rivestimenti su soffitto e su pareti 7) Levigatura, trattamento e rivestimento di superfici 8) Operazioni di verniciatura 9) Stesura di un preventivo in relazione ai costi, ai tempi di lavorazione e ai materiali impiegati 10) Stesura della scheda tecnica descrittiva delle lavo- razioni effettuate 1) Falegname 2) Intagliatore e scultore in legno 1) Tecnico della lavorazione del legno 2) Tecnico dell’arredamento Tavola 8: Qualifica “Operatore del legno e dell’arredamento” Compiti caratteristici della comunità professionale (livello di qualificazione) Continuità (diploma professionale) Figure professionali previste legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 35 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 36 FIGURA PROFESSIONALE Operatore del legno e dell’arredamento: Falegname Denominazioni equivalenti Falegname, addetto agli impianti per la lavorazione del legno, assemblatore di prodotti in legno (Excelsior) Compiti specifici Il falegname (m/f) è l’operaio specializzato in grado di fabbricare e riparare in maniera auto- noma e competente, usando il legno, materiali a base di legno e affini, in particolare mobili, mobili da incasso ed elementi di completamento, nonché eventualmente rifiniture interne e altri prodotti in legno. Rispettando la normativa vigente in campo di prevenzione degli infortuni sicurezza del lavoro e tutela dell’ambiente e della salute, nonché le regole della redditività, il falegname (m/f), sulla base della documentazione tecnica e/o di istruzioni generali, svolge prevalentemente, anche in collaborazione con altri, i seguenti compiti: 1) Allestimento del posto di lavoro e scelta dei materiali d’opera e ausiliari nonché delle macchine e degli strumenti 2) Esecuzione o riporto di schizzi, disegni, sagome e modelli, e determinazione delle se- quenze lavorative 3) Messa a punto e azionamento di macchine, impianti, dispositivi e utensili 4) Fabbricazione di pezzi unici e piccole serie e assemblaggio dei singoli pezzi 5) Montaggio di guarnizioni/serramenti e applicazione dei materiali ausiliari 6) Applicazione e lavorazione di impiallacciature e collanti 7) Esecuzione di controlli intermedi e finali durante il processo produttivo e verifica della qualità del prodotto 8) Montaggio e incasso di pezzi e prodotti prefabbricati 9) Applicazione di rivestimenti sul soffitto e sulle pareti 10) Levigatura, trattamento e rivestimento di superfici 11) Esecuzione di lavori di manutenzione e collaborazione al restauro 12) Attuazione di misure atte a proteggere il legno inclusi gli interventi di costruzione 13) Manutenzione ordinaria di macchine, strumenti e attrezzature 14) Registrazione dei dati tecnici e dei risultati del lavoro Collocazione organizzativa Il falegname trova una collocazione presso imprese industriali e artigianali che lavorano il legno per la realizzazione di prelavorati, per la costruzione e il montaggio di mobili, per rive- stimenti vari in legno. 1 Tavola 9: Qualifica per l’indirizzo “Falegname” legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 36 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 37 FIGURA PROFESSIONALE Operatore del legno e dell’arredamento: Intagliatore e scultore in legno Denominazioni equivalenti Intagliatore su legno (Excelsior) Compiti specifici L’intagliatore/scultore in legno (m/f) è l’operaio specializzato in grado di eseguire in maniera autonoma e competente lavori di intaglio a mano e a macchina, nonché di realizzare e riparare plastici, ornamenti, scritte, arredi interni, mobili, giocattoli, epitaffi, ecc. Rispettando la normativa vigente in campo di prevenzione infortuni e tutela del lavoro e del- l’ambiente, nonché le regole della redditività, sulla base della documentazione tecnica e/o di istruzioni generali, svolge prevalentemente, anche in collaborazione con altri, i seguenti com- piti: 1) Allestimento del posto di lavoro e immagazzinamento e scelta dei materiali d’opera e ausiliari, nonché delle macchine e degli strumenti 2) Esecuzione o riporto di schizzi, disegni, sagome e modelli, nonché determinazione delle sequenze lavorative 3) Costruzione di modelli e prototipi di materiali diversi 4) Esecuzione di disegni prospettici e, in particolare, riporto di misure, tracce, punti e proporzioni 5) Esecuzione di trattamenti superficiali preliminari, come segagione, piallatura, raspa- tura e limatura 6) Lavoro a mano libera, taglio e intaglio in base al disegno e al modello 7) Esecuzione di lavori di intaglio secondo tecniche diverse, a mano e a macchina 8) Tenendo conto dei diversi stili, progetto esecuzione di scritte, ornamenti, simboli e ri- lievi, nonché adattamento o applicazione e assemblaggio degli stessi 9) Esecuzione di trattamenti superficiali finali, ad esempio mediante inceratura, vernicia- tura, oliatura 10) Esecuzione di lavori di riparazione e collaborazione al restauro 11) Verifica della qualità del prodotto 12) Manutenzione ordinaria di macchine e strumenti 13) Registrazione dei dati tecnici e dei risultati del lavori Collocazione organizzativa Presso aziende artigiane che operano nell’ambito dell’intarsio e della scultura del legno. 2 Tavola 10: Qualifica per l’indirizzo “Intagliatore e scultore in legno” legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 37 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 38 TECNICO DELLA LAVORAZIONE DEL LEGNO Denominazione del diploma professionale Il tecnico di lavorazione artigianale del legno è una fi- gura professionale che, all’interno di piccole e medie im- prese, si occupa della progettazione e della realizzazione di manufatti in legno. L’ambito operativo principale è la partecipazione al processo produttivo nelle fasi di pro- gettazione, esecuzione e controllo: per questo è richiesta una buona preparazione tecnologica di base, la cono- scenza di mezzi grafici tradizionali e informatici nelle fase progettuale e la capacità di utilizzare tutte le tradi- zionali macchine per la lavorazione del legno nei pro- cessi di lavorazione, montaggio e finitura del manufatto ligneo. È inoltre necessario il pieno possesso di abilità tecniche tradizionali, quali l’intaglio e l’intarsio, per la realizza- zione di manufatti con caratteristiche tipiche o artistiche; tali abilità non escludono però una buona conoscenza di procedimenti produttivi tecnologicamente avanzati che prevedono l’utilizzo di centri di lavoro a controllo nume- rico. La visione globale del processo di produzione, unita ad una conoscenza di base dei problemi di finanza, ge- stione d’impresa, qualità, organizzazione aziendale, mar- keting possono favorire anche opportunità di creazione e sviluppo di impresa. Tecnico superiore della lavorazione del legno Anno di preparazione universitaria Tavola 11: Diploma “Tecnico della lavorazione del legno” Compiti caratteristici della comunità professionale (livello di diploma professionale) Continuità 2 Continuità 1 (diploma professionale superiore) legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 38 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 39 TECNICO DELL’ARREDAMENTODenominazione del diplomaprofessionale Il tecnico dell’industria del mobile e dell’arredamento svolge un ruolo di organizzazione e coordinamento delle varie fasi produttive ed ha competenze relative alla pro- gettazione di arredi per ambienti interni ed esterni. Per adempiere a questa duplice funzione deve saper svol- gere compiti quali: 1) Traduzione di un progetto esecutivo in termini di organizzazione della produzione aziendale attra- verso l’analisi sia degli aspetti economici e qualita- tivi che di quelli normativi e relativi alla sicurezza 2) Gestione dei sistemi informatici (CAD/CAM/CNC) per l’organizzazione della produzione 3) Coordinamento dei controlli qualitativi 4) Gestione della manutenzione 5) Dimensionamento e organizzazione di spazi fun- zionali ed elementi di arredo 6) Capacità di operare corrette scelte tecniche ed este- tico-formali 7) Formulazione di proposte compositive per ambien- tazioni di arredamento, per spazi pubblici e privati, interni ed esterni Tecnico superiore della lavorazione del legno Anno di preparazione universitaria Tavola 12: Diploma “Tecnico dell’arredamento” Compiti caratteristici della comunità professionale (livello di diploma professionale) Continuità 2 Continuità 1 (diploma professionale superiore) legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 39 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 40 2.4. Indicazioni su laboratori, stage e alternanza È opportuno fare alcune considerazioni sui laboratori, con particolare riferi- mento alle attrezzature, e sulle attività formative in collaborazione con le aziende: stage e alternanza. 2.4.1. I laboratori Nella progettazione delle attività formative è necessario considerare l’impor- tanza dei laboratori e delle relative attrezzature. Occorre, infatti, tenere presente il carattere polivalente della comunità profes- sionale al fine di formare un operatore qualificato che sia in grado di sviluppare un numero ampio e vario di competenze, evitando una formazione specialistica che presenterebbe un carattere angusto ed una eccessiva caratterizzazione su un sin- golo aspetto della professionalità. Per tali motivi, si consiglia la dotazione di laboratori e di attrezzature sintetiz- zata nella tavola 13. Tavola 13: Attrezzature per i laboratori Segue legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 40 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 41 Segue Segue legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 41 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 42 2.4.2. Lo stage Nella progettazione delle attività formative, va curata la pianificazione dello stage orientativo, formativo e di accompagnamento lavorativo. Nel primo anno, come stage orientativo, si prevede l’organizzazione di una o due visite consistenti in tre momenti essenziali: incontro con testimoni; osserva- zione della realtà; verifica. Nel secondo anno e nel terzo anno, è previsto lo stage di tipo formativo. Nel terzo anno, lo stage assume anche la connotazione di accompagnamento lavorativo in vista di un possibile sbocco nel mondo del lavoro. Queste attività da svolgere presso l’impresa costituiscono un aspetto rilevante del progetto, ragione per cui si definiscono i criteri riportati nella tavola 14. Segue legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 42 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 43 Ta vo la 14 :O rg an izz az io ne de llo sta ge Se gu e legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 43 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 44 Se gu e Se gu e legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 44 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 45 Se gu e legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 45 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 46 2.4.3. L’alternanza La metodologia dell’alternanza riprende ed accentua la didattica dello stage. Essa consente di realizzare un percorso formativo coerente e compiuto, nel quale si integrano reciprocamente attività formative di aula, di laboratorio ed esperienze svolte nella concreta realtà dell’organizzazione di lavoro e di impresa. La sua elaborazione richiede la definizione di un modello formativo che con- senta di conseguire delle qualifiche e dei diplomi di formazione, alternando forma- zione e lavoro basato sull’approccio pedagogico tipico della formazione professio- nale (valorizzazione delle esperienze lavorative, approccio induttivo, ecc.) all’in- terno del quadro di standard definiti per i percorsi formativi. Al fine di garantire che tali aspetti siano presenti, anche l’azienda, così come il Centro, dovrà attivare e mettere a disposizione risorse tecniche, umane e strutturali adeguate attraverso l’attivazione di un apposito presidio formativo aziendale secondo la logica dell’apprendimento organizzativo (learning organization). Ciò deve essere definito garantendo la continuità e l’organicità delle azioni, specie là dove le specificità organizzative e lavorative dell'azienda non consentono di acquisire “naturalmente” una visione ampia del processo di lavoro e delle com- petenze necessarie e il neo-inserito deve lavorare con operatori diversi. Per tutti questi motivi, va realizzata un’intesa tra le parti coinvolte, impresa ed organismo formativo, al fine di determinare lo “status” dei soggetti coinvolti (il giovane in alternanza), il ruolo della struttura formativa e dell’azienda e le modalità di collaborazione, gli aspetti gestionali (il sostegno al reddito dell’allievo, gli incentivi per le imprese e l’assistenza tutoriale), le modalità di certificazione del- l’esito positivo delle attività e di valutazione dei crediti formativi acquisiti dall’al- lievo. Le attività previste nell’ambito dell’alternanza formativa, elaborate entro un piano formativo personalizzato, sono: 1) Visita orientativa 2) Conoscenza dell’impresa e dei ruoli 3) Micro-realizzazione 4) Laboratorio di simulazione 5) Apprendimento in situazione 6) Project work Queste attività verranno realizzate – in forma combinata – secondo un piano formativo coerente con le caratteristiche degli allievi e valorizzando le potenzialità formative dell’impresa. legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 46 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 47 Parte seconda GUIDA PER IL PIANO FORMATIVO legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 47 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 48 legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 48 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 49 1. Sc he da pe r il pi an o fo rm at iv o La sc he da pe ri lp ia no fo rm at iv o è un el en co cr on ol og ic o di tu tte le un ità di ap pr en di m en to pr op os te su dd iv ise pe ri tre an ni fo rm at iv i. Si tra tta di un o sc he m a di rif er im en to ch e if or m at or ic om po ne nt id el te am di co rs o, in sie m e al tu to r- co or di na - to re ,d ev on o ad at ta re o rif or m ul ar e in ba se al l’e sp er ie nz a de lp ro pr io Ce nt ro e al le op po rtu ni tà te rri to ria li. Pr op on ia m o, co m e es em pi o, un pi an o fo rm at iv o pe ri 3 an ni ,c on un ità di ap pr en di m en to ch e sa ra nn o rip re se e sv ilu pp at e ne lla te rz a pa rte de lla pr es en te “G ui da ”. 1. 1. Sc he da pe ri lp ia no fo rm at iv o de lI an no D is eg ui to rip or tia m o la sc he da pe ri lp ia no fo rm at iv o de lp rim o an no . Se gu e legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 49 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 50 Se gu e Se gu e legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 50 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 51 Se gu e Se gu e legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 51 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 52 Se gu e Se gu e legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 52 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 53 Se gu e Se gu e legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 53 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 54 Se gu e legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 54 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 55 1. 2. Sc he da pe ri lp ia no fo rm at iv o de lI Ia nn o D is eg ui to rip or tia m o la sc he da pe ri lp ia no fo rm at iv o de ls ec on do an no . Se gu e legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 55 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 56 Se gu e Se gu e legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 56 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 57 Se gu e Se gu e legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 57 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 58 Se gu e Se gu e legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 58 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 59 Se gu e D ur an te il se co nd o an no è pr ev ist a, co m e el em en to es se nz ia le de lp er co rs o fo rm at iv o, l’e sp er ie nz a di sta ge ,d a sv ol ge rs i in ci rc a 16 0 or e, co n le m od al ità in di ca te in pr ec ed en za ne lla pr es en te “G ui da ”. legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 59 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 60 1. 3. Sc he da pe ri lp ia no fo rm at iv o de lI II an no D is eg ui to rip or tia m o la sc he da pe ri lp ia no fo rm at iv o de lt er zo an no . Se gu e legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 60 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 61 Se gu e Se gu e legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 61 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 62 Se gu e Se gu e legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 62 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 63 Se gu e D ur an te il te rz o an no è pr ev ist a, co m e el em en to es se nz ia le de lp er co rs o fo rm at iv o, l’e sp er ie nz a di sta ge ,d a sv ol ge rs ii n ci rc a 20 0 or e, co n le m od al ità in di ca te in pr ec ed en za ne lla pr es en te “G ui da ”. A se gu ito di qu es ta es pe rie nz a fo rm at iv a, ris ul ta es se re im po rta nt e fa re ffe ttu ar e un a re la zi on e di sta ge at tra ve rs o cu il ’a l- lie vo ab bi a l’o pp or tu ni tà di rif le tte re su ll’ es pe rie nz a re al iz za ta ,d ir iv ed er ne le di na m ic he e di ve rif ic ar e il pr oc es so di ap pr en - di m en to in es sa av ve nu to .Q ue sto al fin e di ai ut ar e l’a lli ev o a tra rre el em en ti sig ni fic at iv ie ge ne ra liz za bi li da llo sta ge ch e ha vi ss ut o, in vi sta di un fu tu ro in se rim en to la vo ra tiv o. legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 63 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 64 2. Pr os pe tti va te m po ra le de lp ia no fo rm at iv o La vi su al iz za zi on e gr af ic a de lp er co rs o, su dd iv iso ne it re an ni fo rm at iv i, pu ò fa ci lit ar e la co m pr en sio ne de lla su cc es sio ne te m po ra le de lle va rie un ità di ap pr en di m en to . 1) Pr im o an no A qu es te in di ca zi on is ul l’o rg an iz za zi on e de lp ia no fo rm at iv o è ne ce ss ar io ch e ve ng an o ag gi un ti: � In co nt ri pe rio di ci co n le fa m ig lie de gl ia lli ev i � LA RS A (d ir ec up er o e di ap pr of on di m en to ) � Va lu ta zi on e, at tu at a ai 2 liv el li (a ut o ed et er ov al ut az io ne )a lt er m in e di og ni U dA legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 64 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 65 2) Se co nd o an no A qu es te in di ca zi on is ul l’o rg an iz za zi on e de lp ia no fo rm at iv o è ne ce ss ar io ch e ve ng an o ag gi un ti: � In co nt ri pe rio di ci co n le fa m ig lie de gl ia lli ev i � LA RS A (d ir ec up er o e di ap pr of on di m en to ) � Va lu ta zi on e, at tu at a ai 2 liv el li (a ut o ed et er ov al ut az io ne )a lt er m in e di og ni U dA legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 65 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 66 3) Te rz o an no A qu es te in di ca zi on is ul l’o rg an iz za zi on e de lp ia no fo rm at iv o è ne ce ss ar io ch e ve ng an o ag gi un ti: � In co nt ri pe rio di ci co n le fa m ig lie de gl ia lli ev i � LA RS A (d ir ec up er o e di ap pr of on di m en to ) � Va lu ta zi on e, at tu at a ai 2 liv el li (a ut o ed et er ov al ut az io ne )a lt er m in e di og ni U dA legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 66 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 67 Parte terza DESCRIZIONE DELLE UNITÀ DI APPRENDIMENTO legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 67 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 68 legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 68 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 69 1. Unità di apprendimento per il I anno Per il primo anno vengono proposte le 6 UdA indicate nell’elenco seguente. Ogni UdA viene descritta tramite una scheda. Come strumenti dell’UdA 1 è stata proposta la scheda di informatica 1. legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 69 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 70 UdA n. 1/I Dossier sulla comunità professionale Scheda descrittiva Segue legno.qxd 11-01-2005 7:42 Pagina 70 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 71 Segue Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 71 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 72 Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 72 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 73 UdA n. 1/II Dossier sulla comunità professionale Strumenti: Informatica 1 Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 73 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 74 Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 74 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 75 UdA n. 2/I Armadietto attrezzature manuali Scheda descrittiva Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 75 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 76 Segue Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 76 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 77 Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 77 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 78 UdA n. 3/I Carro allegorico Scheda descrittiva Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 78 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 79 Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 79 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 80 UdA n. 4/I Simulazione acquisto di un motorino Scheda descrittiva Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 80 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 81 Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 81 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 82 UdA n. 5/I Evento finale Scheda descrittiva Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 82 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 83 Segue Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 83 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 84 Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 84 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 85 2. Unità di apprendimento per il II anno Per il secondo anno vengono proposte le 4 UdA indicate nell’elenco seguente. Ogni UdA viene descritta tramite una scheda. Come strumenti dell’UdA 1 sono state proposte le schede di informatica 2 e 3, mentre per l’UdA 2 sono elen- cati i moduli di formazione per il conseguimento del certificato di idoneità alla guida dei ciclomotori. legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 85 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 86 UdA n. 1/II Presentazione attività estiva Scheda descrittiva Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 86 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 87 Segue Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 87 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 88 Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 88 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 89 UdA n. 1/II Presentazione attività estiva Strumenti: Informatica 2 Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 89 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 90 Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 90 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 91 UdA n. 1/II Presentazione attività estiva Strumenti: Informatica 3 Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 91 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 92 Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 92 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 93 UdA n. 2/II Conseguimento della patente per il motorino Scheda descrittiva Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 93 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 94 Segue Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 94 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 95 Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 95 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 96 UdA n. 2/II Conseguimento della patente per il motorino Strumenti: “Moduli di formazione per il conseguimento del certificato di idoneità alla guida dei ciclomotori”1 MODULO A: NORME DI COMPORTAMENTO 1) Norme sulla precedenza a) Contenuti: • Norma generale sulla precedenza; regole e comportamenti da attuare in prossimità degli incroci • Uscita dal garage o dai parcheggi b) Normativa: Codice della strada, articolo 145 c) Verifica: questionario con domande specifiche tratte dai quiz d’esame 2) Norme di comportamento a) Contenuti: • Velocità • Posizione dei veicoli sulla strada • Manovra di sorpasso • Distanza di sicurezza • Svolta a destra e a sinistra • Cambio di corsia e cambio di direzione • Sosta e fermata • Trasporto di persone, animali o oggetti b) Normativa: Codice della strada, articoli 141, 142, 143, 148, 149, 154, 157, 158, 170 c) Verifica: questionario con domande specifiche tratte dai quiz d’esame 3) Cause di incidenti e comportamenti dopo gli incidenti; assicurazione; rispetto della vita e comportamento solidale a) Contenuti: • Gareggiare in velocità • Condizioni della strada • Condizioni atmosferiche • Condizioni di traffico • Visibilità 1 Tratto da: MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA, Il patentino a scuola, in: www.istruzione.it/patentino/lineeguida.shtml, 2004, 1-8. legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 96 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 97 • Comportamenti di sicurezza in caso di imprevisti • Abbigliamento del conducente • Spazio di frenata e di arresto • Intralcio alla circolazione • Inosservanza di norme, inesperienza, imprudenza • Comportamenti in curva • Trasporto passeggeri • Obbligo di assicurazione per la circolazione dei veicoli a motore • Segnalazione di un incidente sulla strada • Obbligo di fornire le generalità in caso di incidente • Obbligo di avvisare gli agenti in caso di feriti b) Normativa: Codice della strada, articoli 192, 193, 189, legge 24 dicembre 1969, n. 990 c) Verifica: questionario con domande specifiche tratte dai quiz d’esame 4) Elementi del ciclomotore e loro uso; comportamenti alla guida del ciclo- motore e uso del casco a) Contenuti: • Segnalazione visiva ed illuminazione dei veicoli • Clacson • Pneumatici • Posizione alla guida • Stabilità del veicolo • Freni • Specchietti retrovisori • Manutenzione del ciclomotore • Manomissione del ciclomotore • Dispositivo silenziatore • Casco • Documenti necessari per circolare sul ciclomotore • Divieto di usare telefonino e walkman • Comportamenti degli altri utenti e nei loro confronti b) Normativa: Codice della strada, articoli 152, 153, 171, 173 c) Materiali didattici: normativa di riferimento, quiz d’esame d) Verifica: questionario con domande specifiche tratte dai quiz d’esame MODULO B: SEGNALETICA 1) Segnali di pericolo e segnali di precedenza a) Contenuti • Segnaletica stradale • Forma e colori dei segnali di pericolo legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 97 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 98 • Distanza tra il cartello ed il pericolo presegnalato • Segnali: strada deformata, dosso, cunetta, curva pericolosa, doppia curva, passaggio a livello con e senza barriere, attraversamento tran- viario, attraversamento pedonale, attraversamento ciclabile, discesa peri- colosa, salita ripida, strettoie, strada sdrucciolevole, banchina pericolosa, luoghi frequentati da bambini, doppio senso di circolazione, caduta massi, semaforo, forte vento laterale, lavori in corso, diritto di prece- denza, preavviso di dare precedenza, preavviso di fermarsi e dare prece- denza, dare precedenza, confluenza laterale, stop, dare precedenza nei sensi unici alternati, diritto di precedenza nei sensi unici alternati b) Normativa: Codice della strada, articoli 38, 39; regolamento di esecuzione e di attuazione del Codice della strada articoli da 105 a 114 c) Verifica: questionario con domande specifiche tratte dai quiz d’esame 2) Segnali di divieto a) Contenuti: segnali: divieto di transito, senso vietato, divieto di sorpasso, li- mite massimo di velocità, divieto di segnalazioni acustiche, transito vietato ai pedoni, transito vietato alle biciclette, via libera, fine limitazione di velo- cità, fine del divieto di sorpasso, divieto di sosta, divieto di fermata, par- cheggio autorizzato b) Normativa: Codice della strada, articoli 38, 39; regolamento di esecuzione e di attuazione del Codice della strada, articoli da 105 a 114 c) Verifica: questionario con domande specifiche tratte dai quiz d’esame 3) Segnali di obbligo a) Contenuti: segnali: direzioni obbligatorie, preavviso di direzioni obbliga- torie, rotatoria, limite minimo di velocità, percorso pedonale, pista cicla- bile, percorso pedonale e ciclabile, alt polizia b) Normativa: Codice della strada, articoli 38, 39; regolamento di esecuzione e di attuazione del Codice della strada, articoli da 105 a 114 c) Verifica: questionario con domande specifiche tratte dai quiz d’esame 4) Segnali di indicazione e pannelli integrativi a) Contenuti: segnali: distanza, estesa, validità, inizio, continuazione e fine, incidente, zona soggetta ad allagamento, strada sdrucciolevole per pioggia, barriere, barriere direzionali, passaggio obbligatorio per veicoli operativi, senso unico, area pedonale, zona a traffico limitato, attraversamento pedo- nale, attraversamento ciclabile, uso corsie b) Normativa: Codice della strada, articoli 38, 39; regolamento di esecuzione e di attuazione del Codice della strada articoli da 105 a 114 c) Verifica: questionario con domande specifiche tratte dai quiz d’esame legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 98 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 99 5) Segnali luminosi, segnali orizzontali a) Contenuti: segnali: semaforo, lanterne semaforiche, strisce bianche longi- tudinali, strisce gialle longitudinali, frecce direzionali, isole di traffico, de- limitazione di fermata degli autobus in servizio pubblico, attraversamento pedonale, simbolo di passaggio a livello, striscia trasversale di arresto, at- traversamenti ciclabili b) Normativa: Codice della strada, articoli 38, 39; regolamento di esecuzione e di attuazione del Codice della strada, articoli da 105 a 114 c) Verifica: questionario con domande specifiche tratte dai quiz d’esame 6) Fermata, sosta e definizioni stradali Contenuti: definizioni stradali e di traffico Normativa: Codice della strada, articoli 3, 175 Verifica: questionario con domande specifiche tratte dai quiz d’esame MODULO C: EDUCAZIONE AL RISPETTO DELLA LEGGE 1) Valore e necessità della regola e rispetto dell’ambiente a) Contenuti: • Principio informatore della circolazione • Obblighi verso funzionari e agenti • Responsabilità civile e penale • Responsabilità del proprietario del ciclomotore e principio di solidarietà • Mancato rispetto delle norme • Precedenza ai veicoli in servizio di emergenza • Denuncio di smarrimento o furto dei documenti • Segnalazioni di pericolo sulla strada • Omissione di soccorso • Inquinamento acustico • Inquinamento atmosferico • Smaltimento olio esausto b) Normativa: Codice della strada, articoli 140, 155, 156, 192, 195, 196, 210, 215, 217; Codice penale, articolo 593 c) Verifica: questionario con domande specifiche tratte dai quiz d’esame 2) La salute a) Contenuti: • Stato psicofisico del conducente • Conseguenze provocate dall’uso di alcool • Conseguenze provocate dall’uso di droghe b) Normativa: Codice della strada, articoli 115, 186, 187 c) Verifica: questionario con domande specifiche tratte dai quiz d’esame legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 99 &7�FQRV���SB�B����SGI �� ������������������ 100 UdA n. 3/II Organizzazione di un viaggio Scheda descrittiva Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 100 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 101 Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 101 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 102 UdA n. 4/II Portone d’ingresso condominiale Scheda descrittiva Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 102 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 103 Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 103 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 104 3. Unità di apprendimento per il III anno Per il terzo anno vengono proposte le 4 UdA indicate nell’elenco seguente. Ogni UdA viene descritta tramite una scheda. Come strumenti dell’UdA 1 sono state proposte le schede di informatica 4 e 5, mentre per l’UdA 2 viene pre- sentata una scheda sulla storia di Roma antica e una scheda sulle quattro basiliche maggiori della città. legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 104 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 105 UdA n. 1/III Dossier sulla squadra del cuore Scheda descrittiva Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 105 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 106 Segue Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 106 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 107 Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 107 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 108 UdA n. 1/III Dossier sulla squadra del cuore Strumenti: Informatica 4 Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 108 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 109 Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 109 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 110 UdA n. 1/III Dossier sulla squadra del cuore Strumenti: Informatica 5 Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 110 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 111 Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 111 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 112 UdA n. 2/III Visita culturale a Roma Scheda descrittiva Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 112 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 113 Segue legno.qxd 11-01-2005 7:43 Pagina 113 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 114 UdA n. 2/III Visita culturale a Roma Strumenti: scheda sulla storia di Roma antica Riflessioni sulle vere origini di Roma2 (riferimento cronologico: 21 aprile 753 a.C.) La leggenda di Roma, fondata da Romolo, discendente di Enea, tramandataci dagli scritti di Tito Livio e di Virgilio, univa le origini latine alla discendenza greca: un insieme che piaceva molto ai Romani, orgogliosi della loro stirpe latina ma affascinati dalla cultura ellenistica. Ricostruire in modo certo le reali origini di Roma è cosa non facile, ma è si- curo che questa città nacque e si sviluppò in modo progressivo, attraverso una serie di alleanze tra villaggi presenti fin dall’anno 1000 a.C. su alcuni colli della sponda sinistra del Tevere, ed in particolare il Campidoglio, il Palatino, l’Esquilino e il Celio. La maggior parte di questi villaggi era di origine latina, ma non è da escludere che ci fosse già una presenza sabina e, addirittura, etrusca (Roma era al centro delle rotte tra l’Etruria e la Magna Grecia e non bisogna dimenticare che al sud esi- stevano anche colonie etrusche quali Volturnum, l’attuale Capua). Del resto sembra che il Celio derivasse il suo nome dal nobile etrusco Celio Vibenna e lo stesso nome di Roma potrebbe derivare dal termine “Romun” con cui gli etruschi identificavano il fiume Tevere. Altre fonti fanno risalire l’origine del nome Roma, al termine latino “Rumis” che indicava la “mammella”, con chiaro riferimento all’allattamento dei gemelli da parte della lupa o addirittura al latte dei fichi del famoso Fico Ruminale che fornì loro il nutrimento. Un’altra ipotesi ancora attribuisce l’origine del nome al termine greco “Rhome” che indicava la forza ed il coraggio dei suoi primi abitanti. Molti anni più tardi, attraverso calcoli complessi e non esenti da errori, si sta- bilì in modo convenzionale che Roma venne fondata il 21 aprile del 753 a.C. Recenti scavi hanno confermato che sul Palatino era presente una fortifica- zione quadrata risalente all’VIII secolo a.C.; in questo la storia leggendaria di Ro- 2 Tratto da: http://www.storiaspqr.it, 26/07/04. legno.qxd 11-01-2005 7:44 Pagina 114 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 115 molo che traccia un solco quadrato per poi edificare una fortificazione trova una conferma nell’archeologia. Scavi ancor più recenti, effettuati sul Campidoglio, hanno portato alla luce tracce di insediamenti risalenti addirittura all’età del bronzo (1400 a.C.). Questo sconvolge ancora di più il quadro della situazione, facendo supporre che il primo colle abitato della zona sia stato proprio il Campidoglio, probabilmente a causa della sua posizione strategica rispetto al Tevere. Nel sito http://www.storiaspqr.it è possibile trovare ulteriore materiale riguar- dante cronologia, mappe, personaggi, luoghi, curiosità. legno.qxd 11-01-2005 7:44 Pagina 115 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 116 UdA n. 2/III Visita culturale a Roma Strumenti: scheda sulle quattro basiliche maggiori di Roma3 Le quattro basiliche maggiori di Roma sono: 1) La basilica Vaticana che manifesta la chiesa ‘apostolica’ fondata sull’apostolo Pietro 2) La basilica Ostiense che rappresenta la chiesa ‘cattolica’ perché, come Paolo, non conosce confini alla sua missione 3) La basilica Lateranense che testimonia la chiesa ‘una’ sotto la guida del ve- scovo di Roma di cui è cattedrale 4) La basilica Mariana che esalta la chiesa ‘santa’ scaturita dal fianco di Cristo nato da Maria. Ora faremo una breve descrizione di ognuna di esse. 1) Basilica di San Pietro in Vaticano 3 Tratto e adattato da: www.roma2000.it e www.racine.ra.it/lcaligheri/Giubileo/porte.html. Venti secoli fa, un pescatore di Galilea, Pietro, fu conquistato da Cristo e da lui costituito capo dei suoi apostoli con arcana dichiarazione: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa”. Approdato a Roma, Pietro fu giustiziato presso l’obelisco vaticano e sepolto nella necropoli vicina. legno.qxd 11-01-2005 7:44 Pagina 116 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 117 La chiesa sorge nel luogo in cui Pietro e altri cristiani furono suppliziati, sulle fondamenta di una chiesa paleocristiana, che la tradizione vuole costruita sopra la tomba dell’Apostolo. Il porticato esterno alla basilica rappresenta simbolicamente un abbraccio ma- terno per tutti i pellegrini che giungono a Roma. La suggestiva piazza insieme al colonnato del Bernini fanno da cornice alla chiesa più grande della Cristianità, do- minata dalla grandiosa cupola del Michelangelo. La costruzione della basilica si estende attraverso il XVI sec. ad opera di Michelangelo, Giacomo della Porta e Domenico Fontana. L’interno della basilica è armonioso, tutto conduce al suo centro costituito dal baldacchino. C’è uno stretto legame tra la tomba di Pietro, l’altare, la basilica, è una catena spirituale e fisica che attraverso il sepolcro lega la chiesa di Roma a Cristo; il Vati- cano, quindi, diventa una nuova Terra Santa, una nuova Gerusalemme. La reliquia più importante è il “Sudario della Veronica”. 2) Basilica di San Paolo fuori le mura San Paolo, convertitosi sulla via di Damasco alla fede cristiana, fu portato nel 61 d.C. a Roma in catene; fu perseguitato e decapitato presso le “Acque Salvie”. Oggi la località prende il nome di “Tre fontane” perché scaturirono tre sorgenti dai punti in cui cadde la testa del santo. Nel luogo dove Paolo fu sepolto fu eretta un’edicola. Tre imperatori fecero costruire una grande basilica, distrutta in gran parte da un incendio nel 1823 e poi ricostruita grazie a contributi provenienti da tutto il mondo. legno.qxd 11-01-2005 7:44 Pagina 117 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 118 Il portico fuori dalla basilica costituisce una cesura con il mondo esterno, le quattro palme evocano Gerusalemme, una statua di S. Paolo invita al silenzio. Il vasto interno appare inatteso; quattro file di venti colonne in marmo aiutano a captare la presenza magnetica dell’instancabile evangelizzatore che vi è sepolto e che riempie gli spazi con la sua parola. Lo sguardo è attirato dal ciborio gotico, sorretto da colonne di porfido rosso, eretto sul sepolcro dell’apostolo. Sulle pareti della chiesa sono raffigurati 262 papi; questi ritratti sono una pre- rogativa della basilica per testimoniare la successione apostolica. I mosaici del- l’arco trionfale risalgono al V sec. d.C. e raffigurano un Cristo benedicente insieme a due angeli; sotto sono rappresentati Pietro e Paolo, quest’ultimo indica la sua tomba. Nell’abside è ritratto Cristo in trono tra i santi Pietro e Andrea, a destra, e Paolo e Luca, a sinistra. La piccola figura ai piedi di Cristo è papa Onorio III. Il chiostro di stile romanico-gotico, risalente al 1200, crea un’atmosfera di pace e tranquillità. 3) Basilica di San Giovanni in Laterano La basilica lateranense è la cattedrale di Roma e rappresenta la madre e il capo di tutte le chiese del mondo. Qui vissero tutti i papi, l’ultimo fu Bonifacio VIII, il quale annunciò qui il primo giubileo. L’edificio fu distrutto più volte: dai barbari nel V secolo, da un ter- remoto nel IX e da due incendi nel 1300. Venne poi abbandonata nel corso del me- dioevo. In occasione del giubileo del 1650, la basilica fu ristrutturata e divisa in dodici edicole, simbolo delle dodici porte della Gerusalemme celeste. La porta in bronzo segna un ideale trapasso tra la Roma pagana e la Roma cristiana. Il presbiterio ospita un abside con mosaici del ‘200 raffiguranti immagini di S. Francesco ristrutturati nel ‘800. legno.qxd 11-01-2005 7:44 Pagina 118 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 119 Il chiostro è di gusto raffinato, con richiami all’arte araba. Meta importante dei pellegrinaggii è la “Scala Santa”, identificata con quella salita da Gesù durante il processo. In cima alla scalinata si trova la cappella privata dei papi, che nel medioevo fu detta “Sancta Sanctorum”. 4) Basilica di Santa Maria Maggiore Santa Maria Maggiore è la più grande delle chiese dedicate alla Madonna; è la sola basilica che, nonostante i molteplici interventi decorativi, ha preservato la sua forma originaria. La basilica fu fatta costruire da papa Sisto III nel 432 per esaltare la divina maternità di Maria e rappresenta il primo santuario mariano della cristianità; per questo motivo è anche detta “piccola Betlemme”. All’interno, il colore intenso dell’oro, simbolo regale, dà l’idea dello splen- dore e del calore della luce materna. Nell’abside domina la figura della madre di Dio incoronata dal figlio (Teutokos), immagine voluta da Niccolò IV, primo papa francescano. L’arco trionfale raffigura la nascita e l’infanzia di Gesù. La basilica ha due cappelle nelle quali sono sepolti alcuni papi: Sisto V e Pio V (a destra) e Paolo V e Clemente VIII (a sinistra). La basilica è anche chiamata “Santa Maria del Presepe” perché in essa fu realizzato il primo presepe in pietra. legno.qxd 11-01-2005 7:44 Pagina 119 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 120 UdA n. 3/III Restauro di un armadietto stile ‘800 Scheda descrittiva legno.qxd 11-01-2005 7:44 Pagina 120 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 121 Segue Segue legno.qxd 11-01-2005 7:44 Pagina 121 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 122 Segue legno.qxd 11-01-2005 7:44 Pagina 122 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 123 ARTO A., La valutazione educativa: esigenze e presupposti psicologici, in: “Orientamenti pedagogici”, 39 (1992) 617-642. ARTO A., Psicologia dello sviluppo. I. Fondamenti teorico-applicativi Roma, AIPRE, 2002. BOLDIZZONI D. - MANZOLINI L. (a cura di), Creare valore con le risorse umane. la forza dei nuovi paradigmi nella direzione del personale, Milano, Guerini&Associati, 2000. COOPER C.L. (a cura di), Theories of Group Process, London, New York, John Willy & Sons, 1975. GRISOLIA A., MANZOLINI L., Dalle competenze alle professioni aziendali, in: BOLDIZZONI D. - MAN- ZOLINI L. (a cura di), Creare valore con le risorse umane. la forza dei nuovi paradigmi nella di- rezione del personale, Milano, Guerini&Associati, 2000, 25-69. KOLB D. A. - FRY R., Towards an Applied Theory of Experiential Learning, in: COOPER C.L. (a cura di.), Theories of Group Process, London, New York, John Willy & Sons, 1975, 33-57. Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, in GU n. 248 del 24.10.2001. Legge 14 febbraio 2003, n. 30, Delega al Governo in materia di occupazione e mercato del lavoro, in GU n. 47 del 26.2.2003. Legge 28 marzo 2003, n. 53, Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istru- zione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professio- nale, in GU n. 77 del 2.4.2003. MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA, Il patentino a scuola, in: www.istru- zione.it/patentino/lineeguida.shtml, 2004. NICOLI D. (a cura di), Linea guida per la realizzazione di percorsi organici di istruzione e formazione professionale, Roma, Tipografia Pio XI, 2004. REYNERI E., Sociologia del mercato del lavoro, Bologna, Il Mulino, 2002. BIBLIOGRAFIA legno.qxd 11-01-2005 7:44 Pagina 123 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 124 legno.qxd 11-01-2005 7:44 Pagina 124 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 125 INDICE INTRODUZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 PARTE I: PRESENTAZIONE E CRITERI METODOLOGICI 1. Impostazione generale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 1.1. Valenza educativa del lavoro nella prospettiva del PECUP . . 11 1.2. Impostazione metodologica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13 1.2.1. Modello di apprendimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13 1.2.2. Strutture delle UdA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 1.2.3. Collocazione della “Guida” nel quadro generale delle risorse 16 1.3. Indicazioni circa la valutazione e la gestione del portfolio . . . 17 1.3.1. Inquadramento di base . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17 1.3.2. Livelli della valutazione: auto ed eterovalutazione . . . . 17 1.3.3. Portfolio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18 1.3.4. Aspetti operativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19 1.4. Indicazioni circa l’esame finale di qualifica . . . . . . . . . . . . . . 28 1.4.1. Definizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28 1.4.2. Collocazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28 1.4.3. Natura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28 1.4.4. Struttura dell’esame . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29 1.4.5. Punteggi relativi alle diverse prove . . . . . . . . . . . . . . . 29 2. Presentazione della comunità professionale . . . . . . . . . . . . . . . . 30 2.1. Natura economica, sociale e culturale della comunità . . . . . . 30 2.2. Comunità professionale in prospettiva formativa . . . . . . . . . . 31 2.3. Figure professionali, livelli e continuità . . . . . . . . . . . . . . . . . 32 2.4. Indicazioni su laboratori, stage e alternanza . . . . . . . . . . . . . 40 2.4.1. I laboratori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40 2.4.2. Lo stage . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42 2.4.3. L’alternanza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46 legno.qxd 11-01-2005 7:44 Pagina 125 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 126 PARTE II: GUIDA PER IL PIANO FORMATIVO 1. Scheda per il piano formativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49 1.1. Scheda per il piano formativo del I anno . . . . . . . . . . . . . . . . 49 1.2. Scheda per il piano formativo del II anno . . . . . . . . . . . . . . . 55 1.3. Scheda per il piano formativo del III anno . . . . . . . . . . . . . . . 60 2. Prospettiva temporale del piano formativo . . . . . . . . . . . . . . . . 64 PARTE III: DESCRIZIONE DELLE UDA 1. Unità di apprendimento per il I anno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69 UdA n. 1: Dossier sulla comunità professionale . . . . . . . . . . . . . . 70 UdA n. 2: Armadietto attrezzature manuali . . . . . . . . . . . . . . . . . 75 UdA n. 3: Carro allegorico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 78 UdA n. 4: Simulazione dell’acquisto di un motorino . . . . . . . . . . . 80 UdA n. 5: Evento finale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 82 2. Unità di apprendimento per il II anno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85 UdA n. 1: Presentazione attività estiva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86 UdA n. 2: Conseguimento della patente per il motorino . . . . . . . . 93 UdA n. 3: Organizzazione di un viaggio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 100 UdA n. 4: Portone d’ingresso condominiale . . . . . . . . . . . . . . . . . 102 3. Unità di apprendimento per il III anno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 104 UdA n. 1: Dossier sulla squadra del cuore . . . . . . . . . . . . . . . . . . 105 UdA n. 2: Visita culturale a Roma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 112 UdA n. 3: Restauro di un armadio stile ‘800 . . . . . . . . . . . . . . . . . . 120 BIBLIOGRAFIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 123 INDICE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 125 legno.qxd 11-01-2005 7:44 Pagina 126 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 127 Pubblicazioni 2002-2004 nella collana del CNOS-FAP e del CIOFS/FP “Studi, progetti, esperienze per una nuova formazione professionale” La collana si propone di contribuire al dibattito suscitato in Italia dalla riforma del si- stema educativo proponendo studi, progetti ed esperienze relativi al sottosistema di istru- zione e di formazione professionale. Si riporta l’elenco dei volumi fin ora pubblicati. Studi 1) CIOFS/FP (a cura di), La formazione professionale per lo sviluppo del territorio. Atti del seminario di formazione europea, Castel Brando (Treviso), 9 - 11 settembre 2002. 2) MALIZIA G. - D. NICOLI - V. PIERONI (a cura di), Ricerca azione di supporto alla speri- mentazione della FPI secondo il modello CNOS-FAP e CIOFS/FP. Rapporto finale. 3) MALIZIA G. - V. PIERONI (a cura di), Ricerca azione di supporto alla sperimentazione della FPI secondo il modello CNOS-FAP e CIOFS/FP. Rapporto sul follow-up. 4) MALIZIA G. (coord.) - D. ANTONIETTI - M. TONINI (a cura di), Le parole chiave della formazione professionale. 5) RUTA G. (a cura di), Etica della persona e del lavoro. 6) CNOS-FAP (a cura di), Gli editoriali di “Rassegna CNOS” 1996-2004. Il servizio di don Stefano Colombo in un periodo di riforme. 7) CIOFS/FP (a cura di), Atti del XV seminario di formazione europea. Il sistema dell’i- struzione e formazione professionale nel contesto della riforma. Significato e percorsi. Progetti 8) BECCIU M. - A.R. COLASANTI, La promozione delle capacità personali. Teoria e prassi. 9) CNOS-FAP (a cura di), Centro Risorse Educative per l’Apprendimento (CREA). Pro- getto e guida alla compilazione delle unità didattiche. 10) COMOGLIO M. (a cura di), Prova di valutazione per la qualifica: addetto ai servizi di impresa. Prototipo realizzato dal gruppo di lavoro CIOFS/FP. 11) FONTANA S. - G. TACCONI - M. VISENTIN, Etica e deontologia dell’operatore della FP. 12) GHERGO F., Guida per l’accompagnamento al lavoro autonomo. 13) MARSILI E., Guida per l’accompagnamento al lavoro dipendente. 14) TACCONI G. (a cura di), Insieme per un nuovo progetto di formazione. 15) VALENTE L. - D. ANTONIETTI, Quale professione? Strumento di lavoro sulle professioni e sui percorsi formativi. 16) CIOFS/FP (a cura di), Un modello per la gestione dei servizi di orientamento. 17) NICOLI D. (a cura di), Linee guida per la realizzazione di percorsi organici nel sistema dell’istruzione e della formazione professionale. legno.qxd 11-01-2005 7:44 Pagina 127 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������ 18) NICOLI D. (a cura di), Sintesi delle linee guida per la realizzazione di percorsi organici nel sistema dell’istruzione e della formazione professionale. 19) CIOFS/FP - CNOS-FAP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi personalizzati. Comunità professionale alimentazione. 20) CIOFS/FP - CNOS-FAP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi personalizzati. Comunità professionale aziendale e amministrativa. 21) CIOFS/FP - CNOS-FAP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi personalizzati. Comunità professionale commerciale e delle vendite. 22) CNOS-FAP - CIOFS/FP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi personalizzati. Comunità professionale elettrica e elettronica. 23) CIOFS/FP - CNOS-FAP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi personalizzati. Comunità professionale estetica. 24) CNOS-FAP - CIOFS/FP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi personalizzati. Comunità professionale grafica e multimediale. 25) CNOS-FAP - CIOFS/FP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi personalizzati. Comunità professionale legno e arredamento. 26) CNOS-FAP - CIOFS/FP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi personalizzati. Comunità professionale meccanica. 27) CIOFS/FP - CNOS-FAP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi personalizzati. Comunità professionale sociale e sanitaria. 28) CIOFS/FP - CNOS-FAP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi personalizzati. Comunità professionale tessile e moda. 29) CNOS-FAP - CIOFS/FP (a cura di), Guida per l’elaborazione dei piani formativi personalizzati. Comunità professionale turistica e alberghiera. 30) ASSOCIAZIONE CIOFS/FP PIEMONTE (a cura di), Le competenze orientative. Un approccio metodologico e proposte di strumenti. 31) ASSOCIAZIONE CIOFS/FP PIEMONTE (a cura di), L’accoglienza nei percorsi formativo- orientativi. Un approccio metodologico e proposte di strumenti. Esperienze 32) CNOS-FAP PIEMONTE (a cura di), L’orientamento nel CFP. 1. Guida per l’accoglienza. 33) CNOS-FAP PIEMONTE (a cura di), L’orientamento nel CFP. 2. Guida per l’accompa- gnamento in itinere. 34) CNOS-FAP PIEMONTE (a cura di), L’orientamento nel CFP. 3. Guida per l’accompa- gnamento finale. 35) CNOS-FAP PIEMONTE (a cura di), L’orientamento nel CFP. 4. Guida per la gestione dello stage. 36) TONIOLO S., La cura della personalità dell’allievo. Una proposta di intervento per il coordinatore delle attività educative del CFP. Tip.: Istituto Salesiano Pio XI - Via Umbertide, 11 - 00181 Roma Tel. 06.78.27.819 - Fax 06.78.48.333 - E-mail: tipolito@pcn.net Gennaio 2005 legno.qxd 11-01-2005 7:44 Pagina 128 &7�FQRV���SB�B����SGI ��� ������������������

La corresponsabilità CFP-famiglia: i genitori nei CFP. Esperienza triennale nei CFP CNOS-FAP (2004-2006)

Autore: 
Mario Becciu - Anna Rita Colasanti
Categoria pubblicazione: 
Progetti
Anno: 
2006
Numero pagine: 
114
Mario BECCIU - Anna Rita COLASANTI La corresponsabilità CFP-famiglia: i genitori nei CFP Esperienza triennale nei CFP CNOS-FAP (2004-2006) 3 PRESENTAZIONE Il presente lavoro è frutto di una esperienza triennale sulla corresponsabilità CFP-famiglia realizzata con il CNOS-FAP nazionale negli anni 2004-2006. Tale esperienza, che ha visto impegnati 31 operatori della formazione profes- sionale nella promozione di una serie di iniziative progettuali indirizzate a favorire l’inserimento e il coinvolgimento attivo dei genitori, ha coinvolto 21 Centri. Nel corso del triennio il gruppo di lavoro ha partecipato ad un percorso for- mativo, guidato da Mario Becciu, sul tema della corresponsabilità e, dopo aver ri- flettuto sulle peculiarità di tipo giuridico, pedagogico e metodologico in essa im- plicate, ha individuato alcune iniziative volte, da una parte, a sensibilizzare e coin- volgere il personale direttivo e i formatori all’interno dei singoli Centri rappresen- tati, dall’altra, ad avviare esperienze di partecipazione diretta da parte dei genitori alla vita dei CFP. Il lavoro in oggetto, che vuole appunto documentare il percorso effettuato, si articola in quattro parti. La prima parte intende raccontare il lungo percorso giuridico-normativo, pe- dagogico e culturale attraversato dal nostro Paese nel negare prima, nell’acco- gliere poi, seppure parzialmente, fino a recepire totalmente la presenza dei genitori nei contesti istruttivi e formativi. La seconda parte presenta principi, condizioni e strategie per la realizzazione della corresponsabilità. Essa attinge ampiamente a contributi provenienti dalla realtà statunitense che a questo riguardo ha maturato già significative esperienze. Le indicazioni fornite, quindi, seppure preziose, vogliono essere soprattutto occa- sioni di riflessione e stimolo per avviare iniziative di corresponsabilità educativa nei nostri contesti. La terza parte riprende l’esperienza formativa realizzata nei CFP documen- tando ampiamente il percorso effettuato nel triennio e le diverse azioni che si sono prodotte. L’ultima parte, infine, consiste in un’appendice nella quale sono inclusi alcuni strumenti operativi ai quali attingere per realizzare eventuali attività all’interno dei Centri. Ci auguriamo che il presente contributo possa costituire un utile ausilio a co- loro che pioneristicamente decidono di farsi promotori di progetti orientati ad una reale corresponsabilità educativa. A.R.C. - M.B. 5 Primo capitolo IL RAPPORTO GENITORI SCUOLA: ASPETTI STORICO CULTURALI, NORMATIVI E PEDAGOGICI Scopo del presente capitolo è quello di delineare come si sia evo- luto il rapporto genitori scuola nel nostro Paese, sia dal punto di vista normativo che culturale e pedagogico. In particolare, nella prima parte di esso si cercherà di mettere in evidenza come, nella legisla- zione scolastica, si sia progressivamente passati dall’assegnazione ai genitori di un ruolo del tutto periferico e marginale, al riconoscimento di una loro partecipazione alle attività scolastiche, fino alla conside- razione della famiglia come una componente costitutiva e imprescin- dibile del sistema istruttivo e formativo. Nella seconda parte, si orienterà l’attenzione sul grado e l’entità della ricaduta che tali cambiamenti hanno avuto nell’ambito della formazione professionale. 1. Il rapporto genitori-scuola nella legislazione scolastica1 1.1. Dalla marginalità alla partecipazione Il ruolo, lo spazio e la partecipazione dei genitori all’interno del sistema scola- stico italiano hanno conosciuto diverse vicissitudini. Se partiamo dalla legge Casati del 1859 per arrivare a tempi più recenti che precedono l’ultima riforma possiamo renderci conto di quanto il rapporto genitori scuola abbia attraversato un complesso e delicato cammino. La legge Casati – che pone a carico dello Stato italiano la responsabilità del- l’azione educativa del popolo e avvia una prima positivizzazione del principio della obbligatorietà e gratuità dell’istruzione, almeno elementare – rappresenta, rispetto alla legislazione precedente che conferiva alla famiglia un ruolo del tutto margi- nale, un timido passo avanti. Infatti, mentre nella legislazione precedente gli studi effettuati all’interno della famiglia o in istituzioni private non godevano di fatto di alcun riconoscimento giuridico, con la legge Casati i genitori possono, in nome della libertà di insegnamento, far impartire in famiglia l’istruzione ai propri figli, purché questi sostengano poi nelle scuole statali gli esami di ammissione o di li- cenza. Al di là di questo, tuttavia, la presenza dei genitori nel sistema scolastico 1 Nella trattazione di questo paragrafo si è fatto riferimento a Di Pol (2003). 6 non è contemplata, anzi la cultura laico liberale nutre una sostanziale sfiducia nei confronti della famiglia quale agenzia educativa. A difendere e ribadire il primato educativo della famiglia vi è soltanto la pedagogia di ispirazione cattolica. La legge Coppino del 1877 impone ai genitori di inviare i propri figli a scuola fino al compimento del nono anno di età, sebbene non preveda sanzioni per gli ina- dempimenti. Ai Comuni viene affidato l’obbligo di istituire scuole, proporzional- mente alle proprie disponibilità finanziarie, e ai genitori viene concessa la libertà di organizzare corsi di religione per le elementari laddove manchi un’attivazione da parte dei Comuni. Il diffondersi del positivismo fa sì che alla famiglia venga riservato un ruolo educativo sempre più marginale; solo la scuola pubblica, infatti, può impartire alle nuove generazioni un’educazione capace di stare al passo con il progresso. La legge Orlando del 1904 estende l’obbligo scolastico dal nono al dodice- simo anno di età, impone ai Comuni di istituire scuole almeno fino alla quarta classe e di assistere gli alunni più poveri. Intanto, in ambito pedagogico, giungono sollecitazioni volte a sensibilizzare le autorità scolastiche circa l’importanza, sul piano educativo, di un rapporto collaborativo tra scuola e famiglia (Montessori, 1909; Agazzi, 1898). La legge Credano del 1911 avvia il passaggio, sebbene in forma molto gradua- le, delle competenze e delle funzioni, circa la gestione delle scuole, dai Comuni allo Stato. Riguardo il rapporto con la famiglia, degna di nota è una Circolare dello stes- so Ministro in cui sono impartite alcune indicazioni per la costituzione di “Comitati di padri di famiglia”. Tali comitati, presieduti dal direttore didattico e dal preside, hanno una funzione essenzialmente consultiva, concernente questioni quali: orario, lavoro a casa da parte degli alunni, disciplina, igiene scolastica. I genitori sono, in- vece, esclusi dai consigli scolastici provinciali composti unicamente da rappresentanti di governo e degli enti locali e da rappresentanti del corpo docente. La Riforma Gentile del 1923 rivendica i diritti dello Stato educatore. “Nella scuola lo Stato realizza se stesso. Perciò lo Stato insegna e deve insegnare: deve mantenere e favorire le scuole”. L’assetto scolastico, disegnato da Gentile, si ispira all’ideologia politica fascista che riteneva venuto meno nella società contempo- ranea il ruolo educativo svolto dalla famiglia, la quale, per motivi di ordine sociale, veniva sostituita dallo Stato. I fini educativi sono definiti dallo Stato ed imposti a tutte le istituzioni, famiglia compresa. Ancora una volta è il Magistero della Chiesa ad opporsi alla negazione alla fa- miglia dei suoi diritti educativi e a ribadirne il diritto naturale nell’educazione dei figli. Ma è solo con la Costituzione della Repubblica Italiana promulgata nel ‘47 ed entrata in vigore nel ‘48, che la famiglia viene nuovamente riconosciuta nei suoi di- ritti educativi. In particolare l’art. 29 recita: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” e l’art. 30 prosegue: “È do- vere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio”. 7 Sempre nello stesso anno, la “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”, nell’art. 26 afferma che “I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai propri figli”. Si pongono così le basi per un rapporto scuola-famiglia orientato alla pari di- gnità. L’allora Ministro Gonella nel suo disegno di legge del 1951, indirizzato a ri- formare il sistema scolastico – disegno che per altro non fu poi approvato – preve- deva una serie di iniziative volte ad intensificare il rapporto scuola-famiglia tra le quali la presenza dei genitori nel consiglio scolastico provinciale. Nel 1953, allo scopo di analizzare i problemi connessi al rapporto scuola-fami- glia in funzione di un agire educativo condiviso, viene istituito il Centro Didattico Nazionale per i rapporti scuola-famiglia. Durante la contestazione del ‘68, la famiglia come istituzione viene messa for- temente in discussione; ciononostante, nel convegno del CEDE del 1970, si indi- vidua, tra gli interventi prioritari da realizzare nella scuola, l’attivazione della par- tecipazione di tutte le componenti scolastiche, famiglia compresa. I Decreti delegati del 1974 rappresentano la risposta legislativa alle contesta- zioni studentesche, da un lato, e ai nuovi atteggiamenti degli intellettuali democra- tici e progressisti dall’altro, che avvertono come non più inviabile l’attuazione di una scuola diversa, orientativa e promozionale. I Decreti delegati segnano una svolta rispetto ad un certo modo di concepire la scuola: essa diviene una struttura non più verticistica, ma orizzontale, in cui l’organizzazione e il funzionamento ai diversi livelli amministrativo, didattico, educativo, sono affidati a organi di carat- tere collegiale democratico che, nel rispetto delle singole competenze, assicurano la partecipazione di tutta la comunità educativa alla vita della scuola e, quindi, anche da parte dei genitori. Sanciscono così l’ingresso formale e formalizzato dei genitori nei luoghi dell’istruzione definendo il quadro della partecipazione familiare alle at- tività della scuola. Tale partecipazione, tuttavia, come avremo modo di precisare più avanti, non è esente da difficoltà, sia di ordine gestionale che sociale e, dopo un iniziale coinvol- gimento, si assiste ad un calo di tensione nella partecipazione e il clima di fiducia e confronto che la legge mirava a creare tra le due istituzioni si traduce, nella mag- gior parte dei casi, in un nulla di fatto. Il tema della partecipazione viene ripreso intorno agli anni ‘90 con la scuola del- l’autonomia che apre nuovi spazi alla presenza della famiglia nella scuola intesa co- me comunità educativa. L’autonomia scolastica infatti, ripropone in maniera inedita l’istanza della partecipazione: da un regime scolastico dipendente dal Ministero e dai Provveditorati si passa ad una scuola di territorio vista come impresa sociale di ser- vizio educativo e di istruzione, corresponsabilmente gestito (Nanni, 2003, 32). 1.2. Alcuni nodi problematici Come anticipato, il rapporto scuola-famiglia non è stato e non è esente da dif- ficoltà. Incomprensioni reciproche, difficoltà relazionali e prese di posizione hanno 8 reso talvolta impossibile la tanto auspicata collaborazione e si sono più spesso veri- ficati comportamenti, quali: fuga e rifiuto di incontrare l’altro, scontri, contrapposi- zioni più o meno manifesti. Dal 1974 ad oggi la partecipazione dei genitori alla vita scolastica ha incon- trato e incontra ostacoli di varia natura legati a fattori di ordine culturale, norma- tivo, organizzativo-gestionale, educativo. Da un punto di vista culturale, nonostante il fenomeno della scolarizzazione di massa abbia già da tempo obbligato tutti a non interpretare il ruolo e le fun- zioni della scuola nella sola prospettiva istruttiva, ma anche, e soprattutto, forma- tiva, molti degli stessi operatori della scuola non riescono a compiere il previsto salto di qualità. La percezione dell’istruzione come mondo distinto e separato da quello dell’educazione, esplicantesi nella trasmissione culturale di saperi com- plessi, ha indotto la scuola a guardare alla famiglia come ad un soggetto istituzio- nale debole, chiamato ad adeguarsi alle decisioni assunte in ambito scolastico (Pati, 2003). Ne consegue una dicotomia tra gli aspetti istruttivi e quelli educativi con la na- turale separazione degli spazi, dei contenuti e degli attori delle azioni istruttive ed educative: da una parte i docenti, dall’altra i genitori; da una parte la scuola, dal- l’altra la famiglia. Quest’ultima, d’altro canto, è stata spesso connivente con tale dicotomia pen- sando alla scuola solo ed esclusivamente in relazione al rendimento scolastico del figlio e vivendo, conseguentemente, la relazione con essa e con i suoi rappresen- tanti secondo una prospettiva soggettivistica. Da un punto di vista giuridico-normativo, la partecipazione per delega agli Or- gani Collegiali, come da DPR 31/5/74, n. 416, art. 1, ha favorito la mancanza di una presa in carico personale da parte dei singoli genitori con il progressivo ed ine- sorabile deterioramento di tale forma di partecipazione democratica alla vita degli istituti (nella scuola secondaria di secondo grado si è arrivati ad una flessione del 70% dei genitori elettori). Gli aspetti organizzativo-gestionali, poi, non hanno agevolato il processo di coeducazione genitori-docenti. L’attenzione eccessiva alla burocratizzazione delle procedure interne ed esterne alla scuola ha prevalso sulla possibilità di realizzare percorsi educativi condivisi dalle famiglie. Non è stato facile, inoltre, promuovere iniziative innovative che partissero dalle realtà locali in un mondo istituzionale completamente governato dall’alto con stili organizzativi di tipo centralistico statale e con conseguente valorizzazione degli aspetti formali e burocratici nelle relazioni sociali ad intra e ad extra. Infine, in un’ottica prettamente educativa, le vicende sociali che hanno visto in questi ultimi decenni la caduta di proposte valoriali unitarie e la crisi delle agenzie educative tradizionali hanno contribuito al determinarsi di insicurezze ed incertezze da parte degli educatori, con il conseguente rifugio nel privato sociale e familiare. A tale riguardo, studi condotti in vari Paesi hanno messo in evidenza come ci siano tra genitori e docenti timori e insicurezze spesso speculari, correlati proprio al 9 ruolo sociale che ricoprono, ossia quello di educatori. Tra questi, il timore di essere giudicati, il sentirsi responsabili delle difficoltà e/o del fallimento educativo del progetto formativo del figlio/alunno, la paura di perdere il proprio potere e la pro- pria credibilità, l’ansia di vedere messi in discussione i principi e i valori che sono alla base delle proprie condotte parentali/professionali. A tali fattori di ordine culturale, normativo, organizzativo-gestionale, educa- tivo, si aggiungono poi alcune difficoltà concrete legate ad atteggiamenti e convin- zioni propri di docenti e genitori. Non di rado alcuni operatori scolastici tendono a vedere nel maggiore coinvol- gimento dei genitori un fattore interferente e di complicazione, piuttosto che una ri- sorsa per il proprio lavoro. D’altra parte, i genitori stessi sono per la maggior parte sprovvisti delle infor- mazioni necessarie per comprendere le loro nuove responsabilità e i loro spazi di coinvolgimento e di azione. Non va dimenticato che, frequentemente, il coinvolgimento dei genitori, anche per iniziative limitate nello spazio e nel tempo incontra difficoltà. Oltre alla mancanza di tempo, ragione più spesso chiamata in causa dagli stessi genitori, possono nascondersi: la convinzione di non essere in grado di partecipare e la riluttanza ad interferire nel lavoro dell’insegnante; un senso di inadeguatezza per non essere buoni genitori; il timore del confronto; la paura di rendere note si- tuazioni familiari a volte poco serene o spiacevoli; l’idea della scarsa utilità del proprio contributo o della propria partecipazione. 1.3. Dalla partecipazione alla corresponsabilità Con la riforma 53/2003, più nota come riforma Moratti, la famiglia diviene a tutti gli effetti partner della scuola. Ad essa si richiede non più semplicemente di partecipare, ma di condividere con responsabile protagonismo la progettualità edu- cativa di istituzioni scolastiche ed extrascuola (Cannarozzo, 2004). Così, mentre nella legislazione precedente sono riconosciuti ai genitori diversi ambiti di responsabilità, tuttavia essi restano ancora una componente esterna chia- mata a dare il proprio contributo alla gestione socio-educativa della scuola, nell’at- tuale normativa il protagonismo dei genitori viene esteso a nuovi ambiti di azione, finora di competenza esclusiva della scuola. Per la prima volta, i genitori assumono un ruolo costitutivo all’interno di essa e possono partecipare alla stesura di docu- menti fondanti per l’istituzione scolastica stessa. In particolare, essi possono: a) partecipare direttamente alla stesura del piano di studi personalizzato; b) collaborare alla raccolta di informazioni e di documentazione per la compila- zione del portfolio; c) accedere alla quota facoltativa del curricolo; d) partecipare alla scelta dei laboratori sulla base delle informazioni e delle indi- cazioni fornite dal docente tutor (Lucidi, 2003, 204 ss.). 10 I genitori sono, pertanto, considerati “partner” dei docenti nella costruzione del progetto educativo e l’autonomia scolastica è chiamata ad interloquire costante- mente con la componente genitoriale. Viene introdotto nelle scuole lo “status” giu- ridico del genitore circa la titolarità relativa ai diritti educativi nella relazione con la scuola e con i docenti. La rinnovata configurazione del rapporto scuola-famiglia si evince già dai primi articoli della riforma (L. 53/03). Nell’art. 1, comma 1, si legge che la crescita e la valorizzazione di ogni allievo dovrà avvenire “nel rispetto dei ritmi dell’età evolutiva, delle differenze e dell’identità di ciascuno e delle scelte educative della famiglia, nel quadro della cooperazione tra scuola e genitori, in coerenza con il principio dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e secondo i principi sanciti dalla Costituzione.”. Nell’art. 2, comma 1, lettera c, “è assicurato a tutti il diritto al- l’istruzione e alla formazione per almeno dodici anni o, comunque, sino al conse- guimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età”. Si amplia, pertanto, il concetto di obbligo scolastico modificando il rapporto tra genitori e scuola. Que- st’ultimo “non è più determinato dal mero obbligo di istruzione (che determina una sorta di rapporto unidirezionale, dal genitore alla scuola) e si configura, invece, come un contratto di prestazione scolastica fra i genitori e l’istruzione, che im- pegna entrambi reciprocamente” (Versari, 2004, 1). Nei decreti legislativi emanati successivamente verrà poi, a più riprese, riba- dita la primaria responsabilità educativa dei genitori e specificati ancora più chiara- mente i compiti spettanti alle famiglie nella prospettiva della corresponsabilità. Ma quali sono i fondamenti legislativi su cui la riforma basa il primato della famiglia in materia di educazione e, quindi, il diritto della stessa di diventare partner della scuola? Una prima base giuridica è rappresentata dalla Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo e dalla stessa Costituzione. Nella Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo, tanto nei principi come negli arti- coli è sottolineata sia la primaria responsabilità della famiglia nell’orientamento e nell’educazione dei figli, sia l’impegno dello Stato a rispettare il diritto e il dovere dei genitori di guidare gli stessi nell’esercizio del diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione. Nella Costituzione, particolarmente agli artt. 2, 29, 30 e 34 viene messo in luce il diritto dei minori di usufruire di un’educazione, di un’istruzione e di una forma- zione da parte della famiglia e della scuola; e viene ribadito il dovere e il diritto dei genitori di mantenere, istruire ed educare i figli. Ciò che tuttavia ha dato vero impulso alla attuale normativa è la modifica del Titolo V della Costituzione (legge 3 del 18.10.2001) con i quattro principi che esso mette in gioco: sussidiarietà orizzontale e verticale, equità, solidarietà e responsa- bilità. Il nuovo assetto costituzionale segna, come vedremo, il passaggio da una ge- stione gerarchica della scuola da parte dello Stato ad una gestione poliarchia da parte di tre soggetti rilevanti: lo Stato, che detta le norme generali e i principi fon- 11 damentali; le Regioni, che concorrono a determinare gli altri aspetti in materia di istruzione; le singole autonomie scolastiche che elaborano l’offerta formativa con- creta. A questi si uniscono le famiglie alle quali è assicurata la libertà di scelta edu- cativa e gli insegnanti ai quali è assicurata la libertà di insegnamento (Versari, 2003). Ma vediamo in concreto cosa implicano i 4 principi suddetti. Secondo il principio di sussidiarietà verticale, è l’ente autonomo più vicino al cittadino che deve rispondere per primo ai suoi bisogni; solo qualora questo non fosse in grado di provvedere adeguatamente è l’ente successivo, sino allo Stato, a supplire a tale inabilità. Secondo il principio di sussidiarietà orizzontale, invece, ciò che può essere fatto dalla famiglia e, via via, da altre “formazioni sociali”, è opportuno che non sia avocato dalle istituzioni territoriali. Ne deriva che la famiglia è in posizione di con- tiguità con la scuola e gli altri enti territoriali, acquistando un diverso peso giuri- dico. Il principio di equità assicura a tutti i cittadini giustizia in educazione, pertanto l’applicazione di esso garantisce che non vi sia difformità nel servizio alle famiglie. Il principio di solidarietà implica l’impegno, da parte dei soggetti operanti nella società, a sviluppare una rete di collaborazione mirata alla promozione e allo sviluppo della persona umana. E, da ultimo, il principio della responsabilità da parte dello Stato, delle istitu- zioni scolastiche, delle famiglie e degli enti territoriali, senza il quale vengono a decadere i principi suddetti (Cannarozzo, 2004). La ricaduta di tutto questo sul piano educativo è di grande portata: al centro dell’azione educativa è la persona umana e alla sua crescita e al suo sviluppo dovrà concorrere l’intera comunità. Diventa quindi più chiaro il concetto stesso di corre- sponsabilità che va molto oltre la semplice partecipazione per tradursi in coopera- zione fattiva tra famiglia, scuola e territorio in un progetto mirato a promuovere il migliore sviluppo delle persone in crescita. 2. La rilevanza pedagogica della corresponsabilità Se fino ad ora abbiamo messo in evidenza i fondamenti normativi della corre- sponsabilità scuola-famiglia, così come ipotizzata nell’attuale riforma, in questo paragrafo intendiamo porre in luce le istanze di natura pedagogica che ne avvalo- rano e ne sostengono l’importanza. In primo luogo, la corresponsabilità tra scuola e famiglia viene oggi identifi- cata come uno dei principali fattori protettivi per lo sviluppo personale e scolastico dei ragazzi, particolarmente di coloro che si trovano in condizioni di vulnerabilità e di rischio (Christenson, 2001). Famiglia e scuola rappresentano, infatti, i microsistemi più significativi con i quali i ragazzi vivono un contatto consistente nello spazio e nel tempo e quanto più tali sistemi sono in grado di operare in sinergia, tanto più si potenzia l’efficacia del- 12 l’azione educativa e si promuove il benessere. Infatti, poiché quest’ultimo è dato dal grado di accordo psicosociale, ossia dal grado di armonia che esiste tra le aspettative e le capacità dell’individuo e le richieste e le risorse della rete sociale, e poiché ogni individuo appartiene a più di un sistema, quanto più elevato è il grado di compatibilità tra i diversi sistemi sociali nell’interagire con l’individuo, tanto più c’è salute (Murrell, 1973). L’accordo intersistemico tra famiglia e scuola viene per- tanto individuato come un importante fattore di tutela della salute, nonché elemento chiave per il successo del percorso formativo. In secondo luogo, anche a motivo della trasformazione generalizzata e consi- stente della struttura familiare, la scuola acquisisce sempre di più compiti che un tempo erano considerati di pertinenza esclusiva delle famiglie. Da essa non ci si aspetta solo di apprendere nozioni, metodi, contenuti, ma competenze di vita; ad essa non compete più solo l’istruzione, ma il benessere psicofisico e relazionale: igiene, salute, alimentazione, norme di condotta, prevenzione del disagio. Come può la scuola pensare di assolvere a tutto questo facendo a meno dei genitori? Forse, mai come in questo momento storico si avverte la necessità che famiglia e scuola si riapproprino con forza del loro ruolo educativo dando vita ad un’azione complementare e sinergica funzionale al divenire armonico della persona. Inoltre, la possibilità di una reale partnership tra spazio domestico e spazio scolastico può favorire un ampliamento del concetto stesso di educazione. Da essa, infatti, sono agevolati non solo l’apprendimento e la socializzazione dei figli, ma la formazione e la crescita socio-culturale delle famiglie, della comunità scolastica e della più ampia comunità di appartenenza. In altri termini, nella misura in cui fami- glia e scuola lavorano insieme facendo ciascuna tesoro delle risorse e del sostegno dell’altra, tanto più si può realizzare il cosiddetto “potere integrativo” in cui cia- scuno utilizza il proprio potere sviluppando il potere dell’altro. Infine, la maggiore consapevolezza, da parte dei genitori, di ciò che si verifica nella vita scolastica sia dal punto di vista organizzativo-gestionale che educativo- istruttivo può contribuire ad abbattere una percezione di estraneità e di conseguente inadeguatezza, che spesso ostacola la collaborazione e talvolta anche il semplice contatto. 3. Il ruolo dei genitori nei CFP Quanto espresso finora circa il ruolo dei genitori nella scuola fa essenzial- mente riferimento al mondo dell’istruzione. Come si presenta la situazione nella formazione professionale? Esiste una sua specificità? Il ruolo dei genitori nei Centri di Formazione Professionale (CFP) appare, dal punto di vista legislativo, decisamente marginale. Non sembrano esistere supporti normativi e giuridici che giustifichino una loro presenza all’interno dei Centri. Un riferimento a longe può essere rintracciato nelle legge 845/78, art. 3, quando, nello stabilire poteri e funzioni delle Regioni, attribuisce ad esse il compito 13 di “assicurare il controllo sociale della gestione delle attività formative attraverso la partecipazione di rappresentanti degli enti locali, delle categorie sociali e degli altri enti interessati”. Pur non facendo alcun riferimento ai genitori in senso esplicito, il CNOS-FAP e la CONFAP hanno voluto individuare nella dizione “categorie so- ciali” anche la componente familiare nella promozione di un comitato di controllo sociale della gestione delle attività formative (Presenza CNOS-FAP, 1995). La stagione dei Decreti delegati (DPR 31/5/74) sembra non aver, in alcun modo, coinvolto il mondo della formazione professionale. Alla totale assenza di strumenti normativi non corrisponde, d’altro canto, una situazione analoga nelle prassi quotidiane dei CFP. L’analisi delle singole realtà evidenzia, infatti, una costante attenzione al mondo genitoriale, soprattutto nei CFP di ispirazione cristiana. È tradizione di tali Centri, infatti, coinvolgere i genitori, soprattutto, all’interno di attività celebrative, in occasioni di festività e nella programmazione e realizzazione di attività extracur- ricolari. Sulla spinta dei progetti, che si sono diffusi nel nostro Paese a partire dagli anni ’80, sia di sostegno alla genitorialità, sia di prevenzione del disagio giovanile, con particolare riferimento all’abuso di sostanze, anche i CFP, seppur in forma molto più limitata, hanno partecipato alle molteplici attività che hanno coinvolto le scuole di ogni ordine e grado. L’analisi delle buone prassi evidenzia attività di for- mazione degli adulti e scuole per genitori (Tonolo, 1998), attività di orientamento che hanno coinvolto anche la componente genitoriale (Pavoncello, 2003) e, soprat- tutto, attività di socializzazione tra genitori in occasioni di festività annuali. In una recente indagine condotta dal Centro Studi per la Scuola Cattolica sulle modalità di partecipazione, cooperazione e corresponsabilità dei genitori (Malizia, Pieroni, Stenco, 2004, 43-53), emerge che la maggioranza della formazione profes- sionale e una parte non trascurabile di insegnanti e genitori degli altri ordini di scuola condivide una concezione debole del coinvolgimento dei genitori. In parti- colare, quest’ultimo sembrerebbe limitato all’organizzazione di attività extracurri- colari e alla progettazione e alla realizzazione di manifestazioni religiose, ma certa- mente non prevede, almeno nella maggior parte dei casi, una partecipazione fattiva ai processi innovativi, alla scelta degli indirizzi e delle sperimentazioni, ai problemi disciplinari, alla determinazione degli orari e all’acquisto di strumenti e attrezza- ture. Come avremo modo di specificare nel terzo capitolo, una ricognizione su 21 CFP CNOS-FAP, su un totale di 63, ha evidenziato come, relativamente alle se- guenti dimensioni: costitutiva, organizzativo-gestionale, associativa, educativa, for- mativa, di socializzazione, territoriale, la realtà sia ancora molto distante da quanto viene previsto dalla riforma. In relazione, infatti, alla dimensione costitutiva, vale a dire alla possibilità che la componente genitoriale partecipi alla elaborazione e costituzione di elementi strutturali, innovativi e fondanti la vita scolastica, nessuno tra i 21 Centri esaminati prevede iniziative al riguardo. 14 In riferimento alla dimensione organizzativo-gestionale (determinazione di norme e procedure per la gestione della vita dei Centri) si evidenziano soltanto ele- menti di partecipazione formale da parte dei genitori nel compilare, ad es., moduli di accettazione del contratto formativo o per apporre firme in documenti legati alle pratiche della certificazione di qualità. Per quanto concerne la dimensione associativa, intendendo con essa la pre- senza nei Centri di forme associative genitoriali, come ad es. l’AGE, soltanto in uno dei Centri presi in considerazione esiste una associazione di genitori, seppur a legame debole e non inserita in organismi regionali o nazionali. La dimensione educativa concerne tutto quell’insieme di iniziative tese a in- centivare il ruolo genitoriale e a ottimizzare le competenze educative in ambito fa- miliare. Al riguardo, mentre nelle scuole si sono diffuse tante esperienze di so- stegno educativo alla genitorialità, nei CFP del CNOS-FAP gli interventi, in questo settore, sembrano essere limitati e rispondenti più allo specifico delle comunità sa- lesiane, piuttosto che ad una chiara progettualità dei Centri. La dimensione formativa concerne la possibilità che i CFP si facciano promo- tori di iniziative formative rivolte ai genitori in quanto persone, professionisti e bi- sognosi di miglioramento di se stessi nella prospettiva della formazione continua individuale. Nonostante tali esperienze inizino a diffondersi, anche con un ruolo at- tivo da parte di alcuni CFP, soprattutto in alcune Regioni del Nord Est, non risul- tano essere presenti nelle esperienze dei Centri CNOS-FAP considerati. Sono, invece diffuse, in tutti i Centri considerati, attività legate alla dimensione della socializzazione. Tra queste, occasioni di tipo celebrativo come la festa di Don Bosco ed esperienze connesse alla conclusione dell’anno formativo, alla presenta- zione dei prodotti degli allievi, a tradizioni locali (es. la castagnata autunnale). In riferimento alla dimensione territoriale che include l’insieme delle attività che vedono coinvolti i genitori in esperienze di rete, legate al territorio, non si regi- strano iniziative di particolare interesse. L’analisi dell’esistente nella maggior parte dei CFP, in riferimento alla pre- senza dei genitori, mette in luce, pertanto, come la corresponsabilità dei medesimi sia più un obiettivo da raggiungere che una realtà già avviata. Si è convinti, d’altra parte, che nel momento in cui la riforma scolastica chiede al mondo dell’istruzione e della formazione professionale di realizzare quanto da sempre ha rappresentato un punto forte della tradizione delle scuole e dei CFP di ispirazione cristiana, sa- rebbe paradossale non impegnarsi per l’attivazione di processi, strategie e proce- dure che favoriscano il pieno inserimento della componente genitoriale, in termini costitutivi e non più semplicemente partecipativi. 15 Secondo capitolo LINEE GUIDA PER LA REALIZZAZIONE DELLA CORRESPONSABILITÀ Scopo del presente capitolo è quello di delineare possibili per- corsi operativi in funzione di un’effettiva partnership tra famiglia e scuola. Nella prima parte di esso sono indicate alcune condizioni che co- stituiscono il presupposto di un’educazione scolastica orientata alla corresponsabilità, condizioni che fanno riferimento al modo di conce- pire la presenza dei genitori nella scuola, alle convinzioni di genitori e insegnanti che possono facilitare la reciproca collaborazione, al clima che si percepisce all’interno dell’istituzione scolastica. Nella seconda parte, invece, sono evidenziate alcune strategie concrete che, se poste in essere, possono avviare e promuovere la cor- responsabilità educativa tra scuola e famiglia; alcune orientate a pro- muovere cambiamenti a livello sistemico-organizzativo, altre indiriz- zate a fornire al personale scolastico e ai genitori specifiche compe- tenze. 1. Condizioni necessarie per una relazione costruttiva tra scuola e famiglia Affinché tra scuola e famiglia possa crearsi un clima di reale corresponsabilità è necessario, in primo luogo, chiarire alcune condizioni che ne sono alla base. Queste fanno riferimento al modo di concepire e di rappresentarsi il ruolo dei genitori nella scuola, agli atteggiamenti e alle convinzioni riguardanti la natura della relazione scuola-famiglia, all’atmosfera, ossia ad alcune dimensioni clima- tiche caratterizzanti l’istituzione scolastica in generale ed, in particolare, il rapporto genitori-insegnanti. 1.1. La visione di fondo Per quanto concerne il modo di concepire e di rappresentarsi il ruolo dei geni- tori nella scuola è fondamentale che ci sia tra scuola e famiglia un paradigma con- diviso che riconosca la significatività della famiglia e il contributo della scuola allo sviluppo personale e scolastico professionale del figlio-allievo. Ciò significa passare dalla semplice identificazione delle influenze che fami- glia, scuola, comunità e gruppo dei pari possono avere sulla persona in crescita, alla organizzazione intelligente di queste influenze affinché vadano il più possibile a vantaggio della persona stessa. 16 Tale paradigma prevede che i genitori siano visti dalla scuola come una com- ponente essenziale e imprescindibile e non semplicemente utile o desiderabile con la quale interloquire. In particolare, l’approccio che crediamo sia necessario per interagire con le fa- miglie nella prospettiva della partnership si caratterizza per: a) essere focalizzato sulla relazione, il che vuol dire che molte energie dovranno essere spese per creare una costruttiva relazionalità tra genitori e insegnanti af- finché questi possano assolvere ai loro rispettivi ruoli nel promuovere il suc- cesso formativo e lo sviluppo personale dei figli-allievi; b) considerare la collaborazione come un atteggiamento prima ancora che un’at- tività, il che vuol dire essere convinti che la responsabilità condivisa, da parte della famiglia e della comunità scolastica nella crescita dei figli-allievi, sia es- senziale per ottimizzare i reciproci sforzi educativi; in tal senso, non esistono protocolli che possono prescrivere ai genitori e agli insegnanti ruoli o attività, quanto piuttosto opzioni sulle quali costruire insieme i percorsi più rispondenti alle specifiche necessità; c) condividere informazioni e risorse, il che significa creare una piattaforma co- municativa che consenta di partecipare e mettere in comune tutte le informa- zioni e le risorse, in possesso degli uni e degli altri, utili per incrementare le opportunità di apprendimento, i progressi educativi, la crescita ai diversi li- velli: scolastico, sociale, emotivo e comportamentale; d) prevedere co-ruoli per genitori e insegnanti, ossia ruoli di responsabilità con- divisa, in riferimento ad alcune dimensioni (es. comunicazione, supporto, ap- prendimento, insegnamento, assunzione di decisioni) che possono agevolare una fattiva corresponsabilità (Christenson - Sheridan, 2001). 1.2. Gli atteggiamenti Quando parliamo di atteggiamenti facciamo riferimento ad un insieme di con- vinzioni e percezioni da parte del personale scolastico e delle famiglie riguardanti ruoli, diritti, responsabilità reciproche. Poiché tali atteggiamenti possono favorire la collaborazione e la corresponsabilità o precludere la costruzione di una positiva re- lazione è importante che siano resi consapevoli ed esplicitati. McWilliam et al. (1995) nell’evidenziare le caratteristiche più apprezzate dai genitori che si rivolgono ad un servizio, hanno messo in evidenza cinque dimen- sioni: positività, responsività, orientamento verso l’intera famiglia, cordialità, sen- sibilità. In presenza di esse, i genitori si sentono incoraggiati e si sentono parte di una squadra. Ma vediamo di precisare più specificatamente alcune convinzioni (cfr. tab. 1) da parte degli operatori scolastici e dei genitori che possono favorire una responsa- bilità condivisa. 17 Esaminando le diverse assunzioni riportate in tabella possiamo rintracciare in esse una meta convinzione implicita che concerne il concetto di empowerment, vale a dire l’idea che molte competenze siano già presenti o potenzialmente disponibili e che occorra soltanto creare le condizioni favorevoli perché possano esprimersi al meglio. La realtà insegna, tuttavia, che la creazione di queste ultime non sia scon- tata, né tanto meno facile, anzi, come ci siano, talvolta, scogli insormontabili. A tale riguardo, Liontos (1992) ha indicato una serie di barriere connesse ri- spettivamente agli insegnanti, ai genitori, alla relazione scuola-famiglia che pos- sono impedire il crearsi di condizioni ottimali perché ciascuno possa mettere a frutto e condividere le risorse di cui dispone. Le barriere relative agli insegnanti fanno per lo più riferimento alla non chia- rezza circa il coinvolgimento dei genitori; alla comunicazione negativa riguardo il rendimento e la produttività; agli stereotipi sulle famiglie (ad es. l’insistere sui pro- blemi familiari come spiegazione del mancato rendimento degli studenti); ai dubbi circa le abilità dei genitori nell’affrontare i problemi scolastici dei figli; alla man- canza di tempo e risorse per programmi straordinari; alla paura di conflitti con le famiglie. Per i genitori le barriere possono includere sensazioni di inadeguatezza; ado- zione di un ruolo passivo e delegante nei confronti della scuola, differenze lingui- stiche e culturali; mancanza di informazione e di conoscenze circa i propri margini Tab. 1 - Atteggiamenti necessari per una positiva relazione scuola-famiglia Atteggiamenti da parte della scuola - Le famiglie facilitano, non determinano il suc- cesso educativo - Le famiglie rivestono un ruolo essenziale nel- l’influenzare il successo degli studenti - Il supporto a casa nell’apprendimento può aiuta- re a differenziare alti e bassi nella riuscita - Le famiglie di status diverso supportano l’educa- zione dei loro figli anche se in modi diversi - È essenziale per le famiglie la disponibilità a fa- re anche qualcosa di straordinario - Le famiglie hanno bisogno di informazioni su ciò che possono fare per dare supporto ai propri figli dell’apprendimento - Le precomprensioni e i pregiudizi verso la fami- glia innalzano barriere spesso insormontabili - È necessario che ci sia una comunicazione aper- ta e chiara con i genitori - Occorre sospendere i giudizi sugli studenti e sul- le loro famiglie - Gli insegnanti rivestono un importante ruolo nel sostenere la crescita educativa dei ragazzi Atteggiamenti da parte della famiglia - Le scuole forniscono il contesto dove sono stabi- liti la guida e il supporto per l’apprendimento - Le scuole hanno la responsabilità di stabilire un clima che permetta alle famiglie di prendere par- te allo sviluppo educativo dei loro figli - L’ambiente domestico può essere di supporto al- l’apprendimento in modi diversi - Le scuole sono ambienti che consentono la cre- scita dei singoli e non solo degli studenti in quan- to gruppo - I genitori metacomunicano il loro sostegno all’e- ducazione dei ragazzi mostrando interesse per le attività scolastiche - Le scuole hanno bisogno di informazioni su come possono supportare nel modo migliore lo svilup- po di un particolare studente - Le precomprensioni e i pregiudizi verso la scuo- la innalzano barriere spesso insormontabili - È necessario che ci sia una comunicazione aper- ta e chiara con gli insegnanti e con il personale scolastico - Occorre sospendere i giudizi sulla scuola e sugli insegnanti - I genitori rivestono un importante ruolo nel so- stenere la crescita educativa dei ragazzi Fonte: Christenson - Sheridan, 2001, 73. 18 di azione all’interno della scuola; sospetti riguardo l’agire dei docenti, vincoli eco- nomici, emotivi e di tempo. Le barriere relative alla partnership famiglia-scuola concernono, infine, la mancanza di tempo per una comunicazione e un’interazione significative; la ten- denza a comunicare principalmente in presenza di difficoltà; una diversa interpreta- zione da parte di genitori e insegnanti del rendimento e del comportamento dei ra- gazzi; contatti troppo limitati per consentire il consolidarsi della fiducia reciproca. Tali barriere, se non adeguatamente individuate e gestite, possono portare allo strutturarsi di atteggiamenti negativi che ostacolano sino a precludere la possibilità di una efficace relazione tra famiglia e scuola. Tra questi: a) una sostanziale resistenza verso un incremento di collaborazione tra famiglia e scuola; b) lo strutturarsi di convinzioni sugli altri basate su indicatori stereotipati; c) la presenza di punti di vista su persone, eventi, situazioni, azioni che riflettono un orientamento eziologico-interpretativo piuttosto che descrittivo; d) la convinzione che genitori e insegnanti devono avere identici valori e aspettative; e) l’incapacità di vedere le differenze come risorse; f) la presenza di atteggiamenti giudicanti e stigmatizzanti che inquinano la relazione famiglia-scuola; g) l’attitudine ad impostare le situazioni di contrasto in termini di vincere-perdere; h) l’incapacità di assumere il punto di vista dell’altro; i) la tendenza a personalizzare comportamenti aggressivi o provocatori (Christenson - Sheridan, 2001, 74). Sempre in riferimento agli atteggiamenti, può essere utile riflettere sul modello tacito che è presente all’interno dell’istituzione scolastica o tra i singoli insegnanti in merito al coinvolgimento dei genitori. Facendo riferimento a Christenson e Sheridan (2001, 92), possiamo distin- guere quattro modelli: il modello difensivo, il modello ausiliare, il modello di arric- chimento del curricolo, il modello della partnership. Il modello difensivo, che ha tra i suoi obiettivi quello di proteggere la scuola da interferenze genitoriali, si basa sul presupposto che i genitori deleghino alla scuola il compito di istruire e formare e che gli insegnanti siano propensi ad accettare tale responsabilità. L’atteggiamento prevalente in questo modello è che la scuola debba procedere in modo indipendente nell’educazione dei ragazzi, pertanto il coinvolgi- mento dei genitori nelle attività scolastiche e nelle decisioni concernenti il processo di insegnamento-apprendimento è non necessario se non inappropriato. Il modello ausiliare cerca di arruolare i genitori per supportare l’azione educa- tiva della scuola. Questo modello parte dal presupposto che la riuscita dei ragazzi sia favorita da una continuità di aspettative e valori tra scuola e famiglia. L’atteg- giamento che scaturisce da tale modello fa sì che siano gli operatori scolastici ad individuare valori e strategie che contribuiscono al successo utilizzando la collabo- razione dei genitori come rinforzo. 19 Il modello di arricchimento del curricolo riconosce l’esperienza che la fami- glia possiede e si basa sul presupposto che l’interazione tra famiglia e scuola possa accrescere gli obiettivi educativi e curricolari. Secondo tale modello, tanto i geni- tori quanto gli insegnanti possiedono abilità e competenze peculiari in riferimento all’istruzione e quanto più gli insegnanti sono capaci di attingere alle conoscenze e alle competenze dei genitori per integrare il proprio contributo, tanto più questo andrà a vantaggio dei ragazzi. Il modello della partnership prevede che famiglia e scuola lavorino insieme per portare a compimento una missione comune che è quella di favorire il successo formativo e la crescita armonica dei ragazzi, pertanto la collaborazione tra scuola, genitori e comunità è considerata essenziale. Tale modello implica la presenza di quattro elementi essenziali: 1) un processo comunicativo a due vie, il che significa che è indispensabile lo scambio comunicativo tra genitori e insegnanti e il con- fronto costante circa aspettative, obiettivi e responsabilità; 2) il riconoscimento che l’apprendimento avviene tanto a casa come a scuola, pertanto ciascuno dei due set- ting è visto come rilevante per supportare lo sviluppo dei ragazzi sebbene in modi differenti; 3) il supporto reciproco, il che vuol dire identificare un terreno comune su cui far convergere priorità, problemi, obiettivi e lavorare in sinergia per ottimiz- zare gli esiti dei propri interventi; 4) le decisioni congiunte, in riferimento ai diversi livelli della vita scolastica. Sebbene la possibilità di relazioni positive, costruttive ed efficaci sia presente in tutti e quattro i modelli menzionati, compreso quello protettivo, e sebbene la va- lidità di ciascuno vada commisurata agli specifici contesti famiglia-scuola, di fatto quello che più si avvicina all’idea di corresponsabilità, così come è stata descritta nelle pagine precedenti, è il modello della partnership ed è quello al quale progres- sivamente si dovrebbe tendere. Nella tabella 2 riassumiamo gli atteggiamenti e i comportamenti reciproci che scaturiscono dall’adozione del modello della partnership. Atteggiamenti e comportamenti facilitanti la relazione scuola-famiglia - Ascoltare ciascuno la prospettiva dell’altro - Considerare le differenze come punti di forza - Focalizzarsi sugli interessi reciproci - Condividere le informazioni per co-costruire la comprensione delle situazioni e pianificare i rispettivi interventi - Rispettare ciascuno le conoscenze e le abilità dell’altro chiedendo idee e opinioni - Pianificare e assumere decisioni condivise per rispondere ai bisogni dei genitori, degli insegnanti e degli studenti - Condividere le decisioni concernenti i programmi educativi - Condividere risorse per il conseguimento degli obiettivi - Inviare messaggi comuni circa i comportamenti e il lavoro a scuola - Dimostrare la disponibilità a risolvere conflitti - Astenersi dal trovare colpe o manchevolezze - Impegnarsi a condividere i successi Fonte: adattato da Christenson - Sheridan (2001, 98) Tab. 2 - Atteggiamenti e comportamenti facilitanti la relazione scuola-famiglia 20 1.3. L’atmosfera Quando parliamo di atmosfera facciamo riferimento al clima che si respira al- l’interno dell’istituzione scolastica e che costituisce un’infrastruttura importante e supportiva entro la quale possono trovare espressione gli atteggiamenti e realizza- zione le azioni (Christenson - Sheridan, 2001). Il clima costituisce una qualità relativamente costante dell’ambiente interno ad una organizzazione che influenza l’agire delle persone che ne fanno parte e condi- ziona la risposta emozionale e comportamentale di coloro che si avvicinano ad essa. Bell (1985, 27) definisce il clima scolastico come “la personalità di una scuola, ciò che permette di distinguere le scuole che sono aperte e rispettose dell’indivi- dualità, da quelle che sono chiuse ed enfatizzanti lo stare in riga”. Esiste una circolarità tra coinvolgimento genitoriale e clima scolastico: lad- dove i genitori sono più coinvolti sembra esserci un clima migliore e laddove il clima è migliore i genitori tendono a coinvolgersi di più. Secondo l’autore appena citato, le scuole che sono descritte come rispettose dell’integrità individuale e promotrici di un senso di lealtà e correttezza registrano i livelli più alti di coinvolgimento genitoriale. Al contrario, quelle descritte come chiuse, con scarsa opportunità di espressione personale e con un alto grado di pres- sione al conformismo, sperimentano una scarsa partecipazione da parte delle fami- glie. La positività del clima è veicolata da diversi fattori: l’accoglienza che l’am- biente scolastico riesce a trasmettere, la fiducia che si stabilisce tra genitori e inse- gnanti, la qualità della comunicazione, l’orientamento a risolvere problemi nella re- ciprocità. Relativamente all’accoglienza occorre dire che nella misura in cui i genitori si sentono accolti e ben voluti e comprendono quale possa essere il loro ruolo all’in- terno dell’istituzione scolastica, si sentono anche più disposti a coinvolgersi e a collaborare in maniera significativa e proattiva. Affinché l’ambiente scolastico sia percepito come accogliente è importante che oltre ad un momento iniziale di in- contro con le famiglie, in cui si offre loro un set di aspettative su quanto accadrà e in cui sono esplicitate le forme auspicabili di corresponsabilità, sia mantenuta un’e- cologia scolastica a misura delle famiglie. Il che vuol dire, per esempio, stabilire un ufficio al quale i genitori possono rivolgersi per le loro necessità, prevedere una persona specifica che curi il contatto con le famiglie, dotare i genitori di una mappa che consenta loro di orientarsi nei diversi locali della scuola, provvedere uno spazio in cui i genitori possono incontrarsi formalmente e informalmente, invitare i genitori a visitare la scuola, calendarizzare momenti informali di incontro con le fa- miglie, ecc. Oltre a tutto questo, si richiede poi di costruire una relazione improntata sulla fiducia reciproca. Ciò significa credere che l’altro (insegnante o genitore) agirà nel migliore dei modi per agevolare la riuscita personale e scolastica del figlio-allie- 21 vo. Può accadere che precomprensioni, connesse magari ad esperienze pregresse, condizionino negativamente la creazione di una relazione positiva, per questo oc- corre curare sin dal primo momento i contatti reciproci così da sfatare e corregge- re eventuali convinzioni e percezioni erronee, nella consapevolezza che la fiducia non si improvvisa nelle difficoltà, ma è qualcosa che si costruisce con il tempo. Al- cuni autori (Margolis-Brannigan, 1990; Adams-Christenson, 1998) suggeriscono, tra i comportamenti che possono aiutare a sviluppare e ad accrescere la fiducia da parte dei genitori, i seguenti: accettare i genitori così come sono; condividere in- formazioni e risorse; focalizzarsi su aspirazioni, bisogni e preoccupazioni dei ge- nitori; essere di parola; discutere le questioni apertamente; utilizzare un approccio orientato alla soluzione dei problemi; ascoltare con empatia; mantenere il focus sullo studente; creare opportunità per stabilire una relazione personale con i geni- tori. Oltre a tutto questo, è importante dedicare del tempo alla preparazione degli incontri con i genitori; questo infatti metacomunica interesse e rispetto nei loro confronti. Un ruolo decisivo nel determinare il tipo di clima che si respira nell’ambien- te scolastico è rappresentato dalla qualità della comunicazione. Non a caso per molti autori questa è considerata una condizione basilare per il coinvolgimento delle famiglie. In generale, la comunicazione dovrebbe trasmettere ai genitori il de- siderio di sviluppare un lavoro condiviso, la preziosità del loro contributo nel fa- vorire lo sviluppo e l’apprendimento degli studenti, l’importanza di trovare solu- zioni mutue ai problemi che si presentano. Purtroppo, non sempre la comunicazione arriva a raggiungere tali obiettivi, anzi talvolta si vengono a creare situazioni di in- comprensione e incomunicabilità. L’esperienza insegna che queste ultime sono do- vute per lo più a: a) contatti infrequenti, in cui domina la comunicazione del do- cente per cui le sue informazioni, in quantità e in importanza, hanno la preceden- za su quelle che possono provenire dal genitore; b) situazioni cariche emotiva- mente, che generalmente si verificano quando insegnanti e genitori divergono con- sistentemente circa il modo di valutare l’andamento scolastico e il comportamen- to dello studente o quando il contatto avviene non ai primi segnali di preoccupa- zione, ma quando i problemi sono già esacerbati; c) mancanza di abilità comuni- cative da parte di uno o di entrambi i partners in interazione, che limitano forte- mente la comprensione reciproca. In generale, i genitori apprezzano una comunicazione che non sia troppo for- male, in cui prevale l’attenzione alla persona dello studente piuttosto che al suo rendimento, in cui vengono riconosciute le proprie capacità di educare e di deside- rare il meglio per il figlio. Prescindendo qui dal considerare i singoli parametri che caratterizzano una comunicazione di qualità (Becciu-Colasanti, 2000) nella tabella 3 riportiamo alcune linee guida che possono orientare positivamente la comunica- zione con i genitori. 22 2. Strategie per una relazione costruttiva tra scuola e famiglia Fin qui abbiamo considerato le condizioni che fanno da presupposto per la creazione di una positiva collaborazione tra famiglia e scuola, riguardanti l’ap- proccio generale, gli atteggiamenti specifici e l’atmosfera scolastica. In questa parte, prendiamo in esame alcune strategie che se poste in essere possono favorire il coinvolgimento attivo delle famiglie. Tra queste: a) promuovere il supporto del personale scolastico; b) favorire cambiamenti di tipo sistemico e organizzativo; c) attivare équipe famiglia-scuola; d) favorire la soluzione dei problemi tra famiglia e scuola; e) identificare e gestire Tab. 3 - Linee guida per una comunicazione efficace Suggerimenti Cercare il più possibile di puntare al positivo, piuttosto che focalizzarsi sui deficit, o sulle crisi Considerare il tono e il contenuto del- le proprie comunicazioni Sviluppare e far conoscere sistemi di comunicazione bidirezionale che siano regolari, affidabili e diversificati Enfatizzare un orientamento valoriz- zante gli sforzi reciproci piuttosto che evidenziante manchevolezze o colpe Mantenere il focus della comunicazio- ne sullo studente Assicurarsi che i genitori abbiano le informazioni di cui necessitano per supportare i progressi educativi dei fi- gli Creare opportunità formali e informa- li per comunicare e costruire la fidu- cia fra famiglia e scuola Ribadire costantemente la responsabi- lità condivisa tra scuola e famiglia Esempi pratici - Contatti per comunicare buone notizie - Tener conto delle reazioni dei genitori ed includerle nei piani di azione - Contatti tempestivi ai primi segnali di preoccupazione - Messaggi ottimistici - Ridefinire il linguaggio “dai problemi agli obiettivi” - Focalizzarsi sulle capacità di aiuto dei genitori - Bacheche - Bollettini - Manuali - Responsabilità condivisa per contatti - Comunicazioni via e-mail - Discutere e focalizzarsi su interessi e obiettivi reciproci - Usare parole come noi, nostro, invece che io, voi, vostro, mio - Comunicazioni bidirezionali che concernono le attività scola- stiche, i progressi, i supporti che possono fornire i genitori - Agende casa-scuola - Incontri genitori-insegnanti alla presenza degli studenti - Sistemi condivisi di monitoraggio - Incontri orientativi serali con successivi contatti per gli as- senti - Gruppi di supporto composti da genitori per diffondere le in- formazioni circa le performance scolastiche - Chiamate a casa - Programmi serali di approfondimento - Incontri mensili su temi di reciproco interesse - Piatti multietnici - Serate ricreative - Commissioni nominate per occuparsi di problemi della scuola - Incontri in cui genitori e insegnanti imparano insieme - Sottolineare l’importanza del coinvolgimento familiare - Condividere informazioni circa il lavoro a casa - Discutere i ruoli condivisi Fonte: adattato da Christenson - Sheridan (2001, 121). 23 eventuali conflitti; f) offrire sostegno alle famiglie; g) aiutare gli insegnanti a mi- gliorare la comunicazione e la relazione con i genitori. 2.1. Promuovere il supporto del personale scolastico Sebbene coloro che operano all’interno della scuola in qualità di dirigenti, am- ministratori o insegnanti abbiano da sempre a che fare con le famiglie, ciò non im- plica che essi siano stati educati a lavorare con i genitori in quanto partners. Così, un ostacolo al coinvolgimento di questi ultimi è spesso connesso al fatto che il per- sonale scolastico non abbia ricevuto una opportuna formazione in tal senso. I primi a dover far proprio un certo approccio in materia di corresponsabilità sono senz’altro i dirigenti. La natura della qualità della relazione famiglia scuola risente non poco del ruolo, del sistema di convinzioni e della filosofia educativa del dirigente scolastico. Il contatto con il dirigente scolastico rappresenta una sorta di “biglietto da visita” della scuola stessa e comunica l’atmosfera che al suo interno si respira. Non a caso tra le caratteristiche di un buon dirigente viene proprio annoverata la sua capacità di interagire positivamente con le famiglie. D’altra parte, spesso i dirigenti manifestano il loro disagio nel dover instaurare con le famiglie un rapporto diverso da quello che sono abituati ad avere e lamen- tano il fatto di non avere abbastanza informazioni su come procedere per intessere una collaborazione di tipo diverso. Per questo è indispensabile che essi abbiano l’opportunità di formarsi e di con- frontarsi nelle sedi opportune sulle politiche e le pratiche da promuovere all’interno della propria realtà e che attuino un’opera di sensibilizzazione circa gli input rice- vuti con il resto del personale scolastico. In particolare dovrebbero essere oggetto di confronto e di discussione argomenti quali: a) ruolo giocato da famiglia, casa, scuola, nell’apprendimento e nella crescita dei ragazzi; b) rilevanza di una connessione tra i microsistemi famiglia-scuola; c) atteggiamenti costruttivi per lavorare con le famiglie; d) effetti del clima scolastico sul coinvolgimento familiare; e) politiche e prassi facilitanti il coinvolgimento delle famiglie. 2.2. Favorire cambiamenti di tipo sistemico e organizzativo Affinché alcune politiche verso la corresponsabilità possano tradursi in prassi, è necessario che il sistema scolastico sia capace di rinnovarsi sia al suo interno sia nelle relazioni con l’esterno. Per quanto concerne la sua organizzazione interna sono importanti: la permea- bilità di confini, la condivisione di ruoli tra genitori e insegnanti, la presenza di norme concordate, sistemi di comunicazione bidirezionali facilitanti il fluire delle informazioni. 24 Per quanto riguarda i rapporti con l’esterno, è importante che la scuola diventi uno spazio aperto all’interno della comunità e soprattutto che sia capace di rispon- dere a quelle che sono le esigenze della realtà locale. Inoltre, dovrà dialogare con altri enti ed agenzie operanti nel territorio attuando iniziative che rispondano ad un accordo intersistemico. Attivare cambiamenti a livello sistemico vuol dire promuovere iniziative di tipo orchestrale piuttosto che strumentale, cioè iniziative non sporadiche e occasio- nali, ma facenti parte di una logica di tipo progettuale. 2.3. Attivare équipe famiglia-scuola Un’ulteriore strategia da attivare per favorire la partnership famiglia-scuola con- cerne l’istituzione di commissioni o gruppi di lavoro ad hoc aventi le funzioni di: a) sviluppare una politica istituzionale di coinvolgimento delle famiglie; b) elaborare piani di azione per realizzarla; c) monitorare e valutare i processi implementati. Fondamentalmente, tali gruppi avrebbero il compito di provvedere strumenti regolari, strutturati e sistematici per assicurare una proficua interazione tra famiglia e scuola, un confronto costante su obiettivi, esperienze, aspettative, riducendo pro- gressivamente la distanza tra i due microsistemi. Circa la loro composizione, è importante salvaguardare il criterio dell’etero- geneità. Essi cioè dovrebbero essere rappresentativi della realtà scolastica più ampia. Epstein (1995) suggerisce, al riguardo, di prevedere tre insegnanti e tre genitori di classi diverse, un membro dello staff direttivo, possibilmente un rap- presentante della comunità locale e altre figure significative che lavorano con le famiglie. Esempio di problem solving scuola-famiglia Pensa ad un problema a casa e a scuola - Descrivi il problema in ciascun setting - In quale modo il problema interessa la classe e l’insegnante? - In quale modo il problema interessa la casa e i genitori? Quali possono essere alcune scelte o opzioni per cambiare la situazione attuale? Scegline una, quindi considera le conseguenze per ciascun sistema - Quali conseguenze anticipi per il personale scolastico? - Quali conseguenze anticipi per i genitori? Decidi l’opzione - Di quali risorse o supporti necessitano gli insegnanti? - Di quali risorse o supporti necessitano i genitori? Come funzionerà? - Quali sono i benefici per studenti, insegnanti, genitori? - Quali cambiamenti dovranno essere fatti? Fonte: adattato da Christenson - Sheridan, 2001, 161. Tab. 4 - Esempio di problem solving scuola-famiglia 25 È anche importante che tali gruppi siano flessibili nella loro composizione contemplando il fatto che i membri possano variare a seconda delle questioni in campo e delle specifiche esigenze da fronteggiare. Relativamente al modo di procedere, tali gruppi dovrebbero operare secondo il modello del problem solving che fornisce un quadro di riferimento strutturato per identificare con accuratezza priorità, analizzare risorse e vincoli, generare alterna- tive, selezionare specifiche strategie, sviluppare piani di azione, implementare le procedure scelte, valutare i risultati. 2.4. Favorire la soluzione dei problemi tra famiglia e scuola Le strategie sin qui suggerite mirano essenzialmente a produrre cambiamenti nell’approccio, negli atteggiamenti e nel clima all’interno dell’ambiente scolastico; pertanto, agiscono soprattutto a livello di sistema; d’altra parte, si richiedono anche strategie che vadano incontro alle specifiche necessità di specifici insegnanti, stu- denti e genitori e che agiscano, quindi, maggiormente a livello individuale. Per questo, possono essere di grande aiuto gli incontri orientati alla soluzione comune dei problemi. In essi ci si focalizza su problemi specifici e, facendo leva sulle capacità e sulle risorse educative di insegnanti e genitori, si cercano soluzioni costruttive, in una clima di cooperazione e responsabilità condivisa. Tali incontri, infatti, muovono dalla convinzione che molte competenze siano già presenti nella famiglia e che le difficoltà che possono sorgere non siano dovute a disfunzionalità o a deficit da parte dei genitori o degli studenti, quanto piuttosto alla mancanza di opportunità offerte dal contesto. Un tipico esempio di questo genere di incontri è la consultazione congiunta (Sheridan - Kratochwill - Bergan, 1996), che consiste in un processo strutturato guidato da un esperto (psicologo, educatore, pedagogista, docente referente) in cui genitori e insegnanti si riuniscono per cercare di dare risposta a difficoltà accade- miche, sociali o comportamentali di uno studente rispetto al quale entrambi hanno delle responsabilità. Tale procedura, che si ispira tanto alla teoria ecologica (azione a livello meso- sistemico) che comportamentale (metodologia di analisi e intervento), non è fine a se stessa, ma è piuttosto uno strumento per raggiungere un fine che è quello della collaborazione e del coinvolgimento attivo di insegnanti e genitori su un problema di interesse reciproco. La consultazione congiunta consta di quattro fasi che ricalcano sostanzial- mente quelle del problem solving: 1) identificazione congiunta del problema, in cui genitori e insegnanti descrivono la natura dei problemi, le modalità attraverso le quali si manifestano e stabili- scono obiettivi e priorità; 2) analisi congiunta del problema, in cui genitori e insegnanti dopo aver concor- dato il problema da affrontare prioritariamente, passano a considerane i diversi fattori coinvolti prestando particolare attenzione ad eventuali variabili di man- 26 tenimento, fino a decidere e sviluppare un piano di azione che li veda recipro- camente coinvolti; 3) implementazione di un programma, in cui genitori e insegnanti mettono in pra- tica quanto concordato mantenendo un costante rapporto tra loro e con l’e- sperto che assicura assistenza e rinforzo durante l’intero processo; 4) valutazione congiunta del programma, in cui si verifica il grado di consegui- mento degli obiettivi e si decide se continuare, modificare o terminare il pro- gramma. In sintesi, tali incontri dovrebbero trasmettere un atteggiamento ottimistico verso i problemi e potenziare la percezione di controllabilità da parte di insegnanti e genitori. 2.5. Identificare e gestire conflitti L’accrescersi delle occasioni di incontro tra genitori e insegnanti se da un lato migliora l’esperienza scolastica degli studenti, dall’altro fa sì che idee, punti di vista, posizioni differenti siano poste a confronto e questo può portare al verificarsi di posizioni conflittuali. Ciò è da considerarsi del tutto normale e naturale e una componente fonda- mentale del saper lavorare con i genitori è rappresentata proprio dalla capacità di gestire i momenti di frizione e di contrasto che inevitabilmente vengono a crearsi. Questi ultimi non sono da soffocare o da reprimere come se fossero intrinseca- mente un male, sono invece da gestire e da considerare come opportunità per geni- tori e operatori scolastici di esplorare obiettivi, priorità, idee, sentimenti e strategie. Se ben affrontati, i conflitti riescono persino a rafforzare la relazione e a consentire il raggiungimento di risultati che non si avrebbero altrimenti. Il conflitto si configura come un contrasto tra due o più persone che mirano, ciascuna, al conseguimento di un proprio obiettivo interferente o antagonista con il soddisfacimento dell’obiettivo dell’altro. Quando ciò si verifica ogni parte coin- volta considera l’altra come nemica, distorce la percezione della realtà, riconosce solo i propri punti di forza e solo i punti di debolezza dell’altra. Il crescere dell’o- stilità e il diminuire della comunicazione rende più facile conservare le opinioni ne- gative e più difficile correggere le percezioni erronee (Hersey - Blanchard, 1990). Le cause del conflitto tra genitori e personale scolastico possono essere diver- sificate. Frequentemente esiste una incomprensione dovuta ad una comunicazione inefficace. In questi casi genitori ed insegnanti di fronte ad un iniziale disturbo co- municativo, per lo più connesso a percezioni e interpretazioni diverse di uno stesso evento, anziché ricorrere al chiarimento metacomunicando, evitano il con- tatto e si costruiscono ipotesi, non sempre corrette e pertinenti, sul comportamento altrui. Altre volte, troviamo divergenze di linea di condotta e di mentalità. Sono, per- tanto, i valori e le convinzioni personali ad essere chiamati in causa e lo scontro ri- guarda quello che “dovrebbe essere” o quello che “è”. 27 Più spesso ancora si verificano diverse interpretazioni del comportamento del figlio allievo ed una diversa attribuzione della cause. Non dobbiamo dimenticare inoltre che in molte situazioni i genitori, a torto o a ragione, colgono nella comunicazione dell’insegnante una critica o una discon- ferma al proprio operato per cui sentendosi minacciati nel proprio Io, divengono emozionalmente coinvolti fino al punto di andare contro gli altri per proteggere se stessi e la propria prole. Prescindendo dal considerare le diverse strategie che possono essere messe in atto in una situazione conflittuale, in questa parte vorremmo mettere in evidenza quattro modalità che possono risultare preziose: 1) preservare la relazione; 2) usare abilità comunicative; 3) adottare un approccio problem solving; 4) ricorrere ad un mediatore. 1) Preservare la relazione. L’aspetto più importante da tener presente quando ci si trova ad affrontare una situazione conflittuale è di restare ancorati al pro- blema anziché sconfinare sulle persone e sulla relazione. D’altra parte quando la posta in gioco è alta, come accade, ad esempio, quando si parla del compor- tamento del figlio-allievo o del proprio comportamento in quanto insegnante, è facile che ci si carichi e emotivamente e che si perda di vista il problema. Per questo è importante richiamarsi l’obiettivo di preservare la relazione riferendo le proprie comunicazioni esclusivamente alla situazione rispetto alla quale oc- corre trovare soluzioni. 2) Usare abilità comunicative. Naturalmente possono essere di grande aiuto al- cune abilità comunicative quali: ascoltare attentamente, rispondere con em- patia, parafrasare, usare messaggi chiari e concreti. In generale, il ricorso al- l’empatia risulta prezioso in quanto oltre a favorire il decentramento dalle pro- prie posizioni, facilita una maggiore recettività alle comunicazioni reciproche; la chiarezza e la concretezza sono invece utili per stimolare la centratura sul problema e la ricerca attiva di soluzioni. Di tanto in tanto, può essere consi- gliabile il ricorso alla metacomunicazione che permette alle persone di bloc- care le proprie comunicazioni, spesso disfunzionali, e riflettere su ciò che sta accadendo. 3) Adottare un approccio problem solving. Un utile atteggiamento da assumere quando ci si trova coinvolti in una situazione conflittuale è di trattare quest’ul- tima come se fosse un problema da risolvere e, quindi, affrontarla seguendo al- cune fasi strutturate che possono aiutare a sviluppare un’interazione costruttiva e a trovare soluzioni di mutuo vantaggio. Esse consistono: a) nell’identificare gli obiettivi desiderati (Quale può essere un obiettivo desi- derabile sia dal genitore che dall’insegnante?); b) nell’esplorare i valori e le prospettive rispetto ad essi (Quali sono i valori da salvaguardare per i genitori? Che cosa i genitori e gli insegnanti riten- gono importante? Su quali valori e prospettive c’è accordo? Su quali disac- cordo?); 28 c) nel discutere i fattori che favoriscono o impediscono il raggiungimento degli obiettivi (Quali sono i fattori che possono supportare l’azione di inse- gnanti e genitori, quali quelli che condizionano negativamente la loro dis- ponibilità?); d) nell’esplorare alternative o opzioni per raggiungere gli obiettivi (Cosa si può cominciare a fare proattivamente? In che modo le diverse strategie pos- sono agevolare il conseguimento degli obiettivi? Che grado di fattibilità hanno le varie opzioni?); e) nello sviluppare un piano (Quali azioni concrete si possono realizzare? Che cosa può fare l’insegnante? Che cosa il genitore?); f) nel valutare i movimenti verso l’obiettivo (Quali risultati si ottengono? Quanto si riesce a tener fede ai piani stabiliti? Quali cambiamenti si pos- sono registrare?). 4) Ricorrrere ad un mediatore. Talvolta le condizioni per una pacata gestione dei conflitti non ci sono, vuoi per le forti differenze nelle posizioni, vuoi per l’esa- cerbarsi di alcune situazioni. In tali casi, può essere importante il ricorso ad un terzo che, avendo un ruolo neutrale, può aiutare a strutturare la comunicazione, a contenere le emozioni, a mantenere la focalizzazione sul problema, aiutando genitori ed insegnanti a trovare una via di uscita soddisfacente. Comportamenti da osservare nelle situazioni di conflitto - Focalizzarsi sul problema, non sulla persona - Cercare i punti di accordo e non solo quelli di disaccordo - Ridurre la componente emotiva del conflitto - Evitare di insultare, biasimare, accusare - Riformulare la posizione dell’altro - Dire le cose chiaramente - Controllare le proprie inferenze circa le azioni altrui - Lavorare con onestà e buona fede Tab. 5 - Comportamenti da osservare nelle situazioni di conflitto Suggerimenti per i partners conflitto - Cerca di capire le tue motivazioni e quelle dell’altro - Esprimi chiaramente all’altro il tuo punto di vista, le tue emozioni, i tuoi scopi - Ascolta con attenzione e riformula quanto ascoltato - Rimani centrato sul problema, non giudicare la persona dell’altro - Fai proposte e rispondi alle proposte - Arriva a concretizzare cosa ciascuno può fare di diverso per migliorare la situazione Tab. 6 - Suggerimenti per i partners conflitto 2.6. Offrire sostegno alle famiglie Un’ulteriore strategia che la scuola può attivare per aiutare i genitori a coinvol- gersi più attivamente nella vita scolastica riguarda la promozione di iniziative che vadano nella direzione di offrire sostegno alle famiglie. A seconda della realtà lo- 29 cale nella quale la scuola è inserita, queste potranno essere diversificate, in modo da rispondere con pertinenza ai bisogni presenti in una certa comunità. Le inizia- tive attivate possono riguardare diversi livelli: 1) informativo: hanno lo scopo di offrire ai genitori conoscenze circa alcuni aspetti della vita scolastica o di sensibilizzare loro rispetto ad alcune tematiche (es. incontri riguardanti l’organizzazione della scuola, la legislazione scolastica relativa alla corresponsabilità, l’educazione alla convivenza civile, ecc.); 2) educativo: sono indirizzate a rafforzare le competenze educative del genitore e ad offrire supporto affinché questi risponda con più efficacia al proprio ruolo (es. sportelli per genitori, corsi di formazione sugli atteggiamenti educativi, sulla negoziazione in famiglia, sul supporto nell’apprendimento, ecc.); 3) formativo: mirano ad accrescere le conoscenze e le competenze del genitore in quanto persona e in quanto professionista (es. corsi di informatica, corsi di lingua per genitori stranieri, ecc.); 4) associativo: sono orientate a stimolare l’associazionismo genitoriale e la for- mazione di gruppi di mutuo aiuto; 5) di socializzazione: volte a promuovere l’incontro tra genitori e tra genitori e personale scolastico in modo informale (es. feste, piatti multietnici, incontri lu- dici o sportivi, ecc.). 2.7. Aiutare gli insegnanti a migliorare la comunicazione e la relazione con i geni- tori Un’ ultima strategia sulla quale vogliamo richiamare l’attenzione riguarda la possibilità di offrire agli insegnanti le occasioni formative di cui necessitano per migliorare la loro capacità di comunicare con i genitori. Spesso non è sufficiente partire da una buona intenzione comunicativa per sor- tire l’effetto desiderato, sono necessarie abilità e competenze che consentono all’in- segnante di passare da una comunicazione “spontanea” ad una comunicazione di qualità. Senza entrare nello specifico delle singole competenze comunicative, per le quali rimandiamo il lettore ad altri testi (Becciu-Colasanti, 1997, 2002; Meazzini 2000), vogliamo indicare nella tabella 7 alcuni suggerimenti che possono aiutare l’insegnante a stabilire una positiva piattaforma comunicativa con i genitori. Le strategie che sin qui abbiamo preso in considerazione e che concernono di- versi livelli di intervento attingono in gran parte all’esperienza realizzata dall’asso- ciazione genitori insegnanti degli Stati Uniti (National PTA) che, da tempo, ha fis- sato alcuni standard per la collaborazione scuola-famiglia. Purtroppo nella nostra realtà non disponiamo ancora di una sistematizzazione di contributi in tal senso; esistono delle buona prassi che, tuttavia, risentono ancora di una certa sporadicità. È evidente che le diverse strategie dovranno essere adattate, modulate, selezio- nate a partire da una attenta analisi dell’esistente e delle specifiche necessità delle singole scuole e dei particolari contesti. 30 Suggerimenti per un approccio comunicativo costruttivo con i genitori • Inizia sempre con un messaggio positivo • Trasmetti il desiderio di lavorare insieme nell’interesse del figlio • Usa abilità comunicative che promuovano coesione: - Utilizza un linguaggio comune ed evita di parlare sopra il genitore - Utilizza le parole del genitore ogni qual volta questo è possibile - Ascolta con pazienza cosa i genitori dicono utilizzando all’inizio solo brevi espressioni di compren- sione • Esprimi il fatto che i contributi e le prospettive del genitore sono molto importanti • Considera i genitori come persone capaci che stanno facendo il meglio che possono e che desiderano il meglio per il proprio figlio • Descrivi chiaramente cosa ti aspetti a scuola, chiedi ai genitori se sono d’accordo e se possono soste- nere le tue aspettative • Tieni a mente le responsabilità di ciascuno • Evita di dare consigli quanto più possibile • Chiedi ai genitori di aiutarti • Ringrazia i genitori per l’ascolto, l’attenzione, l’aiuto Tab. 7 - Suggerimenti per un approccio comunicativo costruttivo con i genitori 31 Terzo capitolo IL PROGETTO CORRESPONSABILITÀ CNOS-FAP. L’ESPERIENZA TRIENNALE Scopo del presente capitolo è descrivere e documentare l’espe- rienza realizzata con i formatori dei CFP CNOS-FAP nel triennio 2004-2006 indirizzata a sensibilizzare, formare e fornire loro compe- tenze per diventare promotori di iniziative orientate al coinvolgimento dei genitori nell’ottica della corresponsabilità. Gli elementi teorici forniti nei capitoli precedenti hanno costituito la base da cui patire per cominciare a riflettere e a porsi in una nuova prospettiva e per far nascere idee, possibilità, proposte da realizzare ciascuno nei propri Centri. Nel capitolo in oggetto, dopo aver presentato globalmente il per- corso e coloro che ne hanno preso parte, ripercorriamo cronologica- mente l’iter formativo seguito, precisando gli obiettivi, i contenuti e la metodologia che ha caratterizzato ogni singola fase. 1. Presentazione del percorso Il percorso formativo è stato realizzato nell’arco di tre anni, per complessive 140 ore di formazione. È stato suddiviso in tre moduli intensivi di 35 ore e in due richiami intermedi, ciascuno di due giornate. L’evento formativo, strutturato come ricerca-intervento, è stato articolato nelle fasi descritte nella tabella 8. Al percorso hanno preso parte, sebbene non continua- tivamente e con frequenti sostituzioni, 31 formatori provenienti da 21 CFP. Nelle tabelle 9-13 si riportano i nominativi dei partecipanti per ciascun mo- dulo. 32 Tab. 8 - Articolazione del programma triennale 33 Tab. 9 - Partecipanti al primo modulo di formazione. L’Aquila 12-16 luglio 2004 N. COGNOME E NOME CENTRO 1 Abrile Santino San Benigno Canavese 2 Baldi Cristina Bari 3 Bertazzi Luca Torino Rebaudengo 4 Bertino Giuseppa Misterbianco 5 Bonomi Silvia Marsciano 6 Busato Davide Bra 7 Cau Manuela Selargius 8 Caudano Michele Torino-Rebaudengo 9 Cesaraccio M. Teresa Nuoro 10 Chia Fioralba Suelli 11 Dalla Via Marita Schio 12 Deliperi Maria Cristina Castiadas 13 Di Maddalena Igino L’Aquila 14 Di Stefano Amerigo Roma-Gerini 15 Irti Orsola Gela 16 Leopardi Stefano Roma-Pio XI 17 Madeddu Iole Selargius 18 Madeddu Rosella Tiana 19 Mele Giuseppe San Benigno Canavese 20 Meloni Antonella Sassari 21 Murgia Patrizia Bosa 22 Palomba Paola Roma-Gerini 23 Pasqualetto Andrea San Donà Di Piave 24 Patti Grazia Maria Gela 25 Pavanello Daniele Venezia-Mestre 26 Romano Marika Vigliano Biellese 27 Rossi Gabriella Sassari 28 Stancanelli Giuseppe Catania-Salette 29 Valente Angela Ortona 30 Zedda Giorgio Selargius 31 Ferrauto Caterina L’Aquila 34 Tab. 10 - Partecipanti all’incontro intermedio. Roma, 13-14 aprile 2005 N. COGNOME E NOME CENTRO 1 Abrile Santino San Benigno Canavese 2 Baldi Cristina Bari 3 Bertazzi Luca Torino-Rebaudengo 4 Bertino Giuseppa Misterbianco 5 Betetto Luisa Venezia-Mestre 6 Bonomi Silvia Marsciano 7 Busato Davide Bra 8 Calaciura Carmela Catania 9 Cau Manuela Selargius 10 Caudano Michele Torino-Rebaudengo 11 Cesaraccio M. Teresa Nuoro 12 Dalla Via Marita Schio 13 Di Stefano Amerigo Roma-Gerini 14 Gabbarelli Francesco Perugia 15 Leopardi Stefano Roma-Pio XI 16 Madeddu Iole Selargius 17 Munarini Maura Genova-Quarto 18 Pasqualetto Andrea San Donà Di Piave 19 Romano Marika Vigliano Biellese 20 Rossi Gabriella Sassari 21 Stancanelli Giuseppe Catania-Salette 22 Valente Angela Ortona 35 Tab. 11 - Partecipanti al secondo modulo di formazione. L’Aquila, 11-15 luglio 2005 N. COGNOME E NOME CENTRO 1 Baldi Cristina Bari 2 Abrile Santino San Benigno Canavese 3 Bertino Giuseppa Misterbianco 4 Bonomi Silvia Marsciano 5 Busato Davide Bra 6 Calaciura Carmela Misterbianco 7 Cau Manuela Selargius 8 Caudano Michele Torino-Rebaudengo 9 Cesaraccio M. Teresa Nuoro 10 Dalla Via Marita Schio 11 Delasa Omar Brescia 12 Deliperi M. Cristina Castiadas 13 Di Maddalena Igino L’Aquila 14 Di Stefano Amerigo Roma-Gerini 15 Ferrauto Caterina L’Aquila 16 Gabbarelli Francesco Perugia 17 Irti Orsola Gela 18 Leopardi Stefano Roma-Pio XI 19 Madeddu Iole Selargius 20 Munarini Maura Genova-Quarto 21 Murgia Patrizia Bosa 22 Pasqualetto Andrea S. Donà Di Piave 23 Patti Grazia Maria Gela 24 Pavanello Daniele Venezia-Mestre 25 Romano Marika Vigliano Biellese 26 Rossi Gabriella Sassari 27 Stancanelli Giuseppe Catania-Salette 28 Zedda Giorgio Selargius 36 Tab. 12 - Partecipanti all’incontro intermedio. Roma, 16-17 maggio 2006 N. COGNOME E NOME CENTRO 1 Abrile Santino San Benigno Canavese 2 Baldi Cristina Bari 3 Bertino Giuseppa Misterbianco 4 Bonomi Silvia Marsciano 5 Busato Davide Bra 6 Calaciura Carmela Misterbianco 7 Crusi Tamara Perugia 8 Dalla Via Marita Schio 9 Delasa Omar Brescia 10 Irti Orsola Gela 11 Leopardi Stefano Roma-Pio XI 12 Munarini Maura Genova-Quarto 13 Pasqualetto Andrea S. Donà Di Piave 14 Patti Grazia Maria Gela 15 Romano Marika Vigliano Biellese 16 Stancanelli Giuseppe Catania-Salette Tab. 13 - Partecipanti al terzo modulo di formazione. L’Aquila, 3-7 luglio 2006 N. COGNOME E NOME CENTRO 1 Abrile Santino San Benigno Canavese 2 Baldi Cristina Bari 3 Busato Davide Bra 4 Calaciura Carmela Misterbianco 5 Caudano Michele Torino-Rebaudengo 6 Crusi Tamara Perugia 7 Dalla Via Marita Schio 8 Delasa Omar Brescia 9 Irti Orsola Gela 10 Leopardi Stefano Roma-Pio XI 11 Munarini Maura Genova-Quarto 12 Pasqualetto Andrea San Donà di Piave 13 Patti Grazia Maria Gela 14 Pavanello Daniele Mestre 15 Romano Marika Vigliano Biellese 16 Stancanelli Giuseppe Catania-Salette 37 2. Presentazione delle singole fasi 2.1. Monitoraggio sulla presenza dei genitori nei CFP CNOS-FAP La prima fase del lavoro è consistita in un’analisi dell’esistente indirizzata a monitorare la presenza dei genitori nei singoli Centri. A tale riguardo, è stata proposta una griglia con sette livelli: 1) costitutivo; 2) organizzativo-gestionale; 3) educativo; 4) formativo; 5) associativo; 6) di socializ- zazione; 7) territoriale. 1) Livello costitutivo Il livello costitutivo fa riferimento alla presenza di elementi indicativi della partecipazione dei genitori, in qualità di co-attori, nella determinazione di atti fondativi del Centro (stesura di documenti quali Progetto educativo, Piano del- l’Offerta Formativa, regolamento interno, ecc.). 2) Livello organizzativo-gestionale Il livello organizzativo-gestionale concerne la partecipazione diretta dei geni- tori alla gestione quotidiana della vita del Centro (es. pianificazione orari, fun- zionamento mensa, organizzazione di attività extra curricolari, compilazione atti formali, ecc.). 3) Livello educativo Il livello educativo riguarda l’insieme di iniziative che sono attivate da parte dei Centri (tramite i formatori, i catechisti, gli animatori o altre figure interne qualificate o tramite esperti esterni), per il sostegno alla genitorialità (corsi di sensibilizzazione su questioni educative, incontri esperienziali tra genitori, se- minari tematici sull’educazione spirituale, emotiva, sul disagio adolescenziale, ecc.). Lo specifico di questo livello d’intervento è costituito dall’offerta ai ge- nitori di spazi informativi e formativi per incrementare le loro competenze educative. 4) Livello formativo Il livello formativo include tutte quelle iniziative, promosse all’interno dei Centri, per innalzare il livello di preparazione dei genitori (es. corsi di alfabe- tizzazione informatica, corsi di inglese, percorsi formativi per lo sviluppo delle competenze trasversali nei contesti di lavoro, programmi di formazione con- tinua ispirati al progetto europeo Long Life Learning, ecc.). 5) Livello associativo Il livello associativo comprende le azioni volte a promuovere nuove forme di associazionismo genitoriale o l’inserimento in realtà associative preesistenti a livello locale, regionale o nazionale. 6) Livello di socializzazione Il livello di socializzazione include l’insieme di iniziative finalizzate a coinvol- gere i genitori nelle ricorrenze rituali, nelle festività, in incontri informali. 38 7) Livello territoriale Il livello territoriale, infine, prevede eventi ed interventi realizzati nel territorio e ai quali i Centri prendono parte attiva, a favore e con i genitori. La ricognizione effettuata sui 21 CFP, che hanno preso parte all’esperienza e che rappresentano esattamente un terzo del totale dei Centri CNOS-FAP, ha eviden- ziato come, rispetto alla presenza dei genitori ai livelli indicati, la realtà sia molto distante da quanto ci si dovrebbe attendere in contesti formativi di forte ispirazione cristiana tendenti a valorizzare, almeno sul piano teorico, una forte presenza delle famiglie. In particolare, in relazione alla dimensione costitutiva, vale a dire alla possibi- lità che i genitori partecipino alla stesura di documenti fondativi, nessuno tra i Centri esaminati, prevede iniziative in tal senso. In riferimento alla dimensione organizzativo-gestionale (determinazione di norme e procedure per la gestione della vita dei Centri) si evidenziano soltanto ele- menti di partecipazione formale da parte dei genitori (ad es. compilare i moduli di accettazione del contratto formativo, apporre firme in documenti legati alle pra- tiche della certificazione di qualità, giustificazione dei ritardi, ecc). Per quanto concerne la dimensione associativa, intendendo con essa la pre- senza nei Centri di forme associative genitoriali, come ad es. l’AGe, soltanto in uno dei Centri presi in considerazione esiste una associazione di genitori, seppur a le- game debole e non inserita in organismi regionali o nazionali. Circa la dimensione educativa si constata che, mentre nel mondo dell’istru- zione si sono diffuse tante esperienze di sostegno alla genitorialità, nei CFP del CNOS-FAP gli interventi, in questo settore, sembrano essere limitati e rispondenti più allo specifico delle comunità salesiane, che ad una chiara progettualità da parte dei Centri. Circa la dimensione formativa che, come dicevamo, concerne la possibilità che i CFP si facciano promotori di iniziative formative rivolte ai genitori in quanto per- sone e professionisti che possono migliorare se stessi nella prospettiva della forma- zione continua individuale, non risultano esperienze in tal senso nei Centri conside- rati, sebbene stiano nascendo alcune iniziative interessanti in alcune Regioni del Nord Est. Sono, invece diffuse, in tutti i Centri monitorati, attività legate alla dimensione della socializzazione. Tra queste, occasioni di tipo celebrativo, come la festa di Don Bosco, ed esperienze connesse alla conclusione dell’anno formativo, alla presenta- zione dei prodotti degli allievi, a tradizioni locali (es. la castagnata autunnale). In riferimento alla dimensione territoriale che include l’insieme delle attività che vedono coinvolti i genitori in esperienze di rete, legate al territorio, non si regi- strano iniziative di particolare interesse. La conclusione che si trae dall’analisi dei report dei singoli Centri (tab. 14), è che la corresponsabilità CFP-famiglie sia più un obiettivo da raggiungere che una realtà già avviata. 39 Per capire meglio in che modo i genitori partecipino alla vita dei Centri, i refe- renti hanno suddiviso, per tipologia di livello, le diverse iniziative e prassi impli- canti una qualche forma di partecipazione genitoriale. Riportiamo le analisi effettuate dai singoli gruppi di lavoro. Tab. 14 - Report sull’esistente 40 Ta b. 1 5 - C en tr i C N O S- FA P de ll e se di d i: R om a P io X I; B ar i; T ia na ; N uo ro Ta b. 1 6 - C en tr i C N O S- FA P : Se di d i: O rt on a; B os a; S ue ll i; C as ti ad as 41 Ta b. 1 7 - C en tr i C N O S- FA P se di d i: B ra ; To ri no R eb au de ng o; S as sa ri ; R om a G er in i; L ’A qu il a Ta b. 1 8 - C en tr i C N O S- FA P se di d i: S . D on à di P ia ve ; S. B en ig no C an av es e; S as sa ri ; Se la rg iu s; C at an ia 42 Ta b. 1 9 - C en tr i C N O S- FA P se di d i: M is te rb ia nc o; V ig li an o; R om a G er in i; M ar sc ia no ; To ri no R eb au de ng o Ta b. 2 0 - C en tr i C N O S- FA P se di d i: S an B en ig no ; G el a; S el ar gi us ; M es tr e 43 Ta b. 2 1 - C en tr i C N O S- FA P se di d i G el a; L ’A qu il a; S ch io ; Se la rg iu s 44 Come si può notare, sembrano predominare iniziative di tipo formale, burocra- tico; sono altresì presenti alcune lodevoli esperienze legate all’area del sostegno alla genitorialità e all’area della socializzazione, con particolare riferimento alle ri- correnze festive. Il tema della corresponsabilità, pertanto, è molto lontano dall’essere conside- rato un punto centrale nelle strategie gestionali ed educative dei singoli Centri. A partire da questa consapevolezza, l’iniziativa progettuale si è orientata a ideare e programmare una serie di interventi che permettessero di avviare forme di corresponsabilità ai diversi livelli indicati. 2.2. Individuazione di alcuni obiettivi da raggiungere per l’anno formativo 2004- 2005 Sulla base degli stimoli ricevuti nella prima settimana di formazione, i partecipanti hanno riflettuto sulla possibilità di pianificare una prima serie di iniziative volte a: 1) sensibilizzare i Direttori e i formatori al progetto corresponsabilità 2) coinvolgere attraverso processi informativi la componente genitoriale 3) programmare una prima serie di iniziative progettuali. Attraverso il confronto di gruppo si è cercato soprattutto di individuare la fattibi- lità del progetto a fronte di una serie di vincoli e risorse presenti nelle diverse realtà. Le domande che hanno guidato la riflessione di gruppo sono state le seguenti: Cosa dovrebbe accadere perché alcune iniziative possano realizzarsi? Cosa potresti fare tu perché alcune iniziative possano effettivamente realizzarsi? Quali possibili iniziative ritieni possano essere attivate? Nelle tabelle che seguono riportiamo le riflessioni dei singoli gruppi di lavoro divisi per Regione. Cosa dovrebbe accadere perché alcune iniziative possano realizzarsi? - Sensibilità della direzione - Coinvolgimento staff di direzione - Socializzazione tra tutti i colleghi - Incarico formale Cosa potresti fare tu perché alcune iniziative possano effettivamente realizzarsi? - Promuovere, nei confronti dei colleghi, una sensibilità alla corresponsabilità scuola-famiglia - Ricercare attività “fattibili” nel singolo Centro - Organizzare le attività scelte Quali possibili iniziative ritieni possano essere attivate? - Calendario per i genitori - Adeguare il libretto giustificazioni - Coinvolgimento nel regolamento interno - Momenti di sostegno alla genitorialità (riunioni, dibattiti, tavole rotonde, scuola genitori, ecc.) - Individuare genitori sensibili per collaborare in attività del tipo ricreativo, di volontariato, forma- tivo, ecc. - Spazio gestito dai genitori Tab. 22 - Lazio: Roma Gerini; Roma Pio XI 45 Cosa dovrebbe accadere perché alcune iniziative possano realizzarsi? - Affidamento incarico da parte della direzione - Disponibilità di alcune ore settimanali per attivare e coordinare il progetto - Disponibilità della Sede Nazionale a sostenere iniziative che educhino alla corresponsabilità - Sensibilità dei formatori, dei genitori e degli allievi all’attuazione del progetto - Disponibilità dell’operatore incaricato della stampa Cosa potresti fare tu perché alcune iniziative possano effettivamente realizzarsi? - Sensibilizzare la direzione e gli attori del progetto sull’importanza dell’ iniziativa, riguardo la cor- responsabilità tra CFP e famiglia - Monitorare le varie sequenze del progetto - Verificare il grado di partecipazione alle iniziative proposte - Valutare, in itinere, l’efficacia del progetto Quali possibili iniziative ritieni possano essere attivate? - Attivazione di un “giornalino” che vuole essere un ponte sociale di comunicazione fra la famiglia, il CFP e il territorio, incoraggiando ad esprimere con modalità diverse (articoli, disegni, foto- grafie, forum, esperienze) la corresponsabilità delle famiglie e il protagonismo dell’allievo Tab. 23 - Sicilia: Catania Salette, Gela, Misterbianco Cosa dovrebbe accadere perché alcune iniziative possano realizzarsi? - Legittimare (e ufficializzare) la figura di sistema relativa a questa funzione di coordinamento/rife- rimento della corresponsabilità scuola-famiglia - Introdurre tra le priorità strategiche del Centro un progetto di corresponsabilità scuola-genitori - Costruire il progetto con un processo di condivisione interna da parte del personale - Predisporre dei tempi per il soggetto investito del ruolo di sistema e tempi per la condivisione con il personale - Provvedere eventualmente ad espletare le richieste della privacy rispetto al trattamento dei dati che questa figura di sistema dovrà svolgere Cosa potresti fare tu perché alcune iniziative possano effettivamente realizzarsi? - Nelle occasioni informali, raccogliere informazioni sui genitori che siano eventualmente disponi- bili a tradurre un testo breve o anche a fare da traduttore orale in tempo reale in alcune occasioni Quali possibili iniziative ritieni possano essere attivate? - Intermediazione culturale sulle azioni di accoglienza iniziale (con annessa traduzione delle comu- nicazioni relative e coinvolgimento di mediatori culturali) - Campionario delle lingue - culture presenti nel Centro - Consultazione elenchi anagrafici degli allievi dalla segreteria - Nelle occasioni informali, raccogliere informazioni sui genitori che siano eventualmente disponi- bili a tradurre un testo breve o anche a fare da traduttore orale in tempo reale in occasione degli incontri con altri genitori - Informarsi sui servizi orientati in tema di mediazione culturale che la Provincia pone a disposi- zione dei cittadini - Verificare la disponibilità di mediatori culturali - Informarsi presso gli uffici della Provincia - Esistono centri (sovvenzionati dalla Provincia) che svolgono servizi di mediazione culturale i più diversificati - Verificare con ciascun mediatore culturale l’opportunità culturale del progetto e le modalità più efficaci - Incontro con i genitori (per lingua o area culturale) alla presenza del mediatore culturale per inte- ragire sulle azioni di accoglienza iniziale (es. patto formativo, permessi specifici, richieste riforma della scuola) Tab. 24 - Piemonte 46 Cosa dovrebbe accadere perché alcune iniziative possano realizzarsi? - Intervento della Sede Nazionale sulla direzione dei CFP affinché creino le condizioni più idonee a favorire il lavoro degli operatori impegnati nel progetto - Formalizzazione dell’incarico - Concessione di spazi di lavoro all’interno della struttura - Calendarizzazione di incontri regionali tra gli operatori del progetto - Sensibilizzazione degli operatori dei CFP anche con incontri con i responsabili della Sede Nazio- nale - Disponibilità di risorse finanziarie per l’attivazione dei servizi - Creazione del forum degli operatori del progetto sul sito nazionale Cosa potresti fare tu affinché alcune iniziative possano realizzarsi? - Richiesta/supporto per quanto indicato nei punti precedenti - Elaborazione di un micro progetto Quali possibili iniziative ritieni possano essere attivate? - Realizzazione di un micro progetto - Incontro iniziale, prima dell’avvio dei corsi, tra gli operatori impegnati per l’organizzazione del lavoro (modalità organizzative, operative, calendarizzazione incontri, ecc.); - Incontro con i genitori per presentare il progetto, verificare le aspettative rispetto al percorso for- mativo e sollecitare e raccogliere suggerimenti e proposte rispetto alle attività da svolgersi - Incontro dell’équipe progetto-corresponsabilità - Incontro dell’équipe operativa (di Centro) - Incontro in piccoli gruppi (genitori e facilitatore) per definire micro obiettivi di corso e di Centro - Elezione rappresentanti genitori di corso e di Centro Tab. 25 - Sardegna 1 Tab. 26 - Sardegna 2: Sassari; Nuoro; Tiana; Bosa segue 47 segue 48 Cosa dovrebbe accadere perché alcune iniziative possano realizzarsi? - Richiesta della possibilità di un incarico di lunga durata per la figura di sistema - Formalizzazione della funzione di sistema corrispondente al ruolo affidato - Scrittura di procedure e processi funzionali all’espletamento del ruolo affidato e relativa formaliz- zazione - Sottoscrizione di un patto di corresponsabilità tra formatori - Individuazione di strutture ad hoc dove realizzare le azioni di coinvolgimento scuola – famiglia - Stabilire un budget utilizzabile per la realizzazione delle azioni di coinvolgimento - Documentazione sulla normativa privacy - Programmazione/progettazione in team di percorsi formativi per formatori - Pianificazione delle azioni di coinvolgimento nel progetto di corresponsabilità, coordinandole temporalmente e spazialmente rispetto alle altre attività operanti Cosa potresti fare tu perché alcune iniziative possano effettivamente realizzarsi? - Socializzazione dell’iniziativa progettuale • a livello di team di formatori • a livello di personale non docente, ma operante nel Centro indipendentemente dalla funzione • a livello di gruppo classe - Cura dei flussi comunicativi interni ed esterni Quali possibili iniziative ritieni possano essere attivate? - Realizzazione di un’analisi dei fabbisogni funzionale all’attuazione del progetto di corresponsabi- lità - Creazione di un consiglio dei genitori - Creazione di un team di collaboratori a supporto della figura di sistema Tab. 27 - Puglia Abruzzo Umbria Cosa dovrebbe accadere perché alcune iniziative possano realizzarsi? - Sollecitare la Sede nazionale a presentare il progetto ai Centri/Direttori con un’azione formale, in- dicando anche gli operatori coinvolti - Chiedere ai Direttori che diano un incarico formale per lavorare sulla corresponsabilità scuola-fa- miglia Cosa potresti fare tu perché alcune iniziative possano effettivamente realizzarsi? - Presentare al Direttore il progetto e i contenuti del corso - Presentare al Collegio formatori, negli incontri di programmazione, le intenzioni del progetto, l’o- rientamento della Sede nazionale e del Direttore del Centro; inoltre, presentare le linee della nuova riforma della scuola rispetto alla corresponsabilità scuola-famiglia Quali possibili iniziative ritieni possano essere attivate? - Nella prima assemblea con i genitori focalizzare il ruolo centrale della famiglia nella scuola, se- condo le linee della nuova legge - Cercare, quindi, il coinvolgimento di alcuni genitori, esplicitando la necessità di avere 2 rappre- sentanti per corso (rassicurandoli sul proprio ruolo e sul supporto che avranno dal Centro) - Una volta individuato il gruppo dei rappresentanti dei genitori, si fisserà un incontro per stabilire assieme le linee guida, i compiti, le responsabilità e le modalità di coinvolgimento (spazi e tempi) - Ipotizzare e proporre la loro collaborazione in occasione dei momenti di scrutinio del corso e quando si presentano situazioni di particolare rilevanza educativa - Verificare la disponibilità di incontro dei rappresentanti dei genitori di ogni corso - Verificare la disponibilità della presenza del/i formatore/i interessato/i, agli incontri, prevedendo con la Direzione la possibilità di un orario flessibile e il riconoscimento del lavoro svolto nel pro- prio contratto di lavoro - Far incontrare i rappresentanti, creando un gruppo di lavoro - Decidere assieme i loro compiti e ruoli all’interno del Centro (suggerendo il coinvolgimento nelle diverse iniziative del Centro) Tab. 28 - Veneto: Mestre, San Donà, Schio segue 49 2.3. Raccolta del materiale: “Documentiamo l’esperienza” A partire dalla programmazione progettuale, adottata da tutti i referenti, sono state attivate una serie di azioni che i referenti per il progetto corresponsabilità hanno sistematizzato in una scheda appositamente costruita (tab. 29). - Formalizzare il gruppo, individuando un referente e delle linee guida per la gestione del gruppo - Ipotizzare e verificare la possibilità di collegamento con associazioni dei genitori esistenti (es. AGESC) - Richiedere la collaborazione dell’AGESC per la sensibilizzazione e la promozione delle iniziative di coinvolgimento - Concordare con la Direzione un’attività di conoscenza e rilevazione della situazione familiare degli allievi del Centro - Stabilire gli aspetti che saranno presi in considerazione nell’indagine conoscitiva e lo scopo non investigativo ma conoscitivo della realtà familiare degli allievi del Centro - Prevedere, se necessario, un apposito questionario per la rilevazione dei dati - Comunicare ai formatori l’intenzione e gli scopi dell’indagine conoscitiva - Presentare i risultati dell’indagine al Collegio formatori Tab. 29 Scheda “Documentiamo l’esperienza” segue Nelle pagine che seguono riportiamo alcune schede, così come sono state com- pilate dai referenti di alcuni CFP partecipanti al progetto. 50 Ta b. 3 0 - Sc he da “ D oc um en ti am o l’ es pe ri en za . A zi on e: S cr ut in i bi m es tr al i” – C F P “ Sa n M ar co ” – V en ez ia -M es tr e 51 Ta b. 3 1 - Sc he da “ D oc um en ti am o l’ es pe ri en za . A zi on e: F av or ir e la f or m az io ne d ei g en it or i” – C F P “ Sa n M ar co ” – V en ez ia -M es tr e 52 Ta b. 3 2 - Sc he da “ D oc um en tia m o l’ es pe ri en za . A zi on e: F ar c on os ce re a i g en ito ri il s er vi zi o or ie nt am en to ” – C F P “S an M ar co ” – Ve ne zi a- M es tr e 53 T ab . 3 3 - Sc he da “ D oc um en ti am o l’ es pe ri en za . A zi on e: Q ue st io na ri o gr ad im en to ” – C F P “ Sa n M ar co ” – V en ez ia -M es tr e 54 Ta b. 3 4 - Sc he da “ D oc um en ti am o l’ es pe ri en za . A zi on e: S cr ut in i bi m es tr al i” – C F P “ D on B os co ” – S an D on à di P ia ve 55 Ta b. 3 5 - Sc he da “ D oc um en ti am o l’ es pe ri en za . A zi on e: Q ue st io na ri o gr ad im en to ” – C F P “ D on B os co ” – S an D on à di P ia ve 56 Ta b. 3 6 - Sc he da “ D oc um en ti am o l’ es pe ri en za . A zi on e: F ar c on os ce re a i ge ni to ri i l se rv iz io o ri en ta m en to ” – C F P Se la rg iu s 57 Ta b. 3 7 - Sc he da “ D oc um en ti am o l’ es pe ri en za . A zi on e: q ue st io na ri o gr ad im en to ” – C F P Se la rg iu s 58 Ta b. 3 8 - Sc he da “ D oc um en ti am o l’ es pe ri en za . A zi on e: C on vo ca zi on e fa m ig li e a in iz io a nn o” – C F P P er ug ia Ta b. 3 9 - Sc he da “ D oc um en ti am o l’ es pe ri en za . A zi on e: C on vo ca zi on e fa m ig li e a in iz io a nn o” – C F P P er ug ia 59 Ta b. 4 0 - Sc he da “ D oc um en ti am o l’ es pe ri en za . A zi on e: N om in a ra pp re se nt an ti d ei g en it or i” – C F P Sa n B en ig no 60 Ta b. 4 1 - Sc he da “ D oc um en ti am o l’ es pe ri en za . A zi on e: P re se nt az io ne p ro ge tt o pe rs on al iz za to ” – C F P M is te rb ia nc o Ta b. 4 2 - Sc he da “ D oc um en ti am o l’ es pe ri en za . A zi on e: C on si gl io d el C F P ” – C F P B ra 61 Ta b. 4 3 - Sc he da “ D oc um en ti am o l’ es pe ri en za . A zi on e: F es ta d i fi ne a nn o” – C F P B ra Ta b. 4 4 - Sc he da “ D oc um en ti am o l’ es pe ri en za . A zi on e: P re se nt az io ne d ei c or si ” – C F P L’ A qu il a 62 Ta b. 4 5 - Sc he da “ D oc um en ti am o l’ es pe ri en za . A zi on e: C oi nv ol gi m en to d ei g en it or i ne ll o st ag e” – L az io ( re fe re nt i: A m er ig o D i St ef an o e S te fa no L eo pa rd i) , U m br ia (r ef er en ti : S il vi a B on om i e F ra nc es co G ab ba re ll i) , Si ci li a (r ef er en ti : P in a B er ti no , L in a C al ac iu ra e G iu se pp e St an ca ne lli ) 63 Ta b. 4 6 - Sc he da “ D oc um en ti am o l’ es pe ri en za . A zi on e: C oi nv ol gi m en to d ei g en it or i ne ll a va lu ta zi on e de ll ’a tt iv it à” – L az io (r ef er en ti: A m e- ri go D i St ef an o e St ef an o L eo pa rd i) , U m br ia (r ef er en ti: S ilv ia B on om i e Fr an ce sc o G ab ba re lli ), Si ci li a (r ef er en ti: P in a B er tin o, L in a C al a- ci ur a e G iu se pp e St an ca ne lli ) 64 Ta b. 4 7 - Sc he da “ D oc um en ti am o l’ es pe ri en za . A zi on e C ol la bo ra zi on e pe r il d is ag io ” – L az io (r ef er en ti: A m er ig o D i S te fa no e S te fa no L eo - pa rd i) ,U m br ia (r ef er en ti: S ilv ia B on om i e F ra nc es co G ab ba re lli ), Si ci li a (r ef er en ti: P in a B er tin o, L in a C al ac iu ra e G iu se pp e St an ca ne lli ) 65 2.4. Acquisizione di metodologie e strumenti per lavorare con i genitori Il secondo modulo formativo è stato indirizzato al lavoro diretto con i genitori. Nella prima parte di esso è stato preso in considerazione sia l’approccio al quale ri- ferirsi, sia alcune modalità di intervento; nella seconda parte, ci si è focalizzati in- vece sulle caratteristiche che dovrebbero essere proprie di colui che è figura refe- rente per la corresponsabilità. 2.4.1. L’approccio preventivo promozionale con le famiglie: strumenti d’inter- vento Nel secondo modulo, dal titolo “L’approccio preventivo promozionale con le famiglie: strumenti d’intervento”, è stata presentata una sistematizzazione dei vari tipi d’intervento dopo averne esplicitato, per ciascuno, peculiarità e caratteristiche. In riferimento alle peculiarità, si è posto in evidenza come gli interventi con i genitori siano fondamentalmente finalizzati all’incremento dell’empowerment so- cioeducativo. Coerentemente, infatti, con le normative internazionali, europee e na- zionali, relative ai diritti dei minori, tutte le entità sociali che ruotano attorno al si- stema famiglia hanno l’obbligo di favorire, in una prospettiva di sussidarietà e di solidarietà, il potenziamento del ruolo educativo genitoriale. Pertanto, gli interventi con i genitori si caratterizzano, da un punto di vista me- todologico, per il coinvolgimento attivo e diretto degli stessi genitori; in tal senso, il lavoro va realizzato non per i genitori, ma con i genitori. Gli operatori che promuovono interventi con le famiglie non sono esperti esterni alla famiglia, ma facilitatori, animatori orientati a promuovere le risorse e le potenzialità di ciascun genitore. Quali gli interventi che maggiormente riflettono tale presupposto fondamen- tale? Sono soprattutto quelli che si caratterizzano per: a) la valenza preventivo-promozionale (Becciu-Colasanti, 2003), b) essere di gruppo/di sistema, c) essere di tipo compartecipativi e fortemente connettivi, d) essere multidimensionali (Contessa, 1998) e intersoggettivi, e) avere un orientamento prospettivo strategico. Per quanto concerne la valenza preventivo-promozionale, gli interventi da pre- ferire sono quelli che mirano a promuovere le potenzialità e le risorse genitoriali e che evidenziano maggiormente ciò che già funziona piuttosto che ciò che costi- tuisce area di disagio e di disfunzionalità. Si adotta, cioè, il modello della compe- tenza, piuttosto che quello della deficienza. Troppo spesso si assiste ad interventi rivolti ai genitori che, pur non intenzionalmente, finiscono per aumentare il loro senso di inadeguatezza, di insicurezza fino, talvolta, a colpevolizzare. Lavorare con i genitori secondo il metodo preventivo promozionale significa risvegliare il senso di efficacia e di potere nell’educare e formare i propri figli. Gli interventi con i genitori si caratterizzano, inoltre, per essere di sistema e di 66 gruppo. Tali interventi risultano essere molto più efficaci e produttivi rispetto agli interventi di tipo diadico e individuale. Infatti, l’esperienza nel lavoro con i genitori evidenzia che uno dei parametri fondamentali per misurare l’efficacia dell’inter- vento consiste nell’incremento del sostegno sociale tra genitori che partecipano alle diverse iniziative. Un altro obiettivo del lavoro con i genitori è, quindi, quello di fa- vorire relazionalità positiva, sostegno e incoraggiamento reciproci e un proficuo confronto sulla quotidianità, contribuendo, in definitiva, a rompere l’isolamento so- ciale che sperimentano molti genitori. Ciò spesso può permettere di rispondere al bisogno aggregazionale e associativo parentale. Gli interventi in setting di tipo cli- nico, pur presentando altri vantaggi, non riescono a soddisfare tale importante esi- genza. Per essere efficaci, gli interventi con i genitori, come affermato precedente- mente, debbono ancora caratterizzarsi per la compartecipazione. Quando si lavora con i genitori, non dovremmo avere da una parte gli operatori e gli esperti, che ela- borano e realizzano programmi e progetti, e dall’altra i genitori che presenziano ed eseguono attività pensate da altri. Così facendo si corre il rischio di rinforzare una partecipazione passiva che è molto lontana dell’idea, che abbiamo descritto, di cor- responsabilità. Sovente, tra gli indicatori principali per definire l’efficacia degli interventi, si utilizza il solo numero di presenze agli incontri, organizzati secondo il modello della conferenza con esperti. Al contrario, per promuovere l’empowerment socioe- ducativo parentale è necessario che i genitori partecipino a tutte le varie fasi del- l’intervento, dalla ideazione, alla pianificazione, alla realizzazione e alla valuta- zione delle diverse azioni progettuali. In tal senso, all’interno dei CFP, la compo- nente genitoriale potrebbe dare un ottimo contributo in termini progettuali e di con- divisione della fatica educativa quotidiana dei formatori. Altra peculiarità, degli interventi con i genitori, è la connettività. Con tale ter- mine si intende far riferimento alla possibilità di far interagire in connessioni di- rette ed indirette i diversi sistemi che interdipendono, in uno specifico territorio, con il sistema famiglia. L’obiettivo principale, in una prospettiva ecologica, è la creazione di un accordo intersistemico. A questo riguardo, la corresponsabilità rea- lizza tale connettività tra il micro-sistema famiglia ed il micro-sistema scuola, non disgiuntamente dall’interazione con altri sistemi. Ulteriori caratteristiche, richieste agli interventi con i genitori, sono rappresen- tate dalla multidimensionalità e dalla intersoggettività. Il principio della multidi- mensionalità concerne i vari livelli d’intervento. Il presente progetto, coerente- mente con tale principio, ha individuato tra i livelli di azione quelli: costitutivo, or- ganizzativo-gestionale, associativo, educativo, formativo, di socializzazione e di rete. Ciò per evitare forme di riduzionismo nella programmazione degli interventi, che spesso sono alla base di esiti incerti. Molti degli interventi monitorati, infatti, risentono di questo limite. Si ha spesso l’impressione che gli operatori rispondano più a logiche autoreferenziali, piuttosto che ai reali bisogni della componente genitoriale. Promuovere interventi 67 multidimensionali significa realizzare la piena partnership scuola-genitori e contri- buire in modo qualitativamente alto ai bisogni educativi dei minori. Il principio dell’intersoggettività postula una forte interdipendenza tra le di- verse componenti e i diversi livelli con e sui quali andiamo ad agire. Così, il lavoro con i genitori necessita di caratterizzarsi per una pluralità di soggetti (genitori, di- rettori, formatori, referenti, animatori pastorali, catechisti, rappresentanti delle as- sociazioni, educatori territoriali, ecc.) che sanno realizzare sinergie educative pur nel rispetto dei rispettivi ambiti, ruoli e compiti. Infine, gli interventi con i genitori assumono una valenza prospettivo-strate- gica quando realizzano il principio della successione, proprio della ecologia so- ciale. Tale principio evidenzia le proprietà dinamiche dell’ambiente sociale e la ne- cessità di conoscere quali siano le direzioni dei mutamenti in corso. Tale direziona- lità va tenuta presente nel pianificare le strategie degli interventi. In quest’ottica, cogliere la valenza prospettivo-strategica degli interventi sulla cor- responsabilità significa non rinunciare a tale progettualità, a motivo delle difficoltà e dei vincoli del presente, quanto piuttosto valorizzare tutto ciò che va nella direzione dei cambiamenti auspicati, nella consapevolezza che, in una prospettiva a medio e lungo termine, il genitore nei CFP non può che essere una grande risorsa educativa. Gli interventi formativi mirano allo sviluppo globale delle risorse e delle po- tenzialità individuali; in questa sede, tali interventi fanno riferimento a tutte quelle azioni volte ad innalzare i livelli culturali e professionali dei genitori; non dob- biamo dimenticare che l’investimento sulla formazione dei genitori è funzionale al- l’incremento dei livelli culturali nei figli. Gli interventi educativi sono finalizzati alla promozione di competenze e allo sviluppo personale, in quanto educatori, tramite proposte contenutistiche globali o specifiche (educare alla pace, alla prosocialità, alla convivenza civile, alla cittadi- nanza, alla assertività, ecc.); in questa sede facciamo riferimento soprattutto agli in- terventi volti a favorire il sostegno alla genitorialità. Gli interventi di educativa territoriale sono orientati alla riqualificazione edu- cativa delle risorse umane e strumentali presenti in un determinato territorio favo- rendo, al suo interno, azioni sinergiche. Gli interventi informativi e di sensibilizzazione mirano a creare le precondizio- ni di tipo cognitivo ed emozionale per l’attivazione di processi decisionali finalizza- ti al cambiamento di mentalità, convinzioni e comportamenti degli educatori; essi si basano sul potere dell’informazione e sulla capacità di razionalità dell’individuo. Gli interventi di addestramento si caratterizzano per la trasmissione di abilità specifiche, necessarie a mettere in atto un certo comportamento, tramite ripeti- zione, imitazione, simulazione (es. addestramento assertivo); in questa sede tali in- terventi, seppur non del tutto rispondenti alle peculiarità precedentemente descritte, in quanto enfatizzanti l’aspetto addestrativo, possono essere utili se inseriti in pro- grammi educativi e/o formativi di più ampio respiro. Gli interventi progettuali rappresentano uno degli strumenti principali dell’in- tervento psicosociale; si caratterizzano per la visione strategica espressa tramite fi- 68 nalità e obiettivi specifici, per la coerenza interna, per la molteplicità dei soggetti coinvolti, per la organicità delle attività proposte, per la variabilità dei metodi, delle risorse e degli strumenti utilizzati, per la misurabilità dei risultati conseguiti. Gli interventi esperienziali si caratterizzano per la valorizzazione dell’espe- rienza individuale in situazione di gruppo, al fine di apprendere abilità di vita e fa- vorire lo sviluppo di competenze personali. Gli interventi di rete sono interventi territoriali finalizzati alla ottimizzazione delle risorse tramite l’attivazione di sinergie interistituzionali e interprofessionali per la realizzazione di obiettivi progettuali. Gli interventi consulenziali sono indirizzati a modificare, a livello interperso- nale e a livello di sistema sociale, le forze che agiscono su coloro che sono attual- mente o potenzialmente in una condizione di sofferenza o di disagio; il loro scopo è il miglioramento dell’uso, da parte di chi li richiede, delle proprie capacità e risorse per il conseguimento dei propri obiettivi. Gli interventi di aiuto non professionale sono interventi indirizzati a promuo- vere una ecologia dell’aiuto informale tramite il ricorso ad operatori che non hanno alle spalle un training formale e non sono in possesso di qualifiche specifiche, e che possono coadiuvare il lavoro dei professionisti. Gli interventi di self-help sono caratterizzati da strutture di piccolo gruppo, a base volontaria, finalizzate al mutuo aiuto e al raggiungimento di scopi particolari; sono composti da membri che vivono condizioni, situazioni, disagi ed esperienze comuni. Gli interventi di animazione sociale sono interventi sul territorio finalizzati a favorire la partecipazione dei soggetti alla realtà sociale e politica in cui vivono; possono riguardare il tempo libero (soprattutto destinata a bambini e adolescenti) e iniziative socioculturali nel territorio (feste, mostre, ecc.). 2.4.2. Il profilo del referente per la “Corresponsabilità” La seconda parte del secondo modulo formativo prevedeva, come dicevamo, un’analisi delle attitudini, delle conoscenze, delle abilità e delle competenze neces- sarie all’operatore per realizzare adeguatamente le singole fasi progettuali. Si è così cercato di tracciare idealmente il profilo dell’operatore che nei CFP è chiamato al lavorare con i genitori per la realizzazione del progetto “Corresponsa- bilità”. Tale profilo ha permesso di meglio precisare i percorsi formativi da ipotizzare per professionalizzare la figura del referente per la “corresponsabilità”. Il termine competenza, in questa sede, viene riferito al cosa gli operatori ri- escono a produrre, relativamente al progetto sulla presenza dei genitori nei CFP, grazie all’insieme delle conoscenze acquisite durante l’intero percorso formativo, alle singole abilità potenziate e alle capacità individuali sviluppate. Potrebbe essere utile, a tal riguardo, presentare alcune schede predisposte dai gruppi di lavoro, in riferimento al profilo del referente della corresponsabilità (cfr. Tabb. 48-50). 69 Ta b. 4 8 - A na li si c om pe te nz e de l re fe re nt e pe r la c or re sp on sa bi li tà e du ca ti va ( G ru pp o 1) 70 Ta b. 4 9 - A na li si c om pe te nz e de l re fe re nt e pe r la c or re sp on sa bi li tà e du ca ti va ( G ru pp o 2) 71 Ta b. 5 0 - A na li si c om pe te nz e de l re fe re nt e pe r la c or re sp on sa bi li tà e du ca ti va ( G ru pp o 3) 72 2.5. La pianificazione di progetti “Corresponsabilità” In questa fase, il gruppo di lavoro ha iniziato a produrre delle schede proget- tuali allo scopo di sistematizzare in maniera più organica le iniziative da intrapren- dere. Infatti, si poteva notare, sia in sede di rilevazione iniziale, sia successivamente, quando i referenti proponevano iniziative sulla corresponsabilità, la carenza di una progettualità condivisa che permettesse un coordinamento ed una verifica delle varie azioni realizzate. 2.5.1. Un modello di scheda progettuale A titolo esemplificativo riportiamo la programmazione progettuale elaborata, da un referente, per l’anno formativo 2005-2006. Sede: CNOS FAP Regione Lombardia sede di Brescia Referente: Omar Delasa Titolo del progetto: GENIatTORI Finalità Destinatari Riproporre con decisione il valore della scuola cattolica • come luogo singolare di annuncio cristiano e di vita di fede • come un mezzo privilegiato volto alla formazione integrale dell’uomo (la scuola in- fatti è un centro in cui si elabora e si trasmette una specifica concezione del mondo, dell’uomo e della storia). Condividere l’esperienza educativa di don Bosco, un’educazione integrale che vede Dio e l’uomo insieme, la ragione e la fede che collaborano, l’onesto cittadino e il buon cristiano mai separati. Promuovere il “progetto corresponsabilità” in riferimento alla legge Moratti (28 marzo 53/2003) Promuovere e realizzare azioni di collaborazione scuola-famiglia-territorio Ricercare una coerenza tra i dettami nazionali e quelli regionali di modo che le micro-progettualità derivanti dalle macro-progettualità possano rispondere ai criteri di efficacia e efficienza (Titolo V della Costituzione) Sono destinatari del progetto i genitori degli allievi regolarmente iscritti al Centro, i for- matori, le figure istituzionali del Centro e gli enti/associazioni attivi sul territorio (Re- gione, Provincia, Comune, Circoscrizione). Indirettamente sono destinatari del progetto i ragazzi che usufruiscono dei servizi pro- mossi dal CFP. Tab. 51 - Esempio di scheda progettuale segue 73 Obiettivi I genitori - prenderanno coscienza che le famiglie cristiane costituiscono una risorsa decisiva per l’educazione alla fede, l’edificazione della Chiesa come comunione e la sua capacità di presenza missionaria nelle più diverse situazioni di vita per fermentare in senso cristiano la cultura diffusa e le strutture sociali (criterio di valutazione: questionario tramite cui monitorare il grado di conoscenza) - comprenderanno sempre più la missione della famiglia nella comunità cristiana e i suoi compiti di formazione della persona e trasmissione della fede e il significato che il matrimonio e la famiglia rivestono nel disegno di Dio (criteri di valutazione: que- stionario; numero di partecipanti agli incontri) - cresceranno nella convinzione che per un’autentica opera educativa c’è bisogno di quella vicinanza, quotidianamente vissuta, che è propria dell’amore e che trova il suo spazio più propizio anzitutto nella comunità familiare (criterio di valutazione: que- stionario e maggiore partecipazione agli interventi formativi) - sperimenteranno, attraverso il confronto, che alla base della formazione della persona sta necessariamente la preghiera, l’amicizia con Cristo e la contemplazione in Lui del volto del Padre (criterio di valutazione: numero dei partecipanti ai ritiri e alle pro- poste liturgico-pastorali; numero di richieste di attività “spirituali”) - si sentiranno appoggiati e sostenuti nella loro responsabilità educativa attraverso la creazione di associazioni di genitori, scuole di genitori, ecc. con una proposta con- creta e sistematica di formazione e condivisione su tematiche educative (criterio di valutazione: numero di interventi a favore della corresponsabilità) - approfondiranno la convinzione che sta alla base del sistema educativo di d. Bosco e quindi del Centro, ossia che l’educazione dei giovani è inseparabile dalla famiglia, dal clima di famiglia (criterio di valutazione: numero di testimonianze di educazione familiare portate dal genitore nutrite di spiritualità salesiana) - si sentiranno coinvolti in alcune azioni educativo-formative, divenendo promulgatori di quell’esperienza spirituale che d. Bosco inaugurò con i suoi ragazzi e che permise al suo ambiente di essere “casa che accoglie, parrocchia che evangelizza, scuola che avvia alla vita e cortile per incontrarsi da amici e vivere in allegria”2 (criterio di valu- tazione: numero di partecipanti alle iniziative proposte) - matureranno maggiormente la convinzione di essere “attori” e non spettatori del pro- getto educativo dei propri figli, promuovendo attività che vedano la loro partecipa- zione diretta nei momenti e nelle scelte “costituzionali” del Centro (criterio di valuta- zione: questionario; intervista; colloquio; numero di partecipanti; partecipazione dei genitori agli ordini collegiali; collaborazione con l’équipe dei genitori) - si appassioneranno alla vita “informale” del Centro, prendendo parte, insieme ai loro figli, in attività che mirano a promuovere una ecologia dell’aiuto informale e inter- venti di animazione sociale come l’animazione del tempo libero e la promozione di attività ludico-ricreative (criterio di valutazione: questionario; numero dei parteci- panti) - matureranno maggiormente la convinzione di essere risorsa (criterio di valutazione: colloquio; interviste di vario tipo) - acquisteranno passione e competenze per difendere e promuovere nella società i di- ritti della famiglia, di fronte a leggi e situazioni che la danneggiano (criterio di valu- tazione: questionario; numero di testimonianze da parte dei genitori di intervento sul territorio; maggiore partecipazione agli interventi formativi; richieste di approfondi- mento di tematiche formativo-educative). 2 Costituzioni salesiane, art. 40. segue segue 74 Contenuti Metodi Attività - La scuola cattolica salesiana tra accompagnamento e sostegno dei genitori nelle loro responsabilità educative mediante il coinvolgimento nella realizzazione del Progetto educativo-pastorale. - Le famiglie cristiane come risorsa decisiva per l’educazione alla fede, l’edificazione della Chiesa e sua capacità di presenza missionaria nelle più diverse situazioni di vita. - La legge Moratti (legge 28 marzo 53/2003) e il progetto corresponsabilità. Analisi della legge, strategie di attuazione. Ruolo della famiglia nella scuola secondo la legge 28 marzo 53/2003. - La collaborazione scuola-famiglia come risorsa. - Il sistema preventivo di d. Bosco come aiuto a maturare nella convinzione che per un’autentica opera educativa c’è bisogno di quella vicinanza, quotidianamente vis- suta, che è propria dell’amore e che trova il suo spazio più propizio anzitutto nella comunità familiare. I metodi privilegiati sono quelli esperienziali-induttivi, per mezzo dei quali si stimolano e si coinvolgono i genitori ad un apprendimento attivo e significativo. Le tecniche utilizzate potranno essere: - Incontri frontali e con materiale informatico (files di Power Point) con la partecipa- zione di personale qualificato, condivisione di esperienze in piccoli gruppi. - Attività di “tirocinio” (organizzazione di momenti ricreativi, iniziative a scopo soli- dale) - Distribuzione di materiale informativo/dispense - Incontro con le realtà istituzionali e di volontariato presenti sul territorio. - Incontri formativi che prevedono la partecipazione di personale qualificato - Partecipazione ad una giornata di ritiro spirituale - Formazione di un comitato genitori - Costituzione di un “Consiglio del CFP” - Collaborazione dei genitori ai ritiri spirituali di inizio anno formativo, in preparazione al Natale e alla Pasqua (logistica) - Coinvolgimento dei genitori per il reperimento dei premi per la lotteria missionaria - Coinvolgimento dei genitori per l’organizzazione, promozione e gestione della setti- mana che vedrà i loro figli impegnati in attività di solidarietà - Incontri trimestrali con il Centro - Partecipazione ai momenti liturgici forti: Messa di Natale, festa di d. Bosco e di Maria Ausiliatrice - Collaborazione a livello economico per gestire situazioni di bisogno di alcuni allievi - Campo estivo di impegno in Lituania o Etiopia con allievi e genitori - Partecipazione a conferenze di informazione-sensibilizzazione sulla legge Moratti. segue segue 75 segue Fasi (5) Risorse Vincoli Prima fase (organizzativa) - Prima settimana di settembre: incontro con tutte le famiglie degli allievi iscritti all’a.f. 2005/2006 per illustrare le peculiarità e le risorse del “Sistema Preventivo”, il Centro, le sue iniziative e i formatori - Inizio anno formativo: assemblea di tutti i genitori atta ad illustrare il progetto “Corre- sponsabilità” previsto dalla legge Moratti e sue possibili attuazioni… proposte di cor- responsabilità - Ottobre: incontro per elezione dei genitori rappresentanti di corso. Nascita del comi- tato genitori. Seconda fase (di inizio collaborazione) - Prima settimana di ottobre: ritiro di inizio anno (settimana in montagna con i ragazzi). Coinvolgimento dei genitori disponibili per la gestione della logistica: pulizia, cu- cina, organizzazione attività ludico-ricreative - Novembre: incontro con tutti i genitori e consegna dei pagellini informativi. Mo- mento di confronto e promozione delle prossime iniziative - 23 dicembre: S. Messa in preparazione al Natale con possibilità di un incontro/ritiro spirituale pomeridiano per i genitori… scambio degli auguri con piccolo rinfresco or- ganizzato dai genitori Terza fase (di promozione del Centro) - Sabati di gennaio: coinvolgimento dei genitori nell’Open day (visita guidata al Centro e alle sue risorse) Quarta fase (scuola genitori) - Quaresima 2006: proposta di una “scuola genitori” con l’intervento di personale qua- lificato. Un’organizzazione flessibile consentirà la forte personalizzazione del per- corso in base alle risposte e alle esigenze formative dei genitori. L’impegno sarà quello di seguire un metodo che si propone di superare la progettualità precostituita imposta in favore di una progettualità che sorge dalle esigenze e dalle richieste dei genitori. Finalità dei quattro incontri (a cadenza settimanale) sarà promuovere la con- vinzione che per un’autentica opera educativa non basta una teoria giusta o una dot- trina da comunicare, ma c’è bisogno di qualcosa di molto più grande e umano, di quella vicinanza, quotidianamente vissuta, che è propria dell’amore Quinta fase (impegno missionario) - Gennaio 2006: incontri di sensibilizzazione missionaria; raccolta di generi alimentari e fondi da destinarsi all’opera salesiana in Lituania o Etiopia; campi di lavoro e im- pegno missionario - Agosto 2006: esperienza “missionaria” estiva. Campo di lavoro e animazione in col- laborazione con la casa salesiana di Vilnius (Lituania) Disponibilità della comunità salesiana e dei formatori del Centro Ricchezza di ambienti e strumentazione Generosità e sensibilità missionaria della gente bresciana (ci sono molti missionari oriundi di Brescia sparsi nel mondo) “Prestigio” e fiducia di cui i salesiani godono presso le istituzioni e gli enti del territorio Cammino di fede che coinvolge ragazzi e famiglie e che porta alla maturazione di ideali di solidarietà, cooperazione, collaborazione… Attenzione della sede nazionale CNOS-FAP al progetto Finanziamento pubblico Livello scolastico dei genitori è medio-basso. Molti genitori sono operai impegnati nei turni pomeridiani o di notte Alcune famiglie distano fino a 50 Km dal Centro È difficile calare ideali propriamente ispirati all’etica cristiana in altre culture/religioni 76 2.5.2. Modello di progetto “Corresponsabilità” L’esperienza triennale, oltre ad aver sensibilizzato maggiormente i formatori intorno al tema della corresponsabilità ed aver suggerito loro percorsi operativi possibili, ha consentito di sviluppare le competenze richieste per elaborare un pro- getto sulla corresponsabilità in grado di rispondere ad alcuni importanti parametri. In particolare: 1) adeguatezza formale rispetto ai principi normativi, socioeducativi, propri delle scuole cattoliche e culturali relativi al tema della corresponsabilità; 2) intervento sui diversi livelli e principalmente sul livello costitutivo ed educa- tivo; 2) adeguatezza formale di tipo progettuale; 4) coinvolgimento di sistema delle diverse componenti dei CFP; 5) ruolo centrale della componente genitoriale; 6) misurabilità degli esiti progettuali soprattutto in riferimento alla qualità ero- gata. Ma vediamo di precisare le singole voci in base alle quali procedere alla ste- sura del progetto. Queste concernono il soggetto proponente; il progetto; la descrizione del pro- getto; la strategia di intervento; la realizzazione del progetto; le attività; la realizza- zione del progetto; i destinatari; la realizzazione del progetto personale; le azioni di sensibilizzazione e diffusione del progetto e dei suoi risultati; il monitoraggio e la valutazione. 77 Ta b. 5 2 - E se m pi o di u n pr ot oc ol lo c on l e si ng ol e vo ci se gu e 78 se gu e se gu e 79 se gu e se gu e 80 se gu e se gu e 81 se gu e se gu e 82 se gu e se gu e 83 se gu e se gu e 84 se gu e se gu e 85 se gu e 86 3. Costruiamo insieme il progetto “corresponsabilità” La parte finale dell’esperienza formativa è consistita nell’elaborazione di un’i- potesi di progetto nazionale da realizzare nei singoli Centri. Tale ipotesi progettuale viene proposta dal gruppo dei referenti ai CFP del CNOS-FAP come contributo conclusivo indirizzato a far decollare la partecipa- zione dei genitori alla vita dei CFP nel tentativo di colmare una lacuna storica, che ne ha ribadito la rilevanza solo nei principi enunciati e dichiarati, ma non nella prassi. Da un punto di vista operativo, il metodo di lavoro ha previsto una elencazione delle parole chiave che fossero di aiuto ai referenti nella stesura e nel completa- mento delle singole voci progettuali. Successivamente, sono stati concordati i passi da effettuare nella implementa- zione delle azioni progettuali pianificate. All’interno di ciascun step si è cercato di individuare quali azioni attivare, a quali competenze attingere per il loro espletamento, quale tipo di materiale docu- mentale produrre. Presentiamo ora, nelle tabelle che seguono, sia le parole chiave per ciascuna voce progettuale sia la descrizione delle singole fasi da realizzare. VOCI DEL PROTOCOLLO Finalità Obiettivi Destinatari Contenuti Metodologie Attività Fasi Valutazione PAROLE CHIAVE Corresponsabilità; Costitutività; Principio di sussidarietà; Partecipazione diretta dei genitori; Responsabilità educativa dei genitori; Partnership do- centi-genitori; Diritti dei minori; Progetti educativi nei CFP Corresponsabilità; Costitutività; Principio di sussidarietà; Partecipazione diretta dei genitori; Responsabilità educativa dei genitori; Partnership do- centi-genitori; Diritti dei minori; Progetti educativi nei CFP; Cittadinanza attiva, Associazionismo genitoriale; Riforma scolastica; Formazione con- tinua nei contesti formali, non formali, informali; Empowerment genito- riale; Sostegno alla genitorialità; Documenti interni ed esterni al CFP Diretti e Indiretti; Genitori; Formatori; Genitori-Formatori; Ente, Collegio formatori, Allievi; Comitato genitori; Associazione genitori. Cfr. voci Finalità e Obiettivi Metodologie attive, esperienziali, partecipative; Interventi di tipo: consu- lenziale, di gruppo, di sistema, promozionale, compartecipativi, connettivo, multidimensionale, intersoggettivo, prospettivo-strategico Soggettività genitoriale, Protagonismo attivo, Coprogettazione, di tipo: co- stitutivo, formativo, educativo, associativo, di rete Sequenzialità; Propedeuticità; Priorità; Temporalità Di progetto, di processo; di esiti; Ex antea, in itinere, ex postea; Follow-up; Qualità percepita, qualità erogata; Strumenti; Soggetti. Tab. 53 - Esempio di un protocollo con le singole voci 87 Tab. 54 - Pianifichiamo insieme il progetto “Corresponsabilità” segue 88 segue segue 89 segue segue 90 segue segue 91 4. Valutazione del percorso effettuato Si è ritenuto importante che i partecipanti al progetto acquisissero conoscenze e competenze relativamente a: – la corresponsabilità: aspetti normativi, culturali e operativi – la famiglia oggi in Italia: lettura socioeducativa dei principali dati emergenti – la partecipazione dei genitori nella scuola italiana: dalla delega alla correspon- sabilità – la partecipazione dei genitori nei CFP: una sfida per i Centri di ispirazione cri- stiana – la progettazione degli interventi di corresponsabilità: conoscenze, abilità e competenze del referente – il lavoro diretto con i genitori: conoscenze, abilità e competenze degli operatori A conclusione del percorso formativo triennale, per quanto concerne le cono- scenze si è evidenziata una crescita progressiva dei partecipanti referenti attorno alle seguenti aree: – temi correlati alla corresponsabilità – analisi della situazione delle famiglie oggi nel nostro Paese – livelli d’intervento progettuale. Per quanto riguarda le abilità e le competenze acquisite, i partecipanti hanno evidenziato una adeguata preparazione in riferimento a: segue 92 – monitoraggio dell’esistente all’interno di ciascun CFP – individuazione dei punti di forza e di vulnerabilità nei singoli Centri rispetto alla realizzazione della corresponsabilità – analisi delle realtà partecipative genitoriali attorno ai livelli concordati (costi- tutivo, organizzativo, associativo, educativo, formativo, di socializzazione, ter- ritoriale) – progettazione di interventi relativi a ciascun livello – realizzazione di interventi progettuali conformi ai livelli stabiliti – valutazione delle prassi progettuali – documentazione e diffusione delle buone prassi. In sede di valutazione finale, i partecipanti hanno, tuttavia, messo in luce come il percorso formativo, pur nella sua generale positività, abbia lasciato scoperte al- cune competenze, facenti riferimento: – al coinvolgimento dell’intera organizzazione del CFP attorno al progetto corre- sponsabilità – al coinvolgimento diretto dei colleghi formatori – alla conduzione di interventi diretti con i genitori – alla gestione di assemblee di genitori – alla gestione dei conflitti tra formatori e componente genitoriale – alla gestione di vari problemi legati al ruolo dei genitori all’interno degli spazi associativi attivati – alla gestione e alla realizzazione di progetti complessi di corresponsabilità. Per esse si richiederebbero approfondimenti mirati nonché un lavoro di accom- pagnamento e supervisione. APPENDICI 95 Appendice 1 LA CORRESPONSABILITÀ SCUOLA-FAMIGLIA: LE INDICAZIONI DELLA NATIONAL PTA Adattato da Christenson - Sheridan, 2001, 210-214 Funzioni della figura destinata a curare le relazioni scuola-famiglia 1) Stabilire gruppi scolastici di base composti da genitori, educatori e membri della comunità che valutano bisogni, sviluppano piani e priorità, implementano azioni e sforzi congiunti per migliorare la riuscita educativa dei ragazzi. 2) Fungere da figura di collegamento che sostiene la comunicazione tra scuola, famiglia e comunità. 3) Assicurare una partecipazione significativa delle famiglie nei processi educa- tivi provvedendo opportunità di decision making circa le attività di valuta- zione, di intervento e di pianificazione dei programmi. 4) Provvedere servizi diretti alle famiglie riguardanti strategie che possono pro- muovere, da parte dell’ambiente, il successo accademico, comportamentale e sociale. 5) Lavorare con gli amministratori per assicurare che agli sforzi di collaborazione scuola-famiglia siano destinate risorse sufficienti. 6) Portare avanti e promuovere forme di educazione continua su temi quali: mo- delli di collaborazione scuola-famiglia, multiculturalità e interculturalità, scuole per genitori. Indicatori di qualità circa la collaborazione scuola-famiglia Standard 1: comunicazione 1) Usare regolarmente una varietà di strumenti comunicativi che facilitino lo scambio e l’interazione reciproci. 2) Stabilire delle opportunità per i genitori e per gli educatori affinché possano scambiare informazioni utili: per esempio, punti forti del ragazzo, sue prefe- renze nell’apprendere, ecc. 3) Provvedere informazioni chiare su cosa ci si aspetta durante il corso, su quello che esso offre, su come al suo interno possa collocarsi lo studente, sulle attività scolastiche, sui servizi offerti allo studente, sui programmi opzionali. 4) Inviare ai genitori valutazioni e resoconti sui progressi degli studenti. Disporre di servizi di sostegno e consulenze di cui fruire sulla base di bisogni emergenti. 5) Diffondere informazioni sulle riforme scolastiche, sulle politiche, sulle proce- dure disciplinari, sui metodi di valutazione, sulle finalità scolastiche ed inclu- dere i genitori in qualsiasi processo di decision making. 96 6) Condurre conferenze per i genitori almeno due volte l’anno. Tali conferenze dovrebbero prendere in considerazione gli impegni orari dei genitori, eventuali difficoltà di linguaggio, la possibilità di assicurare un servizio di baby sitter per consentire ai genitori di partecipare. 7) Incoraggiare il contatto immediato tra genitori e insegnanti quando ci sono delle perplessità. 8) Distribuire il lavoro degli studenti affinché i genitori possano commentarlo e rivederlo regolarmente. 9) Tradurre le comunicazioni per genitori di lingua diversa. 10) Comunicare con i genitori circa il comportamento positivo dello studente e circa i suoi successi e non solo quando è presente qualcosa che non va. 11) Prevedere opportunità per i genitori di parlare con il dirigente scolastico e con l’équipe degli amministratori. 12) Organizzare delle attività informali nelle quali i genitori, lo staff e gli altri membri della comunità scolastica possano interagire. 13) Assicurare la crescita degli operatori della comunità scolastica per quanto ri- guarda tecniche efficaci di comunicazione e sistemi di comunicazione rego- lare, bidirezionale e continua tra scuola e famiglia. Standard 2: parenting 1) Comunicare l’importanza di rapporti positivi tra genitori e figli. 2) Far conoscere ai genitori i programmi e le risorse che, all’interno della comu- nità, possono essere messe a disposizione delle famiglie. 3) Cercare di raggiungere tutte le famiglie, non soltanto quelle che frequentano regolarmente la scuola. 4) Stabilire delle politiche che sostengano le responsabilità della famiglia nel ri- spetto delle differenze culturali e religiose. 5) Prevedere un centro di risorse e di informazioni accessibili per sostenere le fa- miglie attraverso training, risorse e altri servizi. 6) Incoraggiare il personale scolastico a manifestare rispetto verso le famiglie e verso il ruolo primario che essere rivestono nella crescita dei ragazzi. Standard 3: apprendimento degli studenti 1) Ricercare e incoraggiare la partecipazione dei genitori nei processi di decision making riguardanti l’apprendimento e in generale la vita scolastica degli stu- denti. Informare i genitori circa ciò che ci si aspetta dagli studenti in ogni ma- teria e ai diversi livelli del percorso. 2) Offrire informazioni su come i genitori potrebbero potenziare l’apprendimento a casa, fornire assistenza adeguata, controllare i compiti, dare feedback agli in- segnanti. 3) Assegnare regolarmente dei compiti nei quali si richiede agli studenti di dialo- gare con i propri genitori su ciò che stanno imparando in classe. 97 4) Organizzare workshop e dare informazioni che aiutino i genitori a compren- dere come gli studenti potrebbero migliorare il proprio metodo di lavoro, rice- vere aiuto quando necessario, corrispondere alle aspettative della classe, ri- uscire bene nelle prove. 5) Coinvolgere i genitori per stabilire gli obiettivi di ogni anno per lo studente. Incoraggiare lo sviluppo di un piano educativo personalizzato nel quale i geni- tori sono visti come partner indispensabili. 6) Provvedere delle opportunità per il personale scolastico per imparare ad ap- procciare positivamente e costruttivamente i genitori e a coinvolgerli nell’edu- cazione scolastica dei figli. Standard 4: volontariato 1) Fare in modo che le modalità di approccio da parte del personale di segreteria, i cartelli posti all’entrata e qualsiasi altro spazio o strumento di interazione con i ge- nitori, creino un clima nel quale i genitori possano sentirsi accolti e benvoluti. 2) Scoprire dai genitori stessi quali possano essere i loro interessi, talenti, dispo- nibilità per poter poi coordinare tali risorse con quelle presenti nella scuola. 3) Fare in modo che i genitori che non partecipano al volontariato nella scuola possano offrire il loro aiuto in altri modi, a casa, sul lavoro, ecc. 4) Organizzare un programma facile, accessibile per formare i genitori volontari sulle procedure del volontariato e sul protocollo della scuola. 5) Creare un sistema che consenta di contattare tutti i genitori, affinché possano dare una mano durante l’intero corso dell’anno. 6) Creare delle opportunità per coloro che hanno poco tempo e poche risorse af- finché usufruiscano di assistenza, di trasporto, ecc. 7) Dimostrare apprezzamento per la partecipazione dei genitori e valorizzare i loro contributi. 8) Educare e assistere il personale scolastico nel creare un clima accogliente e nell’utilizzare adeguatamente le risorse del volontariato. 9) Assicurare che le attività del volontariato siano significative e costruite in base all’interesse e al tipo di abilità dei volontari. Standard 5: decision making 1) Adottare procedimenti che siano comprensibili, accessibili e noti, in modo da favorire la possibilità di prendere parte alle decisioni, sollevare questioni, ri- solvere problemi. 2) Incoraggiare l’associazionismo genitoriale. 3) Invitare i genitori a formare commissioni rappresentative che possano prendere parte alle decisioni e offrire consigli e fare in modo che ci sia una formazione adeguata relativamente a: politiche, curricolo, risorse economiche, riforme, si- curezza, personale scolastico. 4) Fornire ai genitori informazioni costanti circa le politiche scolastiche, le re- gole, il comportamento degli studenti, il comportamento della scuola stessa. 98 5) Far partecipare i genitori in veste di partner quando si stabiliscono le finalità della scuola, si creano e si valutano i programmi, si esamina la riuscita scola- stica. 6) Incoraggiare e facilitare la partecipazione attiva dei genitori nelle decisioni che ricadono sugli studenti: scelta dei corsi, piani di studio personalizzati, ecc. 7) Trattare le perplessità dei genitori con rispetto e dimostrare un genuino inte- resse nel trovare possibili soluzioni. 8) Promuovere la partecipazione dei genitori nelle commissioni scolastiche di zona, regionali e nazionali. 9) Prevedere una formazione specifica sia per i genitori che per il personale sco- lastico sulla corresponsabilità nel processo di decision making. Standard 6: collaborazione con la comunità 1) Far circolare informazioni sulle risorse culturali, ricreative, accademiche, sani- tarie e sociali, ecc. destinate alla famiglia e presenti nella comunità. 2) Creare forme di partnership con le agenzie locali e con gruppi che offrono ser- vizi allo scopo di migliorare l’apprendimento degli studenti e assistere la scuola e le famiglie. 3) Incoraggiare i datori di lavoro ad adottare politiche e norme che promuovano e sostengano la partecipazione degli adulti nell’educazione dei ragazzi. 4) Promuovere la partecipazione degli studenti ai servizi offerti dalla comunità. 5) Coinvolgere i membri della comunità nei programmi di volontariato per la scuola. 6) Diffondere informazioni circa la scuola all’intera comunità ivi inclusi coloro che non hanno figli in età scolare. 7) Collaborare con le agenzie comunitarie per provvedere servizi di sostegno alle famiglie e fornire agli adulti delle opportunità di apprendimento che consen- tano loro di prendere più pienamente parte ai processi educativi. 8) Informare il personale scolastico circa le risorse offerte dalla comunità e circa le strategie per utilizzare le risorse stesse. 99 Appendice 2 LE QUATTRO “A” DELLA CORRESPONSABILITÀ Adattato da Christenson – Sheridan, 2001, 223-227 Il presente inventario è stato elaborato per consentire, a coloro che operano all’interno di una comunità scolastica, di verificare in quale misura sono presenti, nella propria realtà, alcune condizioni che possono favorire una positiva connes- sione tra scuola e famiglia. Per stimare il grado in cui ciascun aspetto è presente nella propria comunità scolastica, può essere utilizzata una scala a 5 punti in cui: 1 = mai - quasi mai 2 = in alcune situazioni - raramente 3 = talvolta, ma non generalmente 4 = in molte situazioni - generalmente 5 = quasi sempre 1. Gli obiettivi concernenti il processo di apprendimento sono reciprocamente condivisi tra scuola e famiglia 1 2 3 4 5 2. La convinzione che il coinvolgimento dei genitori nella scuola sia indispensabile 1 2 3 4 5 3. La convinzione che lavorare insieme con i genitori, con ruoli e azioni reciprocamente suppor- tivi, benefici l’apprendimento e lo sviluppo degli studenti 1 2 3 4 5 4. Il ritenere tanto gli apprendimenti dentro, quanto quelli fuori la scuola opportunità per gli stu- denti di progredire nel loro percorso formativo 1 2 3 4 5 5. La convinzione che la natura e la qualità della relazione scuola-famiglia influenzino (positiva- mente o negativamente) la riuscita degli studenti 1 2 3 4 5 6. L’aspettativa che le famiglie saranno coinvolte e il riconoscimento che tale coinvolgimento può significare cose diverse per famiglie diverse 1 2 3 4 5 7. L’aspettativa che gli insegnanti e il personale della scuola cercheranno modi per invitare i geni- tori a condividere i processi educativi dei figli-allievi nella consapevolezza che questi possono assumere caratteristiche diverse per famiglie diverse 1 2 3 4 5 8. La presenza di una missione dichiarata che promuova l’importanza e le aspettative di una con- nessione scuola-famiglia. 1 2 3 4 5 Approccio In che grado le seguenti condizioni sono presenti nella tua comunità scolastica? 100 1. Lo sforzo di comprendere bisogni, idee, opinioni, prospettive di genitori ed insegnanti 1 2 3 4 5 2. Posizioni non biasimanti, non colpevolizzanti nelle interazioni con le famiglie orientate alla so- luzione di problemi 1 2 3 4 5 3. Disponibilità a condividere le prospettive tra casa e scuola 1 2 3 4 5 4. Percezione che il coinvolgimento della famiglia sia essenziale e non semplicemente desiderabile 1 2 3 4 5 5. Tendenza a focalizzarsi sui punti di forza di genitori, insegnanti, ragazzi piuttosto che sui deficit o sui problemi 1 2 3 4 5 6. Disponibilità a co-costruire un’immagine differenziata e integrata dei ragazzi discutendo, esplo- rando e comprendendo le diverse prospettive 1 2 3 4 5 7. Disponibilità ad ascoltare e a rispondere alle esigenze di famiglia e scuola, considerando le di- verse prospettive come il modo migliore per comprendere i bisogni degli studenti e per darsi supporto reciproco 1 2 3 4 5 8. Rispetto reciproco 1 2 3 4 5 9. Consapevolezza che alcune barriere possono esistere da ambo le parti 1 2 3 4 5 Atteggiamenti In che grado le seguenti condizioni sono presenti nella tua comunità scolastica? 101 1. Riconoscimento del valore dei contributi della famiglia per quanto concerne le decisioni riguar- danti gli studenti 1 2 3 4 5 2. Utilizzazione dei contributi della famiglia e della scuola per promuovere risultati positivi negli studenti 1 2 3 4 5 3. Un clima accogliente, rispettoso, inclusivo, supportivo e positivo per tutti gli studenti e le fami- glie 1 2 3 4 5 4. Una varietà di strategie comunicative che raggiungano tutti i genitori con modalità sensibili e re- sponsive al background di ogni famiglia 1 2 3 4 5 5. Una varietà di strategie comunicative per condividere le informazioni e monitorare la perfor- mance degli studenti 1 2 3 4 5 6. Fiducia reciproca tra famiglia e scuola 1 2 3 4 5 7. Meccanismi per ascoltare e rispondere ai problemi famiglia-scuola 1 2 3 4 5 8. Modalità efficaci e opzioni flessibili per coinvolgere studenti e genitori 1 2 3 4 5 9. Opportunità per genitori e personale scolastico di apprendere gli uni dagli altri 1 2 3 4 5 Atmosfera In che grado le seguenti condizioni sono presenti nella tua comunità scolastica? 1. Erogazione di informazioni alle famiglie circa le pratiche e le politiche scolastiche, i diritti edu- cativi di studenti e genitori, le modalità che rafforzano l’impegno degli studenti nell’apprendi- mento 1 2 3 4 5 2. Opportunità per famiglia e scuola di pianificare congiuntamente e di collaborare per risolvere problemi di mutuo interesse o migliorare le esperienze di apprendimento degli studenti 1 2 3 4 5 3. Processi orientati a creare ruoli di supporto reciproco tra genitori e insegnanti 1 2 3 4 5 4. Supporti e risorse per creare e mantenere la partnership 1 2 3 4 5 5. Politiche e prassi che supportano un approccio coordinato e collaborativo tra famiglia e scuola 1 2 3 4 5 6. Revisione costante da parte dei genitori e del personale scolastico circa la disponibilità, l’acces- sibilità e la flessibilità dei ruoli famiglia-scuola e circa le responsabilità condivise per sostenere l’apprendimento e l’impegno scolastico degli studenti 1 2 3 4 5 Azioni In che grado le seguenti condizioni sono presenti nella tua comunità scolastica? 102 Appendice 3 CARATTERISTICHE DEI SERVIZI CENTRATI SULLE FAMIGLIE Adattato da Christenson - Sheridan 2001, 72 PARAMETRI Orientamento sulla famiglia Positività Sensibilità Responsività Cordialità INDICATORI “Aprire la porta” - Orientare i servizi verso tutta la famiglia, piuttosto che so- lo verso lo studente - Usare la sensibilità e i buoni rapporti per stabilire coi ge- nitori la fiducia necessaria perché possano parlare delle lo- ro preoccupazioni “Pensare il meglio delle famiglie” - Essere benevoli verso i genitori senza giudicare - Manifestare entusiasmo per attività verso le quali gli altri non hanno fatto altrettanto “Mettersi nei panni dei genitori” - Dimostrare di comprendere preoccupazioni, bisogni e prio- rità delle famiglie - Raccogliere informazioni sulle famiglie in modo che il per- sonale scolastico possa espandere la propria sensibilità, comprendere le possibili differenze culturali, riconoscere le aspirazioni dei genitori - Mettersi nella posizione dei genitori per capire cosa pos- sono provare e non giudicarli prematuramente “Fare ciò che è necessario fare” - Occuparsi delle preoccupazioni dei genitori - Prestare attenzione e agire quando i genitori esprimono un bisogno - Prestare attenzione e agire quando i genitori si lamentano - Adottare un approccio flessibile e individualizzato per la realizzazione del servizio; attività adattate alle particolari preoccupazioni dei genitori, senza eccessiva rigidità nelle procedure - Essere disponibili a fornire opzioni - Cooperare con i genitori piuttosto che aspettare che siano loro a cooperare “Trattare i genitori amichevolmente” - Evitare di essere troppo formali - Mettere il genitore a proprio agio - Ascoltare le sue preoccupazioni - Offrire aiuti pratici 103 Appendice 4 SUGGERIMENTI PER GLI INSEGNANTI Adattato da Mostert, 1998, cit in Christenson - Sheridan 2001, 91 . 1) È importante che lavori nella convinzione che generalmente i genitori vo- gliono cooperare con te e con i tuoi colleghi nell’interesse dei loro figli. Par- tendo da tale presupposto invitali a collaborare, comunica che sei disposto a considerare il loro punto di vista, e fai loro capire che sono un valido aiuto nel risolvere i problemi del figlio. 2) Inizia il tuo lavoro con le famiglie partendo dal presupposto che i genitori co- noscono aspetti dello studente che tu potresti non conoscere. I genitori di solito possiedono una grande quantità di informazioni importanti che possono essere di grande aiuto per decidere come intervenire. 3) È importante comprendere la distinzione fra ciò che sai riguardo ogni studente e ciò che i genitori sanno del proprio figlio. Tali prospettive sono probabil- mente differenti, ma insieme consentono di avere un quadro più chiaro della situazione. 4) La natura di ciascun intervento educativo varierà in base ai bisogni peculiari di ogni specifica famiglia. 5) Hai l’obbligo professionale di coinvolgere le famiglie per quanto è possibile nell’intero processo decisionale riguardante un qualsiasi intervento con i loro figli. I genitori hanno il diritto legale ed etico di essere pienamente informati e responsabilmente coinvolti su qualsiasi iniziativa che riteniamo utile intrapren- dere con i loro figli. 6) Evita di vedere i genitori all’interno di stereotipi di qualsiasi tipo. Ricorda, c’è molto che non conosci della vita delle famiglie e, affinché tu possa essere d’aiuto, è importante vedere ogni famiglia come un’entità separata con il suo insieme unico di forze, debolezze e con una sua storia. 7) Nonostante sia fondamentale mostrare il dovuto rispetto verso le famiglie e verso i genitori, è ugualmente importante non essere soprafatti o intimiditi da coloro che possano sembrare aggressivi, eccessivamente passivi o socialmente incompetenti. 8) In tutte le tue interazioni con i genitori, sii diretto riguardo i tuoi limiti come professionista. Qualche volta è necessario ricordare ai genitori che ci sono parametri pratici, legali ed etici all’interno dei quali devi operare. Ciò può aiu- tare a comunicare il tuo ruolo nell’assistere sia loro, sia il figlio. 9) Sii consapevole che in qualsiasi impresa di collaborazione con genitori e fami- glie, c’è un continuum di coinvolgimento che si sovrappone a qualsiasi azione che tu, i genitori o i tuoi colleghi possono realizzare. Il continuum del coinvol- gimento dei genitori può andare da un totale non-coinvolgimento da un lato, a un eccessivo coinvolgimento dall’altro. In qualunque punto del continuum sia collocato il coinvolgimento dei genitori, è importante ricordare che ci sono nu- merose ragioni, spesso sconosciute al personale scolastico, per qualsiasi livello di coinvolgimento o di non partecipazione. 104 Scuola e famiglia come co-comunicatori - Uso di libri o riviste per compiti a casa accompagnate da spiegazioni per la famiglia - Schede periodiche per indicare i progressi dello studente - Comunicazioni scritte genitori-insegnanti - Indicazioni, nei bollettini scuola-famiglia, di strategie utilizzabili dai genitori e dagli insegnanti per gestire alcuni problemi degli studenti - Bollettini con una parte riservata ai genitori e una parte riservata agli insegnanti - Comunicazione chiara e frequente da parte dei genitori e degli insegnanti circa le aspettative scolastiche e comportamentali - Incontri all’inizio dell’anno con genitori-insegnanti-studenti per stabilire obiettivi e aspettative e sviluppare piani di apprendimento per accrescere il supporto dello studente - Guide ai programmi di studio relative a ciascun corso - Pubblicizzazione delle iniziative in un giornalino scolastico - Forum per comunicazioni bidirezionali allo scopo di orientare ansie/domande/idee degli inse- gnanti e delle famiglie - Frequenti feedback positivi ai genitori e agli insegnanti quando gli studenti si stanno compor- tando in modo appropriato o quando mostrano progressi scolastici - Filosofia dell’“essere sulla stessa barca” condividendo desideri e preoccupazioni riguardo gli studenti Appendice 5 ESEMPI DI CO-RUOLI SCUOLA E FAMIGLIA Adattato da Christenson - Sheridan 2001, 44-45 105 Scuola e famiglia come co-sostenitori - Organizzare un centro dove svolgere i compiti a casa dopo la scuola con l’aiuto di insegnanti e genitori - Organizzare con la famiglia viaggi culturali o partecipare a eventi culturali - Promuovere attività di supporto quali raccolte di fondi, attività sociali, carnevali, ecc., che rin- forzano gli obiettivi didattici ed educativi - Sviluppare programmi di sostegno alla genitorialità - Invitare le famiglie nelle classi - Creare un legame tra famiglie e risorse di comunità in caso di bisogno - Sviluppare programmi di volontariato genitori/comunità - Organizzare gruppi di supporto per gli studenti che hanno bisogno di maggiore aiuto nell’ap- prendimento - Organizzare opportunità educative per gli adulti nei campus scolastici in modo da andare in- contro ai loro bisogni e far crescere le loro aspettative - Fornire ai genitori molteplici opportunità di essere coinvolti, soprattutto in ruoli di leadership che supportino la scuola - Invitare e incoraggiare gli adulti volontari ad organizzare programmi extra scolastici che forni- scano un arricchimento e opportunità di apprendimento - Fare in modo che i gruppi di aiuto comunitari usufruiscano delle facilitazioni scolastiche - Organizzare un centro famiglia/genitori dove i genitori possano incontrarsi, socializzare, orga- nizzarsi e apprendere assieme - Incoraggiare le visite in classe e le osservazioni - Organizzare frequentemente serate di programmazione dello studio - Fornire ai genitori materiali di apprendimento a casa (per es., sistemi di verifica per unità di ap- prendimento e di lavoro) Scuola e famiglia come co-potenziatori dell’apprendimento - Informare i genitori sulle finalità e sui programmi scolastici e suggerire strategie di apprendi- mento a casa - Prevedere attività che permettano agli studenti di dimostrare cosa stanno imparando a scuola - Mantenere un forum interattivo per discutere standard, processi di valutazione e verifica e mo- dalità tramite le quali i genitori possono supportare ciò che viene insegnato a scuola - Organizzare gruppi di lavoro su particolari argomenti importanti per i genitori - Organizzare varie serate di rientro a scuola; prendere le presenze e aggiornare le non presenze in modo che tutte le famiglie abbiano informazioni riguardo politiche e procedure scolastiche - Fornire competenze al personale scolastico riguardante la comunicazione efficace con i genitori, la strutturazione di efficaci attività di apprendimento a casa, sistemi per coinvolgere i genitori nelle iniziative scolastiche 106 Scuola e famiglia come co-insegnanti - Realizzare un foglio di attività con i rispettivi tempi - Pubblicare articoli nei bollettini su come i genitori possono sostenere l’impegno degli studenti e monitorare i loro progressi - Coinvolgere i genitori come insegnanti ed esperti nelle classi per supportare il programma di studio - Assegnare esercitazioni interattive e/o fornire linee guida su come i genitori possono aiutare gli studenti a svolgere i compiti a casa Scuola e famiglia come co-decision makers - Coinvolgere genitori e studenti in incontri nei quali si stabiliscono obiettivi - Coinvolgere il consiglio scolastico nel riesame delle procedure di monitoraggio, nella valuta- zione dei progressi degli studenti e nella taratura dei programmi scolastici - Creare gruppi di lavoro famiglia-scuola per gestire difficoltà reciproche - Stabilire legami con la comunità per ampliare le opportunità di apprendimento grazie alle sue ri- sorse - Coinvolgere genitori e comunità nella realizzazione dei progetti scolastici e nella messa a punto di politiche e pratiche scolastiche - Formare comitati per permettere ai genitori e agli insegnanti di confrontarsi e dare loro l’oppor- tunità di lavorare assieme su importanti questioni - Organizzare fra genitori e insegnanti discussioni riguardo obiettivi e aspettative sulla perfor- mance degli studenti 107 Appendice 6 STO ANDANDO VERSO LA CORRESPONSABILITÀ? Adattato da Vosler-Hunter (1989) cit. in Christenson - Sheridan 2001, 79-80 Traccia riflessione per gli insegnanti – Mi sono messo nei panni del genitore e ho invertito mentalmente i ruoli per considerare come mi sentirei al suo posto? – Vedo lo studente secondo più dimensioni, guardando oltre il problema? – Sono capace di tenere in considerazione che lo studente è una persona che i ge- nitori amano? – Credo veramente che i genitori sono uguali a me in quanto professionista e, quindi, hanno le giuste competenze riguardo il loro figlio? – Tengo conto dei commenti e delle intuizioni dei genitori e utilizzo le cono- scenze che loro hanno sul figlio? – Valuto lo studente in base ai suoi progressi e facendo ciò trasmetto fiducia ai genitori? – Ascolto i genitori, comunicando con parole, contatto visivo e postura adeguati e tengo in seria considerazione le loro intuizioni? – Faccio domande ai genitori, ascolto le loro risposte e do loro delle risposte? – Cerco di creare un ambiente nel quale i genitori possano parlare e interagire sentendosi a proprio agio? – Sono informato riguardo i singoli studenti prima dei colloqui o delle riunioni, e attribuisco al tempo dei genitori la stessa importanza che do al mio? – Tratto ogni genitore col quale vengo in contatto come un adulto che può capire un argomento di grande importanza? – Parlo in maniera chiara, evitando il gergo della medicina, sociologia, psico- logia o scienze sociali? – Faccio uno sforzo consistente per considerare lo studente come parte della fa- miglia, consultando i genitori come persone importanti nella sua vita, le cui reazioni e i cui atteggiamenti hanno su di lui una grande influenza? – Distinguo fra fatto e opinione quando parlo con i genitori dei problemi del fi- glio? – Cerco in tutti i modi di indirizzare i genitori verso soluzioni e risorse, fornendo valutazioni sia scritte che orali, spiegazioni, brochure circa i servizi disponi- bili, ecc.? – Parlo ad ogni famiglia delle altre famiglie che si trovano in situazioni simili, ri- conoscendo i genitori come una grande risorsa di supporto e informazione e, allo stesso tempo, rispettando il loro diritto alla riservatezza? 108 – Davanti a una richiesta dei genitori, mi rendo disponibile per fornire loro infor- mazione e per facilitare il contatto con servizi e agenzie di supporto presenti nel territorio? – Trasmetto fiducia ai genitori attraverso il mio atteggiamento e le mie parole, evitando assoluti come “sempre”, “mai”? – Nelle interazioni coi genitori vedo come mio obiettivo la reciproca compren- sione del problema in modo da agire come una squadra che lavora in sinergia per risolverlo? – Coinvolgo attivamente i genitori di ogni studente nello stabilire un piano di azione e nel riesaminare, valutare e rivedere continuamente il piano? – Fisso appuntamenti in orari e in luoghi comodi anche alla famiglia? – Quando mi impegno con la famiglia ad agire in un determinato modo, porto avanti e completo il mio impegno? – Ottengo e condivido informazioni con altri professionisti per assicurarmi che i servizi non vengano duplicati e che le famiglie spendano inutili energie alla ri- cerca di supporti? Traccia riflessione per i genitori – Credo di poter collaborare con gli insegnanti, accettando la mia parte di re- sponsabilità nel risolvere i problemi e nel predisporre piani di comportamento per mio figlio? – Sono capace di vedere l’insegnante come persona che lavora con me per il be- nessere di mio figlio – Nelle interazioni con gli insegnanti, vedo come obiettivo la comprensione reci- proca di un problema in modo da poter agire come squadra per risolverlo? – Archivio documenti e corrispondenza in modo da avere un elenco completo dei servizi forniti dalla scuola? – Comunico chiaramente i miei bisogni e quelli della famiglia, in modo asser- tivo? – Dichiaro il desiderio di essere parte attiva nel prendere le decisioni riguardanti mio figlio e cerco quindi reciproco accordo in modo da assicurare il mio coin- volgimento? – Svolgo un ruolo attivo, assertivo nel pianificare e incrementare piani di inter- vento o speciali servizi per mio figlio? – Prima degli incontri con l’insegnante, penso alle informazioni che voglio dare e alle domande che voglio porre? – Accetto il fatto che un insegnante abbia spesso la responsabilità di coordinare l’assistenza e la comunicazione con le famiglie, inclusa la mia? – Tratto ogni insegnante come un individuo ed evito che esperienze passate ne- gative o atteggiamenti negativi ostacolino la creazione di una buona relazione? 109 – Comunico velocemente con gli insegnanti quando ci sono cambiamenti signifi- cativi, o quando si realizzano particolari situazioni che coinvolgono mio fi- glio? – Comunico con gli altri genitori per ridurre il mio e il loro isolamento e per con- dividere le mie conoscenze? – Quando ho un rapporto positivo con la scuola e gli insegnanti, esprimo il mio apprezzamento? – Quando prendo un impegno riguardo un piano d’azione con un insegnante, porto avanti il mio impegno? – Ho aspettative realistiche nei confronti miei, di mio figlio e degli insegnanti sa- pendo che è improbabile avere risposte complete e definitive riguardo le preoccupazioni relative ai figli? 111 BIBLIOGRAFIA ADAMS K.S. - CHRISTENSON S.L. 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Dalla partecipazione alla corresponsabilità ................................................... 9 2. La rilevanza pedagogica della corresponsabilità ................................................ 11 3. Il ruolo dei genitori nei CFP ................................................................................. 12 Capitolo 2 LINEE GUIDA PER LA REALIZZAZIONE DELLA CORRESPONSABILITÀ .............................. 15 1. Condizioni necessarie per una relazione costruttiva tra scuola e famiglia ...... 15 1.1. La visione di fondo........................................................................................... 15 1.2. Gli atteggiamenti ............................................................................................. 16 1.3. L’atmosfera ...................................................................................................... 20 2. Strategie per una relazione costruttiva tra scuola e famiglia ............................ 22 2.1. Promuovere il supporto del personale scolastico............................................ 23 2.2. Favorire cambiamenti di tipo sistemico e organizzativo................................. 23 2.3. Attivare équipe famiglia-scuola ....................................................................... 24 2.4. Favorire la soluzione dei problemi tra famiglia e scuola ............................... 25 2.5. Identificare e gestire conflitti ........................................................................... 26 2.6. Offrire sostegno alle famiglie .......................................................................... 28 2.7. Aiutare gli insegnanti a migliorare la comunicazione e la relazione con i genitori ............................................................................................................. 29 Capitolo 3 IL PROGETTO CORRESPONSABILITÀ CNOS-FAP. L’ESPERIENZA TRIENNALE................ 31 1. Presentazione del percorso .................................................................................... 31 2. Presentazione delle singole fasi ............................................................................. 37 2.1. Monitoraggio sulla presenza dei genitori nei CFP CNOS-FAP...................... 37 2.2. Individuazione di alcuni obiettivi da raggiungere per l’anno formativo 2004-2005 ........................................................................................................ 44 2.3. Raccolta del materiale: “Documentiamo l’esperienza” ................................. 49 2.4. Acquisizione di metodologie e strumenti per lavorare con i genitori ............. 65 2.4.1. L’approccio preventivo promozionale con le famiglie: strumenti d’intervento .......................................................................................... 65 2.4.2. Il profilo del referente per la “Corresponsabilità” ............................. 68 114 2.5. La pianificazione di progetti “Corresponsabilità” ......................................... 72 2.5.1. Un modello di scheda progettuale ....................................................... 72 2.5.2. Modello di progetto “Corresponsabilità” ............................................ 76 3. Costruiamo insieme il progetto “corresponsabilità” .......................................... 86 4. Valutazione del percorso effettuato ...................................................................... 91 APPENDICI ............................................................................................................. 93 1 - Corresponsabilità scuola famiglia. Le indicazioni del National PTA ..................... 95 2 - Le quattro “A” della corresponsabilità ................................................................... 99 3 - Caratteristiche dei servizi centrati sulle famiglie .................................................... 102 4 - Suggerimenti per gli insegnanti ............................................................................... 103 5 - Esempi di co-ruoli scuola e famiglia ....................................................................... 104 6 - Sto andando verso la corresponsabilità?................................................................. 107 BIBLIOGRAFIA ............................................................................................................. 111 INDICE .......................................................................................................................... 113 Tip.: Istituto Salesiano Pio XI - Via Umbertide, 11 - 00181 Roma Tel. 06.78.27.819 - Fax 06.78.48.333 - E-mail: tipolito@pcn.net Dicembre 2006

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