Nella progettazione didattica si cerca di articolare il percorso di insegnamento-apprendimento secondo passi successivi sufficientemente chiari e ben collegati tra loro. Si è così parlato di unità didattiche come momenti di apprendimento sufficientemente definiti nei loro obiettivi, contenuti e metodi di lavoro, in modo da poterne valutare i risultati i termini di apprendimento. Molti hanno preferito parlare di unità di apprendimento, invece che di unità didattiche, per mettere l’accento sull’attività dello studente, rispetto a quella del docente, e sui risultati conseguiti. In particolare ciò era importante nell’insegnamento a distanza e in generale nelle attività di aggiornamento. In queste ultime si cercava di identificare bene il contenuto di ogni intervento, chiarendo quale ne erano le conoscenze e le competenze previe già da possedere e quelle che si dovevano costruire. Il passaggio a parlare di unità formative capitalizzabili è stato abbastanza facile proprio a partire dalla necessità di parlare di formazione continua e di aggiornamento permanente. Le indicazioni normative relative alla certificazione delle competenze hanno ulteriormente accentuato la tendenza a parlare di unità di apprendimento come unità formative capitalizzabili. La parola “capitalizzabili” può però suonare un po’ artificiale quasi un mettere insieme di elementi per pura modalità sommatoria, in realtà si tratta di una costruzione unitaria legata allo sviluppo dell’identità professionale della persona, anche se derivante dall’intreccio di elementi che possono avere una loro propria consistenza. In generale, quindi, una progettazione didattica e/o formativa ben pensata tende a essere articolata per unità di apprendimento, che implicano una più o meno intensa e prolungata attività di acquisizione di conoscenze o di competenze sufficientemente definite da poter esser valutate. Essa implica che l’insieme delle unità di apprendimento previste siano ben integrate tra di loro in modo da favorire effettivamente lo sviluppo degli obiettivi finali intesi. Il termine “capitalizzabili” dovrebbe essere riferito allo sviluppo del cosiddetto “capitale umano” del soggetto in formazione, più che a una collezione di singole certificazioni poco collegate tra loro. A questo fine andrebbe sempre più valorizzato quello che viene denominato “progetto formativo individualizzato”.


Autore
Michele Pellerey Professore Emerito di Didattica presso il Dipartimento di Scienze dell'Educazione dell’Università Pontificia Salesiana.


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