La teoria del capitale umano è un approccio economico che considera l’istruzione e la formazione come forme di capitale che aumentano la produttività individuale e sociale. La formazione e l’ lavorativa sono un investimento produttivo e quindi rilevanti per la comprensione dei fatti economici e sociali. Di conseguenza, molte politiche pubbliche si concentrano sull’accesso ad un’istruzione di qualità come mezzo per migliorare la vita delle persone e promuovere lo delle società. I principali teorici del capitale umano sono: Gary Becker, insignito del premio Nobel per l’economia nel 1992 per il suo contributo a questa area. Il suo libro “Human Capital: a Theoretical and Empirical Analysis” pubblicato nel 1964 è un testo fondamentale; Theodore Schulze, nel 1961, pubblicò l’articolo “Investment in Human Capital”, in cui ha introdotto il concetto di capitale umano e ha sottolineato l’importanza degli investimenti nell’istruzione e nella formazione per lo sviluppo economico; Jacob Mincer, che ha contribuito significativamente alla teoria del capitale umano, sviluppando il concetto di “reddito derivato dal capitale umano”. La sua ricerca ha approfondito la relazione tra istruzione e reddito. Questi economisti hanno fornito contributi significativi alla comprensione di come gli investimenti nelle persone possano avere impatti economici positivi a lungo termine, influenzando la produttività e lo sviluppo economico complessivo. Il capitale umano è dato da aspetti soggettivi delle persone (abilità) e da aspetti oggettivi di contesto (, intese nel senso di opportunità reali) che, se possedute e utilizzate, danno la possibilità di agire in maniera efficace e di lavorare, con efficienza e con modalità innovative. Il capitale umano ha aspetti fisici, cioè tangibili e ha anche aspetti intangibili. La salute, la forza, la forma fisica, l’intelligenza innata sono importanti forme di capitale fisico. Il continuo aumento della produttività dipende non soltanto dal capitale tangibile e dallo sforzo fisico degli esseri umani ma anche da forme intangibili di capitale, inclusi il sapere, le competenze, le capacità relazionali e le consuetudini degli individui. Una dotazione maggiore di capitale umano, che si costruisce nel tempo attraverso la produzione della conoscenza, consente dunque un miglioramento delle condizioni generali di vita. La teoria del capitale umano – come evidenziato da Livraghi – assume l’istruzione come un valore economico in sé, capace di aumentare i redditi futuri. La contrapposizione tra visioni utilitaristiche e prontamente riprese dalla visione del capitale umano, e il nuovo paradigma economico della approach (etica delle capacità) (Sen, Nussbaum) in questi più recenti anni ha permesso di riflettere seriamente sulla visione dello sviluppo umano, della formazione e delle politiche per l’occupazione. La teoria delle capacità individuali e sociali mette in primo piano il libero raggiungimento per ciascuno del benessere individuale, coniugato con quello della collettività. Occorre quindi valorizzare le caratteristiche della singola persona e la sua identità, ovvero unicità. «In questo approccio, l’identità è il risultato di scelte consapevoli e responsabili. Sottolineare l’importanza delle dimensioni oggettive significa sostenere che il benessere ha aspetti multidimensionali che non possono quindi essere sinteticamente indicati con il reddito, con la ricchezza e con i consumi. Queste dimensioni non sono indipendenti ma bensì complementari. Il reddito disponibile e i beni/servizi accessibili sono elementi essenziali e irrinunciabili ma visti come mezzi strumentali per acquisire benessere e non come finalità» (Livraghi, 2011, p.230). In pratica si può sintetizzare la questione con la necessità di cambiare il paradigma di riferimento: da una pedagogia per l’uguaglianza dell’offerta a una pedagogia inclusiva e di garanzia del successo individuale. «Si può sostenere che le persone sono davvero la ricchezza delle nazioni e che il fine ultimo dello sviluppo debba essere la creazione delle condizioni necessarie affinché si realizzi sviluppo umano senza accentuare la crescita della diseguaglianza, come è accaduto nel corso degli ultimi venti anni. Ne deriva che il capitale umano è quindi sinonimo di sviluppo umano e di etica delle capacità» (Livraghi, 2013). Le teorie sopra riportate indicano una correlazione tra benessere sociale, capitale umano e capacità produttiva. «L’investimento in capitale umano non può quindi essere finalizzato esclusivamente all’accrescimento della produttività e alla crescita esclusiva del reddito e fatto coincidere solo con i livelli di istruzione» (Livraghi, 2013). Amartya Sen sostiene che gli investimenti in capitale umano devono tener conto: del loro rapporto diretto con il benessere e la libertà degli esseri umani; del loro ruolo indiretto in quanto fattori che influiscono sul ; del loro ruolo indiretto in quanto fattori che influiscono sulla produzione economica. È questa, in estrema sintesi, la multidimensionalità del capitale umano. Bibliografia Livraghi R., La logica esistenziale nel paradigma economico dell’etica delle capacità, Formazione & Insegnamento XI – 1 – 2013 Nussbaum M., Giustizia sociale e dignità umana. Da individui a persone, Bologna, Il Mulino, 2012. Nussbaum M., Creating Capabilities. The Human Development Approach. Cambridge (Mass.)-London. The Belknap Press of Harward University Press. Trad. it. Creare Capacità, Bologna, Il Mulino, 2012. Sen A., Commodities and Capabilities, Amsterdam, North-Holland, 1985. Sen A., Inequality Re-examined, Oxford, Clarendon Press, 1992. Sen A., Inequality Reexamined, New York, Oxford, Russell Sage Foundation Clarendon Press Oxford University Press., 1992, Trad. it. 1994 La disuguaglianza. Un riesame critico, Bologna, il Mulino. Sen A., The Idea of Justice, London, Penguin, 2009, Trad. it. L’idea di giustizia, Milano, Arnoldo Mondadori, 2010.

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