L’ambito professionale energetico:
sperimentazione di una proposta
Luca Malavolta
Marco Ghelfi
Francesco Zamboni
2015
Luca Malavolta, Schneider Electric
Marco Ghelfi, Federazione CNOS-FAP
Francesco Zamboni, Federazione CNOS-FAP
Sommario
L’ambito professionale
energetico (Luca Malavolta, Marco Ghelfi, Francesco Zamboni ) 5
Bibliografia 242
Indice 245
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L’ambito professionale energetico
L’ambito dell’energia
Aspetti ambientali
Principi della sostenibilità
Sin dall’antichità l’uomo ha vissuto in profonda simbiosi con la terra
che lo ospitava; per soddisfare i propri bisogni ha saputo adeguarsi alle condizioni
del luogo utilizzando i materiali presenti, sfruttando le condizioni favorevoli
e proteggendosi dalle avversità del clima, adattandosi sistematicamente
alle condizioni ambientali che lo circondavano e sfruttando a suo beneficio
le risorse naturali. In particolare l’uomo ha fondato negli ultimi secoli
la propria crescita attraverso lo sfruttamento di risorse fossili disponibili
ma limitate.
Storicamente l’utilizzo di risorse naturali non ha mai inciso in maniera
drastica o irreparabile nei confronti del territorio, nonostante la concentrazione
di attività in luoghi ben definiti sia avvenuta sin dalla notte dei tempi.
Tutto ciò si è mantenuto pressoché invariato sino all’avvento dell’era industriale,
durante la quale si è verificata e si sta tutt’ora verificando la concomitanza
di più fattori che possono essere raggruppati in poche macro-famiglie.
Lo sviluppo tecnologico ed industriale degli ultimi decenni, se da un lato
ha consentito innegabili progressi in campo socio-economico, dall’altro, a causa
soprattutto del continuo ricorso a risorse non rinnovabili per la produzione
di energia, dell’immissione nell’ambiente di una quantità di sostanze inquinanti
e del prelevamento sempre più consistente di materie prime dall’ambiente
naturale, ha spesso pregiudicato fortemente gli equilibri ambientali.
Nei Paesi sviluppati la tecnologia ha trasformato profondamente gli stili di
vita e di lavoro; oggi si sta verificando lo stesso fenomeno anche nei Paesi in via
di sviluppo.
Si è generata una sorta di dipendenza uomo-energia che ha sconvolto il
rapporto uomo-natura generando sfruttamento del territorio, diseguaglianze
e lotte sociali, danni all’ambiente che lentamente si ripercuotono sui suoi occupanti.
Basti pensare ai disastri meteorologici che spesso coinvolgono la
nostra penisola e che sono per lo più dovuti all’incuria e all’abuso dell’uomo.
Quando si sente parlare di consumo delle risorse, in genere il pensiero
corre subito alle fonti energetiche primarie; tuttavia, considerando la cre-
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Dario Luca Malavolta, Marco Ghelfi,
Francesco Zamboni
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scente pressione demografica, devono essere inseriti a pieno titolo anche il
consumo idrico, lo sfruttamento dei suoli coltivabili, l’abbattimento indiscriminato
delle foreste vergini (soprattutto della fascia equatoriale e subtropicale),
lo sconvolgimento del sottosuolo per la ricerca di risorse minerarie,
l’urbanizzazione selvaggia; l’elenco potrebbe continuare, tuttavia, come già
accennato, tutte le voci possono essere ricondotte alla continua ricerca di un
malinteso benessere, univocamente rivolto al consumismo più sfrenato e
senza criteri, nonché a politiche industriali completamente proiettate al raggiungimento
del massimo profitto ad ogni costo, senza tenere conto degli
eventuali danni irreparabili scaricati sulla collettività (a tal proposito vale la
pena ricordare l’esempio delle discariche abusive del Sud Italia che per anni
hanno accolto rifiuti tossici provenienti soprattutto dalla grandi industrie
del Nord).
Tali scenari fanno riflettere sulla necessità di definire e intraprendere
uno sviluppo futuro legato non più alla logica del profitto, della cementificazione
e del consumo di suolo, ma alla salvaguardia del nostro territorio.
In questo panorama si inserisce la presente guida la quale, pur avendo
una decisa caratura tecnologica ed impiantistica, vuole dare informazioni
utili a formare le nuove coscienze che domani dovranno raccogliere la pesante
eredità lasciata dalle generazioni precedenti, che non hanno pensato
con sufficiente lucidità ad un uso veramente sostenibile delle risorse.
Per maggiore chiarezza si vuole riproporre la definizione di sviluppo sostenibile,
così come enunciata nel Rapporto Brundtland nell’ormai lontano
1987:
“Lo Sviluppo Sostenibile: è quello sviluppo che consente alla generazione
presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la capacità
delle future generazioni di soddisfare i loro propri bisogni”.
Pur essendo stata modificata più e più volte negli anni successivi (al fine
di tenere conto anche degli aspetti etici, politici e sociali), questa definizione
appare allo stesso tempo concisa e completa, poiché tiene conto implicitamente
anche dei fattori non espressamente enunciati.
Un altro aspetto che rallenta l’applicazione dei concetti teorici della sostenibilità
alla pratica è dato dal continuo ripensamento del suo modello simulato,
con frazionamento in tanti sotto-settori che provocano la perdita
dell’obiettivo principale.
È infatti preferibile sviluppare le buone prassi nei diversi campi di applicazione,
definendo successivamente la modalità per perseguire gli obiettivi,
anche perché principi nobilissimi rischiano di scontrarsi con la inapplicabilità
alle singole realtà esistenti: un caso su tutti dovrebbe essere l’implementazione
del Protocollo di Kyoto che, per ovvi motivi, non può essere recepito
allo stesso modo dai Paesi industrializzati e dai Paesi in via di sviluppo.
Nei paragrafi che seguiranno ci concentreremo sugli aspetti prettamente
tecnologici della sostenibilità.
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Parola chiave: ecologia del paesaggio. “La tutela del paesaggio è
strettamente correlata con la tutela della salute: da un lato, la salute
dei sistemi ecologici, con loro specifiche sindromi; dall’altro, la
salute dell’uomo, minacciata dalle influenze negative trasmissibili
da patologie del paesaggio”.
(http://www.treccani.it/enciclopedia/ecologia-del-paesaggio, 29-11-2013)
Aspetti tecnologici
Nuove tecnologie disponibili
Il settore energia, limitatamente all’ambito impiantistico civile ed industriale,
affonda le sue radici in tre settori già esistenti; in particolare, per
una parte predominante, nel settore termoidraulico ma anche in maniera
significativa nei settori elettrico ed edile. Quest’ultimo riveste un ruolo fondamentale
per quanto riguarda la conservazione e la rigenerazione dell’energia
(soprattutto termica) da parte della struttura ospitante gli impianti,
siano essi classici oppure ad alto contenuto tecnologico.
Già oggi la tecnologia mette a buon frutto una serie di dispositivi (si
pensi ai sistemi ibridi termo-fotovoltaici, alle caldaie a condensazione con
centraline elettroniche integrate, ai sistemi di condizionamento oppure alle
pompe di calore), che operativamente (per la loro installazione e manutenzione)
richiedono delle competenze appartenenti sia al settore elettrico che
al settore termoidraulico.
Questa affermazione appare tanto più evidente nel confronto con le imprese
e con i semplici installatori che vedrebbero di buon grado già oggi l’esistenza
di figure professionali capaci di operare con disinvoltura (anche previa
formazione specifica e puntuale) su questo genere di apparecchiature.
A tal proposito la prima obiezione che viene avanzata dai “puristi” dei
due settori è quella riguardante la specificità delle due figure e quindi l’impossibilità
ad operare contemporaneamente nei due settori; fortunatamente
la realtà professionale offre attualmente numerosi esempi concreti di operatori
“ambivalenti” (talvolta neppure riconosciuti a livello giuridico): si pensi
ai frigoristi, che si trovano ad operare con tubature in rame da saldo-brasare,
fluidi da manipolare e collegamenti elettrici da portare a termine; a
tutt’oggi non risultano inseriti, a livello nazionale, in una ben definita classe
professionale. Il sogno, neppure troppo lontano dalla realtà, sarebbe quello
di offrire una “casa” a tutti questi operatori, oltre ovviamente ai giovani e
quindi ai futuri installatori all’interno del settore energia (con la formalizzazione
della figura professionale dell’“operatore energetico”). Un altro
esempio evidente di operatività “ibrida” tra i due settori è legato agli impianti
termo-fotovoltaici, i quali richiedono adeguata manualità per installare
sia la parte idraulica che quella elettrica. È altresì evidente la necessità
di formare dei tecnici con preparazione mirata alla progettazione integrata
di impianti tecnologici contenenti tecnologie evolute appartenenti in precedenza
ai due settori separati. Inoltre, gli edifici che contengono impianti
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avanzati dal punto di vista tecnologico non possono esimersi dall’avere un
elevato livello di efficienza energetica, per cui negli stessi è necessario applicare
dispositivi che effettuino regolazione e controllo dei parametri fisici
propri dell’ambiente in cui si trovano.
L’approccio alla creazione del settore deve tenere in buon conto l’universalità
delle nuove tecnologie rinnovabili, senza piegarsi alle “mode” del momento
o alla prevalenza temporanea di una specifica tecnologia sulle altre (si pensi alla
“bolla” del fotovoltaico con la sua impennata ed un altrettanto rapido ridimensionamento
al termine dell’incentivazione).
Per evitare derive di forma e di sostanza sarà necessario far sempre riferimento
ai principi fondanti del settore, basati sulla sostenibilità ambientale e
quindi sul corretto e responsabile utilizzo delle limitatissime fonti energetiche
e minerali del pianeta.
Se da un lato il mercato delle energie fossili sviluppa nuove tecnologie per
poter sfruttare al massimo tutte le risorse disponibili (es. shale gas) e le lobby
continuano a sostenere la predominanza di tali risorse, dall’altro il mercato legato
alle fonti energetiche rinnovabili ha visto negli ultimi anni un trend di crescita
molto elevato soprattutto grazie a politiche di incentivazione. La tecnologia
“green” (geotermia, solare termico, fotovoltaico, etc.), opportunità di sviluppo
e crescita per la nostra economia, non può essere adottata tout court come
soluzione al problema energetico; è necessario intraprendere una strada di riduzione
dei consumi.
Proprio la sostenibilità ambientale deve essere la bussola per orientarsi verso
una corretta valutazione di ciò che (tecnologia o attività) sia veramente rinnovabile
ed alternativo.
Per capire questo concetto si pensi ai biocarburanti (la cui produzione è
incentivata): per coltivare semi in grado di fornire oli carburanti alternativi alle
fonti fossili vengono impegnate molte aree libere da insediamenti, sottraendole
alle altre colture agricole o, peggio, a zone che vengono disboscate in maniera
irrazionale: è evidente che in questi casi esiste un mero calcolo di convenienza
economica immediata, che non tiene conto degli effetti successivi sull’ambiente
o della ridotta produzione di beni agricoli destinati al nutrimento
umano ed animale.
In altre parole la corretta applicazione dei principi della sostenibilità ambientale
permette la valutazione di tante altre attività e nuove tecnologie che,
pur sembrando appartenenti alle categorie rinnovabili, potrebbero risultare
non compatibili dal punto di vista ambientale.
Al contrario, sempre ragionando sulle risorse naturali, esistono alcune
realtà che, correttamente gestite, possono fornire buoni spunti in un’ottica ambientale:
si pensi a tal proposito alle aree utilizzate per la produzione di legnami
le quali, ripristinate e ricostituite “a rotazione”, forniscono per periodi
illimitati materia prima senza intaccare minimamente il territorio; anche in alcune
zone d’Italia esistono esempi di questo tipo dove, a fronte di un efficace
utilizzo del patrimonio boschivo, si ha come risultato la crescita lenta ma continua
delle aree coperte da alberi.
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Quest’ultimo punto ha notevole rilevanza, in quanto in questi ultimi anni
si è sviluppata una sorta di edilizia “alternativa”, che utilizza il legno come
materiale nobile da costruzione. A partire dall’adeguamento normativo nel
campo delle strutture, con l’emanazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni
(NTC2008), il legno è finalmente stato equiparato agli altri materiali
strutturali da costruzione. Grazie, inoltre, allo sviluppo delle tecnologie di prelavorazione
in stabilimento (centri di taglio a controllo numerico), l’edilizia
delle strutture di legno ha visto negli ultimi anni un crescente sviluppo del settore,
svincolato dalla crisi nel campo delle costruzioni. Mediante le strutture
di legno è possibile realizzare abitazioni, edifici pluripiano (entro il 2023 a
Stoccolma sarà realizzato un grattacielo di legno di 34 piani), strutture sportive,
strutture industriali, ponti, passerelle, etc.
La tecnologia del legno è vincente, grazie alla versatilità del materiale:
strutturalmente leggero ma al tempo stesso resistente, veloce da installare,
con ottime prestazioni (sisma, fuoco, isolamento termico).
A differenza dell’edilizia “tradizionale”, troppo spesso relegata alla pratica
dell’improvvisazione, tale tecnologia richiede un livello approfondito di
progettazione in fase iniziale, per definire schemi costruttivi e sviluppare
dettagli di connessione degli elementi. Tenuto poi conto che gli edifici a elevata
prestazione energetica richiedono un grado di definizione rigoroso,
tale fase risulta imprescindibile. Errori di progettazione o realizzazione
possono comportare nel caso di strutture di legno danni maggiori rispetto
alle strutture “tradizionali”: basti pensare, ad esempio, al danno strutturale
che può comportare un’infiltrazione d’acqua o la formazione di condensa
(oltre il limite normativo) all’interno dell’involucro.
L’utilizzo del legno, oltre a garantire il rispetto dei principi generali di sostenibilità,
favorisce la realizzazione di ambienti sani, confortevoli e belli, se
abbinato a isolanti naturali e a prodotti di finitura dotati di certificazioni di
sostenibilità. Il comfort abitativo, nel caso degli edifici residenziali, è altresì
garantito dall’utilizzo di impianti di ventilazione meccanica forzata, dotati di
recuperatore di calore; caratterizzati da un sistema di immissione dell’aria
rinnovata negli ambienti primari e da un sistema di estrazione dell’aria viziata
dagli ambienti secondari, tali impianti permettono il ricambio dell’aria, evitando
la dispersione energetica dovuta all’apertura dei serramenti. Talvolta,
tali impianti vengono utilizzati per sopperire a problematiche di condensazione
superficiale e muffa grazie al rinnovo dell’aria e ad una diminuzione del
tenore di umidità interno: si pensi, ad esempio, al caso delle nuove costruzioni
realizzate senza curare la risoluzione dei ponti termici o al caso di edifici
esistenti riqualificati senza particolare attenzione alla questione dell’ermeticità
dell’involucro. Anche in questo caso la qualità della progettazione e della
realizzazione sono indispensabili per evitare tali problematiche.
Anche quest’ultima tipologia di impianti, che ormai costituisce un piccolo
“sottosettore”, richiede tecnici ed operatori preparati adeguatamente
poiché necessita di collegamenti sia di tipo elettrico che idraulico da realizzare
all’interno di contesti edilizi ad elevate prestazioni.
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Parola chiave: fare di più con meno. Il Libro verde sull’efficienza
energetica della Commissione Europea del 2005 pone l’attenzione sul
fatto che una politica attiva in materia di efficienza energetica potrebbe
contribuire in modo significativo a migliorare la competitività
e l’occupazione (obiettivi centrali dell’Agenda di Lisbona), a raggiungere
gli obiettivi in materia di protezione dell’ambiente assunti con il
protocollo di Kyoto e a garantire una maggior e sicurezza degli approvvigionamenti.
La maggiore efficienza energetica è una necessità
cruciale per l’ambiente, l’economia, il benessere e la salute. L’efficienza
tecnologica ben si accompagna con la tematica dell’uso efficiente
delle risorse, tema cruciale della politica ambientale europea. “Significa
disaccoppiare la crescita economica dall’uso delle risorse. Spingere
l’economia a creare di più con meno, produrre maggiore valore
con meno input, usare le risorse in modo sostenibile, riducendo al
minimo l’impatto sull’ambiente”.
(fonte: Un ambiente sano e sostenibile per le generazioni future, UE).
Aspetti economici
Investimenti
L’attuale crisi congiunturale ha posto tutti di fronte alla carenza di risorse
economiche ed alla riduzione di liquidità che possono diventare tangibili e concrete
in qualsiasi momento anche in settori ed attività normalmente considerate
trainanti per l’economia stessa.
Nei momenti di scarse risorse si è soliti volgere lo sguardo al risparmio, alla
conservazione ed alla valorizzazione di ciò che già esiste.
La questione economica legata all’energia riguarda quotidianamente ogni
singolo consumatore; si può ad esempio toccare con mano ogni qualvolta ci rechiamo
a un distributore di carburante e notiamo l’aumento del relativo prezzo o
quando ci accingiamo a pagare la bolletta del riscaldamento. La questione del caro
carburante è lampante: nel 2000 la benzina costava 1.08€/l mentre nel 2013 il
prezzo è salito a 1.79€/l con un aumento del costo di 71centesimi. Per la precisione
occorre osservare che dietro al costo del carburante e dietro alle relative oscillazioni
si cela una politica di fiscalizzazione eccessiva da parte dello Stato (più
del 50% del costo complessivo considerando accise + iva è incassata dallo Stato)
e una politica economica di speculazione (il prezzo del carburante è determinato
da un listino internazionale di mercato valutato su operazioni di compravendita
del prodotto in una specifica località, in uno specifico momento, da una sorta di
borsa dove in funzione della domanda e dell’offerta viene determinata la quotazione).
Tale prezzo è completamente scollegato dai costi reali del carburante, nettamente
inferiori a quelli del mercato spot anche perché si riferiscono ad acquisti
di molto antecedenti. Il prezzo non nasce quindi dalle regole concorrenziali del libero
mercato ma da un’attività di pura speculazione finanziaria (da: http://lucascialo.
blogspot.it/2012/03). Il costo delle risorse aumenta ma anche il suo utilizzo;
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nella “società dei consumi” l’individuo del XXII sec. è molto più “energivoro” dei
suoi antenati. Basti pensare a quanta tecnologia è oramai entrata nelle nostre case
a partire dagli apparecchi per la comunicazione, ai piccoli elettrodomestici, ai
giochi dei bambini funzionanti mediante batterie.
Negli ultimi anni, anche per ottemperare agli accordi UE sul tema del riscaldamento
globale e del rispetto del Protocollo di Kyoto, sono state finanziate attività
quali il fotovoltaico ed il solare termico che hanno assorbito gran parte delle
risorse destinate al risparmio ed alla riqualificazione energetica; è opinione comune
di tantissimi operatori del settore che tali finanziamenti sono andati ben al
di là dello scopo prefissato, che era quello di favorire la partenza di nuove tecnologie
abbassando velocemente i costi (soprattutto dei materiali) per ottenere in
tempi ragionevoli condizioni economiche favorevoli allo sviluppo ulteriore del
settore stesso.
Purtroppo non sempre i produttori e gli installatori hanno reagito prontamente,
causando degli alti e bassi nei prezzi e nelle vendite, costringendo il legislatore
ad intervenire più volte per assestare il mercato e fornire incentivi il più
possibile aderenti ai costi reali sostenuti dal pubblico.
Tutto ciò ha provocato una notevole dispersione di risorse economiche, altrimenti
destinate ad altri settori delle energie cosiddette “pulite”. Si tenga conto
inoltre del fatto che i fondi da destinare agli incentivi provengono da una quotaparte
delle bollette energetiche dei consumatori finali, per cui oggi è stato posto
un limite massimo agli incentivi annui erogabili per sostenere le rinnovabili (tenendo
anche presente che le bollette energetiche italiane sono tra le più onerose
in Europa).
La storia recente ci mostra la volontà da parte del legislatore di sostenere il
risparmio energetico a tutto tondo, permettendo inoltre la scelta della tecnologia
da applicare alla propria realtà (sia essa industriale o civile), spaziando dalla riqualificazione
edilizia (involucro e struttura) all’impiantistica elettrica o idraulica,
fino ad arrivare alla fonte di produzione in loco (fotovoltaico, solare termico,
riscaldamento o condizionamento con pompa di calore).
Risparmio energetico ed aumento resa degli edifici
Una recente statistica messa a punto da centri di ricerca mostra come il
90% degli edifici privati di tipo civile abbia gravi carenze dal punto di vista del
risparmio energetico. In molti casi si tratta di edifici costruiti tra gli Anni ‘50 e
gli Anni ‘90, ma non mancano esempi di strutture ancora più vecchie. Il fattore
che accomuna tutti questi edifici è la dispersione del calore sia dalle pareti che
da porte e finestre, ma anche dal tetto. Ovviamente se si vuole praticare un’economia
nella spesa energetica dell’edificio è necessario agire sulla struttura
prima ancora che sulla produzione di energia necessaria a costi più bassi o con
tecnologie superate; un esempio può essere l’installazione di un impianto fotovoltaico
su un edificio a resa energetica molto bassa (finestre senza doppi vetri,
pareti prive di isolamento) con l’utilizzo dell’energia elettrica per scaldare
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gli ambienti: è chiaro che da un lato si produce energia pulita ma dall’altro la
stessa viene utilizzata male e letteralmente “gettata dalla finestra”.
La tecnologia offre soluzioni mirate al risparmio energetico che spaziano
dalla diagnosi dell’edificio (analisi termografica, blower door test), all’intervento
con soluzioni più o meno onerose che utilizzano materiali naturali,
artificiali o misti, fino ad arrivare al controllo ed alla gestione puntuale dei
consumi con sistemi domotici finalizzati al risparmio energetico.
Un’analisi veritiera della situazione deve necessariamente prevedere la
scelta tra la riqualificazione energetica dell’edificio agendo sull’esistente ma
anche valutando la possibilità di abbattere la costruzione erigendone una
completamente nuova e rispondente ai parametri di riferimento in tema di
risparmio energetico.
In campo edilizio esistono degli standard costruttivi che classificano gli
edifici in funzione della loro performance ambientale, basandosi su parametri
che spaziano dal tipo di materiale utilizzato ai componenti impiantistici
installati, alla cura dell’isolamento termico, al corretto scambio di aria con
l’esterno.
In Italia il panorama dei protocolli di certificazione varia in funzione della
scelta delle singole Regioni.
I protocolli maggiormente utilizzati sono: Casaclima, Leed, Itaca, SB100,
Ecodomus, VEA, Climabita, PHI Italia. Alcuni certificano la prestazione energetica
dell’edificio, altri allargano l’orizzonte alla valutazione ambientale dell’intervento.
Il protocollo di certificazione CasaClima, introdotto in Alto Adige a partire
dagli Anni ‘90, è diventato un riferimento nel panorama delle costruzioni a basso
consumo energetico e un marchio di qualità. La certificazione CasaClima premia
la prestazione dell’involucro edilizio, sulla base di un parametro definito fabbisogno
energetico per riscaldamento, valutato mediante un’equazione di bilancio; la
corrispondenza del calcolo con la realizzazione è verificata mediante l’analisi del
progetto elaborato ad hoc, direttamente dai tecnici dell’Agenzia, e sopralluoghi in
cantiere, da parte di auditori esterni alla realizzazione. Le altre certificazioni ambientali
prevedono l’assegnazione di punteggi che sono funzionali a seconda del
tipo di involucro utilizzato, dell’energia e risorse idriche consumate, del quantitativo
di rifiuti prodotto e della efficacia dei servizi offerti ai futuri proprietari in
termini di comodità dei trasporti, vicinanza dei servizi essenziali e del grado di
salute e benessere che l’edificio sarà in grado di offrire.
Il parametro finale utilizzato da tutti i protocolli al fine della valutazione
dell’edificio è la classe di appartenenza (espressa con una lettera dell’alfabeto
o con numeri o definizioni appropriate) che sintetizza i punteggi e le valutazioni
per ogni aspetto preso in esame.
Di maggiore importanza dal punto di vista strettamente energetico è
l’Attestato di Certificazione Energetica (ACE), ora ridefinito APE, previsto
dall’UE, che è un documento di sintesi dell’analisi sull’edificio; esso permette
di valutare l’efficienza energetica della struttura, fornendo all’utente finale
una indicazione sui costi generali di gestione dell’edificio stesso per il suo riscaldamento
e raffreddamento . Il documento è valido se redatto ed assevera13
to da un Certificatore abilitato e se depositato presso l’Ufficio Tecnico del Comune
di appartenenza e registrato nel Catasto energetico; ha idoneità per un
periodo di 10 anni dopo la registrazione.
Il metodo di classificazione prevede l’assegnazione di una lettera che indica
una buona qualità energetica (classe A+, A) via via decrescente verso
una scarsa qualità, con lettere che vanno dalla B fino alla G.
Parola chiave: efficienza e sufficienza. L’innovazione e l’efficienza
tecnologica se da un lato comportano una riduzione dei consumi,
dall’altro, per “effetto rebound”, inducono a comportamenti maggiormente
energivori. La direzione per ridurre i consumi deve essere quella
di coniugare efficienza nell’uso finale dell’energia e sufficienza nel
suo uso totale. Ad esempio nel campo dei trasporti l’efficienza può essere
rappresentata dall’acquisto di un’auto a basse emissioni e la sufficienza
potrà riguardare il fatto di andare a piedi per coprire piccole distanze
o utilizzare la bicicletta. Nel campo residenziale l’efficienza sarà
rappresentata dalla costruzione di edifici ad alte prestazioni ma la sufficienza
riguarderà il fatto di limitare il consumo di energia elettrica o
di acqua calda. Altro caso riguarda ad esempio l’acquisto di elettrodomestici
in classe A++: dismettere un vecchio frigorifero ormai vetusto
e “energivoro” per acquistarne uno ad alta efficienza ma di capienza
più elevata. Il principio di sufficienza non viene rispettato e il bilancio
totale sui consumi energetici rimane pressoché lo stesso di prima. Se
all’efficienza non si lega una cultura del consumo responsabile lo sforzo
è reso vano.
Aspetti culturali
Nuovo approccio ambientale
I benefici dello sviluppo avvenuto negli ultimi due secoli hanno riguardato
i soli Paesi industrializzati; il progresso è avvenuto grazie allo sfruttamento delle
risorse spesso provenienti dai Paesi più poveri. Tenuto conto che i Paesi
emergenti (Cina, India, Messico, etc.) ambiscono a raggiungere lo stile di vita
dei Paesi industrializzati, basato sui combustibili fossili, centrato sull’auto e sullo
stile di vita usa e getta, ma che le risorse sono limitate per soddisfare l’esigenza
di milioni di persone, è necessario pianificare lo sviluppo cercando di rendere
più equa la distribuzione delle stesse. Ad esempio, l’ambizioso progetto portato
avanti dalla Svizzera di riduzione del fabbisogno energetico entro l’anno
2100 a 2000 W pro-capite rientra pienamente in tale prospettiva. Tale iniziativa
sviluppata a partire dagli Anni ‘90 trae spunto dallo studio «Physical Quality of
Life Index», dove viene evidenziato per la prima volta il rapporto tra consumo
energetico e qualità della vita: “a partire da circa 2000 Watt di potenza continua
per persona l’aumento del consumo energetico non comporta un miglioramento
rilevante della qualità di vita” (da: http://www.2000watt.ch). Il passaggio a
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una società più responsabile basata su stili di vita meno intensivi non avviene
con imposizione di regole dall’alto, ma attraverso una lenta crescita della cultura
del risparmio. È pur vero che in differenti settori è già in atto una vera e propria
rivoluzione culturale dei comportamenti sociali: ad esempio nel campo
dell’alimentazione basti pensare al successo di associazioni quali Slow Food o
Terra Madre, allo sviluppo delle filiere corte, all’aumento di vendita dei prodotti
biologici, all’attenzione rivolta verso i protocolli e marchi di sostenibilità. Nel
campo energetico il successo di iniziative quali “M’illumino di meno” o eventi
quali “Fa’ la cosa giusta”, dimostrano una sensibilità crescente alle tematiche
del risparmio. Famiglia e scuola diventano gli attori responsabili del successo
della futura società.
Per giungere ad una corretta gestione delle risorse applicate al risparmio
energetico è necessaria una rivisitazione del nostro modo di pensare, agendo
sulla conservazione dell’energia che è presente all’interno dell’edificio e riducendo
in modo significativo il consumo causato da tutto ciò che serve per “far
funzionare” la casa o l’edificio industriale.
In effetti, sarebbe necessario affinare il concetto di risparmio facendo capire
al pubblico che tutto ciò che non viene disperso può essere utilizzato o riutilizzato
senza particolari costi di gestione.
In altre parole, applicando tecnologie già oggi esistenti, è possibile ad
esempio accumulare il calore nel sottosuolo con particolari tecniche, catturandolo
dall’aria libera in estate attraverso moduli termici o ibridi, trasferendolo e
concentrandolo con appositi scambiatori, e riutilizzandolo mediante pompe di
calore nei locali interessati tramite riscaldamento a pavimento durante la stagione
invernale.
Tutte queste tecnologie presuppongono la conoscenza e la sensibilità al tema
da parte del pubblico, ma anche la preparazione tecnica e commerciale degli
operatori di settore per avvicinare la tecnologia alle esigenze del cittadino
senza l’utilizzo di soluzioni estemporanee o eccessivamente onerose ma fornendo
soluzioni personalizzate e vicine alla realtà presa in esame.
Aspetti giuridici (progetti, dichiarazioni, certificazioni)
Inquadramento normativo
Il contesto energetico mondiale
Per meglio comprendere le politiche attuali nel campo energetico che interessano
il nostro Paese e che condizionano le scelte e i comportamenti di ogni
singolo individuo è utile allargare la scala e capire quali sono le strategie e le
tendenze a livello mondiale. Partendo dalle recenti analisi dell’Agenzia Internazionale
per l’Energia (IEA) è possibile individuare una sorta di scenario globale
che probabilmente interesserà nei prossimi anni il contesto internazionale. In
particolare, si prevedono nei prossimi 20-25 anni le seguenti tendenze:
• “La domanda di energia nel mondo è prevista in crescita (+35% al 2035),
ma con un andamento fortemente differenziato tra diverse aree geografiche:
quasi ‘piatta’ nei Paesi industrializzati; in forte aumento in quelli in
15
via di sviluppo (+60%), i quali rappresenteranno oltre il 60% della domanda
globale tra vent’anni.
• D’altra parte, il mondo sta diventando sempre più efficiente: l’intensità
energetica (energia consumata per unità di PIL) è prevista diminuire del
1,8% l’anno nei prossimi 20 anni, in accelerazione rispetto allo 0,6-1,2%
registrato negli ultimi decenni. Questo anche per il progressivo aumento
del livello dei prezzi (e della loro volatilità) di molte risorse (energetiche e
non) che spinge secondo logiche di “mercato” verso l’adozione di soluzioni
innovative per l’efficientamento.
• Tra le fonti di energia, il gas e le rinnovabili sono sempre più in espansione,
a scapito soprattutto del petrolio, che perderà quote di mercato, mentre
carbone e nucleare manterranno sostanzialmente la loro quota di mercato
attuale. In particolare:
• Il petrolio sta progressivamente perdendo importanza relativa (dal
~45% dell’energia primaria degli Anni ‘70 a poco più del 30% attuale e
al ~27% nel 2035), ma il suo consumo in termini assoluti è comunque
atteso in crescita.
• Il carbone è previsto in forte calo nei Paesi OCSE (dal ~20% al ~15%
della domanda), compensato dalla crescita soprattutto in Cina e India
in particolare nei prossimi 10 anni. Grazie alle ampie riserve disponibili,
il bilancio domanda-offerta risulterà più equilibrato di quello del petrolio.
• Il nucleare è previsto in crescita solo nei Paesi non-OCSE (in particolare
Cina, Corea, India, Russia), mentre in Occidente non si prevedono
sviluppi significativi (in particolare in Europa).
• Le rinnovabili sono la fonte che si prevede crescerà maggiormente, sia
in valore relativo che assoluto. Tale crescita sarà guidata da un prevedibile
aumento della sensibilità ambientale, ma soprattutto dall’attesa riduzione
dei costi delle tecnologie nei prossimi 20 anni, che consentiranno
di mettere in competizione ‘alla pari’ molte delle fonti rinnovabili
con le tecnologie fossili tradizionali, considerando anche gli effetti
della tassazione (diretta o indiretta) delle emissioni di CO2.
• Per quanto riguarda il gas, la domanda globale è prevista in significativo
aumento, dai 3.300 miliardi di metri cubi del 2010 agli oltre 5.000
previsti nel 2035, trainata dal consumo in Asia, soprattutto per la generazione
elettrica, ma anche per usi industriali e civili. L’offerta crescerà
parimenti, con una sempre maggiore diversificazione geografica ed
una maggior importanza del mercato GNL (gas naturale liquefatto). Un
ruolo trainante avrà il cosiddetto gas ‘non convenzionale’ (shale gas, tight
gas e coalbed methane), che tra vent’anni è previsto rappresenti tra
il 25% e il 27% della produzione mondiale (e oltre il 50% della crescita
assoluta di volumi da qui al 2035) anche se lo sviluppo di questa tecnologia
in molti Paesi dipenderà dall’effettiva sfruttabilità delle riserve
geologiche identificate e dalla soluzione delle problematiche ambientali”
(da: Strategia energetica nazionale-2013).
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
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In merito al “futuro” delle fonti fossili, dope le numerose analisi fatte - a
partire dall’applicazione della teoria del “picco” di Hubbert sulla durata e
sulla quantità di risorse disponibili - un singolare rapporto dell’analista e
consulente energetico americano Chris Nelder spiega come “il punto di non
ritorno della transizione energetica da fossili a rinnovabili è arrivato”. Con-
Fonte: Strategia Energetica Nazionale-2013
Fonte: Strategia Energetica Nazionale-2013
17
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
frontando il costo degli investimenti fatti per estrarre petrolio con l’effettiva
produzione (nell’anno 2012, come visibile nel grafico, la produzione è tornata
ai valori del 2000, ma gli investimenti sono aumentati di 5 volte) l’analista
mostra come i fondamenti economici legati alle fonti fossili stiano vacillando
rispetto alle energie rinnovabili, in particolare eolico e solare. Lo stesso
vale per le centrali a carbone diventate una tecnologia obsoleta (negli USA
molti progetti sono stati abbandonati) e per le centrali nucleari, i cui costi di
gestione e mantenimento si stanno dimostrando molto elevati.
Fonte: www.qualenergia.it : il sistema energetico nel suo punto critico. Perchè non si tornerà indietro
Lo dimostra, ad esempio, il caso francese: il costo di mantenimento del
parco nucleare ai livelli attuali per i prossimi 50 anni ammonta a 300 miliardi
di euro; “il totale di 300 miliardi equivarrebbe al costo di uscire dal nucleare e
rimpiazzarlo con le fonti rinnovabili. Bisogna uscire dal mito che il nucleare sia
gratuito. Insomma, invecchiando il nucleare costa e i Paesi che vi hanno investito
si trovano costretti a spendere moltissimo solo per garantire la sicurezza di
impianti basati su una tecnologia obsoleta” (fonte: www.qualenergia.it “Francia
il conto astronomico del nucleare che invecchia”). Nel contempo, muta lo scenario
energetico, soprattutto nel campo elettrico, con costi delle tecnologie rinnovabili
in continua riduzione, tanto che “un report del Rocky Mountain Institute
e di CohnReznick ipotizza che, entro il 2025, milioni di utenti residenziali troveranno
economicamente vantaggioso non essere più collegati alla rete elettrica.
Un evento che già oggi minaccia le utility ed è l’effetto della combinazione
della diminuzione dei prezzi dei sistemi solari (calo del 60% dal primo trimestre
2010) e dello storage. I prezzi delle batterie agli ioni di litio sono, già oggi,
la metà di quelli del 2008” (fonte: www.qualenergia.it “Il sistema energetico nel
suo punto critico. Perché non si tornerà indietro”).
18
La recente notizia dell’adozione da parte degli Stati Uniti di un piano d’azione
per tagliare entro il 2030 le emissioni di carbonio delle centrali elettriche
del 30%, rispetto ai livelli del 2005, avalla pienamente il cambiamento in corso.
Obiettivi e scenari a livello europeo
L’attuale quadro normativo di riferimento a livello nazionale e le strategie
adottate nel campo energetico derivano prevalentemente dalle politiche
di sviluppo tracciate a livello europeo: a partire dalla ratifica del Protocollo
di Kyoto nel 1997 (entrato in vigore nel 2005 con l’assenso da parte
della Russia), l’Europa si è impegnata a ridurre le proprie emissioni di gas a
effetto serra rispetto ai propri livelli del 1990 di un valore pari all’8% entro il
2012, fine del periodo di impegno.
La tematica ambientale e energetica ha visto, soprattutto dai primi
anni del 2000, uno sviluppo crescente della sensibilità verso le problematiche
connesse con il surriscaldamento climatico e con la dipendenza dalle
fonti fossili, arrivando al 2008 alle definizione del Pacchetto Clima-Energia,
meglio conosciuto come Strategia 20-20-20. Tale provvedimento prevede:
• riduzione, entro il 2020, delle emissioni di gas serra, per una percentuale
pari ad almeno il 20% rispetto ai livelli del 1990;
• un contributo del 20% di energia da fonti rinnovabili sui consumi finali
lordi entro il 2020;
• riduzione del 20% sul consumo di energia primaria rispetto ai livelli
previsti al 2020, da ottenere tramite misure di efficienza energetica. Tale
obiettivo, solo enunciato nel pacchetto, è stato in seguito declinato,
seppur in maniera non vincolante, nella Direttiva efficienza energetica
approvata in via definitiva nel mese di ottobre 2012.
Tali obiettivi sono stati tradotti in specifiche direttive tra cui:
• Decisione 406/2009/CE, la quale stabilisce il contributo minimo degli
Stati membri all’adempimento dell’impegno assunto dalla Comunità di
ridurre le emissioni di gas a effetto serra, per il periodo dal 2013 al
2020, e le norme per la realizzazione di tali contributi e per la valutazione
del rispetto di questo impegno.
• Direttiva 2009/28/CE, la quale stabilisce un quadro comune per la promozione
dell’energia da fonti rinnovabili. Essa fissa obiettivi nazionali
obbligatori per la quota complessiva di energia da fonti rinnovabili sul
consumo finale lordo di energia e per la quota di energia da fonti rinnovabili
nei trasporti.
• Direttiva 2012/27/UE, la quale stabilisce un quadro comune di misure
per la promozione dell’efficienza energetica nell’Unione al fine di garantire
il conseguimento dell’obiettivo principale dell’Unione relativo all’efficienza
energetica del 20% entro il 2020, e di gettare le basi per ulteriori
miglioramenti dell’efficienza energetica al di là di tale data. In particolare,
pone l’accento sul ruolo esemplare dell’Ente pubblico che, attraverso
le ristrutturazioni ad alta efficienza del proprio parco immobiliare,
o attraverso l’acquisto di prodotti o servizi ad alta efficienza, nel ri19
spetto della coerenza del rapporto costi-efficacia, possa sensibilizzare
l’opinione pubblica.
Nel campo edilizio, responsabile del 40% del consumo di energia finale
e del 36% delle emissioni totali di CO2 nell’Unione, sono state emanate Direttive
riguardanti la prestazione energetica degli edifici, la Certificazione
energetica, l’ausilio di fonti rinnovabili e l’etichettatura dei prodotti. Si riportano
a titolo di riferimento alcune direttive più significative:
• Direttiva 2002/91/CE, denominata EPDB (Energy Performance Building
Directive): pone l’attenzione sulla metodologia per il calcolo del rendimento
energetico degli edifici, sui requisiti minimi dello stesso, sull’importanza
della certificazione energetica, sul ruolo degli edifici pubblici nella sensibilizzazione
alla tematica e sulla necessità di un’ispezione periodica degli
impianti. “Si tratta di indicazioni normative fondamentali per la volontà di
indirizzare il mercato delle costruzioni verso una qualità energetica facilmente
riscontrabile da parte dell’utente/consumatore in un indicatore sintetico,
la classe attribuita all’edificio, e in grado di influenzare i valori di
mercato degli edifici in base alle loro prestazioni rappresentate dal fabbisogno
di energia primaria e dalle emissioni di anidride carbonica (CO2)”
(da: L’artigianato nella prospettiva della green economy, Centro stampa Regione
Piemonte - Torino 2013).
• Direttiva 2010/31/CE denominata EPDB2 (aggiorna e integra i contenuti
della Direttiva 2002/91/CE che viene abrogata): promuove in particolare
il miglioramento della prestazione energetica degli edifici tenendo
conto delle condizioni locali e climatiche esterne; introduce il concetto
di NZEB (Near Zero Energy Building), ovvero di edificio caratterizzato
da un fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo, soddisfatto in
misura molto significativa da energia da fonti rinnovabili, entro un predeterminato
termine temporale per le nuove costruzioni (2018 per gli
edifici pubblici, 2021 per le nuove costruzioni). Stabilisce, inoltre, un
metodo comune per il calcolo della prestazione energetica, valutando il
fabbisogno di riscaldamento e di raffrescamento.
• Direttiva 2010/30/CE sull’Energy Label, l’etichetta energetica, relativa all’indicazione
del consumo di energia e di altre risorse dei prodotti connessi
all’energia. Riguarda in particolare i prodotti che consumano energia
(elettrodomestici, etc.), ma anche i prodotti connessi con il consumo di
energia (componenti dell’involucro edilizio, quali ad esempio le finestre).
Grazie all’etichetta energetica il consumatore ha la possibilità di conoscere
le informazioni sulla prestazione del componente e di orientare la sua ricerca
verso il prodotto più efficiente. Tale pratica si è dimostrata utile nel
campo degli elettrodomestici: in particolare, da quando vige l’etichettatura,
l’interesse si è spostato sul prodotto ad alta efficienza.
Gli impegni adottati nel pacchetto clima-energia sono stati rafforzati all’interno
della strategia “Europa 2020” dove, a seguito della recente crisi economico/
finanziaria, sono definite tre priorità di sviluppo: crescita intelligente (sviluppare
un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione); crescita sostenibile
(promuovere un’economia più efficiente sotto il profilo delle risorse,
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
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più verde e più competitiva) e crescita inclusiva (promuovere un’economia con
un alto tasso di occupazione, che favorisca la coesione sociale e territoriale). Il
tema dello sviluppo sostenibile e dell’impiego efficiente delle risorse, presentato
dalla Commissione attraverso l’iniziativa faro “Un’Europa efficiente nell’impiego
delle risorse” (COM(2011)21), diventa nevralgico per ambire alla decarbonizzazione
del sistema energetico a lunghissimo termine. In particolare, la comunicazione
Energy Roadmap 2050 (COM(2011)885/2) mostra possibili scenari di evoluzione
per giungere entro il 2050 a un’economia a basso impiego di carbonio,
riducendo dell’80-95% le emissioni di gas a effetto serra rispetto ai livelli del
1990, migliorando la sicurezza energetica e promuovendo crescita e occupazione
sostenibili. Dal punto di vista economico “il costo complessivo della trasformazione
del sistema energetico non supererà quello dello scenario di continuazione
delle politiche correnti, risultando in alcuni casi persino inferiore. Gli investimenti
saranno, infatti, ampiamente ripagati in termini di crescita economica,
occupazione, certezza degli approvvigionamenti energetici e minori costi dei
combustibili”. Dal punto di vista della fattibilità l’obiettivo è tecnicamente raggiungibile
a patto che avvenga una quasi totale decarbonizzazione dei processi
di generazione elettrica. “L’opzione principale è rappresentata dall’efficienza
energetica, che gioca un ruolo determinante in ciascuno scenario, in particolare
per gli edifici che in futuro potranno arrivare a produrre più energia di quella
consumata. Centrale è anche il ruolo delle fonti rinnovabili, le quali nel caso più
ottimista (scenario High Renewable energy sources) consentiranno di generare
nel 2050 il 75% dei consumi finali di energia e il 97% di quelli elettrici” (da
http://www.enea.it/it/produzione-scientifica/EAI/anno-2012/n.-1-gennaio-febbraio-
2012-1/world-view/energy-roadmap-2050). La Roadmap pone anche attenzione
all’utilizzo di energia nucleare e allo sviluppo della tecnologia CCS (Carbon Capture
and Storage), prevedendo un ruolo fondamentale per il gas durante la fase
di transizione, che consentirà di ridurre le emissioni sostituendo carbone e petrolio
nella fase intermedia, almeno fino al 2030 - 2035. Recentemente, con la
presentazione del Libro Bianco Clima-Energia 2030, sono stati definiti dalla
Commissione Europea i target per l’anno 2030 nell’ambito clima-energia: due
sono gli obiettivi vincolanti. L’uno legato alla riduzione delle emissioni per un
valore pari al 40% della CO2 rispetto al 1990 e l’altro legato al raggiungimento
del 27% di rinnovabili sui consumi (obiettivo non vincolante per gli Stati membri
ma vincolante per l’UE). Le associazioni ambientaliste sono preoccupate del
fatto che non siano stati fissati obiettivi sul tema dell’efficienza energetica, questione
chiave per ridurre il consumo energetico e per stimolare l’innovazione.
Anche le aziende del settore che hanno investito sull’efficienza nei processi rilevano
una sorta di retromarcia della politica europea e temono una perdita di
competitività su un settore, quello del risparmio energetico, che può essere la
chiave per uscire dalla crisi e garantire una nuova fase di sviluppo. D’altro canto
le associazioni di categoria rilevano come l’adozione di vincoli restrittivi sulle
emissioni comportino una perdita di competitività delle industrie rispetto alla
concorrenza straniera e una obbligata adozione di tecnologie più economiche,
non valide dal punto di vista ambientale.
21
La situazione nazionale
La legislazione italiana in materia energetica se da un lato sin dagli Anni
’70 è stata tra le prime a fissare dei paletti in materia di risparmio energetico e
di fonti rinnovabili dall’altro accusa il fatto di non essere mai stata accompagnata
da una seria e continua strategia energetica a livello politico. Le normative
redatte spesso non seguite dai necessari decreti attuativi finivano per non
essere applicate. Basti pensare che già nella nota Legge 10/91 “Norme in materia
di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti
rinnovabili di energia” s’introduceva il concetto di certificazione energetica:
articolo mai applicato in attesa dello specifico decreto attuativo. Lo stesso vale
per il recepimento delle direttive europee in campo energetico; i provvedimenti
spesso sono stati attuati con lentezza mostrando una generalizzata
inefficacia nell’attuazione delle politiche europee e generando incertezza e
confusione negli operatori del settore e negli investitori. La recente Strategia
Energetica Nazionale (SEN), approvata con decreto interministeriale nella
primavera del 2013, si pone finalmente come risposta all’esigenza di definire
un piano di sviluppo energetico che possa orientare le decisioni e le scelte future.
Peccato che tale iniziativa nasca zoppicante, perché sostenuta da un governo
tecnico che dovrebbe occuparsi di tematiche amministrative e perché
non supportata da alcuna norma primaria che si occupi della sua applicazione.
Inoltre, dal punto di vista della pianificazione energetica, necessaria per
ambire a un futuro a basse emissioni di carbonio, la strategia risulta carente
tenuto conto del forte sostegno che viene ancora dato alle fonti fossili. Basti
ricordare ad esempio che nelle priorità d’azione rientrano la produzione sostenibile
d’idrocarburi nazionali attraverso un incremento dell’attuale produzione,
la ristrutturazione della raffinazione e della rete di distribuzione dei
carburanti e la centralità del mercato del gas attraverso il ruolo che l’Italia potrebbe
avere come hub sud europeo. D’altro canto l’ipotesi su cui si basa la
SEN è che l’Italia nel medio periodo resterà un Paese dipendente dai combustibili
fossili; basti pensare che nel 2010 l’86% circa del fabbisogno energetico
è stato coperto da combustibili fossili di cui il 90% importato.
Entrando nel merito del documento, la strategia fotografa l’attuale situazione
energetica nazionale caratterizzata da:
• “prezzi dell’energia mediamente superiori ai suoi concorrenti europei
(soprattutto per l’elettricità), e ancor più rispetto ad altri Paesi come gli
Stati Uniti. Questa situazione rappresenta un fattore di grave appesantimento
per la competitività del sistema economico italiano, ed è dovuta in
gran parte a quattro ragioni strutturali:
• Il mix energetico, in particolare quello elettrico, è in questo momento
piuttosto costoso perché principalmente basato su gas e rinnovabili e si
differenzia molto da quello della media UE per l’assenza di nucleare e la
bassa incidenza di carbone.
• I prezzi all’ingrosso del gas in Italia sono mediamente più alti che negli
altri Paesi europei. Il prezzo medio del gas sul mercato spot PSV nel 2011
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
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è stato di circa il 25% superiore a quello dei principali hub nord-europei
[...] Ciò si riflette anche sul prezzo all’ingrosso dell’elettricità, che nella
maggior parte delle ore viene determinato da centrali CCGT a gas.
• Gli incentivi alla produzione rinnovabile elettrica in Italia sono storicamente
i più elevati d’Europa (ad esempio, gli incentivi unitari alla produzione
fotovoltaica sono stati circa il doppio di quelli tedeschi), con un
forte impatto sul costo dell’energia: oltre il 20% della bolletta elettrica italiana
(escluse imposte) è destinato a incentivi alla produzione tramite
fonti rinnovabili.
• Vi sono infine una serie di altri costi, dovuti a politiche pubbliche sostenute
dalle tariffe come ad esempio, per il settore elettrico: gli altri “oneri
di sistema” (oneri per smantellamento nucleare, ricerca di sistema, regimi
tariffari speciali) e inefficienze diffuse (es. CIP6).
• Situazione piuttosto critica in termini di sicurezza e indipendenza degli approvvigionamenti:
• La limitata capacità di risposta del sistema gas in condizioni di emergenza:
quando ci si trova in contemporanea presenza di riduzioni degli
approvvigionamenti dall’estero e di punte prolungate di freddo eccezionale
sull’intero territorio – quali quelle sperimentate nel febbraio 2012 –
la resilienza del sistema è ancora insufficiente [...].
• La dipendenza dalle importazioni: l’84% del fabbisogno energetico italiano
è coperto da importazioni.[...] Il dato si confronta con una quota
di importazioni medio nell’Unione Europea significativamente più basso,
pari al 53%”.
Fonte: Strategia Energetica Nazionale-2013
Entrando in merito ai consumi energetici, il grafico seguente riporta la
suddivisione dei consumi per settore d’uso facendo riferimento all’anno
23
2010, anno in cui si è registrato un consumo finale lordo di energia pari a
127,5 MTep. Il calore, inteso come consumo finale di energia per il riscaldamento
e raffrescamento, rappresenta la quota più importante, seguito dal
consumo nei trasporti e da quelli elettrici.
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
Fonte: Strategia Energetica Nazionale-2013
La SEN, coerentemente con le politiche di sviluppo sostenibile adottate
a livello europeo, focalizza l’attenzione su sette priorità strategiche di azione
per i prossimi anni due delle quali legate all’efficienza energetica e allo
sviluppo delle fonti rinnovabili, con l’obiettivo lungimirante di raggiungere
e superare i parametri fissati per l’Italia dal Pacchetto Clima-Energia 2020,
di ridurre il gap di costo energetico che ci caratterizza, favorendo la crescita
economica e di garantire una maggiore sicurezza di approvvigionamento e
una minor dipendenza dall’estero. In merito all’efficienza energetica fissa
un obiettivo quantitativo al 2020 di riduzione dei consumi primari di ulteriori
quattro punti percentuali rispetto a quanto prefissato dall’UE (il 24% a
fronte del 20% europeo), si propone di abbattere le relative emissioni e di risparmiare
una notevole quantità di combustibile fossile importato. In merito
alle FER (fonti energetiche rinnovabili) la strategia si prefigge di raggiungere
il 19% dei consumi finali lordi rispetto all’obiettivo UE del 17%. In
particolare, per quanto riguarda il settore elettrico, l’obiettivo è quello di far
diventare le FER la prima componente del mix di generazione al pari del
gas (35-38% dei consumi finali al 2020). Nel campo termico la meta è quella
di sviluppare la produzione da FER fino al 20% dei consumi finali al 2020
mentre nel settore dei trasporti si conferma il dato europeo di un contributo
dei biocarburanti pari al 10% dei consumi.
24
Per raggiungere tali obiettivi, la strategia prende spunto dalle misure già
messe in atto negli anni precedenti e le rafforza. In particolare nel campo dell’efficienza
energetica il Piano d’Azione Nazionale per l’Efficienza Energetica
(PAEE) presentato nel 2007 in ottemperanza alla direttiva 2006/32/CE e il
nuovo piano del 2011 mirano a conseguire un obiettivo globale di risparmio
energetico tramite servizi energetici e altre misure di miglioramento dell’efficienza
energetica quantificabile con una riduzione del 9,6% entro il 2016. Tali
misure confermate dalla SEN riguardano:
• I “Certificati Bianchi” (o Titoli di Efficienza Energetica, TEE) per cui
è previsto un rafforzamento soprattutto nel settore industriale e dei servizi,
pur mantenendo un ruolo importante anche per interventi nell’area residenziale
non coperti da detrazioni o incentivi; in particolare, ogni TEE
corrisponde a 1 Tep (tonnellata equivalente di petrolio) di energia risparmiata
a seguito di interventi di miglioramento dell’efficienza, realizzati
dai soggetti obbligati o da soggetti volontari che possono partecipare al
meccanismo. “Il soggetto attorno cui ruota il meccanismo sono i grandi
distributori di gas e di elettricità. Costoro diventano ‘soggetti obbligati’ se
hanno un parco di almeno 50.000 clienti; annualmente viene loro assegnato
un obiettivo di risparmio energetico di cui dovranno dimostrare il
conseguimento” o mediante la realizzazione diretta dei progetti di efficienza
energetica ovvero acquistando TEE da altri soggetti. (da: “I titoli di
efficienza energetica, guida operativa II”).
• Le detrazioni fiscali in atto, prevalentemente dedicate al settore delle ristrutturazioni
civili (detrazione fiscale sull’IRPEF suddivisa in quote annuali,
per un totale pari al 55% delle spese sostenute, ora diventata 65%).
Fonte: Strategia Energetica Nazionale 2013
25
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
Tale detrazione riguarda una serie di interventi, tra cui la riqualificazione
energetica complessiva dell’edificio, azioni di miglioramento della prestazione
di singole parti dell’involucro, sia per gli elementi opachi che per gli
infissi, installazione di pannelli solari per la produzione di ACS e sostituzione
di impianti di climatizzazione invernale. Secondo gli operatori del
settore, come riportato nel Energy Efficiency Report 2013 del Politecnico
di Milano, le detrazioni costituiscono il più generoso sistema di incentivi
mai messo in campo dal Governo per promuovere l’efficienza e lo sviluppo
economico sostenibile. Tuttavia quello che preoccupa è l’instabilità della
politica di incentivazione nel tempo e il rischio di “disorientamento” da
parte dei potenziali fruitori data la parziale sovrapposizione dell’azione al
Conto Energia Termico.
• L’applicazione delle normative in materia di efficienza energetica soprattutto
nel settore edilizio e nel campo dei prodotti ricadenti nella direttiva
dell’Ecodesign.
Quadro normativo italiano per l’efficienza energetica – Fonte: Energy Efficiency Report 2013
Nel campo edilizio le normative recepiscono i contenuti e le indicazioni
delle direttive emanate, alcune delle quali precedentemente citate; in
particolare, fissano requisiti minimi obbligatori inerenti il fabbisogno energetico
nel caso di nuove costruzioni o ristrutturazioni sostanziali, promuovono
l’utilizzo di impianti efficienti e l’utilizzo di FER e recepiscono le regole
in materia di certificazione energetica e di monitoraggio dei consumi.
Ultimamente è stato introdotto l’Attestato di prestazione energetica (APE),
documento che accompagna la storia energetica dell’edificio riportando il
consumo di energia primaria, la classe e la qualità energetica e le relative
emissioni di CO2. L’APE è obbligatorio per i nuovi edifici, nel caso di ristrutturazioni
sostanziali e deve essere prodotto in caso di vendita o locazione.
• L’introduzione del Conto Energia Termico, ossia del meccanismo
nato per incentivare gli interventi di riqualificazione energetica del
patrimonio immobiliare della Pubblica Amministrazione e interventi
legati alle fonti energetiche rinnovabili per la produzione di energia
termica per utenze private.
26
In merito allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili due sono
state le tappe relative al recepimento alla Direttiva 2009/28/CE: la prima riguarda
l’emanazione nel 2010 del Piano di Azione Nazionale per le
Energie Rinnovabili (PAN) e la seconda l’emanazione del decreto
“Burden sharing” nel 2012, relativo alla ridistribuzione degli obiettivi nazionali
a livello delle Regioni e delle Provincie Autonome e alla definizione
dei singoli target di produzione di elettricità e di calore da FER. Il PAN
fissa gli obiettivi nazionali per la quota di energia da fonti rinnovabili nel
settore termico del riscaldamento e raffrescamento, nel settore dei trasporti
e nel settore elettrico e definisce le modalità di raggiungimento degli
stessi. In particolare, la linea d’azione primaria riguarda lo sviluppo delle
FER a copertura dei consumi finali per riscaldamento e raffrescamento; le
azioni di sviluppo in merito riguardano il potenziamento delle reti di teleriscaldamento,
la diffusione della cogenerazione e l’immissione di biogas
nella rete di distribuzione del gas naturale. Un’altra linea di azione strategica
del PAN riguarda la questione della produzione di elettricità da FER.
La tematica si incentra sull’adeguamento del sistema elettrico in funzione
della potenza installata; prevede in particolare l’adeguamento delle reti di
distribuzione e lo sviluppo di sistemi di stoccaggio/accumulo/raccolta dell’energia.
Fonte: Strategia Energetica Nazionale-2013
27
In merito al mix rinnovabile per la produzione elettrica il grafico successivo
mostra la situazione al 2010; “nella maggior parte delle Regioni, è l’energia
idroelettrica ad offrire il contributo più rilevante sia per le Regioni subalpine
sia per quelle appenniniche. Si comincia però ad apprezzare il contributo
di altre fonti quali l’eolico (soprattutto in Campania, Puglia e Sicilia) e le
biomasse (soprattutto in Emilia Romagna, Lombardia e Puglia). A riguardo, è
bene rimarcare come il PAN specifichi la necessità di ricorrere alle biomasse
soprattutto per la generazione di calore, al fine di perseguire obiettivi di maggiore
efficienza e sostenibilità negli impieghi delle risorse” (fonte: La Green
Economy in Piemonte – Rapporto Ires 2013).
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
Fonte: Piano di Azione Nazionale per le Energie Rinnovabili
Produzione di energia elettrica da FER delle diverse Regioni al 2010 - fonte La Green Economy in Piemonte – Rapporto Ires 2013
Le misure di incentivazione diretta delle energie rinnovabili per la produzione
di elettricità riguardano:
• i certificati verdi, ossia i titoli scambiati sul mercato riconosciuti ai produttori
da fonti rinnovabili in funzione dell’energia prodotta. Tenuto con28
to che i produttori e i distributori di energia elettrica sono tenuti a immettere
in rete un quantitativo minimo di energia da FER, tale obbligo
può essere assolto, o mediante la produzione della stessa, o mediante l’acquisto
dei certificati verdi comprovanti la produzione dell’equivalente
quota.
• La tariffa onnicomprensiva è un regime basato sull’erogazione di una
tariffa fissa riconosciuta agli impianti da fonti rinnovabili in funzione dell’energia
immessa in rete e include sia l’incentivo sia la remunerazione. È
un meccanismo che avvantaggia i piccoli produttori che difficilmente potrebbero
trarre vantaggio dal complesso meccanismo dei certificati verdi.
• Il conto energia è un “regime di sostegno che garantisce una remunerazione
costante dell’energia elettrica prodotta da impianti solari fotovoltaici
e termodinamici, per un periodo prestabilito (20 anni per gli impianti
fotovoltaici, 25 anni per gli impianti solari termodinamici) attraverso una
tariffa per tutta l’energia prodotta dagli impianti (feed in premium). La
tariffa è aggiuntiva rispetto al ricavo della vendita o alla valorizzazione,
mediante lo scambio sul posto o l’autoconsumo, dell’energia prodotta e
varia in funzione della taglia e del grado di integrazione architettonica
dell’impianto. Tale regime premia le produzioni rinnovabili a prescindere
dall’utilizzo che viene fatto dell’energia elettrica prodotta” (da: Piano di
Azione Nazionale per le energie rinnovabili dell’Italia). La rapida crescita e
lo sviluppo della tecnologia fotovoltaica è dovuta soprattutto al sistema
incentivante molto generoso in vigore negli ultimi anni, che non ha tenuto
conto dei costi in diminuzione della tecnologia, garantendo margini di
profitto elevati rispetto agli altri paesi europei. L’incentivo al 2012 risultava
essere tra il doppio/triplo di quello riconosciuto in Francia e Germania.
Tale iniziativa, pur favorendo l’espansione del settore, si è riversata
indirettamente sulle tasche dei consumatori italiani comportando un’incidenza
sulla bolletta elettrica pari a oltre il 20%.
Le misure d’incentivazione delle energie rinnovabili per usi termici sono
invece il “Conto energia termico”, i “certificati bianchi” e le detrazioni fiscali
precedentemente esposte. È opinione degli operatori che ad oggi le potenzialità
d’incentivazione del Conto Termico non siano state adeguatamente
sfruttate, nonostante le ridotte tempistiche burocratiche e la semplicità di remunerazione
diretta ne avrebbero dovuto favorire un diffuso utilizzo. Se da
un lato il PAN ha definito la priorità d’azione sulle fonti rinnovabili termiche e
la stessa SEN ne ha ricalcato l’importanza sostenendo che rispetto alle elettriche
quelle termiche sono più efficienti e meno costose per raggiungere gli
obiettivi europei e comportano benefici significativi di risparmio combustibile,
dall’altro le azioni operative e le forme di incentivazione si sono rivelate
completamente sbilanciate sul fronte elettrico. Lo sviluppo delle rinnovabili
termiche negli ultimi anni è avvenuto senza un quadro di incentivazione stabile
e dedicato. Tale situazione comporta il fatto che a oggi nel settore elettrico
l’obiettivo 20-20-20 è stato praticamente raggiunto, mentre nel campo
termico molta strada resta ancora da fare. Nel campo edilizio la recente nor29
mativa precedentemente esposta prevede un ausilio sempre maggiore delle
fonti rinnovabili, a copertura in una prima fase di una percentuale della sola
produzione ACS, ed ora anche a copertura di parte del fabbisogno di energia
complessivo. Pure in questo caso la complessità del quadro normativo, le numerose
modifiche introdotte e l’assenza di una politica di sviluppo costante e
uniforme su tutto il territorio rendono la situazione molto confusa per gli operatori
del settore, per i tecnici e per gli stessi Enti pubblici.
Se da un lato le politiche energetiche adottate ambiscono a raggiungere e
superare i target europei fissati con l’obiettivo di ridurre l’emissione di gas climalteranti
prodotti prevalentemente dalla combustione di petrolio, carbone e
gas, dall’altro esistono politiche d’incentivazione delle fonti fossili ancora in
essere; un recente rapporto di Legambiente fornisce un quadro completo dell’assurda
situazione legata a tale sostegno economico. “Ad esempio in Italia,
com’è noto, risorse pubbliche finanziano l’autotrasporto su gomma e sostengono
l’acquisto di combustibile a favore del settore agricoltura e pesca;
inoltre, una quota parte della bolletta pagata da tutti i consumatori, con il famigerato
CIP6 nato per sostenere la produzione di energia elettrica da fonti
rinnovabili, tramite alcuni stratagemmi è servito e serve tutt’oggi per sostenere
centrali a carbone, raffinerie e centrali a fonti fossili. Altro sussidio è
stato recentemente introdotto dal Governo Monti a sostegno di vecchie centrali
funzionanti a fonti fossili per prevenire le “situazioni di emergenza gas”.
Altro caso riguarda il sussidio a favore delle cosiddette “aziende energivore”
ossia aziende caratterizzate da un consumo energetico molto elevato (ad
esempio i cementifici). Per assurdo tale sostegno economico premia “il consumo
di energia, invece di spingere interventi che al contrario premino l’efficienza
energetica nella gestione degli impianti e delle reti e che riducano i
possibili problemi sulla rete. In questo modo, le “aziende energivore” non saranno
mai spinte ad attivare processi di efficientamento energetico che avrebbero
non solo la conseguenza di ridurre i propri costi legati ai consumi energetici,
in linea con gli obiettivi di tale sussidio, ma contribuirebbero alla riduzione
delle bollette elettriche degli utenti finali, alla riduzione dei consumi di
energia da fonti fossili, alla lotta contro i cambiamenti climatici” (Fonte: Legambiente,
Stop sussidi alle fonti fossili, 2013).
Gli obiettivi raggiunti
Una recente analisi dell’Agenzia Europea per l’Ambiente mostra i progressi
fatti grazie alle politiche ambientali adottate dall’Unione Europea rispetto
agli obiettivi fissati con il Pacchetto Clima-Energia. In particolare
“la riduzione dei gas serra è il settore nel quale gli obiettivi sono stati già
quasi raggiunti a sette anni dalla scadenza. Alla fine del 2012, infatti, fa sapere
l’Aea, nel complesso i Paesi dell’Unione Europea hanno ridotto le
emissioni del 18% sul livello del 1990. Anche per quanto riguarda le rinnovabili,
l’obiettivo del 2020 è ampiamente raggiungibile. Infatti nel 2011
dalle fonti rinnovabili è arrivato il 13% dell’energia prodotta, un dato supe-
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
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riore all’11,7% previsto per gli anni 2011-2012. Le cose vanno meno bene,
invece, per quanto riguarda il terzo obiettivo: il miglioramento del 20%
dell’efficienza energetica. Solo quattro Stati (Bulgaria, Danimarca, Francia
e Germania) stanno facendo progressi in questo campo, illustra il rapporto”
(fonte: Obiettivi ambientali Ue del 2020, siamo più avanti del previsto
– www.corriere.it). In merito alla situazione italiana il Dossier Clima 2014
della Fondazione per lo sviluppo sostenibile fotografa una situazione positiva:
“L’Italia ha centrato il target di Kyoto, riducendo le emissioni rispetto
al 1990 del 7,8% a fronte di un impegno di -6,5%. I dati ufficiali confermano,
quindi, le stime effettuate dalla Fondazione lo scorso anno. Guardando
oltre, anche i target al 2020 fissati dal pacchetto clima-energia dell’UE
sono a portata di mano: gli attuali livelli di emissione di gas serra
sono già inferiori a quelli previsti per l’Italia dal target europeo; nel 2013 le
rinnovabili dovrebbero superare agevolmente la soglia del 14% dei consumi
finali lordi, molto vicino, quindi, al target del 17%; anche i consumi
primari di energia nel 2013 sono allineati a quelli previsti per il 2020”. Diversa
invece l’opinione di altri studiosi che sulla base del rapporto Aea sottolineano:
“l’Italia viene considerato un paese sostanzialmente non in linea
con il proprio obiettivo di riduzione delle emissioni, principalmente a
causa del fatto che non ha fornito adeguate informazioni sulle proprie intenzioni
di utilizzo dei meccanismi flessibili. [...] Tutto ciò porta l’Italia ad
un gap annuale di 3,7 MtCO2/anno, che nel quinquennio di riferimento assomma
in totale a 18,5 MtCO2. In termini monetari stiamo parlano di circa
90 milioni di euro, che potrebbero aumentare viste le fluttuazioni sul mercato
della tonnellata di CO2, parametro di riferimento per i permessi di riduzione.
Al momento non si sa come l’Italia farà fronte a questo “acquisto”
sul mercato internazionale in quanto in nessuna delle ultime Leggi di Stabilità
(Leggi Finanziarie) è stato mai fatto riferimento a tale impegno assunto
dall’Italia” (fonte: Protocollo di Kyoto: l’Italia lontana dall’obiettivo -
www.ilcambiamento.it).
Certificazione energetica
Come in precedenza esposto la certificazione energetica rappresenta un
tassello importante per attivare uno sviluppo della cultura legata all’efficienza
energetica; l’utente finale, grazie a parametri e indicatori chiari e semplici
che individuano una specifica classe energetica, è in grado di orientare
le proprie scelte verso prodotti efficienti o comunque è messo in condizione
di prendere decisioni consapevoli. Grazie a questo processo s’innesca un
meccanismo di mercato che trasferisce sul prezzo del bene la qualità energetica
dello stesso premiando interventi che garantiscono elevati standard costruttivi.
La condizione per far sì che questo avvenga è legata alla serietà del
meccanismo di certificazione e alla responsabilità degli operatori che entrano
in gioco.
Caso emblematico per l’Italia è rappresentato dal già citato sistema di
31
certificazione degli edifici CasaClima, attivo in Provincia Autonoma di Bolzano
a partire dal 2002. Il sistema certifica la prestazione energetica dell’edificio
sulla base delle caratteristiche dell’involucro (per involucro s’intende il
guscio che racchiude il volume riscaldato) e sulla qualità del costruito. L’iter
di certificazione prevede l’elaborazione di un progetto dell’edificio a partire
da regole e standard definiti nel quale vengono individuati e dettagliati tutti
gli elementi che caratterizzano l’involucro analizzando in modo particolare i
punti di connessione fra gli stessi. Fase successiva è la verifica in cantiere
della corretta esecuzione del progetto mediante sopralluoghi da parte di figure
indipendenti dalla realizzazione e progettazione. Punti di forza del protocollo
CasaClima sono quindi la verifica del progetto e della sua realizzazione
in cantiere; solo in questo modo è possibile comprovare l’effettiva qualità
del costruito. La targhetta energetica consegnata e affissa sull’edificio,
con riportati i dati di prestazione, diventa emblema del risultato ottenuto. La
certificazione CasaClima ha innescato in Alto Adige un virtuoso meccanismo
di sensibilizzazione alla tematica del risparmio energetico che, grazie a corsi
di formazione per tecnici e operatori del settore, eventi, fiere, comunicazione
si è esteso anche nel resto del Paese.
Peccato che dal punto di vista normativo, prima che fossero pubblicate
le «Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici»
mediante D.M. 26/06/2009, grazie alla “clausola di cedevolezza” contenuta
nel D.Lgs. 192/05, alcune Regioni (in sequenza Lombardia, Liguria, Piemonte
e Emilia Romagna) hanno provveduto a legiferare in tema di certificazione
energetica recependo in modo autonomo la Direttiva 91/2002. Tale
situazione ha generato differenti percorsi di certificazione spesso non coerenti
fra loro; regole diverse, metodologie di calcolo differenti, competenze
dei certificatori disuguali non hanno certo facilitato il difficile percorso di
recepimento della certificazione. In termini normativi “il tema della certificazione
energetica e dei relativi obblighi è stato introdotto col D.Lgs 192/05
e ripreso più volte dai successivi decreti attuativi o di modifica dello stesso
portando a un quadro frammentato e a volte non coerente tra un testo e
l’altro. Il DL 63/13, convertito dalla Legge 90/2013, propone un riordino
della materia sostituendo integralmente alcuni passaggi del D.Lgs 192/05 e
anticipando nuovi decreti attuativi dedicati alla certificazione energetica
degli edifici. Il tutto viene di nuovo modificato ed integrato dal DL 145 denominato
“Destinazione Italia” del dicembre 2013, convertito in Legge con
la Legge 9 del 21 febbraio 2014” (fonte: Guida Anit - La legislazione per il risparmio
energetico e l’acustica degli edifici - settembre 2013).
Sebbene la certificazione sia di fatto obbligatoria su tutto il territorio
nazionale, a livello locale si possono configurare le seguenti situazioni:
• recepimento, con Legge regionale, della Direttiva 2002/91/CE;
• emanazione di Regolamento regionale per l’attuazione delle Linee
Guida Nazionali (LGN);
• assenza di recepimento della Direttiva 2002/91/CE e di regolamenti
regionali o delle Province Autonome.
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
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L’Attestato di Prestazione Energetica (APE), che ha sostituito l’Attestato
di Certificazione Energetica (ACE), rappresenta il documento di sintesi
della prestazione energetica dell’edificio; deve essere prodotto in caso di
vendita o locazione dell’immobile e in caso di nuova costruzione o di ristrutturazione
importante, prima del rilascio del certificato di agibilità. Tenuto
conto che i protocolli di certificazione sono differenti, anche gli APE non
sono tutti uguali. “Sette Amministrazioni hanno adottato un proprio modello
regionale mentre tutte le altre utilizzano il modello proposto dalle
Linee Guida Nazionali. Valore calcolato del fabbisogno di energia primaria
specifico EPGL e classe energetica sono legati tra loro secondo due criteri:
Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Valle d’Aosta e le Province Autonome
di Trento e Bolzano adottano una classificazione “diretta”, ovvero in
funzione del valore di EPGL relazionato a valori limite fissi delle classi energetiche;
le rimanenti Regioni, fanno riferimento alla classificazione proposta
dalle Linee Guida Nazionali, ovvero a valori limite espressi sia in funzione
della zona climatica - così come individuate all’art. 2 del DPR del
26/08/1993 n. 412 - che del rapporto di forma dell’edificio S/V (Superficie
Disperdente/Volume lordo riscaldato). In particolare la Liguria considera
anche il fabbisogno di acqua calda sanitaria” (fonte: CTI Attuazione della
Certificazione Energetica degli edifici in Italia -2013). In merito alla figura del
certificatore energetico, il DPR 75/13 definisce i requisiti del tecnico abili-
Fonte: Recepimento della certificazione energetica a livello regionale – Attuazione della Certificazione Energetica degli edifici in Italia -2013
33
tato alla sottoscrizione dell’APE (tali regole si applicano per tutte le Regioni
che non abbiano provveduto a adottare propri provvedimenti in applicazione
della Direttiva 2002/91/CE). In particolare sono previste due vie per
essere riconosciuti come “Soggetto certificatore”: una strada comporta l’iscrizione
a un Ordine e Collegio e la competenza per la progettazione di edifici
e impianti, l’altra prevede l’abilitazione mediante un corso di formazione
specifico della durata minima di 80 ore e il superamento di un esame
finale con la condizione pregiudiziale del possesso di un diploma di istruzione
tecnica o professionale.
Un recente studio sull’andamento del mercato immobiliare 2013 evidenzia
il mancato successo di tale attestato; il problema, fa notare il Fronte
degli agenti immobiliari (Fiaip), riguarda il fatto che come spesso accade la
normativa è stata imposta dall’alto senza creare la dovuta sensibilizzazione
ai cittadini. Per tale ragione il passaggio a un mercato immobiliare in cui il
valore dell’immobile è funzione della classe energetica è ancora un miraggio.
Questo di certo non vale per quelle realtà (ad esempio l’Alto Adige)
in cui la questione della certificazione energetica è oramai un traguardo
raggiunto e condiviso da tutta la collettività.
Nuove maestranze nella green economy e opportunità di sviluppo – dichiarazioni
La “green economy” è definita a livello comunitario come “un’economia
che genera crescita, crea lavoro e sradica la povertà, investendo e salvaguardando
le risorse del capitale naturale da cui dipende la sopravvivenza
del nostro pianeta” (fonte: Regione Piemonte – L’artigianato nella prospettiva
della green economy, p.17). Tale definizione coinvolge tutte le attività economiche
e, in modo particolare, il settore delle costruzioni responsabile come
più volte ribadito del consumo di risorse naturali (oltre il 50% delle materie
prime estratte sono utilizzate nel campo delle costruzioni) e del consumo finale
di energia. La eco-costruzione, ossia la realizzazione di edifici che in
tutte le fasi del loro ciclo di vita hanno un impatto sull’ambiente minore rispetto
ai sistemi edilizi tradizionali, così come l’adozione di politiche di sviluppo
dell’efficienza energetica attraverso attività di riqualificazione del patrimonio
esistente, giocano un ruolo fondamentale nella salvaguardia del
nostro pianeta e nel raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. In
particolare le attività di green economy applicate al settore delle costruzioni
in un periodo di recessione e di crisi del settore come quello che stiamo vivendo,
garantiscono maggiori opportunità di sviluppo rispetto all’edilizia
tradizionale. Lo dimostra il recente “XXI Rapporto Congiunturale e Previsionale
Cresme sul mercato delle costruzioni tra 2013 e 2017”. Tra gli elementi
che segnano lo sviluppo futuro del settore emergono: i processi di innovazione
tecnologica, l’impatto sempre più forte dell’Ict sul settore costruzioni,
i temi del partenariato pubblico privato e dell’integrazione tra servizi e costruzione
come tasselli importanti del ciclo, una domanda low cost di edilizia
sociale finora senza risposta, le frontiere dell’energy technology e della
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
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riqualificazione ambientale. “Il prossimo ciclo dell’edilizia sarà di riqualificazione
e trasformazione più che di nuova costruzione. Lo confermano
anche i dati relativi all’anno 2013, in cui cresce ancora il peso del recupero,
che è giunto a rappresentare il 66% degli investimenti e il 45,5% della produzione
edilizia allargata, che comprende anche un 29,3% di nuova costruzione,
un 20,9% di manutenzione ordinaria e un 4,3% di impianti di energie
rinnovabili. Il peso di quest’ultimo capitolo, in particolare, si sgonfia dopo
“la bolla speculativa del fotovoltaico” tra 2009 e 2011. Il futuro delle costruzioni
si gioca su efficienza, innovazione, organizzazione, tecnologie; oggi il
mercato della riqualificazione, centrato prevalentemente sui microinterventi,
tiene in piedi quello delle costruzioni” (fonte: http://magazine.larchitetto.
it/dicembre-2013/gli-argomenti/attualita/a-piccoli-passi.html).
Analizzando il patrimonio immobiliare italiano, caratterizzato da edifici
costruiti in prevalenza prima degli Anni ‘80, carenti dal punto di vista
del comportamento energetico, ma anche dal punto di vista strutturale e
manutentivo (basti pensare alla problematica dell’adeguamento sismico),
appare auspicabile un futuro di riqualificazione e di trasformazione; solo in
tal modo è possibile pensare ad una riduzione dei consumi energetici e ad
una redditività economica degli investimenti fatti. Se poi si pensa alla quantità
di edifici storici tutelati presenti nel nostro Paese, la sfida legata alla riqualificazione
energetica si fa ancora più interessante.
Altra questione riguarda il patrimonio di proprietà pubblica: il decreto
legislativo in fase di definizione per il recepimento della direttiva
2012/27/UE sull’efficienza energetica individua differenti misure per arrivare
a riqualificare ogni anno almeno il 3% del patrimonio della pubblica
amministrazione centrale; il pubblico secondo lo spirito del legislatore, deve
diventare un esempio del buon costruire per la collettività.
Riqualificare un immobile dal punto di vista energetico significa adottare
delle soluzioni in grado di ridurre il fabbisogno di energia che riguarda
prevalentemente il riscaldamento e raffrescamento, pari al 67% circa del totale
nel caso degli edifici residenziali.
L’intervento di riqualificazione non si traduce solo in una diminuzione
delle spese di gestione e quindi in un aumento del valore dell’immobile, ma
anche in un miglioramento delle condizioni di comfort interne. Isolando ad
esempio le pareti esterne si aumenta la temperatura superficiale interna
delle stesse, garantendo un minor scambio radiativo tra il nostro corpo e l’elemento
e quindi generando un elevato livello di comfort; oppure installando
un impianto di ventilazione con recupero di calore si rinnova automaticamente
l’aria interna degli ambienti limitando le fuoriuscite di calore e
eliminando l’aria viziata.
Tenuto conto della eterogeneità del nostro territorio dal punto di vista
climatico, delle diverse tipologie costruttive, delle differenti destinazioni d’uso
e dei vincoli presenti, il mercato offre innumerevoli soluzioni per riqualificare
e intervenire sugli edifici; alcune riguardano il settore dell’involucro altre il
settore impiantistico.
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Appare evidente che non esistono soluzioni univoche alle differenti e innumerevoli
problematiche; solo attraverso una corretta analisi e diagnosi dell’esistente
e una progettazione consapevole che tenga conto di tutte le condizioni
in essere (compreso il budget a disposizione), è possibile individuare la
soluzione migliore o più efficiente per il caso in esame e quindi affidare a personale
qualificato la realizzazione del progetto. Lo stesso vale per la realizzazione
di nuove costruzioni a basso consumo o “NZEB” per l’appunto; è richiesto
un elevato livello di progettazione e di realizzazione per poter raggiungere
gli obiettivi preposti.
L’edilizia, comparto produttivo della green economy, presenta elevate potenzialità
in termini di ricadute occupazionali, di trasformazione delle professioni
e dell’organizzazione del lavoro. “A tale riguardo va anche considerato il
forte potere “attivante” che il settore delle costruzioni ha nei confronti degli
altri comparti, con un possibile effetto moltiplicativo delle misure – già pervasive
– di efficienza energetica. La progettazione e costruzione di nuovi edifici
in modo più efficiente, così come la ristrutturazione dei fabbricati esistenti, infatti,
attiva una grande varietà di sub-settori in termini di produzione, di beni
intermedi e componenti, materiali e servizi che supportano il settore dell’efficienza
energetica e della bioedilizia, chiamando in causa l’innovazione in molti
campi collegati alle costruzioni” (fonte: L’efficienza energetica in Italia: competenze
e figure professionali emergenti per la green economy - Serena Rugiero”).
Tale scenario necessita una profonda riconversione del settore edile, in
parte già in essere, con la trasformazione e l’adeguamento delle figure professionali
coinvolte. La crescita del settore “energetico” richiede a tutti i livelli,
dalla progettazione alla realizzazione, dal collaudo alla manutenzione, figure
professionali competenti e preparate, capaci di dialogare e di perseguire gli
obiettivi preposti. Se a livello di progettazione e gestione dei processi la figura
dell’Energy Manager, introdotta con la Legge 10/91, inquadra la figura professionale
in grado di analizzare le condizioni, individuare le soluzioni opportune
e orientare le scelte energetiche, nel campo applicativo, “artigianale”, si rende
necessaria una figura trasversale in grado di leggere e correttamente realizzare
i progetti nel campo energetico; l’operatore ed il tecnico energetico per l’appunto.
Basti pensare ad esempio all’installazione di un impianto di ventilazione
meccanica controllata, competenza in parte dell’idraulico, dell’elettricista
ma anche dell’impresa costruttrice, oppure all’installazione di un impianto di
regolazione e monitoraggio dei consumi termici e elettrici di competenza dell’elettricista
ma anche dell’idraulico. Estendendo l’attenzione all’involucro,
anche il settore edilizio richiede figure competenti in grado di approcciare correttamente
le problematiche e relative soluzioni nel campo del “risparmio
energetico”; ad esempio la posa di un cappotto, oggi di competenza dell’impresa
di costruzioni o del decoratore, l’installazione dei serramenti, la corretta
posa della stratigrafia di un tetto. Tale figura nasce dall’esigenza di dare una risposta
professionale alla richiesta del mercato evitando di cadere nel meccanismo
d’improvvisazione che spesso caratterizza il settore delle costruzioni e
degli impianti.
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
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La scelta del nome sintetico di “operatore energetico” e “tecnico energetico”
è stata effettuata pensando all’immediatezza nella comprensione
delle sue peculiarità; sarebbe stato possibile denominarli “operatore e tecnico
di impianti tecnologici e risparmio energetico”, nome senz’altro più
completo, ma si è preferito seguire la logica e la semplicità nella sua denominazione,
già adottata nei settori afferenti la meccanica dove il “perito termotecnico”
è stato inserito nel comparto energia. In questo modo, la curvatura
che si intende portare alle figure degli operatori e tecnici di impianti
termoidraulici viene denominata sinteticamente “operatore energetico” e
“tecnico energetico”.
Il rapporto “GreenItaly 2013” analizza la situazione italiana del mercato
legato alle nuove figure “green”: “la portata innovativa della green economy
e dei green jobs in particolare trova riscontro anche sul fronte della
domanda di lavoro. Basti pensare che ben il 61,2% di tutte le assunzioni che
le imprese prevedono nel 2013 di destinare all’area aziendale della progettazione/
ricerca e sviluppo fa riferimento ai green jobs. A dimostrare ancora
una volta che proprio le competenze green sono il motore principale dell’innovazione.
E che questa innovazione assume sempre più una connotazione
green”. Nel settore delle costruzioni e quindi dell’efficienza energetica “la
trasformazione delle professioni [...] appare avere un carattere fortemente
trasversale: l’innovazione attiva una domanda di nuove professionalità in
tutti gli ambiti, coinvolgendo sia le alte professionalità che i profili esecutivi”
(fonte: L’efficienza energetica in Italia: competenze e figure professionali
emergenti per la green economy, pag. 69 - Serena Rugiero). Il mercato in particolare
richiede figure professionali competenti nel campo degli impianti e
del risparmio energetico; tale dato emerge dall’analisi della classifica delle
prime venti figure professionali dei green jobs in senso stretto secondo le assunzioni
non stagionali programmate dalle imprese nel 2013, classifica elaborata
dal sistema informativo Excelsior (sistema di previsione sull’andamento
del mercato del lavoro e sui fabbisogni professionali e formativi delle
imprese di UnionCamere).
Al secondo e quarto posto vi è una richiesta di tecnici, ovvero di elettricisti
delle costruzioni civili (circa 4mila assunzioni non stagionali) e di
idraulici e posatori di tubazioni idrauliche e di gas (circa 3mila assunzioni
non stagionali). “Si tratta di mansioni da operaio specializzato, per le quali
non è richiesta chiaramente la laurea, spesso semmai il diploma o la sola
scuola dell’obbligo, benché sia richiesta una esperienza specifica nella professione
o nel settore di appartenenza”(fonte: GreenItaly Rapporto 2013, pag.
97). In particolare, all’interno delle singole categorie spiccano i seguenti
contenuti verdi: elettricista di impianti di illuminazione sostenibili (6137:
codice di categoria secondo la classificazione Istat CP 2011), installatore di
impianti di condizionamento green (6136), installatori e montatori di macchinari
e impianti industriali a basso impatto (6233).
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QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
Appare evidente che “le figure legate alla sostenibilità ambientale incorporano
una elevata dose di formazione e preparazione, indispensabili
per rispondere ai compiti ai quali sono chiamate a svolgere, che si esprimono
attraverso innovazione, technicalities, ecc. ”(fonte: GreenItaly Rapporto
2013 pag. 78). In merito ai percorsi formativi in atto l’Isfol rileva che nel
2012 in Italia sono stati erogati 1911 corsi di formazione in campo ambientale
di cui il 62% attraverso Formazione Professionale non universitaria.
“Una formazione capace di offrire lo sviluppo delle competenze green necessarie
e ben collegata con la domanda di lavoro offre ovviamente elevate opportunità
di impiego e occupazione di buona qualità. Secondo sempre Isfol,
in questo modo più della metà degli occupati potrà raggiungere l’obiettivo
di trovare un lavoro verde in linea col proprio percorso di studi e una maggiore
facilità nell’ottenere un inquadramento contrattuale coerente con le
proprie competenze [...] Diversi studi e analisi, anche internazionali, sono
concordi nel riconoscere che l’acquisizione di competenze specialistiche e
verdi, in particolare, offrano al futuro lavoratore un gradiente qualitativo
Fonte: GreenItaly 2013
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niente affatto secondario nel raggiungimento di un aumentato valore aggiunto
della propria professionalità [...] I green job in qualche modo aggiungono
elementi valoriali in più direzioni: all’acquisizione delle nuove competenze,
orientate alla sostenibilità, si aggiunge una conoscenza delle dinamiche
sistemiche ed ecosistemiche e una maggiore responsabilizzazione dei
processi messi in opera rispetto al contesto ambientale e sociale” (fonte:
GreenItaly Rapporto 2013 pag. 107-108).
La proposta formativa professionale
L’attuale proposta formativa professionale attuata a livello nazionale si
basa sul Decreto interministeriale dell’11 novembre 2011, che ha recepito
l’Accordo in sede Conferenza Stato - Regioni del 27 luglio 2011. In particolare,
il decreto stabilisce la messa a regime dei percorsi di durata triennale
e quadriennale finalizzati al conseguimento dei titoli di qualifica e di diploma
professionale, istituisce il Repertorio nazionale dell’offerta di IeFP,
definisce gli standard minimi formativi, adotta i modelli degli attestati
della qualifica e del diploma professionale, definisce le modalità per l’attestazione
intermedia delle competenze acquisite dagli studenti che interrompono
i percorsi formativi. In particolare tale Repertorio è inteso come
“insieme di figure di differente livello – di riferimento delle qualifiche e dei
diplomi professionali – relative ad aree professionali, articolabili in specifici
profili regionali sulla base dei fabbisogni del territorio. Per figura nazionale
di riferimento si intende uno standard minimo formativo, assunto
a livello di sistema Paese, consistente in un insieme organico di competenze
tecnico - professionali specifiche, declinate in rapporto ai processi di
lavoro e alle connesse attività, che caratterizzano il contenuto professionale
della figura stessa. Le figure nazionali di riferimento possono declinarsi in
indirizzi [...]
Gli standard minimi formativi dei percorsi di Istruzione e Formazione
Professionale hanno come oggetto di riferimento fondamentale la competenza,
intesa come “comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e
capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di
studio e nello sviluppo professionale e personale” (fonte: “Il sistema di istruzione
e formazione professionale”, http://www.cnos-fap.it/sistema-ifp).
Le aree professionali fanno riferimento alla classificazione delle aree
Economico Professionali elaborata sulla base della classificazione delle attività
economiche (NACE-ATECO) e della classificazione delle professioni
(ISCO-CP/NUP). Il Repertorio tiene conto inoltre della corrispondenza con
i livelli del Quadro europeo delle Qualificazioni; in particolare il 3° livello
corrisponde alla figura degli operatori ai quali è attribuito un titolo in
uscita di qualifica professionale, mentre il 4° livello corrisponde alla figura
dei tecnici ai quali è attribuito un titolo in uscita di diploma professionale.
Il differenziale tra 3° e 4° livello è basato sull’autonomia e sulla responsabilità
dell’utente. Conseguito il diploma professionale di tecnico è possibile
39
accedere ai percorsi di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS),
progettati e gestiti da soggetti associati e finalizzati a conseguire un certificato
di specializzazione tecnica superiore, al quinto anno dell’Istruzione
Secondaria Superiore. Il Repertorio nazionale viene aggiornato periodicamente
con cadenza triennale; in particolare si prevede l’aggiornamento
delle figure e/o dei relativi indirizzi e delle relative competenze tecnico-professionali
e l’individuazione e la definizione di nuove figure nazionali di riferimento.
Una nuova figura: il tecnico energetico
Le figure presenti nel Repertorio nazionale dell’offerta di Istruzione e
Formazione Professionale, che afferiscono al campo degli impianti a servizio
delle costruzioni, sono l’operatore elettrico e l’operatore di impianti
termo-idraulici (per quanto riguarda le qualifiche) e il tecnico elettrico e
tecnico di impianti termici (per quanto riguarda i diplomi professionali). A
ogni figura di riferimento corrisponde, come anticipato, la relativa nomenclatura
delle Unità professionali e la classificazione delle attività economiche
come riportato a titolo esemplificativo nelle schede successive. Le
nuove figure di Operatore e Tecnico energetico nascono in prima istanza
come aggiornamento della figura di operatore/tecnico termo-idraulico mediante
“curvatura” professionale del profilo a livello regionale; si prevede
per la figura dell’“operatore termoidraulico” la curvatura di “operatore
energetico” e per la figura di “tecnico di impianti termici” la curvatura di
“tecnico energetico”. In seconda istanza si auspica l’aggiornamento a livello
nazionale del Repertorio nazionale dell’offerta di IeFP con l’inserimento
delle nuove figure individuate.
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
Fonte: http://www.cnos-fap.it/sistema-ifp
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La normativa di settore che individua le disposizioni in materia di attività
d’installazione degli impianti all’interno degli edifici è il DM 22/01/2008
n. 37. Tale decreto definisce gli ambiti d’intervento e i requisiti che devono
possedere gli installatori. In particolare le imprese (iscritte al Registro delle
Imprese o all’Albo delle Imprese Artigiane) sono abilitate all’esercizio delle
attività riguardanti gli impianti posti al servizio degli edifici (classificati per
tipologia all’art. 1 del succitato DM) se l’imprenditore individuale o il legale
rappresentante, ovvero il responsabile tecnico da essi preposto con atto formale,
è in possesso dei requisiti professionali di cui all’articolo 4. Il tecnico
energetico, al termine del percorso di formazione, sarà in possesso dei requisiti
tecnico-professionali abilitanti indicati all’art. 4 comma 1 lettera b
del DM: “diploma o qualifica conseguita al termine di scuola secondaria del
secondo ciclo con specializzazione relativa al settore delle attività di cui all’articolo
1, presso un istituto statale o legalmente riconosciuto, seguiti da
un periodo di inserimento, di almeno due anni continuativi, alle dirette dipendenze
di una impresa del settore”. In merito al periodo d’inserimento in
azienda, la normativa prevede che tale esperienza sia successiva, in termini
temporali, al conseguimento della qualifica “esprimendo con ciò probabilmente,
la volontà del legislatore di far sì che l’interessato acquisisca prima
Fonte: http://www.cnos-fap.it/sistema-ifp
41
le necessarie conoscenze teoriche per poi acquisire, in un secondo momento,
attraverso l’esperienza professionale, le relative competenze che possano
qualificarlo ai fini di un’eventuale nomina a responsabile tecnico di
un’impresa impiantistica” (fonte: MSE a CCIAA di Modena, parere 100451 del
09/11/09). Tenuto conto che il percorso formativo del III e IV anno oggetto
della presente Guida, prevede al conseguimento del diploma professionale
una certificazione delle competenze traguardo e delle relative evidenze, è in
fase di verifica presso gli Enti preposti la possibilità di riconoscere tale percorso
come condizione equivalente all’obbligo di due anni di esperienza di
lavoro. Del resto occorre tener conto del fatto che, durante il percorso quadriennale,
negli ultimi due anni formativi, l’allievo frequenta oltre 1000 ore
di attività professionali nelle esperienze di laboratorio/UdA e stage/project
work, entrando quindi in contatto con il mondo del lavoro (il documento
che attesta il diploma professionale, riportato nella sezione “allegati” sotto il
nome di Allegato 1, consente di inserire informazioni puntuali per certificare
le competenze acquisite e le esperienze di apprendimento in ambito lavorativo
maturate durante il percorso formativo). Tale possibilità favorirebbe
l’accesso diretto dei tecnici alla loro futura professione riducendo le
barriere d’ingresso imposte dalla normativa vigente. Il soggetto, assolti gli
obblighi previsti per il possesso dei requisiti tecnico professionali, potrà
esercitare le attività impiantistiche di cui all’art. 1 del DM succitato presentando
l’iscrizione all’Albo Imprese Artigiane o al registro Imprese e la contestuale
Segnalazione certificata di inizio attività di installazione impianti
presso la competente Camera di Commercio. Si riporta a titolo di esempio
la modulistica richiesta dalla CCIAA di Roma relativa alla dichiarazione di
possesso dei requisiti tecnico-professionali.
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
Scia impianti (Camera Commercio Roma) Dichiarazione di possesso dei requisiti tecnico professionali –
da compilarsi a cura del responsabile tecnico
42
Resta evidente che, dato l’elevato livello di specializzazione del settore e
dato il continuo evolversi della tecnologia e dei sistemi impiantistici, il tecnico
energetico dovrà aggiornare periodicamente le proprie conoscenze e competenze
professionali mediante una formazione mirata; la Formazione Professionale
Continua (FPC) rappresenta uno strumento indispensabile per aggiornare,
approfondire e specializzare le proprie competenze professionali. Ad
esempio nel settore della installazione e manutenzione di impianti alimentati
da fonti energetiche rinnovabili (FER), la recente normativa che ha recepito la
Direttiva 2009/28/CE del Parlamento Europeo sulla promozione dell’uso dell’energia
da fonti rinnovabili, ha introdotto un sistema di “qualificazione professionale”
per tale attività. Il programma di formazione richiesto per la “qualificazione
FER” in fase di definizione da parte degli Enti preposti potrà essere
inserito all’interno dell’attività della FPC.
La prospettiva formativa
Fotovoltaico, solare termico e termo fotovoltaico
Impianti fotovoltaici
Gli impianti fotovoltaici hanno costituito, negli ultimi anni, una autentica
ossatura del settore elettrico green con la nascita o la conversione di innumerevoli
ditte installatrici che hanno operato e stanno tutt’ora operando. Tra i settori
presi in considerazione è quello che maggiormente ha beneficiato di incentivi
mirati a favorire l’installazione in termini numerici e di potenza degli
impianti. Questo, se da un lato ha permesso di raggiungere a fine 2013 la ragguardevole
cifra di circa 530.000 impianti installati in tutta Italia, per una potenza
utile di oltre 18 GW (fonte: sito web www.gse.it) ed un autentico crollo dei
prezzi di mercato a favore dei consumatori, dall’altro ha presentato problematiche
di finanziamento dell’incentivo stesso (da più parti considerato troppo
“generoso” in termini di denaro erogato). Inoltre ci sono stati risvolti legislativi
in continua modifica che hanno causato frequenti alti e bassi nei flussi lavorativi
e di conseguenza scarsa propensione delle aziende ad investire in modo
deciso sul personale e sulle attrezzature.
Oggi, dopo aver attraversato ben 5 Conti Energia (da fine 2005 a metà
2013), il fotovoltaico è entrato nella fase di maturità e si trova ad affrontare
nuovi scenari; in particolare, mentre per favorire l’installazione è ora previsto
un incentivo che permette di recuperare il 50% della spesa sostenuta in detrazioni
IRPEF nell’arco di 10 anni, gli operatori del settore sanno molto bene che
è necessario puntare alla “grid parity”.
In altre parole, questo risultato, prevede che il costo di 1 kWh prodotto
con il fotovoltaico equivalga a quello dello stesso kWh prodotto con fonti fossili.
Per il raggiungimento effettivo di questo è necessario ancora un piccolo
passo che potrà essere compiuto con la ripresa dell’economia e la ripartenza
delle installazioni. Si tenga presente che, a favorire questo processo, contri43
buirà anche l’obbligo di installare impianti a fonti rinnovabili sugli edifici di
nuova costruzione o in sostanziale ristrutturazione.
Resta in ogni caso il limite principale di questa tecnologia, ovvero la sua
discontinuità produttiva nel tempo (giorno-notte, estate-inverno, cielo sereno –
cielo coperto).
Anche in questo caso le idee non mancano. Le più promettenti riguardano
l’utilizzo dell’energia elettrica prodotta per far funzionare le pompe di calore
che generano riscaldamento e raffrescamento degli edifici (quindi si mira
ad aumentare il tasso di utilizzo dell’energia prodotta quotidianamente) oppure
la possibilità di accumulare nell’inverter dell’impianto alcuni kWh tali da
permettere il superamento del periodo di non-produzione delle ore notturne.
Impianti solari termici
Questa tecnologia sfrutta il calore veicolato dai raggi infrarossi del sole
trasferendolo, dopo alcuni passaggi (piastra radiante, scambiatori di calore,
fluido termovettore), all’acqua calda sanitaria oppure, in particolari casi, all’impianto
di riscaldamento delle abitazioni.
Oltre a questa tipologia di impianti, prettamente residenziali, ne esistono
altri di tipo industriale che sfruttano il calore ricavato dal sole per riscaldare
le serre coltivate, alimentano impianti di essicazione, producono
vapore per far girare turbine che a loro volta generano corrente elettrica.
A tal proposito merita essere menzionata una applicazione nata con un
notevole contributo di progettazione italiano che prevede la costruzione, in
zone molto calde come il nord Africa, di centrali solari termiche a concentrazione
con cessione del calore ad un olio diatermico (in grado di superare
i 1000° C) stoccato in enormi serbatoi interrati.
La quantità di calore accumulata durante le ore diurne è veramente
consistente, per cui è possibile far evaporare acqua ad alta pressione e produrre
energia elettrica con turbine a vapore non solo durante le ore diurne,
ma anche di notte: questo è un primo esempio di superamento del limite fisiologico
di massimi-minimi del sole applicato su larga scala.
Tornando alle installazioni di tipo domestico, la maggior parte degli
impianti sono utilizzati per acqua calda sanitaria o per preriscaldamento
della stessa nei periodi meno favorevoli. Gli impianti e gli elementi costitutivi
delle installazioni, pur essendo in continua evoluzione, hanno ormai
raggiunto un buon grado di affidabilità e resa, sfruttando al meglio la radiazione
solare, accumulandola con efficacia e conservandola per tempi sufficientemente
lunghi nella logica di un utilizzo residenziale. Permane ancora
un costo iniziale di installazione significativo, poiché l’impianto e la mano
d’opera necessaria alla sua installazione hanno il loro peso in termini economici,
ed il risparmio che ne consegue rispetto all’utilizzo di una comune
caldaia assume rilevanza solo dopo alcuni anni di esercizio ed in zone non
troppo sfavorevoli dal punto di vista climatico.
Anche negli impianti termici sono previsti incentivi, in particolare
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
44
esiste ad oggi un “conto energia termico” che permette il recupero dell’investimento
in tempi più rapidi rispetto al semplice sconto IRPEF.
Impianti termo fotovoltaici
Questo sistema unisce in un solo pannello la tecnologia fotovoltaica e
quella solare termica.
Il principio di funzionamento in sé è molto semplice poiché si utilizza
la cella per produrre energia elettrica e nella parte posteriore del modulo viene
messa a contatto delle celle una sorta di serpentina. In pratica il liquido
che viene fatto circolare all’interno della serpentina ha il compito di veicolare
il calore dalla superficie del pannello ad un serbatoio di accumulo (questo
in prima battuta, perché come vedremo è possibile “elaborare” ulteriormente
le calorie asportate).
La problematica più evidente da risolvere è data dalle temperature in gioco,
poiché il fotovoltaico avrebbe bisogno di lavorare alle più basse gradazioni
possibili per avere rese ottimali (la potenza nominale dei moduli viene determinata
a 25°C durante il flash test al termine della linea di produzione), mentre
l’acqua sanitaria deve aggirarsi intorno ai 50°C e quella eventualmente utilizzata
per riscaldamento a pavimento non deve scendere sotto i 35-40° C.
Questa discrepanza tra i valori ottimali di funzionamento delle due tecnologie
è stata oggetto di studio dei principali costruttori di moduli termo
fotovoltaici.
Ad esempio l’azienda Eclipse Italia di Vestone (BS), citata anche nell’Unità
di Apprendimento n° 4 del quarto anno, ha messo a punto un sistema
basato sul pannello “Twinsun”, nel quale la serpentina viene fatta aderire,
con un processo brevettato, alla parte posteriore delle celle; in questo modo
viene favorito al massimo lo scambio termico e quindi l’efficienza. La temperatura
di lavoro del sistema viene tenuta intorno ai 45°C semplicemente con
il ricircolo del fluido di raffreddamento, cercando quindi il miglior compromesso
nel funzionamento delle due tecnologie.
È inoltre possibile ottenere acqua più calda o in quantitativi ben maggiori
da questo sistema usando il calore dei moduli come sonda per una
pompa di calore, in modo da forzare lo scambio termico e spostando il calore
dai moduli verso il boiler anche quando la temperatura dell’acqua supera
quella del modulo stesso o quando le condizioni meteorologiche esterne sono
sfavorevoli.
Queste tecnologie, che sono senza dubbio molto efficienti, fino ad oggi non
hanno ricevuto il dovuto riconoscimento da parte del pubblico italiano poiché
l’installazione dei sistemi termo fotovoltaici copre una piccola parte del totale dei
moduli montati sui nostri tetti.
Le ragioni vanno ricercate sicuramente nella sfavorevole congiuntura economica
che da più anni attanaglia il nostro Paese, e nel tipo di incentivazione che
fino ad un anno fa circa era decisamente spostata verso il fotovoltaico puro. Oggi
la situazione è cambiata, grazie al Conto Termico e grazie alla predominanza
45
di energia termica rispetto a quella elettrica prodotta dai sistemi termo fotovoltaici
è possibile abbattere i tempi di ritorno dell’investimento sfruttando al meglio
le caratteristiche peculiari di questi sistemi. Attraverso lo studio delle esigenze
del cliente (anche analizzando il grado di coibentazione degli edifici interessati)
è possibile costruire impianti personalizzati; utilizzando un mix adeguato di moduli
fotovoltaici puri insieme a moduli con tecnologia termo fotovoltaica è possibile
coprire i consumi elettrici ed in parte o in toto l’esigenza di acqua sanitaria,
mentre installando tutti moduli con doppia tecnologia si può riuscire a soddisfare
l’esigenza di elettricità, acqua sanitaria e riscaldamento dell’abitazione (sempre
dimensionando l’impianto complessivo in funzione delle esigenze della clientela
e dei fattori climatici ed ambientali). In tutti i casi citati è possibile usufruire
degli incentivi fiscali ad oggi vigenti.
Tra i vantaggi dati dall’utilizzo di questi sistemi non bisogna dimenticare lo
spazio ridotto occupato sul tetto rispetto all’installazione separata delle due tecnologie
(cioè impianto fotovoltaico ed impianto solare termico).
Impianti termici
Caldaie e pompe di circolazione
Questo ramo della tecnologia energetica, di chiara derivazione termoidraulica,
ha beneficiato negli ultimi anni di notevoli migliorie in termini di affidabilità,
efficienza e risparmio.
A fianco delle ormai consolidate caldaie a condensazione, che offrono le migliori
prestazioni quando lavorano in bassa temperatura (e quindi cedono il loro
calore ai sistemi di irraggiamento a pavimento), troviamo in commercio dei generatori
termici che contengono più tecnologie inserite nello stesso sistema.
Un esempio su tutti è la caldaia a zeolite della Vaillant, in commercio in Italia
da circa tre anni; essa è costituita da una caldaia a condensazione che lavora
in collaborazione con una pompa di calore che effettua uno scambio di calore
tra solido (la zeolite) e l’acqua; il sistema è completato da tre collettori solari incaricati
di fornire il vapore che sarà adsorbito all’interno del silos contenente la
zeolite, generando calore per effetto fisico e contribuendo ad un notevole innalzamento
della resa termica dell’intero sistema. Va sottolineato che, per un ottimale
funzionamento, il sistema a zeolite necessita di un isolamento efficace dell’ambiente
in cui è collocato, pena la perdita di resa globale. Proprio a causa degli
edifici poco performanti presenti ad oggi in Italia, questa tecnologia non ha
ancora ricevuto la necessaria attenzione nel nostro Paese.
Un altro sistema molto promettente, sempre riportato a titolo di esempio, è
la caldaia con micro generatore di tipo Stirling (già in commercio ad opera della
Viessmann e di altri primari costruttori), che unisce le prestazioni di una caldaia a
condensazione per il riscaldamento di una piccola utenza domestica con un generatore
di energia elettrica (di tipo Stirling), funzionante grazie ai moti convettivi
dei fumi convogliati verso lo scarico (tale sistema, che è in grado di fornire energia
assolutamente rigenerata che altrimenti verrebbe smaltita verso l’esterno, riesce ad
erogare fino ad 1 kW di potenza elettrica utilizzabile dall’utenza domestica).
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
46
Un altro aspetto fondamentale delle moderne caldaie è l’elettronica installata
a bordo macchina, che permette di ottimizzare molteplici fattori che
influenzano le condizioni di esercizio e che, se opportunamente regolati, offrono
risparmio di combustibile. Per chiarire meglio questo punto possiamo
citare le sonde di temperatura esterna ed interna all’edificio che dialogano
con la centralina della caldaia e che consentono una riduzione dei consumi
solo se adeguatamente impostate e regolate; va da sé che la parte, molto importante,
di regolazione dell’impianto termico al primo avvio, dovrà essere
effettuata da personale preparato e formato non solo sulla parte termoidraulica
ma anche su quella elettrica ed elettronica.
Geotermia
La geotermia applicata su ampia scala prevede l’utilizzo di energia primaria
proveniente direttamente dal sottosuolo, sfruttando il vapore che si
forma in particolari condizioni geologiche, mettendo in movimento delle
turbine per la produzione di energia elettrica ed utilizzando per teleriscaldamento
il calore residuo.
Da alcuni anni è possibile riprodurre questo processo in applicazioni di
ridotte dimensioni, tramite l’utilizzo del calore presente nel sottosuolo ed ottenendo
in cambio riscaldamento in bassa temperatura in inverno e climatizzazione
nella stagione estiva.
Va subito specificato che questa tecnologia funziona bene in case, condomini
e piccoli capannoni industriali, purché siano costruiti con criteri di edilizia
a risparmio energetico, con basse dispersioni di calore verso l’esterno.
L’impianto richiede l’inserimento di una sonda di scambio con il sottosuolo
(in genere vengono richieste alcune decine di metri, poiché il calore
qui presente è assunto come costante durante tutto l’anno). Le sonde funzionano
in collaborazione con una pompa di calore che permette di estrarre il
calore necessario (in bassa temperatura, intorno ai 20-30°C) nella stagione
invernale ed il fresco nella stagione estiva, distribuendoli all’interno dell’abitazione
tramite dispositivi termoidraulici ad elevata efficienza (riscaldamento
a pavimento, ventilconvettori, ecc.).
Anche in questo caso, come in altre tecnologie già citate, a fronte di un
esborso iniziale per la realizzazione dell’impianto, è possibile ottenere un
elevato risparmio in bolletta negli anni a seguire ed un aumentato comfort
abitativo.
Il sistema è ecosostenibile per quanto riguarda il consumo delle risorse
energetiche, mentre per l’impatto sul territorio deve essere condotto uno studio
specifico in loco per evitare problematiche di tipo geologico; per ovviare
a questo inconveniente stanno nascendo dei sistemi di scambio che prevedono
la costruzione di silos contenenti materiale poroso e posti a pochi metri
di profondità (termo pozzi) inserendo le sonde di scambio al loro interno;
l’efficacia di questo sistema è parificabile alle installazioni in profondità.
47
Frigoria
Peculiarità della figura professionale
In ottemperanza agli impegni presi con il protocollo di Kyoto, l’UE ha
tracciato il percorso di riduzione dei gas serra con tappe precise e ben definite
fino al 2020 (sono in discussione i parametri di riferimento per gli anni successivi).
Quando si parla di gas serra si è soliti pensare alla ormai ben nota CO2,
tuttavia i gas fluorurati usati nel campo della frigoria rientrano nell’elenco
delle sostanze chimiche da contenere e non smaltire in aria libera, proprio
perché anch’esse contribuiscono all’effetto serra.
Anche se i quantitativi in gioco non raggiungono i livelli riguardanti la
CO2, va sottolineato che il potenziale specifico di questi gas ha effetti ben più
evidenti (fino a 20000 volte) rispetto alla CO2 stessa; in altre parole, pur con minori
quantità di gas dispersi, gli effetti sul clima possono diventare molto evidenti.
Il Parlamento europeo ed il Consiglio, con regolamento CE n° 842/2006
riguardante i cosiddetti F-gas (in vigore dal 4 luglio 2007), hanno stabilito dei
criteri di gestione di questi gas dal momento della loro produzione, per tutto il
loro ciclo di vita e fino alla loro dismissione o distruzione, con particolare riguardo
agli impianti che li conterranno ed alle persone ed aziende che dovranno
manipolarle.
Le Nazioni appartenenti all’UE hanno recepito le normative con tempistiche
diverse: l’Italia lo ha fatto con il DPR 43/2012, che prevede controlli obbligatori
per tutti gli impianti che contengono più di 3 Kg di F-gas, impiego di
aziende e relativo personale certificati previo accertamento dei requisiti con
formazione e successivo esame di abilitazione. Durante il 2013, dopo iscrizione
a registro, gli installatori, con tempistiche diverse a seconda del loro grado di
operatività, hanno dovuto provvedere alla loro certificazione ottenendo al termine
delle verifiche il cosiddetto “patentino frigorista”, che permette loro di
continuare ad operare nel settore; anche le imprese devono d’ora in poi seguire
un iter di certificazione che monitorerà, con controlli e documentazioni rinnovabili
di anno in anno, l’attività, il personale, il trattamento, lo stoccaggio ed il
corretto smaltimento dei gas fluorurati utilizzati negli impianti di loro competenza
(installazione, manutenzione, riparazione, dismissione).
A livello normativo il patentino F-gas costituisce il primo riconoscimento
ufficiale dato a questa categoria professionale, che precedentemente poteva
operare in virtù dei requisiti riconosciuti dalla Camera di Commercio a seconda
dell’impiego nella parte di impianto a vocazione elettrica piuttosto che a
quella termoidraulica.
Questo sottosettore tecnologico, oggi in piena espansione poiché si trova
ad operare sia in campo civile (condizionamento degli edifici), che industriale
(stoccaggio e conservazione delle derrate alimentari), che dell’automotive (climatizzatori
posti sui veicoli), ricopre notevole importanza per il settore energia
per svariati motivi: prima di tutto, come appena citato, per i grandi numeri che
sta esprimendo in termini di fatturato ed installazione; in secondo luogo
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
48
perché interessa i settori elettrico e termoidraulico allo stesso tempo e, quindi,
rientra a pieno titolo negli ambiti di primario interesse del settore stesso; in ultimo,
considerando i consumi energetici degli impianti di refrigerazione e la
pericolosità per l’ambiente dei gas utilizzati, riguarda le basi fondanti su cui
poggia il settore energia, cioè la sostenibilità ambientale e la corretta gestione
delle risorse naturali.
Impianti tecnologici
La building automation: domotica finalizzata al risparmio energetico
ed alla gestione integrata degli impianti
La cosiddetta “automazione degli edifici” prevede di coordinare e gestire
più elementi impiantistici all’interno delle moderne abitazioni. La creazione
di sistemi intelligenti, in grado di far funzionare e dialogare tra loro
più componenti tecnologici dell’abitazione, ha permesso di ottimizzare dal
punto di vista della sicurezza e della comodità la fruizione degli spazi a destinazione
residenziale, commerciale, turistica ed in alcuni casi industriale.
Per molti anni la domotica ha risentito degli elevati costi di installazione
(soprattutto legati ai materiali in uso) stentando nel “decollo” e restando
piuttosto ai margini rispetto all’impiantistica elettrica ed elettronica di tipo
tradizionale.
Oggi si assiste alla differenziazione della domotica per tipologie di destinazione
d’uso, per cui variano componenti e costi a seconda della realtà
in cui si troveranno ad operare. In questo contesto si inserisce la domotica
finalizzata al risparmio energetico, che coordina una serie di elementi impiantistici
collegati tra loro da linee BUS, ovvero in grado di trasmettere segnali
di comando specifici e programmabili, attraverso interfacce personalizzate
e ritagliate sulle esigenze della singola utenza.
L’utilizzo della building automation per risparmio energetico porta due
vantaggi fondamentali:
• il primo riguarda la programmazione puntuale di una serie di funzioni
che sarebbe impossibile gestire manualmente ed in maniera ripetitiva
(si pensi all’azionamento dei sistemi di riscaldamento, condizionamento,
ventilazione, impianto di illuminazione ed al loro successivo
spegnimento). Oltre a ciò va considerata la movimentazione parziale o
totale di elementi in grado di modificare la luce ed il riscaldamento/raffrescamento
all’interno dell’edificio (a titolo di esempio possiamo citare
tapparelle, veneziane, tende oscuranti, ecc.) i quali, azionati in tempi e
modi ben precisi a seconda delle condizioni climatiche esterne, possono
modificare la quantità di energia elettrica e termica necessarie a mantenere
il comfort all’interno della struttura.
• Il secondo riguarda la complessità delle interazioni tra gli impianti presenti
nell’edificio: solamente con un sistema elettronico, in grado di
confrontare molteplici parametri di funzionamento rilevati tramite sensori
e sonde (temperatura, umidità, luce, scorrere del tempo) è possibile
49
ottimizzare i consumi, senza sovrapposizione di più elementi che assorbono
energia in maniera casuale e non coordinata, permettendo anche
in questo caso un risparmio finale nei consumi elettrici e termici. Le ultime
novità promettono, inoltre, l’integrazione della parte impiantistica
“a consumo” con eventuali impianti di produzione di energia a fonte
rinnovabile installati a corredo dell’abitazione (impianto fotovoltaico,
solare termico, mini eolico, mini idroelettrico, mini geotermico ecc.).
È necessario inoltre sottolineare che i vantaggi portati dalla building
automation in campo impiantistico civile, risultano molto più evidenti all’interno
di strutture che ospitano attività turistico-alberghiere (soprattutto
per l’aumento di situazioni reali di funzionamento e di parametri fisici da
confrontare tra loro).
Edilizia (struttura)
Corretta coibentazione degli edifici di tipo tradizionale e di edifici ad
edilizia innovativa a risparmio energetico
Le nozioni necessarie alla figura professionale in campo energetico ai
fini di una corretta operatività, riguardano in primo luogo le strutture edili
di tipo classico, ovvero realizzate in muratura, ed in secondo luogo, considerate
le prospettive di espansione, le strutture realizzate con materiali naturali
ed ecosostenibili.
Si è già fatto cenno all’aspetto normativo che impone la realizzazione
di edifici con precisi criteri di risparmio energetico e di sicurezza. Chiunque
operi all’interno di edifici che rispondono ad una classe energetica dichiarata
e certificata (sia in fase di costruzione che di ristrutturazione o manutenzione)
deve prestare attenzione alle modifiche strutturali che apporta e
deve avere cura nel ripristino di eventuali discontinuità superficiali (canaline,
sottotraccia, fori, ecc.) delle pareti dell’edificio stesso. In altre parole,
l’installatore che interviene sulla struttura per installare elementi di impianto
e connessioni di vario genere, deve realizzare il ripristino ottimale
della stessa, per evitare ponti termici, spifferi, fughe di calore, formazione di
condense; per poterlo fare deve conoscere la struttura e saper leggere
schemi e disegni realizzati in fase progettuale.
Inoltre, operando su edifici di nuova concezione (case passive, case
realizzate con materiali naturali) si deve prestare maggiormente attenzione,
in quanto il corretto “funzionamento” dell’edificio, sempre finalizzato al risparmio
energetico, passa soprattutto attraverso la continuità e l’integrità
dell’involucro esterno.
Impianti per biomasse
Corretta gestione dei rifiuti, in particolare dell’umido
Partendo dalla corretta gestione dei rifiuti, che richiede la differenziazione
e soprattutto la divisione tra materiale organico ed inorganico, è possibile
ottenere quantitativi considerevoli di biomassa, ovvero di scarti orga-
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
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nici provenienti dai rifiuti urbani; un’altra strada è quella dei rifiuti provenienti
dalla biomassa di tipo agricolo: in entrambi i casi gli scarti possono
essere destinati direttamente al compostaggio per l’utilizzo come fertilizzanti
per l’agricoltura. Se, al contrario, si passa attraverso la digestione
anaerobica dei rifiuti, che consiste nella fermentazione della biomassa in assenza
di ossigeno all’interno di cupole atte allo scopo, è possibile ottenere il
biogas, costituito principalmente da metano, che sarà poi utilizzato per alimentare
dei sistemi combinati (cogenerazione) in grado di produrre energia
elettrica e termica (gli scarti residui potranno comunque essere destinati al
compostaggio).
Utilizzo degli scarti di lavorazione dell’industria del legno
La massa legnosa proveniente dai sottoprodotti dell’industria di lavorazione
del legno può essere destinata alla produzione di pellets o cippato
(scaglie legnose), utili ad alimentare piccole caldaie domestiche, che in
questi anni stanno ottenendo un discreto successo, soprattutto grazie al
basso costo del combustibile; esistono anche centrali a biomassa di medie e
piccole dimensioni che utilizzano cippato per produrre energia elettrica e
calore per teleriscaldamento.
Una interessante applicazione brevettata alcuni anni orsono in Austria
prevede la “gassificazione” del legno in un apposito macchinario, ottenendo
un biogas del tutto simile a quello ricavato dai rifiuti organici urbani ed
agricoli, utilizzando il quale si alimentano caldaie all’interno di centrali che
sono in grado di sviluppare energia elettrica e termica (Sole, vento, alberi, le
fonti energetiche pulite – RAI 3, Presa Diretta trasmissione del 07-03-2010).
Risvolti positivi per l’ambiente
I sistemi precedentemente descritti dimostrano come, applicando correttamente
la gestione integrata dei rifiuti, è possibile ridurre il carico totale
da smaltire, ottenendo in cambio energia.
Va sottolineato che il carico di CO2 apportato dalla combustione di tutte
le biomasse è pressoché pari a zero, poiché il loro utilizzo sviluppa anidride
carbonica fissata dai vegetali, che sarebbe comunque andata in libera atmosfera
anche con smaltimento inappropriato in discarica (con la combustione
viene almeno recuperato il potenziale energetico accumulato durante
la crescita della pianta).
Un altro aspetto importante di questa tecnologia è l’elevato livello di
automazione richiesto (sia in fase di controllo che in fase di gestione) che
coinvolge tecnici ed operatori, i quali devono essere formati prima e durante
la loro vita professionale. Il livello di preparazione richiesto è necessario
nelle fasi di installazione dell’impianto, ma anche durante le riparazioni
e soprattutto durante il monitoraggio (in particolare della combustione),
indispensabile per mantenere l’intero processo entro i limiti di emissioni
inquinanti previsti dalle normative di legge.
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La raccolta differenziata dei rifiuti
Recupero materiali di scarto delle lavorazioni-processi
È necessario introdurre l’argomento della raccolta differenziata, poiché
in questi anni si è molto parlato di riciclo dei rifiuti, ma in troppe realtà nazionali
non si è passati alle vie di fatto; in altre parole, in questo momento storico,
grazie alle politiche di informazione puntuali, tutti sanno ormai come
conferire correttamente i rifiuti, ma pochi lo fanno realmente (i motivi sono
molteplici e vanno dalla pigrizia, alla scarsa sensibilità ambientale, alla mancata
percezione dei benefici che una efficace raccolta differenziata può portare
all’ambiente ed all’economia).
A fianco dello smaltimento in ambito civile/urbano va sottolineata l’importanza
delle corretta gestione dei rifiuti derivanti dai processi industriali (imballaggi,
sottoprodotti, scarti, ecc.).
Questa tipologia di rifiuti, che comprende anche quelli pericolosi da gestire
con corretto smaltimento in discariche controllate, è quantitativamente rilevante
e qualitativamente preziosa.
Nel paragrafo relativo alle biomasse si è visto come gli scarti di alcune tipologie
di rifiuti possano diventare fonti di energia; in molti altri casi, soprattutto
quando si tratta di imballaggi, che costituiscono una parte consistente del carico totale
di rifiuti prodotti dall’industria in genere, è possibile avviare al recupero il materiale
scartato, il quale diventa materia prima di qualità per molte altre applicazioni
(si pensi al vetro, alla carta, ai metalli, a numerose materie plastiche).
In questa ottica è necessario rinnovare la sensibilità ambientale, seguendo l’esempio
di realtà che, applicando correttamente i criteri base della raccolta differenziata
(si pensi ad alcune città del Nord Italia che hanno creduto in queste politiche),
hanno ormai superato il 75% della quota di differenziata sul totale conferito.
Una leva importante a sostegno dello smaltimento differenziato può essere
quella economica, apportando vantaggi ed agevolazioni per chi (privato o azienda)
dimostra di collaborare attivamente ed efficacemente; anche in questo caso, le
realtà sul territorio citate in precedenza hanno ottenuto i risultati attuali informando
puntualmente i cittadini e le imprese e creando dei meccanismi che premiano,
con risparmio in bolletta, coloro i quali conferiscono il minor quantitativo
possibile nella frazione indifferenziata.
Le ricerche dell’Unione europea
Il Cedefop (Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale)
nella Nota informativa n. 9067 del 2012 ha proposto i risultati di uno
studio sui fabbisogni di competenze e sulla formazione nel contesto europeo,
comprendendo anche l’Italia .
Si tratta di uno studio di notevole interesse in riferimento alle finalità della
presente Linea guida. L’ambito di ricerca prevede la selezione di nove figure
professionali provenienti da vari settori e con diversi livelli di competenza:
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Tipologia Figure professionali
Altamente qualificato Ingegnere esperto nelle nanotecnologie
Ingegnere ambientale
Mediamente qualificato Certificatore energetico
Ispettore nel settore delle emissioni dei veicoli adibiti al trasporto
Addetto ai trattamenti di isolamento
Elettricista
Installatore di impianti solari fotovoltaici
Lattoniere
Scarsamente qualificato Operatore addetto alla raccolta dei rifiuti o al riciclaggio
Sono rilevanti, per il nostro ambito di intervento, tutte le figure mediamente
qualificate.
Sono stati presi in esame otto Stati membri dell’UE, che riflettono diverse
fasi dello sviluppo di economie sostenibili ed efficienti dal punto di
vista delle risorse: Germania, Grecia, Italia, Ungheria, Paesi Bassi, Slovacchia,
Finlandia e Regno Unito.
Circa i fabbisogni professionali, emerge una prospettiva positiva per
Germania, Finlandia e Regno Unito che prevedono un aumento futuro del
numero di posti di lavoro nella quasi totalità delle figure professionali considerate.
È previsto in particolare in quasi tutti gli otto Paesi dello studio un
aumento della domanda di certificatori energetici, elettricisti, installatori di
impianti solari fotovoltaici, lattonieri e addetti ai trattamenti di isolamento,
anche se con un andamento difforme tra Paese e Paese. Gli incentivi in
Grecia e da noi hanno sensibilizzato i cittadini relativamente ai vantaggi del
clima mediterraneo per l’utilizzo dell’energia solare. Ma si ritiene che i cambiamenti
legislativi nei Paesi Bassi e nel Regno Unito ridurranno la domanda
di certificatori energetici, di installatori di impianti solari fotovoltaici
e addetti ai trattamenti di isolamento.
In genere, l’offerta formativa per le nove figure professionali esaminate
è considerata adeguata e particolarmente forte in Germania, Paesi Bassi e
Finlandia. Ma ciò riflette un pensiero poco lungimirante: la crisi economica,
infatti, ha ridotto la pressione sulla domanda energetica e ha colpito in
modo severo il settore edile, riducendo la domanda, ad esempio, di certificatori
energetici, ingegneri ambientali, addetti ai trattamenti di isolamento ed
elettricisti. Di conseguenza, la carenza di competenze potrebbe essere soltanto
nascosta ed emergere in modo più accentuato quando gli indicatori
della ripresa saranno più evidenti. In effetti, è questo il punto centrale di
ogni previsione in tema di fabbisogni professionali e formativi nel settore
energetico: non è chiaro in che modo l’offerta formativa potrà essere adeguata
alla ripresa della domanda.
Ma risulta accentuato il fenomeno dell’età avanzata degli addetti in
questo settore, di modo che il loro vicino pensionamento porterà ad una
53
mancanza di giovani disposti e capaci di sostituirli. Anche in quest’ambito,
risulta infatti difficile attrarre i giovani verso i lavori pratici e manuali.
È interessante il rilievo emergente circa i deficit in termini di competenze
pratiche e specifiche rispetto a quelli riscontrati nelle competenze generiche.
In particolare, i datori di lavoro manifestano l’esigenza che l’Istruzione
e Formazione Professionale iniziale fornisca un bagaglio di competenze
di base migliore e più solido. Taluni datori di lavoro, ad esempio in
Italia, nei Paesi Bassi e nel Regno Unito, hanno espresso la preferenza per
una maggiore enfasi sulle conoscenze pratiche e contestuali rispetto a quelle
generali.
Sono state messe in atto diverse strategie per ovviare a tali carenze:
– la Germania ha elaborato un piano per attrarre un numero maggiore di
giovani verso tali occupazioni;
– Italia e Regno Unito hanno rilevato una certa resistenza da parte di una
quota di lavoratori nel partecipare alle attività formative offerte;
– nel Regno Unito i datori di lavoro si mostrano più propensi ad assumere
nuovi dipendenti competenti e ad aumentarne i salari, piuttosto
che a formare il personale in servizio.
Ma, complice la crisi, per ora nella maggior parte dei Paesi, i datori di
lavoro preferiscono puntare ancora sulla formazione del personale esistente
o ed “arrangiarsi” in qualche modo, piuttosto che procedere a nuove assunzioni.
Il rapporto di ricerca indica un altro elemento critico dell’intero settore,
un fattore che sta alla base anche della nostra proposta: «La molteplicità
dei percorsi di ingresso, l’eterogeneità dei livelli di qualifica e il riconoscimento
insufficiente delle competenze acquisite mediante un apprendimento
non formale o informale rappresentano ulteriori limitazioni alla mobilità
dei lavoratori verso occupazioni ecologiche». Ciò motiva l’esigenza di
porre ordine all’offerta formativa legata all’ambito energetico ed ecologico.
Da questo punto di vista «la lenta evoluzione delle nuove qualifiche rappresenta
un problema in paesi quali Grecia, Italia e Regno Unito. In tale contesto,
i responsabili della formazione restano “in attesa di ulteriori sviluppi”,
per nulla disposti ad assumersi rischi».
La recente Nota informativa 9079 dello stesso Cedefop riguardante le
Competenze professionali per vincere la sfida dei cambiamenti climatici in
Europa1, comprende anche un capitolo relativo alle sfide aperte e il ruolo
delle politiche formative, nel quale si legge che: «Lo sviluppo di politiche per
l’istruzione e la formazione professionale in grado di sostenere un’economia
a basse emissioni di gas serra richiede tuttavia di affrontare alcune sfide importanti
». Ma diversi fattori rendono difficile sia per i governi sia per gli
specifici settori economici la pianificazione di investimenti ed un’offerta di
1 http://www.cedefop.europa.eu/EN/Files/9079_it.pdf
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
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Formazione Professionale adeguata a tali necessità. Nonostante ciò, occorre
insistere nell’elaborare nuove politiche di formazione adeguate e innovative.
«Ad oggi molti paesi europei hanno compiuto progressi limitati nell’individuare
il fabbisogno di competenze per un’economia a basse emissioni di
gas serra e nell’integrare tale conoscenza in politiche di istruzione e formazione
coerenti». Vengono citati alcuni esempi di strategie nazionali integrate
per lo sviluppo delle competenze professionali “verdi”: Francia, Austria e
Regno Unito.
Il punto centrale del successo di tali strategie per favorire una riduzione
delle emissioni viene individuato nella «disponibilità di una forza lavoro
qualificata. La carenza di competenze limita lo sviluppo di tecnologie e
servizi a basse emissioni e l’attuazione di politiche energetiche sostenibili. È
quindi necessario che siano messi in campo tutti gli strumenti utili per promuovere
una maggiore consapevolezza e comprensione del fabbisogno di
competenze professionali richieste sia per la nuova occupazione che per l’adeguamento
della manodopera esistente».
Ed è ciò che si intende perseguire con la presente Linea guida.
A giugno usciranno: Cedefop: Skills for a low-carbon Europe: role of
vocational education and training in a sustainable energy scenario [Competenze
per un’Europa a basse emissioni di carbonio: il ruolo dell’istruzione e
formazione professionale in uno scenario energetico sostenibile]
Mappa delle famiglie
e figure professionali per competenze essenziali
TITOLO FIGURA PROFESSIONALE
SPECIALIZZAZIONE DI ISTRUZIONE
E FORMAZIONE TECNICA Esperto di gestione energetica
SUPERIORE (IFTS) Esperto di bioedilizia
DIPLOMA IeFP Tecnico energetico
QUALIFICA IeFP Operatore energetico
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Profili per competenze
Figura di qualifica triennale
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Figura di diploma quadriennale
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Gestione del modello formativo per qualifiche e diplomi
Quadro orario per qualifica e diploma
Il monte ore totale previsto dal percorso di Istruzione e Formazione
Professionale è normalmente di 4200 ore.
Lo stage ed il project work sono svolti di norma in forma individuale o
di piccolo gruppo all’interno del quale sia riconoscibile il contributo del singolo
allievo.
Tramite i LARSA è possibile eseguire il recupero e lo sviluppo degli apprendimenti
per superare lacune, carenze o criticità degli allievi, rafforzandone
i punti di forza ed affinandone la preparazione complessiva. La valutazione
delle modalità e tempistiche di erogazione di questi percorsi è affidata
all’equipe formativa che segue il gruppo classe.
Vincoli e risorse
I vincoli e le risorse si riferiscono a materiali, attrezzature, dispositivi e
tecnologie utilizzati durante le attività di laboratorio e di stage e project
work, indispensabili per la realizzazione ed il buon esito del percorso formativo.
Si elencano di seguito le attrezzature divise per tipologie di attività;
per quanto concerne le dotazioni dei laboratori tecnico-professionali vengono
indicate anche quelle necessarie per la realizzazione di singole UdA illustrate
nella sezione dedicata.
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1) Dotazioni del laboratorio di informatica e di comunicazione
2) Dotazioni dei laboratori tecnico-professionali
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(Segue)
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(Segue)
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3) Stage / project work
Aspetti organizzativi
Il percorso formativo esposto in queste linee guida è stato pensato seguendo
un andamento “a ritroso”, cioè partendo dai risultati di apprendimento da raggiungere
al termine del quarto anno, risalendo al triennio e procedendo in questo modo
fino al primo anno (dovrà essere impostata una prova esperta al termine del secondo
anno per valutare le competenze dell’obbligo di istruzione).
La gestione di questo tipo di impostazione richiede una forte collaborazione
tra i formatori delle diverse aree, focalizzando sempre l’attenzione sul rapporto tra
i saperi essenziali e le prestazioni attese. L’intero percorso dovrà inoltre essere arricchito
con visite tecniche, partepazione a convegni e fiere specialistiche e fruizioni
di informazioni ottenute anche con la collaborazione in prima persona di esperti
provenienti dal mondo del lavoro.
72
Si è quindi pensato ad una impostazione per risultati di apprendimento, dove i
saperi vengono acquisiti tramite l’assolvimento di compiti specifici e la soluzione di
problematiche, giungendo ad una effettiva padronanza dei concetti.
In altre parole, la frequenza continuativa dei laboratori viene preparata con l’ausilio
della teoria sviluppata su più unità formative, tendenti ognuna a richiedere la soluzione
di problematiche, per l’assolvimento delle quali è necessario un coinvolgimento
assiduo dell’allievo, così stimolato a conquistare il sapere.
Da ciò ne deriva che le valutazioni saranno effettuate rilevando ciò che l’allievo
“sa fare”, attraverso le conoscenze e le abilità acquisite, svolgendo compiti ben precisi
che richiedano il superamento di difficoltà ad essi associate.
Si sottolinea inoltre l’importanza del ruolo che le aziende partner (sia del territorio
che extraterritoriali) hanno per il successo dell’azione formativa, costituendo un
elemento di confronto continuativo con la realtà del mondo del lavoro, oltre che lo
sbocco naturale di tutti i percorsi di formazione realizzati. Per ottimizzare questo tipo
di impostazione la presenza del docente tutor che contatta e segue le aziende ed accompagna
gli allievi nei percorsi di stage, project work e tirocini, diventa di fondamentale
importanza.
Nella sezione che seguirà vengono sviluppate 20 UdA (5 per ogni annualità),
strutturate secondo la logica sopra esposta; ognuna contiene dei “suggerimenti” per
la corretta preparazione e somministrazione durante un periodo preciso dell’anno formativo.
A corredo di ognuna sono riportate le modalità esecutive, con le risorse di laboratorio
indispensabili per il loro sviluppo, gli allegati tecnici ed in molti casi sono
presenti indicazioni per auto costruire alcuni elementi di base dell’UdA (in questo modo,
oltre a risparmiare preziose risorse, si ottiene un coinvolgimento ancora maggiore
dei ragazzi).
All’interno degli allegati di tutte le UdA (che come si potrà riscontrare hanno carattere
multidisciplinare, seguendo in ciò la filosofia dell’intera linea guida) viene fornito
lo schema da seguire per creare la valutazione della prova, che è assolutamente
personalizzabile. Un’ultima annotazione viene fatta richiamando la possibilità di svolgere
una o più UdA senza seguire alcuno schema prefissato, adattando il percorso formativo
in funzione del livello della classe, delle scelte effettuate dal corpo docenti, oppure
semplicemente in virtù delle possibilità offerte dalle attrezzature, apparecchiature
e tecnologie dei laboratori.
Proposta di percorso formativo e di UdA significative di tipo professionalizzante
Unità di apprendimento per il primo anno
N UNITÀ DI APPRENDIMENTO
1 Impianto elettrico civile con presa interrotta e lampada invertita.
2 Impianto idrico-sanitario comprensivo di lavabo, piatto doccia, bidet
e WC.
3 Costruzione cavalletto di sostegno per motocicletta.
4 Impianto di illuminazione comandato da interruttori crepuscolari.
5 Costruzione fornello da campeggio ad energia solare.
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(Segue)
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Allegato 1
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Allegato 2
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Allegato 3
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Allegato 4
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Allegato 1
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Allegato 2
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Allegato 3
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Allegato 4
Scheda di Valutazione – U.d.A
Corso: __________________________________
Allievo: __________________________________
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(Segue)
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Allegato 1 – Disegno complessivo
91
Allegato 2 – Basamento
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92
Allegato 3 – Gruppo leva
93
Allegato 4 – Pedana superiore
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94
Allegato 5 – Particolare vaschetta
95
Allegato 6 – Particolare basamento
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Allegato 7 – Particolare boccola
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Allegato 8 – Particolare leva
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98
Allegato 9 – Particolare perno per rotella
99
Allegato 10 – Particolare rotella
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Allegato 11 – Particolare piastrina
101
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Allegato 12 – Particolare perno per la leva
102
Allegato 13 – Particolare guida
103
Allegato 14 – Particolare appoggio superiore esterno
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Allegato 15 – Particolare lamiera di appoggio
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Allegato 16 – Particolare guida esterna
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Allegato 17 – Particolare distanziatore
107
Allegato 18
Scheda di Valutazione – U.d.A
Corso: __________________________________
Allievo: __________________________________
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Allegato 1
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Allegato 2
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Allegato 3
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(Segue)
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(Segue)
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Allegato 1
Scheda di Valutazione – U.d.A
Corso: __________________________________
Allievo: __________________________________
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Unità di apprendimento per il secondo anno
N UNITÀ DI APPRENDIMENTO
1 Impianto elettrico civile domotico per controllo carichi elettrici.
2 Impianto di riscaldamento ad irraggiamento da pavimento.
3 Costruzione piccolo serbatoio di accumulo con scambiatore
di calore interno.
4 Costruzione piccolo collettore solare in rame saldo-brasato.
5 Impianto elettrico indutriale con azionamento
motori tramite teleruttori.
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(Segue)
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Allegato 1
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Allegato 2
Scheda di Valutazione – U.d.A
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Allegato 1
Sezione tipo di pavimentazione radiante con sistema a massetto su isolamento di sughero
Schema in pianta dei circuiti di una pavimentazione radiante
Posa delle tubazioni sull’isolamento e fissaggio mediante clips
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Allegato 2
Realizzazione del circuito previsto a progetto
Collegamento delle tubazioni al collettore
129
Allegato 3
Scheda di Valutazione – U.d.A
Corso: __________________________________
Allievo: __________________________________
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(Segue)
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Allegato 1 – Disegno complessivo
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Allegato 2 – Disegno serbatoio saldato
135
Allegato 3 – Disegno tappo + serpentina
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Allegato 4 – Disegno fondo forato
137
Allegato 5 – Disegno virola
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Allegato 6 – Disegno flangia
139
Allegato 7 – Disegno piede
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Allegato 8
Scheda di Valutazione – U.d.A
Corso: __________________________________
Allievo: __________________________________
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(Segue)
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Allegato 1
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Allegato 2
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Allegato 3
Scheda di Valutazione – U.d.A
Corso: __________________________________
Allievo: __________________________________
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(Segue)
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(Segue)
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Allegato 1
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Allegato 2
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
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Allegato 3
Scheda di Valutazione – U.d.A
Corso: __________________________________
Allievo: __________________________________
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QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
Unità di apprendimento per il terzo anno
N UNITÀ DI APPRENDIMENTO
1 Impianto fotovoltaico stand alone.
2 Impianto solare termico con collettore e serbatoio auto-costruiti.
3 Costruzione isola di simulazione di impianto di building automation.
4 Costruzione misuratore di temperatura ed umidità.
5 Carico, scarico e manutenzione di impianto contenente gas refrigeranti.
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(Segue)
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(Segue)
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Allegato 1
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Moduli fotovoltaici
Allegato 2
Regolatore di Carica
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Allegato 3
Le batterie
Allegato 4
Inverter
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Allegato 5
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Allegato 6
Scheda di Valutazione – U.d.A
Corso: __________________________________
Allievo: __________________________________
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(Segue)
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(Segue)
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Allegato 1
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QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
Allegato 2
166
Allegato 3 – Esempio di tabella di valutazione
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QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
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(Segue)
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QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
Allegato 1
Scheda tecnica attuatore tapparelle
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Scheda tecnica attuatore Fan Coil
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Scheda tecnica termostato ambiente
174
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QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
Allegato 2
Scheda di Valutazione – U.d.A
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QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
(Segue)
178
(Segue)
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QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
Allegato 1
Circuito in funzione
(Fonte: CFP Manfredini di Este)
Allegato 2
Schema di montaggio del sensore DHT 11
(Fonte: CFP Manfredini di Este)
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Allegato 3
Piedinatura e collegamenti del sensore DHT11
(Fonte: CFP Manfredini di Este)
181
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
Allegato 4
Scheda di Valutazione – U.d.A
Corso: __________________________________
Allievo: __________________________________
182
183
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
(Segue)
184
(Segue)
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QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
Allegato 1
Allegato 2 - CARICO GAS (impianto nuovo e scarico)
186
Allegato 3
Scheda di Valutazione – U.d.A
Corso: __________________________________
Allievo: __________________________________
187
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
Unità di apprendimento per il quarto anno
N UNITÀ DI APPRENDIMENTO
1 Costruzione lampioncino fotovoltaico.
2 Costruzione centralina fotovoltaica per ricarica smartphone via USB.
3 Costruzione di isole di simulazione per test di verifica del grado di isolamento
di diversi materiali usati in edilizia.
4 Istallazione impianto termo-fotovoltaico.
5 Impianto fotovoltaico ad isola per alimentazione di mini-impianto
solare (pompa e centralina).
188
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QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
(Segue)
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(Segue)
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Allegato 1 – (Disegnato dagli allievi dei corsi per adulti del CFP di Vigliano Biellese)
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Allegato 2 – (Disegnato dagli allievi dei corsi per adulti del CFP di Vigliano Biellese)
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QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
Allegato 3 – Lampione solare (tipologia 1).
Realizzato ed istallato presso il CFP di Vigliano Biellese
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Allegato 4 – Lampione solare (tipologia 2).
Realizzato ed istallato presso il CFP di Vigliano Biellese
195
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
Allegato 5
Scheda di Valutazione – U.d.A
Corso: __________________________________
Allievo: __________________________________
196
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QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
(Segue)
198
(Segue)
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QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
Allegato 1
Semilavorato grezzo utilizzabile come supporto per modulo fotovoltaico,
provvisto di vano per alloggiamento batterie ed elementi ausiliari dell’impianto.
200
Allegato 2
Vista posteriore e particolare dell’interno del semilavorato utilizzabile
come supporto per l’impianto.
201
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
Allegato 3
Sequenza di collegamento e vista del regolatore di carica.
(Fonte: scheda tecnica Steca Solariz PRS)
202
Allegato 4
Scheda di Valutazione – U.d.A
Corso: __________________________________
Allievo: __________________________________
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QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
204
(Segue)
205
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
(Segue)
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Allegato 1
Test al tempo 0 temperatura del materiale isolante pari alla temperatura
ambiente.
(Fonte: http://naturaliabau.wordpress.com2010/04/07/coibentazione/)
Misurazione della temperatura del materiale dopo essere stato esposto alla radiazione
infrarossa per intervallo di tempo di 6 minuti.
(Fonte: http://naturaliabau.wordpress.com2010/04/07/coibentazione/)
N.d.r. lo schema potrebbe essere modificato con il posizionamento del pannello
isolante in posizione rialzata per creare una cavità inferiore in cui inserire una
ulteriore sonda di temperatura.
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Allegato 2
Confronto delle proprietà di differeti materiali da costruzione (isolanti) .
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Allegato 3
Scheda di Valutazione – U.d.A
Corso: __________________________________
Allievo: __________________________________
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210
(Segue)
211
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
(Segue)
212
Allegato 1
Configurazione termica di un impianto con moduli termo fotovoltaici.
(N.B.: la parte di schema delimitata dal tratteggio nero
non fa parte dell’esercitazione).
(Fonte: Scheda tecnica modulo termofotovoltaico “Twinsun” prodotto da Eclipse Italia)
213
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Allegato 2
Particolare di tubo di connessione parte termica del modulo.
È possibile utilizzare l’innesto rapido in dotazione; in alternativa,
per rendere più significativa l’esercitazione è possibile connettere l’ingresso
e l’uscita del tubo contenente il liquido di raffreddamento alle relative tubazioni
in rame tramite bicchieratura e saldobrasatura.
214
Allegato 3
Scheda di Valutazione – U.d.A
Corso: __________________________________
Allievo: __________________________________
215
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
216
(Segue)
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(Segue)
218
Allegato 1: Esempio di relazione tecnica e progetto esecutivo
(da per programmare l’esercitazione in laboratorio energie rinnovabili).
Relazione tecnica. Progetto esecutivo
Marco Ghelfi CNOS-FAP Vigliano Biellese
1. Specifiche generali
• Finalità del progetto.
Il presente progetto esecutivo riguarda la posa di un generatore di energia
elettrica da fonte fotovoltaica del tipo “stand alone” della potenza di 500
Wp, controllato da un regolatore di carica per le batterie di accumulo.
L’impianto, per mezzo di un inverter con uscita in corrente alternata, è in
grado di alimentare un quadro di impianto per riscaldamento ed una
pompa di ricircolo.
• Specifiche del generatore fotovoltaico.
La potenza nominale del generatore fotovoltaico, pari a 500 Wp è intesa
come somma delle potenze di targa di ciascun modulo misurata in condizioni
standard, le quali prevedono un irraggiamento di 1000 W/m2
con temperatura delle celle a 25 °C, secondo norme CEI EN 904/1-2-3.
L’energia elettrica generata dal sistema fotovoltaico sarà accumulata,
dopo essere passata attraverso un quadro di campo in cc ed un regolatore
di carica da 24 Vcc, in 6 batterie da 12 Vcc a 150 Ah, collegate tra
loro in serie due a due e poi in parallelo, per alimentare un inverter da
24 Vcc in entrata e 230 Vca in uscita a 500 W.
Tale inverter, dopo il passaggio da un quadro di bassa tensione precablato,
dovrà alimentare un quadro di impianto di riscaldamento ed una
pompa di ricircolo di un collettore solare, garantendone il funzionamento
anche in assenza di sole, per il tempo determinato dalla scarica
delle batterie in dotazione.
2. Dati ambientali e dati dell’impianto
• Analisi del sito, orientamento, esposizione.
L’area su cui si prevede l’installazione dell’impianto si trova nel comune
di Milano. Nelle tabelle di seguito riportate sono riassunti i principali
dati climatici di interesse per l’installazione ed il funzionamento con
rese ottimali dell’impianto progettato.
Località: Milano
Coordinate: 45° 27’ 50’’ Nord 9° 11’ 30’’ Est
Inclinazione dei moduli: 30 gradi
Orientamento dei moduli rispetto a sud: 0 gradi
Coefficiente di riflessione del suolo: 0,2
Installazione: su tetto piano
219
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
Mese Wh/mq giorno kWh/mq mese
Gennaio 2650 79,5
Febbraio 3670 110,1
Marzo 4580 137,4
Aprile 4890 146,7
Maggio 5120 153,6
Giugno 5420 162,6
Luglio 5520 165,6
Agosto 5070 152,1
Settembre 4330 129,9
Ottobre 3570 107,1
Novembre 2760 82,8
Dicembre 2260 67,8
• Calcolo dell’energia giornaliera richiesta dall’utenza.
La tabella allegata vuole fornire il dato della potenza dei carichi
(espresso in Watt) per il numero di ore di utilizzo giornaliero, al fine di
stimare l’energia giornaliera necessaria all’utenza, espressa in
Wh/giorno.
UTENZA POTENZA W Ore di utlizzo ENERGIA
Wh/gg
Pompa circ. 50 10 500
Quadro
riscaldamento 8 24 192
TOTALE 692
L’impianto andrà quindi dimensionato per un consumo energetico
medio di 692 Wh/giorno.
• Calcolo dell’accumulo e dell’autonomia del sistema.
Dalle tabelle di soleggiamento della località di Milano si desume che le
ore di sole equivalente da prendere in considerazione (minor soleggiamento
mensile) è di 3,3 heq (mesi invernali).
Il rendimento medio dell’impianto stand alone ( ) viene stabilito nel
75%, considerato anche il rendimento dell’inverter.
Per i consumi correnti l’impianto soddisfa le necessità energetiche, in
quanto dalla relazione di seguito, risulta coperto il fabbisogno giornaliero.
Energia prodotta = Wp * heq *
Energia prodotta = 500 * 3,3 * 0,75 = 1237,5 Wh/giorno
220
• Dimensionamento batterie di accumulo
Si vuole coprire una mancanza di produzione di energia (causa assenza
di sole), fino a 10 giorni, per cui le batterie dovranno essere opportunamente
dimensionate.
Dalla relazione:
corrente scarica tot. (Ah) = Wh/giorno x giorni di autonomia
...................................................................................................................
batt. * % scarica max batt.* tens. Batt (V)
Per cui con i nostri dati:
• Wh/giorno di consumo: 692 Wh/giorno
• giorni autonomia: 10
• batt: 85 %
• tensione batteria: 12 V
• scarica max: 75%
si ricava la corrente totale di scarica in Ah richiesta alle batterie,
pari ad Ah 904,57
– Elenco e tipologia del materiale necessario
• 6 batterie da 12 V e 150 Ah cadauna che forniscono, collegate in
serie a due a due e poi tra loro in parallelo, 24 V di tensione e 900
Ah di scarica massima, per coprire il fabbisogno
• 2 pannelli fotovoltaici policristallini di potenza 250 Wp cadauno
• 1 quadro in CC precablato, composto da un sezionatore generale ed
una protezione da sovratensioni
• 1 regolatore di carica con tensione di lavoro 24 Vcc e Pmax 500 W
• 1 inverter con ingresso 24 Vcc ed uscita 230 Vca a 500 W
• 1 quadro in BT in CA precablato, composto da un portafusibili, un
differenziale ed un magnetotermico C16
La sicurezza dell’impianto, che dovrà prevedere anche una messa a
terra, sarà garantita quindi da un portafusibile, un differenziale con Idn di
30 mA ed un magnetotermico C16.
3. Esecuzione
Le opere da eseguirsi si riferiscono ad un impianto ad isola, posto in
posizione autonoma, con pannelli fotovoltaici su tetto piano, alimentanti un
gruppo di batterie che dovranno rendere autonomo l’impianto anche in assenza
di più giorni di sole.
– Materiali: marchi e certificazioni.
I materiali impiegati saranno adeguatamente installati rispetto al tipo di
ambiente.
Tutti i materiali dovranno essere provvisti di marchio IMQ o di marchio
armonizzato, e dovranno inoltre presentare la marcatura CE.
221
– Opere da eseguirsi:
• Posa in opera di n° 2 moduli fotovoltaici policristallini 250 w, potenza
di picco 500 Wp (comprensivi di sistema di staffaggio), e tutto
il necessario per dare l’opera finita perfettamente funzionante alla
regola d’arte; in particolare: i moduli saranno messi in serie, le
uscite dei cavi (di diametro pari a 6 mm2), saranno portate all’interno
del quadro CC, in ingresso rispetto ad un sezionatore e ad uno
scaricatore di sovratensione (che avrà uscita verso l’impianto di
terra).
• Posa in opera di regolatore di carica, con tensione nominale di 24 V
cc e potenza max di 500 W; le uscite dal quadro cc, sempre con cavi
di 6 mm2, dovranno essere connesse nei collegamenti previsti sul regolatore
di carica (ingressi con polarità positiva e negativa).
• Posa in opera di n° 6 batterie da 12 V cc e 150 Ah di scarica, con
rendimento dell’85 %.
• Il collegamento di tali batterie sarà in serie a due a due, le uscite saranno
portate, sempre con cavi dello stesso diametro, in una scatola
dove saranno connesse in parallelo all’ingresso dell’inverter, di tensione
in ingresso 24 V cc a 500 W ed uscita a 230 V Ca a 500 W.
• La connessione parallelo delle batterie-inverter sarà collegata con
l’uscita del regolatore di carica.
• Posa in opera del quadro di B.T. in CA composto da un portafusibili,
un differenziale da Idn 30 mA ed un magnetotermico C16 che alimenterà
una pompa di ricircolo ed un quadro di controllo impianto
di riscaldamento.
Il quadro di B.T. sarà alimentato dall’uscita dell’inverter ed il tutto
sarà connesso utilizzando cavi del tipo N07V-K di diametro 4 mm2.
Tutti i cavi, sia della parte CC che della parte CA saranno passati in
canalizzazioni di diametro opportuno, fissate con ganci alle pareti.
A completamento dell’opera dovrà essere prevista una messa a terra
opportunamente dimensionata con cavo giallo-verde di diametro 16
mm2.
4. Verifiche eseguite prima della messa in servizio dell’impianto.
– Generalità.
Alla consegna dell’impianto l’installatore provvederà all’esecuzione delle
verifiche di rispondenza alle disposizioni di Legge. Per la rispondenza
alle Norme CEI, si eseguiranno le principali verifiche di collaudo indicate
dalle norme CEI 64-8, come di seguito indicato.
– Esame a vista.
L’ispezione visiva ha lo scopo di accertare il rispetto delle prescrizioni
delle norme generali e delle norme particolari, relative all’impianto.
In particolare si accerterà la conformità normativa e la corretta installazione
dei componenti costituenti l’impianto elettrico, accertando inoltre
eventuali danneggiamenti occorsi durante l’installazione.
QUADERNI • ANNO 31 / n° 4 - 2015
222
Si elencano inoltre le verifiche tecniche iniziali e quelle periodiche che
dovranno poi essere eseguite a cura dell’utilizzatore dell’impianto.
– Verifiche tecniche iniziali.
• Verifica presenza della documentazione (dichiarazione di conformità
DM 37/2008, progetto elettrico, schemi unifilari dei quadri elettrici,
verifica di conformità della documentazione).
• Elementi dell’impianto verificati (quadri elettrici, conduttori,connessioni,
apparecchiature di protezione, impianto di dispersione,
moduli fotovoltaici, inverter).
• Esami a vista generali (verifica marchiature di legge, protezione da
contatti accidentali, qualità, colori, marcature, dimensionamento e
connessioni dei conduttori, protezioni contro sovraccarichi e cortocircuiti
a norma, sezionamento dei circuiti, dimensionamento dell’impianto
di terra).
• Esami a vista specifici sull’impianto fotovoltaico (fissaggio dei pannelli,
presenza o meno di danni ai pannelli, verifica integrità di ingressi
cavi e morsettiere, idoneità targhe e marcature, tipo dei cavi
in cc e loro connessioni con verifica di eventuali danni, verifica di
corretta installazione e connessione di quadri e scatole di derivazione,
controllo integrità dei fusibili, idoneità delle loro targhe e
marcature, verifica di corretta installazione e funzionamento,
nonchè di connessioni, ventilazione e idoneità di targhe e marcature
dell’inverter, controllo della presenza di DICO conforme al DM
37/08, di progetto elettrico, di schemi unifilari e di documentazione
tecnica adeguata per gli inverter).
• Devono inoltre essere verificate alcune misure dei seguenti parametri:
– Tensione a vuoto e a carico dei moduli con irraggiamento noto;
– Corrente a vuoto e a carico dei moduli con irraggiamento noto;
– Potenza nominale con irraggiamento noto;
– Tensione, corrente e potenza a valle dell’inverter;
– Valutazione delle perdite dal lato CC, verificando che la potenza
a monte dell’inverter sia almeno l’85% della potenza nominale
dei moduli moltiplicata per il rapporto tra l’irraggiamento misurato
sul piano dei moduli e l’irraggiamento standard di 1000
W/m2;
– Valutazione del rendimento dell’inverter, misurando la potenza
in CC a monte dell’inverter e la potenza attiva in uscita ed eseguendone
il rapporto;
– Valutazione dell’efficienza operativa dell’impianto stand
alone,verificando che la potenza in CA in uscita dall’inverter sia
almeno il 75% della potenza nominale dei moduli moltiplicata
per il rapporto tra l’irraggiamento misurato sul piano dei moduli,
con precisione almeno del 3%, e l’irraggiamento standard
di 1000 W/m2.
223
• Verifiche tecniche periodiche.
Devono essere eseguite a cura del cliente, pena la decadenza della garanzia,
le verifiche periodiche sui componenti dell’impianto con cadenza
annuale.
Tali verifiche sono le stesse eseguite all’atto della consegna dell’impianto
da parte dell’installatore/verificatore.
5. Documentazione allegata.
Si allegano al presente progetto esecutivo i seguenti documenti:
• Schemi unifilari dell’impianto;
• Modulo per la compilazione della Dichiarazione di Conformità;
• Modulo standard per il verbale di verifica;
• Manuali tecnico-operativi dei singoli componenti dell’impianto (inverter,
regolatore di carica, batterie).
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Allegato 2
A titolo di esempio si riporta lo schema unifilare di collegamento
di un impianto ad isola con uscita in CA
(Fonte: Schema kit fotovoltaico M320 di Helios Technology Spa)
225
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Allegato 3
Nell’immagine è riportato un impianto solare termico completo di gruppo
di alimentazione e pompa di ricircolo (al centro della foto), con eventuale
isola di simulazione di impianto sanitario (a destra).
(Laboratorio termoidraulico del CFP di Vigliano Biellese, sede staccata di Muzzano).
226
Allegato 4
Scheda di Valutazione – U.d.A
Corso: __________________________________
Allievo: __________________________________
227
Rubriche delle competenze
1. Produrre documentazione tecnica di appoggio, di avanzamento e
valutativa relativa ad installazioni, uso e manutenzione
2. Identificare situazioni di potenziale rischio per la sicurezza, la salute
e l’ambiente, adottando e suggerendo le opportune tecniche
di prevenzione e monitoraggio
3. Reperire e sondare le necessità del cliente, coniugandole con le
soluzioni tecniche esistenti nel campo degli impianti tecnologici e
di building automation
4. Predisporre documentazione in base alle attività da eseguire ed ai
materiali da utilizzare, stabilendo le esigenze di acquisto di materiali
ed attrezzature seguendo le procedure di approvvigionamento
5. Condurre le fasi di lavoro, partendo dalla documentazione tecnica
a disposizione, fornendo all’occorrenza suggerimenti utili al
miglioramento o alla modifica del progetto iniziale
6. Padroneggiare l’ambiente dell’installazione, ovvero l’involucro che
riveste i locali afferenti l’impianto tecnologico da installare con
particolare riguardo ai nuovi materiali utilizzati in edilizia ed alla
loro interazione con i singoli elementi da collocare
7. Effettuare le verifiche tecniche di corretto funzionamento dell’impianto
predisponendo e compilando la documentazione richiesta
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Sommario .................................................................................................. 3
L’ambito professionale energetico ........................................................ 5
L’ambito dell’energia ............................................................................. 5
Aspetti ambientali ............................................................................. 5
Principi della sostenibilità........................................................... 5
Aspetti tecnologici ............................................................................. 7
Nuove tecnologie disponibili....................................................... 7
Aspetti economici.............................................................................. 10
Investimenti.................................................................................. 10
Risparmio energetico ed aumento resa degli edifici ................. 11
Aspetti culturali................................................................................. 13
Nuovo approccio ambientale ...................................................... 13
Aspetti giuridici (progetti, dichiarazioni, certificazioni) .................. 14
Inquadramento normativo .......................................................... 14
Il contesto energetico mondiale.................................................. 14
Obiettivi e scenari a livello europeo ........................................... 18
La situazione nazionale............................................................... 21
Gli obiettivi raggiunti .................................................................. 29
Certificazione energetica ............................................................. 30
Nuove maestranze nella green economy
e opportunità di sviluppo - dichiarazioni....................................... 33
La proposta formativa professionale.......................................... 38
Una nuova figura: il tecnico energetico ..................................... 39
La prospettiva formativa ...................................................................... 42
Fotovoltaico, solare termico e termo fotovoltaico............................ 42
Impianti fotovoltaici .................................................................... 42
Impianti solari termici ................................................................ 43
Impianti termo fotovoltaici ......................................................... 44
Impianti termici................................................................................ 45
Caldaie e pompe di circolazione................................................. 45
Geotermia ................................................................................................ 46
Frigoria.............................................................................................. 47
Peculiarità della figura professionale ......................................... 47
Indice
246
Impianti tecnologici.......................................................................... 48
La building automation: domotica finalizzata al risparmio
energetico ed alla gestione integrata degli impianti.................. 48
Edilizia (struttura) ............................................................................ 49
Corretta coibentazione degli edifici di tipo tradizionale
e di edifici ad edilizia innovativa a risparmio energetico ......... 49
Impianti per biomasse ...................................................................... 49
Corretta gestione dei rifiuti, in particolare dell’umido ............. 49
Utilizzo degli scarti di lavorazione dell’industria del legno ...... 50
Risvolti positivi per l’ambiente ................................................... 50
La raccolta differenziata dei rifiuti ................................................... 51
Recupero materiali di scarto delle lavorazioni-processi ........... 51
Le ricerche dell’Unione europea .......................................................... 51
Profili per competenze....................................................................... 55
Figura di qualifica triennale........................................................ 55
Figura di diploma quadriennale ................................................. 61
Gestione del modello formativo per qualifiche e diplomi.................. 67
Quadro orario per qualifica e diploma............................................. 67
Vincoli e risorse............................................................................ 67
Aspetti organizzativi .................................................................... 71
Proposta di percorso formativo e di UdA significative
di tipo professionalizzante .......................................................... 72
Unità di apprendimento per il primo anno ...................................... 72
Unità di apprendimento per il secondo anno................................... 118
Unità di apprendimento per il terzo anno ........................................ 153
Unità di apprendimento per il quarto anno ..................................... 187
Rubriche delle competenze .................................................................. 227
Bibliografia e sitografia essenziale ...................................................... 242
Indice ....................................................................................................... 245
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Luglio 2015