Coi tempi e con Don Bosco - Contratto di apprendizzaggio

Autore: 
CNOS-FAP
Categoria pubblicazione: 
Fuori collana
Anno: 
2018
Numero pagine: 
32
Don Bosco, contratto apprendizzaggio, educatore ante litteram, apprendistato, aspetti innovativi

Il laboratorio di Nazaret 1 Sussidio per l'Educazione Religiosa nei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale

Autore: 
Lucillo Maurizio
Categoria pubblicazione: 
Fuori collana
Anno: 
2014
Numero pagine: 
126
Codice: 
978-88-05-88474-2
1 L’adolescente sta intraprendendo la sua strada nella vita, con un’idea che sta diventando sempre più precisa: essere se stesso e dipendere sempre meno dagli adulti. La religione fa quasi sempre parte della sua esperienza, ma egli tende a riferirla al mondo infantile che è alle spalle e tende a considerarla non più adatta alle sue nuove aspirazioni. Eppure non si può negare che la religione continui ad essere presente e ad avere importanza nella vita. > È possibile un incontro tra l’adolescente e la religione? > Può essere fatto nel percorso di istruzione e di formazione professionale? > In quale modo? Questo sussidio di Educazione religiosa considera la religione come una importante parte della nostra cultura e della nostra vita personale e sociale. Studiare con impegno e serietà la religione significa comprendere i contenuti della nostra storia, delle espressioni dell’arte e della letteratura, della ricerca scientifica e delle realizzazioni tecnologiche. Consente, inoltre, di scoprire i fondamenti e i valori delle nostre istituzioni civili, giuridiche, economiche. È una materia che ha un’importante valenza educativa, in quanto fa esplorare i valori e le finalità che stanno alla base di buona parte dell’educazione che abbiamo ricevuta. Questo sussidio vuole costituire uno strumento di aiuto per tentare la realizzazione di questo incontro. Non pretende di portare a credere e ad aderire alla fede cristiana, ma intende far comprendere le ragioni del suo esserci e della sua influenza sulla nostra vita personale e sociale. Esso porta il titolo di Laboratorio per richiamare l’attività didattica che più caratterizza il percorso di Istruzione e Formazione Professionale. Il Laboratorio è il luogo dove il ragazzo e la ragazza sono attivi. Presentazione Coordinamento editoriale: Lia Ferrara Redazione: studiobajetta - Milano Coordinamento tecnico-grafico: Michele Pomponio Progetto grafico e impaginazione: studiobajetta - Milano Copertina: Piergiuseppe Anselmo Foto di copertina: ??? Le immagini provengono dall’Archivio SEI. I brani biblici sono tratti dalla versione ufficiale a cura della CEI © 2008 Fondazione di Religione Santi Francesco d’Assisi e Santa Caterina da Siena per gentile concessione. Il sussidio è stato readatto da Lucillo Maurizio. Roberto Romio ha collaborato per la impostazione pedagogica e didattica. © 2014 by SEI - Società Editrice Internazionale - Torino www.seieditrice.com Prima edizione: 2014 Ristampa 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 2014 2015 2016 2017 2018 Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione dell’opera o di parti di essa con qualsiasi mezzo, compresa stampa, copia fotostatica, microfilm e memorizzazione elettronica, se non espressamente autorizzata per iscritto. Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le fotocopie effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da: CLEARedi, Centro Licenze e Autorizzazioni per le Riproduzioni Editoriali, Corso di Porta Romana 108, 20122 Milano e-mail autorizzazioni@clearedi.org sito web www.clearedi.org L’Editore dichiara la propria disponibilità a regolarizzare errori di attribuzione o eventuali omissioni sui detentori di diritto di copyright non potuti reperire. Stampa: Vincenzo Bona - Torino 2 3 Non apprendono ascoltando una lezione, ma svolgendo un lavoro, misurando in esso le proprie capacità e affrontando le difficoltà e i problemi che praticamente si presentano. Il Laboratorio è anche un luogo di riflessione. Si pensa al proprio futuro di adulti. Si impara a conoscere i problemi e a cercare le soluzioni. È anche il luogo nel quale si sta accanto agli altri, dove si comunicano e si condividono i problemi. È un luogo nel quale si cresce e ci si realizza come lavoratori e come uomini e donne responsabili. Il sussidio è stato titolato Laboratorio di Nazaret, per fare esplicitamente riferimento a quel laboratorio di Giuseppe nel quale Gesù ha trascorso gran parte della sua vita, apprendendo ed esercitando un mestiere, da autentico uomo, che gli ha permesso di guadagnarsi da vivere assieme alla sua famiglia. In quel laboratorio ha potuto pensare al significato della sua vita e alla missione che il Padre gli aveva affidato. Lì ha incontrato i suoi amici, ha sentito parlare delle grandi attese del suo popolo e della figura di Giovanni il Battezzatore, e assieme agli altri ha deciso di andare a incontrarlo. Sei invitato a entrare in questo laboratorio: > per conoscere meglio quello che sei capace di essere prima ancora di quello che sei capace di fare; > per indagare i problemi della tua vita assieme ai tuoi compagni e compagne; > per confrontarti con la proposta cristiana per dare un senso alla tua vita personale, relazionale, professionale. Buon lavoro! I Nuclei tematici Esso è composto da quattro Nuclei tematici che comprendono quattro argomenti caratteristici dell’Educazione religiosa. Come è fatto il sussidio Nucleo tematico La vita adolescente 1 PER INTRODURCI Cominciamo questo percorso parlando dell’adolescente, ossia di noi stessi. Siamo certamente interessati a capire chi siamo, in un momento della vita nel quale vogliamo diventare padroni di noi stessi e, nello stesso tempo, stentiamo a capirci e ad accettarci per quello che siamo. Non ci piace affidarci al mondo degli adulti, anche se essi sono pronti a darci aiuto e sicurezza. Preferiamo rivolgerci ai ragazzi e alle ragazze della nostra età, guardare come vivono loro e prendere coraggio imitandoli nei loro atteggiamenti di fronte alla vita. L’amicizia esercita una grande attrattiva e vogliamo cercarla. Anche se è difficile trovare l’amico o l’amica vero e sincero. Diventare grandi comporta fare delle scelte, nelle quali dobbiamo mettere in gioco la nostra libertà, ma anche la nostra responsabilità. Talvolta abbiamo la tentazione di vivere spensieratamente alla giornata, ma ci rendiamo conto che siamo chiamati a creare un progetto da realizzare. LA PROPOSTA Ci proponiamo un itinerario con alcuni passaggi. Innanzitutto tenteremo di comprendere noi stessi nella condizione adolescenziale, con tutti i problemi e i conflitti che essa comporta. In seguito cercheremo di > esaminare responsabilmente il nostro desiderio di stare con gli altri, di vivere come loro, di conformarci agli stili di vita accettati; > considerare il valore dell’amicizia e le difficoltà che comporta realizzarla nella verità, nella sincerità, nell’apertura vicendevole; > analizzare le condizioni di vita nelle quali ci troviamo e operare scelte responsabili, non lasciandosi condizionare dall’ambiente che ci circonda; > assumere progressivamente un progetto di vita, basato su valori e su convinzioni. UdA 1. Chi è l’adolescente UdA 2. Gli altri preferiti UdA 3. Mai senza amici UdA 4. È necessario scegliere UdA 5. La chiamata alla vita Nucleo tematico PER INTRODURCI Nell’ambiente nel quale viviamo le ragazze e i ragazzi hanno quasi tutti fatto un’esperienza religiosa, pur con diverso impegno e partecipazione. Sappiamo che a questa età si mette in crisi tutto ciò che si è vissuto nel passato, anche la pratica religiosa. Ci sono ragazze e ragazzi che abbandonano tutto ciò che ha a che fare con la religione, e ce ne sono altri che vivono la religione con convinzione e trovano un senso in essa. La religione è anche una grande esperienza sociale e culturale. Essa ha contribuito a formare il nostro vivere insieme e ciò in cui crediamo. La religione ha assunto i grandi interrogativi che coinvolgono l’esistenza umana e ha cercato di dar loro una risposta. Nell’esprimersi la religione ha elaborato un suo linguaggio specifico che è necessario conoscere per comprenderne le manifestazioni. LA PROPOSTA Si propone di esaminare con serietà la propria esperienza religiosa e il significato che essa ha per la maturazione della persona. Si propone lo studio della religione come fenomeno che ha coinvolto tutte le società e tutte le culture. I grandi interrogativi che l’uomo si pone sono gli interrogativi anche dell’uomo religioso, che nella sua fede cerca una risposta alla portata delle sue capacità di comprensione. Il linguaggio della religione non può essere lo stesso che si usa per la realtà materiale. Riguarda ciò a cui si crede e quale senso ha l’esistenza. sNon può essere il linguaggio della descrizione e della misurazione, ma quello dell’espressione delle idee e degli affetti. UdA 6. L’esperienza della religione UdA 7. La religione nella società e nella cultura UdA 8. Gli interrogativi dell’uomo UdA 9. Il linguaggio della religione 2 La religione Nucleo tematico PER INTRODURCI Nell’UdA precedente siamo partiti dall’osservazione di una celebrazione della Messa fatta più di gesti ripetuti e seguiti per abitudine che di partecipazione viva e significativa. Si è constatato che questa celebrazione è poco invitante e risulta spesso noiosa. Eppure la celebrazione della Messa viene considerata la manifestazione centrale della fede cristiana. In essa i credenti affermano di realizzare il loro incontro con Dio, che salva e introduce nella vita nuova con Lui. I riti sono sì abituali e sempre ripetuti, ma hanno un significato. Il linguaggio religioso è difficile non solo per chi lo osserva dal di fuori; anche il credente prova difficoltà e si pone delle domande per comprendere. È proprio il credente colui che deve rendere ragione, innanzitutto a se stesso, della propria fede e di come egli la vive. Solo in un secondo tempo potrà dare spiegazione agli altri. La fede è la dimensione portante della religione cristiana. Essa vuole offrire la interpretazione di fondo dell’esistenza umana. Dire perché si esiste e dire per quale scopo si esiste. LA PROPOSTA Se la fede è così importante, perché è così difficile da comprendere? L’esperienza della scuola ci dice che ci sono tante difficoltà che, inizialmente, sembrano insuperabili. Poi, con la spiegazione e con lo studio, si riesce a entrare nella loro logica, a capirle, fino a padroneggiarle. Anche per il linguaggio religioso vale la stessa logica. È necessario essere interessati, fare lo sforzo di apprendere, attraverso l’ascolto e la riflessione. Forse non c’è interesse per la religione e ci si giustifica dicendo che è incomprensibile? Che ne pensate? Possiamo fare lo sforzo di capire in che cosa consistono la fede e la sua celebrazione nella Messa? È un invito a seguire un percorso di conoscenza e di comprensione. UdA 10. L’esperienza del male e la proposta cristiana UdA 11. Vendetta o perdono? UdA 12. La conversione UdA 13. La Parola di Dio UdA 14. Il memoriale di Gesù 3 Il significato della fede e della celebrazione cristiana Nucleo tematico UdA 15. Di o parla nella storia di un popolo UdA 16. In Gesù Cristo Dio parla a ogni uomo 4 La Bibbia Jean-Léon Gérome, Mosè sul Monte Sinai, 1895-1900, Collezione privata PER INTRODURCI La Bibbia è il testo che fonda la fede religiosa degli ebrei e dei cristiani. Esso è nato all’interno di una pluralità di esperienze storiche che si sono susseguite in oltre un millennio. A differenza delle altre culture antiche che fondano la loro religione nei miti, ossia in costruzioni immaginarie delle vicende degli dèi e degli uomini, la Bibbia fa riferimento a fatti situati nella storia, nel senso dato alla storia dagli antichi. Eventi fondamentali sono stati vissuti dal popolo ebraico e dalle prime comunità cristiane. In questi eventi i credenti hanno sentito la presenza di Dio come attore e partecipe delle vicende umane. Gli eventi sono stati interpretati e impressi nella memoria delle comunità. Sono stati trasmessi da una generazione all’altra. Hanno dato vita a racconti, a feste, a celebrazioni. Infine, affinché non se ne perdesse la memoria, sono stati messi per iscritto. LA PROPOSTA Si descrivono gli eventi di Abramo e della sua migrazione, di Mosè e della liberazione dall’Egitto, della disfatta a opera degli assiri e dei babilonesi, il sorgere dell’attesa del Messia fino alla venuta di Gesù e alla formazione della sua comunità di credenti in Lui morto e risorto. Si descrivono gli eventi fondamentali: • di Abramo e della sua peregrinazione alla ricerca di una terra dove poter vivere e della sofferta ricerca di una discendenza; • di Mosè, della sua lotta contro il faraone d'Egitto, della liberazione del suo popolo, del cammino verso la terra di libertà promessa; • della disfatta del regno ad opera degli assiri e dei neobabilonesi e dell'opera di sostegno dei profeti; • del sorgere della promessa del Messia e della lunga attesa; • della venuta di Gesù, dell'annuncio del vangelo del regno, della sua morte e risurrezione, e della nascita della comunità dei credenti in lui. 1. Si parte dal prendere in considerazione la figura dell’adolescente. Egli sente il bisogno di comprendere la propria identità, sia riflettendo su se stesso, sia confrontandosi con le ragazze e i ragazzi della sua età. 3. Considerando le difficoltà che comporta il linguaggio religioso, si analizzano i punti fondamentali della fede cristiana e della sua celebrazione. 2. Si affronta poi la religione, esplorando il suo significato per la persona e per la società umana. 4. Un’ultima parte introduce alla conoscenza della Bibbia, che è il testo su cui si fonda la fede cristiana. 4 5 Nucleo tematico 1 La vita adolescente UdA 1. Chi è l’adolescente 8 UdA 2. Gli altri preferiti 13 UdA 3. Mai senza amici 17 UdA 4. È necessario scegliere 21 UdA 5. La chiamata alla vita 25 Verifichiamo e valutiamo il cammino percorso 31 Nucleo tematico 2 La religione UdA 6 L’esperienza della religione 34 UdA 7 La religione nella società e nella cultura 40 UdA 8 Gli interrogativi dell’uomo 47 UdA 9 Il linguaggio della religione 54 Verifichiamo e valutiamo il cammino percorso 61 Nucleo tematico 3 Il significato della fede e della celebrazione cristiana UdA 10. L’esperienza del male e la proposta cristiana 64 UdA 11. Vendetta o perdono? 71 UdA 12. La conversione 79 UdA 13. La Parola di Dio 86 UdA 14. Il memoriale di Gesù 92 Verifichiamo e valutiamo il cammino percorso 99 Nucleo tematico 4 La Bibbia UdA 15. Dio parla nella storia di un popolo 102 UdA 16. In Gesù Cristo Dio parla a ogni uomo 112 Verifichiamo e valutiamo il cammino percorso 121 Parole chiave 122w Le Unità di Apprendimento Indice Ciascuna UdA costituisce un percorso che parte da un avvenimento, che fa parte dell’esperienza vissuta delle ragazze e dei ragazzi della tua età. Si tratta di esperienze che pongono degli interrogativi. L’avvenimento, perciò, non è considerato solo in quanto avviene, ma in quanto esso pone delle domande. Le domande, a loro volta, muovono alla ricerca di risposte. Per meglio mettere a fuoco la ricerca, vengono offerte delle testimonianze tratte da affermazioni di ragazze e di ragazzi che hanno vissuto il problema. Si analizzano e si esprime il proprio parere. La riflessione costituisce un primo contributo a comprendere l’interrogativo. Ad esso fa seguito il confronto con un testo di un autore che ha espresso il proprio parere sull’interrogativo. Si è poi invitati ad una riflessione personale o al lavoro di gruppo. Si giunge al confronto con un testo del Vangelo o della Bibbia per dare una risposta personale religiosa al proprio cammino di ricerca, seguito, ancora, dalla riflessione personale o dal lavoro di gruppo. Il risultato del percorso effettuato viene espresso con un compito per te. 8 UdA 9 UdA 1 1 Chi è l’adolescente Chi è l’adolescente L’AVVENIMENTO Le persone che ti incontrano ripetono sempre le stesse frasi: “Come sei cresciuto!”, “Sei diventata una donna!”. Alle volte queste espressioni danno fastidio. Sembra che gli adulti non abbiano di meglio da fare che occuparsi degli affari degli altri e trovare qualcosa da dire di loro. Però ci sono occasioni in cui essere riconosciuti come “diventati grandi” fa piacere. Specialmente se quelli che lo dicono sono persone di fronte alle quali ci teniamo ad essere ritenuti tali e non considerati più come dei bambini. Però non è un periodo tranquillo della vita. Essere diventati grandi non vuol sempre dire stare meglio. Certo, non vogliamo più saperne di quando eravamo ragazze e ragazzi "delle medie". Mai! Forse agli altri appariamo sicuri, perfino spavaldi. Diciamo che non abbiamo paura di niente. Però, se si dovesse chiedere a una ragazza o a un ragazzo di 14-15 anni di descrivere se stesso, potrebbe rispondere che si sente spesso in uno stato confusionale. Stenta a capire se stesso. Passa da momenti di entusiasmo e di voglia di vivere alla grande, a momenti di tristezza, insicurezza, scontentezza di sé. L’INTERROGATIVO È forse il caso di fermarsi a pensare? Oppure è meglio non farlo? Pensare crea ansia! È una perdita di tempo! Possiamo chiederci perché siamo così. Oppure è meglio che viviamo senza porci problemi? Ma che cosa vogliano dalla nostra vita? Oppure prendiamo la vita come viene senza porci problemi? TESTIMONIANZE Leggiamo alcune espressioni di ragazze e di ragazzi. Non so più se sono normale! Vorrei prendere mia sorella per il collo e strozzarla! Lei ha tre anni più di me. Mi considera ancora una bambina. Si vanta di avere tante amiche e amici, di divertirsi e di fare quello che vuole. Io non riesco ad avere amiche e amici; almeno quelli veri. Mi sento spesso sola e nessuno mi considera. Che sia colpa di mia sorella che mi ha sempre fatto fare la sua schiavetta? (Silvia) Ci sono giornate nelle quali sono in grande forma. Sono allegro e anche spaccone. Mi piace farmi vedere forte, raccontare cose alla grande, fare scherzi a tutti specialmente alle ragazze. Ci sono altre giornate nelle quali mi sento un niente. Non ho voglia di ridere e neanche di parlare. Mi sembra di non essere interessante. Ho paura di non farcela né a scuola né con gli altri. Se le ragazze mi guardano penso che vogliano prendermi in giro. (Daniele) ANALISI DELLE AFFERMAZIONI Ricorda che analizzare significa: • innanzitutto comprendere che cosa vuol dire chi parla; • chiedersi il perché delle sue affermazioni; • chiedersi che cosa determina il valore di quello che la persona dice. Ora analizza le affermazioni dei ragazzi riportate sopra seguendo i passaggi indicati. Esprimi poi il tuo parere. RIFLETTI Spesso capita di essere inquieti, insoddisfatti, di non riuscire ad accettare la famiglia e le condizioni di vita. Si litiga con i genitori, con le sorelle e con i fratelli. Viene voglia di chiudersi in se stessi e di non parlare con nessuno. Oppure di andarsene fuori e stare il più lontano possibile dalla famiglia. 10 Nucleo 1 La vita adolescente 11 UdA 1 Chi è l’adolescente Laboratorio per la riflessione personale o per il lavoro di gruppo Laboratorio per la riflessione personale o per il lavoro di gruppo > Ti rendi conto che non cresci solo fisicamente, ma che cambia anche il modo nel quale tu ti senti? > Vivi la vita giorno per giorno come capita, oppure rifletti su ciò che avviene? > Le esperienze nuove ti fanno sentire più consapevole e responsabile di te stesso? A CONFRONTO CON IL VANGELO Si è cominciato prendendo in considerazione la condizione dell’adolescente. Si sono messi in evidenza alcuni atteggiamenti e stati d’animo. Talvolta si può aver esagerato nell’individuare espressioni estreme. Una cosa sembra certa: non si tratta di un’età tranquilla. L’attività formativa non si interessa solo dell’addestramento professionale, ma tiene conto della persona nella scuola. Non basta essere un bravo meccanico o elettrotecnico o informatico. È necessario che il meccanico, l’elettrotecnico, l’informatico sia un vero uomo o una vera donna, capace di dare senso alla propria vita anche per mezzo della propria professione. L’IRC, assieme alle altre attività formative, intende prendere sul serio la condizione dell’adolescente. Vuole aiutare a conoscerla e a interpretarla. Vuole, soprattutto, metterla a confronto con il Vangelo per conoscere l’aiuto che esso può dare a comprendere meglio se stessi. Il Vangelo di Luca presenta l’unico episodio della vita di Gesù in un’età simile alla nostra attuale adolescenza. Al compimento dei dodici anni un ragazzo ebreo raggiungeva l’età nella quale assumeva la responsabilità della vita adulta. Pur restando legato alla propria famiglia, iniziava l’attività lavorativa normale e contribuiva al mantenimento della famiglia stessa. Il raggiungimento dei dodici anni comportava la partecipazione ai grandi eventi della vita sociale. Uno di questi era costituito dal pellegrinaggio a Gerusalemme in occasione della festa della Pasqua. Anche per Gesù è giunto il tempo di entrare nel mondo dei grandi e di partecipare al viaggio alla città santa. > Ti sembrano espressioni esagerate? > Ti ritrovi qualche volta o spesso in queste condizioni? > Che cosa dici della tua giornata? A CONFRONTO CON UN TESTO Esaminiamo le seguenti affermazioni di uno studioso italiano. Il compito specifico dell’adolescenza è la formazione dell’identità. Si tratta di un processo dinamico che permette all’adolescente di essere se stesso nel divenire. L’identità è costante nel tempo, anche se dinamica e accrescitiva. È per questo che si parla di “costruzione” dell’identità. (S. De Pieri, Identità e adolescenza, in COSPES, L’età incompiuta, Leumann 1995, p. 8) Per la comprensione del testo 1. In primo luogo si afferma che a questa età stai dando forma (identità) alla tua persona: ossia stai delineando chi sei, che cosa vuoi essere, come vuoi essere. 2. In secondo luogo si dice che questo procedimento avviene nel corso del tempo. Non si tratta di un avvenimento improvviso, che accade in un istante, ma di un procedimento esteso lungo tutta l’adolescenza; perciò in un periodo di quattro-cinque anni. 3. I termini “dinamica” e “accrescitiva” significano che la formazione dell’identità avviene in una continua trasformazione della persona e che essa cresce attraverso le diverse esperienze che si fanno. Prova ad analizzare una giornata tipo. • Al mattino mi alzo. Di che umore sono? • Riesco a fare ciò che mi è necessario tranquillamente oppure nascono subito i primi conflitti? • Uscendo da casa per andare a scuola, saluto o sbatto la porta? • Sui mezzi pubblici e per strada mi comporto “civilmente” oppure sono litigioso e scostante? • A scuola svolgo il mio lavoro oppure creo confusione e scompiglio? • Mi interessa quello che viene detto e fatto o mi disimpegno appena posso? • Il ritorno a casa è sereno o conflittuale? • Dedico tempo allo studio oppure faccio altro? • Passo gran parte del tempo fuori? • Torno a casa solo per cena e poi esco ancora fino a tardi? 12 Nucleo 1 La vita adolescente 13 Gli altri preferiti 2 L’AVVENIMENTO Il legame con la propria famiglia diventa sempre più tenue. A casa si va per mangiare e per dormire. Nella propria stanza si fanno i compiti, si ascolta musica, si fanno giochi, si naviga in internet… Qualche volta si parla con i genitori, ma non ci si scopre troppo. Se si hanno problemi, raramente si affrontano con loro. Si cerca, invece, il confronto con le proprie amiche e con i propri amici. Si ricorre a loro perché anch’essi vivono la stessa esperienza e sentono i problemi alla stessa maniera. Il confronto con loro dà una certa sicurezza. Si fa come fanno gli altri. Si ha la percezione di essere ascoltati e accolti. L’INTERROGATIVO Il rapporto con i genitori sta cambiando: quali sono gli aspetti positivi del cambiamento e quali gli aspetti negativi? Facciamone un elenco. È necessaria una rottura con la famiglia o si può instaurare un rapporto nuovo? In che modo? Il rapporto con gli amici quali vantaggi offre e quali pericoli può comportare? Facciamone una mappa. UdA Si possono immaginare l’entusiasmo e l’eccitazione per un ragazzo che esce per la prima volta dal villaggio dove è sempre vissuto e va a incontrare un mondo del quale ha sentito descrivere la grandezza e lo splendore. La curiosità e il fascino della città lo coinvolgono totalmente ed egli si immerge in questa esperienza dimenticando tutto il resto. I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. Ed egli rispose loro: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso. (Lc 2, 41-51) Per la comprensione del testo Gesù assume il suo ruolo di adulto. Partecipa com’è suo diritto e dovere al grande atto sociale della celebrazione della Pasqua. Ma il gesto che egli compie è inaspettato e sconvolgente. Lascia la sua famiglia per dedicarsi all’ascolto della Parola di Dio e ad annunciarla agli uomini del suo popolo. Inizia la manifestazione della presenza misteriosa di Dio nella sua persona. Gesù con il suo gesto afferma che ha un progetto da realizzare nella sua vita, e che esso va al di là della sua famiglia e del suo paese. Jean-Auguste- Dominique Ingres, Gesù tra i dottori, 1862, Montauban, Musée Ingres. Laboratorio per la riflessione personale o per il lavoro di gruppo Un compito per te > Che cosa ti suggerisce il gesto di Gesù? > Può costituire un esempio per la tua vita? > La tua vita richiede un superamento della famiglia? > In quale senso? Immagina di aver effettuato una scelta importante. > Come hai ragionato per prenderla? > Come l’hai presentata ai tuoi genitori? Nucleo tematico La vita adolescente 1 PER INTRODURCI Cominciamo questo percorso parlando dell’adolescente, ossia di noi stessi. Siamo certamente interessati a capire chi siamo, in un momento della vita nel quale vogliamo diventare padroni di noi stessi e, nello stesso tempo, stentiamo a capirci e ad accettarci per quello che siamo. Non ci piace affidarci al mondo degli adulti, anche se essi sono pronti a darci aiuto e sicurezza. Preferiamo rivolgerci ai ragazzi e alle ragazze della nostra età, guardare come vivono loro e prendere coraggio imitandoli nei loro atteggiamenti di fronte alla vita. L’amicizia esercita una grande attrattiva e vogliamo cercarla. Anche se è difficile trovare l’amico o l’amica vero e sincero. Diventare grandi comporta fare delle scelte, nelle quali dobbiamo mettere in gioco la nostra libertà, ma anche la nostra responsabilità. Talvolta abbiamo la tentazione di vivere spensieratamente alla giornata, ma ci rendiamo conto che siamo chiamati a creare un progetto da realizzare. LA PROPOSTA Ci proponiamo un itinerario con alcuni passaggi. Innanzitutto tenteremo di comprendere noi stessi nella condizione adolescenziale, con tutti i problemi e i conflitti che essa comporta. In seguito cercheremo di > esaminare responsabilmente il nostro desiderio di stare con gli altri, di vivere come loro, di conformarci agli stili di vita accettati; > considerare il valore dell’amicizia e le difficoltà che comporta realizzarla nella verità, nella sincerità, nell’apertura vicendevole; > analizzare le condizioni di vita nelle quali ci troviamo e operare scelte responsabili, non lasciandosi condizionare dall’ambiente che ci circonda; > assumere progressivamente un progetto di vita, basato su valori e su convinzioni. UdA 1. Chi è l’adolescente UdA 2. Gli altri preferiti UdA 3. Mai senza amici UdA 4. È necessario scegliere UdA 5. La chiamata alla vita 8 UdA 9 UdA 1 1 Chi è l’adolescente Chi è l’adolescente L’AVVENIMENTO Le persone che ti incontrano ripetono sempre le stesse frasi: “Come sei cresciuto!”, “Sei diventata una donna!”. Alle volte queste espressioni danno fastidio. Sembra che gli adulti non abbiano di meglio da fare che occuparsi degli affari degli altri e trovare qualcosa da dire di loro. Però ci sono occasioni in cui essere riconosciuti come “diventati grandi” fa piacere. Specialmente se quelli che lo dicono sono persone di fronte alle quali ci teniamo ad essere ritenuti tali e non considerati più come dei bambini. Però non è un periodo tranquillo della vita. Essere diventati grandi non vuol sempre dire stare meglio. Certo, non vogliamo più saperne di quando eravamo ragazze e ragazzi "delle medie". Mai! Forse agli altri appariamo sicuri, perfino spavaldi. Diciamo che non abbiamo paura di niente. Però, se si dovesse chiedere a una ragazza o a un ragazzo di 14-15 anni di descrivere se stesso, potrebbe rispondere che si sente spesso in uno stato confusionale. Stenta a capire se stesso. Passa da momenti di entusiasmo e di voglia di vivere alla grande, a momenti di tristezza, insicurezza, scontentezza di sé. L’INTERROGATIVO È forse il caso di fermarsi a pensare? Oppure è meglio non farlo? Pensare crea ansia! È una perdita di tempo! Possiamo chiederci perché siamo così. Oppure è meglio che viviamo senza porci problemi? Ma che cosa vogliano dalla nostra vita? Oppure prendiamo la vita come viene senza porci problemi? TESTIMONIANZE Leggiamo alcune espressioni di ragazze e di ragazzi. Non so più se sono normale! Vorrei prendere mia sorella per il collo e strozzarla! Lei ha tre anni più di me. Mi considera ancora una bambina. Si vanta di avere tante amiche e amici, di divertirsi e di fare quello che vuole. Io non riesco ad avere amiche e amici; almeno quelli veri. Mi sento spesso sola e nessuno mi considera. Che sia colpa di mia sorella che mi ha sempre fatto fare la sua schiavetta? (Silvia) Ci sono giornate nelle quali sono in grande forma. Sono allegro e anche spaccone. Mi piace farmi vedere forte, raccontare cose alla grande, fare scherzi a tutti specialmente alle ragazze. Ci sono altre giornate nelle quali mi sento un niente. Non ho voglia di ridere e neanche di parlare. Mi sembra di non essere interessante. Ho paura di non farcela né a scuola né con gli altri. Se le ragazze mi guardano penso che vogliano prendermi in giro. (Daniele) ANALISI DELLE AFFERMAZIONI Ricorda che analizzare significa: • innanzitutto comprendere che cosa vuol dire chi parla; • chiedersi il perché delle sue affermazioni; • chiedersi che cosa determina il valore di quello che la persona dice. Ora analizza le affermazioni dei ragazzi riportate sopra seguendo i passaggi indicati. Esprimi poi il tuo parere. RIFLETTI Spesso capita di essere inquieti, insoddisfatti, di non riuscire ad accettare la famiglia e le condizioni di vita. Si litiga con i genitori, con le sorelle e con i fratelli. Viene voglia di chiudersi in se stessi e di non parlare con nessuno. Oppure di andarsene fuori e stare il più lontano possibile dalla famiglia. 10 Nucleo 1 La vita adolescente 11 Chi è l’adolescente UdA 1 Laboratorio per la riflessione personale o per il lavoro di gruppo Laboratorio per la riflessione personale o per il lavoro di gruppo > Ti rendi conto che non cresci solo fisicamente, ma che cambia anche il modo nel quale tu ti senti? > Vivi la vita giorno per giorno come capita, oppure rifletti su ciò che avviene? > Le esperienze nuove ti fanno sentire più consapevole e responsabile di te stesso? A CONFRONTO CON IL VANGELO Si è cominciato prendendo in considerazione la condizione dell’adolescente. Si sono messi in evidenza alcuni atteggiamenti e stati d’animo. Talvolta si può aver esagerato nell’individuare espressioni estreme. Una cosa sembra certa: non si tratta di un’età tranquilla. L’attività formativa non si interessa solo dell’addestramento professionale, ma tiene conto della persona nella scuola. Non basta essere un bravo meccanico o elettrotecnico o informatico. È necessario che il meccanico, l’elettrotecnico, l’informatico sia un vero uomo o una vera donna, capace di dare senso alla propria vita anche per mezzo della propria professione. L’IRC, assieme alle altre attività formative, intende prendere sul serio la condizione dell’adolescente. Vuole aiutare a conoscerla e a interpretarla. Vuole, soprattutto, metterla a confronto con il Vangelo per conoscere l’aiuto che esso può dare a comprendere meglio se stessi. Il Vangelo di Luca presenta l’unico episodio della vita di Gesù in un’età simile alla nostra attuale adolescenza. Al compimento dei dodici anni un ragazzo ebreo raggiungeva l’età nella quale assumeva la responsabilità della vita adulta. Pur restando legato alla propria famiglia, iniziava l’attività lavorativa normale e contribuiva al mantenimento della famiglia stessa. Il raggiungimento dei dodici anni comportava la partecipazione ai grandi eventi della vita sociale. Uno di questi era costituito dal pellegrinaggio a Gerusalemme in occasione della festa della Pasqua. Anche per Gesù è giunto il tempo di entrare nel mondo dei grandi e di partecipare al viaggio alla città santa. > Ti sembrano espressioni esagerate? > Ti ritrovi qualche volta o spesso in queste condizioni? > Che cosa dici della tua giornata? A CONFRONTO CON UN TESTO Esaminiamo le seguenti affermazioni di uno studioso italiano. Il compito specifico dell’adolescenza è la formazione dell’identità. Si tratta di un processo dinamico che permette all’adolescente di essere se stesso nel divenire. L’identità è costante nel tempo, anche se dinamica e accrescitiva. È per questo che si parla di “costruzione” dell’identità. (S. De Pieri, Identità e adolescenza, in COSPES, L’età incompiuta, Leumann 1995, p. 8) Per la comprensione del testo 1. In primo luogo si afferma che a questa età stai dando forma (identità) alla tua persona: ossia stai delineando chi sei, che cosa vuoi essere, come vuoi essere. 2. In secondo luogo si dice che questo procedimento avviene nel corso del tempo. Non si tratta di un avvenimento improvviso, che accade in un istante, ma di un procedimento esteso lungo tutta l’adolescenza; perciò in un periodo di quattro-cinque anni. 3. I termini “dinamica” e “accrescitiva” significano che la formazione dell’identità avviene in una continua trasformazione della persona e che essa cresce attraverso le diverse esperienze che si fanno. Prova ad analizzare una giornata tipo. • Al mattino mi alzo. Di che umore sono? • Riesco a fare ciò che mi è necessario tranquillamente oppure nascono subito i primi conflitti? • Uscendo da casa per andare a scuola, saluto o sbatto la porta? • Sui mezzi pubblici e per strada mi comporto “civilmente” oppure sono litigioso e scostante? • A scuola svolgo il mio lavoro oppure creo confusione e scompiglio? • Mi interessa quello che viene detto e fatto o mi disimpegno appena posso? • Il ritorno a casa è sereno o conflittuale? • Dedico tempo allo studio oppure faccio altro? • Passo gran parte del tempo fuori? • Torno a casa solo per cena e poi esco ancora fino a tardi? 12 Nucleo 1 La vita adolescente 13 2 Gli altri preferiti L’AVVENIMENTO Il legame con la propria famiglia diventa sempre più tenue. A casa si va per mangiare e per dormire. Nella propria stanza si fanno i compiti, si ascolta musica, si fanno giochi, si naviga in internet… Qualche volta si parla con i genitori, ma non ci si scopre troppo. Se si hanno problemi, raramente si affrontano con loro. Si cerca, invece, il confronto con le proprie amiche e con i propri amici. Si ricorre a loro perché anch’essi vivono la stessa esperienza e sentono i problemi alla stessa maniera. Il confronto con loro dà una certa sicurezza. Si fa come fanno gli altri. Si ha la percezione di essere ascoltati e accolti. L’INTERROGATIVO Il rapporto con i genitori sta cambiando: quali sono gli aspetti positivi del cambiamento e quali gli aspetti negativi? Facciamone un elenco. È necessaria una rottura con la famiglia o si può instaurare un rapporto nuovo? In che modo? Il rapporto con gli amici quali vantaggi offre e quali pericoli può comportare? Facciamone una mappa. UdA Si possono immaginare l’entusiasmo e l’eccitazione per un ragazzo che esce per la prima volta dal villaggio dove è sempre vissuto e va a incontrare un mondo del quale ha sentito descrivere la grandezza e lo splendore. La curiosità e il fascino della città lo coinvolgono totalmente ed egli si immerge in questa esperienza dimenticando tutto il resto. I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. Ed egli rispose loro: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso. (Lc 2, 41-51) Per la comprensione del testo Gesù assume il suo ruolo di adulto. Partecipa com’è suo diritto e dovere al grande atto sociale della celebrazione della Pasqua. Ma il gesto che egli compie è inaspettato e sconvolgente. Lascia la sua famiglia per dedicarsi all’ascolto della Parola di Dio e ad annunciarla agli uomini del suo popolo. Inizia la manifestazione della presenza misteriosa di Dio nella sua persona. Gesù con il suo gesto afferma che ha un progetto da realizzare nella sua vita, e che esso va al di là della sua famiglia e del suo paese. Jean-Auguste- Dominique Ingres, Gesù tra i dottori, 1862, Montauban, Musée Ingres. Laboratorio per la riflessione personale o per il lavoro di gruppo Un compito per te > Che cosa ti suggerisce il gesto di Gesù? > Può costituire un esempio per la tua vita? > La tua vita richiede un superamento della famiglia? > In quale senso? Immagina di aver effettuato una scelta importante. > Come hai ragionato per prenderla? > Come l’hai presentata ai tuoi genitori? 14 Nucleo 1 La vita adolescente 15 UdA 2 Laboratorio per la riflessione personale o per il lavoro di gruppo Laboratorio per la riflessione personale o per il lavoro di gruppo Gli altri preferiti A CONFRONTO CON UN TESTO Una studiosa dei problemi adolescenziali offre questa considerazione. Il gruppo dei pari è […] come un laboratorio sociale nel quale il ragazzo e la ragazza possono sperimentare scelte e comportamenti autonomi; i coetanei vengono identificati come il più importante oggetto di confronto […] le relazioni amicali offrono all’adolescente molteplici opportunità per conoscere le strategie che gli altri usano per affrontare problemi simili a quelli in cui si sente impegnato […] per esplorare nuovi spazi e per valutare in modo autonomo, al di là del controllo degli adulti, il proprio comportamento e le proprie scelte. (Maria Luisa Pombeni in Psicologia dell’adolescenza, Bologna, Il Mulino, 1991, pp. 225 ss.) > I genitori possono ancora essere di aiuto? > Fino a che punto? > Quali difficoltà si incontrano nel parlare dei propri problemi con i genitori? > Rivolgersi ai propri compagni e amici può dare veramente sicurezza? > Quale limite può avere il parere degli amici? > Che cosa si intende per “gruppo dei pari”? > In che senso si parla di “laboratorio sociale”? > Perché i coetanei costituiscono il più importante elemento di confronto? A CONFRONTO CON IL VANGELO Il Vangelo non è un manuale di formule che dà le soluzioni ai problemi della vita. Esso presenta Gesù di fronte a situazioni concrete di vita. Dal suo comportamento e dalle sue parole possiamo ricavare degli orientamenti per le nostre scelte. Gesù, nell’evento del suo battesimo, ha una manifestazione di Dio Padre che lo proclama suo Figlio e gli invia il suo Spirito Santo perché egli cominci la sua vita di annunciatore del Regno di Dio. Da quel momento Gesù lascia la sua casa, sua madre e i suoi parenti, diventa un maestro che si muove da un villaggio all’altro della Galilea, parla alla gente, compie guarigioni, riunisce attorno a sé un gruppo di discepoli che vivono con lui. La scelta di Gesù impensierisce la sua famiglia. Come mai è così cambiato? Non sarà mica uscito di senno? È il caso di lasciarlo fare o bisogna costringerlo a ritornare a casa tra i suoi? Gesù seguito da una moltitudine di discepoli, miniatura araba del XVII secolo. TESTIMONIANZE Io ho parecchi amici con i quali mi trovo bene, perché posso parlare dei miei problemi, perché so che possono aiutarmi. Mi considero alla pari, al loro livello, ci aiutiamo a vicenda, siamo uniti, siamo alla pari. Non sono né io migliore di loro, né loro migliori di me. (Guido) L’amicizia, secondo me, è alla base dell’adolescente, perché l’adolescente si sente spesso insicuro, sente un senso di timore di fronte alla vita che non sa come affrontare. I genitori sono un’entità troppo lontana per poter chiedere a loro un aiuto, e quindi l’amico è uno che vive con te la stessa esperienza, è uno che ti può arricchire e che tu puoi arricchire. Per questo, secondo me, l’amicizia è fondamentale. Io ho molti amici con i quali posso parlare e condividere esperienze, confidando nell'aiuto reciproco. (Margherita) ANALISI DELLE AFFERMAZIONI Quali aspetti del rapporto con gli altri vengono messi in evidenza? Perché si parla di sicurezza? Che cosa danno gli amici che i genitori non possono dare? Esprimi il tuo parere. RIFLETTI Man mano che cresciamo ci rendiamo conto che la vita è nelle nostre mani. Gli altri, anche i genitori, non possono viverla al nostro posto. Però ci accorgiamo anche che non sempre è facile gestire da soli la propria vita. Non sempre siamo capaci di risolvere i problemi che si presentano. È necessario fare delle domande per capire le difficoltà che si incontrano. E c’è bisogno di trovare delle risposte da parte di persone delle quali ci si può fidare. 16 Nucleo 1 La vita adolescente 17 Questi pensieri preoccupano i suoi, che decidono di andarlo a cercare e di riportarlo a casa. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: “È fuori di sé”. […] Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: “Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano”. Ma egli rispose: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”.Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre”. (Mc 3, 21, 31-35) Per la comprensione del testo Gesù si trova di fronte a due esigenze: realizzare il progetto che Dio Padre gli ha affidato e onorare il rapporto con la sua famiglia come esige il suo amore di figlio. La sua decisione è di realizzare il suo progetto di vita e di estendere a tutti quelli che stanno con lui il rapporto affettivo di una nuova e grande famiglia. UdA 3 Mai senza amici L’AVVENIMENTO Il rapporto con i coetanei non è fatto solo di confronto sui problemi che sorgono, di ricerca di sicurezza nei momenti di incertezza e di confusione. Non è fatto solo di discussione per decidere su che cosa si vuol fare. Esso è anche fatto di affettività; di star bene insieme; di comprensione e di aiuto vicendevole. Basta mettersi vicini di banco o incontrarsi all’entrata della scuola e subito scatta un rapporto di comunicazione. Si parla facilmente di quello che succede in classe, del rapporto con gli insegnanti, delle paure delle interrogazioni. Inizialmente si è un po’ superficiali e non ci si scopre più di tanto, poi si passa alla confidenza, al trasmettere i propri sentimenti o le proprie paure. Si può dire che la cosa che più piace a scuola è trovare tanta gente simpatica e divertirsi a stare insieme. L’INTERROGATIVO Pensate che il bisogno di amicizia sia molto importante? Perché? Perché si dice che si sta bene con gli altri? Che cosa ci si aspetta dalla confidenza? Ci sono difficoltà nell’instaurare veramente un’amicizia? Quali? Laboratorio per la riflessione personale o per il lavoro di gruppo > Quale suggerimento possiamo ricavare per valutare il nostro rapporto con la famiglia e quello con gli amici? > Genitori e amici si trovano su due fronti contrari oppure no? > Quale valore viene suggerito dall’atteggiamento di Gesù? Un compito per te > Come si può spiegare ai genitori il proprio bisogno di stare con gli altri?

Dossier "Istruzione e Formazione Professionale" (IeFP)

Autore: 
CNOS-FAP
Categoria pubblicazione: 
Fuori collana
Anno: 
2014
Numero pagine: 
74
Dossier “Istruzione e Formazione Professionale” (IeFP) Aggiornato a Settembre 2014 A cura del CNOS-FAP 3 SOMMARIO 1. VISIONE DI INSIEME DEL SISTEMA DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE p. 5 2. IEFP: ASPETTI QUALI-QUANTITATIVI p. 25 3. IEFP: ASPETTI TEMATICI p. 41 4. ALCUNE PROPOSTE PER POTENZIARE L’OFFERTA DI IEFP p. 69 INDICE p. 73 5 1. VISIONE DI INSIEME DEL SISTEMA DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE 1.1. Il sistema di Istruzione e Formazione vigente 1.1.1. I principali orientamenti europei in materia di Istruzione e Formazione È utile distinguere i due periodi per richiamare i principali orientamenti europee: la “Strategia di Lisbona” (2000 - 2010) e il progetto “Europa 2020”. a. La “Strategia di Lisbona” Il 23 e 24 marzo 2000 il Consiglio europeo tenne a Lisbona (da cui l’appellativo Strategia di Lisbona) una sessione straordinaria dedicata ai temi economici e sociali dell’Unione europea. È noto l’obiettivo dichiarato: realizzare in Europa, entro il 2010, “l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale”. È nel perseguimento di tale obiettivo che vennero avviate una serie di ambiziose riforme, il cui status è stato periodicamente valutato in occasione dei Consigli europei di primavera. All’interno di questa strategia globale è stato messo il ruolo fondamentale dell’istruzione quale parte integrante delle politiche economiche e sociali, declinato, soprattutto, come attività di apprendimento lungo tutto l’arco della vita1. Per promuovere l’apprendimento permanente vennero fissati quattro rilevanti obiettivi politici trasversali: − elaborare framework nazionali che contenessero ed inquadrassero tutti i titoli e le qualifiche rilasciate ai diversi livelli, dalla scuola di base fino all’Università; − attuare delle misure per valutare e convalidare l’apprendimento non formale ed informale; − istituire sistemi di orientamento per promuovere e sostenere l’apprendimento permanente; − attuare iniziative per rafforzare la mobilità transnazionale. Dopo la focalizzazione dell’obiettivo di rendere l’istruzione e formazione in Europa un punto di riferimento a livello mondiale per il 20102 da parte del Consiglio europeo di Barcellona (2002), il Consiglio dell’Unione europea (Istruzione, Gioventù e Cultura) emanò, sempre nel 2002, a Copenaghen una Dichiarazione volta a promuovere una maggiore cooperazione in materia di Istruzione e Formazione 1 Conclusioni della presidenza, Consiglio europeo di Lisbona 23/24 marzo 2000. 2 Dichiarazione dei Ministri europei dell’Istruzione e Formazione Professionale e della Commissione europea, riuniti a Copenaghen il 29 e 30 novembre 2002. 6 Professionale. Venne pertanto introdotto il metodo della Cooperazione rafforzata nell’Istruzione e Formazione Professionale (VET) su quattro finalità, in particolare: − rafforzare la dimensione europea dell’istruzione e formazione professionale; − trasparenza, informazione, orientamento; − riconoscimento delle competenze e delle qualifiche; − garanzia della qualità. Allo scopo di attuare gli obiettivi prefissati nella strategia per lo sviluppo dell’Istruzione e Formazione Professionale individuata a Barcellona e Copenaghen, ed in sintonia con la strategia più generale di promozione dell’apprendimento permanente, il Consiglio europeo definì successivamente un programma generale per promuovere la mobilità (programma lifelong learning) ed individuò alcune aree di intervento specifico, il cui frutto furono specifiche Raccomandazioni: − lo sviluppo di un Quadro europeo per la trasparenza delle qualifiche e delle competenze (European Qualification Framework - EQF); − l’introduzione di una Metodologia per il trasferimento dei crediti per l’Istruzione e la Formazione Professionale (European Credit system for Vocational Education and Training - ECVET); − la definizione di un Quadro di riferimento per l’assicurazione della qualità (European Quality Assurcance Reference framework for Vocational Education and Training - EQAVET); − la definizione di un Quadro europeo per le competenze chiave. Inoltre, il processo di Copenaghen ha portato alla realizzazione di strumenti per facilitare la mobilità e la trasparenza delle qualifiche (Europass) e di strumenti per promuovere l’informazione e l’orientamento sulle opportunità di formazione e di carriera nell’Unione europea (portale PLOTEUS e Euroguidance network). Con l’emanazione di queste Raccomandazioni, tra la fine del 2006 e giugno del 2009, viene portato a compimento il processo politico delineato tra Lisbona e Copenaghen. Si tratta di atti non vincolanti ma fortemente impegnativi che possono modificare l’organizzazione dei sistemi scolastici e formativi nazionali, pur rimanendo questi ultimi di materia soggetta alla giurisdizione nazionale. b. Verso “Europa 2020” La Strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione è stata la risposta comune dell’Europa per affrontare le sfide della globalizzazione, del mutamento demografico e della società della conoscenza. Ma nonostante gli sforzi comuni, questi obiettivi sono stati raggiunti solo in parte e la dura crisi economica ha reso queste sfide ancora più pressanti. Per emergere dalla crisi e preparare l’Europa futura la Commissione ha proposto la “strategia 20203”. La Strategia Europa 2020 succede a quella di Lisbona, condividendone alcuni aspetti, e propone un progetto per l’economia sociale di mercato europea sulla base di tre obiettivi prioritari: 3 Comunicazione della Commissione Europa 2020, una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, Com(2010) 2020 7 − crescita intelligente, attraverso lo sviluppo di un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione; − crescita sostenibile, attraverso la promozione di un’economia a basse emissioni inquinanti, efficiente e sotto il profilo dell’impiego delle risorse e competitiva; − crescita inclusiva, attraverso la promozione di un’economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e territoriale. I progressi verso la realizzazione di questi obiettivi saranno valutati sulla base di cinque traguardi principali da raggiungere a livello di Unione europea, che gli Stati membri dovranno tradurre in obiettivi nazionali da definire in funzione delle rispettive situazioni di partenza. Nel raggiungimento di questi obiettivi l’istruzione, la formazione e l’apprendimento permanente devono avere un ruolo chiave. I cinque indicatori della strategia Europa 2020 sono: − il 75% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni deve avere un lavoro; − innalzare al 3% del PIL i livelli di investimento pubblico e privato nella ricerca e nello sviluppo; − ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 20% rispetto ai livelli del 1990 e portare al 20% la quota delle fonti di energia rinnovabili nel consumo finale di energia; − il tasso di abbandono scolastico deve essere inferiore al 10% e almeno il 40% dei giovani deve avere una laurea o un diploma; − 20 milioni di persone in meno devono essere a rischio povertà. Sono state individuate, inoltre, sette iniziative faro: l’Unione dell’innovazione; Youth on the move; un’agenda europea del digitale; un’Europa efficiente sotto il profilo delle risorse; una politica industriale per l’era della globalizzazione; un’agenda per nuove competenze per nuovi posti di lavori; la piattaforma europea contro la povertà. La Strategia “Europa 2020” è stata adottata dall’Unione Europea in occasione del Consiglio europeo dei Capi di Stato e di Governo del 17 giugno 2010. Anche nel campo formativo è stato definito un quadro strategico per la cooperazione europea nel prossimi dieci anni: ET 2020. Il programma prende le mosse dai progressi realizzati nel quadro del programma di lavoro “Istruzione e Formazione 2010” e dalla Comunicazione della Commissione europea “Nuove competenze per nuovi lavori” del 2008 che, alla luce delle previsione sull’evoluzione dell’occupazione e dei fabbisogni di competenze in Europa stimati da Cedefop fino al 23020, suggerisce agli Stati membri una strategia centrata sulla capacità di riorientare l’offerta di istruzione e formazione alla domanda delle imprese e de4i fabbisogni professionali richiesti. Il programma ET 2020 adotta il Metodo del Coordinamento aperto ed identifica quattro obiettivi: − rendere l’apprendimento permanente e la mobilità una realità concreta; − migliorare la qualità e l’efficienza dell’istruzione e della formazione; − promuovere equità, coesione sociale e cittadinanza attiva; − stimolare la creatività e l’innovazione, inclusa l’imprenditorialità, a tutti i livelli dell’istruzione e della formazione. 8 All’interno di questo rinnovato sforzo di avanzamento comune per la promozione dei sistemi di istruzione e formazione e dell’apprendimento permanente, il Consiglio dei Ministri europei per l’istruzione e la formazione ha approvato 5 nuovi obiettivi quantitativi (benchmark) da raggiungere entro il 2020: − almeno il 95% dei bambini tra i 4 e l’età di inizio della scuola primaria dovrebbero partecipare all’istruzione preelementare; − la quota di abbandoni precoci dall’istruzione e formazione dovrebbe essere inferiore al 10%; − la quota di giovani con scarse prestazioni in lettura, matematica e scienze dovrebbe essere inferiore al 15%; − la quota delle persone tra 30 e 34 anni con un titolo a livello terziario dovrebbe essere almeno il 40%; − una media di almeno il 15% di adulti dovrebbe partecipare alla formazione permanente. 1.1.2. 2° ciclo: un sistema unitario e articolato in due (sotto)sistemi Il sistema educativo di Istruzione e Formazione italiano si articola, nel secondo ciclo, in due segmenti o “(sotto)sistemi”: − quello dell’Istruzione Secondaria Superiore − quello dell’Istruzione e Formazione professionale (IeFP) Il primo, di competenza statale, comprende percorsi di durata quinquennale che si svolgono nei Licei, negli Istituti Tecnici, negli Istituti Professionali. Il secondo, di competenza regionale ma all’interno di vincoli statali (i c.d. Livelli essenziali delle Prestazioni - LEP), comprende percorsi di Istruzione e Formazione Professionale di durata triennale e quadriennale. Attualmente ci sono: − 22 percorsi formativi di durata triennale per acquisire una qualifica professionale − 21 percorsi formativi di durata quadriennale (3+1) per acquisire un diploma professionale. Dopo il 15° anno di età il giovane può optare per la via formativa dell’apprendistato per la Qualifica e il Diploma professionale. Il (sotto)sistema di IeFP, nato in forma sperimentale nel 2003 a seguito dell’approvazione della legge 53/03, è andato formalmente a regime nell’anno formativo 2011/2012 come sistema di pari dignità e parte integrante nel secondo ciclo del sistema educativo italiano di Istruzione e Formazione. 9 1.1.3. 2° ciclo: visualizzazione grafica del (sotto)sistema di IeFP 10 1.2. La IeFP nel 2° ciclo: elementi essenziali di ordinamento 1.2.1. Competenze dello Stato e competenze delle Regioni a. Competenze dello Stato Prima della Legge n. 53/03 (la c.d. riforma Moratti) esisteva la Formazione Professionale come ambito formativo parallelo (cioè al di fuori) al sistema scolastico e con finalità rivolte allo sviluppo di competenze per l’inserimento lavorativo. Con la Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 “Modifiche al Titolo V della parte seconda della Costituzione” e con la Legge 53/03 “Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale” e successiva decretazione, la vecchia Formazione Professionale lascia il posto alla «Istruzione e Formazione Professionale» (IeFP) che entra a far parte del 2° ciclo del sistema educativo di Istruzione e Formazione come suo “secondo ambito o (sotto)sistema”, con pari dignità rispetto a quello dell’Istruzione. La riforma ha avuto due effetti: − ha avviato il superamento della divisione tra la dimensione della cultura appannaggio esclusivo della scuola e quella del lavoro dominio riservato alla Formazione Professionale; − i percorsi di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP), inseriti nel secondo ciclo, assumono un’impronta educativa e culturale, oltre che professionale. Sia il sistema di Istruzione, sia quello di IeFP, infatti, condividono un unico Profilo Educativo, Culturale e Professionale4 e devono garantire un nucleo omogeneo di risultati al termine dei percorsi sulla base del principio della “equivalenza formativa”. b. Competenza delle Regioni Il Titolo V della Costituzione vigente (e anche quello in via di riforma) prevede che la IeFP rientri nelle competenze esclusive delle Regioni. Questo significa che, fissati alcuni “standard comuni” dallo Stato (i c.d. Livelli Essenziali delle Prestazioni, i LEP, definiti dal Capo III del D. Lgs. 226/05), le Regioni definiscono, con legislazione propria, il (sotto)sistema di IeFP tenendo conto delle caratteristiche e delle esigenze del territorio. Dopo l’approvazione della legge 53/03 e successiva decretazione le Regioni, quindi, con vari Accordi interistituzionali hanno progressivamente organizzato un (sotto)sistema di IeFP, prima nella forma sperimentale, dall’anno 2011/2012 messo a regime. Questo (sotto)sistema punta a: − proporre, a giovani in età compresa tra i 14 e i 18 anni, percorsi di durata triennale e quadriennale, secondo quanto previsto dal Capo III del D. Lgs. 226/05; 4 Si tratta del Profilo educativo, culturale e professionale dello studente a conclusione del secondo ciclo del sistema educativo di Istruzione e Formazione (Allegato A al D. Lgs. 226/05). 11 − permettere ai giovani di conseguire almeno una qualifica professionale entro il 18° anno di età, come indicato dall’art. 2, comma 1, lettera c della Legge 53/03; − permettere, a chi frequenta questi percorsi, di assolvere al diritto-dovere all’istruzione e alla formazione, normato dall’art. 2, comma 1, lettera c) della Legge 53/03 e all’obbligo di istruzione, elevato a 10 anni dalla legge 26.12.06, n. 296, articolo 1, comma 622; − offrire all’allievo la possibilità di proseguire la formazione nei percorsi di Formazione Superiore a carattere terziario (percorsi di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore - IFTS e percorsi di Istruzione Tecnica Superiore - ITS); − offrire una formazione adeguata per inserirsi con competenza nel mondo del lavoro e per accedere alla formazione per tutto l’arco della vita. 1.2.2. IeFP nel «Diritto – dovere all’istruzione e formazione» e nell’«Obbligo di istruzione» Il Diritto-dovere all’istruzione e formazione è stato introdotto dalla legge 53/03 ed è entrato in vigore con il D.Lgs n. 76/05. Prima della sua introduzione, in Italia esistevano: − l’obbligo scolastico, coincidente con l’obbligo di frequenza nella scuola fino al sedicesimo anno di età (15 in prima applicazione)5; − l’obbligo formativo, equivalente all’obbligo di mantenersi in un circuito formativo fino ai 18 anni, al di fuori dalla scuola (percorsi di Formazione Professionale) ed anche in situazione lavorativa (apprendistato)6. Il “Diritto - dovere all’istruzione e formazione” ha unito e superato i due obblighi precedenti, introducendo, accanto al “dovere” (corrispondente all’“obbligo”), anche il “diritto” della persona. È stata superata, così, la storica separazione tra “Istruzione” e “Formazione”. Il “Diritto-dovere all’istruzione e formazione” ha una durata di almeno dodici anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età. Esso si realizza “nelle istituzioni del primo e del secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e di formazione, costituite dalle istituzioni scolastiche e dalle istituzioni formative accreditate dalle Regioni” (art. 2, comma 1, lettera c) della Legge 53/03). Nel 2007 è stato introdotto l’obbligo di istruzione della durata di 10 anni, entrato in vigore nell’anno 2007/2008. Il nuovo obbligo: − si inserisce all’interno del “Diritto - dovere all’istruzione e formazione”; − consiste nell’acquisizione di competenze e di saperi di base che garantiscono ad ogni persona i diritti di cittadinanza attiva; 5 Legge 20 gennaio 1999, n. 9, “Disposizioni urgenti per l’elevamento dell’obbligo di istruzione”, all’art. 1, comma 1: A decorrere dall’anno scolastico 1999-2000 l’obbligo di istruzione è elevato da otto a dieci anni. L’istruzione obbligatoria è gratuita. In sede di prima applicazione, fino all’approvazione di un generale riordino del sistema scolastico e formativo, l’obbligo di istruzione ha durata novennale. Mediante programmazione da definire nel quadro del suddetto riordino, sarà introdotto l’obbligo di istruzione e formazione fino al diciottesimo anno di età, a conclusione del quale tutti i giovani possano acquisire un diploma di scuola secondaria superiore o una qualifica professionale. 6 Legge 17 maggio 1999, n. 144, art. 68: Obbligo di frequenza di attività formative. 12 − si assolve sia in un percorso scolastico (Licei, Istituti Tecnici, Istituti Professionali), sia nei percorsi di IeFP regionali. 1.2.3. Offerta scolastica e formativa dopo la scuola secondaria di 1° grado: qualifiche e diplomi professionali vigenti A normativa vigente, al giovane che ha concluso positivamente il percorso scolastico dopo la scuola secondaria di 1° grado, il sistema educativo di Istruzione e Formazione italiano permette di scegliere fra tre tipi di percorso: − un percorso scolastico, di durata quinquennale, nel Liceo, nell’Istituto tecnico o nell’Istituto Professionale, attivato da una istituzione scolastica statale o paritaria  Allo studente che termina positivamente il percorso viene rilasciato un diploma di istruzione liceale, tecnica o professionale corrispondente al IV livello EQF7. − un percorso formativo di durata triennale e/o quadriennale, nel (sotto)sistema di IeFP, attivato da istituzioni formative accreditate8 dalle Regioni (gli attuali CFP) o da Istituti Professionali accreditati dalle Regioni che intervengono in via sussidiaria e integrativa.  All’allievo che termina positivamente il percorso viene rilasciato una qualifica (dopo il percorso di durata triennale) o un diploma professionale (dopo il quarto anno) valevoli su tutto il territorio nazionale e corrispondenti, rispettivamente, al III e IV livello europeo dell’EQF (European Qualification Framework)9. − un percorso formativo, di durata triennale o quadriennale, nell’istituto dell’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, dopo il 15° anno di età.  All’allievo che termina positivamente il percorso viene rilasciato una qualifica o un diploma professionale valevoli su tutto il territorio nazionale e corrispondenti, rispettivamente, al III e IV livello europeo dell’EQF (European Qualification Framework)10. Attraverso la frequenza di percorsi formativi di durata triennale, che hanno la durata annuale di almeno 990 ore, gli allievi acquisiscono: − le competenze linguistiche, matematiche, scientifico-tecnologiche, storiche e socio-economiche, 7 Cfr. la tavola in ISFOL, Primo Rapporto italiano di referenziazione delle qualificazioni al quadro europeo EQF, libri del Fondo Sociale Europeo 2014, p. 81. 8 Manca, ancora, una terminologia univoca per definire i soggetti. Oltre a quella citata sopra è ancora diffusa, infatti, l’espressione “agenzia formativa accreditata” per indicare la medesima istituzione. Nella C.U. del 16 dicembre 2010 si è precisato che per istituzioni formative si intendono le strutture formative accreditate dalle Regioni per il diritto-dovere all’istruzione e alla formazione, ivi compreso l’assolvimento dell’obbligo di istruzione di cui al Regolamento emanato dal Ministro della P.I. n. 139/07. 9 Op. cit, p 81. 10 Op. cit. p. 81. 13 − le competenze tecnico-professionali comuni a tutti i processi produttivi (qualità, sicurezza, igiene e salvaguardia ambientale), − le competenze professionali coerenti con la figura professionale di riferimento, anche attraverso le attività pratiche di laboratorio, − esperienza nel mondo del lavoro attraverso lo stage, durante il 2° e il 3° anno, presso aziende del settore. La qualifica professionale conseguita al termine del percorso permette al giovane di: − inserirsi nel mondo del lavoro, − continuare nel 4° anno di formazione, − reinserirsi in un percorso scolastico. I percorsi formativi quadriennali permettono di acquisire un diploma professionale. Attraverso la frequenza di un percorso formativo del 4° anno, che ha la durata di almeno 990 ore, gli allievi acquisiscono: − le competenze linguistiche, matematiche, scientifico-tecnologiche, storiche e socio-economiche, − le competenze tecnico-professionali comuni a tutti i processi produttivi (qualità, sicurezza, igiene e salvaguardia ambientale), − le competenze professionali coerenti con l’indirizzo scelto, anche attraverso le attività pratiche di laboratorio, − esperienza nel mondo del lavoro attraverso lo stage o il project work presso una azienda del settore. Il Diploma professionale permette al giovane di − inserirsi nel mondo del lavoro, − continuare nella formazione superiore: un percorso di Istruzione Formazione Tecnica Superiore (IFTS) e, dopo il conseguimento del diploma di istruzione, un percorso di Istruzione Tecnica Superiore (ITS), − reinserirsi in un percorso scolastico. Il Decreto Interministeriale dell’11 novembre 2011, che ha recepito l’Accordo in sede Conferenza Stato - Regioni del 27 luglio 2011: − stabilisce la messa a regime dei percorsi di durata triennale e quadriennali finalizzati al conseguimento dei titoli di qualifica e di diploma professionale; − istituisce il Repertorio nazionale dell’offerta di IeFP per la sua spendibilità nazionale ed europea; − definisce gli standard minimi formativi relativi alle competenze di base linguistiche, matematiche, scientifiche, tecnologiche, storico-sociali ed economiche tenendo conto del Profilo educativo, culturale e professionale (D. Lgs. 226/05) e dei saperi e delle competenze relativi agli assi culturali che caratterizzano l’obbligo di istruzione (D.M. n. 139/2007); − adotta i modelli degli attestati della qualifica e del diploma professionale; − definisce le modalità per l’attestazione intermedia delle competenze acquisite dagli studenti che interrompono i percorsi formativi. Si riportano le qualifiche e i diplomi professionali vigenti: 14 Qualifiche Professionali Diplomi professionali 1. Operatore dell’abbigliamento 2. Operatore delle calzature 3. Operatore delle produzioni chimiche 4. Operatore edile 5. Operatore elettrico 6. Operatore elettronico 7. Operatore grafico Indirizzo 1: stampa e allestimento Indirizzo 2: multimedia 8. Operatore di impianti termoidraulici 9. Operatore delle lavorazioni artistiche 10. Operatore del legno 11. Operatore del montaggio e della manutenzione di imbarcazioni da diporto 12. Operatore alla riparazione dei veicoli a motore Indirizzo 1: Riparazioni parti e sistemi meccanici ed elettromeccanici dei veicolo Indirizzo 2: Riparazioni di carrozzeria 13. Operatore meccanico 14. Operatore del benessere: Indirizzo 1: Acconciatura Indirizzo 2: Estetica 15. Operatore della ristorazione Indirizzo 1: Preparazione pasti Indirizzo 2: Servizi di sala e bar 16. Operatore ai servizi di promozione e di accoglienza Indirizzo 1: strutture ricettive Indirizzo 2: Servizi del turismo 17. Operatore amministrativo 18. Operatore ai servizi di vendita 19. Operatore dei sistemi dei servizi logistici 20. Operatore della trasformazione agroalimentare 21. Operatore agricolo: Indirizzo 1: allevamento animali Indirizzo 2: Coltivazioni arboree, erbacee e ortofloricole Indirizzo 3: Silvicoltura e salvaguardia dell’ambiente 22. Operatore del mare e delle acque interne 1. Tecnico edile 2. Tecnico elettrico 3. Tecnico elettronico 4. Tecnico grafico 5. Tecnico delle lavorazioni artistiche 6. Tecnico del legno 7. Tecnico riparatore di veicoli a motore 8. Tecnico per la conduzione e la manutenzione di impianti automatizzati 9. Tecnico per l’automazione industriale 10. Tecnico dei trattamenti estetici 11. Tecnico dei servizi di sala e bar 12. Tecnico dei servizi di impresa 13. Tecnico commerciale delle vendite 14. Tecnico agricolo 15. Tecnico dei servizi di animazione turistico - sportiva e del tempo libero 16. Tecnico dell’abbigliamento 17. Tecnico dell’acconciatura 18. Tecnico di cucina 19. Tecnico di impianti termici 20. Tecnico dei servizi di promozione e accoglienza 21. Tecnico della trasformazione agroalimentare 15 1.2.4. Soggetti accreditati ad agire nel (sotto)sistema di IeFP A normativa vigente nel (sotto)sistema di IeFP agiscono: − in “via ordinaria” le istituzioni formative accreditate (storicamente i Centri di Formazione Professionale, detti anche CFP) che organizzano percorsi formativi di durata triennale o quadriennale e percorsi formativi nell’istituto dell’Apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale; − in “via sussidiaria” (cioè dove le istituzioni formative accreditate non sono attive) gli Istituti Professionali di Stato accreditati dalle Regioni. Sulla base della Intesa del 16 dicembre 2010 (Atti 129/CU) gli Istituti Professionali di Stato possono organizzare, se accreditati dalle Regioni: − una offerta sussidiaria “integrativa”: gli studenti iscritti ai percorsi quinquennali degli Istituti Professionali finalizzati all’acquisizione dei Diplomi di Istruzione professionale possono conseguire, al termine del terzo anno, anche il titolo di una Qualifica Professionale; − una offerta sussidiaria “complementare”: gli Istituti Professionali attivano classi che assumono gli standard formativi e la regolamentazione dell’ordinamento dei percorsi di IeFP, determinati da ciascuna Regione. 1.2.5. Esame di qualifica e diploma professionale a conclusione dei percorsi di IeFP Con l’anno scolastico/formativo 2013/14 si sono effettuati i primi esami di qualifica dei percorsi “a regime” di IeFP utili per l’acquisizione delle qualifiche professionali triennali, titoli professionalizzanti che hanno valore nazionale11. Questo è valso anche per i percorsi di IeFP effettuati in regime sussidiario dagli IPS. I percorsi sussidiari, infatti, sono stati formalmente avviati dall’a.s. 2011/12 a seguito della sottoscrizione dell’intesa in Conferenza Unificata del 16/12/2010 (recepita con DM 4/11) e dell’Accordo in Conferenza Stato Regioni del 27/07/2011 (recepito con DM 11 novembre 2011)12. Le modalità di svolgimento degli esami di qualifica nell’ambito dei “nuovi” percorsi IeFP rientrano tra i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) definiti dall’art. 20 del D.Lgs. 226/0513. 11 In alcune Regioni la messa a regime è stata anticipata di un anno. I primi esami non più sperimentali, pertanto, sono stati svolti nel giugno 2013. 12 Da precisare che il percorso di “Operatore del mare e delle acque interne” è stato avviato invece nel 2012/13 a seguito dell’Accordo del 19/01/2012 (recepito con DM 23 aprile 2012). 13 Cfr. art. 20 del D. Lgs. 226/05: Livelli essenziali della valutazione e certificazione delle competenze 1. Le Regioni assicurano, quali livelli essenziali riferiti alla valutazione e certificazione delle competenze: a. che gli apprendimenti e il comportamento degli studenti siano oggetto di valutazione collegiale e di certificazione, periodica e annuale, da parte dei docenti e degli esperti di cui all’articolo 19; b. che a tutti gli studenti iscritti ai percorsi sia rilasciata certificazione periodica e annuale delle competenze, che documenti il livello di raggiungimento degli obiettivi formativi; c. che, previo superamento di appositi esami, lo studente consegua la qualifica di operatore professionale con riferimento alla relativa figura professionale, a conclusione dei percorsi di durata triennale, ovvero il diploma professionale di tecnico, a conclusione dei percorsi di durata almeno quadriennale; 16 In assenza del Regolamento previsto dal comma 4, dell’art. 15 del D.Lgs. 226/05, le Regioni hanno adottato un Documento di indirizzo (20 febbraio 2014) per definire gli elementi minimi comuni per gli esami conclusivi dei percorsi di IeFP: − ammissione degli allievi frequentanti all’esame conclusivo; − composizione della Commissione; − finalità e tipologia delle prove; − configurazione della prova professionale; − modalità di accertamento; − rilascio del titolo; − periodo di svolgimento dell’esame. Il quadro che emerge da un primo monitoraggio effettuato dalla CGIL (tutte le Regioni esclusa la Valle d’Aosta e le Province Autonome di Trento e Bolzano) è “desolante” per il numero e la complessità delle disposizioni, per le divaricazioni incredibili su aspetti che riguardano la tenuta stessa del sistema nazionale di IeFP (cfr. FLC CGIL del 29 07 2014). Sono in elaborazione anche un Accordo e Linee Guida per definire le modalità di passaggio tra i sistemi di Istruzione e IeFP e viceversa. 1.2.6. Titoli rilasciati dal (sotto)sistema di IeFP. Peculiarità del “Diploma professionale” Con l’ingresso della IeFP nel sistema educativo di Istruzione e Formazione, sia le Qualifiche, sia i Diplomi professionali diventano titoli validi - al pari di quelli scolastici - per l’assolvimento dell’obbligo di istruzione (10 anni) e del diritto dovere di istruzione e formazione (12 anni). Sono spendibili e riconoscibili su tutto il territorio nazionale, perché riferiti a standard comuni, concordati tra le Regioni e approvati con Accordi Stato Regioni o in Conferenza Unificata e corrispondono a precisi livelli europei: − III livello EQF: la Qualifica professionale − IV livello EQF: il Diploma professionale14. Prima della Legge 53/03 le Qualifiche professionali rilasciate dalle Regioni avevano un valore solo territoriale e non erano equiparabili ai titoli di studio rilasciati dalla scuola. d. che, ai fini della continuità dei percorsi, di cui all’articolo 1, comma 13, il titolo conclusivo dei percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS) assuma la denominazione di «diploma professionale di tecnico superiore»; e. che nelle commissioni per gli esami di cui alla lettera c) sia assicurata la presenza dei docenti e degli esperti di cui all’articolo 19; f. che le competenze certificate siano registrate sul «libretto formativo del cittadino» di cui all’articolo 2, comma 1, lettera i), del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276. 2. Ai fini della valutazione annuale e dell’ammissione agli esami è necessaria la frequenza di almeno tre quarti della durata del percorso. 14 Cfr. il quadro di referenziazione delle qualificazioni italiane all’EQF in ISFOL, Primo Rapporto italiano di referenziazione delle qualificazioni al quadro europeo EQF, Libri del Fondo Sociale Europeo, 2014, pp. 81 - 82. 17 Peculiarità del “Diploma professionale” In forma ricorrente in Italia si torna a discutere sulla durata del secondo ciclo di studi, dopo che nel decennio scorso erano stati fatti due tentativi - purtroppo infruttuosi - per risolvere questa anomalia tutta italiana nell’ambito dei progetti di riforma del sistema educativo: quello tentato da Berlinguer nel 2001 ed il successivo provato da Moratti nel 2003. Va detto che la grande maggioranza dei Paesi con cui l’Italia si confronta rilascia il titolo di baccalaureato a 18 anni. A fronte di questo quadro, al momento, in Italia si segnalano due esperienze: a. il Decreto 4 agosto 2010 del MAE, di concerto con il MIUR, dispone che tutti i Licei italiani all’estero a decorrere dall’anno scolastico 2010/2011, statali o paritari, hanno una durata quadriennale. b. in tempi più recenti il MIUR ha autorizzato sperimentazione di percorsi liceali di durata quadriennale. La scelta della “durata quadriennale”, oltre che permettere un risparmio di risorse, è motivata anche da una diversa metodologia di fondo che mette al centro lo studente, gli fornisce le migliori risorse per stimolarne la curiosità e il coinvolgimento. Queste caratteristiche di carattere metodologiche e di durata sono già presenti in Italia nella sperimentazione del IV anno del (sotto)sistema di IeFP. Il Diploma professionale viene rilasciato a 18 anni e corrisponde al IV livello di referenziazione EQF. Questa esperienza positiva può essere tenuta presente quando si affronta il “riordino” del secondo ciclo. 1.2.7. Finanziamento vigente per il (sotto)sistema di IeFP Il finanziamento del (sotto)sistema di IeFP ha una storia particolare. Semplificando un po’ si può affermare che il fabbisogno finanziario dell’offerta di IeFP oggi è coperto: − per il 28% da trasferimenti statali − per il 42% dalle Regioni − per il 30% da risorse comunitarie. Nella presente scheda si riportano informazioni circa il finanziamento statale. • Finanziamento dell’obbligo di frequenza di attività formative L’introduzione dell’obbligo di frequenza di attività formative (Legge 17 maggio 199, n. 144) era stato accompagnato da un finanziamento ministeriale a partire dall’anno 2000. L’obbligo di frequenza di attività formative o, come più comunemente detto, “obbligo formativo” veniva finanziato con 430 miliardi di lire da parte dello Stato. La cifra veniva ripartita tra le Regioni secondo criteri stabiliti dall’art. 9 del DPR. n. 257 del 12 luglio 2000. Con l’approvazione della Legge 53/03 e la riformulazione dell’obbligo scolastico e dell’obbligo formativo nel diritto-dovere all’istruzione e formazione il finanziamento non è stato cambiato. 18 Infatti il MLPS stanziava la cifra di € 204.700.000,00 ripartiti secondo i criteri stabiliti dal citato articolo 9 del DPR. n. 257 del 12 luglio 2000. • Finanziamento dopo l’introduzione dell’obbligo di istruzione Modifiche a questa prassi sono state apportate dopo l’innalzamento dell’obbligo di istruzione15. Il finanziamento statale prevedeva, allora, − un contributo del Ministero della Pubblica Istruzione finalizzato esclusivamente all’assolvimento dell’obbligo di istruzione nei percorsi sperimentali di IeFP (80% della somma in base al numero degli studenti iscritti annualmente e 20% ai percorsi realizzati dalle istituzioni scolastiche); − un contributo del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale finalizzato alla prosecuzione dei percorsi sperimentali di IeFP. La cifra del Ministero del lavoro era di €. 202,109,570,00 (anno 2008). Il Ministero della P.I. stanziava, con provvedimento proprio, €. 40,000.000,00. La cifra verrà soppressa dopo qualche anno. • Finanziamento dall’anno 2014 (Accordo del 5 agosto 2014) A decorrere dall’anno 2014 (Accordo del 5 agosto 2014) le risorse stanziate dal solo MLPS finalizzate all’assolvimento del diritto-dovere nei percorsi di IeFP sono ripartite: − per l’80% sulla base del numero di studenti annualmente iscritti ai percorsi di IeFP realizzati dalle istituzioni formative accreditate ai sensi del Capo III del D. Lgs. 226/05; − per il 20% sulla base del numero complessivo degli studenti qualificati e diplomati in esito ai percorsi di IeFP realizzati dalle Istituzioni formative accreditate e dagli Istituti professionali di Stato in regime di sussidiarietà. Al momento della stesura del presente dossier la cifra non è nota. Va precisato tuttavia che nel tempo, oltre alla soppressione della cifra stanziata dal MIUR, anche le risorse stanziate dal MLPS hanno subito una contrazione. Nell’anno 2013 sono scese a € 189.109.570,00. 1.2.8. I percorsi formativi IFTS e ITS dopo quelli della IeFP • Accesso ai percorsi di Istruzione Formazione Tecnica Superiore (IFTS) Chi possiede un diploma di Istruzione Secondaria Superiore o un Diploma professionale di tecnico (D.Lgs. 226/05, art. 20, c. 1, lett. c) nonché l’ammissione al quinto anno dei percorsi liceali può accedere a percorsi di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS), progettati e gestiti da soggetti associati e finalizzati al rilascio di un certificato di specializzazione tecnica superiore afferente al IV livello 15 Cfr. il provvedimento del Ministro della P.I. di concerto con il Ministro del Lavoro del 29.11.2007 che: - Nell’articolo 1 disciplina la prima attuazione dell’obbligo di istruzione - Nell’articolo 2 definisce i criteri generali che devono possedere le strutture formative accreditate - Nell’articolo 3 definisce i criteri di riparto dei contributi statali - Nell’articolo 4 definisce le misure di sistema - Nell’articolo 5 apre alla possibilità di avviare percorsi e progetti sperimentali. 19 del sistema di referenziazione adottato per l’EQF. Un recente Decreto del MIUR/MLPS (7 febbraio 2013) ridefinisce i percorsi di specializzazione tecnica superiore in 20 specializzazioni. • Accesso ai percorsi di Istruzione Tecnica Superiore (ITS) Chi possiede, invece, un Diploma di Istruzione Secondaria Superiore può accedere a percorsi realizzati da Istituti Tecnici Superiori (ITS) e conseguire, alla conclusione positiva del percorso, un diploma di tecnico superiore, valido su tutto il territorio nazionale e con riferimento al V livello della classificazione comunitaria adottata per la referenziazione EQF. Una tabella di correlazione tra l’intera offerta di Istruzione e Formazione tecnica e professionale secondaria e post-secondaria e le aree economiche e professionali permette una efficace visione di insieme16. 16 Tabella tratta da MLPS, Istruzione e Formazione Professionale: una filiera professionalizzante a.f. 2012-13. Rapporto di monitoraggio delle azioni formative realizzate nell’ambito del diritto-dovere, ISFOL, dicembre 2013, pp. 15-16. 20 Tavola indicativa della correlazione tra l’offerta di IeFP e le aree economico-professionali17 - Area economica e professionale Qualifiche IeFP Diplomi IeFP Specializzazioni IFTS Istituti Tecnici Istituti Professionali 1.Agro-alimentare − Agricoltura, silvicoltura e pesca − Produzioni alimentari Operatore della trasformazione agroalimentare Operatore agricolo (allevamento animali; colti-vazioni arboree; silvicoltura e salvaguardia dell’ambiente) Operatore del mare e delle acque dolci Tecnico della trasformazione agroalimentare Tecnico agricolo AGRARIA, AGROALIMENTARE E AGROINDUSTRIA (produzioni e trasformazio-ni; viticoltura ed enologia; gestione dell’ambiente e del territorio) SERVIZI PER L’AGRICOLTURA E LO SVILUPPO RURALE 2.Manifattura e artigianato − Chimica − Estrazione, gas, petrolio, carbone, minerali e lavorazioni pietre − Vetro, ceramica e materiale da costruzione − Legno e arredo − Carta e cartotecnica − TAC e sistema moda Operatore del legno Tecnico del legno Tecniche per la realizzazione artigianale del made in Italy COSTRUZIONI, AMBIENTE E TERRITORIO PRODUZIONI ARTIGIANALI Operatore delle lavorazioni artistiche Operatore dell’abbigliamento Tecnico delle lavorazioni artistiche Tecnico dell’abbigliamento SISTEMA MODA Tessile, abbigliamento e moda, calzature e moda Operatore delle calzature Operatore delle produzioni chimiche CHIMICA, MATERIALI E BIOTECNOLOGIE (chimica e materiali, biotecnologie sanitarie, biotecnologie ambientali) 17 Elaborazione ISFOL dall’allegato B del Decreto Interministeriale sugli IFTS del 7 febbraio 2013. 21 3.Meccanica, impianti e costruzioni − Meccanica, produzione e manutenzione di macchine − Edilizia − Servizi di public utilities Tecniche di manuten-zione, riparazione e col-laudo di apparecchi e dispositivi diagnostici MANUTENZIONE E ASSISTENZA TECNICA Operatore edile Tecnico edile Tecniche di organizza-zione e gestione del cantiere edile COSTRUZIONE, AMBIENTE E TERRITORIO (geotecnica) Tecniche innovative per l’edilizia Operatore meccanico Operatore alla ripara-zione dei veicoli a motore (2 indirizzi) Tecnico riparatore dei veicoli a motore Tecniche di disegno e progettazione industriale MECCANICA, MECCATRONICA (meccanica e mecca-tronica, energia) Tecnico per l’automazione industriale Tecniche di industrializ-zazione del prodotto e del processo Operatore del montag-gio e della manuten-zione di imbarcazione a diporto Tecnico per la condu-zione e manutenzione di impianti automatizzati Tecniche di installazio-ne e manutenzione di impianti civili e industriali Tecniche per la pro-grammazione della pro-duzione e della logistica Tecniche dei sistemi di sicurezza ambientali e qualità dei processi industriali Operatore elettrico Operatore elettronico Operatore di impianti termoidraulici Tecnico elettrico Tecnico elettronico Tecnico di impianti termici Tecniche di monitorag-gio e gestione del terri-torio e dell’ambiente ELETTROTECNICA ED ELETTRONICA (elettrotecnica, elettronica, automazione) 22 4.Cultura, informazione e tecnologie informatiche − Stampa ed editoria − Servizi di informatica − Servizi telecomu-nicazioni e poste − Servizi culturali e di spettacolo Tecniche di allestimento scenico Operatore grafico (stampa e allestimento, multimedia) Tecnico grafico GRAFICA E COMUNICAZIONE Tecniche di produzione multimediale Tecniche per la pro-gettazione e gestione di database Tecniche per la sicu-rezza delle reti e dei sistemi Tecniche per la pro-gettazione e lo svilup-po di applicazioni informatiche Tecniche per l’integrazione dei sistemi e di apparati TLC Tecniche di informatica medica INFORMATICA E TELECOMUNICAZIONI (informatica, telecomunicazioni) 23 5. Servizi commerciali, trasporti e logistica − Servizi di distribu-zione commerciale − Servizi finanziari e assicurativi − Area comune: ser-vizi alle imprese Operatore di sistemi e dei servizi logistici TRASPORTI E LOGISTICA (Conduzione del mezzo, logistica) SERVIZI COMMERCIALI Operatore amministra-tivo segretariale Operatore ai servizi di vendita Tecnico commerciale delle vendite Tecnico dei servizi di impresa Tecnico per l’amministrazione economico-finanziaria AMMINISTRAZIONE FINANZA E MARKETING (relazioni internazionali per il marketing, sistemi informativi aziendali) 6. Turismo e sport − Servizi turistici − Servizi attività ri-creative e sportive Operatore della ristorazione (preparazione pasti, servizi di sala e bar) Tecnico di cucina Tecnico di servizi di sala e bar Tecniche di progetta-zione e realizzazione di processi artigianali e di trasformazione agroa-limentare con produ-zioni tipiche del terri-torio e della tradizione enogastronomica TURISMO SERVIZI PER L’ENOGASTRONOMIA E L’OSPITALITÀ ALBERGHIERA (enogastronomia, servizi di sala e vendita, accoglienza turistica) Operatore ai servizi di promozione e acco-glienza turistica (strutture ricettive, servizi del turismo) Tecnico di servizi di promozione e accoglienza Tecnico dei servizi di animazione turistico-sportiva e del tempo libero Tecniche per la pro-mozione di prodotti e servizi turistici con at-tenzione alle risorse, opportunità ed eventi del territorio 7. Servizi alla persona − Servizi socio-sanitari − Servizi di educa-zione e formazione − Servizi alla persona Operatore del benessere Tecnico trattamenti estetici Tecnico dell’acconciatura SERVIZI SOCIO-SANITARI 25 2. IEFP: ASPETTI QUALI-QUANTITATIVI 2.1. “Iscritti” nel (sotto)sistema di IeFP: una crescita rapida ma non in tutte le Regioni a. “Iscritti” totali oggi Oggi la IeFP conta più di 300 mila iscritti se si includono anche i quarti anni18: +18% di iscritti rispetto all’anno 2011/2012 e + 52% rispetto all’anno 2010/2011. Gli oltre 300 mila iscritti sono l’11,4% del totale degli studenti dell’Istruzione Secondaria di II grado (cfr. Tab.1). Tab. 1: b. “Iscritti” suddivisi tra IF e IPS accreditati Nel primo periodo della sperimentazione gli iscritti erano nella quasi totalità presso le istituzioni formative accreditate. Nell’anno formativo 2009/2010 la maggior parte degli iscritti al primo anno frequentava una istituzione formativa (60,9%). Dall’anno 2011/2012 anche gli Istituti professionali di Stato, accreditati dalle Regioni, hanno avviato percorsi formativi triennali. Il MLPS, nell’ultimo rapporto di Monitoraggio, riporta i dati aggiornati al 2012/201319:  290.619 iscritti ai percorsi formativi triennali di cui: o 127.992 iscritti presso le istituzioni formative accreditate; o 162.627 presso gli Istituti Professionali accreditati. 18 MLPS, Istruzione e Formazione Professionale: una filiera professionalizzante, a.f. 2012/2013. Rapporto di monitoraggio delle azioni formative realizzate nell’ambito del diritto-dovere, ISFOL p.7. 19 MLPS, cit. p. 7-8. 26  9.471 iscritti al percorso formativi del IV anno di cui: o 8.181 iscritti presso le istituzioni formative accreditate; o 1.290 iscritti presso le scuole. c. “Iscritti” e “percorsi” suddivisi per Regioni (nelle IF e negli IPS) Note sulle tabelle 2 e 3 riportate nelle pagine successive: • Circa gli iscritti: le quattro Regioni con il maggior numero di iscritti risultano essere Lombardia, Sicilia, Piemonte e Puglia, che da sole coprono il 45,1% dell’offerta. Il 56% degli iscritti dell’a.f. 2012/13 frequenta le istituzioni scolastiche. • Circa i percorsi: le tre Regioni con il maggior numero di percorsi attivati risultano essere Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna. Insieme fanno il 35% del totale dei percorsi. • Circa i soggetti: Soprattutto nel Nord (in misura significativa anche nel Lazio e in Sicilia) c’è, ancora oggi, un sistema plurale ove agiscono istituzioni formative accreditate e Istituti Professionali di Stato in via sussidiaria. Al Centro e al Sud Italia è avvenuta, invece, una progressiva contrazione dell’offerta erogata dalle istituzioni formative accreditate a favore della sola offerta scolastica: dal 35,5% dell’anno formativo 2003/2004 l’offerta è passata all’11/6%del 2012/2013. 27 Tab.2: “Iscritti” nella IeFP per Regione, per anno e per istituzione educativa scelta – a.f. 2012/201320 Regioni Totale iscritti a.f. 2012-13 Di cui c/o Istituzioni formative Di cui c/o Istituzioni scolastiche Di cui iscritti I anno Di cui iscritti II anno Di cui iscritti III anno Piemonte 25.827 15.587 10.240 12.403 10.384 3.040 Valle D’Aosta 643 203 440 190 260 193 Lombardia 52.069 39.184 12.885 20.187 17.079 14.803 Bolzano 5.276 5.276 0 2.487 1.580 1.209 Trento 4.864 4.864 0 1.648 1.587 1.629 Veneto 21.598 20.052 1.546 8.156 7.401 6.041 Friuli Venezia Giulia 4.263 3.924 339 1.602 1.637 1.024 Liguria 5.576 2.058 3.518 2.602 2.075 899 Emilia Romagna 21.741 7.335 14.406 7.957 10.163 3.621 Toscana 18.399 2.750 15.649 6.345 6.030 6.024 Umbria 3.124 139 2.985 1.557 1.428 139 Marche 9.012 432 8.580 3.381 3.020 2.611 Lazio 21.765 10.316 11.449 8.112 7.190 6.463 Abruzzo 5.244 473 4.771 2.090 1.666 1.488 Molise 795 99 696 371 236 188 Campania 23.515 0 23.515 9.809 8.225 5.481 Puglia 24.403 2.272 22.131 9.677 7.896 6.830 Basilicata 1.834 60 1.774 918 856 60 Calabria 11.893 2.047 9.846 2.780* 2.700 6.413 Sicilia 28.778 10.921 17.857 14.650 11.320 2.808 Sardegna 0 0 0 0 0 0 ---------------- ---------------- ---------------- ---------------- ---------------- ---------------- ---------------- Nord-Est 57.742 41.451 16.291 21.850 22.368 13.524 Nord Ovest Centro 84.115 52.300 57.032 13.637 27.083 38.663 35.382 19.395 29.798 17.668 18.935 15.237 Sud 66.006 4.951 61.055 25.645* 21.579 20.460 Isole 28.778 10.921 17.857 14.650 11.320 2.808 Totale 290.619 127.992 162.627 116.922* 102.733 70.964 20 MLPS, cit. p. 33. 28 Tab.3: “Percorsi” di IeFP per Regione e per istituzione educativa – a.f. 2011/12 e 2012/201321 Regioni Totale percorsi a.f. 2012-13 Di cui c/o Istituzioni formative Di cui c/o Istituzioni scolastiche Totale percorsi a.f. 2011-12 scarto tra 2012-13 e 2011-12 (v.a.) Piemonte 1.216 742 474 1.135 7,1 Valle D’Aosta 30 12 18 32 - 6,3 Lombardia 2.499 1.937 562 2.333 7,1 Bolzano 295 295 0 135 118,5 Trento 239 239 0 137 74,5 Veneto 1.025 955 70 994 3,1 Friuli Venezia Giulia 269 247 22 294 - 8,5 Liguria 267 109 158 112 138,4 Emilia Romagna 1.176 373 803 890 32,1 Toscana 879 152 727 699 25,8 Umbria 165 13 152 105 57,1 Marche 443 23 420 296 49,7 Lazio 975 449 526 465 109,7 Abruzzo 245 28 217 126 94,4 Molise 37 8 29 9 311,1 Campania 1.079 0 1.079 465 132,0 Puglia 1.146 118 1.028 1.326 -13,6 Basilicata 117 31 86 124 - 5,6 Calabria 633 127 506 570 11,1 Sicilia 1.243 509 734 697 78,3 Sardegna 0 0 0 145 -100,0 ------------------ Nord-Ovest ------------------ 4.012 ------------------ 2.800 ------------------ 1.212 ---------------- 3.612 ----------------- 11,1 Nord-Est 3.004 2.109 895 2.450 22,6 Centro 2.462 637 1.825 1.565 57,3 Sud 3.257 312 2.945 2.620 24,3 Isole 1.243 509 734 842 47,6 Totale 13.978 6.367 7.611 11.089 26,1 21 MLPS, cit. p. 32 29 d. Gli “iscritti” nelle regioni del SUD Malgrado sia ormai consolidato in varie parti del Paese un sistema educativo pubblico allargato, nel Sud la scelta è pressoché unica sulla scuola, anche quando un numero significativo di giovani si iscrive senza frequentare (cft. Tab. 4). Tab. 4: percentuale di allievi del 1° anno nelle istituzioni formative accreditate nel Meridione d’Italia a.f. 2003/2004 – 2012/2013. 2.2. Tre obiettivi messi a segno dal (sotto)sistema di IeFP a. Uno strumento efficace per combattere la dispersione scolastica Obiettivo europeo in ET 2020 Come noto, Europa 2020, ha individuato l’obiettivo di puntare ad avere la soglia degli abbandoni precoci dall’istruzione e formazione al di sotto del 10%. La situazione italiana? ISTAT fotografa la seguente situazione: il tasso di abbandono scolastico in Italia è del 17,6%, molto alto rispetto alla media dei 28 Paesi dell’Ue, scesa al 12,7% e all’obiettivo da raggiungere nel 2020, il 10%. L’Italia, con questa percentuale di dispersione è in compagnia della spagna (24,9%), Malta (22,6%) e il Portogallo (20,8%). La media nazionale si aggrava in particolari Regioni italiane, soprattutto nelle Regioni meridionali. I rimedi finora adottati I principali interventi di carattere generale svolti contro l’abbandono scolastico negli ultimi anni sono stati realizzati con i Piani Operatovi Nazionali (PON) per le scuole statali. Ad una prima valutazione svolta dal MIUR (2007) risulta che i risultati “non sono all’altezza delle aspettative sia per i dati sulle promozioni, che sulle votazioni e 30 sulle assenze, dimostrando che sono necessari tempi lunghi e cambiamenti profondi per vedere effetti delle azioni intraprese, speso estemporanee e frammentarie”22. Dai cenni riportati emerge chiaramente che la IeFP non appare tra gli strumenti efficaci per combattere la dispersione scolastica. Eppure in Italia la IeFP è un efficace strumento antidispersione. Ad affermarlo con abbondanza di dati è l’ISFOL23 richiamando l’attenzione su due aspetti: - la IeFP delle istituzioni formative si è rivelata capace di intercettare molti giovani che nel transito dal 1° al 2° ciclo della scuola secondaria superiore più facilmente si disperdono, soprattutto tra gli iscritti degli Istituti Professionali. - le istituzioni formative si sono rivelate in questi anni più efficaci nel recupero della dispersione scolastica, nella motivazione/rimotivazione allo studio, nell’efficacia formativa e nella creazione di opportunità occupazionali rispetto agli interventi degli Istituti Professionali Peraltro molti dei giovani che abbandonano i percorsi vengono successivamente “recuperati” all’interno del sistema della Istruzione e Formazione Professionale, dal 2010-11 filiera ordinamentale del sistema educativo nazionale. I percorsi IeFP risultano infatti particolarmente appetibili per utenze caratterizzate da stili cognitivi legati all’operatività e che necessitano di azioni di supporto e di accompagnamento. Coloro che hanno frequentato un percorso IeFP all’interno delle Istituzioni formative accreditate forniscono feedback significativi in termini di gradimento. Un aspetto di particolare interesse di tali percorsi consiste nella presenza di esperienze di lavoro (stage, laboratori, lavoro per progetti) assai più utilizzate di quanto avvenga nei percorsi scolastici del secondo ciclo. Le esperienze collegate alla sfera del “saper fare” costituiscono un elemento particolarmente efficace nel motivare e coinvolgere gli allievi, anche in vista di una applicazione pratica delle competenze acquisite. Le metodologie didattiche attive e le misure di accompagnamento all’utenza contribuiscono ad accrescere l’attrattività della filiera ed il successo formativo degli allievi, a cui si accompagnano, di norma, buoni esiti occupazionali. Infatti, a 3 anni dalla qualifica, risulta aver trovato il primo impiego il 50% dei qualificati in esito ai percorsi triennali, con risultati migliori degli allievi dei Centri accreditati rispetto a quelli provenienti dai percorsi IeFP svolti a scuola. Tuttavia buona parte della popolazione in fase di scelta formativa (e della popolazione in generale) sembra non conoscere la filiera IeFP, venendone in contatto solo dopo uno o più insuccessi formativi. b. Una offerta che passa dal “ripiego” alla “scelta vocazionale” Tradizionalmente la vecchia Formazione Professionale prima, la IeFP agli inizi è stata percepita come una proposta per quei giovani che non avevano particolari motivazioni a proseguire negli studi, una proposta di “ripiego”, dunque. 22 MIUR, La ricerca continua. La dispersione scolastica nelle regioni del Mezzogiorno d’Italia: l’esperienza dei PON, 2007. 23 ISFOL, Audizione dell’ISFOL presso la VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati in occasione dell’indagine conoscitiva sulle strategie per contrastare la dispersione scolastica, 10 giugno 2014. 31 Lo conferma ancora il dato ISFOL che il 73% degli allievi della IeFP, nel 2011, aveva avuto una iscrizione in una scuola secondaria superiore. Tuttavia in questi anni si è manifestato il fenomeno che, là dove le Regioni hanno permesso ai giovani e alle famiglie di scegliere dopo la conclusione positiva della scuola secondaria di primo grado, questa scelta sia diventata per molti “scelta vocazionale ordinaria”: La quota di iscritti che ha scelto la IeFP come prima scelta è, come minimo, pari al 46,2% corrispondente alla percentuale di 14enni al primo anno24. Le Regioni che hanno favorito questo processo sono state: Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sicilia, Province autonome di Trento e Bolzano, Veneto e, con modalità particolari, in Emilia Romagna. c. Una IeFP capace di essere “inclusiva” Sempre sulla base del Monitoraggio ISFOL 201325 il (sotto)sistema di IeFP appare come il segmento più inclusivo del Sistema educativo di Istruzione e Formazione italiano: la percentuale di stranieri è più altra nella IeFP (15,5%) che in tutta l’Istruzione secondaria di 2° grado (6,6%) e, in particolare, nell’Istruzione Professionale (12,6%). Così pure la percentuale degli allievi con disabilità sul totale degli iscritti è del 7% nella IeFP, quasi doppia rispetto a quella delle scuole secondarie di II grado (3,9%). 2.3. Un (sotto)sistema che a. Crea “occupazione” ISFOL, per conto del MLPS, ha realizzato in questi anni due indagini sugli esiti occupazionali dei giovani che frequentano la IeFP.  La prima indagine nazionale26 La prima indagine nazionale sugli esiti formativi e occupazionali è stata effettuata negli anni 2010/2011 su un campione nazionale di 3.600 giovani qualificati nell’a.s.f. 2006/2007 nei percorsi triennali a titolarità istituzione formativa e istituzione scolastica. Si riporta, per brevità, il testo del Comunicato Stampa, rinviando al testo per l’approfondimento: I percorsi triennali di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) sono un importante canale di accesso al mercato del lavoro: già a 3 mesi dal conseguimento della qualifica un giovane su due ha trovato il suo primo impiego e dopo tre anni la quota degli occupati sale al 59%. L’IeFP è anche un valido strumento per stimolare la prosecuzione degli studi. 24 MLPS, Istruzione e Formazione Professionale: una filiera professionalizzante. a.f. 2012-2013. Rapporto di monitoraggio delle azioni formative realizzate nell’ambito del diritto-dovere, ISFOL 2013. 25 MLPS, I percorsi di IeFP tra inclusione, lavoro e cittadinanza attiva. Gli allievi di origine straniera nella IeFP: percorsi, inclusione e occupabilità. Sintesi dei principali risultati, ISFOL, 21 maggio 2014. 26 ISFOL, Gli esiti formativi e occupazionali dei percorsi triennali. Seminario ISFOL dalla formazione al lavoro, 22 giugno 2011. 32 Al termine del percorso un terzo dei partecipanti decide di svolgere un’altra esperienza formativa e dopo 3 anni un giovane su dieci sta ancora studiando. È quanto emerge da un’indagine dell’Isfol, avviata nel luglio 2010 e terminata a febbraio di quest’anno. Lo studio ha analizzato la situazione lavorativa di un ampio campione di giovani, intervistati a 3 anni dall’acquisizione della qualifica. Coloro che si iscrivono all’istruzione e formazione professionale, provengono soprattutto da famiglie di estrazione operaia (55%). I loro genitori hanno solitamente un titolo di studio che non supera la licenza media (61%): “L’IeFP ricopre quindi un ruolo fondamentale nel favorire l’occupazione dei giovani - ha dichiarato il presidente dell’Isfol Sergio Trevisanato - ed ha anche, ma non solo, una rilevante funzione di recupero per i ragazzi con carriere scolastiche non lineari, demotivati e con una condizione socio-culturale caratterizzata spesso da disagio e a forte rischio di esclusione sociale. A questi giovani viene facilitata una professionalizzazione mirata ad un buon inserimento professionale che non esclude una rimotivazione verso l’apprendimento”. Tra coloro che risultano occupati al momento dell’intervista (il 64% dei maschi e il 52% delle femmine) ben il 60% dichiara di svolgere un’occupazione perfettamente coerente con il proprio percorso formativo. Si tratta, inoltre, in gran parte di lavoro dipendente (87%), mentre solo l’8% è autonomo e il 5% ha un contratto di collaborazione. Tra i lavoratori dipendenti il contratto più diffuso è quello di apprendistato (36%), segue il contratto a tempo indeterminato (33%) e a tempo determinato (25%). Per quanto riguarda la distribuzione per aree geografiche, il tipo di contratto più diffuso nelle Regioni del Nord e del Centro è l’apprendistato, nel Sud invece è il contratto a tempo indeterminato. Tra chi ha proseguito gli studi subito dopo la qualifica, il 68% ha scelto il IV anno dei percorsi IeFP, il 9% corsi post-diploma o post-qualifica e il 18,5% la scuola superiore. Dall’indagine è emersa una maggiore performance da parte delle agenzie formative, sia nel grado di soddisfazione da parte dei giovani sia sotto il profilo degli esiti occupazionali. Ad un anno della qualifica il 70% dei ragazzi provenienti dalle agenzie formative ha trovato un primo lavoro (85% dopo due anni) contro il 50% di quelli provenienti dalle scuole (78% dopo due anni). Questa disparità si riscontra anche in merito allo stage, di cui risultano più soddisfatti i giovani provenienti dagli enti rispetto a quelli degli istituti scolatici.  La seconda indagine nazionale27 La seconda indagine nazionale si riferisce ad un periodo più difficile rispetto a quello precedente. Terminata nel 2013, l’indagine ha coinvolto un campione nazionale di 5.000 qualificati nei percorsi triennali di IeFP nell’a.s.f. 2008/09. I giovani qualificati sono stati intervistati a più di 3 anni dalla qualifica professionale, al fine di controllare la variabile “occasionalità” del primo inserimento nel mercato del lavoro e rilevare condizioni lavorative possibilmente più strutturate.  Elementi generali che emergono dall’Indagine: 27 ISFOL, I percorsi di IeFP tra inclusione, lavoro e cittadinanza attiva. Occupati dalla formazione. Seconda indagine nazionale sugli esiti occupazionali dei qualificati nei percorsi di IeFP, 21 maggio 2014. 33 Questa indagine rappresenta la II edizione di quella conclusa nel 2011 sugli esiti dei qualificati nell’a.s.f. 2006/2007, realizzata quindi in uno scenario nazionale di pre-crisi. La comparazione dei risultati tiene quindi conto delle attuali difficoltà lavorative dei giovani nel nostro Paese, i cui tassi di disoccupazione sono notoriamente allarmanti (nell’ultimo trimestre 2013, il tasso di disoccupazione dei 15-24enni era pari al 41,6%, in aumento di circa 3 punti percentuali rispetto all’inizio dello stesso anno). Se i risultati della prima indagine rappresentavano, infatti, una situazione molto positiva per i giovani in uscita dai percorsi di IeFP, sia per quanto riguardava l’inserimento lavorativo sia per il recupero dell’apprendimento, la fotografia attuale rimanda ad un quadro di maggiore e diffusa fragilità sul versante lavoro. Tuttavia, emerge con forza anche la maggiore “tenuta” riguardo all’inserimento dei qualificati in uscita dai Centri accreditati rispetto a quelli delle scuole. Come si vedrà dal presente contributo, la variabile “tipologia di istituzione formativa” (agenzia/scuola), insieme a quella “area geografica”, rappresentano un connubio che incide più fortemente nel determinare migliori performance lavorative, nonché un più alto grado di soddisfazione sia rispetto all’attività lavorativa sia all’esperienza formativa realizzata. L’identikit del campione di qualificati rispecchia il quadro di una filiera ad utenza per lo più maschile (57%), italiana (90%), residente nel Nord Italia (78, 5%) e proveniente per il 70% dalle agenzie formative. Rispetto al background socio-culturale il 60% dei giovani appartiene a famiglie con bassi livelli di istruzione e il 50% a famiglie di estrazione operaia. Per quanto riguarda l’esperienza della ex scuola media si rileva un aumento, rispetto alla indagine precedente, della quota di giovani fuoriusciti dall’esame di stato con un giudizio superiore a “sufficiente” (il 64% contro il 55,5% della prima indagine), come pure la quota di giovani (38%) che si è iscritto ai percorsi di IeFP direttamente dopo la ex scuola media. Tale quadro conferma, quindi, la natura di percorsi che, pur essendo tradizionalmente efficaci con una utenza debole dal punto di vista socio-culturale, riescono sempre più ad attrarre giovani che invece li scelgono per “vocazione” immediatamente dopo il I ciclo di istruzione28.  Alcuni dati sugli aspetti occupazionali: il 50% dei giovani risulta occupato (contro il 59% della precedente indagine) e il 42,1% disoccupato, con una quota del 23,5% di ex lavoratori che hanno perso il lavoro e il 18,6% di giovani in cerca di occupazione che non hanno lavorato prima, rappresentando questi ultimi il doppio rispetto alla indagine del 2011. I giovani in formazione risultano il 6,6% (contro il 9,7 della indagine 2011), mentre cala il numero degli inattivi (1,3%) che nella precedente indagine erano il 4%. Analizzando in modo più dettagliato la condizione degli occupati, risulta evidente come la crisi economica in atto in Italia e negli altri Paesi abbia avuto un pesante impatto sul mercato del lavoro e, di conseguenza, anche sulle potenzialità occupazionali espresse dalle diverse filiere formative, inclusi i percorsi di IeFP. Tuttavia i dati sugli esiti mostrano migliori performance occupazionali da parte delle agenzie formative i cui qualificati sembrano inserirsi più facilmente nel mondo del lavoro (55%) rispetto a quelli delle scuole (38%), che tendono invece a continuare gli studi più facilmente anche perché inseriti in prevalenza in un ciclo quinquennale. 28 ISFOL, cit, 21 maggio 2014, p. 3 e ss. 34 La condizione dei qualificati che risulta dall’incrocio tra le variabili “struttura formativa/area geografica” (tab. sotto riportata) mostra come il vantaggio competitivo di conseguire la qualifica professionale in un’agenzia, piuttosto che in una scuola sia più alto al Nord. Ciò sembra essere legato alla maggiore capacità delle agenzie del Nord di connettersi con i fabbisogni del tessuto produttivo locale. Se si considera infatti la stessa area geografica, ovvero le regioni del Nord, le agenzie formative favoriscono migliori sbocchi occupazionali rispetto al contesto scolastico, mentre al Sud la variabile “istituzione formativa” sembra non presentare alcuna incidenza. Si conferma l’evidenza che la formazione, seppur connotata da alti livelli di professionalizzazione, risulti limitata nelle sue potenzialità, in assenza di un tessuto produttivo che promuova occupazione: Condizione prevalente dei qualificati per istituzione formativa e area geografica (valore %) (base dati 5.041) Istituzione Formativa Area geografica Occupati In cerca di lavoro Inattivi-studenti Totale Basi Istituzione Formativa Accreditata Nord ovest Nord est Centro Sud e Isole 55,4 61,5 30,0 27,7 39,4 32,7 60,0 62,6 5,2 5,8 10,0 9,7 100 100 100 100 1.928 1.278 190 155 Scuola Nord ovest Nord est Centro Sud e Isole 38,5 50,5 39,6 27,8 45,4 39,8 44,3 62,5 16,1 9,7 16,1 9,7 100 100 100 100 434 319 273 464 Fonte: ISFOL, Seconda indagine sugli esiti dei percorsi di IeFP/(2013)  Alcuni dati sui motivi del successo: Infine, viene ampiamente confermato non solo un elevato grado di soddisfazione dei giovani per l’esperienza didattica realizzata nei percorsi di IeFP, ma anche l’effetto traino, esercitato da questi, verso l’ulteriore formazione post qualifica. Sono gli stessi protagonisti a confermarlo: o l’82,6% rifarebbe infatti la scelta di iscriversi ai percorsi o e, in una scala da 1 a 10, il voto medio che danno all’esperienza formativa svolta è di 8,4. Apprezzano soprattutto il rapporto con i compagni e con i docenti, ma anche gli argomenti e i modi in cui avviene l’apprendimento, valutando positivamente la capacità dei docenti di suscitare interesse. Il dato rilevante, che riguarda trasversalmente molte dimensioni dell’esperienza realizzata, conferma l’incidenza della variabile istituzione formativa rispetto al gradimento per i percorsi: i più entusiasti si rivelano infatti i qualificati delle agenzie, confermando in pieno i risultati emersi nell’indagine precedente. Parimenti soddisfatti si dimostrano anche gli allievi stranieri e quelli residenti al Nord, dove le realtà dei Centri accreditati sono tra l’altro più diffuse e consolidate. Subito dopo la qualifica, un giovane su 3, come nella prima indagine, continua a formarsi, soprattutto nei IV anni di IeFP e, con percentuali più contenute, nella scuola secondaria di II grado. I motivi sono per lo più “occupazionali”, legati alla convinzione di poter trovare un lavoro migliore con un altro diploma (31%), anche se risulta pure ampia la quota di intervistati che riferisce ragioni più “motivazionali”, legate alla ritrovata voglia di studiare (29%). 35 A distanza di tre anni, diminuisce di 3 punti, invece, la quota di giovani che troviamo ancora nei percorsi di studio (6,6%), due terzi dei quali all’Università. In conclusione, come già rilevato nella prima edizione dell’indagine, la filiera della IeFP si conferma come un canale attivo ed efficace. Sebbene in un contesto strutturale di crisi economico-occupazionale, riesce a rispondere o sia alla funzione di professionalizzare giovani che “vocazionalmente” scelgono un percorso di inserimento più rapido nel mondo del lavoro, o sia di recupero alla formazione di coloro che, per stili cognitivi e di apprendimento, preferiscono formarsi attraverso metodologie didattiche improntate alla pratica, al laboratorio, con periodi di stage, che attualizzano maggiormente l’apprendimento nell’esperienza29. b. “Fa risparmiare” la collettività Una prima riflessione sui valori della spesa storica della IeFP iniziale è stata effettuata dal prof. Giulio Salerno.30 Lo studio portava alla seguente conclusione: a fronte di una spesa sostenuta dalla collettività per un percorso annuale di IeFP svolto nell’Istituto Professionale di Stato ammontante a € 7.611.26 (MIUR, La scuola in cifre 2009-2010, settembre 2011), il costo medio di corso annuale per allievo svolto nell’anno 2010-2011 in una istituzione formativa accreditata ammontava a € 5.100,0031. Un secondo studio, del 2013 recente, è stato effettuato da G. Zagardo, ricercatore.32 Del testo si riportano due osservazioni conclusive (pp. 32 – 32): a. Il calo complessivo delle risorse Nel tempo, la IeFP appare ridimensionata in termini di finanziamenti, in quanto si è avuta una diminuzione del complessivo intervento statale (da € 204,700,000,00 nel 2003 a € 189.109.570,00 nel 2011), ma anche regionale, limitatamente alle risorse proprie impegnate al SUD e nelle ISOLE (tra il 2007 e il 2011 le risorse proprie impegnate dalle Regioni del Mezzogiorno per sostenere i percorsi di IeFP sono diminuite da € 30.738.710,00 a 25.203.2010,00). b. I costi delle IeFP nelle istituzioni formative rispetto a quelli degli IPS I costi dei percorsi svolti nelle istituzioni formative accreditate appaiono inferiori per la comunità di oltre il 20% rispetto a quelli sostenuti dalle istituzioni scolastiche, gli Istituti Professionali di Stato in particolare. La tesi del risparmio per la collettività non cambia neppure dopo la pubblicazione da parte del MIUR della spesa annuale per studente distinta per livello di istruzione (cfr. G.U. n. 153 del 4 luglio 2014 in cui è stato pubblicato il Decreto Ministeriale 26 giugno 2014, di approvazione del modello di dichiarazione dell’IMU e della TASI per gli enti non commerciali, con le relative istruzioni): 29 ISFOL, cit. 21 maggio 2014, p. 9. 30 SALERNO G.M., Valori di spesa storica, standard i costi unitari e costi standard della IeFP iniziale, in Rassegna CNOS, 2/2012, pp. 141-158. 31 ZAGARDO G., I cambiamenti nella IeFP, Tuttoscuola gennaio 2013. 32 ISFOL, Percorsi di IeFP, un’analisi comparata dei costi di Regioni e PA, Occasional Paper, n. 12 aprile 2013. 36 Tabella. Spesa Annuale per studente distinta per livello di istruzione (CMS) Scuola dell’infanzia Scuola Primaria Istruzione secondaria di primo grado Istruzione secondaria di secondo grado Spesa annua nelle istituzioni educative per studente € 5.739,17 € 6.634,15 € 6.835,85 € 6.914,31 Fonte: Education at glance OECD 2.4. È un esempio di “pluralismo istituzionale” La Formazione Professionale per i giovani nasce con l’opzione del “pluralismo”. È la legge-quadro 845/78 a sancirlo. Uno dei principi fondamentali che la legge-quadro stabilisce, perché le Regioni vi si conformino nell’esercizio della loro potestà legislativa e amministrativa in materia di orientamento e Formazione Professionale recita, infatti: organizzare il sistema di Formazione Professionale sviluppando le iniziative pubbliche e rispettando la molteplicità delle proposte formative (art. 3, lettera c) della Legge-quadro 845/78). Tentativi successivi di riforma del sistema della Formazione Professionale hanno ruotato, in modo particolare, intorno alla durata dell’istruzione obbligatoria: una istruzione da effettuare anche dentro la IeFP o solo nella scuola? Il dibattito, durato per decenni, si è concluso (almeno sembra!) solo recentemente con il riconoscimento che l’obbligo di istruzione elevato a 10 anni si può assolvere anche nei percorsi di IeFP. Infatti, la L. 27.12.06, n. 296, art. 1. c. 622 ha innalzato l’obbligo di istruzione a dieci anni. Nel documento tecnico, allegato al DM. della Pubblica Istruzione del 22.08.07, n. 139, sono indicate le competenze chiave di cittadinanza attese al termine dell’istruzione obbligatoria. La Legge 06.08.08 n. 133, art 64, c. 4bis, consente di assolvere l’obbligo di istruzione, oltre che nei percorsi scolastici, anche nei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale di cui al Capo III del D.lgs. 17.10.05, n. 226, e - fino alla completa messa a regime delle disposizioni dello stesso Decreto - nei percorsi sperimentali di Istruzione e Formazione Professionale di cui all’Accordo del 19.06.2003, realizzati da strutture formative accreditate ai sensi del DM 29.11.07. Ma qual è la situazione del pluralismo delle Regioni oggi? Il “pluralismo” sancito a livello nazionale ed anche costituzionale, rischia di essere eliminato a livello territoriale. Nel recente passato i pericoli del “pluralismo” ruotavano attorno al dibattito: obbligo scolastico o obbligo di istruzione? Oggi i pericoli del pluralismo ruotano a. attorno a scelte ideologiche (azione “sostitutiva degli Istituti Professionali di Stato) b. attorno a ragioni di bilancio (carenza delle risorse finanziarie) delle Regioni. La tabella allegata ( tabella 5) riporta la situazione attuale in fatto di pluralismo. La tabella 5, offrendo un panorama nazionale del rapporto tra istituzioni formative accreditate e ruolo sussidiario degli Istituti Professionali di Stato, permette di 37 cogliere il senso della sussidiarietà, oggi. Ragioni di carattere ideologico (esempi eclatanti sono Abruzzo e Sardegna che hanno cancellato con un atto di Delibera i percorsi formativi triennali erogati dalle istituzioni formative accreditate) e/o ragioni di bilancio (le risorse finanziarie statali sono diminuite nel tempo a fronte di una domanda crescente di IeFP) aiutano a comprendere la situazione nazionale che oscilla tra un sistema plurale (istituzioni formative + IPS in via sussidiaria) e sistema scolastico (solo IPS). Nella Tabella 5 dell’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale non si fa cenno perché è pressoché assente in quasi tutte le Regioni33. Si riporta, quindi, solo l’offerta di durata triennale e quadriennale dove è attiva. Scrive ISFOL: “I dati relativi alla disaggregazione centri accreditati / scuole sembrano disegnare uno scenario di progressiva sostituzione più che dell’auspicata sussidiarietà, degli interventi IeFP realizzati presso le scuole rispetto a quelli erogati dai Centri”34. 33 ZAGARDO G. – SALERNO G., Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) nell’a. f. 2012/13, Roma 2014. 34 MLPS, I percorsi di IeFP tra inclusione, lavoro e cittadinanza attiva, ISFOL, paper, 21 maggio 2014, p. 38 Tab. 5 – “Sistema plurale” e “offerta scolastica” (aggiornata a gennaio 2014) Regione Offerta formativa Rilievi Abruzzo • Percorsi formativi triennali • Ruolo quasi esclusivo degli IPS La G.R. Del Turco (2005 – 2008) ha soppresso i percorsi formativi triennali erogati dai CFP • Oggi l’offerta delle istituzioni formative accreditate è del tutto marginale Basilicata • Percorsi formativi triennali • IPS in partenariato con Agenzie provinciali • Ruolo del tutto marginale delle istituzioni formative Calabria • Percorsi formativi triennali • Ruolo quasi esclusivo degli IPS • Ruolo del tutto marginale delle istituzioni formative Campania • Percorsi formativi triennali • Ruolo pressoché esclusivo degli IPS Nell’a.s. 2014/2015 le istituzioni formative potranno svolgere attività purché in rete con gli IPS. • Ruolo del tutto marginale delle istituzioni formative Emilia Romagna • Percorsi formativi triennali • IV anno: previsto • Sistema plurale: istituzioni formative accreditate e IPS in via sussidiaria • Nei percorsi erogati dai CFP: dopo i 15 anni Friuli V. Giulia • Percorsi formativi triennali • IV anno • Sistema plurale: istituzioni formative accreditate e IPS in via sussidiaria Lazio • Percorsi formativi triennali • Percorsi formativi biennali • Sistema plurale: istituzioni formative accreditate e IPS in via sussidiaria Liguria • Percorsi formativi triennali • IV anno • Sistema plurale: istituzioni formative accreditate e IPS in via sussidiaria Lombardia • Percorsi formativi triennali • IV anno • V anno nella IeFP • Sistema plurale: istituzioni formative accreditate e IPS in via sussidiaria Marche • Percorsi formativi triennali • Ruolo pressoché esclusivo degli IPS • Ruolo del tutto marginale delle istituzioni formative Molise • Percorsi formativi triennali • Ruolo pressoché esclusivo degli IPS • Ruolo del tutto marginale delle istituzioni formative Piemonte • Percorsi formativi triennali • Percorsi formativi biennali • Percorsi formativi annuali • IV anno • Sistema plurale: istituzioni formative accreditate e IPS in via sussidiaria 39 (Segue) Regione Offerta formativa Rilievi Puglia • Percorsi formativi triennali • Ruolo quasi esclusivo degli IPS • Ruolo del tutto marginale delle istituzioni formative Sardegna • Percorsi formativi triennali • Ruolo esclusivo degli IPS La Giunta Soru (2004-2008) ha azzerato i percorsi formativi triennali erogati dai CFP • Ruolo del tutto marginale delle istituzioni formative Sicilia • Percorsi formativi triennali • IV anno • Sistema plurale: istituzioni formative accreditate e IPS in via sussidiaria • Difficoltà enormi per la situazione politica e amministrativa Toscana • Percorsi formativi triennali • Ruolo quasi esclusivo degli IPS • Ruolo del tutto marginale delle istituzioni formative Umbria • Percorsi formativi triennali • Ruolo quasi esclusivo degli IPS • Ruolo del tutto marginale delle istituzioni formative Valle d’Aosta • Percorsi formativi triennali • Ruolo esclusivo degli IPS • Le istituzioni formative intervengono con percorsi dopo i 16 anni Veneto • Percorsi formativi triennali • Sistema plurale: istituzioni formative accreditate e IPS in via sussidiaria Provincia autonoma di Bolzano • Percorsi formativi triennali • IV anno • Attività svolte da scuole provinciali Provincia autonoma di Trento • Percorsi formativi triennali • IV anno • Sistema plurale: istituzioni formative accreditate 41 3. IEFP: ASPETTI TEMATICI 3.1. La IeFP da offerta extrascolastica ad offerta ordinamentale35 Il Decreto Interministeriale dell’11 novembre 201136, che ha recepito l’Accordo in sede Conferenza Stato - Regioni del 27 luglio 2011, afferma che, a partire dall’anno 2011/2012, i percorsi formativi triennali di IeFP sono a regime. A partire dall’anno 2011/2012 cessa, quindi, la sperimentazione dei percorsi ed inizia la messa a regime dell’ordinamento che prevede, a riforma completa, oltre ai percorsi formativi di durata triennale, quelli di durata quadriennale e la formazione nell’esercizio dell’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale. Qual è stato l’iter normativo che ha portato a questo risultato? Tre sono le tappe fondamentali. a. La stagione della Legge Quadro 845/78 (anni Ottanta del secolo scorso) La Formazione Professionale ricade, in base alla Costituzione, sotto la competenza legislativa e amministrativa delle Regioni. Con l’emanazione della Legge Quadro 845/7837 tutta la Formazione Professionale, compresa quella iniziale, era stata ricondotta all’interno delle politiche attive del lavoro. Le successive riforme che si sono dispiegate dal 1999 in poi hanno prodotto un nuovo scenario per la Formazione Professionale Iniziale (FPI), sviluppando e potenziando anche la formazione del “cittadino” accanto a quella del “lavoratore”. b. La stagione della riforme – anni duemila Una prima iniziativa legislativa dava vita all’innalzamento dell’obbligo di istruzione da 8 a 10 anni (Legge 9/199938) e all’avvio dell’obbligo di frequenza di attività formative fino al compimento del 18° anno di età, assolvibile in percorsi anche integrati di istruzione e formazione nel sistema scolastico, nel sistema della formazione professionale di competenza regionale, nell’esercizio dell’apprendistato (Legge 144/199939). 35 Scheda a cura del CNOS-FAP. 36 Decreto 11 novembre 2011, Recepimento dell’Accordo tra il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano, riguardante gli atti necessari per il passaggio a nuovo ordinamento dei percorsi di istruzione e formazione professionale di cui al decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, sancito in sede di Conferenza Stato Regioni il 27 luglio 2011 (G.U. n. 296 del 21.12.2011 - S.O). n. 269). 37 Legge 21 dicembre 1978, n. 845, Legge-quadro in materia di Formazione Professionale (GU n.362 del 30-12-1978). 38 Legge 20 gennaio 1999, n. 9, “Disposizioni urgenti per l’elevamento dell’obbligo di istruzione” (in GU 27 gennaio 1999, n. 21). 39 Art. 68 della Legge 17 maggio 1999, n. 144, “Misure in materia di investimenti, delega al Governo per il riordino degli incentivi all’occupazione e della normativa che disciplina l’INAIL, nonché disposizioni per il riordino degli enti previdenziali” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 118 del 22 maggio 1999 - Supplemento Ordinario n. 99. 42 La Legge 53/0340, successivamente, in coerenza al Titolo V della Costituzione41 riformato nel 2001 (articoli 117 e 118), ha introdotto in forma sperimentale i percorsi di Istruzione e Formazione Professionale di durata triennale, destinati ai giovani di età compresa tra i 14 e i 17 anni42, che si concludono con il conseguimento di una qualifica professionale riconosciuta a livello nazionale e corrispondente almeno al secondo livello europeo. Il successivo elevamento dell’obbligo di istruzione a 16 anni (Legge n. 296/200643) aveva formalmente abolito questa opportunità, pur avendone autorizzata la prosecuzione fino alla messa a regime del nuovo ordinamento. A regime, inoltre, le strutture formative accreditate dal Ministero della Pubblica Istruzione (i c.d. Centri di Formazione Professionale - CFP) avrebbero potuto realizzare percorsi e progetti per prevenire e contrastare la dispersione scolastica e favorire il successo nell’assolvimento dell’obbligo. I percorsi e progetti dovevano, in ogni caso, rispettare gli obiettivi di apprendimento specificati nel Regolamento ministeriale del 22/8/2007. Un successivo provvedimento, la Legge 133 del 200844, ha previsto l’assolvimento dell’obbligo di istruzione anche nei percorsi sperimentali triennali di Istruzione e Formazione Professionale, in coerenza della “equivalenza formativa” di tutti i percorsi del secondo ciclo. c. La situazione della IeFP attuale Anche alla luce del breve excursus si evince che la Formazione Professionale Iniziale era extrascolastica fino agli anni Duemila. Con la legge 53/03 ed i successi decreti legislativi (D. Lgs 76/05 e D. Lgs. 226/05) è entrata a far parte dell’ordinamento del sistema educativo di Istruzione e Formazione nel secondo ciclo. 40 Legge 28 marzo 2003, n. 53, “Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 77 del 2 Aprile 2003. 41 Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, “Modifiche al Titolo V della parte seconda della Costituzione”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 248 del 24 ottobre 2001. 42 La disciplina dei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) coinvolge le competenze dei Ministeri (MIUR e MLPS) e delle Regioni. I percorsi di IeFP, pertanto, sono stati disciplinati da vari Accordi interistituzionali per definirne le caratteristiche. Si richiamano i principali: - 19.01.2003: la CU sancisce l’avvio sperimentale dei percorsi di IeFP definendone gli aspetti essenziali dell’ordinamento: durata, destinatari, tipo di qualifica rilasciata, contenuti fondamentali, ecc; - 15.01.2004: la CSR definisce gli standard formativi minimi relativi alle competenze di base; - 28.10.2004: la CU definisce le modalità della certificazione finale e intermedia dei percorsi; - 24.11.2005: l’Accordo definisce il riconoscimento reciproco dei titoli in uscita dai percorsi sperimentali triennali; - 05.10.2006: l’Accordo definisce gli standard formativi minimi relativi alle competenze tecnico professionali. Gli Accordi citati tenevano conto anche di alcuni decreti legislativi applicativi della Legge 53/03: - D.Lgs. 76/05 che ha definito le norme generali sul diritto-dovere all’istruzione e alla formazione; - D.Lgs. 226/05 che ha definito i livelli essenziali delle prestazioni dei percorsi di IeFP. 43 Art. 1, comma 622, della Legge 27 dicembre 2006, n. 296, “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007)”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 299 del 27 dicembre 2006 - Supplemento ordinario n. 244. 44 Art. 64, 4bis della Legge 6 agosto 2008, n. 133, “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 195 del 21 agosto 2008 - Suppl. Ordinario n. 196. 43 A normativa vigente, infatti, i giovani sono tenuti ad assolvere il diritto-dovere all’istruzione e alla formazione almeno fino al conseguimento di una qualifica professionale entro il 18° anno di età, titolo professionalizzante che si consegue presso le “istituzioni formative” accreditate dalle Regioni, nel rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni definiti dal Capo III del D. Lgs. n. 226/05. Tale opportunità si colloca all’interno del secondo ciclo che, oggi, risulta composto: − dal (sotto)sistema dell’Istruzione Secondaria Superiore, articolato in Licei, Istituti Tecnici e Istituti Professionali ove agiscono istituzioni scolastiche statali e paritarie; − dal (sotto)sistema dell’Istruzione e Formazione Professionale, di competenza delle Regioni, nel quale i giovani assolvono l’obbligo di istruzione fino al 16° anno di età e il diritto-dovere all’istruzione e alla formazione fino al 18° anno di età frequentando percorsi di IeFP di durata triennale e quadriennale attivati in via ordinaria dalle istituzioni formative accreditate e in via sussidiaria e complementare dagli Istituti Professionali di Stato. Dopo questo cammino, i punti fermi dell’ordinamento finora raggiunti sono: − l’età della scelta: dopo la conclusione positiva del 1° ciclo un giovane può scegliere la IeFP oltre che i percorsi scolastici, anche se non mancano Regioni che hanno normative ancora difformi; − le finalità istituzionali del percorso formativo: permette l’assolvimento dell’obbligo di istruzione e di assolvere al diritto-dovere all’istruzione e formazione; − le caratteristiche del progetto formativo: ο ha una durata di tre o di quattro anni; ο ha una connotazione fortemente professionalizzante imperniata sulle competenze tecnico-professionali oltre che di base; ο ha un raccordo stretto con il mondo del lavoro (stage e project work messo a regime); − i titoli rilasciati: le qualifiche (oggi 22) e i diplomi professionali (oggi 21) ο sono inseriti in un elenco nazionale; ο sono classificati per aree professionali; ο corrispondono ai livelli 3 e 4 dell’EQF; − i soggetti accreditati: i soggetti che operano in questo campo devono rispettare requisiti nazionali oltre che quelli previsti dagli accreditamenti regionali. A normativa vigente sono: ο le istituzioni formative accreditate ο gli Istituti Professionali di Stato accreditati dalle Regioni; 44 − un finanziamento nazionale: Oggi il fabbisogno finanziario a sostegno dell’offerta di IeFP è coperto per il 28% da trasferimenti statali, per il 42% dalle Regioni, per il restante 30% da risorse comunitarie. I trasferimenti statali alle Regioni sono a carico del solo MLPS con la somma di € 189.109.570,00. 3.2. Il Diploma di quattro anni esiste già in Italia: il tecnico di Istruzione e Formazione Professionale45 3.2.1. Riprende il dibattito sul diploma di quattro anni Da qualche tempo è ripreso in Italia il dibattito relativo alla durata del secondo ciclo di studi, dopo che nel decennio scorso erano stati fatti due tentativi - purtroppo infruttuosi - per risolvere questa anomalia tutta italiana nell’ambito dei progetti di riforma del sistema educativo: quello tentato da Berlinguer nel 2001 ed il successivo provato da Moratti-Bertagna nel 200346. L’argomento che viene citato in prevalenza è di natura economica, e non si tratta di una questione secondaria poiché le risorse umane e strumentali ora impegnate nel 13^ anno del percorso degli studi potrebbero risolvere molti problemi connessi alla numerosità delle classi, agli spazi, alle tecnologie e strumentazioni didattiche. L’argomento economico non può essere però limitato soltanto sul lato della spesa pubblica, ma deve riguardare anche quello del dispendio privato di energie derivante dal progressivo prolungamento dei percorsi degli studi secondari - il diploma a 19 anni - ed universitari - lo strano caso aritmetico di una riforma che volendo ridurre il curricolo di quattro anni ha finito per portarlo a cinque. In riferimento alla scuola, già nel 1969, ma soprattutto con il “Progetto 92” gli Istituti Professionali, fino ad allora di durata triennale, sono stati quinquennalizzati con l’aggiunta di un biennio finalizzato più all’accesso all’Università che all’approfondimento della preparazione professionale, mentre all’inizio del decennio scorso hanno avuto lo stesso esito gli ultimi due istituti di durata quadriennale, il Magistrale e la Scuola d’arte. La propensione protettiva tipica della pedagogia diffusa nel nostro Paese, unita ad una concezione astratta del sapere, ha portato ad una liceizzazione strisciante dell’istruzione senza chiedersi se questo corrispondesse al processo di maturazione psichico e sociale delle persone. Tutto ciò ha avuto un brusco impatto nella crisi economica che stiamo attraversando, consegnando una componente rilevante delle giovani generazioni all’inattività ed all’insignificanza sociale. La questione economica riferita al prolungamento dei tempi dell’istruzione a carico dei giovani porta diritto al tema più rilevante posto in gioco dalla proposta di un 45 Da Editoriale di Rassegna CNOS, 1/2014. Autore, Dario Nicoli, Docente dell’Università Cattolica degli Studi di Brescia 46 Si veda il recente seminario organizzato alla Camera dalla deputata Milena Santerini dei Popolari per l’Italia, dal titolo «Diplomarsi con successo a 18 anni». http://www.aetnanet.org/catania-scuola-notizie-2484872.html. 45 diploma secondario a 18 anni, quello relativo alla “dotazione necessaria” di un cittadino del nostro tempo, non meramente diligente, bensì “autonomo e responsabile”, visto in una prospettiva di formazione lungo tutto il corso della vita, unitamente al tema di quale metodologia sia più appropriata per la sua formazione. Questo tema decisivo è stato affrontato nella riforma del sistema educativo, che in effetti risulta realizzato soltanto a metà, visto che si è limitata alla scrittura dei traguardi di apprendimento definiti con le nuove indicazioni e linee guida nazionali, ma che non ha incluso la necessaria revisione degli elementi strutturali della scuola: le discipline, gli orari, la figura dell’insegnante, l’organizzazione e le strutture della cooperazione scolastica. Nella gran parte della scuola italiana, perlomeno nella secondaria di primo e di secondo grado, domina una didattica per trasferimento (le lezioni teoriche) basata sulla docenza frontale; questo metodo richiede alcune condizioni per poter essere efficace, e precisamente l’omogeneità della classe, la motivazione dei ragazzi, un tempo adeguato di lavoro domestico da parte degli studenti per poter assimilare individualmente il sapere. Tutto ciò è progressivamente venuto meno negli ultimi anni non solo in Italia, ma in tutti i Paesi sviluppati: le classi sono oggi molto diversificate per etnia, lingua, cultura, motivazioni; lo studio a casa sta diminuendo anche nei Licei, mentre negli Istituti Tecnici e Professionali, dopo la riduzione delle ore settimanali da 38-40 a 32, non si è potuto quasi mai affermare. Nel contempo, la cultura dominante del “politicamente corretto” tende a ridurre la capacità della scuola di suscitare entusiasmo: i docenti cercano di evitare il confronto sul terreno dei valori perché critico, quindi il dibattito langue e si scivola progressivamente sulla mera ripetizione di nomenclature. In questo quadro, i ragazzi più curiosi cercano risposte immediate ai lori interrogativi ricorrendo ad Internet, senza passare per i propri docenti spesso attardati dal tentativo di omogenizzare con le sole proprie forze i variegati livelli di partenza degli studenti. In questo modo, i contenuti scolastici risultano ancora più avulsi dalla realtà, e non ricevono da questa la necessaria validazione, in grado di convincere gli studenti dell’utilità di ciò che stanno per apprendere. Di fronte a queste difficoltà, negli ultimi tre decenni ha prevalso la tattica dell’abbassamento progressivo delle mete della scuola, e questo processo ha contribuito a ridurre ulteriormente l’interesse dei ragazzi in un circolo vizioso che non pare trovare soluzione. Questo stato di cose ha addirittura mosso alcuni docenti ad avanzare l’assurda proposta di prolungare la scuola superiore fino a sei anni: più che una soluzione, si tratta della dichiarazione di non volontà di revisione delle pratiche didattiche per un loro miglioramento, adattandole ai tempi ed alla necessità di formare un cittadino consapevole della realtà, critico e nel contempo capace di azione autonoma e responsabile. 46 3.2.2. Alcune esperienze significative di percorsi quadriennali Va detto che la grande maggioranza dei Paesi con cui ci confrontiamo rilascia il titolo di baccalaureato a 18 anni47. Ad esempio, nel Regno Unito, l’obbligo scolastico termina all’età di 16 anni con il conseguimento del GCSE - General Certificate of Secondary Education (in Scozia chiamato Standard Grades). Successivamente è possibile, ma non obbligatorio, proseguire gli studi fino a 18 anni con la Tertiary Education (Istruzione Terziaria). Questo biennio può essere frequentato presso scuole secondarie o Istituti di Formazione Professionale (Further Education Colleges). È anche possibile intraprendere percorsi formativi più articolati, strutturati su due anni, come l’AVCE - Advanced Vocational Certificate of Education o l’Edexcel National Diploma, che garantiscono una buona qualifica professionale e i requisiti per l’iscrizione a una laurea di primo livello. In alternativa alla Formazione Professionale e ai certificati A-level, alcune scuole preparano all’International Baccalaureate (IB), esame riconosciuto a livello internazionale che, come i precedenti, si sostiene all’età di 18 anni e consente l’accesso all’università. In Francia, un Paese con un sistema educativo più prossimo al nostro, la maturità francese (Baccalauréat, informalmente anche Bac) è il titolo di studio che conseguono gli allievi francesi a 18 anni, alla fine del ciclo di studio delle scuole superiori. Può essere paragonato alla maturità italiana ma le scuole superiori in Francia hanno la durata di tre (liceo generale e tecnologico) o quattro anni (liceo professionale o tecnologico) a differenza dei cinque in Italia. Anche in Germania il percorso secondario degli studi, il cosiddetto Gymnasium (medie più liceo), dura 12 anni a differenza dei nostri 13: i Land, competenti per questo tipo di istruzione, stanno procedendo sostanzialmente uniti in questa direzione. Mentre il “sistema duale” - l’apprendistato con formazione mista interna ed esterna - consente ai ragazzi (quasi la metà della popolazione) di concludere il percorso degli studi a 17 anni con una qualifica professionale. La differenza tra questi casi e la realtà italiana non consiste solo nel minor carico di contenuti (anche le nuove Indicazioni nazionali non riescono a liberarsi dall’enciclopedismo tipico della nostra scuola) a favore di “nuclei del sapere” meglio identificati in riferimento a ciò che effettivamente consente di formare il cittadino del futuro, ma soprattutto nella metodologia dell’apprendimento sullo sfondo di una visione positiva del rapporto tra scuola e realtà sociale. Come afferma Vittoria Gallina, il problema non è tanto: «la durata del percorso, ma la sua qualità in relazione a due aspetti fondamentali dal punto di vista formativo: la capacità della scuola di orientare alla acquisizione di saperi e saper fare specifici, attraverso l’opportunità di sperimentare conoscenze nuove, di approfondirle in senso teorico, e di praticarle, agendo sulla motivazione, la creatività e la curiosità, che sono le molle fondamentali per operare scelte consapevoli e per aiutare i giovani a scoprirsi come soggetti autonomi; l’offerta di occasioni di studio e riflessione sul senso di quello che 47 Cfr. Euridyce (2012), The structure of the European education systems 2011/12: schematic diagrams, http://www.indire.it/lucabas/lkmw_file/eurydice///structure_education_systems_EN.pdf 47 si è appreso e di quello che si vorrà/potrà apprendere, in vista dell’acquisizione di solide competenze per costruirsi una prospettiva di futuro»48. Va inoltre segnalato che, come disposto dal Decreto 4 agosto 2010 il Ministro degli Affari Esteri, di concerto col MIUR, tutti i Licei italiani all’estero a decorrere dall’anno scolastico 2010/2011, statali e paritari, hanno durata quadriennale, sulla base del seguente quadro orario settimanale obbligatorio relativo al liceo classico: 1° anno 2° anno 3° anno 4° anno Lingua e letteratura italiana 5 5 5 5 Lingua e cultura latina 4 3 3 3 Lingua e cultura greca 4 3 3 3 Lingua e cultura straniera 3 3 3 3 Lingua e cultura locale 4 4 4 4 Storia 3 3 3 Storia e geografia 5 Filosofia 3 3 3 Matematica 5 3 3 3 Fisica 3 3 3 Scienze naturali 2 2 2 2 Storia dell’arte 2 2 2 Scienze motorie e sportive 1 1 1 1 Religione cattolica o attività alternative 1 1 1 1 Totale ore 34 36 36 36 Se si può fare all’estero, perché questo non è possibile in Italia? 3.2.3. La sperimentazione di licei quadriennali Ha fatto discutere ultimamente l’autorizzazione del MIUR a sperimentare alcuni percorsi di liceo quadriennale realizzata in Lombardia in tre istituti paritari: “Collegio San Carlo” di Milano, (Liceo internazionale per l’intercultura) “Guido Carli” di Brescia, (Liceo internazionale per l’impresa), “Olga Fiorini” di Busto Arsizio, (Liceo internazionale per l’innovazione). Sono gli stessi dirigenti ed insegnanti a confermare la bontà del progetto, i cui primi risultati confermano una migliore qualità formativa, una maggiore motivazione e impegno tra gli studenti, una reale ricerca ed innovazione metodologica tra i docenti. L’intento di fondo non consiste tanto nel “fare economia”, quanto nell’adottare strategie e metodi che agevolino lo sviluppo degli studenti tramite maggiori opportunità formative, così da rendere più efficace l’apprendimento; la scelta di fondo consiste nell’“imparare vedendo e imparare facendo”, piuttosto che solo 48 V. GALLINA, Istruzione secondaria superiore: un confronto “europeo”, 23/01/2012, http://www.educationduepuntozero.it/studi-e-ricerche/istruzione-secondaria-superiore-confronto-europeo-4030842910.shtml 48 “imparare ascoltando”, nello studiare meglio e apprendere con maggiore efficacia. Tutto ciò comporta inoltre una facilitazione dell’inserimento nel mondo del lavoro49. Sulla scorta di queste prime esperienze, si sono candidate anche scuole pubbliche come il “Tosi” di Busto Arsizio, l’“Anti” di Verona ed il “Majorana” di Brindisi che inizieranno nel 2014-2015, insieme al Liceo paritario “Don Bosco” di Catania che intende associarsi all’iniziativa sperimentale. Tutte scuole note per la loro capacità di innovazione mostrata continuamente negli ultimi anni: non si può certo pensare che la riduzione di un anno degli studi secondari si possa realizzare in contesti che non hanno saputo usufruire degli stimoli e delle opportunità resi possibili da vari progetti che hanno riguardato il sistema educativo nazionale. Ne è una prova quanto afferma Claudio Pardini, dirigente dell’Istituto Anti: «Gli obiettivi di apprendimento restano gli stessi del percorso a cinque anni; non è previsto, infatti, un Esame di Stato differente, ma il credito scolastico partirà dal II anno anziché dal III. Abbiamo intenzione di aumentare l’offerta formativa anche potenziando il legame con le aziende e quindi l’alternanza scuola-lavoro, che continuerà a prevedere, come già succede ora, una fase a scuola con lezioni fatte da figure che vengono dal mondo produttivo e una fase in azienda. Non si può comunque generalizzare; per quanto riguarda la didattica ci saranno percorsi calibrati sulla base dei diversi indirizzi, con materie obbligatorie ed altre opzionali»50. Questa sperimentazione, numericamente molto contenuta, si muove entro un quadro di riferimento piuttosto divergente rispetto all’assetto ordinario scolastico, quasi fosse una sorta di “riforma autentica” gestita dal basso e non imposta tramite un ordinamento, sulla scorta delle migliori esperienze internazionali che hanno da tempo abbandonato lo strumento della “riforma globale” tramite leggi del tipo “anno zero” per perseguire un approccio più concreto che prevede appunto un’iniziativa locale svolta sulla base di deroghe alle disposizioni normative in vigore. Si sviluppano gli stessi contenuti delle linee guida nazionali, riportati a quattro anni, ma il fuoco della sperimentazione è posto sul metodo che consiste in un ventaglio di dispositivi di potenziamento (“supporti integrativi”): docenti madrelingua, visite didattiche e stage anche all’estero per una conoscenza diretta del mondo e del lavoro, didattica personalizzata, docenti formati ad hoc per un tutoraggio ed un accompagnamento allo studio. Le soluzioni adottate prevedono circostanze eccezionali fatte di disponibilità finanziarie (per le scuole paritarie), famiglie coinvolte, leadership imprenditive, docenti motivati, organizzazione flessibile, didattica personalizzata, largo impiego delle tecnologie digitali, entusiasmo. Un insieme di condizioni che rende difficilmente trasferibile il modello. Ma ciò rivela che il punto decisivo non è dato dalla lunghezza degli studi, quanto dall’approccio formativo di fondo: mettere al centro lo studente, fornirgli le migliori risorse per stimolarne la curiosità e il coinvolgimento. Tutti elementi che risultano già attuati in un’altra esperienza presente nel nostro contesto nazionale. Il Diploma 49 Cfr. A. GAVOSTO, La diminuzione di un anno di scuola e G. ADERNÒ, Verso il liceo in quattro anni. Maturità con un anno di anticipo, «Tuttoscuola», 537, dicembre 2013. 50 http://www.orizzontescuola.it/news/spazi-tempi-metodologie-quali-cambiamenti-nel-liceo-quattro-anni 49 quadriennale di Istruzione e Formazione Professionale, offerto ai giovani che hanno acquisito la qualifica professionale di IeFP. 3.2.4. Il diploma quadriennale di Istruzione e Formazione Professionale La Legge 53/03 ha delineato un’offerta formativa equivalente tra il percorso dell’Istruzione e quello dell’Istruzione e Formazione Professionale; quest’ultima prevede, oltre alla qualifica professionale triennale, un successivo quarto anno finalizzato al conseguimento del diploma professionale di Tecnico, un vero e proprio titolo di studio che consente l’inserimento lavorativo nelle funzioni di tecnico, oltre alla possibilità di proseguire gli studi nel terzo livello dell’Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS) per conseguire una specializzazione. Si tratta di un’esperienza già attiva da alcuni anni, diffusa in contesti territoriali vivaci dal punto di vista del sistema formativo, normata dalla Conferenza Stato Regioni nel 27 luglio 2011 con propri standard formativi riferiti alle seguenti 21 figure di tecnico: 1. tecnico edile 2. tecnico elettrico 3. tecnico elettronico 4. tecnico grafico 5. tecnico delle lavorazioni artistiche 6. tecnico del legno 7. tecnico riparatore di veicoli a motore 8. tecnico per la conduzione e la manutenzione di impianti automatizzati 9. tecnico per l’automazione industriale 10. tecnico dei trattamenti estetici 11. tecnico dei servizi di sala e bar 12. tecnico dei servizi di impresa 13. tecnico commerciale delle vendite 14. tecnico agricolo 15. tecnico dei servizi di animazione turistico-sportiva e del tempo libero 16. tecnico dell’abbigliamento 17. tecnico dell’acconciatura 18. tecnico di cucina 19. tecnico di impianti termici 20. tecnico dei servizi di promozione e accoglienza 21. tecnico della trasformazione agroalimentare. Il diploma di IeFP rappresenta un titolo di validità nazionale, corrispondente al IV livello europeo e quindi spendibile in ambito comunitario. Si riferisce alla figura del “Tecnico”, ovvero una persona, dotata di una buona cultura tecnica, in grado di intervenire nei processi di lavoro con competenze non solo operative in relazione ai processi, ma anche di programmazione, coordinamento e verifica, sapendo assumere gradi soddisfacenti di autonomia e responsabilità, in relazione con i responsabili delle unità operative in cui operano. 50 I titoli di Istruzione e Formazione Professionale il cui rilascio risulta di competenza esclusiva delle Regioni e Province Autonome, non sono assimilabili ai “vecchi” titoli professionalizzanti di competenza dello Stato. Questi ultimi semplicemente vengono meno, e sono sostituiti da una nuova generazione di titoli di competenza regionale che hanno validità sul territorio nazionale (e, si spera, europeo) in quanto rispondenti ai livelli essenziali delle prestazioni ed ai criteri fissati dalle indicazioni elaborate congiuntamente dalle Regioni. Gli iscritti dei percorsi quadriennali finalizzati al diploma nel 2012/13 ammontano a 9.471 unità, con un incremento del 26,8% rispetto all’anno precedente. La crescita è spiegata in parte dal consolidamento delle pratiche formative in quasi tutte le realtà territoriali. Il modello, già presente in Lombardia, Trento, Bolzano e Liguria, era vigente dall’anno formativo 2011/12 anche in Piemonte e Sicilia. Da quest’anno è stato esteso al Friuli Venezia Giulia, con 59 unità. Il 57% di tutti gli iscritti al IV anno si trova in Lombardia e il 24% in Sicilia. Tali iscritti frequentano nella quasi totalità le istituzioni formative, coprendo l’86,4% del totale. Regioni IV anno IF IV anno IS Totale IV anno Piemonte 362 0 362 Lombardia 5.297 141 5.438 Bolzano 585 0 585 Trento 681 0 681 Friuli Venezia Giulia 59 0 59 Liguria 118 0 118 Sicilia 1.079 1.149 2.228 Totale 8.181 1.290 9.471 Iscritti ai percorsi quadriennali per Istituzioni formative (IF) o Istituzioni scolastiche (IS) e per Regione/Provincia Autonoma - a.f. 2012-1351. 3.2.5. La metodologia Il cardine del modello formativo risiede nella relazione tra individuo e ambiente, mediata dalla cultura. Ciò consente di suscitare processi di costruzione della conoscenza che risultano pertanto situati nelle attività proprie di un contesto. Il percorso formativo è costituito dalla sequenza delle esperienze che sollecitano il coinvolgimento dell’allievo e quindi ne mobilitano le risorse intrinseche. Nel momento in cui assolvono a compiti reali e significativi e risolvono i problemi, tesi a risultati utili e significativi, gli studenti fanno esperienza personale del sapere, quella che rimane come bagaglio e padronanza reale. Il lavoro costituisce l’occasione per fare esperienza del mondo in senso pienamente culturale; ma l’agire umano appare nel suo giusto valore se la persona si alimenta anche con la contemplazione, la poesia e l’arte. 51 ISFOL, Istruzione e Formazione professionale: una filiera professionalizzante a.f. 2012-13. Rapporto di monitoraggio delle azioni formative realizzate nell’ambito del diritto-dovere, Roma, 2013, p. 38. 51 Il produrre opere che abbiano un’esistenza loro propria, nei vari ambiti professionali, culturali e di cittadinanza, costituisce una metodologia di apprendimento molto vantaggiosa; essa consente di liberare l’attività cognitiva dal suo carattere astratto, rendendola pubblica, negoziale e sociale; rende tale attività accessibile alla riflessione; favorisce il sentimento di comunità creando un mito, una tradizione che rimane nel gruppo che l’ha vissuta. Nel contesto professionalizzante, realizzare opere permette agli allievi di entrare in rapporto con i membri della comunità professionale più vasta che unisce organismi formativi, soggetti economici e professionali, organismi culturali e di ricerca, servizi attivi per il lavoro. Il compito reale, mentre consente una valutazione attendibile e partecipata, stimola l’allievo ad un inserimento autonomo e responsabile nella realtà. L’integrazione con il territorio e il mondo produttivo non è solo un metodo di lavoro, è un fattore imprescindibile per l’elaborazione del piano dell’offerta formativa dei Centri di Formazione Professionale. Gli strumenti per intrecciare la progettazione didattica dei CFP con i piani di sviluppo locali e le esigenze formative degli allievi sono quelli offerti dall’autonomia didattica e organizzativa. Esistono due grandi modelli di diploma IeFP: il modello dell’alternanza formazione-lavoro, presente in particolare in Provincia di Trento e nella Provincia di Bolzano nella formula dell’apprendistato; il modello formativo organico con un project work significativo, presente nella gran parte delle altre Regioni. In riferimento al modello Piemontese, nel quarto anno di Diploma è prevista un’area formativa denominata project work che qualifica l’esperienza di stage: un progetto rilevante e coerente con le competenze richieste all’allievo, applicato ad una situazione-problema espressa da situazioni organizzative reali e rispetto alla quale si avanza una proposta applicabile. Si tratta in effetti di un’esperienza di alternanza formativa, opportunamente concordata con le imprese partner, mediante la quale l’allievo, dopo una fase di osservazione e interpretazione della realtà aziendale di riferimento, elabora e realizza un progetto rispondente a compiti coerenti con le finalità del percorso formativo e significativo per l’organizzazione stessa. È pertanto necessaria una formazione dell’allievo all’utilizzo di strumenti di rilevazione del contesto organizzativo aziendale e di progettazione professionale. Si possono prevedere diverse tipologie di progetto: studio di un’organizzazione di lavoro; studio di un processo produttivo/di servizio; ricostruzione del prodotto/servizio e del suo “ciclo di vita”; analisi di mercato; audit della qualità; progettazione di un processo tecnico/di una unità di servizio; ecc. All’interno di ogni project work è possibile prevedere approfondimenti legati alle varie aree delle competenze di base (per esempio, per quanto riguarda l’area scientifica è possibile studiare l’elaborazione di preventivi e la pianificazione di costi, ricavi e rischi e descrivere il fenomeno chimico-fisico che è alla base del prodotto o del processo di analisi). Tale progetto diviene anche materiale su cui sviluppare la valutazione finale. 52 3.2.6. Il primo diploma europeo in Italia Tutto ciò fa del diploma di formazione un fenomeno nuovo rispetto alla tradizione della Formazione Professionale regionale, poiché consente di delineare un cammino formativo verso l’alto, con una durata e standard formativi coerenti con il modello europeo EQF che al livello 4 prevede i seguenti riferimenti: Conoscenze Abilità Competenze Nel EQF, le conoscenze sono descritte come teoriche e/o pratiche. Nel EQF, le abilità sono descritte come cogniti-ve (uso del pensiero logico, intuitivo e creati-vo) e pratiche (che im-plicano la destrezza ma-nuale e l’uso di metodi, materiali, attrezzature e strumenti). Nel EQF, la competenza è descritta in termini di re-sponsabilità e autonomia. Livello 4 Gli esiti di apprendimento rilevanti per il Livello 4 sono  Conoscenze pratiche e teoriche in ampi contesti in un ambito di lavoro o di studio.  Una gamma di abilità cognitive e pratiche necessarie per creare soluzioni a problemi specifici in un ambito di lavoro o di studio.  Autogestirsi all’interno di linee guida in contesti di lavoro o di studio soli-tamente prevedibili, ma soggetti al cambiamento.  Supervisionare il lavoro di routine di altre perso-ne, assumendosi una certa responsabilità per la valutazione e il miglio-ramento delle attività di lavoro o di studio. Il riferimento ad EQF fa sì che il diploma di tecnico IeFP, quadriennale, possieda lo stesso livello del diploma di scuola secondaria superiore quinquennale. Ciò mostra con evidenza lampante che quest’ultimo impone ai nostri giovani un anno ulteriore di studi che non consente loro alcun avanzamento nel livello di padronanza, ma, semplicemente, persegue in cinque anni ciò che gli altri paesi realizzano in quattro. Il livello 5, infatti, si riferisce alla formazione terziaria, ovvero il tecnico ITS (due anni dopo il diploma di Stato, quindi ottenibile a 21 anni) o specializzato superiore IFTS (un anno dopo il diploma professionale, quindi ottenibile a 19 anni). Si presenta nella pagina successiva lo schema esplicativo. 53 Età 21191817QUALIFICA(3 anni)IeFPDIPLOMA(1 anno)SPECIALIZ-ZAZIONE(1 anno)DIPLOMA(5 anni)ITS(2 anni)EQF543ISTRUZIONE Il percorso IeFP consente di “risparmiare” un anno per poter ottenere il diploma secondario di livello EQF 4 ed un altro per la specializzazione IFTS di livello EQF 5. La spiegazione di questo risiede nel superamento della commistione tra le due finalità dei percorsi professionalizzanti, introdotta negli istituti professionali con la legge del 1969, quella riferita all’inserimento lavorativo e quella proiettata all’iscrizione universitaria: voler tenere insieme queste due finalità ha portato ad una liceizzazione dei percorsi professionali con conseguente aumento del numero di discipline insegnate e dell’astrattezza dei contenuti impartiti. Ciò ha creato un impatto critico nei confronti dei giovani ed è la spiegazione principale dell’elevato livello di dispersione scolastica in questo ambito dell’istruzione. Il diploma di IeFP non vuole intellettualizzare la gioventù, ma fornire ad essa una formazione dal carattere autenticamente “popolare”, vale a dire significativa ed utile, riscontrabile nel reale, appresa secondo il metodo dell’ “imparare facendo”. Con essa avviene un’integrazione più apprezzabile dai giovani tra la cultura degli assi culturali e quella professionale, in una prospettiva centrata sulla figura del cittadino coinvolto, autonomo e responsabile, il cui lavoro è concepito come cultura che riflette una visione della realtà ed un’etica ovvero un modo di agire in essa per scopi buoni. In tal modo, la natura di questi percorsi risulta decisamente lontana dal modello dell’addestramento: infatti, la solidità del bagaglio culturale fornito può consentire ai giovani diplomati, con un modulo integrativo successivo, di prepararsi agli esami per il Diploma di Stato per potersi inserire all’Università. 3.2.7. Un’offerta formativa da estendere Il Diploma professionale di valore europeo rilasciato dalle Regioni e Province Autonome presenta indicatori di grande valore: un tasso di dispersione formativa 54 dimezzato rispetto a quello degli istituti professionali; una maggiore rapidità di inserimento ed una più elevata presenza di occupazioni coerenti52. Essendo il nostro un Paese basato su una normativa corporativa di accesso a molte professioni, centrata per lo più sul requisito del possesso di un titolo di studio scolastico quinquennale, occorre un’opera di modernizzazione normativa che riporti il nostro Paese di fatto entro il quadro comunitario. Siamo di fronte ad una proposta formativa attraente ed insieme dotata di valore professionale. ISFOL ci ricorda che «altre regioni potrebbero attivare nei prossimi anni percorsi di diploma quadriennale e si può stimare sull’intero territorio nazionale un bacino di circa 22/23.000 potenziali allievi»53. Il monitoraggio effettuato da questo istituto mostra un’offerta di percorsi caratterizzati da metodologie didattiche attive, laboratori e stage ben organizzati in grado di formare diplomati dotati di un potenziale di professionalità tale da permettere loro di inserirsi agevolmente nel mondo del lavoro. Relativamente pochi sono i giovani sotto inquadrati, a differenza di quanto accade per diplomati e laureati dei percorsi dell’istruzione. Infine, si tratta di una formazione non “full stop” vale a dire rinchiusa nella fase iniziale della vita, ma aperta alla continuazione del cammino di apprendimento entro una “filiera lunga tecnico-professionale” da cui si può procedere verso la formazione tecnica superiore. Per tutti questi aspetti, si spiega la proposta dell’ISFOL finalizzata all’estensione di tale offerta su tutto il territorio nazionale, eliminando la disparità di diritti derivante da una struttura a macchie di leopardo: «Con riferimento al IV anno, prosecuzione ideale della qualifica professionale triennale, sarebbe opportuno che tale offerta formativa potesse estendersi a tutto il territorio nazionale, dal momento che oltre la metà dei qualificati sceglie di proseguire in verticale, nei territori in cui questa offerta è erogata. Ciò anche in vista del fatto che la qualificazione rilasciata con il diploma di IV anno, nel quadro dell’European Qualification Framework, è di livello formalmente equivalente al diploma di maturità, rendendola quindi particolarmente appetibile. Tuttavia su questa possibilità influisce negativamente la scarsità di risorse a disposizione»54. L’esperienza dei diplomi professionali regionali dimostra che il valore del tempo non sta nella durata, ma in ciò che ne facciamo: se forniamo una formazione di valore ed attenta ai giovani ed al loro desiderio di riuscita, in quattro anni si possono ottenere maggiori risultati che in un’offerta quinquennale non dotata degli stessi requisiti. 52 G. MALIZIA - V. PIERONI, L’inserimento dei giovani qualificati nella FPI, Sede Nazionale del CNOS-FAP, 2012. 53 ISFOL, op. cit., p. 36. 54 Ivi, p. 6. 55 3.3. La IeFP tra Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) e norme regionali Per una nuova governance della IeFP55 Giulio M. Salerno56 3.3.1. Uno sguardo sui principi costituzionali relativi alla IeFP L’Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) è ha una lunga storia alle spalle, ma dal punto di vista costituzionale è stata riconosciuta soltanto a partire dal 2001, con l’approvazione della riforma del Titolo V della seconda Parte della Costituzione (legge cost. n. 3 del 2001). Tale riconoscimento identitario è avvenuto con due particolari modalità: per sottrazione e per attribuzione di competenza. Per sottrazione, nel senso che il settore ordinamentale della IeFP è stato ricavato da quello più ampio dell’istruzione; e per attribuzione di competenza, nel senso che la IeFP è stata attribuita alla competenza - legislativa e conseguentemente amministrativa - delle Regioni. Ciò è avvenuto con un semplice ma importantissimo tratto di penna, nella parte in cui nel nuovo art. 117, comma 3, della Costituzione, dopo aver riconosciuto che l’istruzione rientra tra le materie di competenza concorrente delle Regioni (essendo quindi riservata allo Stato la determinazione legislativa dei principi fondamentali), si è precisato che dalla materia dell’istruzione deve farsi “esclusione dell’istruzione e della formazione professionale”. In tal modo, sulla base del principio costituzionale per cui ciò che non è attribuito espressamente alla competenza dello Stato è di competenza residuale regionale (cfr. art. 117, comma 4, Cost.), la IeFP è stata direttamente assegnata alla competenza legislativa della Regione, a differenza dell’istruzione per così dire restante, quella cioè scolastica. Tali scaturigini hanno comportato conseguenze di grande rilievo, alcune senz’altro considerabili positivamente, altre meno. La distinzione tra istruzione scolastica e IeFP, e la contemporanea attribuzione alla competenza propria delle Regioni – effetti immediati e diretti delle innovazioni costituzionali cui si è adesso accennato – hanno reso evidente quell’irresistibile autonomia funzionale ed organizzativa della logica formativa che da lungo tempo l’istruzione professionalizzante reclamava, affermando nello stesso tempo la sua propria originalità e la medesima dignità rispetto all’istruzione scolastica. A questi principi costituzionali la legge n. 53 del 2003 sul sistema nazionale di istruzione e formazione ha dato prima e fondamentale attuazione. I successivi svolgimenti legislativi determinatisi in sede statale e i conseguenti accordi e intese sanciti tra Stato e Regioni, se in parte hanno indebolito tale impostazione - soprattutto nel momento in cui si è consentito l’intervento cosiddetto sussidiario degli istituti professionali di Stato - hanno affrontato con non poche difficoltà, alcuni rallentamenti e indietreggiamenti, e qualche improvvisa accelerazione le numerose questioni collegate all’implementazione di un sistema nazionale di IeFP intrinsecamente articolato in realtà regionali molto diverse l’una dall’altra. In 55 Articolo pubblicato in Rassegna CNOS, n. 1/2014. 56 Ordinario di Istituzioni di diritto pubblico presso l’Università di Macerata. 56 definitiva, volendosi trarre un bilancio di quanto avvenuto dal 2001 ad oggi, si è voluto consentire la coesistenza di differenziati sistemi regionali di IeFP ove realizzare impostazioni e visioni politicamente e ideologicamente differenziate, se non addirittura opposte, in ordine all’offerta educativa pubblica nel suo complesso, alla presenza del privato sociale, al ruolo dell’istruzione professionalizzante e ai rapporti tra quest’ultima e i percorsi scolastici. Tuttavia, va aggiunto che entrambi i settori ordinamentali dedicati alla funzione formativa dei giovani, cioè scuola e IeFP, sono egualmente assoggettati ai “principi generali dell’istruzione” stabiliti dalla legge dello Stato ai sensi dell’art. 117, comma 2, lett. n) della Costituzione. Insomma deve riconoscersi che il comune “cappello” costituito dall’istruzione - cui appartengono sia la scuola che la IeFP - ha determinato un vincolo ordinamentale di inestricabile collegamento dell’IeFP anche con lo Stato, e di cui il costante riferimento della IeFP agli apparati ministeriali dell’istruzione è immediato, palese e inevitabile riscontro. Come qui vedremo meglio, lo Stato agisce, anzi deve agire, quale autorità “prima” di definizione dei principi legislativi essenziali di ciascun sistema formativo e comuni ad entrambi, e quale autorità “ultima” di garanzia dell’attuazione e del funzionamento dell’istruzione complessivamente intesa, e dunque a fini di salvaguardia della corretta ed efficiente applicazione dei principi costituzionali e legislativi che guidano entrambi i settori, scuola e IeFP, egualmente e paritariamente componenti dell’ambito ordinamentale dell’istruzione. 3.3.2. Il ruolo “primo” e “ultimo” dello Stato nei confronti della IeFP Innanzitutto, infatti, deve riconoscersi che anche nella IeFP, proprio in quanto materia rientrante nell’istruzione ai sensi dell’art. 117, comma 3, Cost., sono in giuoco diritti civili di rilevanza costituzionale, quali, ad esempio, il diritto all’istruzione da parte dei discenti, la libertà di insegnamento da parte dei docenti, il diritto di istituire “istituti di educazione” da parte di enti e privati, la pari libertà degli iscritti alle istituzioni private che chiedono un trattamento paritario (tutti diritti che sono garantiti dall’art. 33 Cost.), così come il diritto di libero accesso alle istituzioni educative, il diritto di usufruire dell’istruzione obbligatoria gratuita, il diritto di accedere ai gradi più alti degli studi, il diritto di accedere a prestazioni pubbliche - “borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze che devono essere attribuite per concorso” - che vanno apprestate ed erogate dalla “Repubblica”, cioè dal complesso delle pubbliche amministrazioni rispettivamente competenti (diritti garantiti dall’art. 34 Cost.). Si tratta dunque di diritti individuali e collettivi, espressivi di garanzie di libertà e di socialità, che vanno assicurati nell’ambito della IeFP sull’intero territorio nazionale ai sensi dell’art. 117, comma 2, lett. m. Cost., e rispetto ai quali, pertanto, spetta allo Stato la “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili”. Insomma, la riforma costituzionale del 2001 ha prodotto la pariordinazione tra l’istruzione scolastica e la IeFP nell’ambito del comune settore dell’istruzione, nel senso che ha comportato l’accostamento e l’inserzione della IeFP, al pari della 57 scuola, rispetto a tutte quelle disposizioni costituzionali che disciplinano le attività educative allorquando in tali attività si congiungono profili di istruzione e profili di formazione professionalizzante. Più esattamente, prima della riforma costituzionale del 2001 la disciplina della formazione professionale era per lo più ristretta al settore della formazione e dell’elevazione professionale dei lavoratori, ai sensi dell’art. 35, comma 2, Cost., e dunque collegata agli aspetti formativi attinenti al mondo del lavoro e dunque direttamente dipendente dalle esigenze, dalle istanze e dai bisogni presenti nei rapporti economici. Invece, dal 2001 la IeFP ha acquisito lo specifico riconoscimento costituzionale di attività propriamente e direttamente riconducibile all’ambito della “istruzione” al pari della scuola, alla quale viceversa la Costituzione originariamente riconosceva una sorta di sostanziale esclusività nell’ambito delle attività formative degli adolescenti. Insomma, a partire dal 2001, gli artt. 33 e 34 Cost. vanno riletti e reinterpretati in stretta connessione con la nuova e più ampia configurazione della materia della “istruzione” risultante dall’inserimento, all’interno di quest’ultima, della IeFP considerata come quello specifico ambito dell’istruzione che è riservato alla competenza “propria” - e non soltanto concorrente - delle Regioni. In questo modo, può concludersi, la IeFP è entrata di pieno diritto nell’ambito dei “rapporti etico-sociali” disciplinati nel Titolo II della Prima parte della Costituzione. Ma gli effetti dell’inserzione della IeFP nell’ambito della istruzione e l’equiparazione dell’IeFP alla scuola nell’adempimento della funzione educativa rivolta ai giovani, là dove e nella misura in cui essa si colleghi all’istruzione professionalizzante, non sono limitati a quanto adesso sintetizzato. Infatti, va rilevato che allo Stato non soltanto spetta definire, come detto sopra, “i livelli essenziali delle prestazioni” relativi, come si è appena visto, sia alla scuola che anche alla IeFP, ma deve pure intervenire quando i diritti civili e sociali di rilevanza costituzionale siano messi in pericolo dall’inazione degli enti di decentramento territoriali cui spettano ordinariamente le funzioni pubbliche relative alla IeFP. Infatti, l’art. 120, comma 2, Cost. prevede, tra l’altro, che “il Governo può sostituirsi a organi delle Regioni, delle Città metropolitane, delle Province e dei Comuni (…) quando lo richiedono la tutela dell’unità giuridica (…) e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali dei governi locali”. Ciò significa che la Costituzione, se da un parte è stata modificata a partire dal 2001 nel senso dell’accresciuto decentramento istituzionale, d’altra parte è stata integrata attribuendo al Governo centrale una competenza specifica, quella di sostituirsi agli enti decentrati qualora sia necessario mantenere l’“unità giuridica” della Repubblica, ossia quell’essenziale parità di condizione giuridica tra i consociati senza la quale verrebbe meno l’unitarietà dello Stato, assicurando, in particolare, il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni - definiti, come già ricordati, con leggi poste dallo stesso Stato - quando il comportamento degli enti decentrati non consente o addirittura pregiudica il predetto rispetto a causa di un esercizio insufficiente o scorretto dei relativi poteri. Nel caso della IeFP, che è qui alla nostra attenzione, l’esercizio della competenza legislativa e amministrativa delle Regioni, 58 particolarmente garantita e rafforzata dalla precisazione posta nel sopra richiamato art. 117, comma 3, Cost., costituisce un anello indispensabile per l’effettivo funzionamento della IeFP: senza norme legislative appositamente predisposte da ciascuna Regione il sistema della IeFP delineato nei principi essenziali dalle norme statali, infatti, è concretamente irrealizzabile; senza un idoneo apparato amministrativo regionale che dia attuazione alle discipline legislative - sia quelle statali di principio, sia, conseguentemente, quelle regionali - nessun percorso di IeFP può essere attivato. In definitiva, senza il concorso idoneo e congruente di entrambe le competenze regionali - sia sul versante della legislazione che su quello dell’amministrazione - la IeFP rimane lettera morta, l’unità giuridica tra i cittadini si spezza irrimediabilmente, il livello essenziale delle prestazioni - definito dalle norme statali - è definitivamente compromesso. La Costituzione offre allora una soluzione, il potere sostitutivo del Governo della Repubblica, che può apparire assai drastica, ma che non è un’arbitraria invasione di competenza, né un’usurpazione. In ogni ordinamento costituzionale anche a forte decentramento istituzionale, non può non essere consentito al potere centrale l’intervento suppletivo nei confronti dei poteri autonomistici al fine di ristabilire il corretto esercizio delle competenze quando siano in discussione profili, aspetti, interessi direttamente ed immediatamente inerenti alla tutela dei diritti costituzionali, individuali e collettivi, e in particolare quando sia in giuoco quella minima ed essenziale unitarietà del sistema decisionale pubblico senza la quale si comprometterebbe gravemente - se non irrimediabilmente - il senso stesso di appartenenza dei cittadini al medesimo Stato. 3.3.3. La geopardizzazione della IeFP: un’evidente violazione dei principi costituzionali Tutto ciò considerato, allora, appare davvero in contraddizione con il quadro dei principi costituzionale la condizione giuridica degli adolescenti, dei giovani e delle relative famiglie che vivono e risiedono in quelle Regioni ove, a differenza di altre, manca la normativa legislativa necessaria per consentire lo svolgimento a regime dei percorsi di IeFP, o dove non viene predisposta l’attuazione amministrativa indispensabile per consentire di usufruire della IeFP, ovvero, ancora, non vengono appostate le risorse finanziarie nelle corrispondenti voci di bilancio, sicché risulta impossibile l’attivazione del percorsi di IeFP. L’approntamento dei percorsi educativi della IeFP, in altri termini, non è espressione di una mera discrezionalità politica rimessa alla libera scelta delle Regioni; ben diversamente, è adempimento di una funzione pubblica rimessa per Costituzione alla competenza regionale nel rispetto di principi generali stabiliti dalla Stato al quale compete la salvaguardia del relativo rispetto. La mancanza della IeFP in tutto il territorio nazionale non è soltanto una perdita secca per la nostra collettività, per il compiuto sviluppo formativo dei giovani, per la predisposizione delle professionalità richieste dal mondo del lavoro; è, dal punto di vista qui in considerazione, una palese e grave violazione dei diritti costituzionalmente previsti e garantiti a tutti i giovani che intendono assolvere, come riconosciuto espressamente dalla legge dello Stato, l’obbligo di istruzione ed 59 esercitare il diritto-dovere di istruzione e formazione per il tramite di percorsi educativi che siano strettamente coniugati con la formazione professionalizzante. Questo è ormai a tutti gli effetti un diritto civile da garantire in modo eguale su tutto il territorio nazionale, e che non può essere negato sulla base di scelte discrezionali dei livelli di governo regionali: là dove ciò si verifichi, si configura un assetto giuridico contrario ai principi costituzionali. Parimenti, appare intollerabile, giuridicamente e soprattutto costituzionalmente, una condizione di palese differenziazione, se non di assoluto squilibrio, tra i sistemi di IeFP predisposti e concretamente nelle Regioni che ne consentono lo svolgimento. Quanti e quali siano i “modelli” di IeFP effettivamente sussistenti, è tema di approfondite e complesse analisi di cui soli gli esperti del settore sono pienamente consapevoli. Quale sia la distanza, se non la contrapposizione tra i modelli regionali di IeFP sussistenti in prassi - perché così legificati e amministrati dalle singole Regioni - e il sistema nazionale di istruzione e formazione come è stato delineato dalle normative statali di principio, è un dato di fatto noto a tutti. Eppure, gli adolescenti, i giovani e le relative famiglie si trovano di fronte ad un ginepraio di differenziate modalità e condizioni di accesso, frequenza, assolvimento e riconoscimento dei percorsi di IeFP, tutte praticamente diverse da Regione a Regione. Le formule più varie escogitate da livello regionale per non dare luogo ad una vera IeFP distinta, autonoma e pariordinata rispetto ai percorsi di istruzione scolastica (i bienni integrati, il primo anno obbligatorio nella scuola, e così via) costituiscono certo l’esempio più eclatante della nostra fantasia istituzionale, ma sono tutti palesemente incostituzionali. In qualche occasione la Corte costituzionale ha avuto la possibilità di dichiararlo a chiare lettere (come ad esempio nel caso della sent. n. 309 del 2010 nei confronti di una legge della Regione Toscana). Ma nella quasi totalità dei casi, il Governo non ha impugnato - nei ristretti termini che gli sono consentiti dalle procedure di giustizia costituzionale - le leggi regionali, che così hanno dato luogo a modalità attuative della IeFP che devono ritenersi costituzionalmente invalide, e che tuttavia rimangono efficaci e dunque giuridicamente cogenti sin quando non ne sarà accertata l’incostituzionalità da parte della Corte costituzionale. E ancora l’intervento cosiddetto “sussidiario” degli Istituti professionali di Stato - ma in realtà in sostituzione delle istituzioni formative riconosciute come tali dai singoli ordinamenti regionali - avviene, in via generale, secondo un regime stabilito non con norme di legge, ma con regolamento e sulla base di un accordo raggiunto in sede di Conferenza unificata tra lo Stato e gli enti del decentramento territoriale, e dunque in spregio al principio di legalità su cui deve fondarsi l’attività amministrativa. Del resto l’intervento dei Professionali di Stato potrebbe essere ritenuto legittimamente "sussidiario" solo se attivato dallo Stato in via temporaneamente sostitutiva rispetto all’oggettiva mancanza dei percorsi regionali di IeFP e per assicurare i livelli essenziali delle prestazioni. Al contrario, si tratta di un intervento permanentemente sostitutivo dei percorsi di IeFP di competenza regionale e che viene attivato per decisione autonoma delle stesse Regioni che illegittimamente rinunciano all’attivazione dei loro percorsi. Talora, poi, a livello regionale, l’applicazione del regime cosiddetto sussidiario è decisa soltanto sulla base di 60 decisioni assunte non in via legislativa, ma addirittura con atti meramente amministrativi. Ancora, può segnalarsi che l’erogazione di risorse finanziarie da parte delle Regioni per lo svolgimento di attività connesse alla IeFP a favore delle istituzioni scolastiche statali, si pone in violazione del principio costituzionale, tante volte ribadito dalla Corte costituzionale, che proibisce a ciascun livello di governo di destinare le proprie risorse finanziarie per lo svolgimento di attività poste in essere da soggetti o istituzioni appartenenti ad altri livelli di governo, e ciò in base al principio di autonomia finanziaria di ciascun ente territoriale sancito dall’art. 119 Cost. La confusione e la sovrapposizione dei ruoli altera ulteriormente il quadro attuativo della IeFP, determinando una condizione di palese difformità rispetto ai principi costituzionali. La geopardizzazione del sistema nazionale di IeFP, che nei fatti si presenta frazionato tra una molteplicità di differenziati - e talora inesistenti - sistemi regionali, ha prodotto una condizione di disarticolazione che non appare più tollerabile a fronte del rispetto dei principi di “unità” del sistema educativo nazionale di istruzione e formazione, principi che la Costituzione garantisce proprio nel momento stesso in cui assegna allo Stato una pluralità di compiti e funzioni che assumono le seguenti finalità complessivamente unificanti: definire i principi generali in materia di istruzione; intervenire nell’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni che devono essere garantiti dalle autorità regionali direttamente e primariamente competenti nell’erogazione dell’IeFP; e provvedere sia all’effettivo rispetto del principio di unità del sistema nazionale di istruzione e formazione, che alla garanzia dei diritti costituzionali ad esso collegati sull’intero territorio nazionale, agendo in via sostitutiva in caso di inadempienza da parte dei livelli decentrati di governo. 3.3.4. Quali rimedi e quali possibili soluzioni? Quali rimedi sono ipotizzabili e quali soluzioni si possono apprestare per affrontare una condizione di geopardizzazione della IeFP che rischia non solo di ostacolare e di precludere la positiva evoluzione di un settore formativo che, come dimostrano le analisi più recenti, dimostra di offrire percorsi educativi apprezzati dai giovani e dalla famiglie, ma anche di costituire quella premessa di fatto che possa condurre sino all’implosione del sistema nazionale di istruzione e formazione, per come quest’ultimo è stato definito a partire dalla riforma costituzionale del 2001 e dalla successiva legge di attuazione n. 53 del 2003. La disarticolazione della IeFP, dunque, non è una condizione che le Regioni - neppure quelle che continuano a guardare con sufficienza o indifferenza alla IeFP - dovrebbero considerare con favore; infatti, una grave inefficienza complessiva dell’istruzione professionalizzante potrebbe giustificare la richiesta di riforme così incisive sino al punto da indurre - pure inserendosi nella prospettiva di riforma del Titolo V di cui si parla insistentemente proprio in questi giorni - a proporre la riduzione o addirittura la cancellazione di quella ampia sfera di autonomia che è stata riconosciuta alle Regioni con la revisione costituzionale del 2001. Il rischio da evitare, insomma, è quello di una controriforma che riporterebbe l’orologio all’indietro, non solo cancellando d’un colpo esperienze 61 senz’altro positive, ma allontanandoci ancor di più dalla realizzazione di quel modello di connessione tra istruzione e formazione cui l’Europa costantemente ci sollecita. Se allora, a nostro avviso, la risposta non può non orientarsi nella predisposizione di una più efficiente governance della IeFP che, nel rispetto delle autonomie regionali, assicuri una configurazione unitaria dei sistemi regionali, almeno tre strade andrebbero contemporaneamente seguite: completare la definizione delle norme statali che delineano dal centro l’assetto unitario della IeFP; fornire un quadro unitario e leggibile di tutte le regole sinora prodotte nelle varie sedi concertative tra lo Stato e le autonomie territoriali; e procedere, là dove necessario, a quegli interventi sostitutivi indispensabili per supplire a gravi e palesi inadempienze o distorsioni applicative in sede regionale. Innanzitutto, lo Stato deve assumersi per intero le proprie responsabilità nella definizione dei “principi generali” e soprattutto nella precisazione dei “livelli essenziali delle prestazioni” che devono essere assicurati a livello regionale. Il decreto legislativo n. 226 del 2005, elaborato in una fase per così dire primordiale nella costruzione del sistema nazionale di istruzione e formazione, presenta pecche, lacune, imprecisioni e difetti: esso alterna roboanti affermazioni di principio a deboli prescrizioni di dettaglio. La riscrittura di questo decreto legislativo appare pertanto necessario, non solo perché in alcuni aspetti esso appare superato dalle scelte compiute dalla legislazione successiva (senza che tuttavia si sia proceduto al necessario coordinamento delle rispettive normative), ma anche perché in mancanza di una definizione consistentemente prescrittiva dei livelli essenziali delle prestazioni da garantire a livello regionale, non sarà possibile ottenere una governance sufficientemente unitaria del sistema della IeFP sull’intero territorio nazionale. Quella che appariva una scommessa nel 2005 - cioè la nascita di un sistema di IeFP che potesse affiancarsi alla scuola in posizione di parità nell’offerta formativa - ormai è una realtà sostenuta da numeri alquanto consistenti che esprimono, anzi, una tendenza sempre più favorevole. Tuttavia, la gracilità delle scelte istituzionali tuttora presenti al centro dell’ordinamento possono mettere a repentaglio quanto sinora fatto. A ciò occorre dunque porre rimedio. Ancora, appare necessario intervenire anche a valle della determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni da garantire nelle singole Regioni, attivando un meccanismo corretto e affidabile di valutazione a livello centrale di quanto concretizzato in sede regionale. A tal proposito, l’art. 15, comma 4, del d.lgs. n. 226 del 2005 prevede un apposito regolamento ministeriale per definire le modalità di accertamento dei livelli essenziali delle prestazioni da parte delle Regioni, regolamento da adottare ai sensi dell’art. 7, comma 1, lett. c della Legge n. 53 del 2003, regolamento per il quale tuttavia è necessaria l’intesa tra Stato e Regioni ai sensi del successivo comma 2. Dobbiamo però chiederci se davvero sia necessaria tale intesa, dato che la Costituzione, come abbiamo visto, rimette allo Stato la competenza sui livelli essenziali delle prestazioni. Tale regolamento, come noto, non è stato adottato. La difficoltà di trovare l’intesa con le Regioni ha determinato nei fatti l’impossibilità di 62 adottare il regolamento, e conseguentemente non sono state stabilite quelle modalità oggettive, certe e neutrali per verificare il rispetto dei livelli essenziali. Dunque, se non si è riusciti a trovare l’intesa dopo tanto tempo, a nostro avviso nulla impedisce di modificare la legge del 2003, sopprimendo la necessità dell’intesa tra Stato e Regioni, che, come detto, non è costituzionalmente necessaria. In tal modo si potrebbe anche avviare il superamento di quei criteri per molti aspetti imprecisi ed imprecisati che tuttora presiedono alle variegate modalità regionali di accreditamento delle istituzioni formative. Attualmente tali criteri discendono da un decreto interministeriale del 29 novembre 2007, al quale è seguita l’intesa in sede di Conferenza tra Stato e Regioni del 20 marzo del 2008, intesa che è base di riferimento per le molteplici - e va aggiunto - più diverse normative regionali di attuazione. L’incertezza della normativa statale collocata alla base di questo fondamentale aspetto del regime della IeFP - normativa statale che, per di più, è collocata al livello normativo delle fonti secondarie, in palese violazione dell’art. 117, comma 2, lett. m) che rimette tale compito alla legge dello Stato - ha prodotto e produce notevole discrezionalità, se non addirittura consistente arbitrarietà, ai singoli modelli di accreditamento approntati a livello regionale, accrescendo così l’incertezza nell’approntamento dei percorsi di IeFP e differenziando ingiustificatamente non solo le condizioni di accesso delle istituzioni formative nelle diverse realtà regionali, ma anche e conseguentemente il livello essenziale delle prestazioni che è concretamente assicurato a secondo dalla disciplina effettivamente prescelta dalle Regioni. In secondo luogo, va rilevato che le regole che disciplinano a livello centrale - e dunque con funzione sostanzialmente unificante rispetto ai singoli sistemi regionali - la materia della IeFP, appaiono per alcuni aspetti insufficienti, per altri aspetti sovrabbondanti e contraddittorie. Per di più, esse sono in gran parte - e più o meno propriamente - distribuite in numerosi atti che sono scaturiti da accordi o intese o pareri formulati in sede di Conferenza Stato-Regione o in sede di Conferenza Unificata; tali atti, inoltre, frequentemente sono stati formulati con modalità più “descrittive” che “prescrittive”, e con formule aperte a molteplici modalità interpretative ed applicative, risultando così pericolosamente ambigui e forieri di eccessiva discrezionalità in sede attuativa. All’interno di questo ginepraio di atti assunti in via per lo più collaborativa tra lo Stato e gli enti territoriali, non è facile districarsi né per gli organi competenti, né per le istituzioni formative, né tanto meno per coloro che intendono usufruire dell’offerta di IeFP. E, come noto, la scarsa conoscibilità delle regole, anche quando soltanto derivante dal loro frazionamento tra una pluralità di testi non opportunamente coordinati, è causa di inefficienza per l’apparato amministrativo destinato ad applicare una normativa “oscura” e sin troppo malleabile. A tal proposito, anzi, può ricordarsi che la Corte costituzionale ha recentemente sanzionato una legge mal scritta, proprio perché lesiva del principio costituzionale del buon andamento delle pubbliche amministrazioni sancito nell’art. 97 Cost. (cfr. sent. n. 70 del 2013). Appare allora indispensabile che, mediante un’apposita autorizzazione o delega legislativa, il Parlamento conferisca al Governo il compito di riunire in un apposito testo unico le discipline che a vario titolo concernono la IeFP a livello centrale, e 63 dunque, a partire dalle norme legislative, andrebbero raccolte, sistematizzate e coordinate le numerose norme, regole, principi che sinora sono state adottate in materia di IeFP negli atti sinora approvati in via collaborativa nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni e in quella Unificata; tra l’altro, come noto, tali atti non sono di facile reperibilità e non sono pubblicati nella Gazzetta Ufficiale. L’autorizzazione non dovrebbe poi limitarsi al solo coordinamento formale, ma dovrebbe consentire, tra l’altro, anche il riordino delle regole che si sono succedute nel tempo, l’eliminazione di quelle ormai superate e obsolete, e la corretta precisazione in termini prescrittivi dei principi di comportamento sinora delineati in via per lo più discorsiva. L’effetto giuridico sarebbe quello della legificazione di regole che sinora sono state collocate in una pluralità di atti che, pur non costituendo fonti del diritto, hanno avuto la capacità di orientare cogentemente l’azione legislativa delle Regioni. Si perderebbe certamente qualcosa in termini di flessibilità, ma si guadagnerebbe molto su quello della chiarezza e dell’univocità delle regole. Il testo unico della IeFP sarebbe, insomma, un passo indispensabile per conferire quell’unitarietà della regolazione che appare necessaria conseguire per consentire una migliore e più efficiente governance a livello regionale. Conseguentemente, anche le disarmonie e le contraddizioni presenti in vario modo a livello regionale sarebbero più facilmente individuabili e conseguentemente potrebbe essere più agevolmente corrette dallo stesso legislatore regionale. Infine, deve notarsi che la condizione di inesistenza della IeFP in alcune Regioni, in ragione di volontà politiche contrarie alla predisposizione di un’offerta educativa alternativa alla scuola e congiunta all’istruzione professionalizzante, appare ormai una distorsione non più sopportabile rispetto alla tutela dell’unità giuridica che la Costituzione garantisce, e nello stesso tempo una lesione gravissima di diritti costituzionalmente rilevanti e che vanno assicurati su tutto il territorio nazionale. L’attivazione dell’art. 120, secondo comma, Cost. e conseguentemente delle procedure prevista dalla legge di attuazione (cfr. art. 8 della legge n. 131 del 2003), rientra nelle competenze e nelle responsabilità proprie del Governo, tanto più se si tratta anche di assicurare nell’ambito della IeFP la coerente ed efficiente allocazione di quelle risorse finanziarie che provengono dallo Stato proprio a tale scopo. Va aggiunto che l’art. 8, comma 1, legge n. 131 del 2003, prevede anche la possibilità di esercitare il potere sostitutivo nei confronti degli atti normativi delle Regioni e degli enti locali. Il potere in questione non dovrebbe essere considerato un’usurpazione delle competenze regionali, ma una temporanea sostituzione da parte dello Stato al fine di tutelare esigenze costituzionalmente prevalenti. Da ultimo, può ricordarsi che di fronte all’inazione o allo scorretto esercizio legislativo delle competenze regionali, come noto, i cittadini hanno scarse possibilità di reazione, non potendo accedere direttamente alla Corte costituzionale; ma il recente esempio della dichiarazione di illegittimità costituzionale delle leggi elettorali sulla base di una semplice azione di accertamento (cfr. sent. n. 1 del 2014), deve fare riflettere i legislatori regionali. 64 3.5. La valutazione degli apprendimenti e di sistema della IeFP: proposta di una sperimentazione per completare la riforma della IeFP “VALEF” SPERIMENTAZIONE DI UN SISTEMA DI AUTOVAZIONE PER L’ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE (IeFP) DOCUMENTO BASE PREMESSA Negli anni Duemila gli Enti di Formazione Professionale, in dialogo con gli organismi di governo nazionale e territoriale, hanno dato il loro contributo per progettare e sperimentare i percorsi di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) di durata triennale e quadriennale. Questo sforzo è stato accompagnato da azioni di monitoraggio per verificarne la coerenza rispetto agli obiettivi prefissati. Gli Accordi interistituzionali che hanno accompagnato la sperimentazione hanno permesso di realizzare un percorso formativo dotato di standard formativi relativi alle competenze di base e alle competenze tecnico-professionali comuni e specifiche, organizzato per aree professionali, con titoli di qualifica e diploma professionale collocati nel 3 e 4 livello europeo (EQF). Resta da affrontare in maniera sistematica il problema della valutazione degli apprendimenti e di sistema. L’Istituto Invalsi ha già sperimentato, in qualche regione, un modello di valutazione degli apprendimenti. Il presente progetto ha l’obiettivo di avviare una sperimentazione che per realizzare un modello di valutazione che tiene conto del Regolamento del Sistema Nazionale di Valutazione e delle peculiarità che sono proprie del (sotto)sistema di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP). IL CONTESTO Con il Regolamento del Sistema Nazionale di Valutazione (DPR 80 del 28 marzo 2013) in materia di Istruzione e Formazione, il nostro Paese risponde agli impegni assunti nel 2011 dall’Italia con l’Unione europea, in vista della programmazione dei fondi strutturali 2014/2020. Nel comma 4 dell’art. 2 si afferma che le priorità strategiche e le modalità di valutazione del sistema di IeFP ai sensi dell’articolo 6 del previsto dal Capo III del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, sono definite secondo i principi dello stesso regolamento dal Ministro con linee guida adottate d’intesa con la Conferenza unificata di cui all’articolo 9 del Decreto Legislativo 28 agosto 1997, n. 281, previo concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali. La presente proposta mira a colmare questo vuoto, con un intervento coerente con la natura del compito delle istituzioni formative. 65 OGGETTO ED AZIONI È in questa prospettiva che si pone la presente proposta: tramite essa, intendiamo realizzare una sperimentazione fondata dal punto di vista scientifico e metodologico e coinvolgente un numero contenuto di organismi formativi diffusi su tutto il territorio nazionale, al fine di elaborare ed implementare un modello di qualità dell’istituzione formativa (in prevalenza costituita da Centri di formazione professionale) nel prossimo triennio, sulla base di un modello specifico per la Formazione Professionale e coerente con il modello VALeS, al termine del quale sia possibile fornire alla Conferenza unificata una linea guida validata dall’esperienza. La sperimentazione, che vedrà il concorso degli Enti di Formazione Professionale aderenti a Forma, del Centro Studi Scuola Cattolica (CSSC) e delle Regioni in cui sono collocati gli organismi formativi coinvolti, si concentrerà su tre azioni previste dal Regolamento: 1) La produzione annuale dei documenti “Il CFP in chiaro”; 2) L’autovalutazione dei CFP; 3) La pubblicizzazione dei risultati raggiunti e l’elaborazione della Linea guida per la qualità dell’IeFP. IL MODELLO DI QUALITÀ DELLA FORMAZIONE Il modello di qualità che si intende adottare sarà delineato in mondo coerente con la natura dell’azione educativa e formativa svolta dai Centri di Formazione Professionale (CFP). Tale azione risulta caratterizzata dalla capacità di replica ad alcune sfide che si pongono, sapendo valorizzare positivamente le forze vitali presenti. Le sfide sono costituite dall’utenza e dalle sue caratteristiche prevalenti (bassi livelli di istruzione, notevole varietà etnica, sociale e culturale), dalle richieste dei contesti socio-economici di riferimento, dalla varietà e mutevolezza delle politiche formative locali, dall’ambivalenza del ruolo delle istituzioni scolastiche. Per replicare a tali sfide, la Formazione Professionale fa leva sulle seguenti forze vitali: l’elemento fondativo (o carisma), la comunità educativa e professionale, i legami con il territorio, la metodologia, il lavoro di rete. Tale contesto non si presta ad essere adeguatamente compreso a partire dal modello prevalente di analisi della qualità, un approccio che possiamo definire “meccanico” poiché basato esclusivamente sul binomio input-output; viceversa, occorre un approccio più appropriato, che possiamo definire “vitale”, centrato sui processi di attivazione tramite i quali l’organismo è in grado di replicare alle sfide ed a cogliere le opportunità formative che gli si presentano. Si tratta di comprendere in che modo i CFP si dispongo nel replicare alle sfide che sono chiamati a fronteggiare, e come perseguono di conseguenza i seguenti fattori della qualità della formazione: 1. Grado di attrazione e tenuta degli allievi; 2. Metodologia didattica laboratoriale, valutazione autentica, capolavori e concorsi; 3. Successo formativo interno (apprendimenti); 66 4. Efficacia sociale (occupazione); 5. Continuità formativa. IL METODO SPERIMENTALE In coerenza con il modello della qualità indicato, nel progetto sperimentale si intende adottare la seguente metodologia: 1) Costituzione di un Nucleo tecnico di rilevazione a livello sia nazionale sia regionale che, sulla base dei sistemi informativi esistenti, quelli già utilizzati per la redazione dei rapporti di qualità a cura del Centro studi scuola cattolica, sia in grado di fornire dei report denominati “Il CFP in chiaro” tramite i quali fornire elementi sintetici di analisi e verifica del servizio erogato dalle sedi formative sperimentali sulla base dei dati relativi agli utenti (ciclo di vita dall’iscrizione fino alla continuità formativa), agli apprendimenti (Invalsi o sistemi regionali di rilevazione), oltre a ulteriori elementi significativi integrati dalla stessa scuola. 2) Elaborazione da parte dei CFP coinvolti, sulla base di un formato inviato dal Nucleo tecnico, di un Rapporto di autovalutazione in formato elettronico, secondo un quadro di riferimento risultante dall’adattamento al caso dei CFP del modello Invalsi elaborato per le scuole, e formulazione di un Piano di miglioramento. 3) Monitoraggio del processo di autovalutazione da parte del Nucleo tecnico, articolato in tre azioni: a. analisi progressiva dei Rapporti di autovalutazione e comparazione dei punti di forza/punti di miglioramento indicati con i dati dell’anno successivo per rilevare permanenze e scostamenti da includere nel report successivo “Il CFP in chiaro”; b. visite ordinarie da parte del Nucleo tecnico presso le sedi formative per raccogliere i segnali vivi della realtà indagata; c. interventi consulenziali e formativi ad hoc nelle realtà che segnalano criticità accentuate e problematiche gestionali e metodologiche, al fine di qualificare i piani di miglioramento elaborati. 4) Rendicontazione sociale da parte delle istituzioni formative tramite pubblicazione e diffusione dei risultati raggiunti, in base ad indicatori e linguaggi chiari e comparabili, al fine di garantire trasparenza, condivisione e promozione della comunità educativa e formativa attivata. 5) Elaborazione di una Linea guida per l’autovalutazione del sistema di Istruzione e formazione professionale, a seguito del triennio sperimentale, così da giungere ad una proposta validata dall’esperienza. ORGANIZZAZIONE E RISORSE La sperimentazione sarà gestita tramite due organismi: 67 1) Il Gruppo guida nazionale, composto da esponenti ed esperti degli Enti di Formazione Professionale interessati, dai rappresentanti dei Ministeri (MIUR e MLPS), delle Regioni e dagli esperti indicati dall’Invalsi. 2) Il Nucleo tecnico di rilevazione con il compito di elaborare il report “Cfp in chiaro”, di realizzare il monitoraggio compresa la consulenza e formazione, di fornire al Gruppo guida gli elementi metodologici per la validazione della proposta di Linea guida. La proposta è estesa a tutti gli Enti di Formazione Professionale che vogliano farne parte con preferenza - per omogeneità statistica - per coloro che fanno parte della compagine interessata alla legge 40; l’adesione è sancita sulla base della condivisione dell’impostazione e del quadro degli impegni previsti per l’intero triennio formativo 2014-2017. Si prevede che la compagine sperimentale possa essere definita da 10 / 15 Centri di Formazione Professionale distribuiti su tutto il territorio nazionale. Si precisa che i costi dell’iniziativa sono totalmente coperti dagli stessi Enti di Formazione Professionale promotori ed aderenti, avvalendosi anche degli eventuali contributi previsti dalle Regioni e da Invalsi. 69 4. ALCUNE PROPOSTE PER POTENZIARE L’OFFERTA DELLA IEFP Si riportano solo alcune proposte che possono, nel medio termine, fare opera di “manutenzione” e “aggiornamento” del (sotto)sistema di IeFP. 4.1. Adottare il Regolamento previsto dal D.Lgs. 226/05 per il rispetto dei LEP Il (sotto)sistema di IeFP, di competenza regionale, ha nel rispetto dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) definiti dallo Stato, la sua dimensione di “sistema nazionale”. I LEP sono stati definiti dal Capo III del D. Lgs. 226/05 e sono: Art. 15: Livelli essenziali delle prestazioni Art. 16: livelli essenziali dell’offerta formativa Art. 17: livelli essenziali dell’orario minimo annuale e dell’articolazione dei percorsi formativi Art. 18: livelli essenziali dei percorsi Art. 19: livelli essenziali dei requisiti dei docenti Art. 20: livelli essenziali della valutazione e certificazione delle competenze Art. 21: livelli essenziali delle strutture e dei relativi servizi Art. 22: valutazione Il D. Lgs. 226/05 rimanda ad uno specifico Regolamento governativo per definire le modalità di accertamento del rispetto dei LEP Si riporta, per comodità, l’art. 15. Art. 15. Livelli essenziali delle prestazioni 1. L’iscrizione e la frequenza ai percorsi di istruzione e formazione professionale rispondenti ai livelli essenziali definiti dal presente Capo e garantiti dallo Stato, anche in relazione alle indicazioni dell’Unione europea, rappresentano assolvimento del diritto-dovere all’istruzione e formazione, secondo quanto previsto dal decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 76, e dal profilo educativo, culturale e professionale di cui all’allegato A. 2. Nell’esercizio delle loro competenze legislative esclusive in materia di istruzione e formazione professionale e nella organizzazione del relativo servizio le Regioni assicurano i livelli essenziali delle prestazioni definiti dal presente Capo. 3. I livelli essenziali di cui al presente Capo costituiscono requisiti per l’accreditamento delle istituzioni che realizzano i percorsi di cui al comma 1 da parte delle Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano e, relativamente alle istituzioni formative, anche per l’attribuzione dell’autonomia di cui all’articolo 1, comma 4. 4. Le modalità di accertamento del rispetto dei livelli essenziali di cui al presente Capo sono definite con il regolamento previsto dall’articolo 7, comma 1, lettera c), della legge 28 marzo 2003, n. 53. 70 5. I titoli e le qualifiche rilasciati a conclusione dei percorsi di istruzione e formazione professionale di durata almeno quadriennale rispondenti ai requisiti di cui al comma 2 costituiscono titolo per l’accesso all’istruzione e formazione tecnica superiore, fatto salvo quanto previsto dall’articolo 69 della legge 17 maggio 1999, n. 144, fermo restando il loro valore a tutti gli altri effetti previsti dall’ordinamento giuridico. 6. I titoli e le qualifiche conseguiti al termine dei percorsi del sistema di istruzione e formazione professionale di durata almeno quadriennale consentono di sostenere l’esame di Stato, utile anche ai fini degli accessi all’università e all’alta formazione artistica, musicale e coreutica, previa frequenza di apposito corso annuale, realizzato d’intesa con le università e con l’alta formazione artistica, musicale e coreutica, e ferma restando la possibilità di sostenere, come privatista, l’esame di Stato secondo quanto previsto dalle disposizioni vigenti in materia. 7. Le qualifiche professionali conseguite attraverso l’apprendistato di cui all’articolo 48 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276 costituiscono crediti formativi per il proseguimento nei percorsi di cui al Capo II e al presente Capo, secondo le modalità di riconoscimento indicate dall’art. 51, comma 2, del citato decreto legislativo n. 276 del 2003.  Proposta a. L’adozione di questo Regolamento potrebbe concorrere a rafforzare la dimensione di “sistema nazionale” al (sotto)sistema di IeFP, oggi molto frantumato dalle singole politiche regionali. 4.2. “Diritto-dovere all’istruzione e formazione” e “Obbligo di istruzione” Alla luce della normativa e della sua attuazione (monitoraggi recenti attuati dal MLPS attraverso ISFOL) un giovane assolve al diritto-dovere all’istruzione e formazione e all’obbligo di istruzione frequentando: − un corso di formazione di durata triennale − un corso di formazione di durata quadriennale − un percorso formativo all’interno dell’istituto dell’apprendistato. Alla luce dei monitoraggi vigenti si può affermare che: − l’offerta formativa per conseguire la qualifica professionale è garantita in tutte le Regioni attraverso ο o un “sistema plurale” ove c’è l’apporto delle Istituzioni Formative (IF) e, in via sussidiaria degli Istituti Professionali di Stato (IPS) accreditati (soprattutto nelle Regioni del Centro Nord); ο o attraverso l’apporto dei soli IPS accreditati (soprattutto nelle Regioni del Centro Sud ad eccezione del Lazio e della Sicilia); − L’offerta formativa per conseguire il diploma professionale è ancora molto limitata e circoscritta. È attivo infatti nelle sole Regioni del Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sicilia, Province autonoma di Trento e Bolzano. In Emilia Romagna e Veneto è annunciato. 71 − L’offerta formativa per conseguire la qualifica o il diploma professionale attraverso l’istituto dell’Apprendistato. Questa offerta è, praticamente, ancora ai nastri di partenza.  Proposte: a. Vista la carenza delle istituzioni formative accreditate in molte Regioni, soprattutto del Sud e vista la debolezza strutturale del Mezzogiorno che poggia esclusivamente sull’offerta formativa erogata dagli IPS accreditati afflitti da una grande dispersione scolastica, avviare, attraverso una sperimentazione nazionale, l’attivazione di iniziative pilota sostenuta da Istituzioni Formative in aree del Mezzogiorno individuate come particolarmente critiche per la dispersione scolastica e il degrado sociale. b. Potenziare gradualmente il IV anno su tutto il territorio nazionale; ciò consentirebbe di allargare di alcune migliaia il bacino di utenza dei percorsi di IeFP e permetterebbe di rispondere ad una domanda diffusa di formazione da parte delle imprese57. Dare, inoltre, al titolo del IV anno una sua definizione giuridica coerente con la normativa vigente. c. Ripensare profondamente l’istituto dell’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale che, benché profondamente riformato, non è decollato. Una sinergia effettiva e messa a sistema tra imprese e CFP permetterebbe una sburocratizzazione nella direzione di un contratto formativo e potrebbe dare vita ad una ulteriore opportunità formativa. d. Riorganizzare la filiera della IeFP nell’ottica di un percorso autonomo. Ciò comporterebbe una stabilizzazione dell’offerta dei percorsi di IFTS e l’accesso diretto ai percorsi ITS dopo la conclusione positiva di questi ultimi. 4.3. Riorganizzare il ruolo dei soggetti del (sotto)sistema di IeFP Oggi agiscono due soggetti nel (sotto)sistema di IeFP: − in “via ordinaria” le istituzioni formative accreditate (storicamente i Centri di Formazione Professionale, detti anche CFP) che organizzano percorsi formativi di durata triennale o quadriennale e percorsi formativi nell’istituto dell’Apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale; − in “via sussidiaria” (cioè dove le istituzioni formative accreditate non sono attive) gli Istituti Professionali di Stato accreditati dalle Regioni. I Rapporti ISFOL hanno messo in evidenza come l’attuale Istituto Professionale di Stato non si sia rivelato del tutto adeguato ad erogare percorsi di qualifica professionale. 57 ISFOL, Audizione dell’ISFOL presso la VII Commissione, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati in occasione dell’indagine conoscitiva sulle strategie per contrastare la dispersione scolastica, 10 giugno 2014, 72  Proposte: a. Un rigoroso accreditamento nazionale valevole per tutti i soggetti che operano nell’ambito del diritto-dovere potrebbe colmare questa criticità costringendo anche gli Istituti Professionali a riformarsi evitando l’attuale ambigua situazione. b. Una normativa più puntuale sulla “sussidiarietà” degli Istituti Professionali di Stato potrebbe costringerli ad una definizione più puntuale della loro offerta. Un intervento degli Istituti Professionali di Stato configurato nella “sussidiarietà complementare” faciliterebbe l’orientamento degli allievi e delle famiglie. 4.4. Definizione di un costo standard per i percorsi di IeFP Oggi ogni Regione definisce il finanziamento del percorso formativo con criteri propri. Si assiste, così, alla situazione paradossale che un medesimo percorso formativo che deve avere la durata minima 990 ore annuali sia finanziato: - in Abruzzo: € 75.536,00 - in Emilia Romagna: € 103.000,00 - in Friuli Venezia Giulia: € 91.000,00 circa (gestione affidata ATI) - in Lombardia € 90.000,00 - in Umbria € 79.020,00 e € 51.120,00 per i percorsi dell’obbligo di istruzione  Proposte: a. La definizione di un costo standard nazionale, strettamente connesso ai LEP, potrebbe portare maggiore omogeneità nel finanziamento del (sotto)sistema di IeFP. b. La definizione - progressiva - di un finanziamento nazionale su base capitaria potrebbe essere la soluzione più incisiva per sostenere e stabilizzare il “sistema plurale” (Istituzioni formative e Istituti Professionali di Stato). 73 INDICE SOMMARIO p. 3 1. VISIONE DI INSIEME DEL SISTEMA DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE p. 5 1.1. Il sistema di istruzione e formazione vigente p. 5 1.1.1. I principali orientamenti europei in materia di istruzione e formazione p. 5 1.1.2. 2° ciclo: un sistema unitario e articolato in due (sotto)sistemi p. 8 1.1.3. 2° ciclo: visualizzazione grafica del (sotto)sistema p. 9 1.2. La IeFP nel 2° ciclo: elementi essenziali di ordinamento p. 10 1.2.1. Competenze dello Stato e competenze delle Regioni p. 10 1.2.2. IeFP nel «Diritto-dovere all’istruzione e formazione» e nell’«Obbligo di istruzione» p. 11 1.2.3. Offerta scolastica e formativa dopo la scuola secondaria di 1° grado: qualifiche e diplomi professionali vigenti p. 12 1.2.4. Soggetti accreditati ad agire nel (sotto)sistema di IeFP p. 15 1.2.5. Esame di qualifica e diploma professionale a conclusione dei percorsi di IeFP p. 15 1.2.6. Titoli rilasciati dal (sotto)sistema di IeFP. Peculiarità del “Diploma professionale” p.16 1.2.7. Finanziamento vigente per il (sotto)sistema di IeFP p. 17 1.2.8. I percorsi formativi IFTS e ITS dopo quelli della IeFP p. 18 2. IEFP: ASPETTI QUALI-QUANTITATIVI p. 25 2.1. “Iscritti” nel (sotto)sistema di IeFP: una crescita rapida ma non in tutte le Regioni p. 25 2.2. Tre obiettivi messi a segno dal (sotto)sistema di IeFP p. 29 2.3. Un (sotto)sistema che p. 31 2.4. È un esempio di “pluralismo istituzionale” p. 36 3. IEFP: ASPETTI TEMATICI p. 41 3.1. La IeFP da offerta extrascolastica ad offerta ordinamentale p. 41 3.2. Il Diploma di quattro anni esiste già in Italia: il tecnico di Istruzione e Formazione Professionale p. 44 3.2.1. Riprende il dibattito sul diploma di quattro anni p. 44 74 3.2.2. Alcune esperienze significative di percorsi quadriennali p. 46 3.2.3. La sperimentazione di licei quadriennali p. 47 3.2.4. Il diploma quadriennale di Istruzione e Formazione Professionale p. 49 3.2.5. La metodologia p. 50 3.2.6. Il primo diploma europeo in Italia p. 52 3.2.7. Un’offerta formativa da estendere p. 53 3.3. La IeFP tra Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) e norme regionali. Per una nuova governace della IeFP p. 55 3.3.1. Uno sguardo sui principi costituzionali relativi alla IeFP p. 55 3.3.2. Il ruolo “primo” e “ultimo” dello Stato nei confronti della IeFP p. 56 3.3.3. La geopardizzazione della IeFP: un’evidente violazione dei principi costituzionali p. 58 3.3.4. Quali rimedi e quali possibili soluzioni? p. 60 3.4. La valutazione degli apprendimenti e di sistema della IeFP: proposta di una sperimentazione per completare la riforma della IeFP p. 64 4. ALCUNE PROPOSTE PER POTENZIARE L’OFFERTA DELLA IEFP p. 69 4.1. Adottare il Regolamento previsto dal D.Lgs. 226/05 per il rispetto dei LEP p. 69 4.2. “Diritto-dovere all’istruzione e formazione” e “Obbligo di istruzione” p. 70 4.3. Riorganizzare il ruolo dei soggetti del (sotto)sistema di IeFP p. 71 4.4. Definizione di un costo standard per i percorsi di IeFP p. 72

Un modello formativo per l'apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale

Autore: 
Dario Nicoli - Giulia Carfagnini
Categoria pubblicazione: 
Fuori collana
Anno: 
2014
Numero pagine: 
50
Un modello formativo per l’apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale DARIO NICOLI GIULIA CARFAGNINI Ottobre 2014 3 SOMMARIO Parte prima: Impostazione del tema Il contrasto culturale sull’istituto dell’apprendistato in Italia p. 5 Caratteristiche dell’Apprendistato p. 7 L’apprendistato in Italia p. 8 L’apprendistato per il diritto-dovere ed i diplomi p. 9 Parte seconda: La ricerca La regolazione regionale dell’apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale p. 11 Presenza di corsi o progetti attivati sul territorio p. 13 Focus group p. 20 – La Provincia Autonoma di Bolzano p. 20 – La Provincia Autonoma di Trento p. 21 – La Regione Piemonte p. 23 Parte terza: Riflessioni e proposte Riflessioni sulla ricerca p. 31 Una proposta per qualificare la formazione in apprendistato p. 34 Bibliografia e sitografia p. 47 5 Parte prima: Impostazione del tema Il contrasto culturale sull’istituto dell’apprendistato in Italia Com’è noto, l’ordinamento italiano in tema di formazione al lavoro risente di due fonti ispiratrici: dal lato del sistema educativo esso presenta un’impostazione a prevalenza scolastica statale, abbastanza vicina al modello Francese centrato sull’idea della cultura generale fornita a tutti i cittadini, mentre dal lato delle politiche del lavoro esso include l’istituto dell’apprendistato ispirato questa volta al modello Tedesco centrato sulla collaborazione tra scuola ed impresa per una formazione di carattere “duale”. Ma alla prova dei fatti, queste due componenti, che già appaiono contrastanti sul piano della visione generale, non risultano tra di loro compatibili neppure sul profilo della realizzazione pratica; da un lato l’impianto scolasticistico dominante allontana una parte dei giovani dallo studio, quelli che possiedono un’intelligenza pratica e sociale, mentre dall’altro l’istituto dell’apprendistato - specie quello rivolto ai minori - risulta uno strumento difficilmente interessante per le piccole e piccolissime imprese, quelle nelle quali si ritrova la maggioranza degli occupati italiani. Si tratta della difficile conciliazione tra una visione idealistica del sapere e la propensione dei giovani “popolari” per un approccio pratico alla conoscenza, quello in cui l’intelligenza viene attivata dalle mani. Da parte loro, le imprese italiane, specie quelle piccole e piccolissime, in cui è impegnata la grande maggioranza dei lavoratori, appartengono ad un orizzonte culturale pragmatico, quello del “lavoro ben fatto” di lontana origine medioevale, per le quali vale un processo di apprendistato ”di bottega” di lunga durata, in cui il passaggio culturale avviene tramite l’affiancamento ad una figura esperta (il “maestro”) sul lavoro, contrassegnato non da uno sforzo di teorizzazione, bensì dalla definizione di casistiche di sequenze di operazioni connesse ad una “saggezza” di orientamenti per il lavoro pratico. Di conseguenza, pur parlando ambedue di apprendistato, siamo di fronte a due rappresentazioni culturali tendenzialmente incompatibili, e ciò spiega la scarsa rilevanza di quest’istituto specie per i minori di 18 anni, ovvero i ragazzi sottoposti al diritto-dovere di istruzione e formazione. D’altro canto, ogni qualvolta emerge la problematica dell’occupazione giovanile, riprende una campagna di “rilancio dell’apprendistato” sperando che da esso promanino tutte le qualità desiderate. Così, in questi anni di crisi economica si è 6 molto parlato di apprendistato ed i vari governi che si sono succeduti, si sono adoperati per riformare continuamente questo istituto con progetti di riforma, finalizzati a valorizzare le molteplici potenzialità dello strumento per favorire la transizione dei giovani nel mondo del lavoro, per sostenere le imprese e i sistemi produttivi locali nello sviluppo delle competenze disponibili e necessarie, per stimolare il dialogo e la collaborazione fra i sistemi formativi e produttivi. Da ultimo, il Testo Unico sull’Apprendistato, definitivamente approvato a luglio 2011, ha consegnato alle parti sociali ed alla contrattazione collettiva la titolarità nella regolazione ed implementazione di tutta la formazione “tecnico - professionale”. In particolare il Testo Unico cambia l’assetto di competenze e i ruoli degli attori coinvolti nell’attuazione delle tre tipologie individuate (Art. 3 Apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale - Art. 4 Apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere - Art. 5 Apprendistato di alta formazione e di ricerca); chiarisce i target di riferimento, gli obiettivi formativi di ciascuna tipologia contrattuale, nonché i tempi e i modi di definizione degli aspetti di sistema necessari al pieno funzionamento del ripensato istituto (Art. 6 Standard professionali, standard formativi e certificazione delle Competenze). L’attenzione riservata all’apprendistato come strumento di contrasto alla disoccupazione giovanile non è scemata nel 2013, anno nel quale sono state avviate alcune iniziative, a livello comunitario e nazionale, per promuovere la diffusione di questa tipologia di contratto. Il Consiglio dell’Unione europea con la Raccomandazione del 22 aprile 2013 sull’istituzione di una “Garanzia per i giovani” ha invitato gli Stati a garantire ai giovani con meno di 25 anni un’opportunità di formazione o un’offerta di lavoro qualitativamente valida, anche mediante il ricorso all’apprendistato, entro quattro mesi dall’inizio della disoccupazione o dall’uscita dal sistema di istruzione formale. Al fine di conseguire gli obiettivi previsti dalla “Garanzia per i giovani” in Italia, l’articolo 5 del decreto legge n. 76/2013 (convertito con modificazioni in Legge 9 agosto 2013, n. 99) ha istituito una apposita struttura di missione che coinvolge oltre al Ministero del Lavoro e alle sue agenzie tecniche (ISFOL e Italia Lavoro), l’INPS, il Ministero dell’Istruzione, il Ministero dello Sviluppo Economico, il Dipartimento della Gioventù, le Regioni e Province Autonome, le Province e Unioncamere. Per realizzare gli obiettivi previsti dalla “Garanzia per i giovani”, il Governo, in collaborazione con Regioni, Province e altre istituzioni, ha predisposto un Piano nazionale che è stato approvato dalla Commissione europea all’inizio di gennaio 2014. Il Piano include tra le azioni finanziabili l’offerta di contratti di apprendistato. 7 Caratteristiche dell’Apprendistato Un elemento che accomuna tutti i sistemi di apprendistato è il fatto che questi si fondano e si costruiscono sull’identificazione e la definizione delle professioni che possono essere apprese attraverso un percorso di apprendimento. Ovvero a monte dei processi di implementazione del sistema e dell’attivazione dei percorsi individuali si colloca l’individuazione delle figure professionali, delle qualifiche e/o dei titoli professionali rispetto ai quali è possibile attivare un contratto di apprendistato. All’identificazione puntuale delle professioni oggetto di apprendistato segue dunque l’elaborazione di riferimenti professionali e/o formativi, che divengono gli obiettivi verso i quali traguardare i percorsi di crescita professionale degli apprendisti e il canovaccio rispetto al quale strutturare i percorsi di formazione in apprendistato: • progetti formativi, e definire, quindi, contenuti omogenei nel trasferimento di competenze; • piani e programmi d’apprendimento, e contribuire a guidare il processo di definizione delle modalità del trasferimento di competenze; • piani e programmi di monitoraggio dell’apprendimento, e contribuire ad orientare il processo di controllo delle competenze trasferite e apprese; • impianti d’esaminazione intermedi e finali, e contribuire a strutturare le modalità dell’esaminazione intermedia e/o finale delle competenze apprese; • il rilascio/possesso della qualifica professionale, e contribuire all’identificazione delle eventuali competenze parziali. La centralità di tali dispositivi nella “modellatura” dei percorsi di apprendistato è alla base della grande attenzione che agli stessi è riservata nella descrizione dei sistemi nazionali. Si rinvengono tre macro passaggi che costituiscono l’ossatura rispetto alla quale si dispiegano le varie e specifiche modalità di elaborazione proprie di ogni contesto: • l’identificazione del fabbisogno professionale; • l’elaborazione degli standard, ovvero la “stesura” dei riferimenti per la formazione e il trasferimento delle competenze in apprendistato; • la valutazione e validazione dei riferimenti professionali e/o formativi e l’attribuzione della titolarità di “qualifica” al profilo professionale in oggetto. A valle dell’elaborazione degli standard di riferimento per l’apprendistato, è quasi ovunque la componente istituzionale a livello centrale a validare gli elaborati quali profili oggetto di formazione ed apprendimento ed a conferire loro titolarità come qualifiche e/o certificazioni a validità nazionale. Generalmente è il Ministero della formazione e/o dell’educazione (con le specifiche configurazioni nazionali) a conferire ufficialità e validità nazionale agli standard di riferimento professionali. La validazione da parte del Ministero è generalmente un atto formale, che segue all’approvazione dell’elaborato da parte principalmente delle parti sociali. 8 Un elemento generalmente presente nella illustrazione dello standard professionale è l’indicazione delle competenze che la figura professionale in oggetto deve possedere, individuate a partire dalla specificazione dei compiti che essa svolge. L’apprendistato in Italia L’apprendistato italiano è un cantiere aperto da almeno quindici anni, che ha conosciuto un ulteriore momento importante di riforma con l’approvazione del Testo Unico (D. Lgs. 167/2011). In questo percorso di riforma, l’istituto dell’apprendistato riveste un ruolo importante e strategico, soprattutto in termini di potenzialità che esso può esprimere, in particolare per gli apprendisti minori. Infatti, il contratto di apprendistato in diritto-dovere viene indicato come uno strumento innovativo e fondamentale per i giovani che sono usciti precocemente dai percorsi scolastici, che non deve essere inteso solamente come un contratto di lavoro, ma come strumento di unione e transizione tra il sistema formativo ed il mercato del lavoro. In merito alla formazione, viene sottolineata l’importanza della presenza di una offerta formativa più vicina ai fabbisogni individuali e del mercato del lavoro e, di conseguenza, si ribadisce la necessità di individuare sinergie tra il mondo del lavoro e quello della scuola per capire i fabbisogni delle imprese, che dovrebbero essere coinvolte, insieme alle parti sociali, nella progettazione di percorsi formativi efficaci e di qualità. Il nuovo Testo Unico, inoltre, prevede una decisa partecipazione delle parti sociali, attraverso la contrattazione collettiva nazionale, territoriale o aziendale, anche con il coinvolgimento degli enti bilaterali. Si stabilisce inoltre che i titoli di qualifica acquisibili attraverso tale tipologia contrattuale sono quelli individuati e standardizzati per i percorsi triennali dell’istruzione e formazione a tempo pieno, che hanno riconoscimento a livello nazionale; inoltre si determina a 400 ore annue quel monte ore di formazione congruo per l’acquisizione del titolo, che può essere erogato sia all’interno che all’esterno dell’impresa, purché la formazione sia strutturata in osservanza dell’Accordo in Conferenza Stato Regioni del luglio 2011. L’età minima per l’accesso all’apprendistato per il diritto – dovere viene fissata a 15 anni. Si comprende così il nuovo impulso che i decisori hanno inteso dare all’apprendistato in diritto-dovere, sia perché il contratto di apprendistato favorisce l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro e permette il conseguimento di un titolo di studio anche attraverso un’esperienza lavorativa in un contesto lavorativo reale, sia perché è un utile strumento per combattere la dispersione scolastica. 9 L’apprendistato per il diritto-dovere ed i diplomi Si tratta della forma «basilare» di apprendistato espressamente finalizzata al conseguimento di una qualifica professionale. Vale a dire l’unica vera forma di apprendistato, giacché quello “professionalizzante” è in realtà un contratto di ingresso al lavoro, incentivato fiscalmente, ma senza un reale contraccambio formativo. Per tale motivo, l’apprendistato per il diritto dovere di istruzione e formazione per essere attivato richiede un accordo tra lo Stato, rappresentato non solo dal Ministero del Lavoro, ma anche dal Ministero dell’Istruzione, e le Regioni, per la definizione dei contenuti e della durata dell’attività di Formazione Professionale rispondente ai requisiti della riforma Moratti (l. n. 53/2003). Tale tipologia è strettamente correlata alla riforma dell’ordinamento scolastico prevista dalla legge n. 53/2003 e rappresenta un percorso alternativo alla formazione scolastica tale da consentire l’acquisizione di un titolo di studio attraverso l’assolvimento di un obbligo formativo con lo strumento dell’alternanza scuola-lavoro. C’è, quindi, un diretto collegamento tra obbligo formativo del minore e attività lavorativa: in sostanza, si vuole garantire al quindicenne di poter terminare il corso di studio obbligatorio attraverso il sistema dell’alternanza. Da ciò discendeva, secondo la circolare n. 40/2004 (del MdL), una conseguenza destinata a mutare l’attuale sistema: l’apprendistato qualificante sarebbe dovuto essere l’unico contratto di lavoro stipulabile per i minori di diciotto anni che non fossero già in possesso di una qualifica professionale. Ciò significa che un rapporto di lavoro subordinato «normale», non si potrà più stipulare, in quanto il giovane sarà, comunque, tenuto a rispettare il «diritto-dovere» di istruzione e formazione fino al compimento del diciottesimo anno. Tuttavia, le intese necessarie tra Ministero del Lavoro, Ministero dell’Istruzione e le Regioni per la definizione dei contenuti e della durata dell’attività di Formazione Professionale sono state stipulate con molta lentezza e quindi l’apprendistato per il diritto dovere di istruzione e formazione non è stato, in larghissima parte del Paese, utilizzato, tant’è che i giovani al di sotto dei 18 anni sono stati assunti con contratto di apprendistato secondo la disciplina prevista dalla legge n. 196/1997. Hanno fatto eccezione a questo panorama le Regioni Lombardia e Veneto, le prime che hanno stipulato rispettivamente, in data 29 settembre 2010 e in data 22 febbraio 2011, un’intesa con il Ministero del Lavoro e il Ministero dell’Istruzione, per la definizione dei contenuti e della durata dei percorsi formativi in apprendistato per l’espletamento per il diritto dovere di istruzione e formazione. L’accordo della Regione Lombardia ha previsto una fase di sperimentazione quadriennale ed un percorso di 400 ore annue di formazione esterne o interne all’azienda, mentre l’intesa sottoscritta dalla Regione Veneto prevede da parte sua che il monte ore di formazione formale relativo alle competenze di base dovrà essere indicativamente di 400 ore per ciascuna annualità. 10 Occorre ricordare un dato normativo importante: l’istruzione obbligatoria, successivamente al d.lgs. n. 276/2003, è stata rimodulata dall’art. 1, comma 622, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria 2007), che ha previsto una durata del periodo di istruzione pari a 10 anni con conseguente innalzamento dell’età di ammissione al lavoro da 15 a 16 anni. L’innalzamento dell’età per l’ammissione al lavoro a 16 anni ha generato alcuni interrogativi, in particolare se tale limite minimo dovesse valere anche in riferimento all’utilizzo di una tipologia contrattuale che costituisce proprio una modalità per “l’espletamento del diritto dovere di istruzione e formazione”. La problematica è stata superata sulla base delle previsioni contenute nella legge n. 183/2010, cd. Collegato lavoro, secondo cui l’ultimo anno dell’obbligo di istruzione (fino a sedici anni) può essere assolto anche nei percorsi di apprendistato per l’espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione, previa intesa fra le Regioni, il Ministero del Lavoro, il Ministero dell’Istruzione, sentite le parti sociali. Secondo questa tipologia contrattuale, i giovani, tra i 15 e i 18 anni, frequentano dei percorsi in alternanza con il lavoro, che dovrebbero avere la durata di 400 ore annue e attraverso questi percorsi triennali dovrebbero acquisire una qualifica professionale. A tal proposito, come prima descritto, l’intesa sottoscritta dalla Regione Lombardia ha previsto 400 ore annue di formazione interna e/o esterna all’azienda e una durata del contratto, non superiore a tre anni, determinata in riferimento alla qualifica da conseguire. Ma vediamo come tutto ciò si è applicato realmente nell’ambito delle disposizioni regionali relativamente a questa prima tipologia di apprendistato. Questa si è svolta secondo due modalità successive: - l’analisi delle disposizioni normative delle Regioni e delle Province Autonome e dei progetti formativi attivati, indagine effettuata tramite analisi della documentazione e la mobilitazione dei referenti locali CNOS-FAP; - tre focus group presso tre contesti significativi circa il tema oggetto di ricerca: la Provincia Autonoma di Bolzano e di Trento e la Regione Piemonte. 11 Parte seconda: La ricerca La regolazione regionale dell’apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale A distanza di quasi due anni dall’entrata in vigore dell’art. 3 del TUA e dalla sottoscrizione dell’Accordo per la regolamentazione dei profili formativi dell’apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale, pressoché tutte le Regioni, ad eccezione della Valle d’Aosta e del Lazio, hanno disciplinato questa tipologia di apprendistato. Soltanto tre Regioni (Umbria, Campania, Puglia) prevedono il rinvio ad una successiva regolamentazione per la definizione delle specifiche di attuazione ed articolazione della formazione, mentre tutte le altre Amministrazioni hanno regolamentato nel dettaglio la tipologia di apprendistato di cui all’art. 3 del D.Lgs. 167/2011. Nel dettare la regolamentazione dell’apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale, le Regioni definiscono l’articolazione della formazione (interna o esterna all’azienda, strutturata o non strutturata) e la sua durata massima1, la disciplina dei profili formativi, i servizi e gli strumenti da mettere a disposizione dei beneficiari e dei destinatari, ed il sistema di monitoraggio delle attività. Su questi aspetti le Regioni hanno adottato scelte anche molto diverse tra loro, che rendono poco agevole la clusterizzazione e la comparazione fra gruppi omogenei di Regioni. Una prima differenza rilevabile riguarda il monte ore e l’articolazione della formazione. Molte Regioni, infatti, hanno applicato una distinzione tra apprendisti minorenni, che si collocano nella fascia d’età del diritto-dovere all’istruzione e alla formazione, e apprendisti maggiorenni, a cui viene data la possibilità di abbreviare il percorso formativo e di vedersi riconosciute le competenze acquisite in precedenza. Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Abruzzo, Molise prevedono un monte ore di formazione per i minorenni più ampio di quello stabilito per i maggiori di 18 anni. In Piemonte, ad esempio, il monte ore previsto per i minorenni è di 990 ore annue, tra formazione strutturata e non strutturata, interna e esterna; per i maggiorenni sono 1 L’Accordo per la regolamentazione dei profili formativi dell’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale siglato, il 15 marzo 2012, in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome stabilisce che la durata della formazione, interna o esterna all'azienda, non possa essere inferiore alle 400 ore annue. 12 previste invece 790 ore, articolate come per i minori. In Emilia Romagna la differenza è tra le 1.000 ore di formazione formale annue per il primo gruppo (minorenni) e le 400 ore annue per il secondo (maggiorenni); in Toscana c’è uno scarto di 390 ore tra i due gruppi, infatti i minorenni svolgono 990 ore di formazione annue e i maggiorenni 600 ore annue. In Abruzzo le ore previste sono 700 per i minorenni e 400 per i maggiorenni. Lo schema seguente riporta in sintesi l’articolazione che le Regioni e le Province Autonome hanno previsto per la formazione destinata ai giovani con contratto di apprendistato per la qualifica e il diploma professionale. L’attività formativa è di solito articolata in formazione strutturata e non strutturata: la prima, generalmente riferita alle competenze di base e professionali comuni, può realizzarsi sia presso il soggetto formativo sia presso l’azienda; la seconda, più legata alle competenze professionali acquisibili on the job, viene usualmente erogata all’interno dell’impresa. Le aziende possono erogare formazione solo nel rispetto dei requisiti previsti a livello regionale. Un secondo aspetto da considerare riguarda i contenuti dei percorsi formativi. Secondo quanto stabilito nell’Accordo del 15 marzo 2012, questi fanno riferimento all’aggregato di competenze definite per gli analoghi percorsi di IeFP, ossia: alle competenze di base riferite alla formazione per gli assi culturali (asse culturale dei linguaggi, asse culturale matematico, asse culturale scientifico-tecnologico e asse culturale storico-sociale); alle competenze professionali comuni riferite alla formazione in materia di sicurezza e igiene, qualità e tecnologie informatiche e alle competenze professionali specifiche per i diversi profili. Le qualifiche ed i diplomi in esito ai percorsi formativi devono, in ogni caso, far riferimento alle figure dei repertori regionali delle qualifiche e dei diplomi, correlate con le figure definite a livello nazionale. Interessante è anche la previsione, all’interno della documentazione regionale sulla regolamentazione dell’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, di strumenti di accompagnamento per supportare le imprese nell’utilizzo di tale forma contrattuale e per sviluppare il sistema regionale di apprendistato. Si fa riferimento ad esempio, alla Lombardia, che ha elaborato una Guida facile all’apprendistato per imprese e giovani, in collaborazione con Assolombarda; lo stesso ha fatto la Regione Piemonte con la Guida per i Giovani e la Guida per le Imprese, in cui attraverso un indice semplice, fatto di FAQ, è possibile informarsi su tutto ciò che è necessario sapere per l’attivazione e la gestione del contratto di apprendistato. Tutte le Regioni hanno previsto un sistema di monitoraggio delle attività. Le modalità di monitoraggio differiscono da Regione a Regione. 13 Presenza di corsi o progetti attivati sul territorio Dopo aver analizzato la presenza della normativa in quasi tutte le Regioni, abbiamo approfondito l’indagine andando ad osservare la presenza di corsi/progetti attivati sul territorio. Si riporta sinteticamente il quadro emerso. REGIONE NORMATIVA ORE/ALLIEVI PREVISTI NOTE FONTE Abruzzo Deliberazione di Giunta Regionale 16/04/2012, n. 235 Si prevedono percor-si per un monte ore non inferiore a 700 ore annue per gli ap-prendisti minorenni; per un monte ore non inferiore a 400 ore annue nel caso di ap-prendisti di età superiore ai 18 anni. Alla Sede Nazionale del CNOS-FAP non risultano corsi attivi. Sito istituzionale della Regione www.fareapprendistato.it www.nuovoapprendistato.gov.it Delegato regionale CNOS-FAP, don Roberto Formenti Benedetto D’Angelo Basilicata DGR n. 485 del 24/04/2012 Delibera di Giunta Regionale 8/08/2012, n.1101 L’intesa stabilisce una durata dei per-corsi formativi allinea-ta all’offerta naziona-le e regionale di IeFP e pari ad almeno 990 ore. Sito istituzionale della Regione www.fareapprendistato.it www.nuovoapprendistato.gov.it Calabria Deliberazione di Giunta Regionale del 18/04/2012 e n. 190 del 26/04/2012, Allegato 1 I percorsi formativi prevedono la fre-quenza di attività di formazione, interna o esterna all’azienda, per un monte ore minimo di 400 ore annue. Alla Sede Nazionale del CNOS-FAP non risultano corsi attivi. Sito istituzionale della Regione www.fareapprendistato.it www.nuovoapprendistato.gov.it Campania Legge regionale n. 20 del 10/07/2012 Il monte ore annuo non può essere infe-riore a 400 ore e può essere ridotto nel caso di riconoscimen-to del possesso di crediti formativi per apprendisti di età superiore a 18 anni. Alla Sede Nazionale del CNOS-FAP non risultano corsi attivi. Sito istituzionale della Regione www.fareapprendistato.it www.nuovoapprendistato.gov.it Delegato regionale CNOS-FAP, don Gianni Vanni Emilia Romagna Deliberazione della Giunta Regionale n. 775 dell’11/06/12 Deliberazione della Giunta Regionale n. 1716 La Regione ha definito che i profili formativi di cui all’art. 3 del D.Lgs. n.167/2011 corri-spondono alle qualifi-che professionali Forte sensibilizzazione e richiesta per il contratto da parte di imprese e famiglie! Ci Sito istituzionale della Regione www.fareapprendistato.it www.nuovoapprendistato.gov.it Don Fabrizio Bonalume AECA, Fabio Belletti; Bruno Timoncini Consorzio Formazione & 14 del 19/11/12 regionali conseguibili nel sistema di IeFP già correlate con le figure nazionali. Si fa riferimento all’Accordo Stato/Regioni del 15/3/2012 che preve-de uno standard di almeno 400 ore di formazione formale all’anno. stanno “provando”, ma ancora nulla di attivo. Lavoro, Stefano Bolognesi Delegato regionale CNOS-FAP, don Gianni Danesi Friuli Venezia Giulia Delibera n. 513 del 29/03/2012 Decreto del Pres. n. 123/Pres. del 5/06/2012 22 figure triennali approvate a livello nazionale e dei rela-tivi 33 profili a livello regionale. La durata complessi-va del percorso for-mativo è pari a 500 ore per gli apprendisti minorenni e soggetti al diritto dovere di istruzione e formazio-ne, di 400 ore per i maggiorenni e per coloro che non sono soggetti al diritto do-vere; tuttavia la dura-ta della formazione strutturata esterna all’azienda non può essere inferiore alle 40 ore annue. Alla Sede Nazionale del CNOS-FAP non risultano corsi attivi. Sito istituzionale della Regione www.fareapprendistato.it www.nuovoapprendistato.gov.it CFP Bearzi di Udine, Cristina Salvador Delegato regionale CNOS-FAP, don Fabrizio Emanuelli Lazio Non regolamentato Delegato regionale CNOS-FAP, don Antonio Petrosino Liguria DGR, 553 del 18/05/2012 Legge Regionale 5/04/2012, n. 13 I percorsi formativi si articolano in: percorsi finalizzati all’acquisizione della qualifica di IeFP, il cui impegno formativo non può essere infe-riore all’anno o supe-riore ai tre anni; per-corsi finalizzati all’acquisizione del diploma professiona-le, da intendersi come il naturale prosegui-mento al IV anno dei Al momento non ci sono corsi attivi, risulta in programma-zione l’assunzione di massimo 50 apprendisti. Sito istituzionale della Regione www.fareapprendistato.it www.nuovoapprendistato.gov.it Delegato Regionale CNOS-FAP, don Fabio Bianchini 15 percorsi triennali di qualifica. Questi per-corsi, di durata an-nuale, sono riservati a giovani in possesso di una qualifica pro-fessionale coerente con la figura di tec-nico, conseguita sia nel sistema di IeFP sia presso Istituti Professionali di Stato. Lombardia Decreto n. 7111 del 3/08/2012 Delibera Giunta regionale 6/06/2012, n. IX/3576 Il monte ore previsto di formazione struttu-rata non deve essere inferiore a 400 ore annue. Sono inoltre previste ore (max 52) da dedicare ad azioni di supporto al per-corso formativo. Per il conseguimento della qualifica di IeFP o del diploma profes-sionale si fa riferi-mento alle figure previste nell’Accordo tra Governo, Regioni e Province Autonome per la regolamenta-zione dei profili formativi dell’apprendistato. Alla Sede Nazionale del CNOS-FAP non risultano corsi attivi. Sito istituzionale della Regione www.fareapprendistato.it www.nuovoapprendistato.gov.it Enaip, Bernasconi Antonio Fondazione Clerici, Cesana Paolo CFP Milano, Arosio Giorgio don Alessandro Ticozzi Delegato Regionale CNOS-FAP, Marche Legge regionale 17/05/2012, n.14 Accordo per la regolamentazione dei profili formativi dell’apprendistato per la qualifica e il diploma professio-nale del 24/09/2012 Sito istituzionale della Regione www.fareapprendistato.it www.nuovoapprendistato.gov.it Molise Deliberazione della Giunta Re-gionale n. 537 dell’8/08/2012 Deliberazione della Giunta Re-gionale n. 644 del 23/10/2012 Sito istituzionale della Regione www.fareapprendistato.it www.nuovoapprendistato.gov.it 16 Piemonte Intesa tra la Regione (Assessorato al lavoro e Forma-zione Professio-nale) e le Parti sociali più rappre-sentative sul terri-torio regionale, 10/04/2012; D.G.R. n. 70-3780 del 27 aprile 2012 di recepimento dell’art. 3 del D.Lgs. n.167/2011; D.D. n. 480 del 30/08/2012 di Approvazione del Bando 2012-2014 per la sperimenta-zione di percorsi formativi in apprendistato per la qualifica profes-sionale di cui all’art. 3 del D. Lgs. n. 167/2011 e dello schema di proposta di candi-datura; D.D. n. 67 del 14 febbraio 2013 di “Parziale modifica alla DD n. 480 del 30/08/2012 di ap-provazione del Bando 2012-2014 relativo alla speri-mentazione di percorsi formativi in apprendistato per la qualifica professionale di cui all’art. 3 del D.Lgs. n. 167/2011.”; D.D. n. 144 del 28/03/2013 di approvazione degli aspetti di Apprendisti in diritto-dovere di istruzione e formazione (15-17 anni) 990 ore annue (500 in modalità strutturata e 490 in modalità non strutturata) di cui: 320 erogate presso il soggetto attuatore; 670 erogate presso l’impresa (di cui 180 ore strutturata e 490 ore non strutturata). Apprendisti che hanno compiuto 18 anni 790 ore annue (400 in modalità strutturata e 390 in modalità non strutturata) di cui: 140 erogate presso il soggetto attuatore; 650 erogate presso l’impresa di cui 260 ore strutturata e 390 ore non strutturata. Con il D.D. n.480 del 30.8.2012 è stato emanato il Bando 2012-2014 per la sperimentazione di percorsi formativi in apprendistato per la qualifica professionale di cui all’art.3 del D.Lgs.n. 167/2011. Risultano una decina di corsi avviati. Sito istituzionale della Regione www.fareapprendistato.it www.nuovoapprendistato.gov.it Forma, Fabrizio Berta Cavaglià Roberto Giraudo Maurizio Delegato regionale CNOS-FAP, don Stefano Colombo Pietro Viotti – Regione Piemonte 17 dettaglio per l’attivazione di percorsi formativi per il diploma pro-fessionale di cui all’art. 3 del D.Lgs. n. 167/2011.; D.G.R. n. 34-5829 del 21/05/2013 di “Parziale modifica alla DGR n. 70-3780 del 27/04/2012 mediante ridefini-zione delle fonti di finanziamento delle attività al fine di dare continuità e stabilizzazione all’offerta formati-va in apprendista-to per la qualifica e per il diploma professionale nel periodo 2015-2017. Puglia La Regione Puglia con la Legge n. 31 del 22/10/2012 ha accolto il disposto dell’art. 3 del D. Lgs. n. 167/2011. Disegno di legge n. 07/2012 del 24 aprile 2012 Sito istituzionale della Regione www.fareapprendistato.it www.nuovoapprendistato.gov.it Delegato regionale CNOS-FAP, don Giovanni Monaco Sardegna Accordo tra la Regione e le Parti sociali coinvolte, 08 febbraio 2013 Alla Sede Nazionale del CNOS-FAP non risultano corsi attivi. Sito istituzionale della Regione www.fareapprendistato.it www.nuovoapprendistato.gov.it Delegato regionale CNOS-FAP, don Simone Indiati Sicilia Accordo tra la Re-gione e le Parti sociali coinvolte e l’ufficio Scolastico in data 15/06/2012 sulla “Regolamentazione dell’apprendistato per la qualifica e per il diploma La Regione recepisce quanto previsto dal D.lgs.167/2011, i profili formativi dell’apprendistato, indicati nell’Accordo approvato in Conferenza Stato-Regioni il 15 marzo 2012 e le aree Alla Sede Nazionale del CNOS-FAP non risultano corsi attivi. Sito istituzionale della Regione www.fareapprendistato.it www.nuovoapprendistato.gov.it Delegato regionale CNOS-FAP, don Luigi Sansone 18 professionale” professionali di riferimento definite dall’Accordo in Conferenza Unificata del 27/07/2011. Toscana Allegato A alla Deliberazione di Giunta Regionale 10/07/2012, n. 609 Deliberazione della Giunta regionale 18/05/2012 Legge regionale 2/05/2012, n. 12 L’attività di formazione è strutturata per un totale di 600 ore annue per il numero degli anni di durata del periodo formativo previsto dal contratto. Formazione strutturata: presso le agenzie formative, 400 ore; presso le imprese, 200 ore. Ulteriore formazione presso l’impresa, 390 ore per ciascuna annualità. Totale ore per ciascuna annualità, 990. Alla Sede Nazionale del CNOS-FAP non risultano corsi attivi. Sito istituzionale della Regione www.fareapprendistato.it www.nuovoapprendistato.gov.it Trentino Alto Adige Provincia Autonoma di Bolzano: Legge provinciale n. 12 del 4/07/2012 Legge provinciale 28/06/2012, n. 138 Allegato 1 approvato dalla Giunta Provinciale il 23/07/2012 Allegato 2 approvato dalla Giunta Provinciale il 23/07/2012 Provincia Autonoma di Trento: Protocollo d’intesa in materia di apprendistato per la qualifica e per il diploma Provincia Autonoma di Bolzano L’attività formativa si articola in: per l’apprendistato triennale 400 ore annue presso la scuola professionale; per l’apprendistato quadriennale 400 ore all’anno nei primi tre anni presso la scuola professionale e ulte-riori 400 ore per il IV anno, articolate in 160 ore presso la scuola professionale e 240 ore di forma-zione extrascolastica. La formazione nelle scuole professionali potrà svolgersi in 2 forme: in un percorso a blocchi da 9 a 11 settimane; in uno, due Provincia Autonoma di Trento: Sono ancora nella fase preparatoria per cui da un lato l’Agenzia inizierà i colloqui con i giovani e le famiglie per identificare coloro che intendono candidarsi a questo percorso lavorativo-scolastico. Nel frattempo le associazioni dei datori di lavoro dovrebbero identificare le I contatti con la Provincia Autonoma di Bolzano li ha curati direttamente il Professor Nicoli. (Peter Litturi) Per la Provincia Autonoma di Trento: Sito istituzionale della Regione www.fareapprendistato.it www.nuovoapprendistato.gov.it Frisanco Mauro Carlini Daniela Pitton Luigi 19 professionale di cui all’art. 3 del D.Lgs. 14/09/2011 n. 167 tra la Provincia Autono-ma di Trento e le parti sociali - 08/02/2013 giorni a settimana. Sono previste 108 figure professionali articolate in 59 figure di operatore (percorsi triennali) e 49 figure di tecnico (percorsi quadriennali). aziende interessate e per quali professioni. Umbria Deliberazione della Giunta Regionale 24/04/2012, n.441 Allegato A Deliberazione della Giunta Regionale 24/04/2012, n.441 Alla Sede Nazionale del CNOS-FAP non risultano corsi attivi. Sito istituzionale della Regione www.fareapprendistato.it www.nuovoapprendistato.gov.it Delegato regionale CNOS-FAP, don Rozmus Tadeusz Veneto Legge Regionale, n. 21, 8/06/2012 Accordo del 23/04/2012 DGR n. 1284 del 03/07/2012 Allegato A e B, DGR n. 1284 del 03/07/2012 Decreto n. 530 del 13/07/2012 Allegato A - B - C - D - E del Decreto n. 530 del 13/07/2012 Delibera Giunta Regionale 7/08/2012, n. 736 Allegato A della Delibera Giunta Regionale 7/08/2012, n. 736 DDR n. 1102 del 13/12/2012 La durata annuale della formazione strutturata è pari a 440 ore: 120 di for-mazione interna e 320 ore di formazione esterna per gli ap-prendisti under 18; 320 di formazione interna e 120 ore di formazione esterna per gli apprendisti over 18. Si prevede l’erogazione della formazione di base e trasversale esterna all’azienda attraverso un sistema articolato in moduli di 40 ore che possono essere combinati in base al titolo di studio posse-duto dall’apprendista fino al raggiungimen-to del monte ore com-plessivo di 120 ore annue. Le figure na-zionali di riferimento per le qualifiche e i diplomi professionali conseguibili sono quelle definite nell’Accordo Stato Re-gioni del 15/03/2012. Risultano assunti 290 apprendisti (dato grezzo in quanto in attesa dell’avvio dell’attività). Sito istituzionale della Regione www.fareapprendistato.it www.nuovoapprendistato.gov.it Segatto Ruggero Delegato regionale CNOS-FAP, don Luigi Enrico Peretti 20 Focus group Dopo aver analizzato la presenza della normativa in quasi tutte le Regioni ed osservato la presenza di corsi/progetti attivati sul territorio, abbiamo approfondito tramite dei focus group le realtà in cui l’apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale è attivo. La Provincia Autonoma di Bolzano Il giorno 03/02/2014 alle ore 13.00, si è svolto il primo incontro di studio della ricerca – azione sull’apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale. Il professor Litturi ha illustrato il modello di apprendistato utilizzato nella Provincia Autonoma di Bolzano, che rispecchia molto il modello tedesco e del quale si riportano alcuni aspetti significativi. Un termine importante è “beruf”, che significa professione da cui “berufung” vocazione – mi sento chiamato. Partendo da questi termini il professore spiega la fondamentale relazione che l’apprendista deve avere con il suo Maestro, definita una relazione vocazionale. La professione deve essere considerata come “centro organizzatore” di tutta la conoscenza. Un altro aspetto rilevante è il concetto di “azione completa/conclusa”, nessuna azione può avvenire se non viene preventivamente creata una rappresentazione mentale, una pre-azione del fare. “La mano non esiste senza il cervello – il cervello non impara senza la mano”. Centrale è il concetto di “memoria di lavoro” – se non si trascrive il processo del lavoro è difficile andare a capire dove si è sbagliato e migliorare, perché non se ne ha memoria. Purtroppo in Italia non c’è mai stato un vero e proprio apprendistato in quanto non è considerato come percorso di crescita e formazione; vi sono alcuni che lo considerano addirittura come “sfruttamento”. È quindi molto difficile dibattere sulla creazione di vari profili e professionalità. L’apprendistato dovrebbe essere considerato come un cantiere in cui si lavora per un costante miglioramento, dove c’è un continuo bisogno di ripensamenti, aggiustamenti, riforme, tutto questo è riportato nel concetto di “flessibilità professionale”. Sono tre i soggetti fondamentali per la riuscita di un buon apprendistato: l’azienda, l’apprendista visto nelle sue relazioni fondamentali (specie la famiglia) ed il sistema scuola. 21 Nella Provincia Autonoma di Bolzano, anche a fronte delle più recenti normative in materia di apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale, non vi sono state grandi differenze rispetto al passato per quanto riguarda gli apprendisti. Nella Provincia ci sono attualmente 130 profili professionali e, sulla base del profilo dell’apprendista, l’azienda costituisce un contratto con lui e questo prevede poi anche la formazione a scuola di circa 36 giorni all’anno per tre anni (per tutti i profili viene scritto il piano formativo aziendale). Rispetto al passato si è alzata l’età media degli apprendisti. La Provincia Autonoma di Trento Si riporta un importante comunicato (Comunicato nr. 2195 del 04/09/2014) della Giunta riguardante le novità introdotte in tema di alternanza scuola-lavoro. Nuova importante tappa nel percorso intrapreso dalla Provincia per far convergere da un lato le attese dei ragazzi e dall’altro quelle del sistema economico trentino. Le novità sono contenute nelle decisioni che ha assunto la Giunta provinciale, su proposta del presidente e assessore all’istruzione e riguardano il campo della Formazione Professionale e in particolare dell’apprendistato: si tratta nello specifico del programma annuale della Formazione Professionale per l’anno scolastico 2014/2015 e dei criteri per l’assegnazione delle risorse agli enti pubblici e paritari per la sua realizzazione. Fra i punti di discontinuità rispetto al passato, i principali sono due: • un forte rafforzamento del rapporto scuola-lavoro con l’avvio di nuovi interventi per accompagnare e supportare gli studenti nella fase di transizione tra l’esperienza formativa e la vita lavorativa, e per sviluppare l’attività di inserimento in azienda da parte delle istituzioni formative; • l’avvio di un sistema formativo duale che assegni alle istituzioni formative un ruolo primario nell’apprendistato di base per la qualifica e il diploma, per studenti compresi nella fascia fra i quindici e i venticinque anni. Il piano dell’offerta formativa per l’anno scolastico 2014/15 riguarda 6.094 studenti. 10.870 le ore di formazione previste, 4.264 ore in più rispetto allo scorso anno e 4 classi in più attivate. Sono attivati 31 quarti anni per il diploma professionale e 4 corsi integrativi (V anno) per il conseguimento dell’esame di Stato, per complessive 3.960 ore. L’apprendistato in Trentino assume quindi a tutti gli effetti la fisionomia di un’offerta formativa “parallela” rispetto a quella tradizionale, che rafforza le partnership tra azienda e mondo della scuola e favorisce un maggiore coinvolgimento delle istituzioni formative nell’orientamento al lavoro. “Si tratta di un modello nuovo di apprendistato rispetto a quello fino ad oggi sperimentato in Trentino: il ragazzo viene accompagnato dalla scuola in azienda, la 22 scuola definisce con l’azienda il piano formativo individualizzato e tiene conto nella programmazione delle attività formative proprie dell’azienda e del suo settore di riferimento. Inoltre, la scuola valuta le competenze in ingresso del ragazzo ed è in grado di garantirgli un percorso che porta all’acquisizione di un titolo spendibile durante tutto l’arco della vita lavorativa”. Fra le novità contenute nelle decisioni assunte oggi dalla Giunta, abbiamo in sintesi: • L’avvio del quinto anno per il conseguimento dell’esame di stato nei settori Produzioni industriali e artigianali, Manutenzione e assistenza tecnica, Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera, Servizi commerciali; • La previsione di finanziamenti specifici per l’avvio dei poli formativi in cui realizzare la prossimità fisica della scuola e della Formazione Professionale con imprese e centri di ricerca, ponendo una particolare attenzione, per questo primo anno, ai settori della meccatronica e della comunicazione-design; • L’avvio di un nuovo modello di finanziamento dell’Alta Formazione Professionale che incentiva i risultati ottenuti dai percorsi in termini di rapporti con le imprese, anche non del territorio, internazionalizzazione, attrattività dei percorsi. Questo modello di finanziamento che potrebbe in futuro essere esteso a tutti i percorsi della Formazione Professionale; • Un particolare investimento nella formazione carceraria, nella convinzione che i percorsi in carcere siano uno strumento importante per la riqualificazione anche lavorativa delle persone che stanno affrontando dei periodi di detenzione. In crescita rispetto al passato risulta essere anche l’investimento complessivo: euro 44.885.580,00 (a fronte di un investimento passato di euro 43.910.730,00). Continuano ad essere confermati e rafforzati, fra gli altri, gli interventi nei confronti dei ragazzi con bisogni speciali e in situazione di disagio, nonché nei confronti dei ragazzi stranieri con forti problemi di inserimento linguistico. Così come delineato, il programma della Formazione Professionale rappresenta un primo importante passaggio nella realizzazione degli obiettivi della legislatura. A partire dall’autunno dovranno essere poste in essere tutta una serie di azioni di riqualificazione dell’offerta formativa, facendo sì che essa possa promuovere in maniera ancora più incisiva il futuro professionale dei giovani, sposandosi al contempo con le prospettive di crescita e innovazione del nostro territorio, delineate anche all’interno della strategia di specializzazione intelligente (Smart Specialization) e in stretto raccordo con le filiere formative degli istituti tecnici e dell’università. 23 La Regione Piemonte Tenutosi il 27 febbraio 2014. Durante l’incontro si è svolta una riflessione circa l’esito della prima fase di applicazione della nuova norma sull’apprendistato per il diritto-dovere ed i diplomi, e sulle linee di intervento per la revisione del dispositivo regionale nella stessa materia. I contenuti emergenti sono i seguenti: - Gli Enti di formazione hanno investito notevolmente su questo progetto, cercando di proporre un modello di servizio formativo personalizzato centrato sulle reali necessità delle aziende e degli apprendisti, destrutturando il modello della formazione d’aula. Nonostante ciò vi sono state criticità, la più rilevante delle quali è costituita dal licenziamento di cinque ragazzi che hanno scelto questa soluzione per non dover svolgere la formazione esterna vissuta come un “ritorno a scuola”. - Le imprese hanno mostrato una scarsa propensione a fare uso di questo strumento, trattandosi di un rapporto indeterminato a tempo pieno, un fattore che scoraggia gli imprenditori, anche quelli meglio disposti per motivi culturali (ad esempio Bosch che vedrebbe di buon occhio un tipo di formazione simile a quella del “modello duale” tedesco). Vi è poi il vincolo della multilocalizzazione sul territorio nazionale. Questa situazione, connessa alla mancanza di informazioni adeguate da parte delle imprese, spiega anche il fenomeno dell’“errore di avviamento”, vale a dire l’attivazione di un contratto di apprendistato senza la conoscenza delle reali condizioni e dei vincoli di tale dispositivo. Da qui l’idea di una revisione del modello, al fine di renderlo più flessibile ed offrendo alle imprese elementi di interesse quali la riduzione dei costi, la limitazione degli orari, il supporto degli organismi bilaterali e degli Enti di formazione anche per delegare il carico burocratico, che risulta decisamente gravoso. Questo modello prevede maggiori costi, poiché è più elevato il coinvolgimento dell’impresa. Ciò che sta emergendo individua nell’apprendistato un modello formativo di tipo nuovo, dall’elevato valore metodologico, un prototipo che può rinnovare le pratiche didattiche sulla base di un legame molto stretto tra impresa ed Ente di formazione. Si tratta di un intervento rivolto a giovani che non desiderano svolgere un’attività formativa strutturata, e che mostrano sia demotivazione sia difficoltà di apprendimento. È una sfida che riguarda il “vero” apprendistato, quello di primo livello, poiché l’apprendistato professionalizzante non presenta quel carattere di “causa mista” che qualifica questo istituto, trattandosi in realtà di un dispositivo di ingresso al lavoro il cui interesse è legato a motivi fiscali e poco gravoso per la formazione esterna. È quindi necessario un approfondimento seminariale, che la Regione Piemonte intende organizzare nel breve tempo, chiedendo anche l’apporto del CNOS-FAP circa la ricerca nazionale in via di completamento. Tale seminario avrà il compito di approfondire la conoscenza di ciò che sta accadendo, in particolare 24 l’approccio formativo degli enti i quali mostrano che il sistema si è messo in gioco, e richiede di essere valorizzato, delineando un quadro di riferimento più consono a una formazione che – tenendo conto del contesto economico basato sulle medio-piccole e piccolissime imprese – assume un profilo “implicito” o “latente”. Si delinea un nuovo paradigma formativo con proprie caratteristiche e propri requisiti di qualità, che può essere assimilato al “modello duale” specie nella versione del Canton Ticino. Nella Regione Piemonte, l’Apprendistato per il conseguimento della qualifica e del diploma professionale è stato disciplinato ai sensi: - dell’Intesa tra la Regione Piemonte (Assessorato al lavoro e Formazione Professionale) e le Parti sociali più rappresentative sul territorio regionale, sottoscritta in data 10 aprile 2012; - della D.G.R. n. 70-3780 del 27 aprile 2012 di recepimento dell’art. 3 del D.Lgs. n.167/2011; - della D.D. n., n. 480 del 30 agosto 2012 di Approvazione del Bando 2012-2014 per la sperimentazione di percorsi formativi in apprendistato per la qualifica professionale di cui all’art. 3 del D. Lgs. n. 167/2011 e dello schema di proposta di candidatura; - della D.D. n. 67 del 14 febbraio 2013 di “Parziale modifica alla DD n. 480 del 30/08/2012 di approvazione del Bando 2012-2014 relativo alla sperimentazione di percorsi formativi in apprendistato per la qualifica professionale di cui all’art. 3 del D.Lgs. n. 167/2011.”; - della D.D. n. 144 del 28 marzo 2013 di approvazione degli aspetti di dettaglio per l’attivazione di percorsi formativi per il diploma professionale di cui all’art. 3 del D.Lgs. n. 167/2011.; - della D.G.R. n. 34-5829 del 21 maggio 2013 di “Parziale modifica alla DGR n. 70-3780 del 27/04/2012 mediante ridefinizione delle fonti di finanziamento delle attività al fine di dare continuità e stabilizzazione all’offerta formativa in apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale nel periodo 2015-2017. Per consultare e scaricare la normativa sopra citata è possibile visitare la sezione Apprendistato del Sito istituzionale alla pagina: http://www.regione.piemonte.it/formazione/apprendistato/apprendistato1imprese.htm L’offerta formativa pubblica è individuabile in 4 aree territoriali. Ogni area raggruppa più bacini territoriali nei quali sono individuati più Centri per l’impiego (CPI) così come rappresentati nella tabella sottostante. 25 Tabella 1 - AREE TERRITORIALI Con D.D. 8 ottobre 2012, n. 571 sono stati individuati gli operatori aventi titolo all’erogazione della formazione (D.D. n. 480 del 30 agosto 2012 e D.D. n. 144 del 28 marzo 2013). La formazione viene erogata dal Soggetto Attuatore individuato nell’area territoriale in cui è localizzata l’impresa. Nella fattispecie: Area Capofila ATS Telefono Fax e-mail 1. Nord: Enaip 011-2179800 011-2179899 apprendistato@enaip.piemonte.it 2. Sud-Est: Casa di Carità arti e mestieri 011-2212610 011-2212600 segreteria.presidenza@casadicarita.org 3. Sud-Ovest: CNOS-FAP 011-5224407 011-5224696 piemonte@cnosfap.net 4. TO: Immaginazione e lavoro 011-5620017 011-5623033 formazione@immaginazioneelavoro.it Si riporta di seguito l’elenco dei progetti approvati e finanziati. (Al momento sono stati presentati solamente progetti formativi per il conseguimento della qualifica professionale). 26 A.T.S. 1 - Enaip Progetto: 1 approvato con D.D. n. 230 del 21 maggio 2013 Corsi Numero allievi Ore di formazione* interne esterne OPERATORE EDILE 1 670 320 OPERATORE IMPIANTI TERMO-IDRAULICI 1 670 320 OPERATORE ALLA RIPARAZIONE DEI VEICOLI A MOTORE - RIPARAZIONE PARTI E SISTEMI MECCANICI E ELETTROMECCANICI DEL VEICOLO A MOTORE 1 670 320 OPERATORE AI SERVIZI DI VENDITA 2 670 320 *Si specifica che le ore di formazione previste per i percorsi formativi variano in base all’età degli apprendisti  Soggetti in diritto-dovere di istruzione e formazione (15-17 anni) Durata annua del percorso: 990 ore (500 in modalità strutturata e 490 in modalità non strutturata) di cui: - 320 erogate presso il soggetto attuatore; - 670 erogate presso l’impresa.  Soggetti che hanno compiuto 18 anni Durata annua del percorso: 790 ore (400 in modalità strutturata e 390 in modalità non strutturata) di cui: - 140 erogate presso il soggetto attuatore; - 650 erogate presso l’impresa. Progetto: 2 approvato con D.D. n. 273 del 12 giugno 2013 Corsi Numero allievi Ore di formazione interne esterne OPERATORE MECCANICO - MONTAGGIO E MANUTENZIONE 1 670 320 OPERATORE GRAFICO - STAMPA E ALLESTIMENTO 1 670 320 OPERATORE ELETTRONICO 1 670 320 OPERATORE DEL BENESSERE - ACCONCIATURA 1 670 320 Progetto: 3 approvato con D.D. n. 273 del 12 giugno 2013 Corsi Numero allievi Ore di formazione interne esterne OPERATORE DEL BENESSERE - ACCONCIATURA 1 670 320 Progetto: 4 approvato con D.D. n. 401 del 30 luglio 2013 Corsi Numero allievi Ore di formazione interne esterne OPERATORE MECCANICO - COSTRUZIONI SU MU 1 670 320 OPERATORE MECCANICO - SALDOCARPENTERIA 1 670 320 OPERATORE ALLA RIPARAZIONE DEI VEICOLI A MOTORE - RIPARAZIONE PARTI E SISTEMI MECCANICI E ELETTROMECCANICI DEL VEICOLO A MOTORE 1 670 320 27 Progetto: 5 approvato con D.D. n. 401 del 30 luglio 2013 Corsi Numero allievi Ore di formazione interne esterne OPERATORE MECCANICO - SALDOCARPENTERIA 1 670 320 OPERATORE EDILE 1 670 320 Progetto: 6 approvato con D.D. n. 825 del 20 dicembre 2013 Corsi Numero allievi Ore di formazione interne esterne OPERATORE DELLA RISTORAZIONE - PREPARAZIONE PASTI 2 670 320 OPERATORE AI SERVIZI DI VENDITA 1 670 320 OPERATORE ALLA RIPARAZIONE DEI VEICOLI A MOTORE - RIPARAZIONE PARTI E SISTEMI MECCANICI E ELETTROMECCANICI DEL VEICOLO A MOTORE 1 670 320 OPERATORE ELETTRICO 1 670 320 A.T.S. 2 – Casa di Carità Arti e mestieri Progetto: 1 approvato con D.D. n. 273 del 12 giugno 2013 Corsi Numero allievi Ore di formazione interne esterne OPRATORE AI SERVIZI DI VENDITA 3 650 140 OPERATORE DELLA RISTORAZIONE - SERVIZI DI SALA E BAR 1 650 140 OPERATORE DI IMPIANTI TERMO-IDRAULICI 1 650 140 Progetto: 2 approvato con D.D. n. 273 del 12 giugno 2013 Corsi Numero allievi Ore di formazione interne esterne OPERATORE DEL BENESSERE - ACCONCIATURA 1 670 320 OPERATORE DELLA RISTORAZIONE - SERVIZI DI SALA E BAR 1 670 320 OPERATORE EDILE 1 670 320 OPERATORE AMMINISTRATIVO-SEGRETARIALE 2 670 320 Progetto: 3 approvato con D.D n. 313 del 05 luglio 2013 Corsi Numero allievi Ore di formazione interne esterne OPERATORE EDILE 4 650 140 Progetto: 4 approvato con D.D. n. 313 del 05 luglio 2013 Corsi Numero allievi Ore di formazione interne esterne OPERATORE EDILE 1 650 140 28 A.T.S. 3 – CNOS-FAP Progetto: 1 approvato con D.D. n. 219 del 15 maggio 2013 Corsi Numero allievi Ore di formazione interne esterne OPERATORE MECCANICO - SALDOCARPENTERIA 1 670 320 OPERATORE ELETTRICO 1 670 320 OPERATORE DELLA TRASFORMAZIONE AGROALIMENTARE - PANIFICAZIONE E PASTICCERIA 1 670 320 OPERATORE GRAFICO - STAMPA E ALLESTIMENTO 2 670 320 Progetto: 2 approvato con D.D. n. 219 del 15 maggio 2013 Corsi Numero allievi Ore di formazione interne esterne OPERATORE EDILE 2 670 320 OPERATORE DELLA TRASFORMAZIONE AGROALIMENTARE - CONSERVAZIONE E TRASFORMAZIONE DEGLI ALIMENTI 1 670 320 OPERATORE DELLA RISTORAZIONE - SERVIZI DI SALA E BAR 1 670 320 OPERATORE MECCANICO - MONTAGGIO E MANUTENZIONE 1 670 320 Progetto: 3 approvato con D.D. n. 219 del 15 maggio 2013 Corsi Numero allievi Ore di formazione interne esterne OPERATORE DELLA TRASFORMAZIONE AGROALIMENTARE - CONSERVAZIONE E TRASFORMAZIONE DEGLI ALIMENTI 2 670 320 OPERATORE DELLA RISTORAZIONE - SERVIZI DI SALA E BAR 2 670 320 Progetto: 4 approvato con D.D. n. 219 del 15 maggio 2013 Corsi Numero allievi Ore di formazione interne esterne OPERATORE MECCANICO - MONTAGGIO E MANUTENZIONE 1 650 140 A.T.S. 4 – Immaginazione e Lavoro Progetto: 1 approvato con D.D. n. 165 dell’ 11 aprile 2013 Corsi Numero allievi Ore di formazione interne esterne OPERATORE DEL BENESSERE - ACCONCIATURA 3 670 320 OPERATORE DELLA RISTORAZIONE - SERVIZI DI SALA E BAR 2 670 320 29 Progetto: 2 approvato con D.D. n. 165 dell’ 11 aprile 2013 Corsi Numero allievi Ore di formazione interne esterne OPERATORE ELETTRONICO 1 670 320 OPERATORE GRAFICO - STAMPA E ALLESTIMENTO 1 670 320 OPERATORE DI IMPIANTI TERMO-IDRAULICI 1 670 320 OPERATORE AMMINISTRATIVO-SEGRETARIALE 1 670 320 OPERATORE MECCANICO - MONTAGGIO E MANUTENZIONE 1 670 320 Progetto: 3 approvato con D.D. n. 165 dell’ 11 aprile 2013 Corsi Numero allievi Ore di formazione interne esterne OPERATORE AI SERVIZI DI PROMOZIONE ED ACCOGLIENZA - STRUTTURE RICETTIVE 2 650 140 OPERATORE DELL’ABBIGLIAMENTO - CONFEZIONI ARTIGIANALI 2 650 140 OPERATORE DELLA TRASFORMAZIONE AGROALIMENTARE - PANIFICAZIONE E PASTICCERIA 1 650 140 Progetto: 4 approvato con D.D. n. 482 del 5 settembre 2013 Corsi Numero allievi Ore di formazione interne esterne OPERATORE MECCANICO - SALDOCARPENTERIA 1 670 320 OPERATORE GRAFICO - STAMPA E ALLESTIMENTO 1 670 320 OPERATORE AI SERVIZI DI VENDITA 1 670 320 OPERATORE ELETTRONICO 1 650 140 OPERATORE DEL LEGNO 1 670 320 OPERATORE MECCANICO - MONTAGGIO E MANUTENZIONE 1 670 320 OPERATORE EDILE 3 670 320 OPERATORE ALLA RIPARAZIONE DEI VEICOLI A MOTORE - RIPARAZIONE PARTI E SISTEMI MECCANICI ED ELETTROMECCANICI DEL VEICOLO A MOTORE 2 670 320 OPERATORE MECCANICO 1 650 140 OPERATORE ALLA RIPARAZIONE DEI VEICOLI A MOTORE - RIPARAZIONI DI CARROZZERIA 2 670 320 Progetto: 5 approvato con D.D. n. 520 del 20 settembre 2013 Corsi Numero allievi Ore di formazione interne esterne OPERATORE MECCANICO 1 650 140 Totale progetti per A.T.S.: Enaip 6 Casa di Carità 4 CNOS-FAP 4 Immaginazione e Lavoro 5 Totale complessivo 19 Totale apprendisti coinvolti 80 31 Parte terza: Riflessioni e proposte Riflessioni sulla ricerca La rilevazione condotta si inserisce nella più ampia ricerca - azione svolta dal CNOS-FAP volta a monitorare l’applicazione nel contesto nazionale della normativa circa l’apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale. La prima fase - come abbiamo visto - si è concentrata sull’analisi degli aspetti quantitativi (numeri assoluti, distribuzione territoriale, tipologie di figure, utenti, imprese coinvolte…), in riferimento ai dati resi disponibili dalle indagini in corso. La prima parte della ricerca ha consentito di giungere alle seguenti conclusioni: • in quasi tutte le Regioni e Province Autonome è previsto un dispositivo normativo che recepisce la normativa nazionale, consentendo l’attuazione dell’apprendistato per la qualifica ed il diploma professionale; ciò significa che dal punto di vista istituzionale le operazioni necessarie sono state svolte dalla grande maggioranza degli Enti citati. • La soluzione normativa adottata è piuttosto varia: si va da accordi e delibere fino a vere e proprie linee guida ed a discipline specifiche come nel caso della Provincia Autonoma di Bolzano. • Di contro, nonostante le disposizioni normative, solo alcune Regioni, a quanto è dato di sapere, hanno bandito progetti per gli aspetti formativi degli interventi. Ciò rileva la difficoltà di attivazione di questo intervento, segno che le difficoltà emergenti dalla ricerca non sono da attribuire prioritariamente all’inazione di Regioni e Province Autonome. • Non esiste un sistema informativo rigoroso a base nazionale dal quale sia possibile dedurre i dati relativi all’ampiezza e distribuzione dell’apprendistato per la qualifica ed il diploma professionale; i dati a nostra disposizione indicano peraltro una consistenza irrisoria di giovani minorenni in contratto di apprendistato del primo tipo, vale a dire per la qualifica ed il diploma professionale. Se una Regione come il Piemonte, normalmente molto attiva e orientata ad una formazione realmente qualificante, ha potuto raccogliere solamente 80 soggetti, ciò significa che siamo di fronte ad un insuccesso di questa tipologia contrattuale un tempo definita “a causa mista”, e ciò va spiegato in modo rigoroso. • Le informazioni raccolte presso i testimoni privilegiati contattati indicano la presenza di varie criticità, che vanno dall’impreparazione dei consulenti del lavoro (figure centrali per l’attivazione dei dispositivi di apprendistato) che in 32 gran parte non conoscono la normativa, all’assenza di bandi per l’offerta formativa, alle difficoltà da parte degli Enti convenzionati di conoscere e coinvolgere gli apprendisti, fino alla problematicità dei corsi attivati sia per la motivazione di studenti ed imprese sia per la frequenza che risulta soggetta alle variabilità connesse alle necessità produttive delle imprese. Uno dei punti di criticità che rileva con riferimento a questa tipologia di apprendistato risiede nel fatto che il datore di lavoro non ha alcuna convenienza ad assumere un giovane tra i 15 e i 18 anni, al posto di un diplomato visto che i vantaggi che gliene derivano sono esattamente gli stessi, mentre gli oneri che ricadano su di lui, in particolare dal punto di vista organizzativo sono profondamente diversi. D’altra parte, un giovane tra i 15 e i 18 anni che si trova in una condizione esterna rispetto alle due opportunità formative previste - scuola e Formazione Professionale2 - normalmente si presenta carente di quelle competenze di “socializzazione lavorativa” (riconoscimento dei ruoli, gestione delle regole, effettuazione dei compiti attribuiti, comunicazione…) che l’impresa considera sempre più decisive nell’ambito delle caratteristiche dei lavoratori desiderati. Di conseguenza, il datore di lavoro si ritroverebbe con un giovane da seguire, che un po’ lo aiuterebbe nel lavoro, ma con l’aggiunta di un aggravio formativo che lo assenterebbe dal lavoro non per 120 ore, ma per 400 ore. Si aggiunga inoltre il vincolo di assunzione, richiesto ex ante, vale a dire prima di una possibile verifica delle reali caratteristiche del giovane. Per tale ragione, a prescindere dai datori di lavoro - che possono anche manifestare un forte senso di filantropia - quali possono essere le imprese realmente interessate ad un contratto di questo tipo? Se si fosse innalzato il sistema delle convenienze (non era pensabile che ad un datore di lavoro, a cui si chiedeva questo impegno, le istituzioni pubbliche dessero in cambio gli stessi vantaggi che dava per assumere il giovane neo laureato che intendeva frequentare un master strettamente legato alle attività che svolgeva quell’azienda) forse tale tipologia contrattuale avrebbe avuto una maggiore appetibilità. Emerge quindi una forte criticità di questo istituto, rivelativo del contrasto culturale di cui parlavamo all’inizio del presente rapporto, ed evidente nei seguenti aspetti: - la tipologia di giovane corrispondente all’identikit medio del candidato all’apprendistato del primo tipo è tale da non consentire da parte del titolare dell’impresa un’aspettativa di produttività immediata, ma neppure di un processo formativo non problematico effettuato nella modalità 2 È noto peraltro che in diverse Regioni italiane, specie nel Meridione, l’offerta di percorsi gestiti dai CFP è pressoché assente e che ciò influenza direttamente l’alto numero di soggetti in dispersione scolastica (si vedano i vari rapporti Isfol sul sistema di Istruzione e Formazione Professionale) 33 dell’affiancamento nell’espletazione di compiti relativamente autonomi, vale a dire fidando delle qualità autoformative del destinatario; - la rilevanza del monte ore necessario per la formazione esterna comporta l’assenza di questa risorsa umana per un periodo di tempo consistente, sottraendolo anche all’impresa comunque ben disposta ad uno sforzo formativo reale; - la rigidità delle norme e delle soluzioni organizzative rende l’esperienza di apprendistato del primo tipo particolarmente irrazionale, con “corsi” che solitamente sono collocati lontano dall’abitazione e dalla sede dell’impresa; - la soluzione formativa “istituzionale” – vale a dire nella modalità “corso” – confligge con la condizione e la prospettiva del giovane apprendista il quale, dopo aver “conquistato” uno status di lavoratore, sia pure a causa mista, viene chiamato a “ritornare tra i banchi” ovvero alla condizione dalla quale era sfuggito; - l’obbligo di assunzione, in questo quadro di incertezza, risulta un passo avventato nella logica della gestione delle risorse umane da parte di una qualsiasi impresa che agisca razionalmente; ciò specie tenendo conto del fatto che con lo stesso costo, ma con minore gravame orario per la formazione esterna, sono disponibili giovani diplomati certamente più scolarizzati e dotati generalmente di una migliore “socializzazione” alle regole ed ai comportamenti organizzativi. Di conseguenza a quanto detto, appare evidente come l’istituto dell’apprendistato per la qualifica ed il diploma professionale, se pure sulla carta può rappresentare una soluzione interessante per i giovani drop-out di cui l’Italia abbonda, così che possano svolgere un percorso formativo tutto centrato sull’apprendimento in situazione reale, in realtà non risultano le condizioni di convenienza per l’impresa affinché ciò possa effettivamente rappresentare un’alternativa razionale all’assunzione di un soggetto già preparato oppure - più facilmente - all’implicazione di un diplomato. Affrontare questo punto significa porre l’istituto dell’apprendistato del primo tipo su un binario positivo; oltre a ciò, occorre una proposta di modello formativo che integri gli aspetti culturali con quelli dell’esercizio reale del ruolo lavorativo, ciò di cui parleremo più avanti. Il quadro emerso nella prima parte ha permesso di selezionare le Regioni da approfondire per i focus group cosi da poter riportare una fotografia dell’apprendistato in Italia quanto più aggiornata e veritiera possibile. Il quadro come si può notare nelle tabelle precedenti è molto deludente: l’apprendistato del primo tipo in Italia non decolla e il tasso di disoccupazione resta tra i più alti in Europa. Quasi tutte le Regioni hanno ottemperato dal punto di vista normativo, ma poi quando si passa dalla teoria alla pratica i numeri degli iscritti sono limitatissimi, ad eccezione della Provincia Autonoma di Bolzano che però - come vedremo - adotta in buona parte il modello duale tipico dell’area culturale Tedesca. 34 La questione della difficile intesa tra le istituzioni coinvolte non è il vero problema, ma il riflesso di una duplice concezione dell’apprendistato che rivela una tensione tra una concezione formale della cultura ed una di tono decisamente operativo. L’impresa, anche quella meglio disposta, vede tutto l’apparato formativo (progetto formativo individuale, tutor interno, bilancio delle competenze, formazione esterna, valutazione/accertamento, certificazione) come mera burocrazia perché non gli attribuisce valore considerando perdita di tempo rispetto alla realtà “concreta” del lavoro. Sul fondo vi sono due temi rilevanti: - la cultura del lavoro delle piccole e piccolissime imprese che spesso è di tipo meramente operativo, con scarsa capacità cognitiva, e quindi povera dal punto di vista delle modalità di trasmissione da una generazione all’altra. - Inoltre lo stato dell’istruzione scolastica, troppo basata su insegnamenti inerti che vengono quindi giudicati “teorici” e quindi poco utili dal punto di vista “pratico”. È come se i due mondi - scuola e lavoro - si siano polarizzati dal punto di vista culturale e non riescano a trovare intese consistenti specie nei punti in cui devono necessariamente cooperare, come l’apprendistato. Tenuto conto di ciò, occorre mettere a fuoco l’idea di un’intesa formativa in grado di affrontare positivamente i tre nodi seguenti: 1. la cultura del lavoro nell’intreccio tra tradizione di mestiere e nuovi apporti (es.: sicurezza/qualità, nuove tecnologie, globalizzazione e nuovi mercati/nuove forme di commercio on line, nuove valenze culturali connesse al lavoro semi-artigianale, comunicazione e marketing...); 2. le modalità di trasmissione di tale cultura specie tramite il ruolo esplicito del tutor, ma anche attraverso il modo di essere di tutta l’impresa; 3. la natura dell’incontro/cooperazione tra il mondo aziendale e le istituzioni formative esterne (giustapposizione o cooperazione?). In ultimo, vi è il punto centrale del modo in cui viene implicato l’apprendista: come individuo da addestrare e casomai da riempire di saperi “minimi”, oppure come protagonista del processo formativo di iniziazione al lavoro. Una proposta per qualificare la formazione in apprendistato Lo strumento dell’apprendistato rappresenta un paradosso tipicamente italiano: sulla sua necessità si riscontra un consenso generale, ma sulla sua realizzazione continua a pesare il dilemma formativo che ne ha reso finora difficile l’applicazione, specie per le tipologie dell’obbligo di istruzione e dei diplomi. 35 Circa la sua necessità, non ci sono dubbi: nell’intento di semplificare la complessità dei contratti di lavoro, serve un canale di ingresso principale non oneroso per le imprese, che consenta di definire un percorso graduale e valutato di avvio al lavoro. La non onerosità si riscontra nel beneficio della fiscalizzazione degli oneri sociali; inoltre è assicurato il non automatismo del riconoscimento agli apprendisti della qualifica di inquadramento dopo il decorso del periodo massimo di durata previsto dal contratto collettivo. Ciò lo rende uno strumento basato sui criteri della discrezionalità e della flessibilità. Circa la formazione, va ricordato che quello dell’apprendistato continua ad essere un contratto a causa mista: il beneficio della formazione, richiamato nell’art. 1 del Decreto legislativo 167/2011 (“L’apprendistato è un contratto di lavoro a tempo indeterminato finalizzato alla formazione e alla occupazione dei giovani”), dovrebbe essere a vantaggio sia del giovane, che vede accresciuto il proprio capitale personale tramite un’esperienza qualificante, sia dell’impresa che può avvalersi di una persona competente, per la quale ha investito risorse formative. Ma ciò è reso difficile dalla struttura del mercato del lavoro italiano, dove oltre il 90% degli addetti è inserito in imprese medio-piccole e piccolissime; inoltre è decisamente ostacolato dalla cultura dell’apprendimento propria di gran parte di queste imprese, per le quali la formazione non deve essere strutturata in corsi, perché si ritiene che la pratica di lavoro sia di per sé stessa formativa. Ciò era probabilmente vero in un contesto sociale ed economico stabile, dove la dinamica del cambiamento era lenta e senza discontinuità, nel quale i giovani erano disposti a percorsi lunghi di addestramento con corrispettivi di salario molto contenuti. Le innovazioni tecnologiche, organizzative, di prodotto-servizio e di mercato che hanno modificato radicalmente lo scenario sociale ed economico, introducendoci nella terza rivoluzione industriale, hanno reso problematica la possibilità di una trasmissione del sapere da una generazione all’altra. Il nuovo contesto sociale rende difficile una comunicazione “naturale” tra le generazioni; ciò ridimensiona il potere formativo della pratica dell’affiancamento e richiede un vero e proprio progetto formativo in cui si alternino in modo intelligente pratiche di lavoro, moduli strutturati e studio individuale. Naturalmente occorre distinguere tra imprese qualificanti ed imprese con pratiche di lavoro fortemente routinarie. Le prime, ponendosi al centro del flusso culturale del nostro tempo, assicurano a chi vi opera un continuo stimolo cognitivo: si tratta delle learning organization, strutture che si collocano nel cuore dei processi innovativi, in grado di apprendere dall’esperienza e di modificarsi continuamente in base alle sfide ed opportunità emergenti. L’apprendista che entra in queste organizzazioni è immerso in un contesto dotato di un notevole potenziale formativo; l’esito di questa possibilità è però garantito da una dedizione speciale del personale nei confronti del nuovo entrato, il cui percorso va delineato, accompagnato ed assistito con attività appropriate. Quindi, la qualità formativa delle learning organization è garantita 36 dall’investimento umano nel tutoring e nel teaching, e ciò deve impegnare il personale tecnico e direttivo, piuttosto che figure estranee al processo di lavoro, pena il venir meno del valore formativo di quanto viene acquisito. Siccome questo ha un costo, bisogna che le imprese investano consapevolmente in tale direzione, convinte di realizzare un investimento di cui godranno in seguito i benefici. Le imprese le cui attività sono prevalentemente routinarie hanno invece necessità di una consistente formazione integrativa esterna fatta di corsi, di stage presso organizzazioni qualificanti, del contributo puntuale di esperti che assicurino uno standard più elevato rispetto a quello contenuto nei processi operativi. Le pratiche di lavoro ripetitive sono infatti povere dal punto di vista cognitivo ed il loro valore non può ridursi unicamente a fattori quali il comportamento organizzativo e la precisione esecutiva. Ciò comporta una collaborazione più forte tra imprese, loro associazioni ed istituzioni formative in grado di assicurare un percorso autenticamente qualificante, perché il cuore della cultura professionale e civica non risiede esclusivamente nell’impresa, ma è condiviso entro una rete formativa più ampia. Un’impresa di questo tipo si può dire formativa quando è in grado di cogliere il valore, ma anche i limiti dell’esperienza operativa, e sa avvalersi di apporti derivanti dall’esterno al fine di assicurarsi risorse umane che le consentano nel tempo un effettivo salto di qualità. Il cuore della questione formativa: l’apprendista Chi è l’apprendista? È la persona protagonista dell’apprendimento di un mestiere entro un’impresa formativa. Egli è non solo utente, ma co-protagonista del processo formativo secondo un approccio integrato che ne sollecita il coinvolgimento sulla base di compiti-problemi caratteristici del lavoro. Stiamo parlando di una formazione consistente, con risultati di apprendimento veri e verificabili: la logica dell’apprendistato procede pertanto dall’esperienza verso la competenza. Quest’ultima non va intesa come una mera disposizione operativa: si tratta infatti della caratteristica della persona, mediante la quale essa è in grado di affrontare efficacemente un’area di problemi connessi ad un particolare ruolo o funzione. Per tale motivo, sarebbe preferibile parlare di “persona competente” piuttosto che di competenza. Essa viene dimostrata dalla persona tramite performance rese in un preciso contesto organizzativo di fronte a “giudici” rappresentati da esponenti del mondo professionale di riferimento. La persona competente è in grado di mobilitare le risorse possedute (capacità, conoscenze, abilità) al fine di condurre a soluzione un compito-problema. La competenza non è pertanto riducibile né a un sapere, né a ciò che si è acquisito con la formazione. Essa richiede necessariamente una prova concreta, nella quale il titolare si impegni in modo autonomo e responsabile. Vi possono essere competenze culturali, sociali, professionali. Queste ultime possono essere intese come competenze in senso proprio, poiché mobilitano un’interazione organica tra soggetti (centro di formazione, persona, impresa) e prevedono una precisa prova professionale definita come “capolavoro”. 37 Tra l’apprendista, l’impresa e l’istituzione formativa si instaura un patto orientativo-formativo, mediante il quale l’organismo che eroga orientamento o formazione si impegna a fornire all’utente tutti gli strumenti, i servizi e le relazioni necessarie al raggiungimento di un determinato esito, mentre l’utente, a sua volta, si vincola a corrispondere ai criteri di impegno e di comportamento necessari per poter svolgere in modo adeguato il percorso. Il paradigma formativo Il rilancio dell’istituto dell’apprendistato deve essere l’occasione per delineare un vero e proprio paradigma formativo peculiare, nelle sue diverse configurazioni (professionalizzante, per il diritto-dovere, per i diplomi), sulla base di un’intesa forte tra imprese, loro associazioni ed istituzioni formative. Occorre un paradigma formativo ad hoc, per il quale si propongono i seguenti criteri fondativi: • concezione alta dell’istituto dell’apprendistato in quanto esperienza realmente qualificante, in grado di formare la persona in senso ampio ed unitario, di sollecitare il profilo formativo dell’imprenditore e di fornire stimoli per la crescita culturale dell’azienda; • concezione alta della figura dell’apprendista visto come un soggetto dotato di ampia autonomia ed una certa responsabilità, in grado di svolgere un insieme di compiti che mettono in moto le diverse dimensioni dell’intelligenza: cognitiva, operativa, relazione, sociale, riflessiva; • visione unitaria delle finalità e degli obiettivi dell’azione formativa, contestuale al processo lavorativo, così da perseguire le diverse competenze dell’apprendista, senza separazioni tra area professionale ed area generale, così da configurare un modello formativo organico; • centralità dell’apprendista nel processo formativo, sollecitando pertanto la sua capacità di conduzione consapevole e volitiva del proprio cammino, sulla base di un grado crescente di autonomia e responsabilità; • valorizzazione della figura dell’imprenditore in qualità di “maestro” (mastro), titolare di un metodo peculiare di formazione delle nuove leve, centrato sull’esperienza, l’esempio, il colloquio, l’accompagnamento, la valorizzazione delle potenzialità personali entro un contesto di impresa a struttura comunitaria (e non raramente familiare); • valorizzazione del ruolo dell’organismo formativo espletato entro un Centro risorse in grado di fornire un servizio molteplice, dialogante, fondato sulla co-progettazione e co-formazione, attento alle esigenze specifiche dell’impresa, flessibile, finalizzato alla crescita culturale dell’imprenditore e della stessa impresa; 38 • riferimento al contesto europeo, anche tramite l’assunzione dei profili definiti entro il quadro comunitario EQF3 e del supplemento al certificato europeo Europass. Sulla base di questi criteri, è necessario avviare attività sperimentali da realizzare in diversi contesti territoriali che, una volta valutate opportunamente, possano indicare un modello di intervento ordinario così da rilanciare operativamente l’istituto dell’apprendistato qualificandolo in chiave formativa ed organizzativa. Maestro del lavoro e impresa formativa Perché l’apprendista possa avvalersi di una reale formazione qualificante, occorre un’organizzazione appropriata, con processi di lavoro stimolanti e sfidanti, in cui sia presente la figure del maestro del lavoro così che si configuri una reale “impresa pedagogica”. La regola aurea dell’apprendistato può essere riassunta nella frase “Insegnando si impara”. Il “Maestro” rappresenta una persona dotata di dignità e prestigio, un “grande” riconosciuto tale entro una comunità che condivide un sistema di valori. In quanto tale, egli è anche guida, non nel senso che possiede un metodo “didattico” formalizzato, ma perché, essendo riconosciuto come punto di riferimento, volentieri le persone della comunità si attengono a ciò che dice, lasciandosi guidare da lui ed in definitiva obbedendogli. Di conseguenza, l’Imprenditore - maestro è il titolare di un’impresa, specialmente di piccole e piccolissime dimensioni, che ama tanto il suo lavoro da desiderare di insegnarlo ad altri. È in possesso di una competenza pedagogica che ne caratterizza il rapporto con l’apprendista sapendolo accogliere, accompagnare, essendo in grado di trasferirgli saperi ed abilità, ma soprattutto di far maturare in lui la formazione di competenze tramite compiti e problemi. Sa sollecitare la passione per il lavoro e nel contempo è in grado di educare ad un’etica che rappresenta una disciplina di vita. L’impresa formativa è quindi quell’organizzazione che presenta i requisiti necessari a consentire l’apprendimento e la maturazione di apprendisti, secondo uno stile ed un metodo formativo centrato sulla persona, entro un contesto sociale ad un tempo disciplinato e coinvolgente. Il ruolo dell’Ente di formazione L’Istituzione formativa (Centro di Istruzione e Formazione Professionale) è la struttura che eroga un’offerta formativa nell’ambito del sistema di Istruzione e 3 Inteso come riferimento generale, da qualificare ulteriormente a partire dal contesto reale in cui si svolge l’azione lavorativa e formativa. 39 Formazione Professionale finalizzata a promuovere il successo formativo di ogni allievo fornendo ad esso un’informazione adeguata ed utile sulle diverse opportunità formative, una possibilità di orientamento che gli consenta di riconoscere i propri talenti e competenze (sia pure parziali), un percorso di formazione personalizzato e continuativo, un supporto per il passaggio alla vita attiva in ogni momento di transizione in cui si venga a trovare, un’occasione di formazione continua e permanente. Esso opera in stretto accordo con le imprese del settore sia nella versione dell’accompagnamento formativo quando il destinatario è un apprendista sia nella versione dell’alternanza formazione-lavoro quando il destinatario è un allievo del corso. In questa struttura opera in particolare il Coordinatore tutor, una figura indispensabile in ogni azione di Istruzione e Formazione Professionale che ha il compito di concordare con l’impresa il contributo dei due organismi in funzione delle necessità formative e organizzative, coordinare le diverse figure coinvolte, presiedere alle fasi di progettazione, facilitare i processi di apprendimento e sostenere il miglioramento continuo dell’attività formativa e didattica. Spetta al tutor la cura del Portfolio delle competenze individuali. La progettazione si concretizza in un Piano formativo decisamente personalizzato: un documento elaborato dal team dei formatori che delinea in chiave logica e cronologica le principali attività/prodotti con relative competenze mirate, specificando, in riferimento ad ogni attività-prodotto, il rapporto tra compiti e finalità formative, le risorse necessarie, le modalità di orientamento e valutazione, l’intesa circa la compilazione del Portfolio. Il Piano formativo, che prevede le occasioni di personalizzazione e le forme in cui queste vengono attivate, non è un programma precostituito, ma si sviluppa passo passo lungo il percorso valorizzando le occasioni di apprendimento informale e non formale proprie dell’attività di lavoro e introducendo moduli formali che integrano, arricchiscono e completano il processo formativo. Il percorso così delineato si svolge tramite unità di apprendimento che corrispondono alle aree di compito gestite dall’apprendista e che portano a risultati tangibili e significativi, che forniscono indicazioni rilevanti per la valutazione ed il prosieguo del percorso. Aspetti metodologici Il modello formativo proposto è centrato su risultati di apprendimento (knowledge outcome) e quindi, in coerenza con il sistema EQF europeo, è fondato sul concetto di competenza intesa come la «comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e personale. Nel contesto del Quadro europeo delle qualifiche le competenze sono descritte in termini di responsabilità e autonomia». Quattro sono i motivi della rilevanza di questo dispositivo: • Illustra in modo univoco i risultati dell’apprendimento. EQF facilita e potenzia la libera circolazione (mobilità) delle persone nello spazio comune europeo. Per questo è necessario disporre di un quadro comune di riferimento che renda 40 “trasparenti” cioè comprensibili formalmente e semanticamente i risultati di apprendimento finali di ciascun titolo/certificato. • Pone al centro dell’apprendimento le competenze. La competenza non è più intesa come nel passato come una somma di componenti (sapere, saper fare e saper essere), ma come una padronanza della persona dimostrata nell’azione: essa indica la capacità di mobilitazione della stessa, a fronte di compiti e sfide, finalizzata a delineare un quadro di intervento, di reperire mezzi e strumenti, di delineare collaborazioni, al fine di portare a termine quanto intrapreso in modo positivo. • Propone una relazione “attiva” tra competenze, abilità e conoscenze. La prospettiva della competenza non coglie la persona come “possessore” di saperi inerti, ma richiede ad essa di esibire evidenze tali da dimostrare non solo che sa o sa fare, ma che sa agire e reagire sapendo mobilitare in modo pertinente ed appropriato ciò che sa e sa fare. • Valorizza allo stesso tempo i risultati di apprendimento formali, non formali ed informali. Essendo basato sugli esiti dell’apprendimento (learning outcomes), articolati in otto diversi livelli, EQF è applicabile a tutte le qualifiche ottenute attraverso percorsi formativi formali, non formali ed informali. Inoltre si propone come un riferimento del percorso di accrescimento delle competenze lungo tutto il corso della vita. Un tale sistema consente di superare la giustapposizione tra il momento formale del percorso formativo e l’esercizio effettivo del ruolo lavorativo. Ciò in forma di una concezione olistica, partecipata e dinamica del sapere. Olistica, nel senso che ogni esperienza significativa agita nel reale è in grado di mobilitare abilità e conoscenze connesse ad una varietà di campi del sapere. Partecipata, perché l’apprendista è posto in grado, svolgendo esperienze significative nell’ambito del lavoro (ma anche della cittadinanza e di occasioni culturali non strettamente lavorative), di scoprire le diverse dimensioni del reale sia nella loro evidenza esteriore (progetto, tecnicità, funzionalità) sia in quelle più implicite connesse alla struttura formale dei saperi mobilitati; dinamica, perché ogni occasione di apprendimento in contesto reale e con un approccio olistico non si limita alla riproduzione di ciò che è già noto, ma consente, riflettendo sul reale e problematizzandolo, di aprire nuove occasioni di conoscenza e quindi di azione consapevole. L’approccio del processo insegnamento/apprendimento per competenze si basa sull’analisi dei problemi e delle situazioni da risolvere di volta in volta sul campo e non su una sequenza statica di saperi che, essendo ancorati alle esperienze, richiedono un coinvolgimento diretto della persona ed un processo che ne possa consentire lo svelamento e la conquista mediante l’azione. Ciò significa che tale processo si realizza in modo costruttivo, tramite Unità di Apprendimento. L’Unità di Apprendimento rappresenta la struttura di base dell’azione formativa; essa costituisce l’insieme delle occasioni che consentono all’allievo di entrare in un rapporto personale con il sapere, affrontando compiti che conducono a prodotti di cui 41 egli possa andare orgoglioso e che costituiscono oggetto di una valutazione attendibile. Essa prevede sempre compiti reali (o simulati) e relativi prodotti che i destinatari sono chiamati a realizzare ed indica le risorse (capacità, conoscenze, abilità) che egli è tenuto a mobilitare per diventare competente. L’insieme delle Unità di Apprendimento definisce il Piano formativo unitario. Si tratta di un documento che indica la progressione per fasi del cammino formativo, indicando il rapporto di coerenza tra l’apporto dell’azienda e quello del CFP. Per ogni fase, il piano formativo indica le Unità di Apprendimento che consentono di mobilitare le buone disposizioni degli allievi così che diventino competenti, ovvero protagonisti del proprio progetto personale di vita e di formazione/lavoro secondo una prospettiva professionale, sociale e personale. Per mezzo della Rubrica delle competenze, ovvero un costrutto che consente di definire i legami tra le competenze, i saperi essenziali, i compiti e le evidenze attivati, infine i livelli dei padronanza, è possibile giungere ad una valutazione attendibile, tramite la raccolta sistematica delle evidenze che, al termine delle varie UdA realizzate, segnalano il progresso degli apprendimenti della persona, ovvero: prodotti, processi, linguaggi, riflessioni, comportamenti… Tali evidenze sono osservate tramite una griglia unitaria di valutazione, concordata nell’ambito dell’équipe formativa-lavorativa, che fornisce i criteri della ricognizione dei fattori utili al compito valutativo. È su queste basi che si propone una nuova impostazione dell’esperienza di apprendistato come intreccio organico di esercizio del ruolo e di crescita formativa progettata e verificata, riferita a tutte le dimensioni del sapere (cognitiva, pratica, affettiva e relazionale, sociale, della metacompetenza); in tal modo il processo formativo risulta da una varietà di combinazioni delle diverse modalità di apprendimento proposte all’apprendista: - lettura di documenti e comprensione delle consegne - affiancamento di personale esperto - esecuzione di compiti semplici di supporto - visite, incontri e testimonianze - gestione di compiti autonomi - gestione di progetti - ricerca e lettura di testi - gestione di dati e statistiche - docenza da parte di formatori ed esperti - presentazione di elaborati e progetti. Impresa e CFP concorrono insieme alla definizione ed alla gestione del progetto formativo, condividendo l’impostazione metodologica e svolgendo insieme le diverse fasi del percorso: - elaborazione delle rubriche delle competenze - progettazione - gestione dei processi formativi - verifica e valutazione 42 - attestazione e certificazione. Inoltre, tale collaborazione consente di valutare anche l’azione formativa in senso ampio e di validare e migliorare continuamente il dispositivo metodologico, le rubriche delle competenze e gli strumenti di gestione organizzativa e documentale. Si tratta, come più volte sottolineato, di evitare il dualismo tra teoria e pratica che risulta fortemente deleterio se si vuole effettivamente formare persone autenticamente competenti. Nel contempo, va evitata la standardizzazione dei ruoli e dei percorsi e la caduta dell’attività in routine, per favorire l’efficacia formativa presso l’apprendista, ma anche per rendere possibile la crescita della consapevolezza e della metodologia gestionale delle risorse umane da parte dell’impresa e l’innovazione metodologica e didattica presso il Centro di Formazione Professionale. L’approccio di corresponsabilità tra impresa e CFP deve potersi collocare entro una rete di standard e di pratiche che veda coinvolti anche sul piano formale le rispettive associazioni. Tale intesa può assumere la forma di un marchio di qualità, tramite il quale i contraenti decidono di: - condividere un approccio metodologico centrato su valori e criteri d’azione nella formazione di allievi apprendisti; - condividere lo strumento chiave del lavoro formativo ovvero le rubriche delle competenze (che indicano traguardi, compiti, saperi essenziali e livelli); - collaborare nella progettazione, nella erogazione e nella valutazione e certificazione dei percorsi formativi; - delineare una metodologia di condivisione di prodotti, sussidi, pratiche didattico-formative; - documentare e pubblicizzare il lavoro comune proponendolo presso le sedi istituzionali, gli attori sociali e culturali, le autorità nazionali ed europee come esperienza emblematica di formazione consistente, che vede integrati momenti informali, non formali e formali, nella logica della comunità di apprendimento. Gli strumenti operativi Tre sono gli strumenti operativi su cui si regge il metodo proposto: a) Agenda dell’apprendista L’agenda rappresenta lo strumento nel quale l’apprendista dà conto delle attività svolte, delle documentazioni rilevanti del proprio percorso e delle riflessioni effettuate. Essa esprime il principio della centralità dell’apprendista nel processo formativo e mira a porre in evidenza la sua consapevolezza circa il cammino formativo, finalizzato ad una crescita di autonomia e responsabilità. L’agenda viene quindi gestita direttamente dall’apprendista, è aggiornata di norma almeno ogni settimana sulla base delle schede previste per ogni fase dell’attività; è a 43 sua volta oggetto di valutazione da parte dell’imprenditore e del tutor del Centro risorse. b) Guida per l’imprenditore-maestro La guida costituisce lo strumento con cui l’imprenditore-maestro progetta, gestisce, accompagna, verifica e valuta il percorso dell’apprendista nella prospettiva della sua crescita personale e qualificazione professionale. Essa indica i passi e le attività che l’imprenditore pone in atto nelle diverse fasi del percorso, valorizzando il potenziale formativo del ruolo e dell’azienda, ma soprattutto scoprendo e mettendo a frutto i talenti dell’apprendista, soggetto principale dell’intervento. La guida, tramite la compilazione di alcune schede di osservazione, verifica e valutazione, consente all’imprenditore di mantenere una visione unitaria e dinamica del percorso formativo, potendo così cogliere l’evoluzione del cammino apportando opportunamente correzioni, miglioramenti e passaggi di fase. c) Manuale del Centro risorse Il Centro risorse rappresenta il luogo – e nel contempo il servizio – reso dall’organismo formativo che assiste l’imprenditore-maestro e l’apprendista nell’esperienza in svolgimento, secondo un approccio unitario e di corresponsabilità. L’attività del Centro consiste nella progettazione, nell’assistenza all’imprenditore, nella presa in carico dei vari aspetti del percorso formativo nelle diverse modalità possibili (corso in gruppo, accompagnamento individuale, formazione a distanza assistita), nella co-valutazione nei momenti previsti, infine nell’attestazione delle attività formative svolte dall’apprendista e dalla certificazione delle competenze e dei saperi appresi. Un piano di lavoro Sulla base di quanto esposto, è possibile realizzare progetti di formazione per apprendisti, sulla base dei seguenti obiettivi: - Rilanciare l’istituto dell’apprendistato come occasione di apprendimento sostanziale sulla base di una concezione culturale e formativa del lavoro. - Orientare i giovani verso il lavoro e la cultura del lavoro. - Dare valore all’investimento umano e al capitale umano dell’apprendista. - Rimotivare la partecipazione degli apprendisti e delle imprese alle azioni formative di apprendistato. - Promuovere un approccio formativo olistico, partecipato, dinamico, che consideri in modo unitario, sulla base di un piano formativo organico, occasioni formali, informali e non formali di apprendimento, valorizzando le diverse modalità di apprendimento proposte all’apprendista. - Riferire il piano formativo ad un elenco di risultati di apprendimento descritti sotto forma di competenze articolate in abilità e conoscenze. - Certificare le acquisizioni ottenute sotto forma di padronanza delle competenze acquisite, riferite ai livelli EQF. 44 - Sviluppare una stretta alleanza formativa tra aziende e Centri di Formazione Professionale sulla base di una piena corresponsabilità del progetto formativo in tutte le sue fasi. - Rendere possibile il trasferimento della sperimentazione e del prototipo nei diversi ambiti e territori nazionali. Le fasi del progetto sono: A) Progettazione dell’intervento sperimentale. Questa azione prevede una prima macroprogettazione e condivisione del progetto a partire dai risultati di apprendimento individuati sotto forma di competenze articolate in abilità e conoscenze. B) Definizione di una procedura sperimentale. Nel definire la procedura sperimentale vanno assicurati i seguenti risultati:  le evidenze finali delle competenze ed i livelli di padronanza da parte della persona che ne è titolare;  i saperi essenziali ed i compiti che delineano il cammino formativo della persona (questo punto ed il precedente si realizzano tramite rubriche delle competenze);  il percorso formativo sotto forma di Unità di Apprendimento nelle quali si alternano le diverse occasioni proposte all’apprendista (visite, incontri e testimonianze, affiancamento, gestione di compiti, gestione di progetti, ricerca e lettura di testi, gestione di dati e statistiche, docenza da parte di formatori ed esperti, presentazione di elaborati e progetti) con una modalità innovativa e coinvolgente del datore di lavoro/tutor sia nel percorso interno che esterno di formazione;  la valutazione attendibile e la certificazione delle competenze. C) Formazione essenziale degli attori di lavoro delle aziende coinvolte. È necessario trasferire ai datori di lavoro (titolari o tutor aziendali) alcuni saperi minimi e competenze in merito a:  normativa dell’apprendistato,  aspetti psico pedagogici con particolare riferimento ad adolescenti e giovani,  aspetti metodologici didattici relativi all’apprendimento tramite esercizio di ruolo,  fonti di informazione e modalità di collaborazione (compreso il marchio di qualità). D) Definizione di un percorso istituzionale ottimale. Si intende evidenziare all’interno della normativa vigente (nazionale e regionale) il percorso ottimale che possa portare al successo della sperimentazione andando a individuare le risorse e i canali più opportuni, compreso il dispositivo relativo al marchio di qualità. 45 E) Definizione del progetto in base alle tipologie di destinatari ed ai settori coinvolti. Si intende tenere conto dei settori coinvolti e delle tipologie di destinatari a cui si rivolge il progetto, avendo anche un’attenzione alla dimensione di genere e alla multietnicità dei destinatari. F) Elaborazione di alcuni prototipi di esperienze pilota di cui almeno uno nell’ambito dell’apprendistato in diritto-dovere di istruzione e formazione, ed almeno un altro nell’apprendistato professionalizzante. G) Valutazione attendibile e certificazione delle competenze degli apprendisti. Elaborazione di modalità di valutazione attendibile, tramite prove reali ed evidenze delle competenze, ed inoltre di certificazione degli esiti formativi in riferimento ai livelli di padronanza delle competenze acquisite da parte degli apprendisti. H) Riconoscimento della capacità formativa dell’azienda. Studio di una modalità di riconoscimento della capacità formativa delle singole aziende (e quindi dei titolari e/o tutor) anche in base a eventuali codici di comportamento elaborati dalle associazioni di categoria. I) Monitoraggio in itinere e finale della sperimentazione. Si prevedono momenti di monitoraggio in itinere e finale in merito alle azioni formative previste nel progetto. J) Rapporto finale e trasferibilità del prototipo. Si prevede la redazione di un rapporto finale in merito agli esiti della sperimentazione e la messa in atto di azioni di trasferibilità del modello sperimentato. 47 Bibliografia e sitografia Volumi – Arendt H. (1999), Vita Activa. La condizione umana, Bompiani, Milano. – Bertagna G. (2006), Pensiero manuale. La scommessa di un sistema educativo di istruzione e di formazione di pari dignità, Rubbettino, Soveria Mannelli. – Bocca G., Pedagogia del lavoro. 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Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) nell'a.f. 2012/13

Autore: 
Giacomo Zagardo - Giulio Maria Salerno
Categoria pubblicazione: 
Fuori collana
Anno: 
2014
Numero pagine: 
148
Codice: 
978-88-95640-70-9
Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) nell’a.f. 2012/13 Giacomo Zagardo Giulio Maria Salerno 2014 Stampa: Tip. Ist. Salesiano Pio XI - Via Umbertide, 11 - 00181 Roma Tel. 067827819 - Fax 067848333 - e-mail: tipolito@donbosco.it 2014 Sommario Presentazione 5 La IeFP nell’a.f. 2012/13 7 Panoramica delle Regioni 19 Per una nuova Governance della IeFP 133 Bibliografia 145 Indice 147 3 Presentazione La fotografia che il dott. Giacomo Zagardo, Ricercatore Isfol impegnato da anni nella definizione del quadro della IeFP nelle Regioni, traccia in questo quaderno della Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) nelle Regioni è diventata ormai un appuntamento irrinunciabile. Come sempre, infatti, con la precisione che gli è ormai riconosciuta, tratteggia pregi e criticità di un (sotto)sistema del secondo ciclo che, se da una parte raccoglie risultati positivi, dall’altra fatica ancora ad assumere dimensione “nazionale” e “stabile”. Nel presente testo sono confermati molti degli aspetti positivi documentati in Rapporti precedenti: l’aumento della domanda dei giovani per questa particolare offerta formativa, la crescente scelta diretta della IeFP, la motivazione recuperata in coloro che avevano subìto una sconfitta scolastica, il legame strutturale con le forze sociali del territorio, gli apporti facilitanti per l’inserimento nel mondo del lavoro, il consolidamento di una filiera professionalizzante verticale: dopo la qualifica professionale, la possibilità di proseguire nel diploma professionale e, se voluto, nella Formazione Superiore (IFTS). Sono confermate, però, alcune criticità, già denunciate negli anni precedenti, quali la distorsione del (sotto)sistema legata all’intervento “sostitutivo” e non sussidiario dell’Istituto Professionale di Stato, le risorse finanziare che nel tempo, a fronte di una domanda crescente dei giovani e delle famiglie, sono diminuite, un quarto anno che è presente ancora in poche Regioni e a livello sperimentale, la disomogenea distribuzione dell’offerta nelle Regioni, la definizione dei Livelli Essenziali di Prestazione (LEP), la mancanza di un sistema di valutazione specifico per il (sotto)sistema della IeFP in analogia a quanto sperimentato per il (sotto)sistema dell’Istruzione Secondaria Superiore. Potrebbe essere una proposta degna di considerazione quella riportata dall’autore, ossia l’esperienza positiva inglese delle Studio Schools (scuole autonome appoggiate da imprenditori e Camere di Commercio), per formulare qualche ipotesi di lavoro anche in Italia, idonea a fronteggiare alcune delle criticità più volte sottolineate per il nostro sistema nazionale? A molti è sembrata un’ipotesi di lavoro interessante. La Sede Nazionale CNOS-FAP ha ritenuto utile arricchire lo studio del dott. Giacomo Zagardo con una riflessione ampia e articolata del prof. Giulio Salerno “Per una nuova governance della IeFP”. L’autore, dopo aver analizzato la normativa vigente avanza possibili so- 5 6 luzioni che, a giudizio dell’autore, ma anche a giudizio di molti, sembrano fattibili e attuabili. La Sede Nazionale CNOS-FAP offre questo quaderno a coloro che sono impegnati, a vario titolo, nell’animazione e nel governo della IeFP e si augura che i due contributi possano tornare utili per l’individuazione di soluzioni per il miglioramento del (sotto)sistema. È giudizio ampiamente condiviso che un Sistema formativo efficace ed efficiente apporta almeno tre benefici: la riduzione della dispersione educativa (non solo “scolastica”), la responsabilizzazione sociale dei giovani attraverso il lavoro, i benefici sulla famiglia di appartenenza e sul territorio di riferimento. 7 1.1. La dimensione professionalizzante della IeFP In un recente Rapporto del Cedefop1, si analizza l’impatto dell’offerta formativa professionalizzante sulla produttività del mondo del lavoro. L’analisi empirica mostra una forte correlazione tra le competenze acquisite e la produttività di lavoro media (average labour productivity), specialmente dove il sistema è basato sull’apprendistato o su una robusta componente di stage. Ciò suggerisce che il contesto nel quale si sviluppano le competenze non è secondario, e non può rimanere legato al gruppo classe e a didattiche frontali, carenti di laboratorialità. Appare, quindi, evidente la necessità di promuovere un’offerta formativa realmente professionalizzante, sia per una maggiore produttività del sistema Paese che per la risposta alle esigenze dei giovani orientati, in tempi di crisi, a percorsi brevi e di immediata occupabilità. Ci si domanda se in Italia si sia compresa la necessità di quest’approccio, dal momento che l’offerta dell’Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) rimane costretta da una endemica mancanza di risorse e da politiche non sempre decisamente in linea con la regolamentazione e lo sviluppo del settore. È un errore storico. Molto si sta spendendo nel tentativo di sperimentare nuove azioni antidispersione nella scuola ma poco per consolidare quanto è già stato fatto e offre buoni risultati. La scarsità dei finanziamenti nella IeFP, più che soffocare decisamente il sistema, si rivela una paradossale forma di “incaprettamento”: più cresce il numero degli iscritti dove migliore è la qualità del servizio, più si serra alla gola il nodo delle invariate risorse. Né si vedono soluzioni per compensare la difficoltà di far decollare la IeFP nel Meridione: al Sud e nelle Isole, rispetto al totale nazionale, la percentuale di allievi che si iscrivono per la prima volta alle Agenzie formative si riduce progressivamente dal 35,5% dell’a.f. 2003/4 all’11,6% del 2012/13 (cfr. Graf. n. 1), segno della scarsa speranza di sviluppare al Sud questo strumento formativo. La sfida di un’offerta formativa realmente professionalizzante è stata, invece, raccolta in Danimarca, Germania, Olanda, Svezia e Regno Unito, dove da tempo si realizza una quotata formazione pratica, certamente non 1 CEDEFOP, Macroeconomic benefits of vocational education and training, Cedefop Research papers n. 5540, 2014, http://www.cedefop.europa.eu/EN/publications/22336.aspx. La 1. IeFP nell’a.f. 2012/13 ancillare rispetto a quella teorico-generalista. È emblematico il più recente caso dell’Inghilterra. Qui, Geoff Mulgan, uno dei policy maker più innovativi d’Europa, ha ideato un’interessante tipologia di offerta formativa professionalizzante: si tratta delle Studio Schools, scuole autonome appoggiate da imprenditori e Camere di Commercio che hanno trovato spazio dal 2010 diffondendosi con successo (e risorse) nel Sistema educativo. Le principali caratteristiche sono: 1. appartenenza al sistema educativo pubblico, con finanziamenti pubblici e gestione del tutto autonoma in base alla quota capitaria. 2. dimensione delle strutture relativamente piccola: circa 300/400 alunni dai 14 ai 19 anni che hanno tutti un tutor sul lavoro. 3. prevalenza laboratoriale del monte ore realizzato mediante progetti pratici e finalizzati all’acquisizione di competenze, in stretto rapporto con imprese e organizzazioni non governative. Si sono già avuti ottimi risultati da questa esperienza che, secondo le intenzioni del Ministero inglese, serve a “creare un sistema educativo migliore e diverso”. Poiché moltissimi adolescenti imparano meglio realizzando qualcosa e lavorando in gruppo si è adottato l’esatto opposto dello schema scolastico tradizionale. È un modello di offerta che presenta molte affinità con la nostra IeFP, che pure l’ha preceduta di sette anni. Entrambe le esperienze sono radicate nel tessuto sociale e attivano processi di interazione con la dimensione culturale e istituzionale del territorio di riferimento. Adattano le proprie strategie ai processi di apprendimento, affrontando le criticità degli allievi in un percorso flessibile. Didatticamente, la metodologia dell’alternanza è parte 8 Grafico 1 - Percentuale di allievi di 1° anno nelle Agenzie formative accreditate nel Meridione d’Italia - a.f. 2003/4-2012/13 Fonte: Isfol 9 integrante di entrambi i percorsi e viene inserita senza vincoli curricolari troppo limitanti. Lo stage in alternanza formazione-lavoro, che si svolge generalmente in azienda, fa parte della regolare progettazione e costituisce uno strumento per l’acquisizione di solide competenze professionali, anche in raccordo con volontariato e privato sociale. Quest’offerta formativa professionalizzante orientata alla pratica contribuisce a ridurre in modo significativo la dispersione, limitando anche il gap tra le conoscenze generate nei Sistemi educativi e le competenze richieste dal mondo del lavoro: una carenza che, nel nostro Paese, trova riscontro dal fatto che il 47% degli imprenditori riferisce che non trova lavoratori con competenze adeguate. Un’altra recente ricerca, condotta questa volta dal Word Economic Forum2, mostra che in tutti i Paesi gli imprenditori lamentano una mancanza di esperienza pratica nei nuovi entrati e che un apprendimento più vicino al luogo di esercizio delle competenze faciliterebbe il soddisfacimento di questa esigenza. È evidente, infatti, che competenze specifiche e trasversali sul lavoro trovino un campo privilegiato di apprendimento proprio sul luogo di lavoro. Ecco, allora, che si suggerisce ai governi di promuovere, fin nella prima formazione, quella collaborazione tra i diversi attori economici ed educativi che sta alla base dei percorsi autenticamente professionalizzanti: una collaborazione che trova rispondenza nelle migliori esperienze di IeFP, dove questa è favorita dalle Regioni e dalle comunità locali. 1.2. I dati del Monitoraggio sulla IeFP Il recente Monitoraggio dell’Isfol3, relativo all’a.f. 2012/13, conferma il buon andamento della IeFP all’interno nel nostro Sistema educativo, indicandola come l’unico baluardo efficace contro la dispersione. Se ne riconosce l’importanza per la lotta agli abbandoni, dal momento che l’offerta viene incontro ai progetti di formazione pratica di un target di utenti considerato problematico all’interno dei percorsi di istruzione tradizionale. Attraverso lo stage/tirocinio, si realizza un primo contatto coerente e positivo con il lavoro, preludendo a un inserimento successivo meno critico che in altri percorsi paralleli: questo avviene sia dal punto di vista dell’accesso al primo lavoro che nella prospettiva di un più corretto inquadramento. Da una recente indagine dell’Isfol4 appare che, a 3 anni dalla qualifica, trova impiego QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 2 Word Economic Forum, Matching Skills and Labour Market Needs Building Social Partnerships for Better Skills and Better Jobs, January 2014. 3 ISFOL, Istruzione e Formazione Professionale: una filiera professionalizzante a.f. 2012/13, Dicembre 2013. 4 Seconda Indagine Isfol sugli esiti http://www.cislscuolalombardia.it/sites/default/files/ news-attachments/ISFOL%20%202014.pdf e http://isfoloa.isfol.it/handle/123456789/864. 10 1 giovane su 2 della IeFP, per il 38% proveniente da un’Istituzione scolastica e per il 55% da un’Istituzione formativa. In particolare al Nord, dove la IeFP è più radicata, i qualificati delle Istituzioni formative manifestano una più spiccata occupabilità: la distanza rispetto agli occupati delle Istituzioni scolastiche è, infatti, di +16,9 punti percentuali al Nord Ovest e di +11 punti al Nord Est; quasi nulla, invece, è la differenza al Sud e nelle Isole (–0,1%), dove la realtà delle Istituzioni formative è poco sviluppata e scarsamente sostenuta dalle Regioni. A livello d’inquadramento, si rileva una maggiore presenza di operai specializzati tra i qualificati dei Centri di Formazione Professionale (39,5%) rispetto a quelli delle scuole (31,7%), i quali, invece, prediligono le qualifiche impiegatizie di livello esecutivo. Inoltre, viene evidenziata dai qualificati delle Istituzioni formative una maggiore coerenza tra il percorso svolto e l’occupazione trovata, con il 62,4% rispetto al 52,3% dei qualificati delle scuole. La IeFP appare, dai numeri del Monitoraggio, come il segmento più inclusivo del nostro Sistema educativo, anche per quel 44% di drop out stranieri residenti che l’Istat pone ormai fuori dai circuiti formativi. È un dato che la percentuale di stranieri sia più alta nella IeFP (15,5%) che in tutta l’Istruzione secondaria di II grado (6,6%) e, in particolare, nell’Istruzione professionale (12,6%). Così pure, la percentuale degli allievi con disabilità sul totale degli iscritti è del 7% nella IeFP, quasi doppia rispetto a quella delle scuole secondarie di II grado (3,9%). Il gradimento e l’utilità riscontrata da chi ha frequentato i percorsi è un elemento importante di inclusione: il 71,6% dei qualificati delle Istituzioni formative e il 61,5% di quelli della scuola ritengono che vi sia stata un’utilità nella formazione ricevuta ai fini dell’esercizio del proprio lavoro. Così pure il 78% dei qualificati ha espresso il proprio gradimento per la scelta formativa, la maggior parte dei quali indicando un livello di soddisfazione, non riscontrabile in altre tipologie di istruzione, superiore all’8, espresso in una scala da 1 a 10. È da notare il fatto che il gradimento sia alto anche per le materie teoriche mettendo in tal modo in evidenza il successo di un impianto induttivo capace di recuperare motivazione e interesse. L’inclusività si misura anche nella determinazione a continuare a formarsi dopo il conseguimento della qualifica professionale: lo ha fatto il 6,6% degli intervistati, tornando a scuola o inserendosi al quarto anno di formazione, mentre il numero degli inattivi si riduce ad un modesto 1,3%. Dal 2003, si registra un costante incremento degli iscritti (cfr. Graf. n. 2), che sottolinea il gradimento delle famiglie e degli allievi. Con i quarti anni, la IeFP copre l’11,4% dell’Istruzione secondaria di II grado, superando le 300mila unità. Oramai, quasi lo stesso numero di ragazzi accede dopo la scuola media alla IeFP e all’Istruzione Professionale quinquennale (rispettivamente 117mila contro 136mila). Inoltre, i neoiscritti delle Istituzioni scolastiche in sussidiarietà integrativa e complementare costituiscono la metà degli studenti di primo anno dell’Istruzione Professionale tradizionale, che pure registrano complessivamente un declino delle preiscrizioni negli ultimi 11 3 anni (–2,5% dall’a.f. 2012/13 all’a.f. 2014/15). Nonostante questi successi, per la prima volta, gli iscritti alla IeFP del primo anno di corso diminuiscono del 4,6% rispetto all’anno precedente: non per scelta dei candidati, ma per mancanza di risorse. Alle preiscrizioni, infatti, la IeFP è data in forte aumento. Con sostanziale equilibrio tra maschi e femmine, si iscrivono alla IeFP più ragazzi e ragazze con percorso “regolare” che in passato (46,2% rispetto al 39,1% del 2009/10), i quali non decidono per ripiego ma per una scelta voluta. Inoltre, la citata seconda ricerca sugli esiti dell’Isfol mette in evidenza rispetto alla prima l’aumento dei ragazzi provenienti dalla licenza media con risultati superiori alla sufficienza. Permane la tendenza “sostitutiva” più che “sussidiaria” delle Istituzioni scolastiche in sussidiarietà integrativa e complementare, le quali coprono già dall’a.f. 2010/11 oltre la metà degli iscritti di primo anno della IeFP. Negli ultimi cinque anni il tasso di scolarizzazione5 della IeFP è passato dal 36,3% al 58,8%. La lenta rinuncia a sostenere nello spirito della sussidiarietà le azioni formative della società civile fa temere lo scenario di un progressivo ritirarsi di queste ultime fino a coprire i soli percorsi quadriennali. Attualmente, però, l’impegno delle Amministrazioni si declina ancora in modo differente nei vari territori: mentre al Nord troviamo ancora una prevalenza delle Istituzioni formative (che pure si è riposizionata attorno al 60% negli ultimi due anni), al Sud la presenza delle Istituzioni non scolastiche della IeFP si riduce appena al 10%, mentre al Centro è poco più del 5 Peso delle Istituzioni scolastiche nella IeFP. QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 Grafico n. 2 - Iscritti ai percorsi triennali ex Accordo 19 giugno 2003 per annualità formativa, a.f. 2003/04-2012/13 Fonte: Isfol 12 doppio. Richiamare sui territori “aridi” di esperienze di successo formativo le migliori pratiche della IeFP potrebbe essere una via possibile per le Amministrazioni regionali del Meridione per mantenere il pluralismo didattico e pedagogico delle Istituzioni educative ed evitare di esaurire l’offerta nella sussidiarietà: questo approccio unilaterale, infatti, sebbene risolva alcuni problemi economici e di organici, non tiene conto del successo dei percorsi, particolarmente critico proprio nei territori nei quali la sussidiarietà della Scuola ha prodotto in anticipo i primi qualificati: in Lombardia, Marche, Toscana e Valle d’Aosta ottengono, in media, una qualifica regionale al terzo anno solo il 49,2% degli iscritti nella IeFP della scuola6, quando in Italia la dispersione al termine del quinquennio degli Istituti professionali è data7 al 37,1%. Questo potrebbe significare che il “dispositivo” della IeFP fallisce nella scuola nella misura in cui presenta un risultato peggiore di quello (già critico) dei percorsi tradizionali o, nella migliore delle ipotesi, che l’efficacia della IeFP valga come “arricchimento” per prolungare la permanenza (effettiva?) a scuola e meno per dare una qualifica utile al mercato. La minorità delle Istituzioni formative del Meridione si mostra ancora nel numero degli studenti che ottengono la certificazione finale: è al Nord che troviamo la maggior parte dei qualificati proprio quando NEET e abbandoni sono di gran lunga più presenti al Sud e nelle Isole. Bisogna, tuttavia, aggiungere che la IeFP rivela, in particolare al Nord, un’innovatività (per dotazioni strumentali, supporto alla formazione, metodologie, organizzazione) e una radicazione nel tempo (anzianità di accreditamento delle strutture sul territorio) superiore a quella mostrata da tutte le altre modalità di Formazione8 (continua, per gli adulti, formazione per fasce deboli, ecc): ciò ne fa allo stesso tempo lo zoccolo duro e la punta di diamante di un Sistema formativo complesso, non omogeneo e, per questo, costantemente sotto attacco ad opera dei media. Va estendendosi, intanto, la diffusione dei quadrienni (cfr. Tab. n. 1) che, quest’anno, aggiungono alle sei Regioni/Province Autonome già presenti nel 2001/12 anche il Friuli Venezia Giulia. L’estensione dei quarti anni sul territorio nazionale corrisponde anche al bisogno di ottenere il corrispondente livello EQF, necessario per lavorare in alcuni settori (in particolare dell’artigianato) che richiedono elevati standard europei Rimane il nodo della possibilità di transito verticale da questo diploma all’Istruzione Tecnica Superiore, oggi negata in tutti i territori dove gli ITS (in media 6 ISFOL, Istruzione e Formazione Professionale: una filiera professionalizzante a.f. 2012/13, Dicembre 2013, p. 30. 7 Tuttoscuola, n. 541, aprile 2014, p. 16. I dati fanno parte del Rapporto sulla dispersione scolastica presentato in Commissione VII della Camera dei Deputati il 23 aprile 2014 http://webtv.camera.it/evento/6304. 8 ISFOL, R. ANGOTTI, Intervento a “Giornata di presentazione dei risultati emersi dalle indagini Isfol sulla IeFP. I percorsi di IeFP tra inclusione, lavoro e cittadinanza attiva”, Roma, Isfol, 21 maggio 2014. Isfol OA: http://isfoloa.isfol.it/handle/123456789/868. 13 59,5% di occupati su diplomati9) sono stati istituiti. Diversamente, Trento (86,6% di occupati su diplomati10) ha scelto un percorso (attualmente biennale) di Formazione Superiore direttamente connesso con il diploma quadriennale. Trento e Bolzano hanno, inoltre, previsto di istituire nel 2014 l’Anno integrativo, conformandosi alla riuscita esperienza della Regione Lombardia. Quest’anno, si segnala anche il parallelo avvio dell’apprendistato in diritto- dovere, ad oggi, presente solo in poche Regioni, le quali hanno bandito progetti per gli aspetti formativi. Per colmare i ritardi accumulati nello sviluppo di questa gamba del sistema le imprese potrebbero essere affiancate dalla rete di formazione già strutturata nella IeFP, almeno nei territori dove essa è più sviluppata. La fonte principale di quest’analisi sono i monitoraggi dell’Isfol, che hanno accompagnato la nascita e lo sviluppo dei percorsi formativi, registrandone costantemente le variazioni tipologiche e di contenuto sintetizzate nella Tabella 2. La grande ricchezza della composizione dei modelli scelti a livello regionale riconduce alla necessità di definire l’omogeneità qualitativa dell’offerta. Il Sistema educativo del nostro Paese dovrà impegnarsi di più a valutare e rendere note le competenze degli allievi (non in generale ma in relazione ai livelli di partenza) anche per la IeFP, il cui ruolo oggi è fondamentale nel panorama sia della Formazione che dell’Istruzione. 9 C. DONATI, L. BELLESI, Osservatorio sugli ITS e sulla costituzione di poli tecnico-professionali, 2013. Dati riferiti all’a.f. 2011/13. 10 Ufficio Istruzione e Formazione Professionale e Alta Formazione, Provincia Autonoma di Trento. Dati riferiti all’a.f. 2008/10. QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 Tabella n. 1 - Iscritti ai percorsi quadriennali per Regione/PA e Istituzione educativa, a.f. 2012/13 Fonte: Isfol Tabella n. 2 - Modalità attuative dei percorsi di IeFP segnalate dalle Regioni. Tabella di transizione 2012/13 Fonte: Elaborazione Isfol su dati delle Amministrazioni regionali Legenda: Nelle caselle grigie si riporta l’anno nel quale la tipologia è stata estinta (1° anno nel quale i percorsi non sono più attivati al 1° anno), in quelle bianche è contenuta l’indicazione del 1°anno di avvio della tipologia. 14 QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 11 ISFOL, Percorsi di IeFP: un’analisi comparata dei costi di Regioni e P.A., Isfol Occasional Paper, Roma, Isfol, dicembre 2013. 12 Otto Regioni su 19 stavano elaborando la struttura degli esami e solo 3 segnalavano la possibilità di ulteriori aggiustamenti a una normativa già regolata nelle sue linee essenziali. È indubbio l’interesse del Paese per una valutazione di qualità estesa anche alle azioni di IeFP sul territorio nazionale, tanto che il Documento di economia e finanza prevede per essa specifiche azioni regolatorie, secondo quanto stabilito dall’art 2, comma 4, del DPR 28 marzo 2013, n. 80: “Regolamento sul sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione”. Si dovranno fornire criteri e strumenti di valutazione per estendere la buona Istruzione e Formazione Professionale proprio dove essa è più carente. Si dovrà valutare tenendo conto dei livelli di partenza del difficile target di utenza, desumibili da una valutazione in entrata e da una finale, per arrivare al “guadagno” formativo e al valore aggiunto di quel tipo di offerta; lo si dovrà fare anche considerando la diversità dei processi di Formazione Professionale rispetto a quelli più generalizzabili sottesi dalle discipline. La valutazione delle competenze nella IeFP è, infatti, da collegare ai profili persino negli assi culturali, intenzionali alle specifiche qualifiche. La qualità dei risultati degli apprendimenti dovrà tener conto dell’efficacia, dell’efficienza, delle ricadute per il professionista e per il cittadino. Dunque: valore aggiunto, risultati e ricadute insieme, che distinguano una valutazione degli obiettivi specifici del sottosistema (tenendo conto della natura dei percorsi) da una generica valutazione di comparazione tra sistemi educativi modello OCSE/PISA. La qualità di un’offerta istituzionale è un obiettivo che potrà essere raggiunto, innanzitutto, partendo dalla continuità nell’erogazione di adeguate risorse (oggi per l’offerta di una stessa qualifica i costi dei percorsi delle Istituzioni formative sono inferiori di almeno un quinto11 rispetto a quelli delle Istituzioni scolastiche), ma anche vigilando sul rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni in tutte le Regioni. Pertanto è essenziale la definizione articolata dei livelli degli standard minimi formativi in esito ai percorsi, in base al regolamento previsto all’articolo 15, comma 4, del D.Lgs. 226/05 e dall’articolo 7, comma 1, lettera c), della Legge 28 marzo 2003, n. 53. Per altro verso, la qualità dovrà tenere conto della rispondenza dell’offerta ai fabbisogni del mercato del lavoro, dunque, non limitatamente alle poche figure professionali che raccolgono la maggioranza degli iscritti. Al contrario, bisognerà estendere la costruzione a nuovi percorsi orientando i candidati verso figure che abbiano impatto occupazionale. Collegato al tema della valutazione è il tema degli esami. Gli esami conclusivi dei percorsi per il conseguimento dei titoli di qualifica e di diploma professionale si svolgono sulla base della specifica disciplina di ciascuna regione nel rispetto dei LEP (Linee guida per gli organici raccordi in CU del 16 dicembre 2010 e Nota MIUR prot. 987/AOODGPS, del 3 luglio 2013), ma nell’ottobre 2013 solo poche regioni avevano normato la materia. 15 Pertanto, il MIUR ha chiesto al Coordinamento della IX Commissione della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e P.A. di definire le modalità condivise di svolgimento degli esami, prima di giungere al termine del primo triennio di IeFP a regime. Al fine di attuare una sostanziale omogeneità tra Istituzioni formative e scolastiche, la standardizzazione degli esami si è resa necessaria per ridurre la distanza tra competenze certificate sul territorio in vista delle medesime qualifiche. Il fatto che alcune Regioni avessero disciplinato gli esami in accordo con i soli uffici scolastici regionali ha fatto temere un appiattimento degli esami per competenze sul modello più vicino alla struttura delle discipline. Alla vigilia dell’Accordo in CU del 20 febbraio 2014, 16 Regioni avevano inoltrato i provvedimenti di riferimento sul proprio territorio, 2 avevano inviato la loro proposta all’USR ed erano in attesa dell’approvazione e 3 non avevano ancora normato la materia. Con l’obiettivo di armonizzare la qualità a livello nazionale del Sistema di IeFP, le Regioni hanno previsto in Accordo in Conferenza unificata livelli essenziali ed elementi minimi comuni concernenti le procedure di valutazione, di ammissione e di accertamento finale: 1. ammissione degli allievi frequentanti all’esame conclusivo con frequenza minima dei tre quarti del monte ore e formalizzazione dei percorsi in sussidiarietà integrativa distinta dallo scrutinio per il percorso quinquennale; 2. almeno un componente in posizione di terzietà e garanzia del carattere collegiale; 3. la dimensione tecnico-professionale è il riferimento per l’esame che comprende almeno un colloquio e una prova professionale; 4. la prova professionale verte su competenze tecnico professionali caratterizzanti e specifiche del profilo, con carattere pratico/prestazionale e con un peso almeno pari al 50% del totale delle prove; 5. le modalità di accertamento vanno finalizzate al riscontro delle competenze e non solo di elementi di conoscenza ed abilità; 6. il formato del titolo è quello previsto dal D.I. 11 novembre 2011; 7. gli esami conclusivi dei percorsi di IeFP vengono svolti entro l’inizio dell’anno scolastico successivo; Riguardo la disciplina dei passaggi tra i percorsi di IeFP e il Sistema di Istruzione e viceversa, si sta lavorando alla condivisione di un Accordo imminente: dovrà stabilire linee guida di indirizzo omogeneo, tanto da non lasciare più all’arbitrio l’inserimento dei ragazzi nella transizione ai successivi percorsi, specialmente quelli scolastici. Sull’altro aspetto riguardante l’allargamento delle figure di riferimento del repertorio nazionale dei titoli e delle qualificazioni professionali vige, all’interno di uno specifico cronoprogramma concordato con l’UE, il piano di lavoro attivo dal 2013 di cui al D.Lgs. 13/13. Un altro fronte che dovrà essere considerato è quello della mobilità internazionale, funzionale a sostenere l’inserimento professionale dei giovani dei percorsi di IeFP. “Erasmus Plus”, in particolare, si presta a promuoverla 16 QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 in un programma unico, sostitutivo dei sette programmi settoriali finanziati tra il 2007 e il 2013 relativamente all’istruzione, alla formazione e alla gioventù. L’azione chiave n.1, “Mobilità individuale per l’apprendimento” propone la possibilità di finanziare esperienze di mobilità all’estero per migliorare le competenze, incluse quelle linguistiche e digitali, innescando cambiamenti per modernizzare e internazionalizzare le Istituzioni educative e formative. La mobilità si rivolge soprattutto a studenti, allievi e apprendisti, (nonché a docenti e formatori) di scuole e Centri di Formazione Professionale. I periodi di mobilità transnazionale vanno da 2 settimane a 12 mesi di permanenza e comprendono tirocini formativi in impresa e presso Centri di Formazione del sistema VET, tutti pienamente inseriti nel percorso di una qualificazione. Erasmus Plus fornisce un contributo ai costi aggiuntivi di mantenimento all’estero ed è attivo dall’a.f. 2014/15. L’azione Mobilità già attiva nel precedente Programma di Apprendimento Permanente (Programma LLP), ha espresso circa 150 scambi all’anno nelle Agenzie formative, soprattutto al Nord e al Centro. La previsione per l’intero settore della VET è, in Italia, di 5.000 scambi all’anno, purtroppo ancora concentrati soprattutto negli Istituti tecnici e professionali. Potenziare queste esperienze al Sud potrebbe aiutare a far crescere gli standard di qualità e a ridurre la distanza con il Nord. L’obiettivo potrebbe essere quello di potenziare la laborialità, il lavoro per progetti, gli stage e la sperimentazione di competenze in contesto lavorativo, simulato o reale. Il quadro attuale, nelle sue componenti, ci permette di comprendere che se perseguita con decisione, ovunque e da tutti gli attori istituzionali, la qualità formativa della IeFP potrà avere ricadute abbondanti e dirette sul buon andamento del mercato del lavoro a livello nazionale e locale. Per farlo, occorreranno quelle risorse che permettano alla IeFP di funzionare. In tal senso, si auspica che il percorso avviato per la scrittura dei nuovi Programmi Operativi possa includere anche il finanziamento del settore, finalmente regolato nell’ambito di un sistema cooperativo, integrato e sanamente competitivo. 17 Panoramica 2. delle Regioni Introduzione alle schede Di seguito sono contenute alcune schede che disegnano i singoli modelli regionali di IeFP, così come si costruiscono nel tempo dal loro avvio sperimentale, nell’a.f. 2002/03, ad oggi. Le descrizioni sintetiche dell’offerta di Istruzione e Formazione Professionale realizzata nelle Regioni e nelle Province Autonome si compongono delle seguenti voci: • Struttura • Normative • Dati • Modello • Sede di svolgimento • Docenti • Articolazione oraria • Elementi • Esiti e certificazioni • Crediti • Governo del sistema • Destinatari • Costi • IV/V anno • Apprendistato L’ultima voce, inserita quest’anno, si riferisce alla componente formativa dell’apprendistato per la qualifica e per il diploma. 19 20 Glossario 1. Formazione Professionale integrale (o FP pura): percorsi a titolarità delle Istituzioni formative accreditate (in tale categoria vengono comprese anche le scuole dipendenti dalle Province Autonome), con docenti e formatori provenienti in prevalenza dalle stesse Istituzioni anche per le competenze di base; si rilascia un attestato di qualifica e crediti per il rientro alla scuola; le eventuali azioni integrate riguarderebbero solo le azioni di sistema. 2. Formazione Professionale mista: percorsi a titolarità in prevalenza delle Istituzioni formative accreditate; con docenti delle competenze di base provenienti dalle Istituzioni scolastiche in base a precisi accordi territoriali; si rilascia un attestato di qualifica e crediti per il rientro alla scuola; le azioni integrate riguardano azioni di sistema, progettazione e docenza. 3. Formazione Professionale integrata (con FP tra il 50% e il 20% del monte ore): percorsi, in genere, a titolarità delle Istituzioni scolastiche statali, con docenti provenienti dalle Istituzioni scolastiche per le competenze di base; si rilascia un attestato di qualifica e crediti per il rientro alla scuola; le azioni integrate riguardano le azioni di sistema; l’impianto progettuale, la metodologia e le figure professionali sono quelli richiesti alle Istituzioni formative. 4. Formazione Professionale integrata (con FP entro il 20% del monte ore): percorsi a titolarità delle Istituzioni scolastiche statali, con docenti provenienti dalle stesse Istituzioni scolastiche per le competenze di base; prosecuzione automatica del percorso scolastico di Stato e, in teoria, attestato di qualifica; le azioni integrate riguardano le azioni di sistema, i moduli di FP, la docenza/codocenza. 5. Percorsi di IeFP (modello complementare): fanno parte dei percorsi di IeFP del “modello complementare” i corsi svolti nelle Agenzie formative accreditate e quelli in sussidiarietà complementare realizzati nelle Istituzioni scolastiche; docenti della scuola (per le Istituzioni scolastiche) o docenti della FP (per le Istituzioni formative) per tutte le competenze; si rilascia un attestato di qualifica e crediti per il rientro alla scuola, ma questo non avviene in modo automatico; le azioni integrate riguardano le azioni di sistema; l’impianto progettuale, la metodologia e le figure professionali sono quelli richiesti alle Istituzioni formative. 6. Percorsi di sussidiarietà integrativa: percorsi a titolarità delle Istituzioni scolastiche statali, con docenti provenienti, di norma, dalle stesse Isti21 tuzioni scolastiche; prosecuzione automatica del percorso scolastico di Stato al 4° anno e attestato di qualifica; non sono previste, di norma, azioni integrate. 7. Tasso di scolarizzazione: peso delle Istituzioni scolastiche nella IeFP, qui stimato in termini di iscritti ai percorsi di primo anno delle Istituzioni formative su iscritti delle Istituzioni scolastiche. Si assume come contrario il “tasso di formazione”. QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 22 2.1. Abruzzo 1) Struttura 2) Normativa – Protocollo MIUR - Regione del 30.07.03 (DGR n. 729 del 06.09.03). – Accordo territoriale del 19.01.04 (IeFP). – Accordo territoriale del 30.07.07 (IeFP). – Protocollo MPI-Regione del 16.12.07 (schema in DGR n. 1284 del 12.12.07). – Accordo territoriale del 12.05.11 (sussidiarietà). – DGR n. 21.06.05, n. 580 Adeguamento progetti dei corsi a standard formativi nazionali. – DGR n. 119 del 12.02.07 Avviso per presentazione domande di assegnazione di voucher. – DGR n. 795 del 03.08.07 Avviso per i percorsi integrati. – DGR n. 765 del 12.08.08 Recepimento accordi Stato Regioni. – DGR n. 540 del 28.09.09 Attuazione art.19 D.Lgs n.226 del 17.10.05 Requisiti docenti. – DGR n. 766 del 12.08.08 Percorsi finanziati dal MPI. – DGR n. 363 del 20.07.09 Accreditamento sedi formative e orientative della Regione ex DM n. 166/01. Nuovo disciplinare. – DGR n. 391 del 27.07.09 Avviso percorsi triennali IeFP. – DGR n. 700 del 13.09.10 Avviso percorsi triennali IeFP (i 4 finanziati in gennaio 2011). 23 – DD n. 270/DL24 del 22.11.11 Avviso percorsi triennali 2011. – DGR n. 854 del 10.12.12 recepimento figure. – DGR n. 65 del 04.02.13 Terze annualità. – DD n. 35/DL32 del 14.03.13 Avviso 2012/13. 3) Dati A.s.f. 2003/04: n. percorsi 10; n. allievi 144 A.s.f. 2004/05: n. corsi 54; n. allievi 841 A.s.f. 2005/06: n. corsi 86; n. allievi 1.443 A.s.f. 2006/07: n. corsi 65; n. allievi 988 A.s.f. 2007/08: n. corsi 46; n. allievi 739 A.s.f. 2008/09: n. corsi 73; n. allievi 1.128 A.s.f. 2009/10: n. corsi 40; n. allievi 562 A.s.f. 2010/11: n. corsi 29; n. allievi 380 A.s.f. 2011/12: n. corsi 126; n. allievi 2.483 A.s.f. 2012/13: n. corsi 245; n. allievi 5.244 4) Modello PERCORSI DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE (sussidiarietà integrativa e percorsi integrali di IeFP; ex percorsi misti, ex percorsi integrati con FP tra 20% e 50%, ex voucher). Gli originari percorsi centrati sulla Formazione Professionale pura nati nell’a.s.f. 2003/04 erano stati trasformati nell’a.s.f. 2006/07 in “percorsi episodici” destinati temporaneamente a far fronte ai bisogni formativi dei fuoriusciti dalla scuola tramite voucher. I voucher sono estinti al primo anno dall’a.s.f. 2008/09. Altri percorsi di FP pura su progetto presentato al MPI sono estinti dall’a.s.f. 2009/10 per lasciare il posto ai nuovi triennali. Nell’a.s.f. 2009/10 si sono attuati al 1° anno percorsi di FP mista, integrati con la scuola mediante accordi per la docenza delle competenze di base. Tuttavia, dall’anno successivo questa esperienza non sarà rinnovata per difficoltà derivate dalla debole interazione tra gli attori e dallo scarso gradimento degli stessi studenti. Dall’a.s.f. 2008/09 cessano (non più rinnovati al primo anno) anche i percorsi integrati a titolarità scuola. Dall’a.s.f. 2011/12 si adotta il modello sussidiario integrativo ma con la contemporanea presenza simbolica di percorsi di IeFP pura delle Istituzioni formative (IF), finanziati solo con fondi del riparto MLPS e riferiti alle 22 figure degli Accordi in Conferenza Unificata. Tale modello è stato confermato nell’a.f. 2012/13, anche se i percorsi sono partiti a fine maggio 2013. Bando regionale. 5) Sede di svolgimento Dall’a.s.f. 2011/12 l’iscrizione avviene presso l’Istituzione scolastica (IS) secondo il modello sussidiario integrativo e presso gli organismi accreditati (IF) nei residui percorsi. QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 24 Non è previsto il coinvolgimento delle Agenzie formative all’interno dell’offerta sussidiaria integrativa realizzata dagli IP. Non esistono percorsi in DD regionali/provinciali/comunali. 6) Docenti Dall’a.s.f. 2011/12, nel modello sussidiario integrativo i docenti sono della scuola. Nei percorsi “integrali” svolti dalle IF i docenti sono, di norma, sempre delle IF. 7) Articolazione oraria Dall’a.s.f. 2011/12 i percorsi del modello sussidiario integrativo sono attuati nell’ambito dell’autonomia e flessibilità (1.056 ore per 3 anni). Nei percorsi integrali delle IF si frequentano 990 ore per ciascuno dei tre anni previsti. Lo stage ha la durata di 120 ore in seconda annualità e di 240 ore in terza annualità. Gli allievi che possono partecipare devono aver compiuto il 16° anno di età. Vengono realizzate visite guidate per 20 ore al primo anno e 16 ore al secondo e terzo anno. 9) Elementi Ciascuna annualità dovrà prevedere: – attività didattiche (con espressa esclusione della formazione a distanza) finalizzate alla cultura di base e alla Formazione Professionale; – attività di laboratorio; – visite guidate; – stage. Ogni percorso dovrà prevedere: orientamento, preselezione, motivazione e rimotivazione, bilancio delle competenze, counseling, approcci individualizzati e personalizzazione dei contenuti e dei tempi di apprendimento, azioni di accompagnamento al lavoro percorsi di recupero per allievi in difficoltà. 10) Esiti e certificazioni L’Istituzione formativa predispone il certificato di assolvimento dell’obbligo di istruzione (che viene rilasciato dalla Regione). Le certificazioni finali e intermedie sono redatte ai sensi dell’Accordo 28.10.04. La registrazione delle competenze acquisite dovrà essere riportata sul libretto formativo ai sensi dell’art. 2 del D.Lgs 276/03. La valutazione degli apprendimenti lungo tutto il percorso si attua attraverso interrogazioni e prove pratiche. 11) Crediti La valutazione dei crediti e il relativo riconoscimento da far valere nelle Istituzioni scolastiche avvengono secondo le modalità previste dall’art. 4, comma 6, del DPR 275/99. È stato recepito l’Accordo tra 25 MIUR, Ministero del Lavoro e Regioni per la certificazione finale ed intermedia e il riconoscimento dei crediti formativi come da documento della Conferenza Unificata del 28.10.04. L’Ente di Formazione e le Istituzioni scolastiche determinano, in accordo, i criteri e le modalità per la valutazione dei crediti formativi ed il loro riconoscimento ai fini del passaggio dall’uno all’altro Sistema formativo. 12) Governo del sistema Per la regia dei percorsi sperimentali triennali di Formazione Professionale è stato istituito, con atto della Giunta regionale, un tavolo tecnico interistituzionale. Esso è composto da un dirigente e un funzionario della Regione competenti in materia di istruzione, e da cinque dirigenti scolastici designati dall’USR. 13) Destinatari Giovani che hanno terminato la Scuola Secondaria di primo grado, di età inferiore ai 18 anni. Chi non è in possesso del diploma di scuola media, avendo superato lo specifico limite di età, può iscriversi al percorso di Istruzione-Formazione con il vincolo di conseguire la licenza media prima di sostenere l’esame di qualifica professionale, in applicazione delle disposizioni della Legge 30.07.02, n. 189. Al fine di assicurare l’effettiva garanzia della parità di genere nell’accesso ai momenti formativi, il soggetto attuatore deve garantire la presenza di un numero di allievi il più possibile paritario tra i due sessi. Il numero minimo di studenti destinatari di ciascun percorso triennale è di 15 per l’a.f. 2012/13. 14) Costi Il costo annuale per percorso prevede per i percorsi triennali delle Istituzioni formative un ammontare complessivo massimo ammissibile per la prima annualità di € 75.536,16 all’anno. Ne deriva che il costo annuale per allievo iscritto è di € 4.173,27; il costo orario per allievo iscritto è €4,22; il parametro ora/corso è di €76,30. 15) Apprendistato In riferimento alla DGR 16.04.12, n. 235, si prevedono (ma non risultano attivi) percorsi per un monte ore non inferiore a 700 ore annue per gli apprendisti minorenni e per un monte ore non inferiore a 400 ore per gli apprendisti di età superiore ai 18 anni. QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 26 2.2. Basilicata 1) Struttura 2) Normativa – Protocollo 24 luglio 2003. – Accordo territoriale 12.12.03. – Legge Regionale n. 33 del 11.12.03. – Accordo Territoriale 14.03.11 (DGR n. 425/11 per la Sussidiarietà). – DGR n. 1221/10 Recepimento accordo 1°anno di attuazione IeFP 2010/11. – DGR n. 1152/11 Intesa Regione-Province per Sistema IeFP. – DGR n. 1158/11 Linee triennali offerta formativa. – DGR n. 1207/11 Tavolo tecnico istruzione e formazione. – DGP di Potenza n. 122 del 2.11.11. Approvazione Piano di IeFP 2011/2013. – DD Ufficio Cultura-Istruzione n. 547 del 07.03.12. 27 3) Dati A.s.f. 2004/05: n. percorsi 11; n. allievi 118 A.s.f. 2005/06: n. percorsi 27; n. allievi 332 A.s.f. 2006/07: n. percorsi n.d., n. allievi n.d. A.s.f. 2007/08: n. percorsi 46; n. allievi 601 A.s.f. 2008/09: n. percorsi 23; n. allievi 526 A.s.f. 2009/10: n. corsi 54; n. allievi 411 A.s.f. 2010/11: n. corsi 54; n. allievi 226 A.s.f. 2011/12: n. corsi 124; n. allievi 1.348 A.s.f. 2012/13: n. corsi 117; n. allievi 1.834 4) Modello PERCORSI DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE (sussidiarietà integrativa, ex percorsi misti). Dal 2004/05 fino al 2010/11 (ultimo avviso per primi anni) percorsi triennali (misti) di Formazione Professionale per coloro i quali abbiano manifestato la volontà di interrompere la prosecuzione del proprio itinerario formativo nel percorso scolastico o intendano proseguirlo nella Formazione Professionale. Affidamento diretto della Provincia di Potenza e della Provincia di Matera alle Agenzie provinciali per la Formazione, istituite ai sensi della Legge Regionale n. 12/1998 ed accreditate dalla Regione. Si prevede l’estinzione dei vecchi percorsi triennali a titolarità delle Agenzie nel 2013/14. Per l’a.s.f. 2011/12 e per il 2012/13 adozione della sola sussidiarietà integrativa, con apporto integrato delle Agenzie provinciali (Apofil e Ageforma) per un numero limitato di ore. La presenza delle due Agenzie interesserà anche i percorsi per 16- 18enni extra Accordo e con qualifiche regionali. 5) Sede di svolgimento Dall’a.s.f. 2011/12 l’iscrizione ai nuovi percorsi di IeFP avviene presso la scuola secondo il modello sussidiario integrativo. Per i percorsi misti in estinzione, iscrizione presso le due Agenzie provinciali. Percorsi svolti dalle Agenzie provinciali per la Formazione, istituite ai sensi della Legge Regionale n. 12/1998 ed accreditate dalla Regione Basilicata. I percorsi si realizzano sulla base di Convenzioni stipulate con le Istituzioni scolastiche individuate dall’Ufficio Scolastico Regionale per la Basilicata quali Centri risorse obbligo formativo (reti di scuole della Regione Basilicata). 6) Docenti Dall’a.s.f. 2011/12, nel modello sussidiario integrativo i docenti sono della Scuola per le competenze di base e sono delle Agenzie provinciali per le altre. Per i percorsi misti in estinzione, i docenti delle competenze tecnico-professionali provengono dalle Agenzie; quelli delle competenze di base provengono dalla scuola e dalle Agenzie. Le risorse QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 28 umane impegnate possono essere: operatori dei Centri Impiego Lavoro (CIL), docenti del Sistema dell’Istruzione, docenti della Formazione Professionale, specialisti di settore, tutor aziendali, dirigenti scolastici e personale della scuola. 7) Articolazione oraria I percorsi del modello sussidiario integrativo sono attuati nell’ambito dell’autonomia e flessibilità. Le agenzie provinciali contribuiscono nei tre anni di corso per le competenze tecnico-professionali. Per i percorsi misti in estinzione, durata complessiva di 2.900 ore, di cui 700 al primo anno, 1.200 al secondo e 1.000 al terzo. I percorsi prevedono 150 ore all’anno realizzate a scuola. I Annualità (700 ore): – 100 ore di orientamento all’obbligo (CPI e FP), – 450 ore di competenze di base e trasversali (Scuola e FP), – 150 ore di stage/tirocini (CPI, FP, Scuola); II Annualità (1.200 ore): – 50 ore di orientamento (FP), – 450 ore di competenze di base e trasversali (Scuola e FP), – 400 ore di competenze tecnico-professionali (FP), – 300 ore di stage (CPI, FP, Scuola); III Annualità (1.000 ore): – 700 ore di competenze tecnico-professionali (FP), – 300 ore di stage/tirocini (FP). Il percorso triennale prevede quindi: 100 ore di orientamento all’obbligo; 900 ore di competenze di base e trasversali; 1.100 ore di competenze tecnico-professionali; 750 ore di stage/tirocini. 8) Elementi Il curricolo dovrà prevedere: – informazione delle famiglie con azioni congiunte degli operatori CIL, dei docenti del Sistema dell’Istruzione e di personale specializzato; – azione di tutoring personalizzato, finalizzato al potenziamento delle abilità personali; – azione di tutoring specializzato per l’inserimento professionale; – azioni di ascolto e cura destinate ai disabili e a soggetti a rischio di esclusione sociale; – formazione orientativa rivolta a studenti dell’ultimo anno della Scuola secondaria di I grado e al biennio della Scuola secondaria di II grado. 9) Esiti e certificazioni Per i percorsi misti in estinzione, verifica/valutazione degli apprendimenti realizzata: al termine della seconda annualità mediante una 29 prova di accertamento del livello di competenze acquisite per ogni asse culturale; al termine del terzo anno tenendo conto degli esiti delle verifiche intermedie. Al termine del III anno è rilasciato un attestato di qualifica professionale regionale. Acquisizione di crediti ai fini dell’eventuale rientro nel Sistema di istruzione nella classe IV di un Istituto tecnico o professionale o per l’ingresso in un IFTS coerente con la qualifica ottenuta. 10) Crediti La convenzione fra Scuola e Agenzie Provinciali di FP contiene la preventiva definizione fra le parti delle procedure per il riconoscimento dei crediti ai fini dei passaggi orizzontali tra i Sistemi e verticali all’interno degli stessi, ferma restando l’autonomia di Scuola e Agenzia di FP. Sui dispositivi di certificazione dei crediti il Gruppo Tecnico Integrato Regionale è riunito con regolarità per formalizzare, monitorare e documentare i percorsi già compiuti e quelli in itinere. Il Gruppo ha provveduto a mettere a punto un documento per le modalità ed i criteri per il riconoscimento dei crediti. Sono riconosciuti crediti anche a quanti partecipano esclusivamente alle specifiche azioni di orientamento, con adeguato inserimento nel portfolio personale. Ai fini dei passaggi orizzontali tra i Sistemi e verticali all’interno degli stessi, ferma restando l’autonomia delle Istituzioni scolastiche e degli organismi di Formazione Professionale, vengono riconosciuti: a conclusione del primo anno, punteggi di credito che potranno permettere al soggetto di proseguire nella Formazione Professionale, di accedere ad un percorso di apprendistato o di rientrare nel Sistema dell’istruzione (secondo anno della Scuola Secondaria superiore); a conclusione del secondo anno, crediti tali da permettere il passaggio al terzo anno di un Istituto tecnico o professionale. 11) Governo del sistema La Regione attraverso le Amministrazioni Provinciali ha costituito: un Gruppo Tecnico Integrato Regionale principalmente per funzioni di progettazione, monitoraggio quantitativo e qualitativo, verifica, valutazione e consulenza; un Comitato di Coordinamento regionale per il monitoraggio di sistema. Il Gruppo Tecnico Integrato supporta l’esecutività delle diverse azioni. 12) Destinatari Ragazzi che abbiano concluso il primo ciclo di studi (licenza di scuola media inferiore). 13) Costi Le Agenzie provinciali, in supporto alle scuole per i percorsi in sussidiarietà integrativa, ne gestiscono la parte amministrativa e organizza- QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 30 tiva e, inoltre, realizzano per un monte ore triennale di 198 ore: orientamento in ingresso di 20 ore al primo anno (costo finanziato pari a 12 euro ora/allievo), formazione d’aula tecnico specialistica relativa al profilo (costo finanziato pari a 11 euro ora/allievo) e tirocinio al 2° e 3° anno (costo finanziato pari a 3 euro ora/allievo). 15) Apprendistato In riferimento alla DGR n. 485 del 24.04.12 e alla DGR n. 1101 dell’8.10.12, la durata dei percorsi formativi in apprendistato è di 990 ore. 31 2.3. Calabria 1) Struttura 2) Normativa – Protocollo 23 settembre 2003. – Accordo territoriale 13.09.04. – Accordo territoriale 27.05.11 (per la sussidiarietà integrativa). – DD n. 14318 del 28.07.09 Avvio percorsi e destinatari. – DGR n. 529 del 22.07.10 Attivazione percorsi IeFP per 21 figure. – DD n. 13408 del 17.09.10 Accreditamento IP quali enti di FP. – DD n. 11258 del 2.10.10 Avviso a.f. 2010/11. – DD n. 11884 del 20.09.11 Avviso a.f. 2011/12. – DGR n. 67 del 28.02.11 (linee guida IeFP). – DD n. 12180 del 31.08.12 (Avviso 2012/13). 3) Dati A.s.f. 2004/05: n. percorsi 27; n. allievi 405 A.s.f. 2005/06: n. percorsi 15; n. allievi 270 A.s.f. 2006/07: n. percorsi 23; n. allievi 405 A.s.f. 2007/08: n. percorsi 55; n. allievi 960 A.s.f. 2008/09: n. percorsi 84; n. allievi 1260 A.s.f. 2009/10: n. percorsi 54; n. allievi 810 A.s.f. 2010/11: n. percorsi 383; n. allievi 7.419 A.s.f. 2011/12: n. corsi 570; n. allievi 10.269 A.s.f. 2012/13: n. corsi 633; n. allievi 11.893 32 4) Modello PERCORSI DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE (sussidiarietà integrativa e percorsi integrali di IeFP). Dal 2005/06 la realizzazione dei percorsi triennali integrali secondo l’Accordo in CU del 19.6.03 prevedeva l’interazione tra organismi di formazione (Agenzie accreditate per l’obbligo formativo), Istituzioni scolastiche di Scuola Secondaria superiore e un’impresa o associazione di categoria o ente bilaterale per le ore di alternanza formazione/lavoro. La gestione didattico-organizzativa era affidata a un organismo paritetico tra Agenzia e Scuola. La gestione amministrativo-contabile era a cura delle Agenzie. La collaborazione tra Agenzie e Scuola si realizza nella definizione delle metodologie da usare e nella produzione di materiali didattici. Nell’a.s.f. 2011/12 è stata adottata la sussidiarietà integrativa a titolarità di Istituzioni scolastiche (IS) accreditate, con la contemporanea presenza di percorsi integrali triennali delle Istituzioni formative (IF) sia nelle IF del privato sociale che provinciali, anch’essi riferiti alle figure degli Accordi in CU. Bandi regionali. 5) Sede di svolgimento I soggetti attuatori dei percorsi di IeFP integrale sono le Agenzie formative accreditate per l’obbligo formativo (in forma singola o in ATS). Il corpo docente è composto anche da esperti provenienti dal mondo della produzione, delle professioni e del lavoro, in possesso di una specifica esperienza professionale nel settore, di tutor e di eventuali altre figure. Dall’a.s.f. 2011/12 l’iscrizione avviene presso la scuola secondo il modello sussidiario integrativo e presso le IF accreditate nei residui percorsi di IeFP integrale. Nei bandi regionali è posto il limite per la presentazione di non più di 4 progetti da attuare nella Provincia in cui l’Agenzia ha la sede legale. L’Agenzia formativa deve, comunque, stipulare una Convenzione con un Istituto Scolastico Professionale per le competenze di base. 6) Docenti Nei percorsi integrali triennali le risorse professionali si riferiscono ai docenti dell’Agenzia formativa. Ai docenti-formatori è richiesta l’abilitazione all’insegnamento delle materie relativamente alle competenze di base e tecnico professionali. Inoltre, sono previsti dei tutor dell’Agenzia formativa e docenti di sostegno in caso di handicap. Dall’a.s.f. 2011/12, nel modello sussidiario integrativo i docenti sono della Scuola. Non è previsto il coinvolgimento delle Agenzie formative all’interno dell’offerta sussidiaria integrativa realizzata dagli IP. 33 7) Articolazione oraria Il percorso triennale integrale, in estinzione, prevedeva 3.200 ore: – I anno 1.000 ore suddivise in: 500 ore di competenze di base e 500 per le competenze tecnico-professionali, accoglienza e sicurezza sul lavoro; – II anno 1.100 ore suddivise in: 300 ore per le competenze di base, 500 per le competenze tecnico-professionali e 300 per stage; – III anno 1.100 ore suddivise in: 100 ore per le competenze di base, 450 per le competenze tecnico-professionali e 550 di stage. Dall’a.f. 2011/12 il percorso prevede 3.000 ore. – I anno: 1000 ore: 440 ore competenze di base, 494 ore competenze tecnico-professionali, 50 ore Larsa e 16 ore esami; – II anno: 1000 ore: 380 ore competenze di base, 394 competenze tecnico- professionali, 50 ore Larsa, 16 ore esami e 160 ore di stage; – III anno: 1000 ore: 320 ore competenze di base, 374 competenze tecnico- professionali, 50 ore larsa, 16 ore esami e 240 ore di stage. I percorsi del modello sussidiario integrativo sono attuati nelle scuole nell’ambito dell’autonomia e flessibilità (3.168 ore): – I anno: 1056 ore: da 440 a 561 ore massimo di istruzione generale, da 495 a 616 ore massimo per attività e insegnamenti di indirizzo; – II anno: 1056 ore: da 430 a 530 ore massimo di istruzione generale, da 394 a, massimo, 470 ore per attività e insegnamenti di indirizzo e 160 ore di stage; – III anno: 1056 ore: 320-440 ore massimo di istruzione generale, 374- 447 ore massimo per attività e insegnamenti di indirizzo e da 240 a 288 ore massimo di stage. Esami di qualifica 16 ore - 24 ore massimo. 8) Elementi Le misure di accompagnamento previste nei percorsi triennali integrali comprendono: accoglienza, counselling, strategie didattiche per l’orientamento, riallineamento, potenziamento, personalizzazione, monitoraggio, tutoraggio, circolazione delle esperienze, accompagnamento, sicurezza sul lavoro. 9) Esiti e certificazioni La verifica/valutazione è: in itinere attraverso dei questionari; finale attraverso questionari; schede in cui si riporta l’intero percorso effettuato. Gli esami prevedono prove situazionali, prova multidisciplinare e colloquio individuale. All’allievo che interrompe la frequenza dei percorsi triennali, prima del conseguimento della qualifica, è rilasciato, è rilasciato un “Attestato di competenze” (Allegato 7 dell’Accordo 27 luglio 2011). A conclusione del 2° anno “Certificato di assolvimento dell’obbligo di istruzione”, di cui al D.M. n. 9 del 27 gennaio 2010. QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 34 Al termine del percorso triennale sono previste prove finali di verifica ai fini del rilascio da parte della Regione dell’attestato di qualifica redatto in conformità allo schema di cui all’Allegato 5 dell’Accordo Stato Regioni del 27 luglio 2011. Per l’ammissione agli esami, l’obbligo di frequenza delle attività è di almeno il 75% del percorso. 10) Crediti I progetti formativi dovranno prevedere partenariati di rete con un Istituto Professionale di Stato in vista della valutazione dei crediti formativi e del loro riconoscimento nel passaggio tra Sistemi. 11) Governo del sistema Presso le Istituzioni formative sono Istituiti dei Comitati paritetici (CP) per il monitoraggio e la valutazione dei singoli percorsi, il riconoscimento e il rilascio dei crediti e il supporto al Gruppo tecnico regionale (GTR) che segue la realizzazione dei progetti. I “Comitati paritetici” sono costituiti dai rappresentanti di Regione, Istituto Professionale partner e Istituzione formativa. 12) Destinatari Gli interventi formativi sono rivolti a giovani in obbligo d’istruzione/diritto- dovere i quali, nell’anno scolastico, hanno conseguito il diploma di Scuola Secondaria di primo grado o lo hanno conseguito negli anni precedenti e che, comunque, alla data del 31 dicembre, non abbiano compiuto 16 anni di età. 13) Costi Il contributo pubblico massimo per ogni progetto triennale della durata di 3.000 ore è di €8,00 per ora/allievo per un massimo di 15 allievi, oltre i quali si opera una riduzione proporzionale del costo ora/allievo. Il numero minimo di allievi è di 8. Un eventuale contributo aggiuntivo annuo di 700,00 € è a copertura dei costi dei docenti di sostegno per azioni personalizzate rivolte a disabili, extracomunitari e altri soggetti a rischio. Operano nella Regione Centri di Formazione gestiti direttamente dalle Province che godono degli stessi parametri delle Istituzioni formative accreditate del privato sociale. 14) Apprendistato In riferimento alla DGR 18.04.12 e alla DGR n. 190 del 26.04.12, Allegato 1, i percorsi formativi in apprendistato avrebbero una durata di 400 ore annue, ma non risultano corsi attivi. Prevedono attività di formazione interna o esterna all’azienda. 35 2.4. Campania 1) Struttura 2) Normativa – Protocollo del 31.07.03. – Accordo MPI - Regione 8 novembre 2007 (Percorsi alternativi sperimentali). – Accordo territoriale 21.02.11 approvato con DGR 48/11. – DD n. 146 del 10.06.05 Linee guida per la progettazione esecutiva (OFI). – DGR n. 1531 (Percorsi integrati). – DGR 1871/06 Linee guida per i nuovi percorsi integrati. – DD 538/06 (Avviso progetti OFI). – DD 215/09 (Avviso progetti PAS). – DGR n. 5 del 14.01.11 (Surroga 2010/11 e presa d’atto Accordo 29.04.10) 10 e Nota MIUR esami prot. AOODPIT254). – DGR n. 46 del 14.02.11 (Presa d’atto organici raccordi). – DGR n. 48 del 14.02.11 (Approvazione schema di accordo su percorsi IeFP 2011/12). – DGR n. 195 del 23.04.12 (Linee guida integrazione) e DGR 646 13.11.12. – DD 57/13, DD 23/14 e 58/14 (sussidiarietà, costi attività integrative IS per IeFP). – DGR n. 211 del 28.6.13 Programmazione triennali. 36 3) Dati A.s.f. 2003/04: n. percorsi 181; n. allievi 3.080 A.s.f. 2004/05: n. percorsi 286; n. allievi 4.447 A.s.f. 2005/06: n. percorsi 285; n. allievi 4.552 A.s.f. 2006/07: n. percorsi 230; n. allievi 4.400 A.s.f. 2007/08: n. percorsi 295; n. allievi 3.724 A.s.f. 2008/09: n. percorsi 0; n. allievi 0 A.s.f. 2009/10: n. percorsi 0; n. allievi 0 A.s.f. 2010/11: n. percorsi 472; n. allievi 11.090 A.s.f. 2011/12: n. percorsi 465; n. allievi 11.528 4) Modello PERCORSI DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE (sussidiarietà integrativa ex percorsi integrati). Nel 2003 breve parentesi di percorsi integrati con FP al 50% (non più riproposti dall’a.f. 2004/05). Dall’a.s. 2007/08 percorsi alternativi sperimentali (PAS) biennali, ma non più rinnovati dal 2010/11. Si pensava che potessero essere riallineabili in relazione al repertorio nazionale dell’offerta IeFP. Erano organizzati congiuntamente (progettazione e realizzazione) da un Istituto statale professionale, tecnico o d’arte, da un ente di FP accreditato e da un’azienda (che ospita gli stages) o da associazioni rappresentative delle aziende di comparto (che organizzano gli stages presso le aziende loro iscritte). L’ultimo triennio dei percorsi integrati di durata triennale (OFI Offerta Formativa di IeFP integrati) iniziati nell’a.s. 2006/07 non è più stato rinnovato nell’a.s. 2008/09. Dall’a.s. 2011/12 la Regione adotta la sussidiarietà integrativa, con percorsi di IeFP triennali nelle Istituzioni scolastiche (IS). Per l’a.f. 2013/14 la sussidiarietà integrativa sarà riservata alle IS dei soli Poli. Nel successivo a.f. si prevede l’introduzione della sussidiarietà complementare. Sempre per l’anno scolastico 2014/15, avvio di percorsi di IeFP a titolarità delle agenzie formative accreditate che avranno stipulato con gli IPS gli accordi di rete finalizzati alla costituzione dei Poli Tecnico Professionali, riconosciuti dalla Regione (DGR 211). Bando regionale con gestione delegata alle Province delle fasi attuative (intese, ecc.). 5) Sede di svolgimento Dall’a.s.f. 2011/12 l’iscrizione avviene presso la scuola secondo il modello sussidiario integrativo. I percorsi PAS erano a titolarità delle scuole accreditate, con la presenza di Centri di Formazione Professionale. I progetti dovevano essere presentati e realizzati da un Istituto di Istruzione Professionale o tecnica o d’arte in accordo con un Centro di Formazione Professionale, pubblico o privato. La gestione del progetto faceva sempre capo alla scuola, che riceveva l’iscrizione dei giovani. I percorsi erano realizzati, di norma, nelle scuole. 37 6) Docenti Dall’a.s.f. 2011/12, nel modello sussidiario integrativo i docenti sono della scuola sia per le competenze di base che per quelle tecnico professionali. 7) Articolazione oraria I percorsi del modello sussidiario integrativo sono attuati nell’ambito dell’autonomia e flessibilità. In totale prevedono 1056 ore annue con competenze chiave/di base (660 ore) distribuite tra le aree linguistico, matematico, scientifico, tecnologico, storico, sociale ed economico; competenze tecnico-professionali (396 ore) articolate in competenze tecnico-professionali comuni, riferite agli ambiti della qualità, della sicurezza, della tutela della salute e dell’ambiente; competenze tecnicoprofessionali specifiche, caratterizzanti il contenuto professionale della figura regionale di riferimento. Il numero di ore dello stage non è definito. La durata del PAS era inscritta nel numero di ore previsto dall’ordinamento dell’istruzione dell’Istituto scolastico proponente. Fino al 2011 è stata mediamente di 576 ore. 8) Elementi Il curricolo prevede: accoglienza, orientamento, bilancio di competenze, stage/tirocinio, laboratori, Larsa. 9) Esiti e certificazioni Viene attuato quanto previsto dall’Accordo stipulato tra la Regione Campania e l’Ufficio Scolastico Regionale ai sensi della DGR n. 48 dell’11.02.11, con particolare riferimento agli artt. 4 (esami finali e certificazione) e 6 (Misure di accompagnamento per i raccordi tra i sistemi). 10) Crediti Sono previste azioni di sostegno ai processi di riconoscimento dei crediti formativi e di valorizzazione e certificazione delle competenze. 11) Governo del sistema La Regione Campania cura l’offerta dei corsi sperimentali, pubblica l’avviso per la selezione delle candidature e distribuisce le risorse alle Province. La Direzione scolastica regionale concorre attraverso il gruppo tecnico regionale alla realizzazione e cura gli aspetti relativi al personale degli Istituti. La Provincia seleziona le candidature sulla base dei criteri dell’avviso, forma la graduatoria degli istituti, esamina i progetti, attraverso il gruppo tecnico provinciale attiva i corsi sulla base delle risorse, con un atto di concessione all’istituto. L’Istituto è il soggetto responsabile del corso. La gestione dei percorsi sperimentali è affidata ad un Gruppo Tecnico Regionale di Valutazione costituito dalle 5 QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 38 Commissioni Provinciali composte dai rappresentanti delle Amministrazioni Provinciali, Regionali e dall’Ufficio scolastico regionale. Tale organismo cura, in particolare, la consulenza e il monitoraggio. A livello provinciale opera un Gruppo tecnico provinciale, di supporto agli Istituti che realizzano i corsi. Ha, inoltre, il compito di curare il raccordo con il gruppo tecnico regionale. A livello di istituto c’è un Gruppo di pilotaggio con il compito di curare la realizzazione del corso. Il Gruppo di progetto cura la progettazione esecutiva. Le competenze finali diventano, dal punto di vista della progettazione, gli obiettivi formativi del percorso. 12) Destinatari I percorsi di IeFP triennali negli IP secondo il modello sussidiario integrativo riguardano ragazzi 14-18enni in diritto-dovere. Destinatari dei percorsi PAS erano giovani i fuoriusciti dai percorsi di Istruzione e di Formazione non iscritti ad alcuna scuola o che avevano abbandonato la frequenza di un percorso curriculare. 13) Costi Nel Decreto Dirigenziale n. 57 del 29.05.13 “Presa d’atto dei percorsi attivati, in sussidiarietà integrativa, per il triennio 2011-2013. Azioni di accompagnamento ai percorsi di Istruzione e Formazione Professionale”, al punto n. 2, sono previsti 350,00 €ad allievo (in funzione degli allievi iscritti al secondo anno) per le attività integrative agli ambiti disciplinari dell’Istruzione Professionale, atte a garantire gli esiti di apprendimento previsti dagli standard nazionali. L’arricchimento dell’offerta dei percorsi tradizionali comprende, di fatto, lezioni in compresenza specialistica, laboratori e stage. 14) Apprendistato In riferimento alla DGR n. 158 del 28.03.12, si prevedono (ma non risultano attivi) percorsi per un monte ore non inferiore a 400 ore annue per gli apprendisti minorenni, ridotto per gli apprendisti di età superiore ai 18 anni. 39 2.5. Emilia Romagna 1) Struttura 2) Normativa – Protocollo 08.10.03. – Accordo territoriale 19.02.04. – Protocollo MPI - Regione 24.01.08. – Intesa USR - Regione del 28.07.09. – Accordo territoriale 08.03.11 Organici raccordi. – DGR n. 1052 del 09.06.03 Approvazione linee guida Linee guida 2003/04. – DGR n. 2049 del 2003. – L.R. n. 12 del 30.06.03. – DGR n. 936 del 17.05.04 Sistema regionale delle qualifiche. – DGR n. 265 del 14.02.05 Standard dell’offerta e revisione tipologie. – DGR n. 259 del 14.02.05 Linee guida progettazione di percorsi integrati. – DGR n. 289 del 14.02.05 Standard della alternanza scuola-lavoro nei percorsi integrati. – DGR n. 735 del 09.05.05 approvazione percorsi integrati nei Licei. – DGR n. 530/06 Sistema regionale di formalizzazione e certificazione delle competenze (SRFC). – DGR 503/2007 Politiche di Istruzione e Formazione. 40 – DGR 830/2007 Percorsi 1-2 anni in D/D destinatari e caratteristiche. – DGR 140/08 Sistema regionale delle qualifiche (SRQ). – DGR n. 897 del 16.06.08 Adeguamento nuovi requisiti accreditamento. – DGR n. 2110 del 09.12.08 Linee di programmazione e indirizzi per il Sistema formativo e il lavoro 2007-10. – DGR 909/2009 Adeguamento standard qualifiche a 21 figure e assi culturali. – DGR 105/2010 Aggiornamento standard formativi. – DGR n. 151 del 07.02.11 Soggetti selezionati per l’offerta formativa. – DGR n. 298 del 07.03.11 Caratteristiche dei percorsi di IeFP. – Deliberazione assembleare n.38 del 29.03.11 Indirizzi per il sistema e risorse – DGR n. 533 del 18.04.11 Risorse specifiche. – DD n. 4819 del 28.04.11 Comitato tecnico per la gestione del sistema. – DGR n. 928 del 27.06.11 Presa d’atto offerta IP, modalità organizzative e finanziamento. – L.R. n. 5 del 30.06.11 Sistema regionale IeFP. – DGR n. 934 del 27.06.11 Elenco organismi accreditati. – DGR n.1140 del 27.07.11 e DD n. 13052 del 24.10.11 Percorsi IeFP per drop out e privi di licenza media. – Deliberazione assembleare n. 55 del 12.10.11 Programmazione offerta IeFP in continuità con D.A. 30 del 06.12.10. – DGR 1654 del 14.11.11 Riparto finanziamenti per IP. – DGR n. 739 10.06.13 Esami e certificazione. – DGR n. 740 del 10.06.13 recepimento competenze di base. 3) Dati A.s.f. 2003/04: n. percorsi 124 (int.); n. allievi 1.932 (int.) A.s.f. 2004/05: n. percorsi 371 (int.); n. allievi 8.682 (int.) A.s.f. 2005/06: n. percorsi 258 (int.); n. allievi 5.355 (int.) A.s.f. 2006/07: n. percorsi 541; n. allievi 12.647 A.s.f. 2007/08: n. percorsi 548; n. allievi 12.296 A.s.f. 2008/09: n. percorsi 608; n. allievi 12.825 A.s.f. 2009/10: n. percorsi 665; n. allievi 13.045 A.s.f. 2010/11: n. percorsi 567; n. allievi 11.879 A.s.f. 2011/12: n. corsi 890; n. allievi 17.628 A.s.f. 2012/13: n. corsi 1.176; n. allievi 21.741 4) Modello PERCORSI DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE (sussidiarietà integrativa e percorsi integrali di IeFP). Dal 2003/04 fino al 2010/11: biennio di istruzione integrato con rientro nel percorso tradizionale; anno di istruzione integrato con successivo biennio di FP; biennio di istruzione integrato con un successivo anno 41 di FP; triennio di istruzione integrato; biennio di formazione integrale. Dall’a.s.f. 2011/12 è adottato il modello sussidiario integrativo attivabile da tutti gli IP, con la contemporanea presenza dal 2° anno (il primo anno è in coprogettazione per i passaggi) di percorsi di istruzione da parte delle Istituzioni formative (IF) accreditate. Tali percorsi si riferiscono anch’essi alle figure professionali nazionali di cui agli Accordi in Conferenza Unificata, correlate alle qualifiche del Sistema regionale delle qualifiche (SRQ). Sono percorsi biennali per studenti dai 15 anni a forte rischio di abbandono per aver accumulato un ritardo scolastico precedente e percorsi triennali per studenti senza titolo di terza media, in particolare stranieri. La L.R. 5/11 prevede (ma non è ancora attuato) l’“accesso al IV anno del sistema” (art 4). Il DGR 298/11 cita un eventuale 5° anno integrativo. Bandi provinciali. 5) Sede di svolgimento Iscrizione a 14 anni a scuola. Prima del 2011, dopo il primo anno, la sede di svolgimento nei percorsi di istruzione integrati era la scuola (IS) anche se i soggetti coinvolti erano le scuole congiuntamente alle Agenzie. Nei percorsi di FP pura la sede era, ed è tuttora, l’Istituzione formativa (IF). Dall’a.s.f. 2011/12 l’iscrizione al nuovo Sistema IeFP avviene presso le Istituzioni scolastiche (IS) secondo il modello sussidiario integrativo; può avvenire presso le Istituzioni formative (IF) solo per casi particolari (ad es.: studenti dai 15 anni senza titolo di terza media, in particolare stranieri, studenti a forte rischio di abbandono per aver accumulato un ritardo scolastico), previa verifica della situazione individuale svolta congiuntamente da IP ed Ente di FP. 6) Docenti Dall’a.s.f. 2011/12, nel modello sussidiario integrativo i docenti sono della scuola; i docenti degli Enti di Formazione Professionale accreditati collaborano per la progettazione unitaria e integrata del percorso formativo triennale, affinché – qualora lo studente, dopo il primo o secondo anno, scelga di completare il percorso triennale presso un’Istituzione formativa – sia assicurata la fluidità del passaggio dall’IS all’IF. Nei percorsi di IeFP, a titolarità delle IF, i docenti sono degli stessi organismi accreditati che, a loro volta, collaborano con i docenti delle IF per le finalità di cui sopra. Come attività di formazione per formatori si segnala un master universitario interdisciplinare di primo livello in “Pedagogia della complessità e gestione dell’emergenza educativa”, rivolto a formatori laureati del Sistema regionale di FP. 7) Articolazione oraria Dall’a.f. 2009/10 sono presenti percorsi biennali di 1.000 ore annuali. Nei percorsi di IeFP biennali il monte ore è a seconda della qualifica prevista e dei crediti già ottenuti. Le qualifiche sono accessibili anche a QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 42 drop out dell’istruzione dopo il primo anno di frequenza. I corsi prevedono una quota di ore di stage che può oscillare dal 25% al 35% del monte ore complessivo. Non vi è una regolamentazione regionale relativa al numero ore. Nella prassi, il monte ore dedicato alle competenze di base (Assi culturali D.M. 139/07) oscilla mediamente tra le 150 e 300 ore annue; 250-350 ore sono dedicate allo stage e, pertanto, le competenze tecnico-professionali non sono mai inferiori alle 350 ore, ma in alcuni casi raggiungono o superano le 500 ore. I percorsi del modello sussidiario integrativo sono, invece, attuati nell’ambito dell’autonomia e flessibilità. Gli studenti a rischio di abbandono scolastico e formativo possono fruire di un progetto personalizzato per l’acquisizione della qualifica professionale, previa verifica della situazione individuale effettuata dai soggetti competenti dell’istruzione e dell’IeFP. Con Delibera di GR n. 1140 del 27.07.11 sono state specificate le disposizioni per la realizzazione di tale percorso personalizzato. 8) Elementi Il progetto esecutivo dei percorsi prevede: accoglienza; riallineamento; potenziamento; personalizzazione dei percorsi (di cui non esiste una durata predeterminata); orientamento e monitoraggio; sostegno (disabili, extracomunitari, soggetti a rischio, ecc.); tutoraggio; accompagnamento; visite guidate; simulimpresa; stage (2° e 3° anno); misure antidispersione. 9) Esiti e certificazioni La valutazione degli apprendimenti è definita da ciascun Ente gestore nell’ambito della progettazione formativa approvata dalle Province: ne fanno parte test e prove in ingresso; valutazione degli apprendimenti in itinere attraverso test, prove strutturate, valutazione in situazione e in laboratorio ecc.; valutazione dello stage. La DGR 739/2013 prevede modalità di procedure, esami e certificazioni unitarie per tutti i percorsi triennali di qualifica. Sono rilasciati: Certificato di qualifica, per le figure professionali previste dal Sistema regionale delle qualifiche (SRQ), Attestato di frequenza per tutte le altre attività. L’attestato di qualifica è acquisibile con un atto unico relativo all’insieme delle Unità di competenza oppure attraverso la somma di certificazioni parziali relative a singole Unità di competenza. 10) Crediti Passaggio dall’uno all’altro Sistema secondo i dispositivi e le modalità previste dall’Accordo del 28/10/04 e dall’Intesa USR - Regione del 28.07.09. Nell’a.s.f. 2009/10 è stata avviata una parziale applicazione della certificazione delle competenze di base acquisite nell’assolvimento dell’obbligo di istruzione. Inoltre, è stato avviato con DGR n. 530/06 un Sistema regionale di formalizzazione e certificazione delle competenze (SRFC), il cui impianto definisce: 43 1) il processo: unico per persone provenienti da un percorso formativo o da esperienza lavorativa; consente un accertamento tramite evidenze e un accertamento tramite esame; 2) l’oggetto della certificazione: le competenze ‘comunque acquisite’ dalle persone, in relazione agli standard professionali presenti nel repertorio del Sistema regionale delle qualifiche; 3) i soggetti impegnati nell’attuazione: in prima applicazione, i ‘soggetti accreditati’ del Sistema formativo, titolati per legge (L.R. 12/03) a svolgere questa funzione e investiti istituzionalmente del compito di produrre saperi professionali. Così certificate, le competenze possono avere valore di credito in ingresso ai diversi percorsi formativi o di istruzione, in base alla normativa. Visto l’Accordo 27/07/2011 si sta procedendo alla ridefinizione del Sistema di certificazione nell’ambito della IeFP regionale, coinvolgendo i diversi organismi e soggetti previsti dalla L.R. 5/2011; in particolare, è allo studio la revisione del Sistema di formalizzazione e certificazione complessivo adottato in Emilia-Romagna e all’interno di questo sono in fase di analisi alcuni elementi che ne consentiranno la “compatibilizzazione” e la piena applicazione anche all’interno del sistema IeFP. 11) Governo del sistema Gli organismi di gestione e coordinamento del Sistema di IeFP sono: – il Comitato Tecnico Regionale, costituito da Amministrazioni provinciali, USR e Istituti professionali, ha il compito di presidiare la realizzazione dell’azione regionale unitaria di supporto. monitorare l’andamento dell’offerta, coordinare la progettualità dell’offerta per settore/qualifica, rendere omogenee le modalità di orientamento, oltre a tempi e modalità di iscrizione, diffondere buone pratiche, definire le condizioni di integrazione tra i percorsi e le altre filiere formative; – i Comitati settoriali, costituiti da Istituti professionali e Enti di Formazione Professionale accreditati in riferimento al settore/qualifica, hanno il compito di realizzare il confronto tra gli ordinamenti dell’IP e della IeFP a livello degli ambiti disciplinari e formativi, condividere esperienze e strumentazioni, attivare iniziative di informazione, formazione e attuazione dei progetti; – i Comitati Territoriali, costituiti da Amministrazioni provinciali, Istituzioni formative e scolastiche e USR, hanno il compito di monitorare l’andamento dell’offerta e della domanda sul territorio, promuovere azioni orientative e informative secondo gli indirizzi definiti dal CTR. Le Province, ogni anno, raccolgono le domande ai percorsi di IeFP, che vengono tradotti in qualifiche proprie del Sistema regionale delle qualifiche (SRQ). Le metodologie didattiche non sono standardizzate in QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 44 modo vincolante dalla Regione, eccetto quelle applicate alle attività di stage. Vengono fornite indicazioni orientative con atti di indirizzo o accordi con USR che consentano l’adozione di diverse strategie o unità di programmazione didattica, sia in funzione delle Istituzioni formative che scolastiche. Come strumenti di programmazione, la Regione cura il Rapporto annuale del mercato del lavoro regionale (redatto da Unioncamere in collaborazione con la stessa Regione) e dispone del Rapporto sull’economia regionale. Infine, le Amministrazioni provinciali elaborano rapporti annuali sull’andamento del mercato del lavoro del loro territorio. 12) Destinatari I percorsi di IeFP triennali negli IP secondo il modello sussidiario integrativo riguardano ragazzi 14-18enni in diritto-dovere. L’accesso ai corsi biennali di IeFP è riservato ai ragazzi che hanno già frequentato un anno di Secondaria superiore. Per gli alunni ultrasedicenni non possessori di licenza media è possibile partecipare ad un progetto personalizzato a patto che il giovane sia iscritto a un CTP e si attivi una convenzione tra CTP, scuola media e Istituzione formativa. Nei percorsi biennali gli alunni per classe devono essere almeno 15. 13) Costi Il parametro di unità di costo standard prevede per i percorsi biennali delle Istituzioni formative un costo ora/corso di € 103,00. Pertanto, la stima del costo medio annuale per percorso sarebbe 103 x 1.000 ore sommato al costo standard di €817,00 per ogni partecipante effettivo. 14) Apprendistato In riferimento alla DGR 11.06.12, n. 775 e alla DGR 19.11.12, n. 1716, la Regione ha stabilito che i profili formativi del Testo unico dell’apprendistato corrispondano alle qualifiche conseguibili nel Sistema regionale della IeFP. Lo standard, secondo l’Accordo 15.03.12, prevede almeno 400 ore di formazione teorica all’anno. Il catalogo dell’offerta formativa dei percorsi per qualifica in apprendistato è nel DDG n. 181 del 19.06.2013. 45 2.6. Friuli Venezia Giulia 1) Struttura 2) Normativa – Protocollo 18.09.03. – Accordo territoriale 10.12.03. – Accordi territoriali USR - Regione 06.11.07, 17.08.09, 23.07.10 (cfr. note 15 e 18.03.11) Percorsi IeFP per la scuola media. – Accordo 09.09.11 su alternanza in IeFP. – Accordo territoriale USR - Regione 11.10.10 per azioni di arricchimento. – Accordo territoriale USR - Regione 14.1.11 (cfr. Intese 8.6.11 e 20.6.12) sulla sussidiarietà. – Accordo 30 luglio 2012 su privi di licenza media. – Linee guida dei percorsi integrati, USR - Regione Aprile 2004. – Linee guida dei percorsi integrati, USR - Regione Aprile 2005. – DGR n. 1284 del 30 giugno 2010 Linee guida 2011/12 (terze annualità percorsi sussidiari). – L.R. 29.12.11 n. 18, art. 10, comma18. 46 – DD 1020/LAVFOR.FP/2011 Direttive regionali piano annuale di formazione 2011/2012. – Decreto n. 3183/LAV. FOR. FP/2011 Prototipi percorsi sussidiari. – Nota regionale 48471/P del 06.12.11 programmazione 2012/14 percorsi sussidiari. – DD n. 233 del 26.01.12 Associazione Temporanea. – DGR n. 513 del 29.03.12 e DGR n. 1453 del 23.08.13 Linee guida IeFP. – DD n. 1534/LAVFOR.FP dd. 05/04/2012 Direttive Piano 2012/13. – DD n. 3166 del 25.06.12 percorsi sussidiari. – DD n. 862 del 25.02.13 monitoraggio sussidiarietà. 3) Dati A.s.f. 2003/04: n. percorsi 4; n. allievi 75 A.s.f. 2004/05: n. percorsi 70; n. allievi 1.192 A.s.f. 2005/06: n. percorsi 140; n. allievi 2.187 A.s.f. 2006/07: n. percorsi 234; n. allievi 3.669 A.s.f. 2007/08: n. percorsi 264; n. allievi 4.292 A.s.f. 2008/09: n. percorsi 301; n. allievi 5.065 A.s.f. 2009/10: n. percorsi 315; n. allievi 5.244 A.s.f. 2010/11: n. percorsi 309; n. allievi 4.147 A.s.f. 2011/12: n. percorsi 294; n. allievi 4.329 A.s.f. 2012/13: n. percorsi 269; n. allievi 4.263 4) Modello PERCORSI DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE (percorsi di IeFP integrali, ex percorsi misti, ex percorsi integrati). Percorsi di IeFP integrali da Accordi in CU per le figure. Percorsi in interazione/ integrazione (misti): doppio percorso definito nelle singole intese, per gli iscritti a scuola e per gli iscritti ai CFP, dai differenti gradi di integrazione/interazione ed esiti (in estinzione, con i primi anni non più finanziati dal 2010/11). Già dal 2009 non si attivavano più percorsi in interazione/integrazione a guida dell’Istituto scolastico (due primi anni a Gemona e Pordenone conclusi nel 2008/09). Avevano programmazione congiunta delle attività e delle ore curricolari. Tali corsi consentivano il proseguimento al quarto anno e l’acquisizione della qualifica di FP. Nell’ambito della flessibilità gli obiettivi di apprendimento erano nazionali per l’80% ma realizzati in coordinamento con i docenti di FP. Le lezioni avvenivano anche fuori dell’orario previsto. Il grande impiego di risorse economiche e umane (la Regione pagava anche i docenti della scuola), oltre al carico di lavoro più pesante in termini di maggior numero di ore per i ragazzi, ne hanno sconsigliato la riproposizione. Percorsi in integrazione in flessibilità curricolare (in estinzione, con primi anni non più finanziati dal 2010/11). 47 Nell’a.s.f. 2011/12 c’è stata l’adozione da parte della Regione Friuli Venezia Giulia del modello sussidiario complementare. La Regione ha sfruttato nell’a.s. 2011/12 la possibilità, concessa dal suo Accordo territoriale, di realizzare in via sperimentale il filone di sussidiarietà integrativa. Bando regionale. 5) Sede di svolgimento Iscrizione a 14 anni. Nei percorsi integrali le iscrizioni sono presso le Agenzie formative. Soggetti attuatori sono Enti di FP regionali accreditati. Nei percorsi di interazione/integrazione in estinzione l’iscrizione è presso le Agenzie. Realizzazione come da intese che possono prevedere come sede di svolgimento sia scuola che CFP. Nei percorsi integrati in estinzione la titolarità è sempre della scuola. L’integrazione che avviene nell’ambito dell’autonomia/flessibilità può essere svolta a scuola o nel CFP. Dall’a.s.f. 2011/12 l’iscrizione avviene presso l’Istituzione scolastica (IS) o presso l’Istituzione formativa (IF), secondo il modello sussidiario complementare, presso la scuola per l’integrativo. 6) Docenti Nel 2003/04 i docenti delle competenze di base facevano parte della scuola e hanno insegnato nelle sue strutture. Dal 2004/05 al 2009/10 (ultimo terzo anno 2011/12) il “chi fa cosa” era stabilito dalle intese nei percorsi di interazione/integrazione a seconda delle vocazioni specifiche. L’eventuale interazione con la scuola avveniva soprattutto per le competenze di base. Nei percorsi integrati in estinzione (ultimo terzo anno nel 2011/12), le competenze di base sono essenzialmente insegnate dai docenti della scuola. I nuovi percorsi integrali di IeFP inaugurati nel 2010/11 prevedono che iscrizione e sede di svolgimento siano presso i CFP. Dal 2011/12 sono assunti nel modello sussidiario complementare. Nel modello integrativo sperimentale (4 classi) i docenti delle competenze di base provengono dalle Istituzioni formative (IF) in base ad accordi. 7) Articolazione oraria Dall’a.f. 2012/13 i percorsi triennali durano 1.056 ore l’anno per i tre anni: 1.140 ore (440-380-320) di competenze di base; 1.280 ore (500- 400-380) di competenze professionali; 400 ore (160-240) di stage (2° e 3° anno); 300 ore (100-100-100) di Larsa; 48 ore (16-16-16) di esami finali. Negli a.f. 2010/11 e 2011/12 i percorsi duravano 1.000 ore l’anno al primo biennio e 1.200 al terzo anno. II IV anno, attivato dall’a.f. 2012/13, dura 1.056 ore. Nell’integrazione/interazione (fino al 2009/10) il percorso era formato da 1.200 ore in ognuno dei tre anni. La percentuale del monte ore QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 48 svolta a scuola veniva stabilita dalle singole intese. La personalizzazione (Larsa) era prevista per 150 ore all’anno. Le rimanenti 1.050 ore di componente standard erano composte da una parte di docenza frontale e da una parte di alternanza scuola/lavoro. Gli stages erano svolti tra la seconda e la terza classe da un minimo di 120 a un massimo di 320 ore. Nell’integrazione si utilizzava la flessibilità curricolare. I percorsi del modello sussidiario integrativo sono attuati a scuola nell’ambito dell’autonomia e flessibilità. 8) Elementi Il curricolo dovrà prevedere: accoglienza; orientamento sia individuale che di gruppo tanto in fase iniziale che in quella finale; personalizzazione dei percorsi; supporto (per extracomunitari, disabili e soggetti a rischio); tutoraggio; accompagnamento all’inserimento lavorativo. 9) Esiti e certificazioni L’esame consta di una prova di simulazione, di una prova multidisciplinare e di un colloquio individuale. La prova di simulazione delle fasi lavorative più significative del profilo professionale, con lo scopo di misurare le competenze acquisite dal candidato nello svolgere le attività più significative del processo lavorativo di riferimento all’interno di una situazione problematica sufficientemente assimilabile a quelle esistenti nei normali contesti di lavoro. La prova multidisciplinare è costituita da una serie di test relativi alle diverse discipline che non sono direttamente collegate alla prova situazionale. Il colloquio è una prova orale finalizzata alla valutazione delle competenze relazionali e comunicative insite nel profilo professionale e sviluppate durante il percorso formativo. Gli esami di qualifica rappresentano il momento di verifica e certificazione delle competenze (DGR n. 513 del 29.03.12, Allegato C). Al termine del 3° anno presso un organismo accreditato si consegue un attestato di qualifica, con ammissione al IV anno di Scuola (se il livello di integrazione lo consente e, nei casi previsti, previo esame di stato) o crediti per il rientro scolastico. Prima del 2010, per i percorsi in integrazione, al termine del 3° anno a scuola c’era la possibilità di continuazione nella scuola, con eventuale conseguimento di diploma di qualifica ed attestato di qualifica (se il livello di integrazione lo consentiva) oppure crediti per il suo conseguimento. Al termine del 3° anno presso un organismo accreditato si consegue un attestato di qualifica, con ammissione al IV anno di Scuola o crediti per il rientro scolastico. La valutazione dei crediti ed il relativo riconoscimento da far valere nelle Istituzioni scolastiche, avverrà secondo le modalità previste dall’art. 4, comma 6, del DPR 275/99 e ai sensi dell’art. 6, comma 4, del DPR 257/2000, e terrà conto del parere del Comitato tecnico-scientifico eventualmente integrato da esperti del mondo del lavoro. 49 10) Crediti Cfr. Direttive regionali per la predisposizione del Piano annuale di formazione 2010/2011 (prime annualità; seconde e terze annualità); Linee guida regionali per la sperimentazione dei percorsi integrati di IeFP (versione aprile 2005); Linee guida regionali (DGR n. 1284 del 30.06.10). I crediti formativi devono essere attestati utilizzando i modelli che secondo la normativa vigente disciplinano i passaggi tra Sistemi (Conferenza Unificata Stato Regioni del 28/10/04), su specifica domanda del candidato che ne faccia richiesta, e hanno valore ai fini dell’iscrizione alla classe per cui sono stati rilasciati presso tutte le Istituzioni scolastiche dello stesso indirizzo. Le Istituzioni formative sono autorizzate a stipulare specifiche intese con Istituti scolastici per favorire il passaggio dell’allievo al termine di un’annualità IeFP verso l’annualità predefinita e/o successiva di un percorso scolastico coerente. La possibilità di un allievo di usufruire del passaggio da un Sistema all’altro può essere agevolata facendo ricorso a specifici percorsi di integrazione extracurriculare. 11) Governo del sistema La Direzione centrale Istruzione, Formazione e Cultura della Regione programma attività e manutenzione del Repertorio regionale con il contributo delle Istituzioni formative. La Regione ha individuato un unico soggetto responsabile su tutto il territorio regionale della organizzazione e gestione didattica dei percorsi di Formazione Professionale rivolti ai giovani di età inferiore ai 18 anni (DGR n. 2653 del 05.11.07 e n. 2249 del 30.10.08). Esso si configura come Associazione Temporanea di scopo (EffePi) che raggruppa 12 Enti accreditati dalla Regione nella macrotipologia A – obbligo di istruzione. All’interno della EffePi vi sono 6 direzioni di area: rapporti con il mercato del lavoro, progettazione, amministrazione e rendicontazione, promozione e orientamento, programmazione iniziative di sistema, controllo e monitoraggio. Queste coordinano le attività degli Enti rapportandosi alla Regione. Il primo capofila/ soggetto responsabile è stato l’Enaip. Dal 2012/13, per il nuovo triennio, il nuovo capofila è lo IAL (Decreto direttoriale n. 233 del 26.01.12). La programmazione delle attività è svolta dalla Direzione centrale con un documento di indirizzo: “Direttive per la predisposizione del Piano annuale di formazione”. Sulla base delle indicazioni delle Direttive regionali, il soggetto attuatore predispone un Piano annuale di Formazione (dal punto di vista pedagogico/didattico e organizzativo/gestionale) con attenzione agli aspetti della progettazione, monitoraggio e valutazione. Il Piano riserva attenzione al fabbisogno formativo emerso dal territorio (famiglie e allievi, attraverso le richieste di iscrizione ai vari percorsi formativi, e mercato del lavoro). Il Piano annuale prevede, indipendentemente dal percorso frequentato, flessibilità nell’organizzazione curricolare con assenza di limiti nel numero di allievi, promozio- QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 50 ne di percorsi individuali e creazione di gruppi classe ad hoc per la frequenza di specifiche unità di apprendimento. Riguardo ai percorsi sussidiari, l’individuazione degli Istituti Professionali autorizzati alla gestione delle attività per il triennio 2012-2014 è avvenuta con DD n. 305 del 30.01.12 a seguito di un processo di programmazione, avvenuto di concerto con l’USR regionale. L’Intesa del 20.6.12 tra Regione e USR per misure di accompagnamento rivolte alle IS che attivano nel corso dell’anno scolastico 2012/2013 un’offerta sussidiaria prevede l’istituzione di un Tavolo regionale di coordinamento composto da tre rappresentati designati dalla Direzione centrale Lavoro, Formazione, Commercio, Pari Opportunità e da tre rappresentanti designati dall’Ufficio scolastico regionale per il Friuli Venezia Giulia. Un Comitato tecnico scientifico di progetto (CTS) per ciascun percorso formativo sovrintende, da un punto di vista pedagogico, all’effettiva realizzazione fornendo pareri vincolanti in merito all’ammissione degli allievi alle varie annualità e agli esami intermedi e finali. Il CTS, inoltre, è incaricato della declinazione operativa annuale, per ciascun percorso sussidiario, del prototipo formativo di riferimento unitamente alla predisposizione della prova situazionale di fine annualità progettata secondo gli standard di cui all’Allegato C del documento “Linee guida per la realizzazione dei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale”, all’individuazione di procedure finalizzate al passaggio degli allievi fra i sistemi formativi ed in particolare alla prosecuzione al quarto anno del sistema di istruzione, all’individuazione di un modello pedagogico, organizzativo ed orario funzionale al raggiungimento degli standard minimi nazionali e regionali di cui al documento “Linee guida per la realizzazione dei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale”. 12) Destinatari Cittadini rientranti nel diritto/dovere di Istruzione e Formazione che abbiano compiuto 14 anni. Dall’a.s.f. 2007/08 (Accordo 6.11.07) possono accedere anche allievi sprovvisti del titolo conclusivo del primo ciclo, anche se minori di 16 anni, che chiedano l’iscrizione a percorsi triennali di IeFP. Nei Piani non si dà un minimo e un massimo per classe ma, a livello di accreditamento, il limite è di 25 allievi. 13) IV anno In Friuli Venezia Giulia dall’a.s. 2012/13 sono presenti 4 percorsi sperimentali di IV anno per 59 iscritti. Si riferiscono solo alle Istituzioni formative e hanno un monte ore di 1.056 ore annue. 14) Costi Il parametro di unità di costo standard prevede per i percorsi triennali delle Istituzioni formative al primo anno un costo medio orario per al51 lievo di €5,87. Il costo medio annuale per allievo (per 1.000 ore) corrisponde a € 5.870,00. Il costo medio annuale per percorso (considerando che la media stimata è 16,9 allievi per classe) sarebbe di €99.203. Pertanto, il parametro ora/corso arriva ai €99,20. 15) Apprendistato In riferimento alla DGR del 29.03.12, n. 513 e al Decreto del Presidente del 05.06.12, n. 123/Pres. si prevedono (ma non risultano attivi) percorsi per un monte ore non inferiore a 500 ore annue per gli apprendisti minorenni e per un monte ore non inferiore a 400 ore per gli apprendisti di età superiore ai 18 anni. La durata della formazione strutturata esterna all’azienda non può essere inferiore alle 40 ore annue. QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 52 2.7. Lazio 1) Struttura 2) Normativa – Protocollo 24.07.03. – Intesa interistituzionale 21.10.03. – Accordo territoriale 9 febbraio 2011. – DGR n.736 dell’1.08.03 (atto di indirizzo). Determinazione n. D2922 del 17.10.03. – DGR n. 510/07 (programmazione percorsi). – DGR n. 602 del 05.08.08 Modifica alla DGR 347 del 20/06/2006. Sistema formativo regionale. Indirizzi e linee guida a.f. 2008/2009. – DGR 968/2007 e s.m.i. Approvazione Direttiva Accreditamento. – DGR 525/2009 Sistema formativo regionale: obbligo di istruzione, diritto/dovere, percorsi di IeFP. Indirizzi e linee guida per le Province a.f. 2009/2010. – DGR 377/2011 Atto di indirizzo alle Province. – DGR n. 343 del 22.07.11 Linee guida per Province. – DGR n. 363 dell’8.8.11 Riparto risorse province e parametro costo allievo. – DGR n. 493 del 21.10.11 Offerta sussidiaria integrativa. – DGR n. 531 dell’11.11.11 Offerta sussidiaria complementare per IPS del Cairo e Alessandria. – DGR 417/12 Linee guida per Province. 53 3) Dati A.s.f. 2002/03: n. percorsi 30; n. allievi 325 A.s.f. 2003/04: n. percorsi 91; n. allievi 1.697 A.s.f. 2004/05: n. percorsi 192; n. allievi 3.621 A.s.f. 2005/06: n. percorsi 263; n. allievi 4.733 A.s.f. 2006/07: n. percorsi 272; n. allievi 5.037 A.s.f. 2007/08: n. percorsi 355; n. allievi 6.564 A.s.f. 2008/09: n. percorsi 395; n. allievi 7.771 A.s.f. 2009/10: n. percorsi 438; n. allievi 8.971 A.s.f. 2010/11: n. percorsi 445; n. allievi 9.647 A.s.f. 2011/12: n. corsi 465; n. allievi 13.989 A.s.f. 2012/13: n. percorsi 975; n. allievi 21.765 4) Modello PERCORSI DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE (triennali integrali e sussidiarietà integrativa). Dall’anno 2002/03 (in via di prima sperimentazione) i percorsi di FP integrale si svolgono presso le sedi delle Agenzie formative. È possibile il coinvolgimento delle Istituzioni scolastiche, ove richiesto per garantire la formazione culturale di base. Nell’a.f. 2007/08 si aprì una parentesi di percorsi biennali (oggi con qualifiche diverse da quelle del Repertorio nazionale). “In sede di prima applicazione”, secondo l’Accordo territoriale 09.02.11, si attua nell’a.s.f. 2011/12 il modello di sussidiarietà integrativa. Si mantiene la contemporanea presenza di percorsi delle Istituzioni formative (IF) accreditate. Offerta sussidiaria complementare per gli IPS italiani del Cairo e Alessandria, dipendenti dall’USR Lazio. Bandi provinciali a seguito della L.R. 14/1999. Delega alle Province per percorsi triennali, biennali o rivolti a giovani svantaggiati. Solo i triennali rientrano nell’ambito degli Accordi in CU per le figure professionali nazionali. 5) Sede di svolgimento Dall’anno 2002/03 la sede di svolgimento delle attività è stata il Centro di Formazione Professionale (CFP), anche per le competenze di base. L’iscrizione dei percorsi integrali avviene ancora oggi presso le sedi operative (Istituzioni formative - Enti - e Centri afferenti alle Amministrazioni provinciali) accreditate dalla Regione alla gestione di interventi di formazione e orientamento per la macrotipologia “Obbligo Formativo”. Dall’a.s.f. 2011/12 l’iscrizione avviene presso l’Istituzione scolastica (IS) nei percorsi che seguono il modello sussidiario integrativo e presso l’Istituzione formativa (IF) nei restanti percorsi di IeFP integrale. 6) Docenti Nei percorsi di formazione integrale, anche i docenti delle competenze di base provengono dagli Enti formativi e dal Sistema formativo pub- QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 54 blico provinciale. Possono essere altresì docenti incaricati a seguito di avviso ad evidenza pubblica. Dall’a.s.f. 2011/12, nel modello sussidiario integrativo i docenti sono della scuola per tutte le competenze. Non è previsto il coinvolgimento delle Istituzioni formative (IF) all’interno dell’offerta sussidiaria integrativa realizzata dagli IP. 7) Articolazione oraria Percorso triennale integrale della durata complessiva di 3.168 ore (1.056 ore al 1°, al 2° e al 3° anno), così distinte: competenze di base e/o comuni: 786/1.260; competenze tecnico-professionali: 945/1.159; personalizzazione: 240/630 ore; stage: 416/628 ore; valutazione e validazione: 140/240 ore. I percorsi del modello integrativo sono attuati nell’autonomia e flessibilità (DPR 87/10). 8) Elementi Il curricolo dovrà prevedere: accoglienza; orientamento; ri-orientamento; valutazione crediti in entrata e coprogettazione passaggi tra Istruzione e IeFP gestione dei crediti, valutazione degli apprendimenti e certificazione degli apprendimenti. Sono possibili attività di tirocinio orientativo o di supporto e di validazione del percorso. È, invece, obbligatoria l’attività di tirocinio formativo, con tutor aziendali. Sono previste attività individualizzate fino al 15% del monte ore: approfondimento, recupero o sostegno ad allievi, anche stranieri, in difficoltà sociali, culturali o personali, o per attività culturale e sportiva, o finalizzata a passaggi. Per gli allievi disabili sono previste figure di sostegno e piani individualizzati. 9) Esiti e certificazioni Oltre alla valutazione degli apprendimenti lungo tutto il percorso, sono realizzate attività di valutazione che riflettono l’approccio dalla “valutazione autentica”. Al termine del biennio gli studenti acquisiscono i saperi e le competenze di cui al D.M. 139/2007 nell’assolvimento dell’obbligo di istruzione, sulla base del modello di certificazione adottato con il D.M. n. 9 del 27.01.10. Al termine del percorso triennale, lo studente consegue la qualifica di Operatore professionale con riferimento alla relativa figura professionale. Essa è riconosciuta a livello nazionale e corrispondente al III livello EQF. Sono rilasciati crediti per il proseguimento degli studi o nel Sistema dell’Istruzione o in quello della Formazione Professionale. È necessaria la frequenza di almeno tre quarti della durata del percorso. 10) Crediti I ragazzi possono scegliere di transitare dal Sistema di IeFP a quello statale degli Istituti Professionali, e viceversa, anche in itinere ed even55 tualmente proseguire fino al conseguimento del diploma quinquennale. Sulla base di metodologie congiuntamente definite, gli allievi con competenze/ crediti certificati, reciprocamente riconosciuti, sono ammessi a frequentare anni di corso scolastico/formativo successivi al primo, in rapporto al valore delle competenze e crediti accertati ai sensi dell’art. 4, comma 6 del DPR n. 275/99 e art. 6, comma 4, del DPR n. 257/00. L’accreditamento delle competenze in ingresso degli allievi e la certificazione delle competenze intermedie e finali avvengono facendo riferimento all’Accordo della Conferenza Unificata del 28.10.04 e al decreto Ministeriale 22.08.07 e ai suoi allegati. I crediti riconosciuti in ingresso e le competenze acquisite nel percorso sono registrate sul libretto formativo personale dell’allievo. 11) Governo del sistema A livello locale e regionale sono istituiti specifici tavoli di condivisione dei contenuti dei percorsi, delle modalità di certificazione dei crediti e delle competenze, delle condizioni per i reciproci passaggi dai sistemi istruzione e IeFP, in applicazione dell’Accordo in sede di Conferenza Unificata, rep atti n. 190/CU del 28.10.04 e nel rispetto delle norme vigenti in materia di istruzione, nonché di monitoraggio, controllo e valutazione. Inoltre, a livello regionale, sono attivati specifici tavoli per la individuazione di metodologie per la determinazione dei costi dei percorsi di IeFP, per la definizione di indicatori atti a misurare l’efficacia degli interventi e di fornire informazioni utili anche a migliorare gli standard professionali e formativi in un contesto di innalzamento della qualità della formazione impartita nonché per la declinazione di classi di abilitazione all’insegnamento specifiche per i percorsi di IeFP. A livello regionale, i tavoli sono convocati dalla Direzione regionale istruzione e politiche giovanili e vedono la presenza di rappresentanti degli organismi di diretta emanazione delle Province, delle Istituzioni formative, di rappresentanti designati dal competente Ufficio scolastico provinciale, delle strutture provinciali competenti in materia di Formazione Professionale e di istruzione e delle OO.SS.; a livello provinciale i tavoli sono convocati dalla Amministrazione provinciale. Gli elaborati dei tavoli confluiscono in documenti unitari che, acquisito il parere della Commissione di concertazione prevista dalla L.R. 38/1998, sono assunti a riferimento per la provvisoria disciplina delle reciproche certificazioni (crediti, competenze, valutazioni in itinere e finali, ecc.). 12) Destinatari I destinatari dei percorsi triennali sperimentali di Istruzione e Formazione Professionale sono tutti i minori di età compresa tra i 14 e i 18 anni, che abbiano titolo ad iscriversi al 1° anno della Scuola Secondaria superiore ed, in particolare, gli allievi che hanno terminato il 1° ciclo di istruzione e ne facciano richiesta in ottemperanza all’assolvi- QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 56 mento dell’obbligo di istruzione. Le Provincie valuteranno l’ammissibilità dell’inserimento di studenti che trovandosi in condizioni di continuità scolastica abbiano superato i limiti di età. 13) Costi Il costo annuale per allievo al primo anno per i percorsi triennali nelle Istituzioni formative corrisponde a € 4.600,00. Considerando che la media stimata per classe è di 23,3 allievi (classi, di norma, composte da un minimo di 20 ad un massimo di 25 allievi), il costo ora/corso è €102,08, mentre il costo medio annuale per percorso è di €107.180,00. 14) Apprendistato L’apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale non è regolamentato dalla normativa regionale vigente. 57 2.8. Liguria 1) Struttura 2) Normativa – Protocollo d’intesa MIUR - Regione del 29.7.03. – Accordo territoriale Regione - USR dell’1.08.03. – L.R. 18/09 Programmazione qualifiche degli istituti. – DGR n. 906 del 31.7.03 (nuova sperimentazione e nuove scadenze). – DGR n. 1630 del 16.12.03. – DGR n. 1661 del 23.12.04. – DGR n.1161 del 23.12.2004 per il triennio 2005/2008. – DGR n. 15 del 13.01.06. – DGR n. 16 del 13.01.06. – DGR n. 956 del 15.09.06. – DGR n. 7 del 12.01.07. – DGR n. 57 del 24.01.07. – DGR n. 612 del 8.06.07. – DGR n. 1581 del 18.12.07. – DGR n. 2 del 02.02.10. 58 – DGR n.1581/10 Triennali. – DGR n. 1110/11 IV anno. – DGR n. 1623 del 20.12.11. – DGR n. 1190 del 05.10.12. – DGR 145/13 sussidiarietà. – DGR n. 192 del 22.02.13 Linee guida IeFP. 3) Dati A.s.f. 2003/04: n. percorsi 27; n. allievi 490 A.s.f. 2004/05: n. percorsi 67; n. allievi 1.201 A.s.f. 2005/06: n. percorsi 107; n. allievi 1.860 A.s.f. 2006/07: n. percorsi 111; n. allievi 1.968 A.s.f. 2007/08: n. percorsi 132; n. allievi 2.490 A.s.f. 2008/09: n. percorsi 139; n. allievi 2.282 A.s.f. 2009/10: n. percorsi 139; n. allievi 2.507 A.s.f. 2010/11: n. percorsi 182; n. allievi 3.511 A.s.f. 2011/12: n. percorsi 112; n. allievi 3.888 A.s.f. 2012/13: n. percorsi 267; n. allievi 5.576 4) Modello PERCORSI DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE (percorsi integrali, sussidiarietà integrativa, ex percorsi integrati nella flessibilità, ex percorsi integrati con FP tra 20 e 50%). Dall’a.f. 2003/04 percorsi triennali di Formazione Professionale integrale (pura). Fino al 2010/11 percorsi integrati attuati nell’ambito della flessibilità curricolare. Dall’a.f. 2011/12 la Regione adotta il modello sussidiario integrativo ad opera degli IP, con la contemporanea presenza di nuovi primi anni dei percorsi triennali integrali delle Istituzioni formative (IF). Tale modello è confermato anche nel successivo a.f. 2012/13. Bando regionale. 5) Sede di svolgimento Nei percorsi integrali l’iscrizione avviene presso gli organismi di formazione accreditati per l’obbligo formativo. Per gli altri percorsi, l’iscrizione avviene presso le scuole secondo il modello sussidiario integrativo. In passato, anche i percorsi integrati erano a titolarità scuola. 6) Docenti Nei percorsi di IeFP integrale le competenze di base sono insegnate da formatori delle IF. Nei percorsi di IeFP integrale, il personale direttivo e docente/formatore dovrà possedere laurea; abilitazione; eventuali specializzazioni, corsi, esperienze o consulenze. Inoltre, si potrà ricorrere ad esperti del settore lavorativo con almeno 5 anni di esperienza professionale documentata nello specifico settore. Dal 2011/12 nei percorsi del modello sussidiario integrativo le competenze di base e tec59 nico-professionali sono insegnate da personale della scuola. Non è previsto il coinvolgimento delle agenzie formative all’interno dell’offerta sussidiaria integrativa realizzata dagli IP. 7) Articolazione oraria I percorsi di IeFP integrale prevedono 3.150 ore (1.050 ore all’anno), che a partire dall’a.f. 2013/14 diventeranno 990. Sono previste: 360 ore per l’asse dei linguaggi (130+120+110); 450 ore per l’asse scientificotecnologico; 230 ore per l’asse matematico; 230 ore per l’asse storicosociale; 1.070 ore l’asse professionale; 18 sono le ore per l’arricchimento degli assi; 360 ore per lo stage (160+200); 450 ore di Larsa. La ripartizione percentuale prevede: area delle competenze di base (1.270 ore; 41%); area professionale (45%); Larsa (14%). Il percorso comune al gruppo-classe è di circa 900 ore annue. Dal secondo anno, moduli di 120 ore di integrazione Formazione/Istruzione. I percorsi del modello sussidiario integrativo sono attuati nell’ambito di autonomia e flessibilità. Prevedono 3.168 ore (1.056 ore all’anno). 8) Elementi Il curricolo prevede: personalizzazione; accoglienza; orientamento; personalizzazione dei percorsi (Larsa); supporto per l’inserimento lavorativo. 9) Esiti e certificazioni Gli Organismi formativi, accreditati dalla Regione Liguria per attività di IeFP rivolte ai giovani in età inferiore a 18 anni (ai sensi della DGR 1608/07) sono tenuti all’emissione del certificato di competenze in assolvimento dell’obbligo di istruzione, secondo il modello previsto dall’articolo 1 comma 1 del Decreto del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca n. 9 del 27.01.10, e più in generale alla funzione di certificazione così come prevista dalle Linee guida regionali. Per la certificazione finale si utilizzerà il format di Qualifica di IeFP o di Diploma professionale di IeFP, con relativo allegato, adottato dalla Conferenza Stato Regioni con Accordo del 27.07.12 – (Allegato 8 o Allegato 8.1 a seconda che si tratti di qualifica o di diploma). Per gli studenti che interrompono il percorso formativo prima del conseguimento della qualifica/diploma, al termine del II anno, è rilasciabile un certificato di assolvimento dell’obbligo di istruzione (DGR 19.04.11 n. 480) che recepisce il modello nazionale (D.M. 27.01.10 n. 9). Per i non ammessi all’esame finale o non giudicati idonei alla fine dell’esame, è previsto un attestato di certificazione delle competenze acquisite, secondo il modello dell’Accordo del 27.07.11 (Modello 1B). È adottato il portfolio delle competenze individuali (integrato con il libretto formativo del cittadino). QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 60 10) Crediti L’IF/IS dà informazioni sull’offerta formativa presente e sulle attività da svolgere ai fini del riconoscimento dei crediti formativi e confronta il bagaglio personale/requisiti richiesti. Conclusa questa fase preliminare, occorre stipulare la “Convenzione tra organismi”. La commissione opera un confronto tra i requisiti richiesti dal percorso di ammissione e il bagaglio personale. Al termine, certifica le competenze e i relativi crediti in ingresso secondo le modalità previste. Nell’ambito di un Sistema di offerta formativa coerente con l’EQF, la Regione intende costruire un Sistema di qualifiche articolate nei diversi livelli del Framework. L’Istituzione scolastica e formativa orientano gli allievi dei percorsi triennali di qualifica verso il quarto anno di Diploma professionale di Tecnico, prevedendo iniziative di continuità formativa. In generale, qualora l’allievo intenda proseguire verso l’istruzione tecnicoprofessionale o liceale, si applicano le norme dell’Ordinanza 87/04. A tal fine, si suggerisce di organizzare iniziative nell’ambito di accordi di rete tra Organismi Formativi e Istituzioni scolastiche Autonome. 11) Governo del sistema Opera un organismo regionale di monitoraggio e valutazione (Tavolo permanente), con rappresentanti di Regione, Province, Comuni, organismi formativi, USR, Università, OO.SS. ed eventuali altri soggetti. La Regione ha attivato un’azione di monitoraggio e accompagnamento lungo il percorso formativo, realizzata attraverso un Gruppo di lavoro, di esperti del settore. Esso supervisiona l’intero percorso; monitora le attività formative; facilita la revisione del Repertorio delle comunità/figure professionali previste per i diversi livelli del Sistema di Istruzione e Formazione Professionale; promuove un modello di portfolio delle competenze individuali e una metodologia per la gestione dei crediti, dei passaggi e dei Larsa; accompagna lo svolgimento delle attività formative con azioni di sensibilizzazione ed elaborazione di rapporti e strumenti. Nell’ambito della Delivery Unit Regionale - settore Istituti Professionali, le iniziative di accompagnamento e formazione sono realizzate in modo congiunto tra Ufficio Scolastico Regionale e Regione Liguria, con il supporto del gruppo di Assistenza Tecnica per i percorsi IeFP attivato da quest’ultima (e costituito da esperti in campo pedagogico, metodologico, organizzativo), al fine di sostenere le Istituzioni scolastiche nella costruzione dei curricoli per l’offerta sussidiaria e validarne i progetti, con attenzione alle problematiche organizzative e metodologico- didattiche. 12) Destinatari Possono frequentare i percorsi di qualifica triennale i giovani in obbligo di istruzione che hanno superato l’esame di Stato della Scuola Secondaria di primo grado e che, in via prioritaria, alla data del 31 di61 cembre dell’anno in cui iniziano il percorso formativo triennale non hanno compiuto sedici anni di età. Il numero di allievi per ciascun corso, non inferiore a 15 e superiore a 18, è elevabile a 22. 13) IV anno Il IV anno di IeFP rappresenta un grado più elevato di acquisizione di competenze. Obiettivo del percorso è il raggiungimento di competenza tecnica di consapevolezza e di padronanza dell’area professionale che permetta con l’anno integrativo la prosecuzione degli studi superiori e l’ingresso nel mondo del lavoro. In Liguria dall’a.s. 2009/10 sono presenti alcuni percorsi sperimentali di IV anno. Nell’anno 2010/11, 7 percorsi (per 14 figure ex Accordo) rientrano tra quelli finanziati dalla Regione con il FSE (PO.Ob Cro 2007/13 asse 4 ob spec. H1) che, invece, non può più finanziare i terzi anni dei trienni di IeFP come aveva fatto fino al 2009/12 compreso. Il diploma, conseguibile sia presso Istituzioni scolastiche che presso Istituzioni formative, può essere articolato (1.100 ore + 450, con 2 figure in uscita) o non articolato (1.100 ore). A.s.f. 2009/10: n. percorsi 8 n. allievi 126 A.s.f. 2010/11: n. percorsi 7 n. allievi 112 A.s.f 2011/12: n. percorsi 7 n. allievi 124 A.s.f 2012/13: n. percorsi 7 n. allievi 118 14) Costi Il costo annuale per percorso prevede, per i percorsi triennali delle Istituzioni formative, un ammontare complessivo massimo ammissibile per la prima annualità di € 115.000/anno, comprensivo di docenza (1.056 ore) codocenza (massimo 300 ore), coordinamento/tutor (massimo 800 ore) e materiale didattico. Nei costi non sono incluse le spese del diritto allo studio. Ne deriva che il costo annuale per allievo iscritto è di €5.476,19; il costo orario per allievo iscritto è €5,19; il parametro ora/corso è di €108,90. 15) Apprendistato In riferimento alla DGR del 18.05.12, n. 553 e alla L.R. 05.04.12, n. 13, si prevedono (non risultano attivi anche se è in programmazione l’assunzione di 50 apprendisti) percorsi per un impegno formativo non inferiore alle 400 ore per gli apprendisti di età inferiore ai 18 anni. QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 62 2.9. Lombardia 1) Struttura 2) Normativa – Protocollo del 3.6.02. – Protocollo del 29.9.03. – Intesa MIUR - Regione Lombardia 16.03.09. – Accordo territoriale 8.02.2011. – L.R. n. 19 del 06/08/07 Norme sul Sistema di IeFP (mod. art. 8, 1, a L.R. n. 7 del 18.04.12). – DGR n. 403 del 26.7.05 inizio 4° anno. – DDG n. 3616 del 10.04.07 Certificazione e passaggi. – DDG n. 3618 del 10.04.07 OSA. – DGR n. 8/6563 del 13.02.08 Indicazioni regionali offerta province (art. 22 c. 4 L.R. 19/07). – DCR n. VIII/528 19.02.08 Indirizzi (art. 7). – DDUO n. 8486 del 30.07.08 Standard professionali. 63 – DDUO 9837/08 Procedure IeFP. – DGR n. 8/11030 del 20.1.10 Programmazione dote 2010/11 (ex DGR VIII/6111 12.12.07). – DDG n. 1146 11.2.10 Repertorio offerta 2010/11. – DDUO n. 3104 del 31.03.09 Alternanza in IeFP. – DDG n. 1544/22.2.10 e 9136/28.9.10 Standard IeFP. – DDUO n. 6072 del 17.06.10 Certificazione competenze dell’obbligo in IeFP. – DDUO n.7420 27.07.10 Attestato quadriennale. – DDG n. 9136 del 28.09.10 Standard formativi. – DDUO n. 1190 del 12.02.10 Avviso. – DDUO n. 3174 del 30.03.10 Modifiche. – DDUO n. 10962 del 28.10.10 V anno. – DDUO n. 12564 del 2.12.10 Repertorio 2011/12. – DGR n. IX/1230 del 19.1.11 Dote a.s.f. 2011/12. – DDUO n. 341 del 20.1.11 Avvisi triennali e personalizzati disabili. 2011/12. – DDUO n.3608 21.4.11 Avviso IeFP apprendisti. – DDS n. 5432 15.6.11 Avviso percorsi IeFP 2011/12. – DDUO n. 5992 30.6.11 Dote V anno a.s. 2011/12. – DDG n. 9798 del 24.10.11 Recepimento Accordo 27 luglio 2011 (figure, standard, modelli). – DGR n. IX/2412 del 26.10.11 Accreditamento operatori pubblici e privati IeFP. – DDG n. 12896 del 29/12/2011 Piano regionale dei servizi IeFP a.s.f. 2012/2013. – DGR n. 2980 dell’8.02.12 dote a.f. 2012/13. – DDS 877/12, 5111/12, 2130/12, 6421/12 Avvisi IeFP 2012/13. – L.R. n. 7 del 18.04.12 Aggiornamento offerta. – DDG n. 7317 del 10.08.12 Nuovo repertorio. – DDG. n. 10187 13.11.12 - Accreditamento. – DDG 12049/12 e 12049/12 Aggiornamento Repertorio. 3) Dati A.s.f. 2002/03: n. percorsi 35; n. allievi 624 A.s.f. 2003/04: n. percorsi 430; n. allievi 6.649 A.s.f. 2004/05: n. percorsi 1.114; n. allievi 21.313 A.s.f. 2005/06: n. percorsi 1.249; n. allievi 23.402 A.s.f. 2006/07: n. percorsi 1.534; n. allievi 30.123 A.s.f. 2007/08: n. percorsi 1.780; n. allievi 34.973 A.s.f. 2008/09: n. percorsi 1.919; n. allievi 38.399 A.s.f. 2009/10: n. percorsi 2.036; n. allievi 41.995 A.s.f. 2010/11: n. percorsi 2.203; n. allievi 44.591 A.s.f. 2011/12: n. corsi 2.333; n. allievi 47.928 A.s.f. 2012/13: n. corsi 2.499; n. allievi 52.069 QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 64 4) Modello PERCORSI DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE (sussidiarietà complementare). Fanno parte dei percorsi di IeFP del “modello complementare” i corsi svolti nelle Agenzie formative accreditate e quelli in sussidiarietà complementare realizzati nelle Istituzioni scolastiche. I percorsi di IeFP sono realizzati nelle Agenzie oppure negli Istituti tecnici e professionali (senza integrazione strutturale) e sono finalizzati a un attestato di qualifica regionale. Stesso impianto progettuale secondo le Indicazioni regionali relativamente alle aree, alle figure professionali, agli aspetti di carattere didattico metodologico e agli obiettivi (standard). La sperimentazione iniziata nell’a.f.s. 2003/04 è stata anticipata dal Protocollo del 03.06.02 che ha istituito, nel 2002/03, 35 corsi (in seguito riallineati alla sperimentazione post-accordo). Il modello del Protocollo del 29.09.03 è stato applicato pienamente solo nell’a.f. 2004/05, quando sono stati autorizzati anche corsi finalizzati a qualifiche da parte di Istituti Tecnici e Professionali. Tale modello è stato perfezionato dall’Accordo territoriale del 27.05.05 per l’attivazione di nuovi percorsi quadriennali finalizzati al conseguimento di un titolo di diploma di Istruzione e Formazione Professionale. Il modello della sussidiarietà complementare, a regime dall’a.s.f. 2010/11, si pone in continuità con il modello precedentemente adottato dalla Regione, prevedendo gli stessi percorsi regionali presso le Istituzioni formative (IF) e Scolastiche (IS). Bandi provinciali dall’a.f. 2004/05 con percorsi programmati sulla base delle Indicazioni regionali. 5) Sede di svolgimento – Titolarità delle Istituzioni formative nei percorsi di IeFP (non è richiesta l’integrazione con le scuole). È possibile, in via sussidiaria, un’integrazione funzionale (non strutturale) con scuole e/o singoli docenti di scuola, i quali, salvo casi particolari, prestano la loro opera presso le IF. – Titolarità delle Istituzioni scolastiche (ITI e IP) nei percorsi di IeFP; non c’è integrazione con le Istituzioni formative; finanziati con fondi regionali e impegnati nella progettazione di percorsi coerenti con le indicazioni e gli obiettivi (standard) individuati dalla Regione, nel rispetto degli ordinamenti nazionali vigenti. Le discipline ordinamentali possono permanere, ma sono ridefinite in raccordo con le figure professionali regionali e con un approccio transdisciplinare. 6) Docenti IF e IS dovranno assicurare per ogni classe/corso attivato almeno un docente-formatore abilitato per l’area “linguistico-espressiva e delle scienze umane”, un docente-formatore abilitato per l’area “matematico- scientifica” e un docente-formatore professionista e/o maestro 65 dello specifico settore professionale. Permanenza dei docenti nella sede di titolarità per almeno il corrispondente periodo didattico triennale. Insegnamento delle competenze, conoscenze e abilità previste nel PECUP del 2° ciclo e nelle Indicazioni regionali, in una prospettiva di staff piuttosto che per line disciplinari. Le competenze di base sono insegnate, di norma dai formatori delle IF nelle IF, e dai docenti di scuola nelle Istituzioni scolastiche. L’assegnazione degli organici è a titolarità del MIUR - USR. La loro determinazione quantitativa e qualitativa, in coerenza con quanto previsto dal D.M. 4/2011 è definita direttamente dalle Istituzioni scolastiche, in rapporto al proprio piano formativo e agli OSA regionali. Non si adotta quindi il quadro orario dell’ordinamento di IP. 7) Articolazione oraria Percorso triennale di IeFP della durata complessiva minima di 2.970 ore (990 ore all’anno). Esso è ripartito in una quota comune di 842 ore annue ed in un’offerta formativa specifica di flessibilità calcolata nella misura minima di 148 ore annue, individuata dalle Istituzioni formative con riguardo alle peculiarità territoriali e della propria utenza (DGR 8/6563 del 2008). Il totale minimo delle ore dei tre anni riserva una quota del 35%-45% (1.040-1.337 ore) alle aree dei linguaggi, storico- socio-economica, matematico-scientifica e tecnologica; una quota del 40%-50% (1.188-1.485 ore) all’area tecnico-professionale e dell’alternanza; una quota del 15% (445 ore) alla flessibilità. Nei percorsi di 990 ore, lo stage si attua indicativamente al II anno per il 20% del monte ore e al III anno per il 30% (200 al 2° anno e 300 al 3° anno). Nei percorsi in sussidiarietà complementare il monte ore è di 1.056 ore all’anno: 627 ore (59%) aree dei linguaggi, storico-socio-economica, matematico- scientifica e tecnologica; 364 ore (34%) area tecnico-professionale; 66 ore (6%) area della flessibilità (capacità personali, educazione fisica). Per gli allievi disabili l’orario minimo annuale di ogni percorso triennale è fissato convenzionalmente in 990 ore ed è eventualmente rideterminato in 600 ore a fronte di specifiche personalizzazioni. 8) Elementi Il curricolo per tutti i percorsi di IeFP dovrà prevedere: accoglienza; orientamento; accompagnamento nei passaggi; personalizzazione dei percorsi; supporto (per extracomunitari, disabili e soggetti a rischio); tutoraggio; accompagnamento all’inserimento lavorativo. La personalizzazione è progettata (all’inizio dei percorsi o in itinere) da Istituti e Centri anche secondo istanze e bisogni delle famiglie e dai ragazzi, per approfondire, recuperare o sviluppare segmenti e dimensioni del PECUP e delle Indicazioni regionali, o per favorire i passaggi tra i percorsi di studio liceali o di istruzione e FP in corso d’anno. Si possono QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 66 attivare laboratori, anche espressivi, al fine di valorizzare le capacità dei ragazzi. In una prospettiva di rete i laboratori vengono organizzati in collaborazione o convenzione con Enti e privati, con conservatori, licei musicali e coreutici, Scuole Secondarie di 2° grado, scuole non statali accreditate, associazioni, ecc. 9) Esiti e certificazioni Con DDUO n. 6072 del 17.06.10 e DR n. 4883 del 04.06.12, sono state approvate le modalità di certificazione delle competenze di base acquisite nell’assolvimento dell’obbligo di istruzione. Il certificato relativo all’assolvimento dell’obbligo di istruzione è rilasciato agli alunni che hanno concluso la seconda annualità o comunque fruito per almeno 10 anni dell’istruzione obbligatoria, che ne fanno espressa domanda in forma scritta, dall’Istituzione formativa di frequenza del percorso sperimentale di IeFP. Con DDG n. 3616 del 10.04.07, la Regione ha approvato il documento “Certificazione delle competenze e riconoscimento dei crediti formativi - attuazione dell’Accordo in CU del 28710/04” e le linee guida per i passaggio tra i Sistemi di Istruzione e di Istruzione e Formazione Professionale in attuazione dell’Accordo 28.10.04. Questo atto regola le modalità di utilizzo della certificazione intermedia delle competenze acquisite e le modalità di riconoscimento dei crediti formativi. Le prove di esame sono tre: prova centralizzata per valutare gli standard formativi di base (4 ore), prova professionale per valutare le competenze tecnico professionali (6 ore) e colloquio per verificare il raggiungimento del PECUP (30 minuti). La regolamentazione di riferimento per gli esami è data dalle “Indicazioni regionali per l’offerta formativa in materia di Istruzione e Formazione professionale” di cui al DGR n. 8/6563/2008 e dalle “Procedure” per l’avvio e lo svolgimento delle attività formative dei Soggetti accreditati al Sistema di IeFP, allegato A) del DDUO n. 9837/08. 10) Crediti È prevista una Commissione regionale di supporto alle Commissioni di Istituto previste dal DPR 257/00, per la definizione di ambiti di equivalenza ai fini dei passaggi tra IF e IS, in attuazione a quanto previsto dall’Accordo in CU del 28.10.04. Le certificazioni rilasciate hanno valore di credito, ai fini dei passaggi, ai sensi dell’Accordo in CU del 28.10.05 e secondo i format da esso previsti. In caso di passaggi, sia all’interno del Sistema di IeFP integrale sia dal o verso il Sistema scolastico, vengono attivati Larsa con le ore previste nel curricolo (vedi DDG n. 3616 del 10.4.07). 11) Governo del sistema In relazione ai percorsi triennali, è costituito un Comitato Paritetico regionale, previsto per il loro monitoraggio e valutazione. È composto da 67 2 rappresentanti della Regione; 2 del MIUR, 2 del MLPS, 4 delle OO.SS., 4 delle OO datoriali e 2 delle Province. Si avvale delle strutture di ricerca ed elaborazione della Regione, dell’USR e degli operatori coinvolti ed opera in raccordo con gli organismi istituzionali e tecnici regionali e nazionali. Si sta definendo una nuova governance regionale di programmazione dell’offerta annuale con il maggior coinvolgimento di Province, USR/UST, Istituzioni scolastiche e formative e parti economiche e sociali. Attualmente, il processo di programmazione dell’offerta formativa prevede, ai sensi della L.R. 1/1999 e del DCR n. VIII/528/08, due organismi: il Comitato Istituzionale di Coordinamento, composto dai rappresentanti delle 11 Province, dei Comuni e delle Comunità Montane, attraverso le proprie associazioni, e di Unioncamere Lombardia in rappresentanza delle CCIAA; e la Commissione Regionale per le Politiche del Lavoro, composta dai rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro, delle Associazioni delle categorie protette e dalla Consigliera di Parità. In Lombardia è stata introdotta l’applicazione del criterio della quota capitaria (risorse economiche per singolo allievo) per il finanziamento dei percorsi, nel caso di allievo disabile il valore della quota capitaria è accresciuto. L’offerta formativa della dote formazione è stata avviata in fase di prima applicazione per l’anno formativo 2008-2009. Il 2007 è stato l’anno dell’approvazione della Legge regionale n. 19 del 06.08.07 che delinea il sistema unitario di IeFP della Regione secondo un asse di sviluppo verticale. Con il DGR n. VIII/6111 del 24.12.07, per l’anno formativo 2008-09, è stata introdotta la dote formazione passando da un sistema di offerta rigido e accentrato sul territorio perché rimesso alla sola programmazione delle Province, ad un sistema di offerta flessibile perché agganciato alla dinamica della domanda (scelta degli allievi) e alla vocazione dei territori (priorità provinciali). Valorizzando il ruolo della programmazione territoriale delle Province, si è definito a quale livello di crescita attestare il filone d’offerta, in considerazione del fatto che esso è stato finanziato non con un canale strutturale, ma attraverso limitati trasferimenti statali e da dotazioni proprie del bilancio regionale. È stato, poi, creato un catalogo dell’offerta formativa sulla base delle proposte progettuali degli operatori. Questo per agevolare la possibilità di scelta da parte degli allievi e la successiva ammissibilità al finanziamento delle proposte formative in funzione dell’effettiva iscrizione da parte degli allievi (metodo della quota capitarla). Il processo, così, prevede che le Province definiscano le priorità territoriali dell’offerta mentre le Istituzioni formative mettano a punto la propria offerta formativa completa di area professionale, qualifica e indirizzo, tenuto conto di dette priorità. La Direzione Generale Istruzione Formazione e Lavoro pubblica l’offerta formativa territoriale avviando la fase di iscrizione e di richiesta delle doti da parte degli allievi. Le doti vengono assegnate in ordine cronologico di arrivo della richiesta di iscrizione da QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 68 parte degli allievi, fino all’esaurimento delle risorse per fascia di priorità. È stato predisposto un software per il monitoraggio in tempo reale delle scelte dei giovani. È stata avviata un’azione di valutazione regionale di sistema e degli apprendimenti. In particolare sono stati approntati strumenti di misurazione quanti-qualitativa dei risultati in esito ai percorsi triennali. 12) Destinatari Sono destinatari dei percorsi gli allievi in età di DDIF, provenienti dall’ultimo anno delle Scuole Secondarie di I grado (anche da fuori Regione) e non in possesso del diploma di primo ciclo (comunque da acquisire prima della qualifica). 13) Costi Il costo medio annuale per allievo al primo anno per i percorsi triennali nelle Istituzioni formative corrisponde a €4.500,00. Considerando che la media stimata per classe è di 21,7 allievi (e, di norma, non superiore a 25 allievi per classe), il costo ora/corso sarebbe di € 98,63, il costo medio annuale per percorso di € 97.650,00 e il costo medio orario per allievo (990 ore) di €4,55. 14) IV/ V anno Previsto dall’Accordo territoriale del 27.04.05, il IV anno di IeFP rappresenta un grado più elevato di acquisizione di competenze. Obiettivo del percorso è il raggiungimento di competenza tecnica (IV Livello europeo) di consapevolezza e di padronanza dell’area professionale che permette la prosecuzione degli studi superiori e l’ingresso nel mondo del lavoro. Il percorso è accessibile dai triennali sia delle IF che delle IS. Al termine del percorso, sulla base di un esame finale, la Regione rilascia un certificato delle competenze acquisite secondo le modalità e in coerenza con gli standard definiti nella DGR n. 6563 del 13 febbraio 2008. Complessivamente il percorso è di 990 ore. Alle aree dei linguaggi, storico-socio-economica, matematico-scientifica e tecnologica sono assegnati un 45%-55% di monte ore (445-545 ore) allo stesso modo dell’area tecnico-professionale e alternanza. All’interno, lo stage si estende per un 25%-40%. A.s.f. 2005/06: n. percorsi n.d.; n. allievi n.d. A.s.f. 2006/07: n. percorsi 51; n. allievi 815 A.s.f. 2007/08: n. percorsi 78; n. allievi 1.390 A.s.f. 2008/09: n. percorsi 100; n. allievi 1.876 A.s.f. 2009/10: n. percorsi 199; n. allievi 2.807 A.s.f. 2010/11: n. percorsi 235; n. allievi 3.441 A.s.f. 2011/12: n. percorsi 284; n. allievi 4.295 A.s.f. 2012/13: n. percorsi 351; n. allievi 5.438 69 Il cosiddetto 5° anno, realizzato a partire dall’a.f. 2010/11, prevede 990 ore. L’area delle competenze di base va da un minimo di 70% a un massimo di 80%. L’area delle competenze tecnico-professionali va da minimo 20% a massimo 30%. I diplomi per il conseguimento della maturità. I diplomi più richiesti sono stati “tecnico della gestione aziendale”, “tecnico delle industrie meccaniche” e “tecnico dei servizi della ristorazione”. I corsi, finanziati dal FSE, sono stati attivati presso le Istituzioni formative in raccordo con le Istituzioni scolastiche. A.s.f. 2010/11: n. percorsi 10; n. allievi 139; maturati 80 A.s.f. 2011/12: n. percorsi 25; n. allievi 404; maturati 245 A.s.f. 2012/13: n. percorsi 34; n. allievi 554; maturati 417 15) Apprendistato In riferimento al Decreto 03.08.12, n. 7111 e alla DGR 06.06.12, n. IX/3576, si prevedono (ma non risultano attivi) percorsi per un monte ore non inferiore a 400 ore annue per gli apprendisti minorenni. Sono previste, inoltre, fino a un massimo di 52 ore per azioni di supporto al percorso formativo. QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 70 2.10. Marche 1) Struttura 2) Normativa – Protocollo 03.09.03. – Accordo Territoriale 19.10.04. – Accordo Territoriale 09.02.11. – DGR n. 238 del 09.02.10 Attuazione percorsi IP e FP 2010/11. – DGR n. 1038 del 28.06.10 Linee guida per i percorsi 2010/11. – DGR n. 1035/2010 Accreditamento. – DDPF 184/IDS 06 del 21.07.10 Avviso percorsi 2010/11. – DGR 1029/11 Linee guida 2007/13. – DGR n. 12 del 17.01.11 Percorsi biennali. – DDPF n. 134/IFD del 03.05.11 Avviso 11/12. – DGR n. 1230 del 19.09.11 Percorsi biennali. – DGR n. 322/12 Recepimento Repertorio e attuazione percorsi 2012/13. – DA n. 40 24.01.12 Offerta IS. – DGR n. 802/12 e 1555/12 Linee guida IF. – DGR n. 836 del 11.06.12 Linee guida IS. – DGR n. 1070 11.07.12. – DDPF n. 26/IFD 30.03.12 Avviso IF. – DGR n. 1478, 23.10.12, DDPF 439/IFD/12, 496/IFD/12 Azioni di sistema. – DGR 485/13 e 657/13 Esami. 71 3) Dati A.s.f. 2004/05: n. percorsi 3; n. allievi 60 A.s.f. 2005/06: n. percorsi 22; n. allievi 417 A.s.f. 2006/07: n. percorsi 18; n. allievi 338 A.s.f. 2007/08: n. percorsi 38; n. allievi 746 A.s.f. 2008/09: n. percorsi 44; n. allievi 888 A.s.f. 2009/10: n. corsi 55; n. allievi 982 A.s.f. 2010/11: n. corsi 142; n. allievi 3.731 A.s.f. 2011/12: n. corsi 296; n. allievi 6.439 A.s.f. 2012/13: n. corsi 443; n. allievi 9.012 4) Modello PERCORSI DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE (sussidiarietà integrativa e percorsi integrali di IeFP, ex percorsi integrati). La sperimentazione è iniziata nell’a.s. 2004/05 attivando alcuni percorsi triennali integrati nelle Province di Macerata e di Ascoli Piceno. La Regione ha adottato, tra le prime, dal 2010/11, il modello sussidiario integrativo con la contemporanea presenza residuale (2 corsi su 140 degli IP) di percorsi triennali di IeFP a titolarità delle Istituzioni formative (IF) per le figure nazionali degli Accordi in CU. Sono, inoltre, promossi dalle Province percorsi biennali per ultrasedicenni sempre nell’ambito delle figure dell’Accordo in CU realizzato dal CIOF, gestito direttamente dalla Provincia di Ancona. I percorsi a titolarità delle Istituzioni formative, attuati “in numero limitato e compatibile con le risorse statali” (DGR 238/10), sono percorsi di IeFP integrale. C’è la possibilità (non concretizzata) di un’integrazione fra Istituzioni formative (IF) e Istituzioni scolastiche (IS), da attuarsi sotto forma obbligatoria di Associazione Temporanea di Impresa e/o Associazione Temporanea di Scopo. Bandi provinciali per percorsi delle IF. Bandi regionali per altri percorsi (DDPF n. 445/IFD del 27.11.12, Riparto e assegnazione alle Province marchigiane). 5) Sede di svolgimento Nel modello sussidiario integrativo l’iscrizione è a 14 anni a scuola, che rimane anche la sede di svolgimento delle attività. Soggetti attuatori dei percorsi di IeFP integrale a titolarità IF sono Istituzioni formative (degli Enti storici come Artigianelli ed Endefop o delle Province, ossia CIOF) accreditate nell’obbligo formativo, in accordo con Istituzioni scolastiche per i passaggi. Per i percorsi a titolarità IF l’accreditamento costituisce requisito obbligatorio non solo per la struttura formativa ma anche per la candidatura delle scuole (in ATI con IF). Lo stage, è definito in termini di luoghi, contenuti, tempi e modalità, inclusa l’individuazione dell’Ente gestore e delle aziende pubbliche e/o private coinvolte in regime di convenzione. QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 72 6) Docenti Nei percorsi del modello sussidiario integrativo le competenze di base e tecnico-professionali sono insegnate dal personale della scuola. C’è la possibilità (non concretizzata per il 2011/12) di un’integrazione fra IF e IS, da attuarsi sotto forma obbligatoria di ATI o ATS. Nei percorsi di IeFP integrale a titolarità IF anche i docenti delle competenze di base provengono dalle stese IF. 7) Articolazione oraria Il percorso triennale a titolarità delle IF accreditate prevede 3.168 ore per tre anni (1.056 all’anno). Le competenze di base vanno da 1.226 a 1.191 ore; quelle tecnico-professionali da 889 a 1.220. Lo stage è tra le 80 e le 256 ore. Le ore destinate all’accoglienza vanno da 16 a 256 ore; quelle per la personalizzazione da 192 a 270 ore; quelle dedicate alla valutazione da 384 a 540 ore. I progetti devono essere strutturati in Unità Formative capitalizzabili. I percorsi biennali durano 2.100 ore (DGR 12/11). I percorsi del modello sussidiario integrativo sono attuati nell’ambito dell’autonomia e flessibilità. 8) Elementi Il curricolo dovrà prevedere: Larsa e supporto per debiti formativi, tutoring, orientamento, didattica specifica, esperienza diretta in contesto di lavoro, accompagnamento al lavoro, interventi specifici nelle azioni di accompagnamento per soggetti con disabilità e per bisogni educativi speciali, viaggi per stage, alternanza, fiere, musei, convegni inerenti gli obiettivi formativi, attività extra-curricolari in ambito formativo, culturale, sportivo inerenti agli obiettivi formativi. 9) Esiti e certificazioni Al termine del secondo anno di corso la Struttura formativa è obbligata a compilare e rilasciare il modello di certificazione dei saperi e delle competenze acquisite dagli studenti nell’assolvimento dell’obbligo di istruzione, approvato con Decreto del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca n. 9 del 27.01.10 e recepito nei contenuti con DGR n. 1038/2010 anche per le strutture formative. Al termine del terzo anno è previsto il rilascio del diploma di qualifica e l’attestato di qualifica professionale. Le Linee guida esplicitano il recepimento dell’Accordo stipulato il 28.10.04 in sede di Conferenza unificata per la certificazione finale e intermedia delle competenze, e l’adozione dei relativi strumenti contenuti nell’Allegato A (Attestato di qualifica professionale) e nel Modello B (Certificato di competenze). La valutazione degli apprendimenti si basa generalmente su un’articolata gamma di modalità, le quali spaziano dal tradizionale colloquio, accompagnato da prove scritte (strutturate e non) ed esercitazioni pratiche di laboratorio, alla simulazione o prova pratica in situazione. In riferimento al73 l’area delle competenze tecnico-professionalizzanti, è previsto l’utilizzo di schede di valutazione delle Unità Formative capitalizzabili, in cui sono esplicitati gli oggetti osservati, i relativi indicatori, il risultato atteso e le modalità di valutazione consistenti per lo più in prove pratiche in situazione. Nei percorsi a titolarità IF, a garanzia dell’assolvimento dell’obbligo di istruzione, l’Istituzione formativa è tenuta a compilare e rilasciare, al termine del secondo anno di corso, il relativo modello di certificazione dei saperi e delle competenze acquisite dagli studenti durante il biennio, di cui al Decreto MIUR n. 9/2010. 10) Crediti In itinere è previsto il riconoscimento dei crediti per eventuali passaggi. Per i percorsi biennali, i crediti vengono riconosciuti sulla base di livelli di saperi e di competenze ulteriori (intermedi o avanzati) rispetto a quelli minimi di base validi per il riconoscimento della prima annualità. Non devono eccedere, comunque, il 30% del monte ore corso totale biennale. Il credito attribuito non è spendibile sulle discipline professionalizzanti del relativo percorso. I crediti possono riguardare anche saperi e competenze acquisiti in contesti lavorativi formalmente documentati. Tali crediti debbono essere validati da un soggetto pubblico. 11) Governo del sistema Il coordinamento delle attività concernenti il diritto-dovere alla Formazione e all’Istruzione nelle Marche è gestito dal Servizio Istruzione Formazione e Lavoro, istituito in base alla riorganizzazione della Regione Marche (L.R. 19/2005). Come organo di governo della IeFP è stato costituito il Comitato regionale di Coordinamento, con funzioni di indirizzo, monitoraggio e valutazione, oltre che di supporto tecnico e di raccordo per l’integrazione tra i percorsi e le altre filiere formative. Esso è composto da rappresentanti della Regione, dell’Ufficio Scolastico Regionale e delle Province, con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali. Il potenziamento della governance del Sistema regionale di IeFP avviene anche attraverso tavoli di lavoro a carattere territoriale e settoriale (DGR 322 del 19.03.12) tra Istituzioni scolastiche e Agenzie formative accreditate. Per la gestione dell’offerta operano Reti (DDPF n. 439/IFD/2012) di Istituzioni scolastiche e formative, strutturate per settori e con una scuola capofila. I loro compiti sono: individuazione di modalità didattiche innovative e di valutazione degli apprendimenti; condivisione delle tipologie di prove di esame; realizzazione di progetti di IeFP; informazione, formazione-azione a carattere laboratoriale; confronto delle criticità; diffusione delle buone pratiche e strumentazioni. Monitoraggio dei percorsi e valutazione di efficienza/efficacia sono garantiti dal sistema di Anagrafe regionale degli studenti (DGR 1038/10 e DDPF n. 238/IFD del 19.07.12). QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 74 12) Destinatari Giovani tra i 14 e i 18 anni che abbiano concluso il primo ciclo di studi e che intendano proseguire in percorsi a carattere professionalizzante. Il numero degli allievi per ciascun corso non dovrà essere inferiore a 15 e superiore a 20. Può essere autorizzato un numero di allievi fino a 24 solo in presenza di adeguate strutture. 13) Costi Il parametro di unità di costo standard prevede per i percorsi triennali delle Istituzioni formative al primo anno un costo medio orario per allievo di €5,00. Il costo medio annuale per allievo (per 1.056 ore) corrisponde a € 5.280,00. Il costo medio annuale per percorso (considerando che la media stimata è 19 allievi per classe) sarebbe di € 100.320,00. Pertanto, il parametro ora/corso tocca €95,00. 14) Apprendistato In riferimento alla L.R. 17.05.12, n. 14 e all’Accordo del 24.09.12 si prevedono (ma non risultano attivi) percorsi per gli apprendisti minorenni. 75 2.11. Molise 1) Struttura 2) Normativa – Protocollo di intesa del 29.07.03 tra MIUR e Regione Molise. – Accordo territoriale Regione - USR 14.02.11 per sussidiarietà. – DGR n. 132 del 10.02.03 Obbligo formativo e sperimentazione di nuovi modelli nel Sistema dell’Istruzione e della Formazione Professionale. – Deliberazione n. 1096 del 30.07.04 Bando per la sperimentazione. – DDG n. 48 del 12.09.05. – DGR n. 1829 del 02.11.06. – DGR n. 231 del 10.03.08 Avviso a.f. 2008/9 (fino a.f. 2011/12). – DGR n. 480/10 (+ DD 429/11) Avviso percorsi IeFP. – DGR n. 598/10 Regime surrogatorio 2010/11. – DGR n. 83 del 14.02.11 (+ DGR 431 del 14.6.11) recepimento Accordo 27.04.10 e Intesa 16.12.10, avvio sussidiarietà integrativa, proposta di legge regionale. – DGR n. 311/12 Linee di indirizzo. – DGR n. 312/12 Recepimento figure. – DGR 352/12 Avviso per avvio a novembre 12/13. – DD n. 114 del 23.01.13 Vademecum linee guida organizzazione e misure di accompagnamento. 76 3) Dati A.s.f. 2003/04: n. percorsi 1; n. allievi 20 A.s.f. 2004/05: n. percorsi 1; n. allievi 9 A.s.f. 2005/06: n. percorsi 1; n. allievi 12 A.s.f. 2006/07: n. percorsi 13; n. allievi 207 A.s.f. 2007/08: n. percorsi 15; n. allievi 230 A.s.f. 2008/09: n. percorsi 12; n. allievi 173 A.s.f. 2009/10: n. percorsi 9; n. allievi 130 A.s.f. 2010/11: n. percorsi 6; n. allievi 83 A.s.f. 2011/12: n. corsi 9; n. allievi 253 A.s.f. 2012/13: n. corsi 37; n. allievi 795 4) Modello PERCORSI DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE (IeFP integrale e sussidiarietà integrativa, ex integrazione al 50%). Dal 2003/04 offerta di 3 anni integrati con FP al 50% (cessati al primo anno nel 2004/05). Dall’a.s.f. 2006/07 percorsi triennali di Formazione Professionale integrale, finalizzati al conseguimento di un attestato di qualifica professionale. Se ne attivarono alcuni al 1° anno nel marzo 2012 ma ricaddero formalmente nell’a.f. 2011/12. La breve esperienza dei percorsi integrati a titolarità scuola, attivata nell’a.f. 2006/07, non è stata più rinnovata dall’a.s.f. 2007/08 (1° anno di non rinnovo). Nell’a.s.f. 2011/12 è stata adottata la sussidiarietà integrativa a titolarità delle Istituzioni scolastiche (IS). Contemporanea presenza di percorsi triennali delle Istituzioni formative (IF) accreditate (percorsi integrali riferiti alle figure degli Accordi in CU, la cui articolazione viene emanata con DGR). Bando regionale. 5) Sede di svolgimento Dall’a.s.f. 2011/12 l’iscrizione avviene presso la scuola per i percorsi del modello sussidiario integrativo. Per i percorsi di IeFP integrale l’iscrizione avviene presso le Istituzioni formative (IF), che sono anche sede di svolgimento delle attività. 6) Docenti I docenti provengono dalle Istituzioni formative (IF) per i percorsi di IeFP integrale. Nel modello sussidiario integrativo i docenti provengono dalle Istituzioni scolastiche per tutte le competenze. 7) Articolazione oraria Il percorso triennale di IeFP integrale conta 3.000 ore (1.000 per anno). Negli anni precedenti erano 1.000-1.100-1.100). Prevedono: compe77 tenze di base e trasversali: da 700 a 1.059 ore (23%-35%); competenze tecnico-professionali: da 390 a 870 ore (13%-29%); laboratori di pratica professionale: da 180 a 507 ore (6%-17%); accoglienza/orientamento/ sostegno: da 30 a 300 ore (1%-10%); stage/tirocini/visite guidate: 1.200 ore (40%). I percorsi del modello sussidiario integrativo non prevedono un monte ore prestabilito e fisso del percorso triennale di qualifica, ma contengono una standardizzazione dei contenuti, ricavati dalle figure nazionali. Sono attuati nell’ambito dell’autonomia e flessibilità per un monte ore che varia da 3.000 a 3.309 ore (1.000-1.103 ore per ciascuna annualità), prevedendo: competenze di base: da 1.557 a 2.046 ore (52%- 62%); competenze tecnico-professionali: da 400 a 1.023 ore (13%- 32%); laboratori di pratica professionale: da 330 a 759 ore (10%-26%); stage/tirocini/visite guidate: da 60 a 284 ore (2%-9%). 8) Elementi Il curricolo prevede: personalizzazione del percorso, orientamento, accompagnamento, visite guidate, simulazione d’impresa, osservazione in ambiente lavorativo. 9) Esiti e certificazioni La verifica del grado di apprendimento viene effettuata dal docente per mezzo di prove (compiti in classe, interrogazioni, prove pratiche, etc.). Possono essere ammessi alla prova d’esame allievi che abbiano riportato un giudizio globale positivo e che abbiano effettuato un numero di presenze, espresso in ore, non inferiore all’80%. La convenzione stipulata tra la Regione e le Agenzie formative assegnatarie dei percorsi pone alle agenzie l’obbligo di consegnare agli allievi che abbandonano il percorso formativo la certificazione delle competenze acquisite durante la frequenza del percorso formativo. Agli allievi che ultimano il percorso viene rilasciato l’attestato di qualifica compilato sul format approvato in Conferenza unificata il 28.10.04. È prevista l’adozione di un libretto formativo. 10) Crediti Agli allievi dei percorsi di IeFP integrale è garantita, durante il percorso o alla fine del III anno, la possibilità di passaggio nel Sistema dell’Istruzione, previa attestazione delle competenze apprese e acquisizione di apposito certificato, come previsto dall’art. 6 del DPR n. 257/00. Attualmente la verifica delle competenze/conoscenze ed eventuali debiti/crediti è svolta da gruppi di lavoro composti da personale proveniente dalle IS e dalle IF. La Regione Molise sta predisponendo entro il 2012 la regolamentazione dei criteri per le passerelle tra IS e IF per i nuovi percorsi. QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 78 11) Governo del sistema Nella fase di predisposizione del Piano triennale, viene chiesto alle parti sociali, alle associazioni datoriali e ai Centri per l’impiego di fornire un’indicazione dei settori e delle qualifiche con migliore possibilità di collocazione nel mercato del lavoro. Per la gestione progettuale e operativa del Sistema di IeFP viene istituito dall’a.f. 2012/13 il Comitato tecnico regionale (DGR n. 311 del 16.05.12). Esso è composto da funzionari regionali, rappresentanti dell’USR, rappresentanti di Istituzioni scolastiche e formative e di centri per l’impiego. Il Comitato tecnico collabora alla progettazione dei progetti esecutivi, monitora l’andamento dell’offerta, analizza problematiche e fornisce orientamenti. Inoltre, diffonde esperienze, strumentazioni, buone pratiche per la realizzazione dei percorsi triennali e definisce le condizioni di integrazione tra i percorsi di IeFP e le altre filiere. Sul piano operativo vengono promossi incontri tra Istituzioni formative e Scolastiche per informazione e consulenza nella realizzazione dei progetti. 12) Destinatari Studenti diplomati della Scuola Secondaria di I grado di età non inferiore a 14 anni e non superiore a 18 anni. Possono accedere alla IeFP gli allievi che conseguono in ritardo il titolo di scuola media. Vengono favoriti accordi tra le Scuole Secondarie di I grado e le Istituzioni formative. 13) Costi Il costo annuale per percorso prevede per i percorsi triennali delle Istituzioni formative un ammontare complessivo massimo ammissibile per la prima annualità di € 99.862,53 all’anno. Ne deriva che il costo annuale per allievo iscritto è di € 6.747,47; il costo orario per allievo iscritto è €6,75; il parametro ora/corso è di €99,86. 14) Apprendistato In riferimento alla DGR 08.08.12 n. 537 e alla DGR 23.10.12 n. 644, si prevedono (ma non risultano attivi) percorsi per gli apprendisti minorenni con un monte ore non inferiore alle 400 ore annue. Nel caso di apprendisti di età superiore ai 18 anni, si tiene conto di crediti formativi in ingresso. 79 2.12. Piemonte 1) Struttura 2) Normativa – Protocollo MIUR - Regione 01.09.03. – Accordo territoriale Reg. USR 22.10.03. – Accordo territoriale Reg. USR 18.02.11. – DGR 85-8991 del 07.04.03 Atto di indirizzo. – DD 278 del 09.04.03 Bando 2003/04. – DGR 31-5319 del 19.02.07 Atto di indirizzo periodo 2007/09. – DGR 23-13166 dell’01.02.10 Direttiva 2010/12. – DGR n. 88 del 30.11.10 Assunzione 21 figure Accordo. – DD n. 151/11 Stage. – DGR 19-1738 del 21.03.11 Atto di indirizzo periodo 2011/14. – DD 255 del 03.05.11 Linee guida per bandi provinciali 2011/12. – DD 267/11 Modelli per valutazione ex ante del sistema. – DD n. 325 del 15.06.12 Calcolo unità costo standard. – DD n. 356 del 15.06.11 Bando IV anni. – DGR n. 33-4189 del 23.7.12 Programmazione 12/13. – DD n. 428 del 24.07.12 Bando IV anni. 80 3) Dati A.s.f. 2002/03: n. percorsi 8; n. allievi 163 A.s.f. 2003/04: n. percorsi 23; n. allievi 473 A.s.f. 2004/05: n. percorsi 163; n. allievi 4.364 A.s.f. 2005/06: n. percorsi 643; n. allievi 11.870 A.s.f. 2006/07: n. percorsi 769; n. allievi 14.683 A.s.f. 2007/08: n. percorsi 897; n. allievi 17.156 A.s.f. 2008/09: n. percorsi 994; n. allievi 19.364 A.s.f. 2009/10: n. corsi 1.108; n. allievi 19.536 A.s.f. 2010/11: n. corsi 1.066; n. allievi 19.565 A.s.f. 2011/12: n. corsi 1.135; n. allievi 22.664 A.s.f. 2012/13: n. corsi 1.216; n. allievi 25.827 4) Modello PERCORSI DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE (percorsi in sussidiarietà integrativa e percorsi triennali integrali, ex percorsi triennali misti, ex percorsi biennali integrati). Dall’a.f. 2002/03 percorsi misti di Formazione Professionale - Scuola realizzati presso le sedi delle Agenzie formative. Ai docenti delle scuole veniva attribuito un preciso ruolo dall’accordo territoriale (in estinzione). Dall’a.f. 2004/05 percorsi integrati con crediti in ingresso per drop out, realizzati nell’ambito della flessibilità curricolare non portavano, di norma, a qualifiche. Dall’a.s.f. 2011/12 adozione del modello sussidiario integrativo con la contemporanea presenza per l’a.s.f. 2011/12 e 2012/13 di percorsi triennali di qualifica nelle IF (Istituzioni formative) accreditate, di percorsi di qualifica biennali in IF con crediti in ingresso per drop-out e di percorsi in cui i primi due anni in integrazione con IT e Licei confluiscono in un terzo anno a tempo pieno nella Formazione Professionale (nel 2012/13 tali percorsi per coloro che abbandonano il percorso scolastico, sono 47 per 746 iscritti). Tutti questi percorsi sono riferiti alle figure professionali dell’Accordo. Non sono presenti percorsi gestiti da Regione, Province o Comuni. Bando regionale. Dall’a.s.f. 2004/05 l’atto di indirizzo è rivolto alle Province che emanano bandi nel loro territorio. 5) Sede di svolgimento Dall’a.s.f. 2011/12 l’iscrizione avviene presso la scuola per i percorsi del modello sussidiario integrativo. Per i percorsi triennali integrali iscrizioni a 14 anni presso le Istituzioni formative. Le lezioni si svolgono presso le stesse Istituzioni formative. Soggetti attuatori sono le IF. 6) Docenti Nella precedente FP mista, le attività comprese nelle competenze di base e nelle competenze trasversali erano svolte dai docenti dell’Istitu81 zione scolastica, mentre quelle comprese nelle competenze professionali e di personalizzazione erano svolte dai docenti dell’agenzia in base a convenzioni stipulate prima dell’inizio delle attività tra i CFP e le Istituzioni scolastiche interessate. Per le competenze di base, ai sensi dell’art 10 dell’accordo quadro del 19.06.03 e dell’art. 7 dell’accordo territoriale del 22.10.03, l’eventuale utilizzo di docenti della scuola doveva avvenire senza oneri per Regione e Province. I docenti, individuati dal Dirigente scolastico, erano retribuiti per le attività di insegnamento e progettazione dall’Agenzia formativa e prestavano la loro opera al di fuori dell’orario del servizio scolastico. Dall’a.s.f. 2011/12, nei percorsi del modello sussidiario integrativo le competenze di base e tecnico-professionali sono insegnate da personale della scuola. Non è previsto il coinvolgimento delle Istituzioni formative all’interno dell’offerta sussidiaria integrativa realizzata dagli Istituti Professionali. Nei percorsi triennali a titolarità delle IF tutte le competenze sono insegnate dai formatori delle medesime. Nei percorsi biennali integrati i docenti delle IF insegnano fino ad un massimo di 400 ore (200 annuali) comprensivi di stage simulato orientativo. 7) Articolazione oraria Il percorso triennale, a carattere modulare di IeFP integrale, prevede 3.150 ore (1.050 ore all’anno). Le professionalizzanti sono 1.807, comprensive di uno stage formativo di 320 ore. Nel triennio le competenze di base (assi) ammontano a 995 ore, mentre la personalizzazione (cittadinanza, accoglienza, orientamento, recuperi e approfondimenti) tocca 320 ore. L’esame finale comporta 28 ore. Il biennio di IeFP integrale conta al primo anno 1.050 ore e al secondo 1.200. Le ore professionalizzanti sono 1.572 di cui 320 sono quelle di stage. I bienni integrati negli IT e Licei (200 + 200 ore di Formazione Professionale) iniziano a 14 anni e possono proseguire con un terzo anno di IeFP (di 1.200 ore) presso un IF, con 535-625 ore professionalizzanti più 240-260 ore di stage. L’offerta prevede anche percorsi annuali flessibili (di 800-1.000 ore con stage al 50%) propedeutici all’ingresso di drop out nella FP (percorsi destrutturati). I percorsi triennali delle IS del modello sussidiario integrativo sono attuati nell’ambito dell’autonomia e flessibilità. Non prevedono un monte ore prestabilito del percorso triennale di qualifica, ma contengono una standardizzazione dei contenuti, ricavati dalle figure nazionali. Unici vincoli: 200 ore di stage e un incremento di 66 ore, da incrementare nel I e II anno nell’area professionalizzante, e le ore della prova di qualifica. 8) Elementi Il curricolo prevede: accoglienza; orientamento; accompagnamento nei passaggi; personalizzazione dei percorsi; tutoraggio; stage; accompagnamento all’inserimento lavorativo. Parallelamente ai percorsi forma- QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 82 tivi sono previsti laboratori di recupero e miglioramento degli apprendimenti di base mirati al riallineamento dei giovani pluriripetenti della Scuola Secondaria di I grado. Il periodo di stage è previsto nella DD n. 151 del 16.03.11 e s.m.i. 9) Esiti e certificazioni Al termine dell’ultimo anno è rilasciato un attestato di qualifica professionale. Certificazione delle competenze acquisite durante i percorsi, anche ai fini dell’eventuale rientro nel Sistema di Istruzione. È prevista l’adozione del libretto formativo al fine di documentare la progressione dell’allievo in ogni fase del percorso. – Commissione di certificazione e concessione crediti: DD n. 67 del 06.02.09; – Attestazione delle competenze in ingresso: DD n. 588 del 21.10.11; – Approvazione del manuale per la certificazione delle competenze e il riconoscimento dei crediti: DD n. 172 del 28.03.11. Fino al 2012/13 non sono state rilasciate qualifiche triennali alle IS dalla Regione 10) Crediti Al termine dell’attività formativa, la valutazione e il riconoscimento dei crediti formativi da far valere nella Formazione Professionale avverrà secondo i criteri che l’IF avrà stabilito. La valutazione dei crediti ed il relativo riconoscimento da far valere nelle Istituzioni scolastiche avverrà, secondo le modalità previste dall’art. 4, comma 6, del DPR 275/99, ad opera della Commissione tecnico-scientifica interistituzionale eventualmente integrata da esperti del mondo del lavoro e a richiesta dell’interessato. L’Ente di Formazione e le Istituzioni scolastiche determinano, di comune accordo, i criteri e le modalità per la valutazione dei crediti formativi e il loro riconoscimento ai fini del passaggio dall’uno all’altro Sistema formativo, ai sensi dell’art. 6, comma 4, del DPR 257/2000. La progettazione deve consentire, durante il percorso o alla fine dell’ultimo anno, agli allievi interessati, il passaggio nel Sistema scolastico, come previsto dall’art. 6 del DPR n. 257/00. Il riconoscimento dei crediti acquisiti, avviene secondo i dispositivi e le modalità previste dall’Accordo del 28.10.04. È stato predisposto un accordo tra la Regione, l’USR e le Province sulle linee guida per la progettazione e la gestione assistita dei passaggi tra i Sistemi di Istruzione e di Istruzione e Formazione Professionale, attraverso l’attivazione dei Larsa. Essi sono realizzati essenzialmente in integrazione con le secondarie superiori, a partire dal 2004/05. Possono essere interni al percorso formativo (personalizzazione) per consentire ai soggetti in difficoltà di mantenere i livelli di apprendimento della classe, oppure esterni al percorso (transizione) per i passaggi tra Sistemi, sia in entrata (ma con riconoscimento dei crediti acquisiti per la prosecuzione dei percorsi) che in uscita. 83 11) Governo del sistema Composto da rappresentanti delle Agenzie Formative, delle Istituzioni scolastiche, del Settore Standard Formativi della Direzione Formazione Professionale - Lavoro della Regione e dell’Ufficio Scolastico Regionale, al fine di realizzare una progettazione uniforme e congiunta tra le Agenzie Formative e le Istituzioni scolastiche, nonché verificare costantemente l’andamento delle iniziative poste in essere, mantenere i contatti con le diverse realtà territoriali operando quale animatore del complesso della macchina. Per la gestione di ogni singolo progetto, opera la Commissione tecnico-scientifica interistituzionale, complessivamente composta da non più di cinque membri: il Direttore dell’Ente di Formazione, il Dirigente Scolastico dell’Istituzione scolastica, due docenti designati dall’Ente di Formazione e dall’Istituzione scolastica e un funzionario della Direzione Formazione Professionale - Lavoro della Regione in qualità di presidente. 12) Destinatari Destinatari finali degli interventi sono i giovani 14enni che hanno terminato il I ciclo di Istruzione e consentono l’assolvimento dell’obbligo di istruzione. A questi corsi, non può essere impedita la partecipazione di giovani in età superiore, ma a condizione che venga stipulato un patto formativo con le famiglie che motivi l’impegno richiesto anche in termini di durata. Si possono iscrivere ai percorsi di IeFP gli adolescenti nella fascia di età 15-18 anni senza i requisiti scolastici precedentemente citati, a condizione che il progetto formativo preveda il recupero del titolo di studio tramite attività integrate con un CPIA (Centro Provinciale d’Istruzione per gli Adulti). In ogni caso non potranno essere rilasciate certificazioni di qualifica o crediti spendibili nel Sistema dell’Istruzione di II grado se non in presenza del requisito minimo della licenza di Scuola Secondaria di I grado. Non potranno essere avviati corsi con un numero di allievi iscritti inferiori a 15, fatte salve indicazioni diverse da parte delle singole Province conseguenti a particolari esigenze di programmazione territoriale. 13) Costi Il parametro di unità di costo standard prevede per i percorsi triennali e biennali delle Istituzioni formative in classi con più di 17 allievi un costo ora/corso di €94. Pertanto, il costo medio annuale per percorso sarebbe al primo anno di €98.700,00, il costo medio annuale per allievo (considerando che la media stimata è 19,9 allievi per classe) corrisponde a €4.959,79 e il costo medio orario per allievo (per 1.050 ore) tocca €4,72. 14) IV anno In Piemonte dall’a.s. 2011/12 sono presenti i IV anni con percorsi che consentono l’acquisizione dell’attestato di Diploma professionale di tec- QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 84 nico. I percorsi sono istituiti per allievi qualificati provenienti dai corsi triennali sperimentali realizzati in anni formativi precedenti. Le figure professionali di riferimento per tali percorsi sono le figure di tecnico del Sistema di IeFP per percorsi quadriennali, definite negli Accordi in CU e riconosciute dalla Regione. Si tratta in ogni caso di figure che si dovranno integrare con l’offerta tradizionale dell’Istruzione Tecnica e Professionale. Le ore di formazione sono 1.050, di cui 250-300 di stage. Soggetti gestori sono ATS tra Agenzie formative accreditate. A.f. 2011/12; n. percorsi 12; n. allievi 251 A.f. 2012/13; n. percorsi 18; n. allievi 362 15) Apprendistato In riferimento alla DGR 27.04.12 n. 70-3780, al DD 08.10.12 n. 571, alla DD 30.08.12 n. 480 (bando) e al DD 25.09.12 n. 541, sono stati avviati per gli apprendisti 15-17enni circa 10 percorsi per un monte di 990 ore annue (500 in modalità strutturata e 490 non). Di queste 320 sono erogate presso il soggetto attuatore e 670 presso l’impresa. Per gli apprendisti di età superiore ai 18 anni il percorso è di 790 ore di cui 140 presso il soggetto attuatore e 650 in impresa. 85 2.13. Puglia 1) Strumenti 2) Normativa – Protocollo MIUR - Regione 24.07.03. – Accordo territoriale. Regione - USR 30.07.03. – Accordo territoriale. Regione - USR 18.04.07. – Accordo territoriale. Regione - USR 19.01.11. – Accordo territoriale. Regione - USR 16.01.12. – DGR 32/2011 Percorsi in sussidiarietà. – DD n. 1396/2008 e n. 2318/08 attivazione IeFP e Avviso OF/2009 per l’anno 2009/10. – DD n. 2547 del 22.11.10 Avviso OF/2010 per l’a.f. 2010/11 e 2011/12. – DGR 1815/10 Regime surrogatorio. – DGR 2227/10 Regime sussidiario. – DD 1155 - 02.07.12 e DD 1805 – 20.11.12 Avviso OF/2011 per IF per l’a.f. 2012/13. – DD 281/Segr. DG 2012 del 05.11.12 Linee guida monitoraggio IeFP. 86 3) Dati A.s.f. 2002/03: n. percorsi 15; n. allievi 275 A.s.f. 2003/04: n. percorsi 20; n. allievi 366 A.s.f. 2004/05: n. percorsi 103; n. allievi 4.447 A.s.f. 2005/06: n. percorsi 172; n. allievi 3.218 A.s.f. 2006/07: n. percorsi 173; n. allievi 3.120 A.s.f. 2007/08: n. percorsi 159; n. allievi 2.664 A.s.f. 2008/09: n. percorsi 129; n. allievi 2.334 A.s.f. 2009/10: n. percorsi 173; n. allievi 3.126 A.s.f. 2010/11: n. percorsi 100 (*); n. allievi 14.051 A.s.f. 2011/12: n. corsi 1.326; n. allievi 28.652 A.s.f. 2012/13: n. corsi 1.146; n. allievi 24.403 Nota (*): nell’a.s.f. 2010/11 non sono partiti i primi anni delle IF, iniziati alla fine del 2011. 4) Modello PERCORSI DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE (sussidiarietà integrativa e IeFP integrale, ex FP triennale mista; ex integrati triennali con FP più del 20%, ex biennali integrali). Dall’a.f. 2004/05 FP triennale mista, conclusasi nel 2006/07 (anno di non rinnovo al 1°anno). Dall’a.f. 2006/07 triennali di 3.600 ore integrati (con FP al 40% e Scuola al 60%), conclusasi nel 2010/11. Qui la gestione didattico- organizzativa era delle scuole, quella contabile-amministrativa relativa alle risorse era dei CFP. Dall’a.s.f. 2011/12 adozione della sussidiarietà integrativa (anno precedente in surroga) in 374 gruppi classe presso le Istituzioni scolastiche (IS), ossia gli Istituti Professionali, con la contemporanea presenza di 42 percorsi integrali a titolarità dell’Istituzione formativa (IF). Sono relativi all’Avviso OF/2010 non partito nell’a. f. 2010/11 e anch’essi riferiti alle figure degli Accordi in CU. Bando regionale. 5) Sede di svolgimento La Regione attribuiva alle Agenzie di FP la titolarità dei percorsi integrati al 40% di FP e 60% di scuola (esistenti al primo anno fino al 2010/11). Gli interventi di base e quelli di contenuto tecnico-culturale dovevano essere svolti dalla scuola; quelli tecnico-professionale e di stage presso il CFP. Dall’a.f. 2011/12 sono presenti circa 40 percorsi triennali di IeFP integrale a titolarità IF (ma relativi all’Avviso OF/2010 non partito nell’a.f. 2010/11). Dall’a.s.f. 2011/12 l’iscrizione avviene presso l’Istituzione scolastica (IS) secondo il modello sussidiario integrativo e presso gli organismi accreditati nei restanti percorsi di IeFP integrale. 6) Docenti Dall’a.f. 2011/12 nei percorsi triennali integrali i docenti provengono dalle Istituzioni formative per tutte le competenze. Dall’a.s.f. 2011/12, 87 nel modello sussidiario integrativo i docenti provengono dalle Istituzioni scolastiche per tutte le competenze. Non è previsto il coinvolgimento delle Agenzie formative all’interno dell’offerta sussidiaria integrativa realizzata dagli IP. 7) Articolazione oraria I percorsi sono articolati in un biennio orientativo con contenuti di base e trasversali, e un “monoennio” professionalizzante. La durata complessiva è di 3.200 ore (1.100 ore al 1° anno, 1.100 al 2° anno, 1.000 al 3° anno). Nel triennio, le ore dei contenuti di base e trasversali sono 1.500, quelle dei contenuti di base e trasversali tecnici sono 500, quelle dei contenuti professionali 600 e quelle di stage 600 (nei 3 anni 100- 200-300 ore). Al primo anno sono previste visite in azienda. Nel triennio, le ore dei contenuti di base e trasversali sono il 47%, quelle dei contenuti di base e trasversali tecnici sono il 15%, quelle dei contenuti professionali il 19% e quelle di stage il 19%. I percorsi del modello sussidiario integrativo negli IS sono attuati nell’ambito dell’autonomia e flessibilità curricolare. 8) Elementi Nei percorsi delle Istituzioni formative il curricolo dovrà prevedere: informazione; accoglienza; riallineamento potenziamento dei percorsi personalizzazione; recupero dei debiti formativi e rimotivazione; orientamento; monitoraggio; tutoraggio per le fasce deboli. È previsto l’inserimento di tre moduli di orientamento agli allievi e alle famiglie in forma congiunta, di 20 ore per singola annualità da erogarsi ex ante, in itinere e nella fase finale dell’attività. Lo stage è di 600 ore nei 3 anni (100-200-300). Al primo anno sono previste visite in azienda. 9) Esiti e certificazioni Il sistema di valutazione prevede nei percorsi dalle Istituzioni formative una valutazione degli apprendimenti lungo tutto il percorso che riflette l’approccio proprio della FP, costituito dalla “valutazione autentica”. Per la certificazione finale e intermedia si applica l’Accordo sancito in sede di Conferenza Unificata il 28.10.04, con la conseguente adozione dei modelli appositamente previsti. A conclusione del terzo anno, dopo un esame finale, si rilascia, a cura degli Enti di Formazione/Regione Puglia, l’attestato di qualifica professionale e l’attestato di competenze – in esito a segmenti di percorso – (allegati 5, 6 e 7 all’Accordo Stato-Regioni del 27.07.11); per l’avvenuto adempimento dell’obbligo di istruzione si utilizza l’apposito modello previsto dal MIUR (art.1, comma 622 della Legge 296/06 e D.M. n. 9 del 27.01.10). QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 88 10) Crediti Per il riconoscimento dei crediti formativi, si applica l’Accordo sancito in sede di Conferenza Unificata il 28.10.04, con la conseguente adozione dei modelli appositamente previsti. Al termine del percorso triennale, se i crediti sono adeguati possono avere luogo passaggi per la continuazione del percorso di istruzione. Sono definite, in fase di erogazione del progetto, “tabelle di correlazione” relative alle competenze acquisite dagli allievi, al fine di consentire il passaggio al Sistema di Istruzione (in itinere o a termine dei tre anni). I docenti delle Istituzioni scolastiche coinvolti nelle attività garantiranno il legame con i vari istituti e saranno determinanti durante l’azione di orientamento e accompagnamento. 11) Governo del sistema Costituzione di un Comitato Paritetico di indirizzo, monitoraggio e valutazione composto dai rappresentanti della Regione Puglia, dall’Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia e dalla Direzione regionale del lavoro. Per garantire l’efficacia degli interventi e assicurare una reale integrazione tra i Sistemi, con ampia informazione e condivisione dei risultati raggiunti, il Servizio Formazione Professionale della Regione Puglia è impegnato a predisporre un sistema di monitoraggio semestrale e valutazione in itinere e finale del Sistema scolastico integrato con la Formazione Professionale. I risultati del monitoraggio e della valutazione costituiscono oggetto di analisi da parte del Comitato Paritetico, che potrà suggerire eventuali osservazioni e proposte migliorative. 12) Destinatari Allievi che nell’anno scolastico di riferimento hanno concluso il primo ciclo di istruzione con il superamento del relativo Esame di Stato e comunque non abbiano compiuto il 18° anno di età. Gli interventi formativi delle Istituzioni formative sono diretti a un numero minimo di 12 e massimo di 18 allievi per corso. 13) Costi Il costo annuale per percorso prevede per i percorsi triennali delle Istituzioni formative un ammontare complessivo massimo ammissibile per la prima annualità di €128.700,00 all’anno. 14) Apprendistato In riferimento alla L.R. 22.10.12 n. 31, si prevedono (ma non risultano attivi) percorsi per un monte ore di Formazione, da impartire all’interno e all’esterno dell’azienda, congruo al conseguimento della qualifica o del diploma professionale. 89 2.14. Sardegna 1) Struttura 2) Normativa – Protocollo MIUR - Regione del 01.08.03. – Intesa con MPI e Atto indirizzo 19.03.08 per percorsi integrali per licenza media. – Protocollo con MPI del 24.10.08 Azioni sperimentali per OF. – Accordo territoriale 09.06.11 Sussidiarietà. – Delibera GR n. 5/20 dell’08.02.06 Attivazione di interventi formativi per ultra16enni. – DD n. 28113/2766/F.P. del 27.07.09 Avviso presentazione progetti. – Determina n. 11163/1008/F.P. del 09.04.10 Avviso chiamata per costituzione catalogo. 90 3) Dati A.s.f. 2003/04: n. percorsi 22; n. allievi n.d. A.s.f. 2004/05: n. percorsi 309; n. allievi 3.953 A.s.f. 2005/06: n. percorsi 358; n. allievi 4.512 A.s.f. 2006/07: n. percorsi 95; n. allievi 1.116 A.s.f. 2007/08: n. percorsi 0; n. allievi 0 A.s.f. 2008/09: n. percorsi 0; n. allievi 0 A.s.f. 2009/10: n. percorsi 0; n. allievi 0 A.s.f. 2010/11: n. percorsi 0; n. allievi 0 A.s.f. 2011/12: n. corsi 145; n. allievi 3.219 (*) A.s.f. 2012/13: n. corsi 122; n. allievi n.d. Note: nel 2007/08 sono stati attivati solo percorsi extra-accordo. Dal 2007/08 al 2012/13 non sono stati avviati percorsi triennali delle IF per il diritto/dovere. Nel 2011/12 sono segnalati primi anni nelle IS che sono proseguiti al secondo anno. Nuovi trienni nelle IS non sono segnalati nell’anno successivo. (*) stima. 4) Modello PERCORSI DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE (Sussidiarietà integrativa, ex percorsi per 16enni per ottenere la qualifica in 1 anno; ex 3 anni integrati (con FP 50%); ex FP integrale). Dall’a.f. 2003/04 percorsi di Formazione Professionale integrale, cessati al primo anno dall’a.s. 2006/07. Sono ancora segnalati come percorsi extra accordo SIS (Scuola e Integrazione in Sardegna) percorsi di FP per qualifiche di II livello europeo. Si seguono per 1 anno (990 ore e 1.200 ore) e sono rivolti a giovani drop out con oltre 16 anni in possesso della licenza media (Azione 1). Sono in estinzione percorsi triennali integrati (Azione 2), di durata pari a 2.970 ore, di cui 1.485 finalizzate all’acquisizione dei saperi di base, gestite dalle scuole e 1.485 ore in Formazione Professionale, gestite dagli Enti di Formazione riconosciuti dalla Regione (cessato al terzo anno nell’a.f. 2012/13). Nell’a.s.f. 2011/12, il Governo regionale si stava orientando al modello “complementare”, con la presenza di percorsi di organismi formativi accreditati. Attualmente, tuttavia, sono segnalati 145 percorsi triennali (divenuti 122 al secondo anno) presso gli IP in base al modello “integrativo” dell’Intesa del 16.12.10 e all’Accordo territoriale del 09.06.11 tra MPI, Assessorato al lavoro e Assessorato alla PI della Regione Sardegna. In tali percorsi, che corrispondono ai quattro quinti dei normali corsi di 1° anno degli IPS, la Regione finanzierebbe azioni di sistema (accompagnamento, spese per esami, ecc.). Bando regionale. 5) Sede di svolgimento Iscrizione e sede dei percorsi di FP (Azione 1) presso le Agenzie formative. Iscrizione e sede dei percorsi integrati (Azione 2) presso le Scuole 91 Secondarie superiori. ATS con scuole e Agenzie formative. Iscrizione e sede dei percorsi integrati (Azione 3) presso le scuole medie per il conseguimento della licenza. Soggetti attuatori sono organismi di Formazione e gli Istituti Professionali di stato accreditati (DGR n. 6/26, del 25.02.03). Le scuole accreditate sono operative a partire dall’a.f. 2004/05. Dall’a.s.f. 2011/12 l’iscrizione avviene presso l’Istituzione scolastica (IS) secondo il modello sussidiario integrativo. 6) Docenti Nei percorsi di Formazione Professionale a titolarità delle Agenzie (Azione 1) i docenti delle competenze tecnico-professionali provengono dalle sedi accreditate, quelli delle competenze di base possono essere reclutati nelle scuole. Nelle Azioni 2 e 3 le competenze di base sono insegnate da docenti di scuola, le professionali da formatori. La titolarità è della scuola. Dal 2011/12 nei percorsi del modello sussidiario integrativo le competenze di base e tecnico-professionali sono insegnate da personale della scuola. In carenza di organici c’è possibilità di accordo con le Agenzie formative accreditate nel rispetto dei vincoli finanziari. 7) Articolazione oraria Il percorso annuale della durata complessiva di 990 ore, deve assicurare che almeno il 70% delle ore abbia contenuti di natura pratica per l’acquisizione di competenze tecnico professionali. All’interno di tale percorso professionalizzante è vincolante l’attuazione di un tirocinio di 120 ore presso aziende di riferimento della figura professionale. I percorsi triennali sono di 990 ore all’anno per un totale di 2.970 ore (1.485 ore di Formazione di base e 1.885 di attività pratiche). Il percorso si svolge per il 50% nell’ambito della FP e per il 50% nell’ambito della scuola. Nei percorsi integrati per giovani sprovvisti della licenza media, gli allievi frequentavano presso le scuole e i CPIA convenzionati con gli organismi di FP, 450 ore di attività laboratoriali incentrate sui saperi di base e 50 ore di integrazione con la Formazione Professionale. Dal 2011/12 i percorsi del modello sussidiario integrativo sono attuati dalle Istituzioni scolastiche nell’ambito dell’autonomia e flessibilità. I primi due anni non presentano diversità rispetto ai percorsi tradizionali, ma al terzo (a.f. 2013/14) si prevede una curvatura stabilita da Linee guida. Le modifiche riguarderanno contenuti ed esami (commissioni e prove). 8) Elementi Il curricolo dovrà prevedere: personalizzazione; orientamento in ingresso ed in itinere; accompagnamento; moduli di sostegno e di approfondimento; attività motorie. QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 92 9) Esiti e certificazioni Nei diversi percorsi sono previste verifiche in itinere e valutazioni delle singole competenze acquisite. Per le Azioni 1 e 2 è previsto un attestato di qualifica professionale regionale di II livello europeo. Vengono inoltre individuati crediti per un eventuale passaggio al Sistema di Istruzione. Nei percorsi per il recupero della licenza media, gli allievi ottenevano la licenza e crediti per una qualifica regionale. 10) Crediti Nell’Azione 2 il passaggio dal terzo anno al quarto di un percorso tradizionale non è automatico ma avviene con le procedure di accreditamento stabilite dalla normativa. Esiste un’intesa tra le Istituzioni formative e scolastiche per determinare i criteri e le concrete modalità operative per la valutazione dei crediti formativi e il loro riconoscimento ai fini del passaggio dall’uno all’altro Sistema formativo, ai sensi dell’art. 6, comma 4, del DPR 257/2000. Inoltre è previsto il riconoscimento di crediti in ingresso, con moduli di accoglienza comprensivi di un servizio per l’accertamento di conoscenze, capacità e competenze acquisite. Agli allievi dei percorsi per il conseguimento della licenza media viene consegnata una certificazione sul percorso e sulle competenze acquisite. I frequentanti devono ottenere la licenza media per poter conseguire una qualifica di Formazione Professionale. 11) Governo del sistema È prevista la creazione di una cabina di regia delle sette azioni del Protocollo 2008, composta da esperti segnalati dall’USR e dagli Assessorati regionali. In particolare, verrà realizzato un sistema informatico, web oriented, in grado di assicurare il monitoraggio e il controllo a distanza di tutte le attività: iscrizioni, presenze, documenti, valutazioni e correttezza delle operazioni. 12) Destinatari Soggetti all’obbligo d’istruzione, che hanno concluso nell’anno scolastico il primo ciclo di istruzione. Il gruppo classe è formato da minimo 15 allievi. 13) Apprendistato In riferimento alla Determinazione n. 934/42/F.P. del 13.01.14, si prevedono (ma non risultano attivi) percorsi per un monte di 990 ore annue (500 in modalità strutturata e 490 non). Di queste, 320 sono erogate presso il soggetto attuatore e 670 presso l’impresa. Per gli apprendisti di età superiore ai 18 anni il percorso è di 990 ore di cui 150 presso il soggetto attuatore e 840 in impresa. 93 2.15. Sicilia 1) Struttura 2) Normativa – Protocollo del 19.09.03. – Accordo territoriale del 22.10.03 IeFP. – Accordo territoriale 26.01.11 Sussidiarietà. – Atto integrativo dell’Accordo per qualifiche negli IS. – Circolare n. 10 del 28.05.09 (indicazioni procedurali). – DDG n. 1469/X del 31.07.09 (assegnazione). – DDG n. 341/10 Offerta formativa sussidiaria. – DDG n. 342/10 Recepimento Accordo 29.04.10. – DDG n. 231 del 13.09.11 Linee guida IeFP e standard regionali. – DDG n. 1532/11 Tavolo tecnico. – DDG n. 3697 e n. 3808 del 15.09.11 Avviso n. 19/2011 e rettifica (II e III anni in estinzione). – DDG n. 4522 del 14.11.11 Percorsi integrali 1° anno a.f. 2011/12. – DDG n. 2 del 22.10.12 Piano dell’offerta a.f. 2012/13. 94 – DDG n. 38 del 15.11.12 e n. 60 del 16.11.12 Percorsi IF 1° anno a.f. 2012/13. – DDG n. 5347 del 21.12.12, 2° 3° e 4° anno IeFP. – DDG n. 5242 costi 1°anno 2012/13. 3) Dati A.s.f. 2003/04: n. percorsi n.d.; n. allievi n.d. A.s.f. 2004/05: n. percorsi n.d.; n. allievi n.d. A.s.f. 2005/06: n. percorsi 335; n. allievi 4.940 A.s.f. 2006/07: n. percorsi 380; n. allievi 6.295 A.s.f. 2007/08: n. percorsi 605; n. allievi 11.235 A.s.f. 2008/09: n. percorsi 608; n. allievi 13.901 A.s.f. 2009/10: n. percorsi 696; n. allievi 11.674 A.s.f. 2010/11: n. percorsi 749; n. allievi 14.741 A.s.f. 2011/12: n. corsi 697; n. allievi 23.869 A.s.f. 2012/13: n. corsi 1.243; n. allievi 28.778 4) Modello PERCORSI DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE (modello complementare e sussidiarietà integrativa). Dall’a.f. 2003/04 percorsi di Formazione Professionale integrale. I percorsi integrati sono partiti per un solo triennio nell’a.s. 2003/04, concludendosi nel 2005/06. Il 2006/07 non ha visto studenti partecipanti ai percorsi integrati. Nuovi trienni integrati sono stati programmati a partire dall’a.s. 2007/08 e si sono conclusi nell’anno 2009/10. L’accordo territoriale permette sia la sussidiarietà integrativa, realizzata negli Istituti Professionali a partire dall’a.f. 2011/12 che quella complementare (avviata nell’a.s.f. 2012/13 con 3 percorsi). Quest’ultima si riferisce al modello complementare di IeFP nel quale IF e IS adottano gli stessi obiettivi formativi regionali. Bando regionale. 5) Sede di svolgimento Fino al 2010/11, accoglievano le iscrizioni le strutture formative accreditate (percorsi di FP integrale) o gli Istituti di istruzione secondaria di secondo grado (percorsi integrati). Dall’a.s.f. 2011/12 l’iscrizione avviene presso l’Istituzione scolastica secondo il modello sussidiario integrativo e presso l’Istituzione formativa nei percorsi di IeFP integrale. 6) Docenti Dall’a.s.f. 2011/12, nel modello sussidiario integrativo i docenti sono della scuola per tutte le competenze. Non è previsto il coinvolgimento delle Agenzie formative all’interno dell’offerta sussidiaria integrativa realizzata dagli IP. Nei percorsi di IeFP a titolarità Istituzioni formative (IF) i docenti delle competenze di base provengono dalle stesse IF. 95 7) Articolazione oraria Nell’a.f. 2011/12 e 2012/13 sono previste 1.050 ore per i primi due anni e 1.050 + 100 ore di potenziamento per il terzo anno (DDG 4522/11 e DDG 38/12). Tuttavia, a regime, secondo le Linee guida 2011 (DDG 231/11) i percorsi triennali delle Istituzioni formative accreditate (e anche quelli delle Istituzioni scolastiche in sussidiarietà complementare) durano 3.168 ore (1.056 ore l’anno). Le competenze di base interessano 1.320 ore nel triennio (495-462-363). Le ore tecnico-professionali sono 1.452 (561-462-429). Le ore di stage sono 396 (165 al 1° anno e 231 al 2° anno). La Regione riconosce, nell’ambito dell’autonomia delle IF e IS, una flessibilità tra le Aree Formative pari al 10% e una flessibilità all’interno delle singole Aree Formative pari al 20%. In presenza delle risorse finanziarie necessarie si prevedono Larsa di 50-100 ore in ciascuno dei 3 anni. I percorsi triennali del modello sussidiario integrativo realizzati nelle Istituzioni scolastiche hanno, secondo il DPR 87/10 (art. 5 1.b.), un numero di ore annue pari a 1.056. Le Istituzioni scolastiche utilizzano di norma le quote di autonomia (art. 5, comma 3, lettera a., del DPR 87/2010) per il potenziamento delle attività e degli insegnamenti di indirizzo e professionalizzanti, e quelle di flessibilità (di cui al comma 3, lettera c, dello stesso art. 5) per le attività e agli insegnamenti di indirizzo. La soglia minima per gli insegnamenti e le attività di indirizzo richiesta dalla Regione prevede al 1° anno 396 ore, al 2° anno 396 ore e al 3° anno 561 ore. Si prevede, inoltre, la possibilità di un’offerta integrativa di alternanza scuola-lavoro al di fuori delle 1.056 ore annuali, utilizzando i fondi MIUR e/o FSE. 8) Elementi Il curricolo dovrà prevedere: accoglienza; orientamento; personalizzazione; tutor; sostegno a fasce deboli; monitoraggio degli interventi. I Larsa hanno la finalità di recuperare le conoscenze di base e riequilibrare i livelli degli apprendimenti, approfondire le conoscenze acquisite, implementare e valorizzare le eccellenze. 9) Esiti e certificazioni Viene rilasciato alla fine del biennio il certificato di assolvimento dell’obbligo di istruzione. Al termine del III anno dei percorsi di IeFP è previsto un attestato di qualifica professionale. Per la valutazione in itinere l’Istituzione formativa (IF) registra, durante l’anno, gli esiti delle verifiche sulla scheda allievo. Inoltre, a metà anno, dopo il superamento delle verifiche con esito positivo, certifica le competenze acquisite sul “Libretto Formativo dell’allievo”, che riporta, aggiornati, i crediti formativi dell’alunno. Essi, in caso di richiesta di passaggio da un percorso ad un altro o da un Sistema ad un altro, possono essere certificati. QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 96 10) Crediti Per i passaggi interni all’IeFP verso il percorso sussidiario integrativo o da questo verso i percorsi delle IF o i percorsi sussidiari complementari, ai sensi del D.M. n. 4/2011 vige il certificato di competenze intermedio e la qualifica finale triennale. Una Commissione presso le IS e IF valuta le competenze certificate e il percorso (diploma di scuola media; foglio notizie; programmi svolti; schede finali, eventuali percorsi integrativi extracurriculari; eventuale disabilità) e accerta il livello delle competenze con modalità ritenute opportune, ammettendo, in via provvisoria, il candidato alla frequenza dell’anno formativo con eventuali misure di accompagnamento in ingresso, da effettuare nel periodo estivo o all’inizio dell’anno formativo, attraverso appositi interventi di recupero, tutoraggio o laboratori e sviluppo delle competenze (Larsa). Per il riconoscimento dei crediti formativi per i passaggi interni al Sistema di IeFP viene adottato il citato modello C, allegato all’Accordo del 28.10.04. Per i passaggi dalla IeFP all’Istruzione quinquennale, le Istituzioni di IeFP certificano le competenze secondo il modello A o B allegati all’Accordo citato, secondo la certificazione di assolvimento dell’obbligo di istruzione ai sensi del D.M. n. 139/2007, secondo la certificazione, con l’indicazione dei livelli raggiunti, di eventuali percorsi extracurricolari o integrativi svolti, anche all’interno di Larsa. La Commissione esaminatrice dell’Istituzione scolastica utilizza i modelli A/B, di cui al D.M. n. 86/2004. Per i passaggi dall’Istruzione quinquennale all’IeFP, le scuole certificano le competenze del percorso con titolo di studio o certificazione intermedia (pagella), assolvimento dell’obbligo, eventuali percorsi extracurricolari e/o integrativi. La Commissione esaminatrice dell’Istituzione formativa utilizza il modello C dell’Accordo del 28.10.04, punto 11. Per i 18enni non più soggetti all’obbligo di istruzione, la Commissione deve prevedere il coinvolgimento di operatori o rappresentanti dei diversi Sistemi interessati (istruzione, formazione, lavoro) e deve attribuire peso anche alle autodichiarazioni, ai titoli ed alle attestazioni rilasciate dai sistemi di provenienza. Il processo di riconoscimento prevede: azioni di accompagnamento preventive; costituzione della commissione per i passaggi; accertamento con evidenze documentarie; accertamento attraverso prove pratiche/teoriche e colloqui in caso di carenza di evidenze, rilascio delle certificazioni e riconoscimento dei crediti, accompagnamento per l’accesso ai percorsi di qualifica, in caso di certificazione di livello base non raggiunto, si prevedono moduli di recupero di massimo 100 ore. 11) Governo del sistema È previsto un Organismo regionale di indirizzo, monitoraggio e valutazione composto dai rappresentanti dell’Assessorato regionale istruzione, Assessorato regionale al lavoro, USR, Unione Province regionali, Anci Sicilia, Parti sociali. All’aggiornamento e alla revisione del quadro 97 degli standard regionali provvede periodicamente il Dipartimento Regionale dell’Istruzione e della Formazione Professionale, sentito il Tavolo Tecnico di Lavoro di cui al DDG n. 1532 del 14.04.11. Tale Tavolo ha redatto le Linee guida regionali per i percorsi triennali di Istruzione e Formazione Professionale di cui al DGR 231 del 13.09.11. 12) Destinatari Dal 2011/12 giovani che hanno: frequentato con successo il primo anno dei percorsi Istruzione e Formazione Professionale e devono frequentare il secondo anno degli stessi percorsi; frequentato con successo i primi due anni dei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale e vogliono frequentare un terzo anno per conseguire la qualifica di operatore all’interno delle figure nazionali; frequentato con successo i tre anni dei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale (sia di tipologia A che B), ottenuta la qualifica di operatore, e vogliono frequentare un quarto anno per conseguire la qualifica di tecnico all’interno delle 21 figure nazionali; acquisito la qualifica al terzo anno di un Istituto Professionale e vogliano frequentare il quarto anno di un percorso di Istruzione e Formazione Professionale, al fine del conseguimento della qualifica di tecnico all’interno delle 21 figure nazionali, corrispondente alla figura professionale già conseguita; frequentato i primi due anni nel Sistema dell’Istruzione con successo e non intendono proseguire nel canale dell’istruzione e vogliono conseguire, accedendo al terzo anno dei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale, la qualifica di operatore all’interno delle 21 figure nazionali. Il numero minimo degli iscritti alla prima annualità dei percorsi di IeFP è di norma non inferiore a 22 unità e a 20 unità in presenza di alunni diversamente abili o di comunità montane e piccole isole. Per le classi articolate il numero minimo degli iscritti è pari a 12 unità. I percorsi devono avere un massimo di 25 allievi. 13) Costi Il costo annuale per percorso prevede per i percorsi triennali delle Istituzioni formative un ammontare complessivo massimo ammissibile per la prima annualità di €100.000,00 all’anno. Ne deriva che il costo annuale per allievo iscritto è di € 4.347,83; il costo orario per allievo iscritto è €4,14; il parametro ora/corso è di €95,24. 14) IV anno Dal 2005/06 è stato istituito un IV anno di 990 ore massimo 20 allievi (1 corso nel settore turistico), riproposto nel 2006/07 (8 corsi nel settore turistico e servizi d’impresa) e nel 2007/08 (7 corsi nel settore turistico e servizi d’impresa). Nel 2008/09 sono proseguiti 3 percorsi come post-qualifica triennale ma non come IV anno. Dall’a.s.f. 2011/12 i corsi di IV anno sono nuovamente finanziati e ora accessibili sia dai percorsi QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 98 triennali delle IF che dai percorsi triennali delle IS. La durata è di 1.056 ore, articolate come il terzo anno dei percorsi integrali e di sussidiarietà complementare (competenze di base 363 ore, tecnico-professionali 429 ore, stage 231 ore), con un’eventuale integrazione di Larsa per 50-100 ore. A.s.f. 2005/06: n. percorsi 1; n. allievi 12 (IF) A.s.f. 2006/07: n. percorsi 8; n. allievi 125 (IF) A.s.f. 2007/08: n. percorsi 7; n. allievi 119 (IF) A.s.f. 2011/12: n. percorsi 92; n. allievi 1.757 (IF) A.s.f. 2012/13: n. percorsi 110; n. allievi 2.228 (1.079 IF, 1.149 IS) 15) Apprendistato In riferimento all’Accordo Regione USR del 15.06.12 la Regione recepisce quanto previsto dal D. Lgs 167/11. Si prevedono (ma non risultano attivi) percorsi per gli apprendisti minorenni. 99 2.16. Toscana 1) Struttura 2) Normativa – L.R. 32/202 TU Istruzione e FP. – Protocollo MIUR - Regione del 24.07.03. – Accordo territoriale 24.02.11. – DGR n. 347 del 19.04.04 Sistema regionale delle competenze in standard nazionali. – DGR n. 72/04 per a.s. 2004/05. – DGR n. 6299/04 per a.s. 2005/06. – DGR n. 749/06 per a.s. 2006/07. – DGR n. 615/07 Linee guida a.s. 2007/08. – DGR n. 5053/07 Linee guida obbligo 2007/08. – DD n. 4568/08 e DD n. 6591/08 per a.s. 2008/09 Dispersione per IP e artistici. – DGR n. 979/08 Linee guida obbligo 2009/10. – DGR n. 6307/2008 per l’a.s. 2009/10 Disposizioni operative terzo anno. – L.R. 63/2009 Modifiche TU 32/02. – DD n. 2441/09 per l’a.s. 2009/10 Linee guida per messa a livello. – DD n. 3610/09 Repertorio regionale figure. – DGR n. 2923 del 14.06.2010 Avviso percorsi 2010/11. 100 – DD n. 3917 04.08.10 LG 10/11 terzo anno FP. – DGR n. 1033/10 su sentenza cost. 309 del 02.11.10 di illegittimità art 13, c.2,3 modif. TU. – DGR n. 1103 del 28.12.10 Approvazione piano regionale dell’offerta 2011/12. – DGR n. 40 del 31.1.11 Modifiche a offerta regionale ed elenco istituti per l’IeFP. – DGR n. 69 del 14.02.11 Approvazione protocollo su sussidiarietà. – DD n. 1672 del 05.05.11 e DD 2621 del 26.06.11 Integrazioni elenco di figure professionali. – DGR n. 549 del 04.07.11 Approvazione degli indirizzi per l’offerta IeFP. – DGR n. 591 del 11.07.11 Modifiche DGR 532/06 su sistema delle competenze. – DGR n. 549/11 nuovi indirizzi per 2011-12. – DD n. 3254 del 27.07.11 e DD n. 4581 del 18.10.11 Assegnazione risorse. – DGR n. 1111 del 12.12.11 LG alternanza. – DD n. 2519 del 06.06.12 Liquidazione saldo. – DGR n. 41 del 30.01.12 IeFP delle IS 2012/13. – DGR n. 259 del 02.04.12 Indirizzi 2012/13. – DD n. 1512/12 e DGR 259/12 Format IS. – DD n. 810 del 07.03.13 Linee guida esami. 3) Dati A.s.f. 2003/04: n. percorsi 188; n. allievi 4.001 A.s.f. 2004/05: n. percorsi 282; n. allievi 4.991 A.s.f. 2005/06: n. percorsi 327; n. allievi 6.049 A.s.f. 2006/07: n. percorsi 579; n. allievi 11.797 A.s.f. 2007/08: n. percorsi 434; n. allievi 9.430 A.s.f. 2008/09: n. percorsi 769; n. allievi 16.980 A.s.f. 2009/10: n. percorsi 1.319; n. allievi 29.356 A.s.f. 2010/11: n. percorsi 688; n. allievi 17.266 A.s.f. 2011/12: n. corsi 699; n. allievi 13.936 A.s.f. 2012/13: n. corsi 879; n. allievi 18.399 Note: il mutamento del quadro normativo nell’a.f. 2010/11, avvenuto in seguito alla sentenza della Corte Cost. n. 309 del 05.11.10, ha reso necessaria la rimodulazione delle modalità di attuazione del diritto dovere all’Istruzione e alla Formazione, con un conseguente ritardo nella realizzazione dell’offerta. 4) Modello PERCORSI DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE (sussidiarietà integrativa e complementare, 2 anni professionalizzanti, ex percorsi integrati). In precedenza la Regione aveva istituito percorsi in integrazione al 20% 101 e percorsi di FP mista: 1-2 anni in istruzione integrata di orientamento a scuola (IF - LIF Istruzione/ Formazione) ai quali seguivano 2 anni di istruzione integrata a scuola (IP - LIP Integrazione professionalizzante) oppure 2 anni di Formazione Professionale integrata (PF - Percorsi formativi con titolarità Scuola o Agenzie). Gli IF partirono nell’ottobre del 2003. Un anno dopo gli IP e i PF. I LIF e i LIP furono istituiti nell’a.s. 2005/06. Tali percorsi integrati si estinsero al primo anno nel 2007/08. Dall’a.f. 2009/10 erano operativi, a partire dal 3° anno dopo le medie, percorsi integrali della durata di un anno per l’acquisizione di una qualifica. Dal 2011/12 la durata di questi percorsi è di 2 anni a partire dal 2° anno dopo le medie. Nel biennio dopo le medie sono previsti eventuali progetti a titolarità scuola per la prevenzione dell’abbandono scolastico e la messa a livello. Altri percorsi biennali (2.100 ore) organizzati dalle Province nelle Agenzie formative accreditate portano ad una qualifica riconosciuta solo nell’ambito del Sistema regionale di FP. Nell’a.s. 2011/12 la Regione ha adottato il modello sussidiario integrativo a titolarità delle Istituzioni scolastiche (IS). Al termine dell’a.f. 2012/13 anche i percorsi triennali in surroga iniziati a scuola nel 2010/11, che erano stati riallineati in itinere alle figure del Repertorio nazionale, hanno rilasciato le prime qualifiche del nuovo ordinamento (non più statali ma regionali). Dall’a.f. 2012/13 l’offerta della Regione si è arricchita con la possibilità di alcuni percorsi in sussidiarietà complementare (Operatore del Benessere). All’offerta in sussidiarietà si affiancano percorsi di secondo e terzo anno delle Istituzioni formative (IF) accreditate, correlati alle figure professionali del Repertorio nazionale. Bando regionale. Approvazione progetti e gestione da parte delle Province. 5) Sede di svolgimento Dall’a.s.f. 2011/12 l’iscrizione avviene presso le Istituzioni scolastiche secondo il modello sussidiario integrativo e (dopo il secondo anno) presso le Istituzioni formative nei restanti percorsi di IeFP integrale. Non è previsto il coinvolgimento delle Agenzie formative all’interno dell’offerta sussidiaria integrativa realizzata dagli IP. Possono realizzare percorsi di IeFP Istituti inseriti in un apposito elenco (DGR 40/11), anche diversi dagli IPS. I soggetti attuatori del biennio professionalizzante delle Istituzioni formative sono accreditati per la FP secondo il sistema di accreditamento toscano. Anche per i percorsi non più rinnovati degli anni passati l’iscrizione avveniva a 14 anni a scuola (1°anno IF e LIF) a 15 anni IP (2° e 3° anno) e a 16 anni LIP (3° e 4° anno), sempre a scuola per IP e LIP e come da bando per PF. La sede di svolgimento era, di norma, la scuola per tutti i percorsi formativi. Le attività di formazione potevano essere svolte nelle Agenzie in tempi di flessibilità, in ore di approfondimento e in orario extracurricolare. Sovente anche la sede dei PF era la scuola, con QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 102 iscrizione stabilita dal bando a scuola o presso le agenzie; i docenti PF appartenevano generalmente alle agenzie formative. Soggetti attuatori dei percorsi integrati erano: un istituto scolastico accreditato, un CFP e un soggetto accreditato per l’orientamento. 6) Docenti In tutti i percorsi in estinzione, i docenti delle competenze di base provengono di norma dalla scuola (nei corsi PF i docenti possono essere retribuiti come prestatori d’opera). Dall’a.s.f. 2011/12, nel modello sussidiario integrativo, i docenti sono della scuola per tutte le competenze. Non è previsto il coinvolgimento delle Agenzie formative all’interno dell’offerta sussidiaria integrativa realizzata dagli IP. Nei percorsi del biennio professionalizzante a titolarità delle IF, la formazione alle competenze di base è a cura dei soggetti eroganti. 7) Articolazione oraria I percorsi del modello sussidiario integrativo sono attuati nell’ambito dell’autonomia e flessibilità. La durata del percorso per anno varia da un minimo di 990 ad massimo di 1.056 ore. Le ore di formazione per la curvatura professionalizzante del percorso sono 1.800 (su un numero massimo 3.168 ore dell’intero ciclo del percorso composto di tre anni), comprese le ore di copresenza dei docenti delle discipline teoriche. Le competenze di base, nel triennio, vanno da un minimo del 15% ad un massimo del 25% delle 1.800 ore di curvatura/minimo 270 ore massimo 450 ore. Laboratori di pratica professionale, nel triennio, vanno da un minimo di 30% delle 1.800 ore di curvatura/minimo 540 ore. Stage o alternanza scuola-lavoro, nel triennio, vanno da un minimo 20% delle 1.800 ore di curvatura/minimo 360 ore. Competenze tecnicoprofessionali nel triennio: minimo 15%, massimo 25% delle 1.800 ore di curvatura. Le qualifiche biennali dei percorsi integrali hanno uno standard minimo di 2.100 ore: 35% attività di lezioni teoriche (di cui il 50% propedeutiche al percorso professionalizzante e il 50% propedeutiche all’acquisizione/recupero delle competenze di base); 35% di attività laboratoriale coerente con la figura professionale di riferimento del Progetto; 30% tirocinio formativo/stage aziendale. La durata del percorso di sussidiarietà complementare (solo per Operatore del Benessere, indirizzo Acconciatura ed Estetica) parte da un minimo di 2.970 ad un massimo di 3.168 ore totali (DGR 259/2012 e profilo regionale di riferimento). Le competenze tecnico-professionali per la qualifica regionale toccano le 1.800 ore; i laboratori di pratica professionale durano minimo 540 ore (30%); lo stage nel triennio comporta minimo 540 ore (30%). La percentuale di ore dedicate alle competenze di base viene calcolata rispetto alle percentuali previste per i laboratori e gli stage. 103 8) Elementi Sono previste alcune misure di accompagnamento nel biennio di IeFP a titolarità delle Istituzioni formative: presa in carico educativa con tutor personali; orientamento; valutazione formativa delle competenze per la definizione di percorsi individualizzati; bilancio di competenze; attività di mentoring nei percorsi di formazione/lavoro; documentazione sugli sbocchi occupazionali. Nei percorsi biennali, la durata della formazione per la messa a livello è massimo 80 ore a ragazzo su un asse, 150 su due assi, 220 per tre assi, 300 per quattro assi. I partecipanti per ogni asse non sono superiori a 15. Il percorso di messa a livello è svolto anche a latere delle attività previste nell’anno professionalizzante e deve terminare entro la fine del percorso biennale. 9) Esiti e certificazioni Le IS effettuano l’articolazione e la struttura delle prove di verifica descrivendo il dettaglio delle prove per la verifica degli apprendimenti per l’anno di riferimento per ogni Unità Formativa e la progettazione di massima delle prove finali. La verifica in itinere e la valutazione finale viene effettuata anche in esito al percorso, utilizzando strumenti oggettivi di valutazione quali test strutturati o semi strutturati, prove pratiche e simulazioni. Rilascio di qualifiche e certificazioni e costituzione di commissioni d’esame a norma della disciplina regionale prevista dal Sistema Regionale delle Competenze ai sensi DGR 532/09. Sono previsti interventi per i “prosciolti” per il conseguimento della licenza media (anche in CPIA) e di crediti per i percorsi di Formazione Professionale. Il certificato di competenze dell’obbligo di istruzione viene rilasciato dalle strutture scolastiche al termine dell’obbligo di istruzione (frequenza di 10 anni), con l’acquisizione completa o parziale delle competenze previste dai 4 assi culturali. Nel caso in cui il ragazzo non sia più in carico all’Istituto scolastico, è prevista la possibilità (cfr. All. 1 del Decreto della Regione Toscana n. 3814 del 03.08.09 punto 1) di rilascio attraverso l’utilizzo di strutture inserite in apposito elenco provinciale. La certificazione delle competenze di base può essere effettuata, anche in modalità integrata, da Istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado, da CPIA, da ATS formate da una o più scuole ed agenzie formative accreditate che, a seguito di avviso emesso dalle amministrazioni locali, manifestino la loro volontà di assolvere a tale funzione. 10) Crediti Gli indirizzi regionali (DGR 259/2012) e le linee guida per gli esami (DD 810 del 07.03.13) fanno riferimento alle attestazioni dell’Accordo del 27.07.11 quali unici modelli per la certificazione finale e l’attestazione intermedia. L’esito positivo delle valutazioni di fine UF porta al riconoscimento di un credito potenziale da spendersi: all’interno di percorsi di Formazione Professionale volti all’acquisizione di qualifiche QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 104 di II, III e IV livello EQF (inclusi i percorsi afferenti alla filiera IFTS) oppure all’interno di percorsi di Istruzione. I percorsi di IeFP possono essere realizzati anche nell’ambito dell’offerta regionale di formazione programmata dalle Province per percorsi formativi biennali, finalizzati al conseguimento di una qualifica professionale. In tal caso vengono riconosciuti al giovane, in forza del percorso di dieci anni effettuato nell’istruzione, crediti formativi nel rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni nazionali. Gli esami finali di qualifica verificano l’effettivo conseguimento delle competenze riconosciute come crediti in ingresso. 11) Governo del sistema Il Settore Formazione e Orientamento della Regione Toscana si confronta con l’Ufficio Scolastico Regionale, il Consorzio Istituti Professionali Associati Toscani (CIPAT) e le Amministrazioni Provinciali al fine di condividere le modalità di progettazione, di gestione e di valutazione della IeFP regionale. Per la realizzazione, negli anni 2012-2015, di percorsi di Istruzione e Formazione Professionale di durata triennale in regime di sussidiarietà, è stato sottoscritto un Accordo tra la Regione Toscana e l’USR per la Toscana. A tal fine è stato costituito un Comitato di coordinamento presieduto dall’Assessore regionale e composto da rappresentanti dell’Ufficio scolastico regionale, della Regione e delle Province. Le Province e il Circondario valutano i progetti delle Istituzioni scolastiche sulla base di una scheda di valutazione predisposta dal settore regionale competente e pubblicano l’elenco dei progetti approvati. La Regione, sulla base dei dati a preventivo approvati dalle Province/Circondario assegna e liquida alle Province/Circondario il 50% delle risorse richieste. In seguito le Province/Circondario assegnano e liquidano agli IPS provvisoriamente il 50% delle risorse richieste nel Piano finanziario presentato da ciascun IPS entro 30 giorni dalla data di approvazione del primo decreto regionale. Gli IPS trasmettono comunicazione alle Province/Circondario dei dati quantitativi relativi agli iscritti al 15 ottobre ai percorsi IeFP in I, II e III classe nell’anno scolastico e formativo. Inoltre, gli IPS forniscono il preventivo rimodulato delle risorse richieste mantenendo fermo il riferimento al massimale per allievo previsto. Le Province/Circondario approvano i nuovi preventivi riformulati e comunicano alla Regione il fabbisogno definitivo di risorse. La Regione assegna le risorse definitive tra le Province/ Circondario sulla base del nuovo preventivo tenendo conto del valore già erogato. Le Province/Circondario provvedono ad assegnare le risorse definitive agli IPS sulla base della rimodulazione dei piani finanziari, ed erogano un ulteriore acconto agli IPS entro 30 giorni dalla data di approvazione del suddetto decreto regionale di assegnazione definitiva delle risorse, trattenendo per il saldo una quota del 20% del valore complessivo finale del preventivo di progetto. Il Comitato di Progetto (CP), composto dai rappresentanti dei soggetti partner, ha il com105 pito di verificare l’andamento in itinere del progetto. Il CP dovrà fornire – su richiesta – alla Provincia, ogni elemento utile al corretto svolgimento dei progetti e alla valutazione dei risultati. 12) Destinatari I destinatari dei percorsi triennali integrali sono giovani che hanno assolto l’obbligo di istruzione e sono fuoriusciti dal Sistema scolastico. I percorsi sono composti da almeno 15 allievi. Qualora il numero dei richiedenti la Formazione professionalizzante non consenta l’attivazione del percorso potranno essere introdotte, dal soggetto accreditato, modalità formative e-learning. I destinatari dei percorsi scolastici di IeFP sono gli allievi iscritti al I, II e III anno dei percorsi quinquennali degli Istituti Professionali di Stato che hanno optato per la realizzazione dei percorsi triennali di Istruzione e Formazione Professionale. In particolare, si tratta di giovani che: 1) siano fuoriusciti dal Sistema scolastico senza conseguire un diploma ovvero una qualifica professionale; 2) abbiano assolto l’obbligo di istruzione (permanenza di 10 anni nel sistema scolastico); 3) siano in possesso della certificazione del possesso di tutte le competenze scolastiche di base (quelle previste dal Regolamento approvato dal Ministero della Pubblica Istruzione con Decreto del 22.08.07, n. 139) ovvero giungano a possederle – dopo un’iniziale certificazione parziale ed un successivo congruo percorso di messa a livello che si concluda con la formale certificazione del possesso di tutte le suddette competenze scolastiche di base – almeno entro la data prevista per l’esame finale del corso di qualifica professionale. 13) Costi Il parametro di unità di costo standard prevede per i percorsi biennali delle Istituzioni formative un costo ora/corso di € 133.000,00 nel biennio e di €65.000,00 all’anno. 14) Apprendistato In riferimento alle DGR 10.07.12, n. 609, DGR 18.05.12 e L.R. 02.05.12 n. 12, si prevedono (ma non risultano attivi) percorsi per un monte ore non inferiore a 990 ore annue (600 in modalità strutturata e 390 non). Delle ore strutturate, 400 sono erogate presso il soggetto attuatore e 200 presso l’impresa. Altre 390 ore non strutturate sono erogate dall’impresa. QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 106 2.17. Umbria 1) Struttura 2) Normativa – Protocollo MIUR - Regione del 01.08.03. – Protocollo MIUR - Regione 16.01.08. – Intesa interistituzionale del 17.12.07 DGR 2259. – Accordo territoriale 16.02.11 Sussidiarietà integrativa (in allegato elenco IS). – DGR n. 211 del 10.02.05 Documento su certificazione e riconoscimento crediti. – DGR n. 277 del 17.03.08 Triennali per giovani che abbiano assolto all’obbligo di istruzione. – L.R. 7/09 Sistema formativo integrato. – DGR n. 822 del 10.06.09 Attuazione percorsi. – DGR 51/2010 Standard, certificazione e attestazione. – DGR n. 181 dell’08.02.10 Modalità attuative sussidiarietà. – DGR 168/10 Recepimento Repertorio. – DGR n. 579 del 07.06.11 Modalità attuative per i progetti delle IS e finanziamenti. – DGR n. 56 del 24.01.11 Iscrizioni a scuola in sussidiarietà integrativa. – DGR n. 284 del 28.03.11 Indirizzi attuativi IeFP e finanziamenti integrazione con Agenzie. 107 – DGR n. 109/12 Triennali IeFP. – DGR n. 515/12 IeFP a.f. 2012/13. – L.R. n. 30 del 23.12.13 Sistema di IeFP. 3) Dati A.s.f. 2003/04: n. percorsi 7; n. allievi 26 A.s.f. 2004/05: n. percorsi 10; n. allievi 109 A.s.f. 2005/06: n. percorsi 24; n. allievi 279 A.s.f. 2006/07: n. percorsi 31; n. allievi 392 A.s.f. 2007/08: n. percorsi 59; n. allievi 706 A.s.f. 2008/09: n. percorsi 46; n. allievi 658 A.s.f. 2009/10: n. corsi 53; n. allievi 646 A.s.f. 2010/11: n. corsi 44; n. allievi 563 A.s.f. 2011/12: n. corsi 105; n. allievi 2.009 A.s.f. 2012/13: n. corsi 165; n. allievi 3.124 4) Modello PERCORSI DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE (sussidiarietà integrativa). Dal 2003/04, percorsi triennali integrati a titolarità delle Istituzioni scolastiche (estinti nell’a.f. 2008/09). Dal 2008/09 percorsi triennali integrali, a titolarità delle Istituzioni formative, per giovani in diritto-dovere che non hanno compiuto 16 anni o oltre 16 anni. I percorsi integrali erano di tre anni sia per giovani che non avessero compiuto 16 anni (14/16enni), sia per giovani oltre i 16 anni (16/18enni). Nell’a.f. 2011/12 erano attivi percorsi per 16/18enni ma non per 14/16enni. Nel 2011/12 la Regione adotta il modello sussidiario integrativo a titolarità delle Istituzioni scolastiche (IS) con la contemporanea presenza di possibili nuovi primi anni dei percorsi triennali integrali delle Istituzioni formative (IF) accreditate. Per il 2011/12 e per il 2012/13 non è stata segnalata dalla Regione la nuova attivazione di percorsi per 14/16enni delle IF. Le risorse destinate a tali percorsi provengono dal riparto dei finanziamenti statali. Attualmente sono presenti percorsi integrali di FP solo all’ultimo anno. La L.R. 30/13 cita per il Sistema regionale eventuali percorsi di durata quadriennale che si concluderebbero con il conseguimento di un diploma professionale. Bandi provinciali. 5) Sede di svolgimento Dall’a.s.f. 2011/12 l’iscrizione avviene presso le Istituzioni scolastiche secondo il modello sussidiario integrativo. Nei percorsi triennali integrali ancora in essere negli ultimi anni, l’iscrizione si fa presso gli IF accreditati. La sede di svolgimento è quella degli IF. Soggetti attuatori dei percorsi sono Istituzioni formative che hanno esperienza almeno triennale nella gestione di interventi per giovani fino a 18 anni. QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 108 6) Docenti Dall’a.s.f. 2011/12, nei percorsi del modello sussidiario integrativo le competenze di base sono insegnate da personale delle Istituzioni scolastiche. Le ore delle competenze tecnico-professionali possono essere erogate entro la quota di flessibilità del 25% (264 ore) dai docenti ed esperti delle Agenzie formative accreditate per l’obbligo di istruzione ai sensi del DM 239/2007. Nell’ambito della quota del 25% possono essere erogati anche interventi mirati al sostegno motivazionale, all’orientamento, al riorientamento, al tutoraggio (DGR n. 284/11). 7) Articolazione oraria I percorsi del modello sussidiario integrativo sono attuati nell’ambito dell’autonomia e flessibilità I percorsi delle IF (estinti nell’a.f. 2012/13) per i ragazzi che non avevano ancora compiuto 16 anni erano articolati in un primo anno a forte valenza orientativa e in un biennio professionalizzante (1+2), e dovevano prevedere obbligatoriamente nel triennio l’articolazione in cicli formativi triennali della durata complessiva di 3.200 ore così strutturati: 1° annualità con 1.100 ore; 2° annualità con 1.100 ore; 3° annualità con 1.000 ore di cui massimo ore professionalizzanti: 480+610+780=1.870 di cui stage 240-320 al solo 3° anno; i percorsi per i 16/18enni, erano articolati in 3 annualità, organizzate secondo propedeuticità e progressione: 1° annualità: durata 1.000 ore, di cui al massimo 300 ore di stage; 2° annualità: durata 1.000 ore, di cui al massimo 300 ore di stage; 3° annualità: durata compresa tra 800 e 1.000 ore, di cui almeno il 25% di Formazione in aula e laboratorio. Ore professionalizzanti: 0+652+796=1.448, di cui stage 300+300+ 320=920 nel triennio. 8) Elementi Erogazione di azioni di orientamento, sostegno linguistico, sostegno all’apprendimento, counselling individuale e di gruppo, riconoscimento dei crediti ed eventuale recupero degli apprendimenti richiesti per l’ingresso nell’annualità di percorso formativo. Tutti i percorsi dovranno necessariamente prevedere almeno un’Unità Formativa relativa alla diffusione della cultura della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, esclusa dal riconoscimento dei crediti formativi di frequenza. 9) Esiti e certificazioni L’attività formativa dei percorsi è finalizzata all’acquisizione di una qualifica professionale e di competenze certificabili che costituiscono credito per l’accesso ai livelli successivi, per la transizione nel Sistema d’Istruzione, per l’esercizio dell’apprendistato, così come previsto dall’art. 68 della Legge 144/99 e successive modifiche e integrazioni. Su richiesta dello studente viene rilasciato il certificato di assolvimento dell’obbligo di istruzione. Con DGR n. 211 del 10.02.05 la Regione ha rece109 pito la modulistica approvata dalla Conferenza Unificata con l’Accordo del 28.10.04 sulle certificazioni finali e intermedie. Sono anche utilizzate le certificazioni finali e intermedie e attestazione di riconoscimento dei crediti ai fini del passaggio alle IF dall’apprendistato e dalle IS secondarie superiori, ai sensi dell’Accordo del 28.10.04. Per sostenere gli esami è necessaria la frequenza di almeno il 75% delle ore di durata del percorso. 10) Crediti Nei progetti dovranno essere specificate le Unità Formative per le quali potrà essere effettuato il riconoscimento di crediti di frequenza rivolti alla personalizzazione dei percorsi, fermo restando che detti crediti non possono essere intesi come diminuzione della frequenza effettiva del percorso formativo. Per la messa in valore degli apprendimenti maturati nei precedenti percorsi vige la DGR 1429/2007. Questa regola riguarda anche i percorsi in diritto-dovere extra Accordo, finanziati con il FSE e rivolti ai giovani che hanno già assolto all’obbligo scolastico. 11) Governo del sistema La Regione, secondo la L.R. n. 30 del 23.12.13, esercita le funzioni: a) programmazione, indirizzo, coordinamento delle politiche di intervento del Sistema regionale e dell’offerta formativa assicurando l’unitarietà del Sistema su base regionale; b) adozione di un sistema di valutazione e controllo al fine di verificare l’efficacia, l’efficienza e la qualità del sistema regionale, nel rispetto delle linee guida statali in materia; c) monitoraggio del Sistema regionale. Le Province partecipano alla programmazione dell’offerta formativa e ne definiscono la programmazione territoriale tramite l’emanazione di avvisi pubblici. 12) Destinatari Soggetti all’obbligo d’istruzione, che hanno concluso nell’anno scolastico il primo ciclo di istruzione, o che lo hanno conseguito negli anni precedenti e che, comunque alla data dell’avvio delle attività didattiche, non hanno compiuto 16 anni. Giovani che hanno compiuto 16 anni: “Giovani disoccupati/inoccupati in diritto dovere che abbiano assolto l’obbligo di istruzione o ne siano esonerati avendo conseguito la licenza media”. Gli allievi senza licenza media potranno essere inseriti nei corsi a condizione che si preveda un percorso parallelo in un CPIA per il recupero del titolo. 13) Apprendistato In riferimento alla DGR del 24.04.12 n. 441 (Allegato A), si prevedono (ma non risultano attivi) percorsi per un monte ore non inferiore a 400 ore annue, tenuto conto della possibilità, nel caso di apprendisti di età superiore ai 18 anni, di riconoscere crediti formativi in ingresso alla luce delle competenze possedute. QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 110 2.18. Valle D’Aosta 1) Struttura 2) Normativa – Protocollo 30.10.03 tra Agenzia regionale Lavoro e Sovraintendenza studi (DGR n. 3906/03). – Protocollo tra Regione Autonoma - MIUR - MPLS 19.11.03 (DGR n. 3906/03). – Protocollo d’intesa Inserimento dei privi di licenza (DGR 3077 del 23.12.11). – Deliberazione 1280 del 26.09.07 Procedura per il triennio 2007/10. – DGR n. 1281 in data 18.05.07 Gruppo di monitoraggio. – DGR n. 2426/2009 e DGR n. 3373/2009 Percorsi integrati. – DGR n. 519/10 Recepimento rifor. II ciclo. – DGR n. 2370/10 Recepimento figure del repertorio nazionale. – DGR n. 2026 23.07.10 Repertorio regionale. – DGR n. 2316/10 e 2317/10 2e 3e annualità percorsi integrati 2010/11. – DGR n. 1736/11 e PD 4490/11 Invito per percorsi per post 16enni 2011/12. – DGR n. 1691 del 15.7.11 Inserimento di 7 profili nel repertorio regionale e standard. – Provvedimento Dirigenziale n. 4490 del 10.10.11 Approvazione corsi post16enni. 111 – DGR n. 3052 16.12.11 Integrazione repertorio. – DGR n. 813 13.04.12 Istituzione gruppo di monitoraggio. – DGR n. 1941/12 Corsi biennali per post 16enni 2012/13. 3) Dati A.s.f. 2004/05: n. percorsi 5; n. allievi 81 A.s.f. 2005/06: n. percorsi 11; n. allievi 143 A.s.f. 2006/07: n. percorsi 17; n. allievi 214 A.s.f. 2007/08: n. percorsi 18; n. allievi 200 A.s.f. 2008/09: n. percorsi 23; n. allievi 276 A.s.f. 2009/10: n. percorsi 21; n. allievi 263 A.s.f. 2010/11: n. percorsi 12; n. allievi 154 A.s.f. 2011/12: n. corsi 32; n. allievi 588 A.s.f. 2012/13: n. corsi 30; n. allievi 643 Note: In Valle d’Aosta le scuole sono regionali, con organici pagati dalla Regione, ma hanno obiettivi e titoli statali in esito ai quinquenni. Tutti gli IP e IT sono anche accreditati automaticamente alla Formazione per un Accordo del 2003 Regione-Sovrintendenza. 4) Modello PERCORSI DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE (sussidiarietà integrativa e complementare e percorsi integrali di IeFP, ex percorsi triennali integrali, ex percorsi misti e ex percorsi integrati con CFP più del 20%). Nell’a.f. 2004/05 percorsi di Formazione pura (non più rinnovati al 1° anno nel 2005/06). Dall’a.s. 2005/06 percorsi triennali integrati a titolarità CFP con 20% di presenza di docenti di scuola (estinti al 1° anno nel 2007/08). Dall’a.s. 2007/08 percorsi integrati a titolarità scuola con presenza al 50% di docenti di scuola statale (estinti al 1° anno nell’a.s. 2010/11). Dall’a.s.f. 2010/11 (DGR 519 del 26.02.10) il filone principale del modello regionale si avvicina (ma potrebbe discostarsene e non è richiesto uno specifico accordo territoriale essendo la Regione a statuto speciale) a quello sussidiario integrativo, con la contemporanea presenza di percorsi delle Istituzioni formative accreditate. Dall’a.s. 2010/11 sono partiti 2 percorsi nell’ambito degli Accordi in CU sulle figure professionali, uno in un IT (per Operatore Agricolo) e l’altro in un IP (per Operatore Riparatore Autoveicoli) con obiettivi regionali. Sono attuati nelle scuole secondo un modello “complementare” con passaggio in quarta mediante corsi di allineamento od esami. Nel 2012/13 sono attivate le terze (e le nuove annualità) di questi percorsi. A partire dall’a.f. 2014/15 è prevista l’attivazione di un unico corso in sussidiarietà complementare: Operatore Agricolo. Operatore Riparatore Autoveicoli passerà alle IF accreditate. Dall’a.f. 2011/12 (DGR 1736/11), i percorsi delle IF (percorsi integrali biennali, “assimilabili” ma con denominazione di- QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 112 versa rispetto alle figure nazionali degli Accordi in CU) sono solo per post-sedicenni che possono vantare crediti acquisiti nel biennio dopo le medie. Sono rivolti a ragazzi che non intendono proseguire a scuola e desiderano conseguire un diploma di livello nazionale ed europeo. A gestirli sono 3 Enti accreditati per l’IeFP (CNOS-FAP, Fondazione per la Formazione Professionale turistica, Progetto formazione) Bando a regia regionale. 5) Sede di svolgimento Nell’a.s.f. 2011/12 per i trienni IP e IT l’iscrizione avviene presso le scuole mentre per i bienni dei 16-18enni avviene presso i CFP e presso le scuole. Pertanto, riguardo ai bienni, è prevista un’iscrizione contestuale per i 16enni entro l’anno solare che abbiano frequentato la scuola per 10 anni (al fine del rilascio della certificazione dell’assolvimento dell’obbligo di istruzione) e per i giovani che abbiano già compiuto 16 anni ma non abbiano 10 anni di scolarizzazione (al fine dell’assolvimento dell’obbligo di istruzione). Per i giovani che hanno assolto l’obbligo di istruzione senza ottenere il diploma di Stato del primo ciclo si prevedono apposite convenzioni tra i CTP e gli Enti di Formazione Professionale per il conseguimento del diploma di Stato del primo ciclo. Gli Enti di Formazione Professionale hanno sede operativa accreditata per la tipologia “Obbligo formativo” (DGR 745/03). A loro è richiesto di aver gestito nell’ultimo triennio almeno un corso di FP per giovani nella fascia dell’obbligo formativo. 6) Docenti Nell’a.s.f. 2011/12 nei percorsi delle IF le risorse professionali coinvolte includono i docenti dell’Agenzia formativa ed, eventualmente, i docenti dell’istruzione scolastica, ma la titolarità rimane all’Agenzia formativa. Ai docenti-formatori è richiesta l’abilitazione all’insegnamento delle materie relativamente alle competenze di base e tecnico professionali. Inoltre sono previsti dei tutor dell’Agenzia formativa e docenti di sostegno in caso di handicap. Nell’a.s.f. 2011/12 i docenti sono della scuola per i percorsi triennali IP e IT. Non è previsto il coinvolgimento delle Agenzie formative all’interno dell’offerta sussidiaria integrativa. 7) Articolazione oraria I percorsi del modello sussidiario integrativo sono attuati nell’ambito dell’autonomia e flessibilità su un monte ore di 1.056 ore annuali. Il percorso che si avvicina al modello complementare ha obiettivi regionali ed è articolato in tre anni con 3.300 ore suddivise in 1.100 ore per ciascun anno formativo + un massimo di 100 ore individuali di personalizzazione. Il monte ore prevede: accoglienza, orientamento (100 ore); saperi di base (1.340 ore); area professionale (1.420 ore); project work/stage (440 ore); la personalizzazione è di 300 ore (massimo 100 al113 l’anno) con moduli integrativi in ingresso (per debiti in entrata), di recupero (per debiti in itinere), di raccordo in uscita (per apprendimenti necessari allo sviluppo di altri percorsi). Anche per l’a.f. 2012/13 i percorsi biennali delle IF per ultrasedicenni hanno la durata di 2.000 ore (1.000 + 1.000) con: 1.000-1.200 ore dedicate all’attività pratica e teorica in laboratorio; 400-600 ore di stage; 80-100 ore dedicate alla realizzazione del capolavoro; monte ore definito in fase di progettazione per i momenti di teoria e supporto alla ricerca attiva del lavoro; 100-200 ore per attività motivazionale e accompagnamento. Nei singoli progetti sono formalizzate, per il sostegno/recupero di soggetti a rischio, 200 ore di didattica eccedenti le 1.000 ore previste. 8) Elementi Oltre al monte ore annuo “curvato” dei professionali vengono svolte attività di potenziamento (432 ore), attività aggiuntive obbligatorie di orientamento professionale in prima (33 ore) di stage osservativo in seconda (66 ore) e di alternanza scuola-lavoro in terza (132 ore). I percorsi biennali devono essere progettati con una forte caratterizzazione professionalizzante, una preponderanza di attività teorico-pratica (metodo induttivo), la presenza di significative esperienze in azienda, la presenza di attività di sostegno alla motivazione e alla presa di coscienza dei propri processi di apprendimento, la presenza di attività di sostegno alla ricerca attiva del lavoro. 9) Esiti e certificazioni Attestati di qualifica professionale, corrispondenti almeno al secondo livello europeo (Decisione del Consiglio 85/368/CEE), valevoli per l’inserimento diretto nel mondo del lavoro. 10) Crediti Crediti formativi in ingresso, nel rispetto della normativa vigente; acquisizione/ capitalizzazione di conoscenze/competenze in itinere attestate, al fine di favorire la spendibilità quali crediti formativi in uscita per l’eventuale accesso ad altri percorsi di Istruzione e Formazione. 11) Governo del sistema Il modello è stato definito con incontri con le parti sociali per la raccolta dei fabbisogni professionali del mondo del lavoro analizzando il bacino e le caratteristiche dei potenziali utenti delle iniziative formative. La proposta di percorsi è definita dal sottogruppo “Formazione Professionale e orientamento”, istituito nell’ambito del “Consiglio politiche del lavoro” della Regione, composto da parti sociali, Consiglio regionale e Sovrintendenza agli studi. La proposta è stata validata dal Consiglio politiche del lavoro prima dell’approvazione con DGR. La DGR n. 813 del 13.04.12 istituisce un “Gruppo di monitoraggio”, com- QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 114 posto da rappresentanti della Regione e OO.SS., che monitora i Corsi di Formazione attraverso un impianto di monitoraggio quantitativo e qualitativo. 12) Destinatari Ragazzi soggetti all’obbligo di istruzione (percorsi triennali) e giovani ultrasedicenni che non intendono proseguire a scuola non avendo conseguito alcuna qualifica professionale (percorsi biennali). I percorsi biennali sono rivolti in via prioritaria ai giovani nella fascia d’età di 16/18 anni, eventualmente estesa fino ai 20 anni a copertura dei posti disponibili. I percorsi non possono superare i 25 ragazzi. 13) Costi Un anno nei percorsi integrali delle Istituzioni formative viene finanziato con €175.000,00. Il costo comprende specifiche azioni di sistema, attivazione di moduli di sostegno/recupero di 200 ore (aggiuntivi rispetto alle 1.000 ore del monte ore), attività di formazione dei tutor aziendali e loro partecipazione remunerata alla programmazione; riserva di almeno 1 posto per percorso per l’inserimento di disabili, 15 giorni di spot radio; inserzioni su giornali locali; depliant di orientamento, obbligo di coinvolgimento delle associazioni di categoria nella realizzazione dei corsi. 14) Apprendistato La Regione ha definito, in accordo con le parti sociali, che saranno regolamentati i profili formativi per permettere l’accesso al lavoro dei minorenni che abbiano assolto l’obbligo di istruzione. 115 2.19. Veneto 1) Struttura 2) Normativa – Protocollo dell’11.12.02 Prima sperimentazione IeFP. – Protocollo del 03.10.03. – Accordo territoriale dell’11.12.03. – Accordo territoriale del 25.06.08. – Accordo territoriale del 13.01.11 Offerta sussidiaria. – DGR n. 2813 del 10.09.04 Commissioni per passaggi tra sistemi. – DD n. 656 del 26.09.05 Passaggi verso FP. – DGR n. 1598 del 28.06.05 Recepimento Accordo certificazione del 28.10.2004. – DGR n. 1142 del 18.04.06 Valutazione apprendimenti. – DD 153/2007 Recepimento Accordo 05.10.06 su standard di competenze tecnico-professionali. Il recepimento dell’Accordo 05.02.09 è avvenuto nelle direttive dei bandi. – DGR n. 1407 del 06.06.08 e n. 1699 del 24.06.08 Bandi per percorsi triennali a.f. 2008/09. – DGR n. 916 e n. 917 Bandi per percorsi triennali riferiti all’a.f. 2009/10. – DGR n. 2736 del 16.11.10 Direttiva disabili. – DGR n. 1485 del 25.05.10 Bandi per percorsi triennali riferiti all’a.f. 2010/11. 116 – DGR n. 205 del 01.03.11 Offerta sussidiaria triennale. – DGR n. 119 del 31.01.12 Recepimento accordo 27 luglio 2011. – DGR 698 del 24.05.11 Modalità costo standard (studio approvato dalla Giunta regionale). – DGR n. 887 del 21.06.11 Piano annuale e direttive a.f. 2011/12 (1° e 2° anno). – DGR n. 888 del 21.06.11 Piano annuale e direttive a.f. 2011/12 (3° anno). – DGR n. 1013 del 05.06.12 Piano annuale 12/13. – DGR n. 1014 del 05.06.12 Avviso 12/13. – DGR n. 1558 del 31.07.12 Linee guida 12/13. – DGR n. 2646 del 18.12.12 linee guida esami. 3) Dati A.s.f. 2002/03: n. percorsi 20; n. allievi 432 A.s.f. 2003/04: n. percorsi 230; n. allievi 3.563 A.s.f. 2004/05: n. percorsi 520; n. allievi 9.242 A.s.f. 2005/06: n. percorsi 837; n. allievi 14.332 A.s.f. 2006/07: n. percorsi 905; n. allievi 15.873 A.s.f. 2007/08: n. percorsi 921; n. allievi 16.161 A.s.f. 2008/09: n. percorsi 941; n. allievi 16.203 A.s.f. 2009/10: n. percorsi 965; n. allievi 17.723 A.s.f. 2010/11: n. percorsi 972; n. allievi 18.630 A.s.f. 2011/12: n. corsi 994; n. allievi 19.908 A.s.f. 2012/13: n. corsi 1.025; n. allievi 21.593 4) Modello PERCORSI DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE (sussidiarietà complementare e percorsi integrali di IeFP). Dall’a.f. 2002/03 i percorsi di Formazione Professionale integrale sono per il conseguimento di un attestato di qualifica regionale, da ottenere frequentando un’Istituzione formativa (IF) accreditata. Dall’a.f. 2011/12 è stato adottato il modello sussidiario complementare, a titolarità delle Istituzioni formative (IF) o scolastiche (IS). L’adozione sperimentale anche del modello integrativo sarebbe teoricamente possibile ma non realizzata nell’a.f 2012/13. Nell’a.f. 2011/12 sono presenti 321 percorsi di I anno IF e 31 classi prime negli IP secondo il modello complementare: il passaggio alle quarte classi degli IPS non è automatico e il percorso di qualifica non si realizza necessariamente nell’ambito dell’autonomia e flessibilità curricolare. Dal 2013/14 sono previsti i quarti anni. Bandi regionali. 5) Sede di svolgimento Iscrizione a 14 anni alle IF o alle IS secondo la sussidiarietà complementare. La sede di svolgimento è il Centro di Formazione Professionale o la Scuola. possono presentare progetti formativi, come IF, Istitu117 zioni formative accreditate presso la Regione Veneto e iscritte nell’Elenco regionale degli Enti accreditati; come scuole, in via sussidiaria, gli Istituti Professionali di Stato. 6) Docenti Nei percorsi delle IF sia i docenti delle competenze tecnico-professionali che quelli delle competenze di base provengono dai CFP. Per il supporto alle attività degli allievi sono contemplate attività di tutoring e tutoring orientativo per ogni gruppo classe. Nei percorsi delle scuole sia i docenti delle competenze tecnico-professionali che quelli delle competenze di base provengono dalle stesse scuole. 7) Articolazione oraria Fino al 2011/12 percorso triennale integrale della durata di 3.100 ore (1.000 ore al 1° e 2° anno e 1.100 ore al 3° anno). Dall’a.f. 2012/13 le ore per anno dei percorsi integrali sono minimo 990, con una percentuale variabile nel triennio: di competenze di base (dal 39% al 46%), di competenze tecnico-professionali (dal 43% al 49% e incrementabile in assenza dello stage al secondo anno) e di stage/tirocinio (dall’8% al 15% ma ridotta al 5-10% in assenza dello stage al secondo anno). Pertanto, si prevedono al I anno 450-550 ore massimo di competenze di base e 440-540 ore massimo di competenze tecnico–professionali. Al II anno 410-460 ore massimo di competenze di base, 420-450 ore massimo di competenze tecnico–professionali e 80-160 ore massimo (facoltativo e sostituibile da Formazione Professionale) di stage/tirocinio. Al III anno 290-370 ore massimo di competenze di base, 420-460 ore massimo di competenze tecnico–professionali e 160-280 ore massimo di stage/tirocinio. Il percorso di sussidiarietà complementare ha 1.056 ore per anno (art. 5 comma1 lettera b del DPR 87/2010). Nel biennio la Formazione di base va da 429 a 561 ore, mentre la Formazione Professionale va da 495 a 627 ore. Al 3° anno la Formazione culturale va da 396 a 429 ore, mentre la Formazione professionalizzante da 627 a 660 ore. 165 ore di stage curricolare sono effettuate nell’ambito degli insegnamenti sia culturali che tecnico-professionali. 8) Elementi Il percorso è a carattere modulare. Potranno essere proposti dal primo anno percorsi polivalenti a carattere orientativo riferiti a diverse qualifiche professionali. Il percorso formativo è arricchito dalle seguenti misure di accompagnamento: orientamento; accompagnamento; accoglienza; accompagnamento al lavoro; moduli per favorire un adeguato inserimento di giovani provenienti dal Sistema scolastico o dal mondo del lavoro; moduli destinati a soggetti portatori di handicap o in condizione di disagio; moduli di approfondimento destinati a rispondere a particolari esigenze di professionalità del territorio. QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 118 9) Esiti e certificazioni È adottato un sistema di valutazione con una prova complessa, che intende verificare competenze sia culturali (con riferimento agli standard minimi nazionali delle competenze di base) sia professionali (relative a ciascun profilo professionale). Le fasi della prova valide per tutte le qualifiche sono: progettazione/pianificazione, realizzazione, collaudo con eventuale recupero di anomalie, colloquio. Le modalità di valutazione degli apprendimenti nei percorsi triennali sono definite dalla DGR 1142 del 18.04.2006. Al termine del III anno è rilasciato un attestato di qualifica professionale regionale. Acquisizione di crediti ai fini dell’eventuale rientro nel Sistema di Istruzione. Per sostenere gli esami è necessaria la frequenza di almeno il 75% delle ore di durata del percorso, escluse le ore di esame. 10) Crediti La frequenza del percorso comporta l’acquisizione di crediti ai fini dell’eventuale rientro nel Sistema di Istruzione. È previsto inoltre il riconoscimento di crediti in ingresso per l’inserimento di allievi provenienti dalla scuola o dal mondo del lavoro che richiedono di essere ammessi direttamente al secondo o al terzo anno del percorso triennale o al primo anno dopo la scadenza del termine per l’iscrizione (coincidente con il primo quarto di monte ore). In particolare la collaborazione tra Regione e USR ha permesso di mettere a punto uno speciale dispositivo per l’accertamento dei crediti formativi degli allievi che intendono avvalersi della possibilità di passare da un Sistema all’altro. In virtù di questo dispositivo, si prevede che ogni passaggio tra Sistemi richieda un preventivo contatto tra IF e IS, finalizzato ad acquisire la documentazione amministrativa sul curriculum dell’allievo. Nel caso di passaggi dalla Formazione all’Istruzione la documentazione amministrativa che l’Istituto formativo rilascia all’Istituto scolastico che accoglie allievo comprende anche il certificato di competenze modello B previsto dall’Accordo del 28.10.2004 siglato in Conferenza Stato Regioni Città e autonomie locali. Il modello C viene, invece, utilizzato nei passaggi in ingresso alla Formazione Professionale, nel caso dei passaggi verso la Formazione, per l’inserimento in IF di allievi provenienti da Istituti di scuola superiore, apprendistato/mondo del lavoro e per i dispersi. In questo caso, è convocata una commissione di esperti. Sulla scorta delle informazioni ricevute dall’istituto scolastico di provenienza e in base ai risultati delle prove di accertamento, i docenti del Centro formulano una proposta di inserimento dove vengono evidenziate anche le eventuali azioni di recupero e/o rinforzo finalizzate ad agevolare l’integrazione nella nuova realtà formativa. La Regione ha disciplinato la costituzione delle commissioni interistituzionali per il riconoscimento dei crediti formativi nel passaggio tra Sistemi, previste dal DPR 257/200, istituendo con la DGR n. 2873 del 10.09.2004 e con i successivi decreti 119 dirigenziali n. 232 del 18.04.05, n. 603 del 07.09.05 e n. 905 del 09.12.05, un apposito albo regionale degli esperti dell’istruzione, del mondo del lavoro e della Formazione Professionale chiamati a costituire dette commissioni. La regolamentazione per i passaggi è disponibile sul sito della Regione: http://www.regione.veneto.it/Servizi+alla+ Persona /Formazione+e+Lavoro/Formazione+Iniziale.htm. Per l’ammissione al secondo e al terzo anno dei percorsi si richiede che abbiano ottenuto l’idoneità, ovvero il riconoscimento di crediti formativi adeguati. Il rilascio del certificato di assolvimento dell’obbligo di istruzione è attivato dall’a.f. 2010-2011. 11) Governo del sistema La programmazione delle attività di IeFP è affidata alla Direzione Formazione della Regione Veneto. Essa regola mediante bandi e circolari le attività delle Istituzioni formative, dei Centri di Formazione Professionale trasferiti alle Province e in via sussidiaria delle Istituzioni scolastiche. Il Commissario straordinario per la Formazione l’Istruzione e il Lavoro, coordina le attività svolte dalle Direzioni Regionali curando i rapporti con l’Ufficio Scolastico Regionale e le Amministrazioni Provinciali. La Direzione Lavoro gestisce la banca dati dell’Anagrafe Regionale degli Studenti (ARS, ex AROF=Anagrafe Regionale Obbligo Formativo) attraverso l’Ente strumentale Veneto Lavoro. A partire dall’a.f. 2004/2005 la banca dati informatizzata sugli utenti della Formazione Professionale è finalizzata a monitorare, con modalità informatiche, le iscrizioni, i ritiri degli allievi e i dati di follow up. Le Direttive richiedono che ciascun progetto sia frutto di un’analisi dei fabbisogni attraverso l’indispensabile coinvolgimento dei soggetti istituzionali attivi sul territorio con i giovani in età di obbligo di istruzione. A tal fine sono attivabili partenariati (operativi o di rete) con altri organismi formativi accreditati sul territorio provinciale considerato. Possono, inoltre essere attivati partenariati di rete con servizi sociali competenti per territorio, servizi di orientamento della Provincia, istituti scolastici e uffici scolastici provinciali, con l’obiettivo di instaurare una sinergia tra strutture istituzionali chiamate a diversi livelli a prevenire e contrastare la dispersione scolastica ed il disagio giovanile. Oltre che con i soggetti istituzionali, la Regione si rapporta con gli organismi formativi che realizzano il piano regionale: a tale proposito si cita l’accordo informale che ha portato alla definizione delle qualifiche rilasciabili in esito ai percorsi triennali. A partire dall’a.f. 2004/2005 la Regione ha attivato una banca dati informatizzata sugli utenti della Formazione Professionale, finalizzata a monitorare, con modalità informatiche, le iscrizioni, i ritiri degli allievi e i dati di follow up. Infine, gli interventi di orientamento prevedono un’azione di monitoraggio in itinere sul processo volta a rilevare la qualità delle azioni attivate con i progetti di orientamento. Dall’anno formativo 2008/09 la Re- QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 120 gione Veneto ha adottato inoltre un sistema on line di gestione dei progetti, che permette di gestire tutta l’attività dei percorsi triennali dal caricamento dei progetti alla presentazione del rendiconto. In tale gestione rientra anche il monitoraggio di cui sopra. La Regione mantiene un rapporto di collaborazione con gli organismi formativi che realizzano il Piano regionale: Forma Veneto, FedForm, (scuole per estetisti) e Ance Veneto (scuole edili). 12) Destinatari Allievi quattordicenni soggetti all’obbligo di istruzione che abbiano conseguito la licenza media o allievi disabili con attestato di credito formativo previsto dall’art. 9 del DPR 122 del 22.06.09. I giovani frequentanti un percorso scolastico o di Istruzione e Formazione che abbiano compiuto la maggiore età senza un titolo in assolvimento del diritto- dovere, possono proseguire il percorso triennale fino al raggiungimento della qualifica. Le classi devono essere, di norma, composte da un numero non inferiore a 15 allievi (12 in presenza di disabili) per classe. In particolare, all’avvio del primo anno devono essere 20 per servizi del benessere e comparti vari e 15 per edilizia. Il numero minimo di allievi formati al termine del primo anno deve essere di 15 per servizi del benessere e comparti vari e 12 per edilizia. 13) Costi Il parametro di unità di costo standard prevede per i percorsi triennali delle Istituzioni formative un costo ora/corso di €80,50 abbinato a un parametro allievo di €379,00 per massimo 20 allievi. Pertanto, il costo medio annuale per percorso sarebbe al primo anno di € 86.764,00, il costo medio annuale per allievo (considerando in media 21,8 allievi per classe) corrisponde a € 3.980,00 e il costo medio orario per allievo (considerato per 1.000 ore) è di €3,98. 14) Apprendistato In riferimento alla DGR 07.08.12, n. 736, allegato A, risultano percorsi per un monte ore non inferiore a 440 ore annue (320 di formazione esterna e 120 di formazione interna all’azienda) per gli apprendisti minorenni e per un monte ore non inferiore a 440 ore (320 di formazione interna e 120 di formazione esterna all’azienda) per gli apprendisti di età superiore ai 18 anni. I percorsi sono stabiliti mediante Avviso Pubblico approvato con DGR n. 1284 del 03.07.12 e dal Decreto n. 530 del 13.07.12. 121 2.20. Provincia Autonoma di Bolzano 1) Struttura 2) Normativa – Legge provinciale n. 40 del 12.11.92 Ordinamento della Formazione Professionale. – DGP n. 1779 del 06.07.09, Approvazione dei programmi di esame dei corsi di qualifica professionale. – DGP n. 334 del 01.03.10 Articolazione, corsi, titoli professionali e standard formativi dei corsi a tempo pieno della Formazione Professionale tedesca e ladina. – DGP n. 1256 del 26.07.10 Orario ed organizzazione apprendisti presso le scuole professionali provinciali e modifica delle tabelle orarie delle II, III e IV classi dei corsi di qualifica professionale. – Legge provinciale n. 11/2010 Secondo ciclo di istruzione e formazione della Provincia. – DGP n. 363 del 14.03.11 Norme sull’esame finale. – DGP n. 824 del 23.05.11 Recepimento Accordo figure professionali. – DGP n. 1095 del 16.07.12 definizione dei curricoli dell’IeFP. – DGP n. 1939 del 27.12.12 Ordinamento percorsi triennali. – DGP n. 122 del 28.01.13 Intesa per corsi annuali per l’esame di Stato nella FP. 122 3) Dati A.s.f. 2004/05(*): n. corsi 124; n. allievi 2.904 A.s.f. 2005/06: n. corsi 151; n. allievi 3.327 A.s.f. 2006/07: n. corsi 178; n. allievi 3.750 A.s.f. 2007/08: n. corsi 192; n. allievi 4.131 A.s.f. 2008/09: n. corsi 170; n. allievi 4.580 A.s.f. 2009/10: n. corsi 130; n. allievi 4.078 A.s.f. 2010/11: n. corsi 205; n. allievi 4.724 A.s.f. 2011/12: n. corsi 135; n. allievi 4.995 A.s.f. 2012/13: n. corsi 295; n. allievi 5.276 (*) stima 4) Modello PERCORSI DI FORMAZIONE PROFESSIONALE (percorsi triennali e IV anno). Da quasi vent’anni, nell’ambito della sua autonomia in materia di Formazione Professionale (competenza primaria), la Provincia di Bolzano avvia dei corsi triennali (ad eccezione degli Operatori Socio-Sanitari di 4 anni) composti da un anno di formazione di base e due anni di formazione specifica. La Provincia dispone di 30 Centri, o meglio di “Scuole provinciali”, le “Landesberufsschulen”, ossia Scuole Professionali del territorio. Queste sono diverse dalle Staatlichen Berufsfachschulen: Fachlehranstalten o Berufsbildenden Schulen (Istituti Professionali) e Fachoberschulen (Istituti Tecnici); queste ultime, infatti, danno titoli di Stato e non hanno obiettivi specifici di apprendimento determinati dalla Provincia. Per la parte ladina e tedesca, non esistono più IP (ultimo l’Alberghiero “Keiserhof” di Brunico) ma solo IeFP provinciale, IT e Licei. All’interno delle Landesberufsschulen, dopo il primo anno orientativo è possibile continuare la Formazione Professionale con una Landesfachshule o accedere all’apprendistato (formazione duale con 1 giorno di formazione d’aula e 5 sul posto di lavoro). L’Accordo 16.12.10 sugli “organici raccordi” non è stato recepito dalla Provincia Autonoma di Bolzano ma vi sono intese per varare un 5° anno, allo studio per il 2014. 5) Sede di svolgimento L’iscrizione avviene presso i Centri provinciali di FP dipendenti dall’amministrazione provinciale. I percorsi formativi sono svolti dagli organismi formativi. 6) Docenti Docenti dei Centri provinciali di Formazione Professionale insegnano sia le competenze di base che quelle tecnico-professionali. 123 7) Articolazione oraria Dal 2010/11 il percorso è strutturato in tre anni e prevede da 1.085 a 1.394 ore per ciascun anno formativo (circa 36 ore a settimana) con frequenza a tempo pieno dell’insegnamento delle discipline sia mattina che pomeriggio. Nella Formazione Professionale tedesca (1.224-1.292 ore all’anno) al primo anno sono previste 612 ore professionalizzanti e altrettante (50%) di base. Il secondo e il terzo anno le ore professionalizzanti sono 748 (61%) inclusive di 12 ore di laboratorio e 10 di teoria applicata alla settimana e di circa 180 ore (dalle 4 alle 6 settimane) di stage sia al 2° che al 3° anno. Nella Formazione Professionale agricola, forestale e di economia domestica (1.085 ore l’anno) nel triennio sono previste in media 1.823 ore professionalizzanti e 1.292 ore di competenze di base e trasversali. Lo stage conta tra le 93 e le 186 ore. Nella Formazione Professionale italiana (1.224-1.394 ore l’anno) i primi due anni si frequentano 700 ore professionalizzanti e 680 di base, il terzo anno 880 ore professionalizzanti e 500 di base. Lo stage è mediamente di 160-240 ore incluso nel monte ore degli ultimi due anni. 8) Elementi Il curricolo dovrà prevedere: orientamento; personalizzazione; accompagnamento al percorso. Per ogni anno formativo è previsto uno stage di circa 180 ore in azienda realizzato in 4/6 settimane. 9) Esiti e certificazioni Dopo il 1° anno gli studenti scelgono se continuare nell’apprendistato o nella Formazione Professionale. Al termine del III anno di Formazione Professionale è rilasciato un attestato di qualifica professionale provinciale. 10) Crediti Al momento attuale nella Provincia un ragazzo che da un corso triennale abbia intenzione di passare al quarto anno di un Istituto Professionale deve fare un esame obbligatorio sulle conoscenze e discipline mancanti in base al programma. Per chi vuole proseguire gli studi può essere attivato durante l’ultimo anno di FP un corso integrativo gratuito. Tra i CFP e gli Istituti Professionali si è instaurata una stretta collaborazione che prevede la comunicazione dei programmi, in modo che possa essere garantita una preparazione specifica agli allievi interessati e il riconoscimento delle attività pratiche. La collaborazione tra i due canali formativi non è stata strutturata in convenzioni dato l’esiguo numero dei casi. 11) Governo del sistema Mentre tre Intendenze (quelle tedesca, italiana e ladina) si occupano degli Istituti statali, i quali non rientrano nell’ambito della IeFP, tre sono i QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 124 settori nell’ambito del territorio della Provincia (quello tedesco-ladino, italiano e settore specifico della FP agricola-domestica) che si occupano di gestire la Formazione Professionale, ossia le Scuole provinciali. Le ripartizioni provinciali competenti in materia di Formazione Professionale predispongono annualmente i programmi operativi con i corsi e indicano il profilo professionale, le modalità di iscrizione, di gestione e di realizzazione, la durata e i contenuti. La Commissione provinciale per la Formazione Professionale (ossia, una sottocommissione della Commissione provinciale per l’impiego) adempie alle funzioni attribuitele da leggi e regolamenti ed esprime parere in merito: 1) al coordinamento delle azioni in materia di Formazione Professionale realizzate nell’ambito della Provincia; 2) ai piani pluriennali ed ai programmi operativi delle attività di formazione; 3) alle questioni inerenti alla Formazione Professionale, che la Giunta provinciale sottopone al suo esame; 4) alla concessione di provvidenze di assistenza professionale. 12) Destinatari Giovani in possesso della Licenza media tenuti all’assolvimento del diritto- dovere all’Istruzione ed alla Formazione. Giovani con 9 anni di frequenza scolastica ed iscrizione a percorso integrativo con Scuole Secondarie di 1° grado. I destinatari minori di 18 anni sono distinguibili in apprendisti e alunni dei corsi. 13) Costi La Provincia Autonoma di Bolzano non utilizza un sistema di finanziamento basato su parametri di unità di costo standard. In ogni caso, poiché le “Scuole provinciali” che rilasciano le qualifiche di FP sono pubbliche e appartengono alla Provincia, non sono assimilabili alle istituzioni accreditate del privato sociale. 14) IV anno I corsi quadriennali sono stati istituiti nei primi anni del 2000. Dal 2010/11 i percorsi sono di 1.200 ore. A.s.f. 2005/06: n. percorsi 12; n. allievi 114 A.s.f. 2006/07: n. percorsi 13; n. allievi 155 A.s.f. 2007/08: n. percorsi 15; n. allievi 175 A.s.f. 2008/09: n. percorsi 17; n. allievi 215 A.s.f. 2009/10: n. percorsi 20; n. allievi 236 A.s.f. 2010/11: n. percorsi 21; n. allievi 530 A.s.f. 2011/12: n. percorsi 18; n. allievi 452 A.s.f. 2012/13: n. percorsi 35; n. allievi 585 15) V Anno Un Protocollo d’Intesa (7.02.13) tra Provincia e Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca realizza corsi annuali di Formazione Pro125 fessionale per coloro che intendono sostenere l’esame di Stato per consentire la prosecuzione ai più alti livelli di studio universitario e di alta formazione. Il Protocollo stabilisce i criteri generali per la realizzazione dei corsi per gli studenti che hanno conseguito il diploma professionale al termine del percorso di Formazione di Istruzione e Formazione Professionale quadriennale così come stabilito dal D.Lgs 226 articolo 20. L’offerta riguarda i settori dell’Agricultura ed ambiente, Industria ed artigianato, Servizi amministrativi, commerciali, turistico-alberghieri, socio-sanitari e le aree tematiche riguardano quella linguistica, matematica, scientifica e tecnologica, storico socio-economica e tecnico-professionale. Il monte ore è almeno di 990 ore. 16) Apprendistato In riferimento alla LP 138 del 28.06.12, alla LP 12 del 04.07.12 e al DGP del 16.07.2012 n. 1095, l’attività formativa in apprendistato si articola: per l’apprendistato triennale 400 ore annue presso la Scuola Professionale; per l’apprendistato quadriennale 400 ore all’anno, nei primi 3 anni presso la Scuola Professionale e ulteriori 400 ore per il IV anno, articolate in 160 ore presso la Scuola Professionale provinciale e 240 ore di formazione extrascolastica. La Formazione nelle Scuole Professionali si svolge secondo due modalità: in un percorso a blocchi da 9 a 11 settimane o in 1-2 giorni a settimana. Sono previste 108 figure professionali articolate in 59 figure di operatore (percorsi triennali) e 49 figure di tecnico (percorsi quadriennali). Gli esami di apprendistato sono regolati dalla DGP n. 704 del 13.05.13: “Regolamento degli esami di fine apprendistato”. La DGP 23.07.12, n. 1135 riguarda la lista delle professioni oggetto di apprendistato e gli standard richiesti. Dopo il conseguimento della qualifica è possibile formarsi per ottenere il titolo di maestro artigiano. QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 126 2.21. Provincia Autonoma di Trento 1) Struttura 2) Normativa – Percorsi a regime dal 1994. – Protocollo per 4° anno: 12.06.02 (successiva integrazione del 29.7.03). – Protocollo d’Intesa 07.02.13 per 5° anno. – LP n. 5 del 15.03.05 Disposizioni urgenti in materia di istruzione e formazione. – LP n. 5 del 07.08.06 Sistema educativo di istruzione e del Trentino (artt. 58-59). 127 – DGP n. 2548 18.10.02 Modalità per la sperimentazione. – DGP n. 2087 30.09.05 Azioni formative integrate. – LP n. 5/05 (art 11), DGP 2245/05, 2315/05 e 898/06, LP 5/06 (art 67), DGP n. 724/07 Percorsi di alta FP. – DGP n. 139 26.01.07 Modello di quarto anno. – DGP n. 2003/10 e DGP 138/12 Recepimento accordi per percorsi a regime. – DPPA n. 05.08.11, n. 11-69/Leg Apprendistato formativo. – DGP n. 1822 del 26.08.11 Programma annuale attività Formazione Professionale. – DGP n. 1823 del 26.08.11 Criteri per azioni a finanziamento provinciale a.f. 2011/12. – DGP n. 317/11, 2171/12, 1681/12 e 1682/12 Figure e struttura IV anni. – DGP n. 2762/12 Valutazione apprendimenti. – DGP n. 1051/13 Diploma quarto anno. Nota: Le Istituzioni formative della IeFP sono in maggioranza istituzioni paritarie ma comprendono anche due istituti di formazione provinciale. Nella PA di Trento non operano più gli Istituti Professionali quinquennali (vi sono solo: IeFP provinciale, IT e Licei) ad eccezione del Don Milani di Rovereto (settore sanitario). Le 2 “Scuole provinciali” (19 corsi) sono assimilabili alle 8 agenzie accreditate (56 corsi) e sono dotate di budget autogestito. 3) Dati A.s.f. 2003/04: n. percorsi n.d.; n. allievi 3.345 A.s.f. 2004/05: n. percorsi n.d.; n. allievi 3.378 A.s.f. 2005/06: n. percorsi n.d.; n. allievi 3.646 A.s.f. 2006/07: n. percorsi 182; n. allievi 3.514 A.s.f. 2007/08: n. percorsi 198; n. allievi 3.845 A.s.f. 2008/09: n. percorsi 210; n. allievi 4.099 A.s.f. 2009/10: n. percorsi 213; n. allievi 4.156 A.s.f. 2010/11: n. percorsi 240; n. allievi 4.138 A.s.f. 2011/12: n. percorsi 137; n. allievi 5.057 A.s.f. 2012/13: n. percorsi 239; n. allievi 4.864 4) Modello PERCORSI DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE (percorsi triennali e IV anno) Percorso triennale di Formazione Professionale (già a regime dal 1994). Dall’anno formativo 2011/2012 è stato modificato l’impianto della IeFP trentina secondo il nuovo PECUP dello studente a conclusione del terzo e del quarto anno e con un primo biennio suddiviso nei settori Agricoltura e ambiente, Industria e artigianato e servizi. Il modello prevede 11 articolazioni e 5 sottoarticolazioni. Nell’a.f. 2012/13, al primo anno, sono attivi 19 sedi di istituti paritari con 60 classi e 3 sedi di istituti di formazione provinciale con 21 classi. QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 128 Tra le IF paritarie, la Fondazione Mach (1 sede e 4 classi al 1° anno) non rientra nei finanziamenti comuni. Le IF della Provincia offrono anche corsi serali (1 classe di 1° anno, 1 classe di 2° anno e 2 classi di 3° anno). Con il 4° anno si arriva al conseguimento del titolo di diploma professionale. Il 5° anno verrà introdotto a partire dal 2014/15. Percorso sperimentale nel 2002/03 e a regime dal 2004/05. A partire dal settembre 2006, per gli allievi con diploma professionale, è possibile accedere all’Alta Formazione Professionale, istituita dalla Legge Provinciale n. 5 del 15.03.05, art. 11 e disciplinata dalla Legge Provinciale n. 5 del 07.08.06. 5) Sede di svolgimento La sede di svolgimento delle attività è l’Istituzione formativa, anche per le competenze di base. L’iscrizione avviene presso l’Istituzione formativa. Tra il 2010 e il 2011 sono state parificate ENAIP Trentino, Opera Armida Barelli, Isituto Pavoniano Artigianelli, Centro di Formazione Professionale Centromoda Canossa, Centro di Formazione Professionale dell’Università Popolare Trentina, Centro di Formazione Professionale G. Veronesi, Ivo de Carneri, Centro di Formazione Professionale “Fondazione Edmund Mach”. Accanto ad essi operano le due Istituzioni provinciali di formazione professionale: l’Istituto di Formazione Professionale Servizi alla persona e del legno, a Trento e Istituto di Formazione Professionale Alberghiero e della Ristorazione, a Rovereto. 6) Docenti I docenti delle Istituzioni provinciali di Formazione Professionale hanno dipendenti provinciali. Le Istituzione Formative paritarie dispongono di docenti privati a cui applicano il contratto collettivo provinciale. 7) Articolazione oraria I percorsi sono articolati in 3 annualità di 1.066 ore ciascuno. Le ore dedicate alla Formazione Professionalizzante sono 543 al primo anno, 640 al secondo e 698 al terzo (comprensive di 100 ore di stage). Al terzo anno, il monte ore dedicato all’area culturale è di 368 ore in totale (nel primo anno il peso dell’area culturale è di 523 ore, nel secondo anno di 426 ore). Al 4° anno l’alternanza tra i contesti formativi di CFP e aziende ha visto mediamente l’impegno degli allievi in attività di formazione presso le imprese per il 40%-45% della durata totale del percorso che è di 1.066 ore. 8) Elementi Il curricolo dovrà prevedere: accoglienza; orientamento; sostegno ai passaggi; personalizzazione/individualizzazione del percorso; tuto129 raggio. Nell’Allegato 5 della DGP n. 661 del 30.03.07 si introduce la personalizzazione degli interventi didattici rivolti agli studenti stranieri (art. 10 del DPP, 27.03.08, n. 8-115/Leg “Regolamento per l’inserimento e l’integrazione degli studenti stranieri nel sistema educativo provinciale”) con la possibilità di sostituire l’apprendimento della lingua straniera con l’apprendimento della L1 e di riconoscere l’attività presso i laboratori linguistici (art 11 del DPP 27.03.08, n. 8-115/Leg) quali attività curricolari. Si indicano, inoltre, le funzioni che si riferiscono alla figura del referente per le iniziative interculturali (art. 6 del decreto del Presidente della Provincia, 27.03.08, n. 8-115/Leg) e del docente referente per gli studenti con bisogni educativi speciali (art. 10 DPP, 8.05.08, n. 17-124/Leg “Regolamento per favorire l’integrazione e l’inclusione degli studenti con bisogni educativi speciali”). 9) Esiti e certificazioni “Passaggio assistito”, a conclusione del percorso triennale di Formazione Professionale, al quarto anno dell’Istruzione Secondaria superiore. Iscrizione al 4° anno di FP. La DGP 2087 del 30.10.05 e la LP 07.08.06 n. 5, art. 58 disciplinano i percorsi integrati tra scuole medie e Formazione Professionale per il conseguimento della licenza media. Il modello di certificato della Provincia di Trento è unico per tutte le Istituzioni scolastiche e formative del territorio. Per l’ammissione all’esame lo studente deve aver frequentato almeno il 75% delle ore complessive. 10) Crediti Il Protocollo MIUR-Provincia Autonoma di Trento del 12.06.02 e la successiva integrazione del 29.07.03 hanno ampliato ed esteso a tutti gli indirizzi della FP le modalità di transizione, in forma assistita, verso l’Istruzione Secondaria superiore (e viceversa), mediante il riconoscimento dei crediti acquisiti nei diversi contesti formativi e attraverso due strumenti: il progetto “passerella” che si realizza durante la frequenza di un determinato iter scolastico e formativo già intrapreso dallo studente; prevede una convenzione tipo che individua un percorso coprogettato di moduli di raccordo sulle discipline non contenute nel percorso di destinazione; si tratta di un passaggio di tipo “orizzontale”, per agevolare la transizione degli studenti da un indirizzo scolastico all’altro, anche di ordine diverso, tra i percorsi della Formazione Professionale, dall’Istruzione Secondaria superiore alla Formazione Professionale e viceversa; il “passaggio”, a conclusione del percorso triennale di Formazione Professionale, al quarto anno dell’Istruzione Secondaria superiore (transizione di tipo “verticale”). Vi sono stati passaggi di allievi qualificati dalla FP al quarto anno dell’Istruzione Professionale, dell’Istruzione tecnica grafica e del Liceo delle scienze sociali. Passaggi assistiti segnalati sono avvenuti, ad esempio, a Trento da una QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 130 qualifica FP verso il 4° anno dell’IPS Battisti (di Stato e non Provinciale) commerciale e turistico. 11) Governo del sistema Il Programma annuale di attività per la Formazione Professionale prende come linee strategiche di riferimento gli obiettivi definiti nel Programma di Sviluppo Provinciale e le finalità della riforma indicata nella Legge Provinciale del 07.08.06 n. 5 sul Sistema educativo di Istruzione e Formazione Professionale del Trentino. Sono presenti Comitati e/o gruppi quali organismi per il coordinamento e l’attuazione delle offerte formative: il Comitato di indirizzo e monitoraggio, coordinato dall’Agenzia del Lavoro, è costituito dalle Parti Sociali ed ha il compito di identificare le linee di sperimentazione e di identificazione delle forme di collaborazione tra mondo del lavoro e Sistema educativo provinciale; il Comitato guida interistituzionale, coordinato dall’Agenzia del Lavoro, è composto dai rappresentanti della Sovrintendenza, dall’IPRASE, dal Servizio istruzione e dai Dirigenti Scolastici degli Istituti coinvolti nella sperimentazione. Esso ha il compito di definire le modalità operative dell’offerta formativa. Il Gruppo gestionale, coordinato dall’Agenzia del Lavoro, è composto dai Dirigenti scolastici degli Istituti coinvolti nella sperimentazione, da un consulente pedagogico, dai tutor pedagogici e da esperti amministrativi chiamati al bisogno. Esso ha il compito di gestire l’intera offerta formativa, entro gli indirizzi dati dai tre Comitati precedentemente indicati. 12) Destinatari Possono accedere alla IeFP gli allievi che abbiano conseguito la licenza media. Soggetti in situazione di disagio certificato o a rischio di abbandono e di dispersione scolastica per il conseguimento del titolo conclusivo del primo ciclo di istruzione (art.4 comma II del D.Lgs. 76/05) Possono accedere all’alta Formazione Professionale gli studenti in possesso di diploma professionale di durata quadriennale o che hanno superato l’esame di Stato al termine di un percorso del secondo ciclo. 13) IV anno A.s.f. 2005/06: n. percorsi 30; n. allievi 392; diplomati 342 A.s.f. 2006/07: n. percorsi 28; n. allievi 454; diplomati 378 A.s.f. 2007/08: n. percorsi 28; n. allievi 451; diplomati 378 A.s.f. 2008/09: n. percorsi 27; n. allievi 415; diplomati 360. A.s.f. 2009/10: n. percorsi 31; n. allievi 550; diplomati 435 A.s.f. 2010/11: n. percorsi 36; n. allievi 369; diplomati 495 A.s.f. 2011/12: n. percorsi 37; n. allievi 587; diplomati 529 A.s.f. 2012/13: n. percorsi 42; n. allievi 681; diplomati n.d. 131 14) V-VII anno I percorsi di alta Formazione Professionale hanno durata massima triennale e si realizzano nell’ambito di: automazione industriale, grafica, programmazione e controllo dei processi amministrativi, contabili e finanziari, servizi ricettivi, turistici e ristorazione. Inoltre, sono stati avviati percorsi di secondo anno nell’ambito di energia e ambiente, edilizia sostenibile e progettazione del verde. Possono accedere all’alta Formazione Professionale gli studenti in possesso di diploma professionale di durata quadriennale o che hanno superato l’esame di Stato al termine di un percorso del secondo ciclo”. A.s.f. 2008/09: n. percorsi 4 A.s.f. 2009/10: n. percorsi 9 A.s.f. 2010/11: n. percorsi 9 A.s.f. 2012/13: n. percorsi 8 15) Costi Il parametro di unità di costo standard prevede per i percorsi triennali e biennali delle Istituzioni formative un costo ora/corso di € 147,00. Pertanto, il costo medio annuale per percorso sarebbe al primo anno di € 156.702,00, il costo medio annuale per allievo (considerando che la media stimata è 24,2 allievi per classe) corrisponde a € 6.475,29 e il costo medio orario per allievo (per 1.066 ore) tocca €6,07. 16) Apprendistato In riferimento all’art. 3 del D.Lgs. 14.09.11 n. 167 e al Protocollo d’intesa in materia di apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale tra la Provincia Autonoma di Trento e le parti sociali, la durata della formazione è pari a 460 ore annue (200 ore per le competenze di base e 260 ore per quelle tecnico-professionali, con 100 ore all’interno dell’azienda per 3 anni) per il conseguimento della qualifica e di 4 anni per il conseguimento del diploma professionale. Eventuali crediti culturali e professionali possono ridurre il monte ore annuo di formazione esterna all’azienda ferma restando la sua durata complessiva. Per i giovani già in possesso del titolo di qualifica professionale che vogliono accedere al diploma professionale la durata della formazione è pari a 460 ore annue per 2 anni. QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 133 Il tema della nuova governance della IeFP viene individuato approfondendo quattro questioni. Innanzitutto si offre al lettore uno sguardo sui principi costituzionali relativi alla IeFP. Si passa, poi, a riflettere sul ruolo “primo” e “ultimo” dello Stato nei confronti della IeFP. Un passaggio obbligato è la geopardizzazione della IeFP: un’evidente violazione dei principi costituzionali. L’articolo conclude avanzando, come ipotesi di lavoro, rimedi e possibili soluzioni. 3.1. Uno sguardo sui principi costituzionali relativi alla IeFP L’Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) ha una lunga storia alle spalle, ma dal punto di vista costituzionale è stata riconosciuta soltanto a partire dal 2001, con l’approvazione della riforma del Titolo V della seconda Parte della Costituzione (Legge cost. n. 3 del 2001). Tale riconoscimento identitario è avvenuto con due particolari modalità: per sottrazione e per attribuzione di competenza. Per sottrazione, nel senso che il settore ordinamentale della IeFP è stato ricavato da quello più ampio dell’istruzione; e per attribuzione di competenza, nel senso che la IeFP è stata attribuita alla competenza – legislativa e conseguentemente amministrativa – delle Regioni. Ciò è avvenuto con un semplice ma importantissimo tratto di penna, nella parte in cui nel nuovo art. 117, comma 3, della Costituzione, dopo aver riconosciuto che l’istruzione rientra tra le materie di competenza concorrente delle Regioni (essendo quindi riservata allo Stato la determinazione legislativa dei principi fondamentali), si è precisato che dalla materia dell’istruzione deve farsi “esclusione dell’istruzione e della formazione professionale”. In tal modo, sulla base del principio costituzionale per cui ciò che non è attribuito espressamente alla competenza dello Stato è di competenza residuale regionale (cfr. art. 117, comma 4, Cost.), la IeFP è stata direttamente 13 Ordinario di Istituzioni di diritto pubblico presso l’Università di Macerata. Per una nuova governance della IeFP Giulio M. Salerno1 3. 134 assegnata alla competenza legislativa della Regione, a differenza dell’istruzione per così dire restante, quella cioè scolastica. Tali scaturigini hanno comportato conseguenze di grande rilievo, alcune senz’altro considerabili positivamente, altre meno. La distinzione tra istruzione scolastica e IeFP, e la contemporanea attribuzione alla competenza propria delle Regioni – effetti immediati e diretti delle innovazioni costituzionali cui si è adesso accennato – hanno reso evidente quell’irresistibile autonomia funzionale ed organizzativa della logica formativa che da lungo tempo l’istruzione professionalizzante reclamava, affermando nello stesso tempo la sua propria originalità e la medesima dignità rispetto all’istruzione scolastica. A questi principi costituzionali la Legge n. 53 del 2003 sul Sistema nazionale di Istruzione e Formazione ha dato una prima e fondamentale attuazione. I successivi svolgimenti legislativi determinatisi in sede statale e i conseguenti accordi e intese sanciti tra Stato e Regioni, se in parte hanno indebolito tale impostazione – soprattutto nel momento in cui si è consentito l’intervento cosiddetto sussidiario degli Istituti Professionali di Stato – hanno affrontato con non poche difficoltà, alcuni rallentamenti e indietreggiamenti, e qualche improvvisa accelerazione, le numerose questioni collegate all’implementazione di un Sistema nazionale di IeFP intrinsecamente articolato in realtà regionali molto diverse l’una dall’altra. In definitiva, volendo trarre un bilancio di quanto avvenuto dal 2001 ad oggi, si è voluto consentire la coesistenza di differenziati Sistemi regionali di IeFP ove realizzare impostazioni e visioni politicamente e ideologicamente differenziate, se non addirittura opposte, in ordine all’offerta educativa pubblica nel suo complesso, alla presenza del privato sociale, al ruolo dell’istruzione professionalizzante e ai rapporti tra quest’ultima e i percorsi scolastici. Tuttavia, va aggiunto che entrambi i settori ordinamentali dedicati alla funzione formativa dei giovani, cioè Scuola e IeFP, sono egualmente assoggettati ai “principi generali dell’istruzione” stabiliti dalla legge dello Stato ai sensi dell’art. 117, comma 2, lett. n della Costituzione. Insomma, deve riconoscersi che il comune “cappello” costituito dall’istruzione – cui appartengono sia la Scuola che la IeFP – ha determinato un vincolo ordinamentale di inestricabile collegamento dell’IeFP anche con lo Stato e di cui il costante riferimento della IeFP agli apparati ministeriali dell’istruzione è immediato, palese e inevitabile riscontro. Come qui vedremo meglio, lo Stato agisce, anzi deve agire, quale autorità “prima” di definizione dei principi legislativi essenziali di ciascun Sistema formativo e comuni ad entrambi, e quale autorità “ultima” di garanzia dell’attuazione e del funzionamento dell’istruzione complessivamente intesa; dunque, a fini di salvaguardia della corretta ed efficiente applicazione dei principi costituzionali e legislativi che guidano entrambi i settori, Scuola e IeFP, egualmente e paritariamente componenti dell’ambito ordinamentale dell’istruzione. 135 3.2. Il ruolo “primo” e “ultimo” dello Stato nei confronti della IeFP Innanzitutto, infatti, deve riconoscersi che anche nella IeFP, proprio in quanto materia rientrante nell’istruzione ai sensi dell’art. 117, comma 3, Cost., sono in gioco diritti civili di rilevanza costituzionale quali, ad esempio, il diritto all’istruzione da parte dei discenti, la libertà di insegnamento da parte dei docenti, il diritto di istituire “istituti di educazione” da parte di enti e privati, la pari libertà degli iscritti alle istituzioni private che chiedono un trattamento paritario (tutti diritti che sono garantiti dall’art. 33 Cost.), così come il diritto di libero accesso alle istituzioni educative, il diritto di usufruire dell’istruzione obbligatoria gratuita, il diritto di accedere ai gradi più alti degli studi, il diritto di accedere a prestazioni pubbliche – “borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze che devono essere attribuite per concorso” – che vanno apprestate ed erogate dalla “Repubblica”, cioè dal complesso delle pubbliche amministrazioni rispettivamente competenti (diritti garantiti dall’art. 34 Cost.). Si tratta, dunque, di diritti individuali e collettivi, espressivi di garanzie di libertà e di socialità, che vanno assicurati nell’ambito della IeFP sull’intero territorio nazionale ai sensi dell’art. 117, comma 2, lett. m. Cost., e rispetto ai quali, pertanto, spetta allo Stato la “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili”. Insomma, la riforma costituzionale del 2001 ha prodotto la pariordinazione tra l’Istruzione scolastica e la IeFP nell’ambito del comune settore dell’istruzione, nel senso che ha comportato l’accostamento e l’inserzione della IeFP, al pari della Scuola, rispetto a tutte quelle disposizioni costituzionali che disciplinano le attività educative allorquando, in tali attività, si congiungono profili di istruzione e profili di formazione professionalizzante. Più esattamente, prima della riforma costituzionale del 2001 la disciplina della Formazione Professionale era per lo più ristretta al settore della formazione e dell’elevazione professionale dei lavoratori, ai sensi dell’art. 35, comma 2, Cost., e dunque collegata agli aspetti formativi attinenti al mondo del lavoro e direttamente dipendente dalle esigenze, dalle istanze e dai bisogni presenti nei rapporti economici. Invece, dal 2001 la IeFP ha acquisito lo specifico riconoscimento costituzionale di attività propriamente e direttamente riconducibile all’ambito della “istruzione” al pari della Scuola alla quale, viceversa, la Costituzione originariamente riconosceva una sorta di sostanziale esclusività nell’ambito delle attività formative degli adolescenti. Insomma, a partire dal 2001, gli artt. 33 e 34 Cost. vanno riletti e reinterpretati in stretta connessione con la nuova e più ampia configurazione della materia della “istruzione” risultante dall’inserimento, all’interno di quest’ultima, della IeFP considerata come quello specifico ambito dell’istruzione che è riservato alla competenza “propria” – e non soltanto concor- QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 136 rente – delle Regioni. In questo modo, può concludersi, la IeFP è entrata di pieno diritto nell’ambito dei “rapporti etico-sociali” disciplinati nel Titolo II della Prima parte della Costituzione. Ma gli effetti dell’inserzione della IeFP nell’ambito dell’istruzione e l’equiparazione dell’IeFP alla scuola nell’adempimento della funzione educativa rivolta ai giovani, là dove e nella misura in cui essa si colleghi all’istruzione professionalizzante, non sono limitati a quanto adesso sintetizzato. Infatti, va rilevato che allo Stato non soltanto spetta definire, come detto sopra, “i livelli essenziali delle prestazioni” relativi, come si è appena visto, sia alla Scuola che alla IeFP, ma deve pure intervenire quando i diritti civili e sociali di rilevanza costituzionale siano messi in pericolo dall’inazione degli enti di decentramento territoriali cui spettano ordinariamente le funzioni pubbliche relative alla IeFP. Infatti, l’art. 120, comma 2, Cost. prevede, tra l’altro, che “il Governo può sostituirsi a organi delle Regioni, delle Città metropolitane, delle Province e dei Comuni (…) quando lo richiedono la tutela dell’unità giuridica (…) e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali dei governi locali”. Ciò significa che la Costituzione, se da un parte è stata modificata a partire dal 2001 nel senso dell’accresciuto decentramento istituzionale, dall’altra è stata integrata attribuendo al Governo centrale una competenza specifica, quella di sostituirsi agli enti decentrati qualora sia necessario mantenere l’“unità giuridica” della Repubblica, ossia quell’essenziale parità di condizione giuridica tra i consociati, senza la quale verrebbe meno l’unitarietà dello Stato, assicurando, in particolare, il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni – definiti, come già ricordato, con Leggi poste dallo stesso Stato – quando il comportamento degli enti decentrati non consente o addirittura pregiudica il predetto rispetto, a causa di un esercizio insufficiente o scorretto dei relativi poteri. Nel caso della IeFP, che è qui alla nostra attenzione, l’esercizio della competenza legislativa e amministrativa delle Regioni, particolarmente garantita e rafforzata dalla precisazione posta nel sopra richiamato art. 117, comma 3, Cost., costituisce un anello indispensabile per l’effettivo funzionamento della IeFP: senza norme legislative appositamente predisposte da ciascuna Regione il Sistema della IeFP delineato nei principi essenziali dalle norme statali, infatti, è concretamente irrealizzabile; senza un idoneo apparato amministrativo regionale che dia attuazione alle discipline legislative – sia quelle statali di principio, sia, conseguentemente, quelle regionali – nessun percorso di IeFP può essere attivato. In definitiva, senza il concorso idoneo e congruente di entrambe le competenze regionali – sia sul versante della legislazione che su quello dell’amministrazione – la IeFP rimane lettera morta, l’unità giuridica tra i cittadini si spezza irrimediabilmente, il livello essenziale delle prestazioni – definito dalle norme statali – è definitivamente compromesso. La Costituzione offre allora una soluzione, il potere sostitutivo del Governo della Repubblica, che può apparire assai drastica, ma che non è un’arbitraria invasione 137 di competenza, né un’usurpazione. In ogni ordinamento costituzionale anche a forte decentramento istituzionale, non può non essere consentito al potere centrale l’intervento suppletivo nei confronti dei poteri autonomistici al fine di ristabilire il corretto esercizio delle competenze quando siano in discussione profili, aspetti, interessi direttamente ed immediatamente inerenti alla tutela dei diritti costituzionali, individuali e collettivi, e in particolare quando sia in giuoco quella minima ed essenziale unitarietà del sistema decisionale pubblico senza la quale si comprometterebbe gravemente – se non irrimediabilmente – il senso stesso di appartenenza dei cittadini al medesimo Stato. 3.3. La geopardizzazione della IeFP: un’evidente violazione dei principi costituzionali Tutto ciò considerato, allora, appare davvero in contraddizione con il quadro dei principi costituzionale la condizione giuridica degli adolescenti, dei giovani e delle relative famiglie che vivono e risiedono in quelle Regioni ove, a differenza di altre, manca la normativa legislativa necessaria per consentire lo svolgimento a regime dei percorsi di IeFP, o dove non viene predisposta l’attuazione amministrativa indispensabile per consentire di usufruire della IeFP, ovvero, ancora, non vengono appostate le risorse finanziarie nelle corrispondenti voci di bilancio, sicché risulta impossibile l’attivazione del percorsi di IeFP. L’approntamento dei percorsi educativi della IeFP, in altri termini, non è espressione di una mera discrezionalità politica rimessa alla libera scelta delle Regioni; ben diversamente, è adempimento di una funzione pubblica rimessa per Costituzione alla competenza regionale nel rispetto di principi generali stabiliti dalla Stato al quale compete la salvaguardia del relativo rispetto. La mancanza della IeFP in tutto il territorio nazionale non è soltanto una perdita secca per la nostra collettività, per il compiuto sviluppo formativo dei giovani, per la predisposizione delle professionalità richieste dal mondo del lavoro; è, dal punto di vista qui in considerazione, una palese e grave violazione dei diritti costituzionalmente previsti e garantiti a tutti i giovani che intendono assolvere, come riconosciuto espressamente dalla Legge dello Stato, l’obbligo di Istruzione ed esercitare il diritto-dovere di Istruzione e Formazione per il tramite di percorsi educativi che siano strettamente coniugati con la formazione professionalizzante. Questo è ormai a tutti gli effetti un diritto civile da garantire in modo eguale su tutto il territorio nazionale, che non può essere negato sulla base di scelte discrezionali dei livelli di governo regionali: là dove ciò si verifichi, si configura un assetto giuridico contrario ai principi costituzionali. Parimenti, appare intollerabile, giuridicamente e soprattutto costituzionalmente, una condizione di palese differenziazione, se non di assoluto squilibrio, tra i sistemi di IeFP predisposti concretamente nelle Regioni QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 138 che ne consentono lo svolgimento. Quanti e quali siano i “modelli” di IeFP effettivamente sussistenti, è tema di approfondite e complesse analisi di cui solo gli esperti del settore sono pienamente consapevoli. Quale sia la distanza, se non la contrapposizione tra i modelli regionali di IeFP sussistenti in prassi – perché così legificati e amministrati dalle singole Regioni – e il Sistema nazionale di Istruzione e Formazione come è stato delineato dalle normative statali di principio, è un dato di fatto noto a tutti. Eppure, gli adolescenti, i giovani e le relative famiglie si trovano di fronte ad un ginepraio di differenziate modalità e condizioni di accesso, frequenza, assolvimento e riconoscimento dei percorsi di IeFP, tutte praticamente diverse da Regione a Regione. Le formule più varie escogitate da livello regionale per non dare luogo ad una vera IeFP distinta, autonoma e pariordinata rispetto ai percorsi di istruzione scolastica (i bienni integrati, il primo anno obbligatorio nella scuola, e così via) costituiscono certo l’esempio più eclatante della nostra fantasia istituzionale, ma sono tutti palesemente incostituzionali. In qualche occasione la Corte costituzionale ha avuto la possibilità di dichiararlo a chiare lettere (come ad esempio nel caso della sent. n. 309 del 2010 nei confronti di una legge della Regione Toscana). Ma nella quasi totalità dei casi, il Governo non ha impugnato – nei ristretti termini che gli sono consentiti dalle procedure di giustizia costituzionale – le Leggi regionali, che così hanno dato luogo a modalità attuative della IeFP che devono ritenersi costituzionalmente invalide e che, tuttavia, rimangono efficaci e dunque giuridicamente cogenti sin quando non ne sarà accertata l’incostituzionalità da parte della Corte costituzionale. E ancora l’intervento cosiddetto “sussidiario” degli Istituti Professionali di Stato – ma in realtà in sostituzione delle Istituzioni formative riconosciute come tali dai singoli ordinamenti regionali – avviene, in via generale, secondo un regime stabilito non con norme di Legge, ma con regolamento e sulla base di un accordo raggiunto in sede di Conferenza unificata tra lo Stato e gli Enti del decentramento territoriale e, dunque, in spregio al principio di legalità su cui deve fondarsi l’attività amministrativa. Del resto l’intervento dei Professionali di Stato potrebbe essere ritenuto legittimamente “sussidiario” solo se attivato dallo Stato in via temporaneamente sostitutiva rispetto all’oggettiva mancanza di percorsi regionali di IeFP e per assicurare i livelli essenziali delle prestazioni. Al contrario, si tratta di un intervento permanentemente sostitutivo dei percorsi di IeFP di competenza regionale e che viene attivato per decisione autonoma delle stesse Regioni che illegittimamente rinunciano all’attivazione dei loro percorsi. Talora, poi, a livello regionale, l’applicazione del regime cosiddetto sussidiario è decisa soltanto sulla base di decisioni assunte non in via legislativa, ma addirittura con atti meramente amministrativi. Ancora, può segnalarsi che l’erogazione di risorse finanziarie da parte delle Regioni per lo svolgimento di attività connesse alla IeFP a favore delle Istituzioni scolastiche statali, si pone in violazione del principio costituzionale, tante volte ribadito dalla Corte costituzio139 nale, che proibisce a ciascun livello di governo di destinare le proprie risorse finanziarie per lo svolgimento di attività poste in essere da soggetti o istituzioni appartenenti ad altri livelli di governo, e ciò in base al principio di autonomia finanziaria di ciascun ente territoriale sancito dall’art. 119 Cost. La confusione e la sovrapposizione dei ruoli altera ulteriormente il quadro attuativo della IeFP, determinando una condizione di palese difformità rispetto ai principi costituzionali. La geopardizzazione del sistema nazionale di IeFP, che nei fatti si presenta frazionato tra una molteplicità di differenziati – e talora inesistenti – sistemi regionali, ha prodotto una condizione di disarticolazione che non appare più tollerabile a fronte del rispetto dei principi di “unità” del sistema educativo nazionale di Istruzione e Formazione, principi che la Costituzione garantisce proprio nel momento stesso in cui assegna allo Stato una pluralità di compiti e funzioni che assumono le seguenti finalità complessivamente unificanti: definire i principi generali in materia di Istruzione; intervenire nell’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni che devono essere garantiti dalle autorità regionali direttamente e primariamente competenti nell’erogazione dell’IeFP; provvedere sia all’effettivo rispetto del principio di unità del sistema nazionale di Istruzione e Formazione, che alla garanzia dei diritti costituzionali ad esso collegati sull’intero territorio nazionale, agendo in via sostitutiva in caso di inadempienza da parte dei livelli decentrati di governo. 3.4. Quali rimedi e quali possibili soluzioni? Quali rimedi sono ipotizzabili e quali soluzioni si possono apprestare per affrontare una condizione di geopardizzazione della IeFP che rischia non solo di ostacolare e di precludere la positiva evoluzione di un settore formativo che, come dimostrano le analisi più recenti, dimostra di offrire percorsi educativi apprezzati dai giovani e dalla famiglie, ma anche di costituire quella premessa di fatto che possa condurre sino all’implosione del sistema nazionale di Istruzione e Formazione, per come quest’ultimo è stato definito a partire dalla riforma costituzionale del 2001 e dalla successiva Legge di attuazione n. 53 del 2003. La disarticolazione della IeFP, dunque, non è una condizione che le Regioni – neppure quelle che continuano a guardare con sufficienza o indifferenza alla IeFP – dovrebbero considerare con favore; infatti, una grave inefficienza complessiva dell’istruzione professionalizzante potrebbe giustificare la richiesta di riforme così incisive sino al punto da indurre – pure inserendosi nella prospettiva di riforma del Titolo V di cui si parla insistentemente proprio in questi giorni – a proporre la riduzione o addirittura la cancellazione di quell’ampia sfera di autonomia che è stata riconosciuta alle Regioni con la revisione costituzionale del 2001. Il rischio da evitare, insomma, è quello di una controriforma che riporterebbe l’orologio indietro, non solo cancellando d’un colpo esperienze QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 140 senz’altro positive, ma allontanandoci ancor di più dalla realizzazione di quel modello di connessione tra Istruzione e Formazione cui l’Europa costantemente ci sollecita. Se allora, a nostro avviso, la risposta non può non orientarsi nella predisposizione di una più efficiente governance della IeFP che, nel rispetto delle autonomie regionali, assicuri una configurazione unitaria dei sistemi regionali, almeno tre strade andrebbero contemporaneamente seguite: completare la definizione delle norme statali che delineano dal centro l’assetto unitario della IeFP; fornire un quadro unitario e leggibile di tutte le regole sinora prodotte nelle varie sedi concertative tra lo Stato e le autonomie territoriali; procedere, là dove necessario, a quegli interventi sostitutivi indispensabili per supplire a gravi e palesi inadempienze o distorsioni applicative in sede regionale. Innanzitutto, lo Stato deve assumersi per intero le proprie responsabilità nella definizione dei “principi generali” e, soprattutto, nella precisazione dei “livelli essenziali delle prestazioni” che devono essere assicurati a livello regionale. Il Decreto Legislativo n. 226 del 2005, elaborato in una fase per così dire primordiale della costruzione del sistema nazionale di Istruzione e Formazione, presenta pecche, lacune, imprecisioni e difetti: esso alterna roboanti affermazioni di principio a deboli prescrizioni di dettaglio. La riscrittura di questo Decreto Legislativo appare pertanto necessario, non solo perché in alcuni aspetti esso appare superato dalle scelte compiute dalla legislazione successiva (senza che tuttavia si sia proceduto al necessario coordinamento delle rispettive normative), ma anche perché in mancanza di una definizione consistentemente prescrittiva dei livelli essenziali delle prestazioni da garantire a livello regionale, non sarà possibile ottenere una governance sufficientemente unitaria del sistema della IeFP sull’intero territorio nazionale. Quella che appariva una scommessa nel 2005 – cioè la nascita di un sistema di IeFP che potesse affiancarsi alla scuola in posizione di parità nell’offerta formativa – ormai è una realtà sostenuta da numeri alquanto consistenti che esprimono, anzi, una tendenza sempre più favorevole. Tuttavia, la gracilità delle scelte istituzionali tuttora presenti al centro dell’ordinamento possono mettere a repentaglio quanto sinora fatto. A ciò occorre dunque porre rimedio. Ancora, appare necessario intervenire anche a valle della determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni da garantire nelle singole Regioni, attivando un meccanismo corretto e affidabile di valutazione a livello centrale di quanto concretizzato in sede regionale. A tal proposito, l’art. 15, comma 4, del D. Lgs. n. 226 del 2005 prevede un apposito regolamento ministeriale per definire le modalità di accertamento dei livelli essenziali delle prestazioni da parte delle Regioni, regolamento da adottare ai sensi dell’art. 7, comma 1, lett. c della Legge n. 53 del 2003, per il quale tuttavia è necessaria l’intesa tra Stato e Regioni ai sensi del successivo comma 2. Dobbiamo però chiederci se davvero sia necessaria tale intesa, dato che la Costituzione, come abbiamo visto, rimette allo Stato la competenza sui li141 velli essenziali delle prestazioni. Tale regolamento, come noto, non è stato adottato. La difficoltà di trovare l’intesa con le Regioni ha determinato nei fatti l’impossibilità di adottarlo, e conseguentemente non sono state stabilite quelle modalità oggettive, certe e neutrali per verificare il rispetto dei livelli essenziali. Dunque, se non si è riusciti a trovare l’intesa dopo tanto tempo, a nostro avviso nulla impedisce di modificare la Legge del 2003, sopprimendo la necessità dell’intesa tra Stato e Regioni che, come detto, non è costituzionalmente necessaria. In tal modo, si potrebbe anche avviare il superamento di quei criteri per molti aspetti imprecisi ed imprecisati, che tuttora presiedono alle variegate modalità regionali di accreditamento delle Istituzioni formative. Attualmente tali criteri discendono da un Decreto interministeriale del 29 novembre 2007, al quale è seguita l’intesa in sede di Conferenza tra Stato e Regioni del 20 marzo del 2008, intesa che è base di riferimento per le molteplici – e va aggiunto – più diverse normative regionali di attuazione. L’incertezza della normativa statale collocata alla base di questo fondamentale aspetto del regime della IeFP – normativa statale che, per di più, è collocata al livello normativo delle fonti secondarie, in palese violazione dell’art. 117, comma 2, lett. m che rimette tale compito alla Legge dello Stato – ha prodotto e produce notevole discrezionalità, se non addirittura consistente arbitrarietà, ai singoli modelli di accreditamento approntati a livello regionale, accrescendo così l’incertezza nella predisposizione dei percorsi di IeFP e differenziando ingiustificatamente non solo le condizioni di accesso delle Istituzioni formative nelle diverse realtà regionali, ma anche e conseguentemente il livello essenziale delle prestazioni che è concretamente assicurato a secondo dalla disciplina effettivamente prescelta dalle Regioni. In secondo luogo, va rilevato che le regole che disciplinano a livello centrale – e dunque con funzione sostanzialmente unificante rispetto ai singoli sistemi regionali – la materia della IeFP, appaiono per alcuni aspetti insufficienti, per altri aspetti sovrabbondanti e contraddittorie. Per di più, esse sono in gran parte – e più o meno propriamente – distribuite in numerosi atti che sono scaturiti da accordi o intese o pareri formulati in sede di Conferenza Stato-Regione o in sede di Conferenza Unificata; tali atti, inoltre, frequentemente sono stati formulati con modalità più “descrittive” che “prescrittive” e con formule aperte a molteplici modalità interpretative ed applicative, risultando così pericolosamente ambigui e forieri di eccessiva discrezionalità in sede attuativa. All’interno di questo ginepraio di atti assunti in via per lo più collaborativa tra lo Stato e gli Enti territoriali, non è facile districarsi né per gli organi competenti, né per le Istituzioni formative, né tanto meno per coloro che intendono usufruire dell’offerta di IeFP. E, come noto, la scarsa conoscibilità delle regole, anche quando soltanto derivante dal loro frazionamento tra una pluralità di testi non opportunamente coordinati, è causa di inefficienza per l’apparato amministrativo destinato ad applicare una nor- QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 142 mativa “oscura” e sin troppo malleabile. A tal proposito, anzi, può ricordarsi che la Corte costituzionale ha recentemente sanzionato una legge mal scritta, proprio perché lesiva del principio costituzionale del buon andamento delle pubbliche amministrazioni sancito nell’art. 97 Cost. (cfr. sent. n. 70 del 2013). Appare allora indispensabile che, mediante un’apposita autorizzazione o delega legislativa, il Parlamento conferisca al Governo il compito di riunire in un apposito testo unico le discipline che a vario titolo concernono la IeFP a livello centrale e dunque, a partire dalle norme legislative, andrebbero raccolte, sistematizzate e coordinate le numerose norme, regole, principi che attualmente sono state adottate in materia di IeFP negli atti sinora approvati in via collaborativa nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni e in quella Unificata; tra l’altro, come noto, tali atti non sono di facile reperibilità e non sono pubblicati nella Gazzetta Ufficiale. L’autorizzazione non dovrebbe poi limitarsi al solo coordinamento formale, ma dovrebbe consentire, tra l’altro, anche il riordino delle regole che si sono succedute nel tempo, l’eliminazione di quelle ormai superate e obsolete, e la corretta precisazione in termini prescrittivi dei principi di comportamento sinora delineati in via per lo più discorsiva. L’effetto giuridico sarebbe quello della legificazione di regole che sinora sono state collocate in una pluralità di atti che, pur non costituendo fonti del diritto, hanno avuto la capacità di orientare cogentemente l’azione legislativa delle Regioni. Si perderebbe certamente qualcosa in termini di flessibilità, ma si guadagnerebbe molto su quello della chiarezza e dell’univocità delle regole. Il testo unico della IeFP sarebbe, insomma, un passo indispensabile per conferire quell’unitarietà della regolazione che appare necessario conseguire per consentire una migliore e più efficiente governance a livello regionale. Quindi, anche le disarmonie e le contraddizioni presenti in vario modo a livello regionale sarebbero più facilmente individuabili e di conseguenza potrebbero essere più agevolmente corrette dallo stesso legislatore regionale. Infine, deve notarsi che la condizione di inesistenza della IeFP in alcune Regioni, in ragione di volontà politiche contrarie alla predisposizione di un’offerta educativa alternativa alla scuola e congiunta all’istruzione professionalizzante, appare ormai una distorsione non più sopportabile rispetto alla tutela dell’unità giuridica che la Costituzione garantisce, e nello stesso tempo una lesione gravissima di diritti costituzionalmente rilevanti, che vanno assicurati su tutto il territorio nazionale. L’attivazione dell’art. 120, secondo comma, Cost. e conseguentemente delle procedure previste dalla Legge di attuazione (cfr. art. 8 della legge n. 131 del 2003), rientra nelle competenze e nelle responsabilità proprie del Governo, tanto più se si tratta anche di assicurare nell’ambito della IeFP la coerente ed efficiente allocazione di quelle risorse finanziarie che provengono dallo Stato proprio a tale scopo. Va aggiunto che l’art. 8, comma 1, Legge n. 131 del 2003, prevede anche la possibilità di esercitare il potere sostitutivo nei confronti degli atti 143 normativi delle Regioni e degli Enti locali. Il potere in questione non dovrebbe essere considerato un’usurpazione delle competenze regionali, ma una temporanea sostituzione da parte dello Stato al fine di tutelare esigenze costituzionalmente prevalenti. Da ultimo, può ricordarsi che di fronte all’inazione o allo scorretto esercizio legislativo delle competenze regionali, come noto, i cittadini hanno scarse possibilità di reazione, non potendo accedere direttamente alla Corte costituzionale; ma il recente esempio della dichiarazione di illegittimità costituzionale delle leggi elettorali sulla base di una semplice azione di accertamento (cfr. sent. n. 1 del 2014), deve fare riflettere i legislatori regionali. QUADERNI • ANNO 30 / n° 2 - 2014 145 BECCIU MARIO, COLASANTI ANNA RITA, La corresponsabilità CFP - famiglia: i genitori nei CFP. Esperienza triennale nei CFP CNOS-FAP (2004-2006), Tipografia Pio XI, 2006. CRISPOLTI EMMANUELE, D’ARCANGELO ANNA, Il secondo ciclo: l’istruzione e Formazione Professionale iniziale, in “A dieci anni dalla legge sulla parità”, CSSC, Roma, 2011. FIORIN ITALO, Cambiare, ma si può, in Tuttoscuola, n. 523, giugno 2012. 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ZAGARDO GIACOMO, IeFP: il facile pregiudizio statalista e le speranze del Meridione, Nuova Secondaria, n. 8, Aprile 2014. 147 Sommario .................................................................................................. 3 Presentazione............................................................................................ 5 1. La IeFP nell’a.f. 2012/13 .................................................................... 7 1.1. La dimensione professionalizzante della IeFP .......................... 7 1.2. I dati del Monitoraggio sulla IeFP.............................................. 9 2. Panoramica delle Regioni ................................................................. 19 Introduzione alle schede............................................................................ 19 Glossario ..................................................................................................... 20 2.1. Abruzzo......................................................................................... 22 2.2. Basilicata ...................................................................................... 26 2.3. Calabria ........................................................................................ 31 2.4. Campania ..................................................................................... 35 2.5. Emilia Romagna .......................................................................... 39 2.6. Friuli Venezia Giulia.................................................................... 45 2.7. Lazio ............................................................................................. 52 2.8. Liguria .......................................................................................... 58 2.9. Lombardia .................................................................................... 62 2.10. Marche.......................................................................................... 70 2.11. Molise ........................................................................................... 75 2.12. Piemonte....................................................................................... 79 2.13. Puglia ............................................................................................ 85 2.14. Sardegna....................................................................................... 89 2.15. Sicilia ............................................................................................ 93 2.16. Toscana ......................................................................................... 99 2.17. Umbria.......................................................................................... 106 2.18. Valle d’Aosta ................................................................................. 110 2.19. Veneto ........................................................................................... 115 2.20. Provincia Autonoma di Bolzano................................................. 121 2.21. Provincia Autonoma di Trento.................................................... 126 Indice 148 3. Per una nuova governance della IeFP ............................................. 133 3.1. Uno sguardo sui principi costituzionali relativi alla IeFP ........ 133 3.2. Il ruolo “primo” e “ultimo” dello Stato nei confronti della IeFP 135 3.3. La geopardizzazione della IeFP: un’evidente violazione dei principi costituzionali.................................................................. 137 3.4. Quali rimedi e quali possibili soluzioni?.................................... 139 Bibliografia................................................................................................ 145 Indice ....................................................................................................... 147

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