Argomento:
Data:
17 Novembre 2009
Descrizione breve:
Il Rapporto si pone come un valido strumento di conoscenza delle principali trasformazioni, delle linee di tendenza, delle potenzialità e dei rischi che caratterizzano l’età evolutiva nel nostro Paese.
Contenuto nascosto:
Eurispes 2009/00_Comunicato_Stampa.pdf
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
COMUNICATO STAMPA
GENERAZIONE PROVVISORIA:
IL DIRITTO DI IMMAGINARE IL FUTURO SUPERANDO LE INCERTEZZE DEL PRESENTE
L’Eurispes e il Telefono Azzurro presentano il 10° Rapporto Nazionale sulla Condizione
dell’Infanzia e dell’Adolescenza .
Dal 2000, attraverso le dieci edizioni pubblicate con cadenza annuale, il Rapporto si pone come
un valido strumento di conoscenza delle principali trasformazioni, delle linee di tendenza, delle
potenzialità e dei rischi che caratterizzano l’età evolutiva nel nostro Paese. La presentazione
dei risultati del
Rapporto
rappresenta la prima di una serie di iniziative, organizzate dall’Eurispes e dal Telefono Azzurro
in occasione del
ventennale della Convezione ONU sui diritti dell’infanzia
, volte non solo a stimolare la riflessione sui diritti dei bambini e degli adolescenti e sullo stato di
attuazione di questa importante Convenzione, ma anche a promuovere una sempre maggiore
diffusione della cultura dei diritti all’interno della nostra società.
Le 40 schede che compongono il Rapporto approfondiscono macro-tematiche che vanno
1 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
dall’abuso e disagio alla salute, dall’utilizzo dei nuovi media ai principali cambiamenti intervenuti
a modificare taluni comportamenti delle agenzie di senso e di orientamento come la famiglia e
la scuola, ma anche i luoghi della cultura e della fruizione del tempo libero.
Le due grandi indagini svolte all’interno del mondo scolastico hanno interessato circa 2.500
bambini e ragazzi in 33 scuole di ogni ordine e grado. L’Identikit del bambino è stato tracciato
attraverso un questionario somministrato a bambini con un’età compresa tra i 7 e gli 11 anni,
frequentanti la terza, quarta e quinta classe della scuola primaria e la prima classe della scuola
secondaria di primo grado. L’
Identikit dell’adolescente,
invece, ha raccolto gli orientamenti dei ragazzi dai 12 ai 19 anni, frequentanti la seconda e la
terza classe della scuola secondaria di primo grado o una delle cinque classi della scuola
secondaria di II grado. I questionari analizzati sono stati 1.090 per quanto riguarda l’infanzia e
1.373 per l’adolescenza.
«Saranno gli uomini del domani – dichiara il Prof. Gian Maria Fara, Presidente dell’Eurispes
–, eppure i bambini e gli adolescenti di oggi appartengono sempre più ad una “generazione
provvisoria”, che se da una parte sente l’instabilità del presente “velocizzato” dall’avvento e
dalla diffusione delle nuove tecnologie tanto da poter parlare di un “presente già futuro”,
dall’altra si trova spesso priva di punti di riferimento e di modelli che ne orientino la crescita e ne
sviluppino le potenzialità. I contorni del futuro per i giovani sono resi ancora più incerti e sfocati
dalla crisi dei valori del mondo adulto, in una situazione di mutamenti radicali del mondo del
lavoro e nell’incertezza dell’economia globalizzata.
Quando si parla di futuro negato – prosegue il Presidente dell’Eurispes – non ci si riferisce
solamente a quei minori che subiscono abusi, che incappano nella devianza o a quelli costretti
a vivere in condizioni di estrema povertà. E’ sotto gli occhi di tutti come, anche per quei ragazzi
che si trovano inseriti in contesti fortunatamente meno problematici, che offrono loro
opportunità, mezzi, e perfino, in molti casi, una abbondante dose di superfluo, si può parlare, in
questi anni, di un vero e proprio spreco di potenzialità. Lo testimonia, nel modo più evidente, la
diffusione di comportamenti di devianza “borghese”, o devianza “normalizzata”.
Le moderne tecnologie dovrebbero facilitare la libera espressione di sé e della propria
creatività, non ingabbiarla nella routine e nell’autoreferenzialità improduttiva. Dovrebbero
2 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
favorire l’incontro – un incontro aperto e sincero –, non la chiusura quando non un confronto
vuoto e mascherato, con il mondo esterno. Le tecnologie multimediali potrebbero costituire,
anche per i ragazzi, un’enorme risorsa, da sfruttare al meglio. Ma non sempre accade.
Aggrappati tenacemente alla preponderanza dei messaggi veicolati dai mezzi di comunicazione
e dalla pubblicità, essi troppo spesso si adeguano al modello che fa della perfezione
dell’immagine un bene da raggiungere a tutti i costi. I ragazzi italiani non aspirano quasi mai a
diventare eroi, ma al massimo a diventare famosi. Nello stesso tempo desta preoccupazione il
progressivo allontanamento dei giovani dalla politica prima ancora che ne conoscano le
dinamiche più complesse, prima che abbiano tempo di elaborare uno spirito di partecipazione
civile ed orientamenti definiti. Questo senso generale di sfiducia ed estraneità nei confronti dei
rappresentanti delle Istituzioni e della politica stessa, che talvolta sfocia chiaramente in
disprezzo, blocca in anticipo nei ragazzi ogni desiderio di partecipare attivamente alla vita
sociale, e di divenire quindi protagonisti ed attori di una parte del loro futuro.
Occorre, quindi, – conclude il Prof. Fara – che gli adulti, la società, la politica, le Istituzioni
prendano maggiore coscienza della necessità di offrire la pluralità di elementi necessaria
affinché i giovani possano riappropriarsi del futuro e dell’idea che ce ne sia uno possibile,
migliore, nel quale proiettarsi esprimendo pienamente la loro identità e sfruttando le
innumerevoli potenzialità che hanno, come mai è accaduto per le precedenti generazioni, a
disposizione».
«Per molto tempo, l’assenza di informazioni e conoscenze – dichiara il Prof. Ernesto Caffo,
Presidente di Telefono Azzurro
– ha giustificato la mancanza o l’inadeguatezza di interventi a sostegno dei più giovani. In
questi dieci anni Telefono Azzurro ed Eurispes hanno studiato l’infanzia e l’adolescenza con il
preciso obiettivo di cogliere i fenomeni emergenti, seguirne la crescita e l’evoluzione, porre
l’attenzione sulle questioni irrisolte, suggerendo percorsi di intervento e sollecitando risposte
concrete.
I dati che abbiamo raccolto ci hanno aiutato ad evidenziare nuove problematiche quali la
pedopornografia online, lo sfruttamento sessuale, l’integrazione dei minori immigrati, il bullismo
e il cyberbullismo.
Oggi sappiamo – prosegue il Prof. Ernesto Caffo – che i bambini e gli adolescenti, la
3 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
cosiddetta “generazione tecnologica”, vivono un momento storico di particolare complessità
che, accanto alle infinite possibilità offerte dalle nuove tecnologie, presenta le sfide della
multiculturalità, delle strutture familiari in rapido mutamento, della crisi economica.
Inevitabilmente, le trasformazioni sociali e familiari hanno un impatto sul loro benessere e sulla
loro possibilità di sognare il futuro: è come se davanti all’incertezza del futuro e alla crisi dei
modelli del passato, ormai inadeguati e superati, i bambini e gli adolescenti fossero intrappolati
nel presente, oltre che soli nell’individuazione di nuovi modelli e nella risposta alle difficoltà
quotidiane.
Appaiono abituati a cavarsela in autonomia, senza l’ausilio degli adulti: di fronte al bullismo, non
solo dichiarano di non chiedere aiuto agli insegnanti e ai genitori, ma portano alla luce una
realtà nella quale anche il sostegno tra coetanei sembra essere estremamente raro. Lo
dimostrano anche i dati della nostra indagine che evidenziano come quasi il 7% degli
adolescenti dichiari di uscire portando un coltello o un altro oggetto con cui difendersi e come il
37% conosca almeno un ragazzo che ha questa abitudine.
In occasione del ventesimo anniversario della Convenzione Onu sui Diritti del Fanciullo,
dunque, constatiamo che sono ancora troppe le violazioni dei diritti dei bambini e degli
adolescenti. Rivelando una notevole sensibilità e capacità di lettura della realtà, gli adolescenti
che abbiamo intervistato ne sono pienamente consapevoli: ritengono infatti che siano ancora
poco rispettati il diritto a non essere trattati male per via del colore della pelle (53%), il diritto ad
essere protetti dai maltrattamenti (49%), il diritto al rispetto delle proprie opinioni (47%).
Le problematiche evidenziate in questo Rapporto – conclude Presidente di Telefono Azzurro
– individuano le priorità di intervento e
mostrano la necessità di una immediata razionalizzazione e riallocazione delle risorse destinate
ai progetti per bambini e adolescenti. Telefono Azzurro in questo senso, continuerà a mettere a
disposizione la propria esperienza e le conoscenze acquisite, contribuendo con il proprio
impegno quotidiano a promuovere il rispetto dei loro diritti».
4 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
I BAMBINI
Le aspettative e i progetti futuri
Le speranze dei genitori: formazione scolastica e sicurezza lavorativa. Interrogati su ciò
che credono i genitori vorrebbero per la vita futura dei figli, il 93,8% dei bambini ha risposto che
i genitori vorrebbero che andassero bene a scuola, l’88,1% pensa che i genitori sperano che i
loro figli riescano a realizzarsi nella vita, trovando un lavoro che sia piacevole e soddisfacente,
l’84% ritiene che i genitori sperano che si laureino, l’80,4% che si sposino e il 79,4% che
abbiano dei figli; il 77,8% che trovino un lavoro stabile, solo il 14,3% che facciano la loro stessa
professione.
La famiglia… può attendere. Interrogati su ciò che desiderano per il proprio futuro, il 75,3%
dei bambini ha espresso l’auspicio di “andare bene a scuola”, il 75,2% ha risposto di desiderare
di raggiungere la laurea, il 66% ha dichiarato di voler trovare un lavoro stabile, il 70,2% desidera
svolgere un lavoro che gli piaccia ed il 65,3% vorrebbe sposarsi; solo il 32,6% desidera fare la
stessa professione dei propri genitori. Sposarsi o avere dei figli raccolgono più delle altre
risposte un’alta percentuale di “ancora non lo so” (rispettivamente 16,6% e 21,9%). Di contro,
solo il 6,9%dei bambini non ha desiderio di laurearsi, il 13,9% non pensa ad un lavoro stabile
per il futuro né ad una professione che gli piaccia (15,6%) tanto meno uguale a quella dei
genitori 45,9%.L’11% non desidera poi per il proprio futuro il matrimonio o figli (10,8%).
Nonostante le aspirazioni espresse in campo formativo/lavorativo il 45,4% dei bambini ritiene
che sia “molto difficile” laurearsi, mentre il 40,8% pensa sia “abbastanza difficile”; trovare un
lavoro stabile appare una mèta “abbastanza difficile” per il 45,9%, mentre il 28,1% ritiene che
5 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
sia “molto difficile”. Il 45,2%, inoltre, crede che sia “molto difficile” trovare un lavoro che piaccia
loro e che li soddisfi, mentre il 27,9% pensa sia “abbastanza difficile”, il 12,4% che sia “poco
difficile” e solo l’8,7% che non lo sia “per niente”.
La netta maggioranza dei bambini pensa che sia “molto difficile” (30,3%) e “abbastanza difficile”
(30,5%) sposarsi, così come avere dei figli (“molto difficile” per il 32,8% e “abbastanza difficile”
per il 31,7% dei bambini), mentre il 18,2% ritiene sia “poco difficile” sposarsi e nella stessa
percentuale “poco difficile” avere dei figli, e, rispettivamente, il 15,1% e l’11,7% che non sia “per
niente difficile” riuscire a sposarsi e avere una famiglia.
Chi sarò da grande? Presso i bambini spopolano, come modelli di riferimento, Valentino Rossi
(16%) e Belen Rodriguez (8,2%). È importante notare, però, che il 25,4% dei bambini ha
indicato altre opzioni di risposta alternative, in cui sono stati indicati soprattutto personaggi
televisivi di alcuni programmi molto in voga in questo momento presso i giovani. Il 27,1% ha
dichiarato, invece, di non voler assomigliare a nessuno.
Il 6% dei bambini desidererebbe essere, da grande, come l’autrice di Harry Potter (K. K.
Rowling), il 4,3% vorrebbe assomigliare a Paris Hilton, il 4,1% a Fiorello, il 3,3% a Barack
Obama; all’1,9% degli intervistati piacerebbe diventare come Luciana Littizzetto, all’1,2% come
Fabrizio Corona, e solo all’1,1% come Rita Levi Montalcini. Lo 0,4% dei bambini desidererebbe
essere come Roberto Saviano. Tra coloro che hanno utilizzato l’opzione “altro”, specificando poi
il personaggio preferito, il 31% dei bambini ha indicato i personaggi Michelle Hunzicker e Mike
Bongiorno, il 25,4% l’attrice Brenda Asnicar, protagonista di un telefilm intitolato Il mondo di
Patty , il 12,7%
a Vanessa Hudgens del programma “High School Musical” e l’8,5% a Miley Cyrus di “Hanna
Montana”.
Il 28,8% dei maschietti vorrebbe assomigliare a Valentino Rossi, il quale gode però anche di un
3,4% dei favori delle bambine; queste preferirebbero invece, per la maggior parte, assomigliare
a Belen Rodriguez. Le bambine, inoltre, affermano in misura maggiore (32,3%) rispetto ai
bambini (21,7%) di non voler assomigliare a nessuno.
Il bullismo. Più di un quarto dei bambini ha subito più volte nell’ultimo anno offese immotivate
(27,2%) o provocazioni e prese in giro (28,1%). Inferiori sono le percentuali di chi è stato
oggetto di percosse (10,3%), minacce (10,1%) e furto di cibo di oggetti (9,4%). Preoccupante il
numero di bambini su cui sono state diffuse informazioni false o cattive (21,9%), quello di chi è
6 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
escluso o isolato dal gruppo (17,4%) e ha subìto danneggiamento di oggetti (15,5). Molto bassa
la quota di vittime di furto in denaro (3,4%). A subire danneggiamento di oggetti e percosse
sono in misura maggiore i maschi (rispettivamente 17,8% e 12,4%) rispetto alle femmine
(13,2% e 8,2%) che, invece, subiscono con più frequenza l’esclusione dal gruppo (20,9% a
fronte del 13,9% dei bambini).
L’identikit del bullo. Alla richiesta di indicare chi sia stato il responsabile dei comportamenti
subiti, il 45,1% dei bambini dichiara di non essere stato vittima di simili atti, mentre
il 42,4% indica le caratteristiche dell’autore
. Nel 25,4% dei casi si tratta di un coetaneo, in misura considerevolmente maggiore di un
maschio (17,7%) rispetto alle femmine (7,7%). Più raro è il caso in cui sono ragazzi più grandi a
compiere la prevaricazione (5,8% tra maschi e femmine) e minimo quello in cui siano bambini
più piccoli (2%). Nel 9,2%, invece, l’episodio di bullismo è messo in atto da un gruppo, con una
lieve prevalenza dei gruppi misti (3,5%) su quelli composti solo da maschi (2,9%) o femmine
(2,8%). Un dato significativo, infine, è il 9% degli intervistati che, pur essendo stati vittima di
comportamenti violenti, preferisce non indicarne il responsabile.
Esiste una sorta di corrispondenza di genere tra vittima e bullo, principalmente per le bambine:
tra coetanei, la percentuale di bambine vittime di tali atti da parte di altre bambine è pari al
13,8%, a fronte dell’1,5% dei maschi vittime di coetanee; infine, il 4% delle bambine (a fronte
dell’1,7% dei maschi) è vittima di un gruppo di femmine. I maschi, invece, pur compiendo
principalmente questi comportamenti verso bambini (coetanei, 23,6%; più grandi, 6,3%; in
gruppo, 3,2%), agiscono con una percentuale consistente anche contro bambine, siano
coetanee (12%) o più piccole (2,9%), e nei casi in cui agiscono in gruppo (2,7%). È di poco più
elevato il numero di maschi che dichiara di non essere mai stato vittima dei comportamenti
indicati (46,4% contro il 43,9% delle femmine), mentre tra queste ultime è più alta la
percentuale di chi preferisce non indicare l’autore di tali atti (il 10,2% contro il 7,8%).
L’idea più diffusa tra i bambini è che il “bullo” sia un soggetto con problemi di rendimento
scolastico (20,8%), il 14,9% attribuisce,
invece, al bullo una forte carica impulsiva, che lo spinge ad avere comportamenti aggressivi e il
14,1% crede sia la forza fisica la sua caratteristica preponderante. Per il 9,1% una forte
sicurezza in se stessi spinge certe persone a prevaricare gli altri, mentre il 6,8% lo immagina
come un soggetto isolato ed escluso dal resto dei compagni. Ben il 21,6% dei bambini non
riesce, in realtà, ad identificare una caratteristica precisa che qualifichi il bullo come tale o che
comunque ne indirizzi gli atteggiamenti e comportamenti.
...E come fermarlo? Il 36,2% dei bambini ritiene che il miglior metodo per fermare il bullismo
7 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
sia quello di chiedere aiuto agli adulti). Il 20,7% crede che la cosa più saggia da fare sia quella
di parlare con il “bullo” e convincerlo, dialogando, a non tenere più comportamenti aggressivi
nei confronti del compagno. Il 15,1% pensa sia necessario fermare il bullo punendolo. Nel 9,4%
dei casi i bambini ritengono invece che sia utile “fare cordone” intorno alla vittima,
proteggendola ed evitando le situazioni di possibile rischio date dagli incontri, e conseguenti
prevaricazioni, con il bullo, o intervenendo in sua difesa nel momento delle aggressioni. Molti
infine non hanno saputo dare indicazioni in questo senso (14,8%).
Le reazioni di fronte ad atti di bullismo. Un quarto degli intervistati si rivolge a una persona
adulta per ricevere aiuto: il 16,6% ad un insegnante o dirigente scolastico, il 9,1% a un genitore
e il 5,6% ha chiesto aiuto ad altri compagni; dai dati si può evincere che la maggior parte degli
episodi di bullismo avviene all’interno della scuola. La percentuale di chi non reagisce in alcun
modo (14,4%) è di poco superiore all’allarmante 10,3% che risponde di essere venuto alle mani
con l’autore degli atti di bullismo. Un dato ancora più significativo se sommato al 2,1% dei
bambini che hanno reagito mettendosi a loro volta “a fare il bullo”.L’11,5% ha intimato al bullo di
smetterla, il 5,5% è fuggito e il 2,9% ha avuto una reazione di pianto. Infine, il 15,7% dei
bambini non risponde al quesito, pur essendo stato vittima di comportamenti di bullismo.
Il ruolo degli “spettatori”. È stato chiesto ai bambini se sono stati testimoni di episodi di atti
di bullismo all’interno della propria scuola.
La percentuale di spettatori (32,1%) è, prevedibilmente, superiore a quella di chi ne è stato
vittima, a fronte del 66,7% che afferma di non aver assistito ad azioni di prevaricazione.
L’assistere a episodi di bullismo
attiva generalmente un sentimento di rabbia
(31,2%), seguito dalla pena per la vittima (28,6%) e dalla paura (22,8%). A provare, invece,
divertimento, ammirazione e, perfino, invidia per il bullo è un numero esiguo di bambini
(rispettivamente il 3%, lo 0,2% e l’1,1%), che in ogni caso sommati al numero di quanti provano
indifferenza (3,2%) raccolgono complessivamente un atteggiamento negativo messo in atto dal
7,5% dei piccoli. Infine, disapprovazione e impotenza sono sentiti rispettivamente dal 4,1% e
dal 3,4% di chi assiste ad episodi di questo tipo.
Un dato importante emerge quando ai bambini vengono chieste indicazioni sui
comportamenti dei compagni e non sui propri . Infatti
potrebbero essere più propensi a dire la verità e, quindi, le risposte al quesito possono essere
maggiormente utili a comprendere la sociologia del fenomeno. I dati mostrano, infatti, come sia
considerevolmente maggiore la percentuale dei bambini che sostiene che i compagni si
divertano (13%) ad assistere a tali episodi, rispetto al 3%, indicato per se stessi.
L’atteggiamento più diffuso, tuttavia, è quello di aiutare la vittima (19%), seguito di stretta
misura dal 18,8% che prova paura. Il 14% sostiene che i compagni chiedono aiuto ad un adulto
e un preoccupante 11,1% che rimangono indifferenti. Non manca comunque chi disapprova, ma
8 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
non interviene (5,4%), si allontana per non essere preso di mira (4,5%) o addirittura da man
forte ai bulli (1,7%). Infine, l’11,9% preferisce non fornire alcuna risposta in proposito.
La vittima è sempre il più debole. Secondo i bambini chi è incapace di difendersi o di reagire
(38,4%) è più esposto al rischio di atti di bullismo; il 27,2% piccoli non saprebbe invece definire,
facendolo rientrare in una categoria delineata, il soggetto-tipo, potenziale vittima degli attacchi
del “bullo”. Per il 13,2% è il cosiddetto “secchione” ad essere vittima delle angherie dei
prepotenti. Gli stranieri rappresentano un bersaglio per il 6,7% dei bambini, mentre il 5,6% del
campione pensa che chi abbia un difetto fisico sia facile vittima di prese in giro, offese,
provocazioni o percosse. Solo nel 2,8% dei casi si ritiene, infine, che chi non veste alla moda
possa incappare nel pericolo di essere preso di mira.
Bambini e nuove tecnologie: un uso abbastanza moderato. La televisione è amatissima dai
bambini: solo il 4% non ne fruisce mai, contro il 25,3% rilevato per il Pc, il 26,7% per il lettore
dvd, il 41,1% per la playstation/Psp, il 42,9% per Internet, il 50% per il lettore Mp3 ed il 55,1%
per il cellulare.
È proprio il telefonino, quindi, lo strumento tecnologico utilizzato dalla quota meno consistente
di bambini; un dato che riflette la minore necessità dei più piccoli per un telefono portatile e la
scelta di molti genitori di posticiparne l’acquisto per i figli. Per tutte le apparecchiature
considerate, i tempi di utilizzo risultano abbastanza contenuti – prevale l’uso fino ad un’ora al
giorno –, ad eccezione della televisione, che oltre un bambino su cinque vede per almeno 2 ore
al giorno. La televisione è anche il mezzo per il quale si registra la percentuale più elevata di
forti consumatori (l’8,1% la guarda per più di 4 ore al giorno) e, complessivamente, il 44,7% la
guarda da 1 a 2 ore (31,2%) e da 2 a 4 ore (13,5%); ne fruisce solo per un’ora il 37,4% dei
piccoli. Al secondo posto si colloca la playstation: il 12,9% dei bimbi la usa per almeno 2 ore al
giorno (il 4,6% addirittura più di 4 ore).
L’utilizzo delle apparecchiature tecnologiche cresce all’aumentare dell’età: fra i 10-11enni è
quindi più diffuso che fra i bambini di 7-9 anni l’utilizzo del cellulare (il 48,3% dei primi non lo
usa mai, contro il 61,1% dei secondi), del lettore Mp3 (non lo usa 54,9% dei più piccoli contro il
44,4% dei più grandi) e, seppur con lieve scarto, del computer (25,9% e 24,7%) e di Internet
(43,9% e 41,8%).
I programmi preferiti dai bambini: non solo cartoni. Il programma Tv più amato in assoluto
dai bambini fra i 7 e gli 11 anni sono I
9 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
Cesaroni
(17,7%). A breve distanza, al secondo posto nelle preferenze si collocano
I Simpson
(15,3%). Seguono
Paperissima
(9,6%),
Amici
(9,3%),
Dragonball
(8,3%) e la recente novità
Il mondo di Patty
(7,9%),. Il programma
Zelig
raccoglie il 3,3% dell’apprezzamento dei bambini, seguono il
Grande Fratello
(2,9%),
Quark
(2,8%),
X-factor
(2,7%),
Striscia la notizia
(2,1%),
C’è posta per te
(1,5%) e
Affari tuoi
(1,4%). I cartoni animati conservano quindi uno spazio importante nell’offerta televisiva rivolta ai
bambini, ma non esclusivo, dal momento che solo i più riusciti, divenuti ormai “classici”,
possono competere con i programmi generalisti.
La Tv che non ci piace. I bambini considerano fastidioso vedere in Tv soprattutto le scene di
sesso e/o nudo presenti in film e telefilm (62,5). Al secondo posto vengono citate le immagini di
guerra e/o morte nei telegiornali (60,7%), seguite dalle scene di violenza in film/telefilm (57%) e
dalla volgarità e le parolacce (56,4%). Molti sono infastiditi anche dai programmi Tv in cui le
persone parlano di fatti intimi e privati (52,9%). La percentuale meno elevata si ottiene per i litigi
in Tv (42,8%), unico caso in cui prevalgono i bambini non infastiditi. È abbastanza sorprendente
notare che i bambini provano maggiore fastidio davanti alle scene di sesso e nudo nei film e nei
telefilm piuttosto che davanti alla violenza, sia quella nella finzione, sia quella reale dei
telegiornali.
La rappresentazione del mondo attraverso i Tg. Sono le immagini di violenza che danno
maggiore fastidio ai bambini all’interno del telegiornale (19,1%), seguite dalle immagini di
guerra (17,8%), dalle immagini di persone povere (13,3%) e dalle immagini dei paesi colpiti da
10 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
disastri naturali (terremoti, tsunami, 11,9%). Gli intervistati citano spesso anche le immagini
volgari che si riferiscono al sesso (8,3%), quelle di bambini che soffrono (8,1%) e di incidenti
stradali (6,3%). Sono invece una minoranza i bambini che trovano fastidioso vedere i politici nei
Tg (2,5%), le persone che piangono (2%) o i personaggi famosi (0,9%). Il 4,4% riferisce di non
considerare disturbante alcun contenuto dei Tg.
Bambini e pc. Ai bambini che utilizzano il computer è stato chiesto quali, fra le sue
applicazioni, sono in grado di utilizzare: il 87,3% sa giocare con il Pc. Risulta d’altra parte
elevata la percentuale di bambini in grado di scrivere un testo con il computer (75,4%) o di
stampare (62,7%), e la maggioranza si dice capace di cercare informazioni in Rete (59,8%). Più
limitato il numero di piccoli capaci di inviare una e-mail (37,9%) e di trasferire le foto dalla
macchina digitale al Pc (35,7%).
Le bambine dimostrano di possedere competenze lievemente maggiori rispetto ai maschi. Il
divario più significativo riguarda la comunicazione on line e la scrittura: il 40,3% è capace di
inviare e-mail, contro il 35,4% dei maschi; il 77,3% sa scrivere un testo sul computer (contro il
73,5%).
A quale età si entra in Rete e come si usa. La metà del campione dei bambini che navigano
in Rete ha iniziato ad usare Internet tra i 6 e gli 8 anni (50,7%), mentre il 47,7% tra i 9 e gli 11
anni.
L’utilizzo di Internet più diffuso fra i bambini riguarda la ricerca di informazioni interessanti
(69,3%) ed il gioco con i video giochi (68,3%). La maggioranza dei bambini, inoltre, scarica
musica/film/giochi/video dal Web (55,9%) e guarda filmati su You Tube (54,7%). Quasi la metà
del campione (49%) cerca in Rete materiale per lo studio ed un significativo 42,1% comunica
tramite chat. Sono invece una minoranza i bambini che in Rete partecipano a giochi di ruolo
(28,7%), comunicano tramite la posta elettronica (27,8%), leggono un Blog (22,4%), leggono e
scrivono su forum (20,8%), fanno acquisti on line (15,9%).
I rischi della Rete per i più piccoli. Ai piccoli internauti è capitato nel 17% dei casi che,
chattando o dialogando su forum e gruppi virtuali di vario genere, qualcuno chiedesse loro
informazioni personali (nome, cognome e indirizzo, ecc.). A tale percentuale si aggiunge quella
di coloro che affermano di aver ricevuto una richiesta di appuntamento nella vita reale da
qualcuno incontrato solo in chat (8%). Il 7%, inoltre, dichiara di aver ricevuto messaggi volgari e
di essersi ritrovato ad interagire con persone che fingevano di essere altre (6,4%). Non vanno
11 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
trascurati i dati relativi a quanti hanno ceduto alla tentazione di accedere ai contenuti di siti
vietati ai minori (13,2%) o di siti a pagamento (12,3%). Visitando pagine web di questo genere,
la probabilità di imbattersi in immagini che possono mettere a disagio o turbare la sensibilità dei
piccoli utenti cresce considerevolmente, così come si può constatare dalla percentuale rilevata
per questo item di risposta (12,7%).
Molestie in Rete: le reazioni dei bambini. Può accadere che attraverso chat, social network o
i blog passino forme di molestie che possono infastidire e preoccupare chi le subisce. La
maggior parte dei bambini (33,1%) affronta apertamente il “molestatore” intimandogli di non
dargli più fastidio. Un altro metodo largamente utilizzato è quello di evitare di rispondere ai
messaggi della persona che infastidisce (18%) o, in casi estremi, si cerca di tenersi lontano dai
luoghi (virtuali) in cui è possibile incontrare colui che infastidisce (11,8%). Il 6,4% dei più
spavaldi, invece, ritiene che non sia necessario intervenire in nessun modo perché la
protezione data dallo strumento utilizzato (il Pc) è tale da non correre rischi particolari. A tale
posizione fa eco quella del 2% che, incuriosito, continua a comunicare con chi lo molesta.
Elevata la percentuale di coloro che hanno specificato di comportarsi in modi diversi da quelli
indicati dalle risposte suggerite (13,7%). Nello specifico, il 18,9% di coloro che hanno risposto
“altro” afferma che si rivolgerebbe ai genitori o ad un adulto per cercare una soluzione al
problema.
Bambini e cellulare. Ben il 53,7% dei piccoli possiede un telefonino, con una prevalenza di
apparecchi tradizionali e, quindi, tecnologicamente meno avanzati (40,3%). Bassa invece la
quota di coloro i quali hanno un video-telefonino (5,4%), uno smart-phone (1,8%), o telefonino
Umts (1,6%). Il 4,6% dei piccoli ha con sé addirittura più di un cellulare. Rimane, tuttavia,
consistente la percentuale di bambini (41,5%) per i quali i genitori non hanno ancora ravvisato
la necessità di comprarne uno.
In contatto costante con mamma e papà. L’88,2% dei piccoli usa il cellulare soprattutto per
chiamare ed essere chiamato da mamma e papà. Il 72,6% lo utilizza, invece, per fotografare
momenti e oggetti degni di essere immortalati, mentre il 69,6% lo adopera per tenersi in
contatto con i propri amici. Dire tutto in 160 caratteri ad un costo minimo di circa 10 centesimi è
probabilmente l’unica regola che un ragazzo non si sognerebbe mai di infrangere (67,2%).
Trascorrere il proprio tempo libero in compagnia dei tanti giochi messi a disposizione dai
telefonini di nuova generazione è invece l’opzione scelta nel 69,9% dei casi, mentre le utilizza
per fare filmati, il 59,6% dei bambini. Il telefonino è usato poi per fare i cosiddetti “squillini”
(52,8%). I bambini sembrano invece essere poco attratti dalla pratica di inviare/ricevere mms
(36%) e scaricare loghi e/o suonerie (32,8%). Meno diffuse risultano essere applicazioni come
la visione di film/telefilm sul telefonino (22%) e la navigazione in Rete (20,3%).
12 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
Chiamare o essere chiamati dai propri amici (73,5% vs 65,2%), inviare/ricevere Sms (69,2% vs
64,9%), “squillare” (56,6%
vs
48,3%), giocare (70,3%
vs
69,5%) e fare foto (73,2%
vs
71,9%), rappresentano le funzionalità più apprezzate soprattutto dalle bambine. Queste ultime,
al contrario, usano meno gli mms (64,3%
vs
60,2%), navigare su Internet (80,8%
vs
70,5%), scaricare loghi e/o suonerie (64,9%
vs
60,2%) e vedere programmi televisivi o film (78,6%
vs
68,2%). I piccoli maschi invece hanno una maggiore tendenza ad utilizzare il cellulare per
chiamare o essere chiamati dai propri genitori (88,9%
vs
87,6%) o per fare filmati (60,4%
vs
58,9%).
Buone abitudini a scuola: senza cellulare. La maggioranza dei bambini dichiara di non
portare il telefonino a scuola (68,2%) o di tenerlo sempre spento durante le ore di lezione
(13%). Lo accende solo fuori dall’orario scolastico il 3,9% del campione, mentre “trasgredisce”
le regole del buon comportamento chi lo tiene accesso senza suoneria (1,6%), o lo utilizza
anche quando la maestra spiega (0,7%).
Per rilassarsi nel tempo libero? Tv e nuove tecnologie. La maggior parte dei piccoli, il
69,3%, ama rilassarsi guardando la televisione (abbastanza: 33,5%; molto: 35,8%). A tale
valore si associa la percentuale pari al 53,3% di coloro che passano il tempo giocando con i
videogiochi (53,3%) o utilizzando il computer e Internet (42,5%). Particolarmente elevata
appare, inoltre, la percentuale di quanti occupano le ore di libertà praticando uno sport (62,2%
di cui abbastanza: 24,3%; molto: 37,9%). Ma le ore libere dagli impegni giornalieri si passano
anche ascoltando musica (47,3%), leggendo libri (44,4%) o fumetti (30,2%). L’arte del disegno
o della pittura affascina il 32,4% dei bambini che dichiara di prediligere questa attività durante il
tempo libero abbastanza, nel 19,3% dei casi, o molto, nel restante 13,1%. Suonare uno
strumento musicale costituisce, per il 20,4% dei bambini, un’occasione per esprimere la propria
creatività nelle ore libere della giornata (abbastanza: 11,4%; molto: 9,4%). Meno diffusa appare
la tendenza di trascorrere il tempo libero scrivendo un diario (19,2%) o esprimendo se stessi in
un racconto o in una poesia (15,6%). Infine, solo il 12,4% del campione preferisce spendere
13 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
parte del proprio tempo mettendolo a disposizione di persone più svantaggiate.
Nuove opportunità del mondo globalizzato: viaggiare. La maggior parte dei bambini
(86,7%) si sposta più o meno frequentemente dal proprio luogo di origine per visitare posti
diversi. Ben il 35,8% dei bambini viaggia anche più di cinque volte nel corso di un anno e una
percentuale di poco inferiore sostiene di avere l’opportunità di farlo tra le 3 e le 4 volte (33,5%).
Sono in pochi a viaggiare solo una o due volte nell’arco di dodici mesi (17,4%) e quanti, invece,
non lo fanno mai (6,1%). La maggior parte dei viaggi avviene sul territorio nazionale: il 57,5%
dei bambini infatti non è mai stato all’estero, contro il 42,5% di coloro che hanno avuto questa
opportunità.
La conoscenza delle lingue: un ottimo biglietto da visita. Il 47% dei bambini ha abbastanza
(37,9%) o molta (9,1%) dimestichezza con la lingua inglese. Cala considerevolmente, invece, il
dato relativo alla conoscenza dello spagnolo (10%) e del francese (9,1%) che generalmente
vengono studiate e approfondite negli anni di studio successivi. Il tedesco infine è la lingua con
cui hanno meno confidenza (4,4%).
Cinema: una vera passione. Il 64% dei bambini frequenta spesso (28%) o qualche volta
(36%) le sale cinematografiche e non disdegna di andare a curiosare tra i corridoi di una mostra
o di un museo (33,6%). Diffusa è anche l’abitudine di assistere a spettacoli sportivi (33,5%) o a
piéce teatrali (32,3%). Un successo più contenuto riscuotono le escursioni presso siti
archeologici: solo il 19,6% dei bambini, infatti, dichiara di averne visitato uno nell’ultimo anno.
L’ambito musicale raccoglie un’affluenza nel complesso pari al 31,3%: il 16,2% dei bambini
afferma di aver assistito spesso (7,3%) o qualche volta (8,9%) ad un concerto di musica
leggera, il 15,1% di essere stato spettatore di un concerto di musica classica e il 9,9% ha
frequentato discoteche nel corso dell’ultimo anno.
Piccoli, ma credenti. Nonostante la giovane età dei piccoli sembra emergere una chiarezza
nella percezione di se stessi come credenti. Il 79,6% ha risposto “sì, sono credente”, solo il
4,7% ha risposto di non essere credente, mentre arriva al 15,7% la percentuale di quanti non
hanno saputo (11,7%) o voluto fornire una risposta (4%). Le bambine dichiarano di essere
credenti in misura maggiore (80,6%) rispetto ai maschi (78,7%).
Una maggiore percezione del concetto di fede e probabilmente l’avvio dei bimbi più grandi, tra i
10-11 anni di età, ai sacramenti attraverso il catechismo o altre pratiche religiose, giustifica
probabilmente lo scostamento percentuale, rispetto alla fascia d’età 7-9 anni, di quanti si
14 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
ritengono credenti. Infatti, l’83,8% dei primi dichiarano di essere credenti, mentre sentono di
esserlo solo il 76% dei più piccoli di 7-9 anni, una tendenza che trova conferma nel fatto che
sono soprattutto i più piccoli a non essere sicuri su che cosa rispondere alla domanda (14,6% v
s
8,5%).
L’Eurispes ha evidenziato, grazie alle indagini condotte all’interno dei diversi Rapporti Italia e
nelle ricerche prodotte negli anni sulla fede cattolica e le religioni, come nel nostro Paese sia
diffusa la consapevolezza di essere credenti, ma di non essere allo stesso tempo praticanti.
Proprio come accade per gli adulti, anche per i bambini che, comunque, hanno per la maggior
parte risposto di essere credenti (79,6%), non si riscontra un’equivalenza nella
frequentazione del luogo di culto di riferimento
. Sono il 32% coloro i quali si recano nel luogo di culto tutte le settimane. La maggior parte dei
bambini ci va “qualche volta” (quasi il 45%). Il 18% non lo frequenta mai. Le motivazioni per le
quali i bambini partecipano attivamente al proprio credo religioso sono orientate verso una
percezione positiva e di condivisione: il 29,4% dei bambini va nel luogo di culto perché li fa
stare bene, mentre il 40,4% “per pregare e osservare il mio credo”. In modo parallelo il 5,4% dei
bambini si reca per prendere parte a un rito religioso. Non manca chi si reca in un luogo di culto
perché si usa così (4,9%), per far contenti i genitori (3,8%) o soltanto perché ci vanno gli amici
(2,1%).
Le abitudini alimentari. Ben l’82,6% (di cui abbastanza 32,9% e molto 49,7%) dei bambini
riconosce la necessità di condurre una dieta equilibrata, contro il 14,8% (di cui per niente 5% e
poco 9,8%) di coloro i quali non risultano essere dello stesso avviso.
I bambini nel complesso mostrano di condurre un’alimentazione equilibrata poiché il 32% di essi
dichiara di fare normalmente i 4 pasti al giorno suggeriti dagli esperti del settore. Di poco si
discosta la quota di intervistati che ammette di farne 3 (31,9%), mentre si dimezza la
percentuale di coloro i quali mangiano solo 2 volte al giorno (16,6%).
Fare spuntini è un’abitudine sempre più diffusa, infatti, ben il 56,7% dei bambini dichiara di fare
un break qualche volta, seguito da chi lo fa spesso (16%) e sempre (6,3%). Non si concede
nemmeno un piccolo sfizio culinario fuori dai principali pasti della giornata solo il 18,1% dei
bambini. Il 23,1% dei piccoli sceglie merendine e dolci per soddisfare voglie dell’ultimo minuto.
Scende al 18,4% la percentuale di quanti preferiscono fare uno spuntino salutare mangiando
della frutta. Cibi notoriamente più grassi come pizze, gelati e panini rappresentano la scelta
prediletta rispettivamente dal 14,2%, dall’11,9% e dal 10,4% dei piccoli. C’è poi un 6,5% ed un
5% che predilige rispettivamente la freschezza di uno yogurt e la gustosità delle patatine fritte.
15 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
Infine, è da rilevare un 5,8% di bambini che preferisce fare un break con succhi di frutta o
bevande dissetanti o con snack appetitosi.
I bambini si recano nei fast food raramente (50,7%) o mai (28,9%). Non è da sottovalutare,
tuttavia, una discreta percentuale di giovanissimi che frequenta il fast food circa una volta a
settimana (9,4%), varie volte a settimana (4,8%) o addirittura tutti i giorni (3,5%), facendo
registrare una percentuale complessiva di frequentatori abituali del 17,7%.
Qual è il grado di conoscenza della Convenzione Internazionale dei Diritti del Fanciullo?
Sono più della metà (57,8%) i bambini che hanno risposto di non conoscere la Convenzione
Internazionale dei Diritti del Fanciullo. La maggior parte di coloro che ne ha sentito parlare
(38,6%) ha ricevuto le informazioni in merito dalla scuola (27,7%), dalla televisione o dai giornali
(5,4%), nelle conversazioni in famiglia (4,3%).
Interrogati su quanto alcuni diritti siano maggiormente rispettati, i bambini hanno fornito le
seguenti risposte: il diritto alla vita (il 46,1% dei bambini ritiene che sia molto rispettato), il diritto
ad avere una famiglia (lo ritiene molto rispettato il 52,7%), il diritto allo studio (è molto rispettato
secondo il 40,1%). Se si accorpano tutte le risposte che indicano la percezione da parte dei
bambini dell’esistenza di un rispetto dei diritti sopraelencati, la percentuale aumenta
ulteriormente. Tra coloro che hanno risposto “abbastanza” e “molto” sul rispetto del diritto alla
vita si registra una percentuale del 73,7%; il 76,1% risponde positivamente riguardo al rispetto
del diritto ad avere una famiglia; infine, il 64,7% dei bambini si è dichiarato abbastanza e molto
d’accordo in corrispondenza del diritto allo studio.
Un po’ più bassi i risultati relativi al rispetto dei diritti ad essere protetti dai maltrattamenti (il
53,8% ha risposto abbastanza - molto), al rispetto del diritto al riposo e allo svago (55,1%), alla
considerazione del diritto al rispetto delle proprie opinioni (52,8%) ed alla considerazione del
diritto a non essere trattati male per via del colore della pelle (47,2%).
GLI ADOLESCENTI
16 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
Le aspettative per il futuro. Secondo il 96,1% degli adolescenti, tra i 12 e i 19 anni, i genitori
desiderano che i propri figli trovino un lavoro che piaccia loro e il 95,9% pensa che i genitori si
augurano che trovino un lavoro stabile. L’84,6% ritiene che i genitori sognino una laurea nel
futuro dei propri figli. Nell’opinione dei ragazzi non è importante, per i propri genitori, che nel
percorso professionale i loro figli decidano di seguire le orme di famiglia (92,5%). Rispetto ai
“traguardi” nella vita privata l’88,7% dei ragazzi pensa che i genitori vogliano che i figli si
sposino e il 90,8% che i loro genitori desiderino diventare nonni.
Ma che cosa desiderano invece i ragazzi per il loro futuro? Il desiderio più grande è quello
di trovare un lavoro soddisfacente (96,6%) e stabile (94%). Solo il 54,9% esprime il desiderio di
laurearsi, e vi è una buona percentuale di indecisi, al riguardo (28,6%). La maggior parte non
desidera fare la stessa professione dei genitori (79,9%) e il 13,6% dichiara di non saperlo
ancora. Sposarsi rappresenta un traguardo importante per il 68,7% dei ragazzi italiani, il 22,4%
dichiara di non aver ancora deciso e il 71,9% desidera avere dei figli, contro il 21,2% degli
indecisi e il 4,6% che sono sicuri di valerne.
Una strada in salita. Il 33,6% degli adolescenti ritiene “molto difficile” laurearsi e il 58,7%
pensa che lo sia “abbastanza”. Solo il 6,3% ritiene sia “poco difficile” e un esiguo 0,9% che non
lo sia “per niente”. Il 49,4% dei ragazzi pensa che sia “molto difficile” trovare un lavoro stabile e
il 44,1% che lo sia “abbastanza”. Allo stesso modo, il 44,1% dei ragazzi ritiene che sia
“abbastanza difficile” trovare un lavoro soddisfacente, e il 42,9% pensa invece che sia “molto
difficile”.
Per il 39,3% dei ragazzi è “poco difficile” riuscire a fare la stessa professione svolta dai loro
genitori, per il 30,3% lo è “abbastanza”, mentre non è “per niente” difficile per il 21,2%. Arrivare
al matrimonio è “abbastanza difficile” per il 40,8% degli adolescenti, ma il 35,8% pensa che sia
“poco difficile” e il 12,6% che non lo sia “per niente”. Il 37,8% dei ragazzi pensa invece che sia
“poco difficile” avere dei figli, il 33,9% che lo sia “abbastanza”, il 17,6% che non lo sia “per
niente” e solo il 9,9% immagina sia “molto difficile”.
Indipendenti, prima di tutto. Il desiderio più grande, tra i giovani, è quello di soddisfare il
bisogno di indipendenza, tanto che il 63% di loro ha dichiarato di voler andare a vivere per
17 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
conto proprio, una volta terminato il ciclo di studi o aver trovato un lavoro. Il 30,7% ha invece
risposto di voler continuare a vivere con i propri genitori fino al momento in cui riusciranno a
formarsi una famiglia propria e solo il 2,4% pensa di voler rimanere in famiglia il più a lungo
possibile.
Senza idoli o fan di se stessi?Per la maggior parte (38,8%) gli adolescenti dichiarano di non
voler assomigliare a nessuno in particolare. Tuttavia, tra i personaggi proposti, l’8,4% vorrebbe
assomigliare a Barack Obama, il 5,3% a Valentino Rossi, il 4,9% a Belen Rodriguez, il 3,8% alla
scrittrice K.K.Rowling, il 3,7% a Luciana Littizzetto, il 3,4% a Paris Hilton, il 3,2% al premio
Nobel Rita Levi Montalcini; il 3% vorrebbe assomigliare allo showman Fiorello; il 2% a Fabrizio
Corona e solo l’1,9% a Roberto Saviano. Nella voce “altro” (19,4%) i ragazzi hanno specificato
a chi vorrebbero assomigliare da grandi: tra le varie risposte il 15,3% è rappresentato da “me
stesso”, mentre nell’indicare personaggi noti il maggior numero delle preferenze è andato a
Michelle Hunziker, Miley Cyrus, Beyoncè e Alessandra Amoruso, Cristiano Ronaldo e
Alessandro Del Piero.
Il 41,9% delle adolescenti dichiara di non voler assomigliare a nessuno, a fronte del 32,4% dei
maschi che rispondono nella stessa maniera. Valentino Rossi (13,6%) e Barack Obama (9,8%)
sono i personaggi che riscuotono il maggior numero di consensi tra i ragazzi. Tra le ragazze è
proprio Obama il personaggio che rappresenta un modello ideale di riferimento (7,8%), seguito
dalla showgirl Belen Rodriguez (6,6%).
Abitudini e norma: civili…ma non troppo. Il 78,2% dei ragazzi non ha l’abitudine di prendere
i mezzi pubblici senza aver comperato e obliterato il biglietto. D’altra parte, solo il 64,6% utilizza
le cinture di sicurezza in macchina. L’uso del casco quando si va in motorino è pressoché
diffuso (88,9%). L’82,8% non ha l’abitudine di comprare merce contraffatta, eppure scaricare
illegalmente musica, giochi e film da siti Internet è un’abitudine per il 59,4%. Il 65,3% dei giovani
non getta carta e rifiuti fuori dagli appositi contenitori, ma rimane un 33,4% che dichiara, invece,
di farlo. I cosiddetti “writers rappresentano solo l’11,5%, mentre l’86,8% non è solito avere
comportamenti di questo tipo.
Giovani e già disincantanti. I ragazzi italiani rivelano una certa disillusione riguardo alla
necessità di osservare la legge, alla convinzione che le Istituzioni e le Forze dell’ordine siano al
servizio dei cittadini, alla possibilità di riuscire a sconfiggere le organizzazioni criminali e
all’equità della legge. Il 37,6% è “molto d’accordo” sul fatto che la l
egge vada rispettata sempre e comunque
; la maggior parte dei ragazzi si dice, invece, “abbastanza” (49,6%) o “poco” d’accordo (10,5%).
Solo il 10,4% si dichiara “molto d’accordo” sul fatto che lo Stato italiano tuteli i cittadini, il 36,9%
18 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
dice di essere “abbastanza d’accordo” e ben il 40,3% “poco d’accordo”, seguito da quanti non lo
sono “per niente” (11,4%).
La certezza di una possibile vittoria della lotta alla criminalità organizzata non è molto
condivisa (18,4%), anche se il 36,1% dei giovani ritiene che sia una cosa “abbastanza”
possibile. Ha poca speranza che questo avvenga il 34,5% dei ragazzi e non ne ha alcuna il
9,8%. L’8,3% degli adolescenti crede fermamente nel fatto che le
Forze dell’ordine
tutelino i cittadini, il 42% ci crede “abbastanza” e il 40,1% ci crede, invece, “poco”, mentre
l’8,6% “per niente”. Per quanto riguarda l’idea che i ragazzi hanno della mafia e l’ipotesi per cui
anch’essa abbia un “codice morale” in base al quale agisce, ben il 41,7% non condivide “per
niente” questa opinione, il 21% la condivide “poco”, il 22,4% “abbastanza”, mentre il 12,5% si
trova “molto d’accordo” sul punto. Meno della metà dei ragazzi italiani crede pienamente che la
legge
sia uguale
per tutti
(40,3%), ben il 22,6% non ci crede “per niente”, il 19,3% ci crede “poco” e il 17,3%
“abbastanza”.
I rischi dell’adolescenza. Per i ragazzi tra i problemi che possono interessare l’età
adolescenziale, i più gravi sono l’ alcolismo e il consumo di droga,
fenomeni ritenuti “molto diffusi”, rispettivamente, per il 50,1% e il 44,3% e “abbastanza diffusi”,
rispettivamente per il 38,9% e il 42,3%. Il
bullismo
secondo gli adolescenti è “molto diffuso” nel 33,9% dei casi e “abbastanza” nel 54% dei casi. Lo
stesso si può dire per la criminalità che viene considerata “molto diffusa” presso i giovani dal
29,4% e “abbastanza diffusa” dal 46%. Il problema del razzismo viene considerato “molto
diffuso” dal 29,4% degli intervistati e “abbastanza diffuso” dal 44,1%. Le violenze in famiglia
vengono considerate “abbastanza diffuse” nel 44,1% dei casi, “poco diffuse” nel 38,2% dei casi
e “molto diffuse” nell’11,2% dei casi. La quasi totalità dei ragazzi (93,4%) dichiara di non avere
l’abitudine di
uscire portando con sé un coltello
o altri oggetti con cui attaccare o difendersi, eppure il 37,9% conosce almeno una persona che
ha l’abitudine di farlo. Il 6,1% ha dichiarato di conoscere addirittura più di una persona.
Adolescenti e bullismo. Nell’ultimo anno, il 19,8% dei ragazzi ammette di essere stato vittima
in più occasioni di provocazioni e prese in giro, il 18,9% è stato oggetto di offese immotivate. Al
12,6% sono stati sottratti cibo o oggetti (8,5%) e denaro (4,1%), mentre l’8,7% ha visto i propri
beni danneggiati. Il 6,5% è stato escluso o isolato dal gruppo con continuità, mentre
complessivamente il 7,4% è stato vittima di minacce (5%) e percosse (2,4%). L’atto di bullismo
19 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
più diffuso è la diffusione di informazioni false o cattive sul conto della vittima (27,9%). La
diffusione di informazioni false o cattive sul proprio contro riguarda il 33,3% dei ragazzi tra i 12 e
15 anni, a fronte del 24,3% dei più grandi. Una differenza percentuale simile (+10,1%) si
riscontra per quanto concerne le offese immotivate ripetute, cui sono oggetto il 25% di chi ha tra
i 12 e i 15 anni e il 14,9% di chi è tra i 16 e i 19. Provocazioni e prese in giro continue
colpiscono il 24,7% dei primi e il 16,6% dei secondi.
Un quarto dei ragazzi ritiene che i bulli siano “ansiosi/insicuri” (25,6%), mentre il 18%, al
contrario, li considera “sicuri di sé”. Il 12,5% crede siano “impulsivi” e il 10,3% “fisicamente forti”.
Per l’11,2% i “prevaricatori” si trovano tra quelli che “vanno male a scuola”, e per il 3,4% sono
quelli isolati all’interno della classe. Il 10% non sa individuare una caratteristica principale e
l’8,7% indica l’opzione “altro”, facendola coincidere prevalentemente con la presenza di
problemi personali o familiari.
Le vittime. Sono i ragazzi in età compresa tra i 12 e i 15 anni ad essere vittima in percentuale
maggiore di episodi di bullismo: nel 22,9% dei casi di un coetaneo (il 13% di un ragazzo e il
9,9% di una ragazza), a fronte del 15,7% (il 9,3% di un maschio e il 6,4% di una femmina) di
quelli compresi tra i 16 e i 19 anni. Una tendenza simile si riscontra tra chi è vittima di un/a
ragazzo/a più grande (complessivamente il 9,2% e 5,3%), contrariamente a quanto avviene con
la percentuale di chi è invece oggetto delle “attenzioni” di gruppi di femmine. In questo caso i
più grandi sono il 4% rispetto al 2% dei più piccoli. Complessivamente i 16-19enni di non essere
vittime di questi comportamenti sono il 67,4%, a fronte del 56,3% di chi ha tra i 12 e i 15 anni.
L’atteggiamento più diffuso è quello di dire al bullo di smetterla (22%), seguito da chi non
reagisce (19,8%). Il 22,6% chiede aiuto ad altri: il 9,2% si rivolge a un genitore, il 7,5% a un
compagno e il 5,9% a un insegnante o al dirigente scolastico. Reagisce invece in modo violento
il 16,9% dei giovani: il 12,8% dichiara di essere venuto alle mani e il 4,1% di essersi messo a
fare il bullo a sua volta, a scapito, probabilmente, di altri compagni. Il 2,6%, infine, ha reagito
fuggendo, l’1,6% mettendosi a piangere.
Il bullo se la prende soprattutto con chi non sa difendersi (63,6%), con chi è di nazionalità
straniera (8,2%), con chi ha un difetto fisico (5%), con chi va molto bene a scuola (4,4%), ma
anche con chi non veste alla moda (1,8%). Molti ragazzi, infine, non hanno saputo individuare
una caratteristica prevalente per le vittime (8,2%) o ne indicano altre (8,2%) che in gran parte
sono riconducibili alla categoria di chi non sa difendersi perché più debole.
20 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
Prevaricazione: le conseguenze psicologiche. Un terzo degli adolescenti (33,9%) ha provato
rabbia dopo aver subito un atto di bullismo, mentre poco più di un quarto (26,3%) si è sentito
solo. Il 22,1% ha invece perso stima di sé, seguito dal 22% che ha iniziato a provare stati di
ansia. Infine, il 21,3% ha perso la voglia di andare a scuola e il 17,8% ha cominciato a sentirsi
depresso.
Ma non ci sono solo vittime dirette: il 42,1% degli adolescenti ha assistito ad episodi avvenuti
della propria scuola, a fronte del 57,1% che non vi ha assistito. Quasi la metà degli “spettatori”
avversa simili azioni e, trovandovisi di fronte, prova rabbia (36%) e disapprovazione (13,5%).
Molti invece reagiscono in modo “passivo”, provando pena per la vittima (24,1%) e paura (7%),
altri addirittura restano indifferenti (7,2%).
Ma quali sono, secondo i ragazzi, le reazioni dei loro coetanei? Un preoccupante 21,1%
pensa che i compagni a scuola si divertono assistendo alla prevaricazione messa in atto dal
bullo, il 20,3% che disapprovano senza intervenire e il 19,5% che rimangono indifferenti. I
comportamenti più diffusi, quindi, sembrano essere quelli da bullo “gregario” e da spettatore
“passivo”, mentre solo il 10,3% riferisce di compagni che aiutano la vittima e il 4,2% di
compagni che chiedono l’intervento di un adulto. Non mancano comunque atteggiamenti
timorosi, quali lo spavento (7,4%) e l’allontanarsi per non essere presi di mira (9,9%).
Fermare il bullismo. Ma come? Il 26,9% dei ragazzi pensa che la strategia migliore per
fermare il bullo sia “agire in gruppo sostenendo la vittima”. Il 22,2% ritiene invece si debba
punire il bullo, a fronte del 12,5% che ritiene prioritario instaurare un dialogo per convincerlo a
non ripetere il suo gesto. Il 13,2% ravvede la necessità dell’intervento di un adulto, mentre
l’8,5% inviterebbe la vittima a reagire. L’11%, infine, non sa indicare uno dei provvedimenti
proposti come risolutivi.
Il cyberbullismo. Il 3,2% degli ragazzi ha inviato o diffuso messaggi offensivi e minacciosi
tramite supporto tecnologico (l’1,2% spesso, e il 2% qualche volta); il 4% ha utilizzato il cellulare
o Internet per divulgare informazioni false sul conto di un’altra persona (lo 0,6% di frequente e il
3,4% di tanto in tanto); e, infine, il 7,5% ha intenzionalmente escluso qualcuno da gruppi on line
(il 2,3% spesso, il 5,2% qualche volta). I cyber bulli sarebbero quindi pochi anche se non è da
trascurare la percentuale di quanti, seppur “raramente”, ammettono di inviare materiale
offensivo o minaccioso (5,7%), di diffondere informazioni false su altri (10,7%)e di escludere
qualcuno da gruppi online (9%). Lo strumento privilegiato dal cyberbullo è il cellulare (46,1%),
seguito dalla chat (24,3%). Il 6,1% sceglie l’instant messaging, mentre il 5,2% preferisce i blogs,
il 4,6% le e-mail, il 4,1% i giochi di ruolo on line e, infine, il 3,8% il forum. Per quanto riguarda le
vittime di cyberbullismo
21 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
, il 5,6% ha ricevuto messaggi, foto o video offensivi o minacciosi spesso (1,3%) o qualche volta
(4,3%) e il 4,8% ne ha ricevuti seppur raramente. Percentuali maggiori di ragazzi, invece,
dicono di aver trovato informazioni false sul proprio conto: al 2,3% è capitato di frequente, al
10,3% di tanto in tanto e al 14,3% occasionalmente. L’1,2%, infine, è stato spesso escluso
intenzionalmente da gruppi on line, sorte condivisa con l’1,5% che l’ha subìta qualche volta e
con il 2,5% cui è successo di rado. Prendendo in considerazione gli episodi di cyberbullismo
segnalati dai ragazzi (21,3%) emerge che nel 6% dei casi a prendere di mira usando le nuove
tecnologie sono persone poco conosciute dalla vittima o di cui si ignora l’identità (5,8%). Il 4,1%
ammette che a compiere prepotenze nei suoi confronti è stato un amico o un compagno di
scuola (3,2%).
Infine, le vittime bullismo e cyberbullismo rivelano l’accaduto soprattutto ai coetanei (29,2%).
Molti comunque preferiscono la protezione dei genitori (20,1%) o dei fratelli (6,7%), solo il 2,7%
degli insegnanti. Il 22,3% invece non ne fa parola con nessuno.
L’uso dei nuovi media. L’apparecchiatura maggiormente diffusa tra gli adolescenti rimane la
televisione (solo il 3,1% non la guarda mai). Al secondo ed al terzo posto, a breve distanza, si
posizionano però il pc (non lo usa il 6,5%) ed il cellulare (non lo usa il 6,8%). Anche Internet è
largamente diffuso (non lo usa il 10,6%), seguito dal lettore Mp3 (ne fa a meno il 19,8%). Il dvd
e la playstation/PSP non è utilizzato dal 42,7% e dal 68,9% dei ragazzi.
I tempi di utilizzo fanno registrare il primato del telefonino: il 39,8% lo usa per oltre 4 ore al
giorno e complessivamente il 25,5% da 1 a 2 ore (12,8%) e da 2 a 4 ore (12,7%). Segue
Internet: 42,9% di forti consumatori (19,7% più di 4 ore; 23,2% 2-4 ore) e 27,8% di consumatori
medi (1-2 ore). Al terzo posto il pc (17,6% più di 4 ore; 24,1% 2-4 ore; 31,8% 1-2 ore). Le
ragazze usano più a lungo il cellulare (il 45% più di 4 ore al giorno, contro il 28,8% dei ragazzi),
e l’Mp3 (9,2% vs 1,1%), mentre nell’80% dei casi non giocano mai alla playstation (vs 46%).
I programmi preferiti. Il programma preferito è il cartoon americano “politicamente scorretto” I
Simpson
(18,1%). Grande successo riscuotono anche
Amici
(12,6%)
I Cesaroni
(12,4%). Seguono
Zelig
(6,5%),
Le iene
22 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
(6%),
Uomini e donne
(5,7%) e
Striscia la notizia
(5%). Sorprende invece il contenuto riscontro ottenuto dal
Grande Fratello
(2,6%) e da
X-factor
(3,7%).
Che cosa non piace della Tv?...Ben poco. Sono le persone che parlano di fatti intimi e privati
nei programmi Tv l’aspetto più disturbante delle trasmissioni televisive secondo gli adolescenti
(51,3%), a seguire i litigi nei programmi (46%) e le immagini di guerra e/o morte nei telegiornali
(46%). Il 44,5% non sopporta la volgarità e le parolacce in Tv. Pochi sono infastiditi da scene di
violenza in film/telefilm (29,2%) e da scene di sesso e/o nudo in film/telefilm (26,9%). I 12-15
anni risultano turbati dai contenuti televisivi più spesso rispetto a quelli più grandi. Ciò avviene
soprattutto per le scene di sesso e/o nudo (37,3%
vs
20%), ma anche per le scene di violenza in film/telefilm (33,8%
vs
26,2%) e le immagini di guerra e/o morte nei telegiornali (50,8%
vs
42,9%).
Fra tutte le immagini e le notizie, spesso tragiche, inquietanti e sconvolgenti, trasmesse dai
telegiornali, quel che i ragazzi riferiscono di trovare più fastidioso in assoluto sono i politici, citati
nel 18,3% dei casi. Seguono, nella stessa percentuale, le immagini di violenza e le immagini di
bambini che soffrono (12,6%), ma anche i personaggi famosi (8,8%) e le immagini di guerra
(8,5%). Colpiscono anche le immagini di persone povere (7,3%), quelle volgari che si
riferiscono al sesso o dei paesi colpiti da disastri naturali (entrambe 7%) e quelle di incidenti
stradali (6,4%). I più giovani si dicono più turbati nel vedere bambini che soffrono (15% vs
11%), mentre con la crescita nei ragazzi aumenta l’insofferenza nei confronti dei politici (19,6%
vs
16,3%).
Il pc soprattutto per scrivere e cercare informazioni on line. Tutte le competenze relative
all’utilizzo del computer risultano largamente diffuse tra gli adolescenti: al primo posto la
scrittura di testi sul Pc (98%), seguita dalla ricerca di informazioni su Internet (97,5%), giocare
(97,2%) e stampare (96,9%). Il 90,5% dei ragazzi sa anche trasferire foto dalla macchina
digitale al Pc e l’88,9% sa inviare e-mail.
23 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
Ormai quasi 9 adolescenti su 10 utilizzano Internet, i dati indicano una diffusione molto
eterogenea delle diverse applicazioni della Rete fra i ragazzi. La ricerca di informazioni è la
forma più comune di utilizzo di Internet (93,4%).
Estremamente diffuse risultano anche l’abitudine di guardare filmati su You Tube (85,8%) e
quella di cercare materiale per lo studio (83,2%), seguite da quella di comunicare via chat
(79,9%) e di scaricare musica/film/giochi/video (76,1%). La maggioranza degli adolescenti
comunica tramite posta elettronica (58,3%). Il 46,8 legge un Blog, il 45,5% gioca con
videogiochi on line. Ancora in pochi leggono e scrivono su un forum di loro interesse (24,9%),
partecipano a giochi di ruolo (21,4%) e fanno acquisti on line (20,9%).
Situazioni di rischio in Rete. A quasi la metà degli adolescenti (47%) è capitato che qualcuno
in Rete chiedesse loro nome, cognome e indirizzo. Il 41,4% è entrato in un sito dove c’era
scritto “accesso vietato ai minorenni”. Il 39,8% si è sentito chiedere almeno una volta un
incontro dal vivo da uno sconosciuto in Rete. Il 29,9% si è invece accorto di comunicare con
una persona che fingeva di essere un’altra; il 24,9% ha visto immagini che lo hanno messo a
disagio o turbato, il 20,7% ha ricevuto messaggi volgari o offensivi. Sono invece pochi i ragazzi
entrati in siti a pagamento (8,7%).
La netta maggioranza dei ragazzi manifesta un atteggiamento di chiusura nei confronti di chi li
infastidisce in Rete: nel 31,6% dei casi se questa persona li cerca ancora non le rispondono; il
24,7% dei ragazzi dicono al molestatore che non deve più dar loro fastidio; il 24,1% per
troncare ogni contatto con questa persona evita la chat/ forum/ sito dove l’ha incontrata. Solo
una minoranza esprime un atteggiamento meno accorto: il 4,3% pensa che non gli possa
succedere niente, l’1,7% è incuriosito e continua a comunicare.
Il 26,1% dei ragazzi ritiene che le storie d’amore nate su Internet siano rischiose perché si
possono fare brutti incontri. Il 25,3% pensa che il modo più naturale di innamorarsi è conoscersi
di persona; il 23% sottolinea che la conoscenza on line può essere ingannevole. Solo una
minoranza di adolescenti pensa che Internet sia un modo come un altro per conoscersi e
innamorarsi (13%), che permetta di conoscersi in modo più profondo dialogando senza essere
influenzati dall’aspetto fisico (4%) o che permetta di conoscere con facilità un numero maggiore
di persone tra cui scegliere (2%).
24 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
Mai senza cellulare. Solo l’1,7% degli adolescenti non possiede un cellulare tutto suo, nel
2008 erano il 3,8%. Nel complesso 97,7% ha un modello base (59,5%), un telefonino Umts
(13,8%), un video-telefonino (10,3%), un telefonino smart-phone (2,6%) o possiede più di un
tipo di telefonino (11,5%, 1 un ragazzo su 10). Fra i ragazzi sono lievemente più numerosi che
fra le ragazze i possessori di un telefonino smart-phone (4,7% contro 1,6%) e di un
video-telefonino (11,8% contro 9,6%), mentre fra le ragazze è più alta la percentuale di chi ha
più di un tipo di telefonino (12,3% contro 9,8%).
La quasi totalità degli adolescenti usa il telefonino per inviare/ricevere sms (97,5%),
chiamare/essere chiamati dagli amici (95,9%), chiamare/essere chiamati dai genitori (94,6%).
Ben il 90,4% usa il cellulare anche per fare fotografie, mentre un cospicuo 86,1% fa e riceve
squilli e l’81% gira filmati col cellulare. La maggioranza dei ragazzi invia e riceve mms (65%). Si
riduce al 46% la quota dei giovanissimi che giocano con il cellulare, mentre rimangono una
minoranza quelli che lo usano per navigare in Internet (20,7%) e sono ancor meno quelli che
scaricano loghi e suonerie (8,9%) o guardano programmi televisivi/film (6,1%). Rispetto al 2008
è cresciuta notevolmente la percentuale di ragazzi che navigano in Rete col telefonino
(dall’8,2% al 20,7%).
Social network. Il 71,1% degli adolescenti intervistati possiede un profilo su Facebook.
Percentuali di gran lunga più ridotte di giovani utenti della Rete si radunano attorno a My Space
(17,1%) e Habbo (10,4%). La realtà parallela che è possibile vivere in Second Life affascina
solo il 2,6% dei ragazzi e il 2,5% fa parte di coloro che amano “cinguettare” su Twitter.
Fare comunità…a distanza. Il 28,7% degli adolescenti ritiene che i social network siano utili
strumenti per rimanere in contatto con gli amici di sempre e con quelli che si trovano lontano o
non si frequentano da molto tempo (23,6%). Fare nuove conoscenze rappresenta il motivo
principale per cui il 14,9% dei ragazzi ha deciso di affacciarsi al mondo delle reti sociali sul web.
Alcuni social dispongono di particolari applicazioni (giochi, gruppi, test) che rappresentano, per
il 10,4% dei ragazzi una possibile alternativa per riempire il tempo libero. Ridotta, invece,
appare la parte di campione che sfrutta questi mezzi di comunicazione per rintracciare notizie
su eventi o argomenti di proprio interesse (2,8%). Le opinioni negative sull’argomento
coinvolgono solo il 13% degli adolescenti che, nell’8% dei casi, considerano i social solo una
perdita di tempo e, per il 5%, sono convinti che usarli possa mettere a rischio la riservatezza
personale.
Il 30,8% dei ragazzi fuma, ma la maggior parte di loro si dichiara non fumatore (69,8%). Ad
avere questa abitudine sono prevalentemente le ragazze (31,6%), parallelamente, i ragazzi
tendono ad evitare tale comportamento (70,8%). Al Nord-Est è più facile che i ragazzi
25 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
accendano una sigaretta (42,7%), ma si riscontrano percentuali abbastanza consistenti anche
nelle Isole (39,5%) e nel Centro (32%). Al crescere dell’età dei ragazzi aumenta anche la
propensione a fumare: lo fa il 39,3% dei 16-19enni, contro il 17,9% dei più piccoli.
La maggior parte del campione, il 40%, fuma una sigaretta ogni tanto. Inoltre, esiste un’elevata
percentuale di ragazzi che ammette di fumare meno di dieci sigarette al giorno (31,9%).
Inferiore appare la percentuale di coloro che hanno l’abitudine di fumare tra le dieci e le 15
sigarette nell’arco di una giornata (16,8%). I valori continuano a scendere ulteriormente man
mano che aumenta la quantità nicotina assunta: appena il 6,9% consuma quasi un pacchetto al
giorno e solo il 2,6% si spinge oltre tale livello. Moltissimi (67,4%) hanno acceso la prima
sigaretta
spinti dalla curiosità di provare la sensazione di aspirarne una boccata. Gli altri perché il gesto
di tenere tra le dita la sigaretta dava loro la sensazione di essere più grandi (10,9%), per
emulazione degli atteggiamenti osservati in famiglia (7,8%) o nel gruppo dei pari (3,8%). Nel
6,6% dei casi, poi, i ragazzi affermano che hanno assunto l’abitudine di fumare perché è un
gesto che rilassa e ammazza la noia (1,4%).
Non solo sigarette… Il 20,8% dei ragazzi ha ammesso di aver fumato cannabis o marijuana,
contro un’ampia fascia di ragazzi che non ha mai avuto esperienze di questo tipo (79,2%). In
particolare, il 25,7% dei ragazzi ha fatto uso di marijuana o hashish contro il 18,5 delle coetanee
del sesso opposto.
La maggior parte (46,2%) dei ragazzi che hanno ammesso di fumare canne potrebbe essere
definito un fumatore occasionale, dal momento che dichiara di consumare marijuana circa una
o due volte l’anno. A tale percentuale si affianca quella di coloro che lo fanno una volta al mese
(21,7%). Più assiduo nel consumo di cannabis è il 12,2% dei ragazzi che afferma di fumarne
una a settimana. Gli abitué del consumo di cannabis sono il 10,8% e ne fanno uso più volte al
giorno. Scende, invece, la percentuale di coloro che fumano canne una volta al giorno (4,2%).
L’abitudine all’uso di sostanze stupefacenti appare maggiormente evidente nei ragazzi che
hanno un’età compresa tra i 12 e i 15 anni. Nel complesso (42,8% dei casi), infatti, essi
dichiarano di fumare canne con una frequenza che varia da una volta a settimana (14,3%) a
una (6,1%) o più volte al giorno (22,4%).
Secondo le opinioni raccolte, non esiste un luogo in particolare dove più frequentemente i
ragazzi si ritrovano per fumare canne. Il 40,6%, infatti, dice di consumarle ovunque gli capiti.
26 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
Per il 20,3%, invece, il luogo migliore è la strada o i giardini pubblici. Una percentuale pari al
18,9%, poi, lo fa spesso in casa di amici. Altri luoghi, come la discoteca (5,6%) o la scuola
(4,5%), non sono considerati dagli adolescenti il posto migliore per “rilassarsi” aspirando un po’
di marijuana o di hashish. L’1% lo fa tranquillamente in casa propria.
Per approfondire ulteriormente il discorso sulla diffusione delle droghe leggere, è sembrato
opportuno chiedere pione di esprimere un’opinione personale sull’argomento. La maggior parte
degli adolescenti (36%) non è attratto da questo tipo di esperienza che, nel 27,3% dei casi,
viene considerata un comportamento sbagliato e pericoloso. Non manca comunque chi ritiene
che fumare canne senza esagerare non procuri alcun danno (19,7%) e chi sostiene
I ragazzi ad ogni modo hanno una buona conoscenza riguardo alle conseguenze che l’uso di
cannabis può comportare: l’84,5% afferma che uno dei rischi più probabili è rappresentato dai
danni neurologici, l’83,4 che canne possa compromettere la capacità di mantenere alta
l’attenzione mentre si guida, l’81,8% ritiene che ci siano effetti dannosi sulla capacità della
memoria e di concentrazione (81,6%).
Buona parte dei ragazzi, inoltre, ritiene che le canne possano essere considerate a tutti gli
effetti delle sostanze psicotrope che producono dipendenza (74,7%) e siano capaci di rendere il
carattere più irritabile (66,2%). Su valori percentuali tendenzialmente più contenuti si trova
l’opinione di coloro che ritengono che fumare canne aiuti a rilassarsi (37,4%) e alleggerisca lo
stress di situazioni complicate (28,4%). Il 28% è dell’idea che fare uso di cannabis conferisca a
chi adotta tale pratica un atteggiamento “da grande” e che, in alcuni casi, rappresenti un modo
per socializzare all’interno del gruppo dei pari (18,8%).
Quali sono gli hobby preferiti dagli adolescenti di oggi? I ragazzi amano dedicarsi
all’ascolto della musica (87%, di cui abbastanza 39,7% e molto 47,3%) e passano il proprio
tempo libero davanti allo schermo di un pc: chattare, aggiornare il proprio profilo su Facebook e
scaricare contenuti digitali, sono solo alcune delle innumerevoli opportunità messe a
disposizione oggi dalla Rete Internet (77,9%, di cui abbastanza 42,2% e molto 35,7%).
Preferisce la Tv,il 66,5% (di cui abbastanza 45,8% e molto 20,7%), mentre adorano il
movimento il 56,9% (di cui abbastanza 28,2% e molto 28,7%) degli adolescenti, che occupano il
proprio tempo libero praticando sport. Al contrario, sono poco inclini a trasferire su un foglio le
loro riflessioni o emozioni: non scrivono poesie/racconti e non affidano i propri segreti ad un
diario rispettivamente il 90,8% (per niente 78,3% e poco 12,5%) e l’86,8% (per niente 66,9% e
poco 19,9%) dei giovani. Sono “per niente” 71,8% o “poco” 16,3% propensi a dedicare agli altri
il proprio tempo libero svolgendo attività di volontariato e sono, inoltre, restii alla lettura di
fumetti (87,5%, di cui per niente 66,3% e poco 21,2%) e di libri (59,8%, di cui per niente 29,4%
27 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
e poco 30,4%). Anche l’arte è un hobby poco diffuso: l’86,2% (per niente 59,6% e poco 26,6%)
non disegna o dipinge e l’84,1% non suona uno strumento musicale (per niente 66,5% e poco
17,6%). Infine, preferisce non consumare davanti a videogiochi le ore dedicate al divertimento e
al relax il 70,8% del campione (per niente 41,6% e poco 29,2%).
Viaggiare in mondo globalizzato e conoscere altre lingue. Ben il 57,5% degli adolescenti
viaggia in un anno circa 1-2 volte. C’è, poi, un 19,4% del campione che si sposta 3-4 volte
l’anno o chi, addirittura, ha la fortuna di farlo per più di 5 volte (9,3%). Solo il 12,1% non ha
l’abitudine di viaggiare. Il 70,9% dei ragazzi ha avuto la possibilità di
andare all’estero
contro il 27,6% di coloro i quali non hanno ancora fatto questa esperienza. Gli adolescenti
hanno
una buona conoscenza dell’inglese
(74%, di cui abbastanza 63,9% e molto 10,1%), mentre conoscono poco il francese (58,5%, di
cui per niente 24,3% e poco 34,2%), lo spagnolo (78,8% di cui per niente 53,5% e poco 25,3%)
e il tedesco (81,2% di cui per niente 67,% e poco 14,1%).
Le attività svolte nel tempo libero. La passione per il cinema è comune tra i ragazzi che
hanno frequentato nel corso dell’ultimo anno le sale cinematografiche per assistere alla
proiezione di un film nel 66,8% dei casi (spesso 22,4% e qualche volta 44,4%). Il 39,7% di essi
dichiara di aver assistito nel corso dell’ultimo anno a spettacoli sportivi.
Abbastanza consistente è il numero di coloro i quali sono andati in discoteca spesso (16,3%),
qualche volta (23,7%) o raramente (18,9%). C’è, poi, un 22,8% di giovani (spesso 2,7%% e
qualche volta 20,1%) che ha impiegato una parte del proprio tempo libero nel visitare musei o
mostre, mentre ha riscosso poco seguito la partecipazione ad altre attività culturali. Infatti, una
quota consistente di adolescenti ammette di non aver mai assistito a concerti di musica classica
(83,8%) o leggera (73,5%). Infine non è una prerogativa dei più giovani assistere a spettacoli
teatrali (60%) o visitare siti archeologici di grande rilievo storico e culturale (75,2%),
probabilmente perché attività giudicate poco stimolanti e interessanti.
Il senso della religione. I dati raccolti evidenziano che nel passaggio dall’infanzia
all’adolescenza vi è una diminuzione percentuale nella definizione di se stessi come credenti. I
credenti più piccoli (7-11 anni) sono il 79,6% mentre la percentuale dei più grandi (12-19 anni)
arriva al 65,3%. Si tratta quindi di uno scarto del 14,3%.
28 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
I non credenti sono il 15,6%. Una discreta quota (19,1%) di giovani ha risposto di non sapere se
sono o non sono credenti. Il 72% dei 12-15enni dichiarano di essere credenti mentre sono il
60,9% i 16-19enni che dichiarano lo stesso. Questi ultimi si definiscono non credenti nel 19%
dei casi contro il 10,1% dei più piccoli.
La partecipazione assidua alle funzioni religiose riguarda una piccola minoranza: va tutte le
settimane solamente il 14,4%. La maggior parte dei giovani frequenta i luoghi di culto “qualche
volta” (49,7%). Non li frequenta mai il 35,7%.
Il 33,1% dei ragazzi va in chiesa o nel luogo di culto per pregare o osservare il proprio credo. Il
23,2% lo frequenta perché gli piace e li fa stare bene. Più del 22% frequenta le funzioni
religiose non tanto per profonda convinzione ma perché sono indotti da un comportamento più
“sociale” che religioso. Rispondono infatti “per far contenti i miei genitori” il 12,7%, “perché si
usa così” l’8,4%, “perché ci vanno i miei amici” l’1,5%.
Amore, amicizia e libertà i valori più importanti. Amore/amicizia (31,7%), libertà (28,1%),
onestà (11%) e rispetto degli altri (10,1%) sono i valori più importanti secondo gli adolescenti.
Ma anche generosità (5%) e cultura (4,9%). Divertimento, bellezza, ricchezza e successo
rappresentano complessivamente una esigua percentuale del 5,9%.
Genitori pronti a fare sacrifici per i figli: i loro desideri prima di tutto. Dall’indagine è
emerso che la volontà dei ragazzi influisce su decisioni familiari di vario genere, tanto che i
genitori tendono ad assecondare i “desideri” dei loro figli. Ciò avviene, in particolare, quando si
tratta di fare acquisti di tipo alimentare (68,5%: abbastanza 47,3% e molto 21,2%), ma anche
quando si tratta di acquistare dispositivi tecnologici di ultima generazione (65,7%: abbastanza
49,5% e molto 16,2%). Nella maggioranza dei casi gli adulti tengono conto della volontà dei figli
anche quando si tratta di scegliere il posto in cui andare in vacanza (61,8%, di cui abbastanza
43,6% e molto 18,2%) o i programmi televisivi da vedere quando si è insieme a tavola (55,1%,
di cui abbastanza 37,7% e molto 17,4%). Al contrario, i genitori non sono per nulla influenzabili
quando si tratta di decidere se acquistare o meno un mezzo di trasporto (52,8%, di cui per
niente 16,2% e poco 36,6%).
Quando si deve prendere una decisione importante per il futuro ci si mette a tavolino con i
propri genitori e si decide insieme sul da farsi (72%). Vi è, poi, un 10,5% di ragazzi che
preferisce prendere da solo una decisione importante, mentre nel 10,6% dei casi sono i genitori
a scegliere della vita dei loro figli. Prendono le redini del comando il padre o la madre
29 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
rispettivamente nel 3,3% e nel 2,5% dei casi.
I genitori del terzo millennio risultano essere particolarmente permissivi e capaci di lasciare i
propri figli liberi di vivere le loro esperienze: i giovani hanno la libertà di scegliere gli amici con i
quali passare il proprio tempo libero e trascorrere momenti condivisi (91,6%, di cui abbastanza
27,7% e molto 63,9%). Hanno, poi, libertà di scelta sull’abbigliamento (91,1%: abbastanza
27,2% e molto 63,9%) e la possibilità di decidere autonomamente su cosa fare “da grandi”
(88%: abbastanza 40,9% e molto 47,1%) o il partner con il quale avere le prime esperienze
sentimentali importanti (82,1%, di cui abbastanza 29,1% e molto 53%). I genitori sono, poi,
rispettosi delle idee politiche dei loro figli (77,9%, di cui abbastanza 27,1% e molto 50,8%) e
lasciano anche che essi scelgano gli orari di rientro, confidando nel loro buon senso (62%, di
cui abbastanza 44,4% e molto 17,6%).
Al contrario, gli adolescenti dichiarano di avere scarsa voce in capitolo quando si tratta di
prendere decisioni sulle scelte scolastiche (84,9%, di cui per niente 48,1% e poco 36,8%),
Infine, la risposta è negativa quando si chiede ai genitori di andare in vacanza da soli (58,3%, di
cui per niente 29,2% e poco 29,1%).
Ma come litigano i genitori degli adolescenti? I giovani ammettono che nella maggioranza
dei casi i genitori discutono con un tono di voce piuttosto elevato (55%). Il 12,6% afferma,
invece, che i propri genitori sono rimasti a lungo offesi e imbronciati, creando in casa una clima
teso e carico di ansia. Vi è chi dichiara di aver assistito a litigi in cui sono volate parole pesanti
(4,4%) o addirittura in cui si è venuti alle mani (2%). La conversazione rimane piuttosto
equilibrata, discutendo con calma e cercando di trovare insieme un compromesso nel 21,2%dei
casi. Nel vedere i genitori litigare i ragazzi si sentono tristi (30%). Il 18,9% reagisce invece con
l’indifferenza, mentre si è sentito inerme e arrabbiato rispettivamente il 17,8% ed il 14,2% degli
adolescenti. Le urla e gli insulti hanno, invece, generato timore nel 6% degli adolescenti, ma c’è
anche chi si è sentito in colpa per questa situazione (4,1%). Infine, è da rilevare un 2,8% di
giovani che hanno provato solitudine.
La Convenzione Internazionale dei Diritti del Fanciullo. Quasi la metà dei ragazzi non ha
mai sentito parlare della Convenzione Internazionale dei Diritti del Fanciullo (43,3%), mentre il
55,3% ne ha sentito parlare a scuola (29,6%), in televisione o sui giornali (9,8%), in famiglia
(2,1%) o in altro àmbito (13,8%).
Il giudizio degli adolescenti sul rispetto dei principali diritti sanciti nella Convenzione Onu è,
30 / 31
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
complessivamente, positivo, tranne che per ciò che concerne il diritto ad essere protetti dai
maltrattamenti e il diritto a non essere trattati male per via del colore della pelle. A questi due
items, rispettivamente, il 49% e il 62,7% dei ragazzi risponde “poco” o “per niente”, a fronte del
45,8% e 41,3% che indica invece “abbastanza” o “molto”. La maggior parte degli adolescenti,
quindi, ritiene che il razzismo rappresenti la forma più diffusa di violazione dei diritti dell’infanzia.
Gli adolescenti credono che i diritti maggiormente rispettati siano: il diritto alla vita (il 63,7%
indica “molto” o “abbastanza” e il 31,9% “poco” o “per niente”); il diritto ad avere una famiglia (il
63,2% risponde “molto” o “abbastanza” e il 32,2% “poco” o “per niente”) e il diritto allo studio (il
61% sceglie “molto” o “abbastanza” e il 34,3% “poco” o “per niente”). I ragazzi ritengono,
rispettivamente, che nel 52,1% e nel 47,2% dei casi il diritto al riposo e allo svago e il diritto al
rispetto delle proprie opinioni siano “molto” o “abbastanza” rispettate, a fronte del 42,7% e
46,8% che ha invece indicato “poco” o “per niente”.
All’aumentare dell’età cresce la convinzione, fra i ragazzi, che il rispetto dei diritti sanciti dalla
Convenzione Onu sull’Infanzia diminuisca: quasi un terzo degli adolescenti tra i 16 e 19 anni
ritiene che il diritto alla vita (31,2%), il diritto ad avere una famiglia (33,5%) e il diritto allo studio
(31,2%) siano “poco” rispettati, a fronte del 21,8% , del 21,4% e del 26,5% dei ragazzi che
rientrano nella classe di età di 12-15 anni che condividono la medesima opinione. Quasi la metà
dei ragazzi tra i 16 e i 19 anni, invece, crede che siano “poco” rispettati il diritto ad essere
protetti dai maltrattamenti (42,5%), al rispetto delle proprie opinioni (43,1%) e a non essere
trattati male per il colore della pelle (43,2%), a fronte del, rispettivamente, 35,6%, 32%, e 35,1%
dei ragazzi tra i 12 e 15 anni che hanno espresso lo stesso parere.
Roma, 17 novembre 2009
Per leggere e scaricare la sintesi del Rapporto clicca qui
31 / 31
Eurispes 2009/01_Sintesi.pdf
10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza
Per acquistare il volume 10° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e
dell'Adolescenza invia una richiesta a istituto@eurispes.it Questo
indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
L’Eurispes e il Telefono Azzurro presentano il 10° Rapporto Nazionale sulla Condizione
dell’Infanzia e dell’Adolescenza (2009).
Dal 2000, attraverso le dieci edizioni pubblicate con cadenza annuale, il Rapporto si pone come
un valido strumento di conoscenza delle principali trasformazioni, delle linee di tendenza, delle
potenzialità e dei rischi che caratterizzano l’età evolutiva nel nostro Paese. La presentazione
dei risultati del
Rapporto
rappresenta la prima di una serie di iniziative, organizzate dall’Eurispes e dal Telefono Azzurro
in occasione del
ventennale della Convezione ONU sui diritti dell’infanzia
, volte non solo a stimolare la riflessione sui diritti dei bambini e degli adolescenti e sullo stato di
attuazione di questa importante Convenzione, ma anche a promuovere una sempre maggiore
diffusione della cultura dei diritti all’interno della nostra società.
Le 40 schede che compongono il Rapporto approfondiscono macro-tematiche che vanno
dall’abuso e disagio alla salute, dall’utilizzo dei nuovi media ai principali cambiamenti intervenuti
a modificare taluni comportamenti delle agenzie di senso e di orientamento come la famiglia e
la scuola, ma anche i luoghi della cultura e della fruizione del tempo libero.
Le due grandi indagini svolte all’interno del mondo scolastico hanno interessato circa 2.500
bambini e ragazzi in 33 scuole di ogni ordine e grado. L’Identikit del bambino è stato tracciato
attraverso un questionario somministrato a bambini con un’età compresa tra i 7 e gli 11 anni,
frequentanti la terza, quarta e quinta classe della scuola primaria e la prima classe della scuola
secondaria di primo grado. L’
Identikit dell’adolescente,
invece, ha raccolto gli orientamenti dei ragazzi dai 12 ai 19 anni, frequentanti la seconda e la
terza classe della scuola secondaria di primo grado o una delle cinque classi della scuola
secondaria di II grado. I questionari analizzati sono stati 1.090 per quanto riguarda l’infanzia e
1.373 per l’adolescenza.
1 / 1
EURISPES e TELEFONO AZZURRO: 10° Rapporto sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia