UNA RETE
PER LE
COMPETENZE
Report finale delle attività dei progetti FSE 1758/2009
realizzati nell’ambito di RVC - Rete Veneta per le Competenze
“Investiamo per il vostro futuro”
ISTITUTO TECNICO STATALE
COMMERCIALE E PER IL TURISMO
“LUIGI EINAUDI”
ISTITUTO ACCREDITATO PER
L’ORIENTAMENTO E LA FORMAZIONE
“GARBIN”
ISTITUTO TECNICO STATALE
“MARCO POLO”
I.I.S.
“E.U. RUZZA - T.PENDOLA”
PADOVA
ISTITUTO ISTRUZIONE SUPERIORE
“E.U. RUZZA”
CON SEZ. ASSOCIATA
“T.PENDOLA”
ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE STATALE
“EUGENIO BARSANTI”
MECCANICA INFORMATICA
ELETTROTECNICA TERMOTECNICA
cod. 3550/1/1/1758/2009
UNA RETE
PER LE
COMPETENZE
UNA RETE PER LE COMPETENZE
Report finale delle attività dei progetti FSE 1758/2009
realizzati nell’ambito di RVC - Rete Veneta per le Competenze
Progetto editoriale: RVC – Comitato Tecnico Scientifico
Comitato di redazione: Maria Grazia Bernardi; Franca Da Re;
Alberto Ferrari; Dario Nicoli; Arduino Salatin; Maria Renata Zanchin
Coordinamento: Franca Da Re
Editing: Alberto Ferrari
Progetto grafico: Paolo Celotto (Treviso Tecnologia)
Stampa: Trevisostampa
RVC – Rete Veneta per le Competenze
Presidente: Maria Grazia Bernardi
Ente Capofila: Itis Barsanti - Castelfranco Veneto
Enti aderenti: Itis Barsanti - Castelfranco Veneto (Treviso);
Itsct Einaudi - Padova; Ipsiact Garbin - Schio (Vicenza);
Itpacle Marco Polo - Verona; Iis Ruzza Pendola - Padova
I progetti FSE 1758/2009
PROGETTO 1758/3550 ITIS BARSANTI
Responsabile legale: Maria Grazia Bernardi
Coordinamento progetto: Nello Baro
PROGETTO 1758/2878 ITSCT EINAUDI
Responsabile legale: Albina Scala
Coordinamento progetto: Sandra Bertolazzi
PROGETTO 1758/2719 IPSIACT GARBIN
Responsabile legale: Giorgio Guerra
Coordinamento progetto: Anna Maria Pretto
PROGETTO 1758/3682 ITPACLE MARCO POLO
Responsabile legale: Mauro Murino
Coordinamento progetto: Enzo Sbardelaro
PROGETTO 1758/2670 IIS RUZZA PENDOLA
Responsabile legale: Luisa Tinti (fino al 31.08.2010);
Anna Maria Addante (dal 01.09.2010)
Coordinamento progetto: Odilla Rizzi; Roberto Gigliotti; Ornella Moressa
Treviso, settembre 2011
Un ringraziamento particolare ad Antonia Moretti
per la costante presenza ed il prezioso supporto
fornito lungo tutto lo svolgimento dei progetti,
fin dalla loro ideazione
UNA RETE
PER LE
COMPETENZE
Report finale delle attività dei progetti FSE 1758/2009
realizzati nell’ambito di RVC - Rete Veneta per le Competenze
SOMMARIO
7 CAPITOLO 1
Il paradigma delle competenze come scenario di riprogettazione dei
percorsi di istruzione e di formazione iniziale: una comparazione in
chiave europea
Arduino Salatin
21 CAPITOLO 2
Introduzione. I progetti, le Reti
Maria Grazia Bernardi
33 CAPITOLO 3
Ricerca comparativa con sistemi internazionali. Gli assunti
metodologici del Progetto delle reti – Competenze europee,
regolamenti nazionali, risultati di apprendimento
Franca Da Re
73 CAPITOLO 4
Descrizione dei risultati di apprendimento e livelli di padronanza. Le
rubriche
Franca Da Re
95 CAPITOLO 5
Gli strumenti per la didattica - compiti significativi e UdA
nell’organizzazione del percorso formativo curricolare
Maria Renata Zanchin
115 CAPITOLO 6
La prova esperta. Assunti teorici, collocazione nel percorso formativo
curricolare e struttura
Maria Renata Zanchin
127 CAPITOLO 7
Analisi dei risultati della sperimentazione
Franca Da Re, Maria Renata Zanchin
143 CAPITOLO 8
Linee Guida per i passaggi intra ed intersistema
Franca Da Re
151 CAPITOLO 9
Certificazione, sua funzione e supplemento al certificato
Dario Nicoli
161 CAPITOLO 10
Le prospettive di lavoro. Reti di scuole, sistema diffuso, collaborazioni
interistituzionali e di territorio: verso un movimento educativo “per il
maggior bene dei giovani e della società”
Dario Nicoli
167 CAPITOLO 11
Lo svolgimento dei progetti: dati quantitativi e percezioni dei vari
capofila
Alberto Ferrari
200 BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA
CAPITOLO 1
Il paradigma delle competenze
come scenario di riprogettazione dei
percorsi di istruzione e di formazione
iniziale: una comparazione in chiave
europea
Arduino Salatin
8
1 IL PARADIGMA DELLE COMPETENZE COME SCENARIO DI RIPROGETTAZIONE DEI PERCORSI DI ISTRUZIONE E DI FORMAZIONE INIZIALE: UNA
COMPARAZIONE IN CHIAVE EUROPEA
L’attenzione al tema delle competenze come paradigma per la progettazione
formativa e curriculare si è imposta piuttosto di recente nel dibattito pubblico
in Italia, mentre in altri paesi europei tale dibattito - seguito ad esperienze ormai
consolidate – risale ad almeno gli anni Novanta1.
Moltissime sono le definizioni dell’idea e della pratica del curricolo che ven-
gono offerte in ambito internazionale2. La ricerca sviluppata negli ultimi decenni,
sia in Italia3 che a livello internazionale, ha fatto comprendere che la riflessione sul
curricolo è un’attività di ricerca molto complessa, perché investe la persona globa-
le dei soggetti. Il curricolo si presenta infatti come una sequenza di elementi che
ricorrono in ogni contesto di istruzione o di progetto educativo: scopi o finalità
generali, obiettivi intesi come compiti da eseguire o come abilità e performance
da far acquisire agli allievi, contenuti di insegnamento, metodi di insegnamento e
organizzazione degli studi, modalità di verifica delle esperienze di apprendimento
e della azioni educative.
Si possono segnalare al riguardo i seguenti ambiti semantici:
A) una prima definizione è quella per cui il curricolo è un set di contenuti cono-
scitivi o di discipline. Di solito tale accezione si accompagna ad una forma
precisa di curricolo, che è quella del “syllabus”, inteso come un sommario
dei contenuti di istruzione che devono essere impartiti in un percorso di
studi, molto spesso collegato ad un eserciziario e a test di profitto.
B) Una seconda prospettiva fa coincidere di fatto il curricolo con i programmi
di insegnamento, cioè con un modo per organizzare i contenuti di insegna-
mento e per assicurare il raggiungimento di finalità prefissate attraverso
una ottimizzazione delle spese di istruzione e delle forme organizzative
necessarie (orari, distribuzione degli insegnamenti, …).
C) Una terza definizione è quella che presenta il curricolo come un set di obietti-
vi di apprendimento e/o di performance. Questo approccio intende focalizzare
l’attenzione sulle specifiche abilità, conoscenze o padronanze che un allievo
deve acquisire al termine di un corso di studi e tende a spostare il baricentro
scolastico dall’insegnante all’allievo, che è il vero utente della scuola.
1 Le fonti comparate cui farò prevalente riferimento riguardano gli studi dell’ Unione Europea, dell’OCSE e
dell’UNESCO.
2 Non v’è dubbio che il termine “curricolo” sia di importazione pedagogica anglosassone. È meno vero - come
invece si legge usualmente - che il concetto rinvii a contesti di autonomia scolastica. Il suo concetto nasce nei
primi anni del ’900 negli Stati Uniti come strumento concettuale per consentire un controllo e una documenta-
zione unitari del decorso di azioni didattiche o formative. È stato F. Bobbit che, nel 1918, con il testo The curricu-
lum ha introdotto la definizione di curricolo, in ambito scolastico, inteso come la “successione intenzionalmente
strutturata delle azioni didattiche o formative che la scuola adotta esplicitamente per completare e perfezionare
lo sviluppo delle abilità di un soggetto”. Il curricolo nasce come uno strumento concettuale per consentire una
analisi di efficacia, o almeno, una verifica di corrispondenza tra gli obiettivi proposti e quelli effettivamente
realizzati. In origine, si presenta, quindi, come strumento di pianificazione.
3 La parola curriculum (sott. studiorum) è latina. Gli anglosassoni se ne sono appropriati da tempo per indicare
il Piano degli Studi proposto, nelle diverse scuole, per la maturazione degli allievi. La tradizione anglosassone
dell’autonomia delle scuole ha fatto sì che in Italia la parola curriculum abbia cominciato a circolare come un
termine inglese (da qui la traduzione italianizzata in curricolo, al posto di mantenere l’originaria grafia latina) e
abbia assunto un significato antagonista alla parola Programma.
9
1 IL PARADIGMA DELLE COMPETENZE COME SCENARIO DI RIPROGETTAZIONE DEI PERCORSI DI ISTRUZIONE E DI FORMAZIONE INIZIALE: UNA
COMPARAZIONE IN CHIAVE EUROPEA
D) Una quarta definizione preferisce considerare il curricolo come ciò che viene
guadagnato in termini di istruzione e di formazione dallo studente sia dentro
che fuori della scuola, sotto la guida degli insegnanti. In tale prospettiva, il
curricolo è l’insieme delle esperienze di apprendimento di un individuo
come risultato del suo processo di scolarizzazione; l’apprendimento sco-
lastico non rappresenta l’unica esperienza di apprendimento considerata
significativa, ma è una occasione di riflessività ed integrazione. Qui l’enfasi
è posta sull’allievo come soggetto attivo e motivato di apprendimento e
come giudice dei risultati formativi del curricolo.
Negli ultimi trenta anni in Italia l’influenza del dibattito pedagogico4 ha le-
gittimato – anche nella legislazione scolastica - un progressivo spostamento di at-
tenzione dal “programma” (emanato dal Ministero dell’istruzione) al “curricolo”
e successivamente al “piano di studio”; in questo modo si è passati da qualcosa
di definito dall’alto all’idea di un percorso formativo complesso da costruire in-
sieme con gli allievi stessi. Il passaggio comporta l’abbandono di una visione del
curricolo centrata su alcune conoscenze ritenute generali e valide per tutti, ad
una visione nella quale si chiede di favorire lo sviluppo di competenze (culturali,
professionali, personali, …).
Nel tracciare alcuni elementi di scenario sul panorama comparato dei cur-
ricoli centrati sulle competenze nei diversi paesi europei, nella prima parte di
questo capitolo vengono richiamate alcune linee generali dei modelli curricolari
impostati sulle competenze, mentre nella seconda parte si descrive brevemente
qualche esempio relativo al secondo ciclo d’istruzione, per poi concludere con la
segnalazione di alcune questioni aperte.
1. VERSO UN NUOVO PARADIGMA DI CURRICOLO?
A partire dalla seconda metà del XX secolo si è assistito ad una progressi-
va destrutturazione dei curricoli scolastici tradizionali. Varie analisi condotte
dall’OCSE sui programmi scolastici degli ultimi trenta anni nei Paesi aderenti
4 Il pedagogista Raffaele Laporta aveva introdotto già nel 1978 una distinzione precisa, tra: ricerca sul curricolo,
programma e programmazione. La ricerca sul curricolo è analisi della formazione scolastica nella sua dimensione
critica e progettuale (di scelta cioè tra diverse teorie dell’istruzione, diverse teorie della cultura nonché di ponde-
razione delle teorie di apprendimento di riferimento); il programma è la codifica dei contenuti di insegnamento
e dei criteri cui si decide di collegare la loro organizzazione; la programmazione è materia di pianificazione e
di implementazione del curricolo, e perciò materia inestricabilmente legata alla “policy” dell’educazione e della
scuola. Nello stesso anno una classificazione – rimasta fondamentale per l’Italia - dei campi di indagine sul
curricolo veniva offerta dalla psicologa dell’educazione Clotilde Pontecorvo: - l’analisi dei rapporti tra curricolo
e contesto socio-educativo: in che modo il curricolo interagisce con il contesto sociale e istituzionale di riferi-
mento; - l’analisi interna del curricolo: individuazione degli obiettivi, analisi della loro coerenza con i contenuti
culturali e con i metodi; - il modo con cui i saperi disciplinari intessono e condizionano il curricolo: come
organizzare le discipline tenuto conto della loro storia e specificità, ma anche della loro possibile integrazione,
- l’interazione tra curricolo e cultura di una società: incidenza della storia esterna dei saperi e delle discipline sulle
scelte di contenuto e insieme analisi dei condizionamenti sociali allo sviluppo dell’apprendimento scolastico.
10
1 IL PARADIGMA DELLE COMPETENZE COME SCENARIO DI RIPROGETTAZIONE DEI PERCORSI DI ISTRUZIONE E DI FORMAZIONE INIZIALE: UNA
COMPARAZIONE IN CHIAVE EUROPEA
all’organizzazione dimostra che la gerarchia delle discipline è cambiata, che la loro
rigida divisione è andata riducendosi, a favore di un’organizzazione dei curricoli
finalizzata all’acquisizione di competenze. L’introduzione e lo sviluppo di com-
petenze nella scuola e nella formazione professionale iniziale sembra essere un
processo ormai inevitabile, nell’ottica di dare un senso più personale a ciò che si
apprende nei contesti formali di istruzione, di aprire i saperi sia all’esterno sia nel
tempo, nella prospettiva dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita.
Tale trasformazione si è sviluppata attraverso alcune tappe spesso simili nei
vari paesi:
• all’inizio si parlava per lo più di obiettivi educativi trasversali incorporati nei
programmi di studio,
• alcuni anni dopo sono stati definiti degli obiettivi trasversali autonomi da
singole discipline,
• negli ultimi 10-15 anni, il termine “competenze” ha fatto la sua apparizio-
ne nei documenti ufficiali dei programmi scolastici di molti paesi,
• infine alcuni Stati hanno adottato veri e propri “curricoli per competenze”
(es. il Quebec Canadese nel 2001 per la scuola dell’infanzia e primaria, il
Belgio francofono nel 2002 per l’istruzione primaria).
Le “competenze” sono entrate così come costrutto che organizza le parti del
curricolo, spesso utilizzando le esperienze della formazione professionale e del
mondo del lavoro.
Nella scuola tuttavia l’approccio per competenze suscita ancora molte perples-
sità e solleva. problemi teorici e pratici di notevole portata, anche se essi – come
sostiene Bottani – sembrano talora ignorati dal discorso pedagogico contempo-
raneo5.
In realtà, lavorare sull’organizzazione dei curricoli “in verticale” basati sulle
competenze è un compito estremamente complesso; l’obiezione più frequente da
parte degli insegnanti è: “Vale la pena fare tutta questa fatica?”.
Il dibattito aperto sta diventando comunque un’occasione per:
• aprire e rinnovare la discussione sugli obiettivi e le finalità dei sistemi sco-
lastici e formativi;
• favorire il superamento della concezione dei curricoli come programmi
normativi imposti dall’alto, spesso in funzione di logiche identitarie che
mirano a preservare lo spazio ed il profilo conquistato dalle discipline;
• proporre nuovi modelli per considerare le strutture dei percorsi formativi
ed il ruolo dei saperi disciplinari6 in ordine al raggiungimento dei risultati
di apprendimento promessi.
5 cfr. Bottani N., Curriculum, Change and Competency-Based Approaches: A Worldwide Perspective, “Prospects”,
2, June 2007
6 cfr. Xavier Roegiers, L’approche par compétences en Afrique francophone, IBE-Unesco, working papers, Geneva,
May 2008
11
1 IL PARADIGMA DELLE COMPETENZE COME SCENARIO DI RIPROGETTAZIONE DEI PERCORSI DI ISTRUZIONE E DI FORMAZIONE INIZIALE: UNA
COMPARAZIONE IN CHIAVE EUROPEA
2. TIPOLOGIE DI CURRICOLI SCOLASTICI IN EUROPA
La tendenza dei paesi europei a definire i propri curricoli dell’istruzione di
base, privilegiando le competenze piuttosto che i soli saperi disciplinari, risponde
a numerose spinte relative agli indirizzi più recenti dell’Unione Europea7. Tale
fenomeno riguarda tutto il percorso dell’istruzione dal primo al secondo ciclo,
compresa la formazione professionale.
Alcuni studiosi sono concordi nel ritenere che una prima distinzione impor-
tante da fare riguarda la differenza possibile e, secondo alcuni necessaria, tra “cur-
ricolo” e “programmi di insegnamento”.
I due termini non sono infatti intesi come sinonimi: per questo una riforma
dei curriculi è qualcosa di più che una semplice riscrittura dei programmi d’inse-
gnamento. Le riforme in corso, che ruotano attorno al concetto di competenze,
implicano in questo senso un vero e proprio ribaltamento dell’insegnamento ed
in particolare della “pedagogia degli obiettivi”. Se si prende sul serio la pedagogia
dell’approccio per competenze si deve trasformare tutta l’organizzazione scolasti-
ca ereditata dal secolo scorso8.
Per quanto riguarda la situazione in Europa, può essere interessante riferirsi
ad una ricerca comparata commissionata dal QCA inglese e pubblicata nel 2006
dalla “International review of Curriculum and Assessment Frameworks” su 20 siste-
mi scolastici9 che ha individuato:
• sei principali aree di apprendimento più o meno comuni ai vari curricoli,
• la tendenza ad includere sempre più abilità di tipo traversale (personal and
interpersonal skills)10;
• la tendenza a decentralizzare e dare flessibilità ai contenuti curricolari spe-
cifici a livello delle singole scuole e in funzione di una maggiore possibilità
di personalizzazione11.
Molti curricoli sono organizzati per discipline, tuttavia, la tendenza generale è
verso un approccio integrato dell’apprendimento.
7 Si veda in particolare la Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio Europeo del dicembre
2006. Per una disamina più puntuale di questo quadro si rinvia al cap.3 del presente Rapporto.
8 cfr. Philippe Jonnaert e collaboratori, From competence in the curriculum to competence in action, “Prospects”,
no.2, 2007
9 I paesi interessati sono i seguenti: Australia, Canada, Corea, Francia, Germania, Giappone, Irlanda, Italia, Nuova
Zelanda, Olanda, Regno Unito con i suoi 3 sistemi nazionali, Singapore, Spagna, Svezia, Svizzera, Ungheria, USA.
10 Secondo diversi studiosi, l’ambito delle abilità “trasversali” può essere considerato “il brodo primordiale”
dell’approccio per competenze applicato ai sistemi scolastici.
11 I nuclei fondamentali per i curricoli di Scuola Primaria sono essenzialmente orientati alla padronanza della
literacy (lettura e scrittura) e numeracy e si declinano nei seguenti insegnamenti: lingua nazionale (qualche volta
include l’espressione teatrale), matematica, scienze (talora con la tecnologia), arte e musica (spesso compren-
dente l’espressione teatrale, la danza e lo studio dei mezzi di comunicazione), educazione fisica (spesso insieme
con l’educazione alla salute e/o talora alla danza), alcuni saperi umanistici, come letteratura, morale, religione,
studi sociali, educazione alla salute, più l’educazione alla cittadinanza. La lingua straniera è obbligatoria in tutti
i paesi, eccetto il Regno Unito, l’Irlanda, il Giappone, la Nuova Zelanda e gli USA; in molti paesi vi è attenzione
anche alle lingue minoritarie. Il curricolo è generalmente organizzato per fasce di età, ma esistono anche forme
verticali come in Finlandia.
12
1 IL PARADIGMA DELLE COMPETENZE COME SCENARIO DI RIPROGETTAZIONE DEI PERCORSI DI ISTRUZIONE E DI FORMAZIONE INIZIALE: UNA
COMPARAZIONE IN CHIAVE EUROPEA
In tutti i paesi ci sono poi alte aspettative in termini di core skills e/o di broader
skills, soft skills in quanto rilevanti nella prospettiva del lifelong learning, dell’occu-
pabilità e della partecipazione sociale. Un altro elemento che emerge è che molti
paesi organizzano il curricolo secondo una struttura espressa in forma di risultati
di apprendimento (learning outcomes) come, ad esempi, la Nuova Zelanda.
Analizzando i curricoli ufficiali, non bisogna tuttavia dimenticare la presenza
di curricoli impliciti, cioè di regole di comportamento, stili, piccoli saperi e com-
petenze che non fanno parte dei programmi formali, ma spesso determinano il
destino scolastico e talora professionale dello studente.
Una sfida permanente per i sistemi scolastici diventa quindi quella di garantire
la massima trasparenza e coerenza tra ciò che è dichiarato nei documenti e ciò che
viene realmente praticato nell’insegnamento quotidiano, al fine di rendere meno
distante tra loro questi diversi curricoli.
3. I CURRICOLI “PER COMPETENZE” NELLA SCUOLA SECONDARIA:
ALCUNI MODELLI EUROPEI
Secondo Gauthier12, l’offerta della scuola secondaria può essere ricondotta a 3
principali tipi di “menu”:
• alcuni propongono poche discipline obbligatorie (come per l’A-level inglese)
con una larga scelta lasciata agli studenti o in funzione di un loro percorso
professionale o per garantire i saperi specialistici funzionali dell’accesso alla
formazione universitaria (terziaria);
• altri preferiscono fornire un po’ di tutto agli studenti nella forma di di-
scipline obbligatorie che garantiscano una cultura generale (anche se con il
rischio di imporla dall’alto);
• altri, infine, propongono una scelta tra indirizzi predefiniti, ma con fles-
sibilità di orari e di contenuti opzionali, funzionali da un lato ai gusti e
ai talenti degli studenti, dall’altro al superamento di un esame finale di
maturità (baccalaureato)13.
La divaricazione a cui si assiste spesso è quella tra le scuole professionali, che
garantiscono un inserimento più immediato nel mondo del lavoro e gli istituti
che preparano all’ingresso all’università tramite un esame o titolo di ammissione
finale. D’altro canto, però, anche troppe opportunità di opzionalità - assicurate
da molti curricoli - non sono esenti da rischi per un apprendimento efficace14.
12 Roger-François GAUTHIER, Les contenus de l’enseignement secondaire dans le monde: état des lieux et choix
stratégiques, Unesco, 2006
13 Quest’ultima organizzazione- secondo lo studioso - presenta un forte rischio legato all’imposizione dall’alto
dei contenuti, che crea un certo divario i saperi formalizzati e il mondo reale vissuto dai giovani.
14 Seguendo la metafora “dietetica”, bisognerebbe infatti evitare secondo Gauthier, l’ “accumulazione dei des-
sert”, cioè degli insegnamenti opzionali che non sono decisivi per la formazione degli studenti, ma che seguono
una deriva “consumerista”, cioè distruttiva, anche se talora incoraggiata da certe forme di esami e di certificazio-
ni. La responsabilità dei pedagogisti e di coloro che decidono dovrebbe essere quella di dissuadere gli studenti
dalla bulimia delle scelte opzionali, in quanto rapporto non corretto con i saperi.
13
1 IL PARADIGMA DELLE COMPETENZE COME SCENARIO DI RIPROGETTAZIONE DEI PERCORSI DI ISTRUZIONE E DI FORMAZIONE INIZIALE: UNA
COMPARAZIONE IN CHIAVE EUROPEA
La discussione in atto in molti paesi riguarda, da un lato chi propone un “cur-
ricolo essenziale” che mira ad una preparazione globale che investe dimensioni
educative attente alla formazione e alla crescita di cittadini critici e partecipativi,
dall’altro lato chi sostiene la maggiore efficacia conoscitiva dei curricoli squisita-
mente disciplinari e contenutistici.
L’UNESCO fin dagli anni Settanta ha sostenuto l’istanza dell’essenzializzazio-
ne dei curricula attorno a 4 dimensioni fondamentali:
• imparare a conoscere (Learning to know);
• imparare a fare (Learning to do);
• imparare a vivere insieme con gli altri (Learning to live togheder);
• imparare ad essere (Learning to be).
A livello europeo c’è un generale accordo sulla necessità di strutturare i curricoli
attorno a queste dimensioni, però sul come “garantirle” ci si divide. Le spinte che
condizionano le varie impostazioni dei curricoli si riferiscono infatti soprattutto
a tre dimensioni:
• la prima è una spinta orizzontale secondo cui la scuola non è più ritenuta
l’unico luogo di apprendimento, in quanto si impongono altri luoghi, dal
mondo del lavoro ai media ecc.;
• la seconda è legata alla dimensione longitudinale e diacronica dell’imparare;
le scelte sul curricolo dipendono allora da cosa si intende garantire all’ini-
zio del percorso, perché poi si contini ad imparare per tutta la vita;
• la terza è una dimensione di verticalità che vede il passaggio dagli ambienti
di apprendimento in presenza a quelli digitali/virtuali che cambiano in
modo radicale i processi educativi.
Il cambiamento può essere visto sotto una duplice veste15. La prima è legata ai
“saperi strumentali” come ad esempio:
• dare competenze specifiche per il mercato del lavoro;
• fornire le basi per comprendere e sviluppare le abilità cognitive;
• assicurare abilità di saper fare specifico;
• fornire delle mappe della complessità del mondo
La seconda è collegata ad una dimensione più “umanistica”, come ad esempio:
• sviluppare globalmente la persona nei suoi aspetti affettivi, morali ed este-
tici;
• aiutare ad “imparare ad essere” prestando attenzione ai valori sociali;
• sviluppare uno spirito critico;
• facilitare l’imparare ad imparare;
• sviluppare il potenziale umano e i talenti.
L’integrazione tra le due dimensioni si esplicita e trova declinazione più fre-
quentemente nei paesi che hanno adottato un curricolo per competenze.
15 Unesco, Seminar-Workshop on the Management of Curriculum Change, WORKSHOP REPORT, 2007
14
1 IL PARADIGMA DELLE COMPETENZE COME SCENARIO DI RIPROGETTAZIONE DEI PERCORSI DI ISTRUZIONE E DI FORMAZIONE INIZIALE: UNA
COMPARAZIONE IN CHIAVE EUROPEA
4. CONTENUTI DISCIPLINARI E “COMPETENZE”: DEFINIZIONI ED ESEMPI
L’organizzazione dei percorsi di formazione iniziale può essere analizzata fa-
cendo riferimento a diverse prospettive16: Gauthier ne ha proposte tre:
• la prima si fonda sui saperi disciplinari e, sostanzialmente, si riferisce ai
percorsi dell’Università, (in Italia alla nostra tradizione liceale);
• la seconda è più centrata sullo studente secondo un approccio costruttivista
(o neo-rousseauiano), dove ciò che importa è la centralità di chi apprende
e l’attenzione si focalizza sul processo metodologico di acquisizione del
sapere piuttosto che sui contenuti che sono considerati soltanto strumenti;
• la terza vede al centro gli obiettivi di apprendimento definiti in termini di
competenze, generalmente fissati da istanze esterne al mondo scolastico (in
base soprattutto alle esigenze del mondo del lavoro).
Nei paesi che hanno adottato la prospettiva delle competenze, si possono di-
stinguere alcune tipologie prevalenti:
• le competenze collegate alle literacy fondamentali: la lettura, la matematica
e le scienze (come ad esempio quelle assunte dalle prove OCSE-PISA);
• le competenze strumentali da integrare ai contenuti culturali;
• le competenze metacognitive;
• le competenze per la vita (Life Skills).
Relativamente al secondo ciclo d’istruzione inoltre, è diffusa l’accezione di
competenza professionale (Professional Competence) introdotta dall’ILO (Interna-
tional Labour Organization) per impostare alcuni programmi educativi di tipo
tecnico (VET – vocational education and training) e intesa come “l’attitudine ad
assumere un compito o un ruolo in una posizione lavorativa, dimostrando l’effet-
tivo possesso delle qualificazioni richieste”.
In tale prospettiva il concetto di competenza e quello di qualificazione sono
strettamente intrecciati, in quanto riferite a contesti organizzativi e lavorativi.
Le competenze sono intese inoltre come costituite sia da componenti che posso-
no essere formabili (knowledge e skills), sia da altri più difficili da formare attraverso
l’istruzione (attitudini e credenze). Questa impostazione enfatizza l’approccio basato
sui profili di competenza (Curriculum development and competency profiles).
Esso comporta che:
• la pratica professionale (e la performance) siano la principale linea guida per
lo sviluppo del curricolo e
• le discipline accademiche siano comunque un input importante per la sua
costruzione, inoltre,
• chi elabora il curricolo deve focalizzarsi sul campo professionale e sull’impat-
to reale del curricolo nei contesti lavorativi.
Per lo sviluppo dei percorsi competency based si ritiene necessaria una inizia-
16 Roger-François GAUTHIER, Les contenus de l’enseignement secondaire dans le monde: état des lieux et choix
stratégiques, Unesco, 2006
15
1 IL PARADIGMA DELLE COMPETENZE COME SCENARIO DI RIPROGETTAZIONE DEI PERCORSI DI ISTRUZIONE E DI FORMAZIONE INIZIALE: UNA
COMPARAZIONE IN CHIAVE EUROPEA
le definizione dei requisiti professionali in termini di knowledge, skill e attitude
(competencies); successivamente la definizione degli obiettivi di apprendimento
e dei risultati attesi in modo integrato e non frammentario come nella formazio-
ne accademica, la trascrizione degli obiettivi di apprendimento in programmi
indicanti i contenuti e gli approcci metodologici da seguire, i criteri di valuta-
zione (con il relativo piano di qualità), un dispositivo di valutazione orientato
alla “valutazione autentica” (attraverso osservazioni, registrazioni, classificazioni
di evidenze relative ad attività e produzioni in situazione reale).
Nell’organizzazione dei curricoli per competenze occorre inoltre seguire mo-
dalità di ricostruzione delle “pratiche professionali”17 di riferimento. Si tratta di
operazioni assai complesse e che non possono trovare sempre immediato consenso.
Lo schema della figura fig.1 intende sintetizzare alcuni problemi di complessi-
tà nell’impostare concretamente i curricoli per competenze.
In basso sono evidenziati i learning outcomes, cioè i risultati di apprendimento
derivabili dai referenziali professionali e formativi cui dovrebbero ispirarsi i per-
corsi, e sopra i Subject Matter Content cioè le materie, i contenuti ai quali gli inse-
gnanti sono tradizionalmente affezionati. La difficoltà principale – anche a livello
di progettazione didattica minuta – sta nel garantire l’interconnessione di tutte
le dimensioni che si intrecciano all’interno di un curricolo. Il problema infatti è
quello di trovare un equilibro tra la garanzia dei risultati di apprendimento, in
funzione di determinati obiettivi educativi, culturali e professionali, filtrando il
tutto attraverso gli stili e la mentalità degli insegnanti.
FIG. 1 - FRAMEWORK PER RINNOVARE I CURRICOLI
Subject matter
content
Rationale
Goals-
objectivies
Teaching
approaches
Learning
outcomes
To incorporate
the principle of
education
throughout life
To re�ect
interdisciplinarity
/interconnectedness
To include the
pillars of learning
approaches
To ihighlight
holistic
interdisciplinary
approaches
Fonte: IBE – Unesco, 2007
17 Partendo da una competenza (ad esempio una di quelle dell’obbligo d’istruzione), questa si può suddividere e
articolare in “unità di competenza”. Il concetto chiave è quello di “risultato di apprendimento”, oggi veicolato
in Europa soprattutto attraverso il modello EQF (European Qualification Framework) e ripreso nella Raccoman-
dazione europea del 2008.
16
1 IL PARADIGMA DELLE COMPETENZE COME SCENARIO DI RIPROGETTAZIONE DEI PERCORSI DI ISTRUZIONE E DI FORMAZIONE INIZIALE: UNA
COMPARAZIONE IN CHIAVE EUROPEA
Tra i vari esempi di riforma “competency based” osservabili nell’Unione Euro-
pea, un caso di eccellenza viene riconosciuto al sistema finlandese. Qui la scuola
secondaria di tipo generale e la formazione professionale fanno parte di un me-
desimo sistema unitario.
La struttura del curricolo finlandese del ciclo secondario è tuttavia difficil-
mente esportabile dato il contesto sociale molto particolare. Quello che colpisce
(e da cui si può imparare molto) è la grande flessibilità del curricolo che è costru-
ito con la collaborazione dei genitori, delle parti sociali e di molte altre istanze
locali.
Esistono tre livelli di definizione: nazionale, municipale e del singolo istituto
scolastico, ma esso è impostato sulla base dell’autonomia scolastica.
Nella scuola secondaria superiore di tipo generale l’impianto prevede:
A) Un piano di studio annuale articolato su 5-6 periodi con insegnamenti (una
media di 38 lezioni da 45 minuti) di tipo:
• obbligatorio comune,
• specialistico (con opzionalità che tutte le scuole devono offrire),
• applicato.
B) Piani di studi individualizzati, supportati da un counselling.
Esiste un Syllabus che comprende 75 insegnamenti standard da seguire in 3
o 4 anni. La frequenza può avvenire anche a gruppi non permanenti (si supera il
concetto di classe). È previsto un esame finale di maturità per l’accesso alla for-
mazione di livello terziario.
Il curricolo è strutturato per competenze (espresse in termini di learning outco-
mes o di good performance) e comprende anche un insieme di competenze trasversali
di cittadinanza (cross-curricolar themes) che rendono la struttura molto interessante.
Questo impianto è ancora più pronunciato nell’istruzione professionale
(cfr. fig.2) che è basata su 53 tipi di qualificazioni, un sistema di crediti, obbliga-
tori e opzionali (cioè a scelta dello studente), aperto all’alternanza scuola-lavoro
(anche tramite forme di apprendistato).
FIG. 2 - IL SISTEMA DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE
IN FINLANDIA
Composition of Studies in Vocational Qualifications (120 credits)
- Vocational studies
90 credits• field-specific
• study-programme specific
• includes 20 credits (minimum) of on-the-job training
- Core subjects 20 credits
- Free-choice studies 10 credits
Fonte: Finnish National Department of Education, 2009
17
1 IL PARADIGMA DELLE COMPETENZE COME SCENARIO DI RIPROGETTAZIONE DEI PERCORSI DI ISTRUZIONE E DI FORMAZIONE INIZIALE: UNA
COMPARAZIONE IN CHIAVE EUROPEA
5. RIORGANIZZARE I PERCORSI FORMATIVI PER COMPETENZE:
UN PERCORSO APERTO
La riorganizzazione dei curricoli per competenze sembra essere oggi preva-
lente nei paesi europei (e non solo in quelli più avanzati). L’intento è da un lato
quello di aumentare la reciproca permeabilità tra i sistemi formativi e quelli oc-
cupazionali, dall’altro di migliorare la qualità dell’offerta formativa per assicurare
l’innalzamento dei livelli di istruzione.
Le tendenza più recenti delle riforme curricolari in Italia possono essere sinte-
tizzate nel modo seguente:
a) verticalizzazione del curricolo.
Si tratta dello sforzo di dare un impianto unitario progressivo al primo ciclo di
istruzione (corrispondente al periodo di età 3-16 anni), superando la tradizionale
separazione fra le vecchie “scuola elementare” e “scuola media”. Le Indicazioni
Nazionali del 2007 introducono un set di traguardi di competenzae ridisegnano
i percorsi secondo “campi di esperienza” per la scuola dell’infanzia e “aree di ap-
prendimento”. Queste, si propongono come titolari sia delle materie scolastiche,
sia dei saperi trasversali.
b) essenzializzazione dei contenuti didattici per favorire l’acquisizione di una base
comune di competenze di cittadinanza
Questa tendenza riguarda in particolare il secondo ciclo di istruzione (la scuo-
la secondaria di secondo grado) ed è visibile soprattutto nel nuovo Obbligo di
istruzione (decreto ministeriale n.139 del 22 agosto 2007) e nei nuovi Regola-
menti per i licei, gli istituti tecnici e professionali (approvati nel 2010).
c) introduzione di standard di contenuto18 e di dispositivi di certificazione delle
competenze
I tradizionali programmi venivano giudicati sovradimensionati rispetto alle
possibilità reali della scuola, visti soprattutto come una «carta culturale» del cur-
ricolo piuttosto che un vero percorso per la padronanza di competenze. Di qui la
difficoltà ad introdurre un sistema nazionale di valutazione degli apprendimenti
e ad introdurre degli standard realmente misurabili.
Negli ultimi 3-4 anni è in atto un’evoluzione che ha portato a:
• introdurre (per l’anno scolastico 2010-2011) un dispositivo di certificazio-
ne delle competenze al termine dell’obbligo di istruzione (16 anni),
• consolidare e generalizzare il Sistema Nazionale di valutazione (SNV)
18 Il concetto di standard, inteso come una misura intorno alla quale si può costruire una conoscenza certa, si
colloca in un ambiente semantico nuovo. Nella visione del curricolo di estrazione prevalentemente socio-com-
portamentista, accanto alla teoria degli obiettivi, che doveva essere il faro dell’organizzazione dell’apprendimen-
to, si sviluppava il concetto di standard come suo fondamentale punto strutturale. Il chiarimento del rapporto
tra obiettivi e standard ne era una diretta conseguenza; nel linguaggio comune si riteneva che, una volta fissati
gli obiettivi, intorno a questi si potesse costruire uno standard in grado di identificare facilmente coloro che lo
avrebbero raggiunto da coloro che non si sarebbero attestati a quel livello.In Italia appariva comunque improba-
bile considerare, ad esempio, i programmi nazionali una misura standard, data l’assenza di una reale tradizione
di misurazione degli esiti di apprendimento.
18
1 IL PARADIGMA DELLE COMPETENZE COME SCENARIO DI RIPROGETTAZIONE DEI PERCORSI DI ISTRUZIONE E DI FORMAZIONE INIZIALE: UNA
COMPARAZIONE IN CHIAVE EUROPEA
coordinato dall’INVALSI con la somministrazione in tutte le scuole del
primo ciclo di prove di apprendimento standardizzate (nel terzo e quinto
anno della primaria e nel terzo della scuola secondaria di primo ciclo)
• elaborare i primi standard di competenza (a partire dal settore dell’educa-
zione degli adulti e dalla formazione professionale).
Tuttavia molte questioni rimangono aperte e tanti quesiti attendono risposte
più chiare. Tra esse segnaliamo alcune di quelle che si stanno imponendo anche
nel dibattito italiano, a partire dai cantieri della riforma del secondo ciclo di
istruzione e formazione:
• se le competenze sono identificabili a partire da una forte attenzione agli
utilizzi pratici dei saperi acquisiti nei contesti di vita e di lavoro, non si
rischia che tutto ciò sia determinato da decisori ed istanze del tutto esterne
alla scuola e alla formazione e/o che esse ne siano solo dei semplici tradut-
tori?
• se si ritiene ormai necessaria la “standardizzazione” degli esiti educativi (le-
arning outcomes), come garantire che essi non si traducano in un abbassa-
mento dei livelli culturali e degli standard (di contenuto) e come valutarli?
• se le competenze richiedono di basarsi di più sull’autonomia degli alunni,
sulla loro capacità di iniziativa ecc., questa prospettiva riuscirà ad essere
effettivamente accolta ed integrata con successo dagli insegnanti rispetto ai
(vecchi) saperi disciplinari?
• se l’approccio delle competenze richiede una forte trasformazione dei modi
di fare didattica, di accompagnare l’apprendimento, di valutare le acquisi-
zioni e se esso postula nuovi “ambienti di apprendimento” (più attivi, più
interattivi, …), gli istituti scolastici sono in grado di utilizzare la propria
autonomia per realizzare tutto ciò? A quali condizioni?
Si tratta di interrogativi di certo impegnativi per gli insegnanti e i formatori
italiani. Con un ulteriore fronte – non solo organizzativo - recentemente intro-
dotto nella legislazione italiana, quello del “federalismo scolastico”. Esso infatti
può forse essere la strada per ridurre i divari territoriali, ma anche quella per
allargarli.
Se è vero che le “periferie” sembrano prendersi oggi la rivincita sul “centro”,
anche in materia di istruzione e formazione, c’è di che preoccuparsi tuttavia per
l’unitarietà del sistema scolastico nazionale e della garanzia possibile in termini di
livelli reali di apprendimento e di coesione sociale.
In tale scenario il riconoscimento “costituzionale” dell’autonomia della scuola
può rappresentare una garanzia di stabilità e di equità del sistema formativo: da
un lato le prerogative nazionali in materia di traguardi di competenza non po-
tranno essere infatti compresse dai poteri “locali”; dall’altro lo Stato dovrà limi-
tare i suoi interventi alle “norme generali”, ai “livelli essenziali delle prestazioni”,
ai principi generali.
Le esperienze svolte nell’ambito del progetto della rete veneta, i cui esiti prin-
19
1 IL PARADIGMA DELLE COMPETENZE COME SCENARIO DI RIPROGETTAZIONE DEI PERCORSI DI ISTRUZIONE E DI FORMAZIONE INIZIALE: UNA
COMPARAZIONE IN CHIAVE EUROPEA
cipali vengono illustrati nel presente report, autorizzano comunque ad un mo-
derato ottimismo circa la possibilità di una evoluzione positiva, specialmente se
essa troverà consolidamento sia dall’alto, attraverso un accompagnamento istitu-
zionale adeguato, sia dal basso, attraverso la collaborazione di rete e lo sviluppo di
“comunità di pratica”. La sfida appare – in questo senso - appena iniziata.
CAPITOLO 2
Introduzione. I progetti, le Reti
Maria Grazia Bernardi
22
2 INTRODUZIONE: I PROGETTI, LE RETI
La presente introduzione illustra l’evoluzione dei progetti riferiti al Bando di
Fondo Sociale Europeo - DGR 1758/2009 all’interno di un gruppo di istituti
scolastici risultati beneficiari dello stesso e nel contempo analizza la particolare or-
ganizzazione a rete di cui hanno voluto dotarsi (Rete Veneta per le competenze).
Sono pertanto due le piste di lavoro oggetto d’analisi: i progetti e l’organizza-
zione a Rete.
1. I PROGETTI RIFERITI AL DGR 1758/2009:
COME ACCOMPAGNARE IL CAMBIAMENTO NELLA SCUOLA
Il bando, afferente al Fondo Sociale Europeo POR 2007-2013- Obiettivo
Competitività regionale e occupazione- Asse IV – CAPITALE UMANO delibe-
rato dalla Regione Veneto con DGR 1758/2009, aveva come scopo la realizzazio-
ne di “Azioni di sistema per la realizzazione di strumenti operativi a supporto
dei processi di riconoscimento, validazione e certificazione delle competenze”.
Testimoniava un’attenzione crescente della Regione Veneto per interpretare al
meglio le indicazioni della Comunità europea di creare un “codice di riferimento
comune per il sistema di istruzione e formazione”.
Infatti, con la dichiarazione di Copenaghen del 30 novembre 2002, i Mi-
nistri dell’Istruzione di 31 Paesi europei hanno stabilito delle priorità concrete
all’interno della proposta di un Quadro Unico Europeo (European Common
Framework), funzionale al conseguimento di 5 obiettivi strategici:
• l’attivazione di strumenti volti a facilitare la mobilità e l’apprendimen-
to permanente attraverso la messa in trasparenza delle qualifiche e delle
competenze
• il miglioramento della qualità dei sistemi d’istruzione e formazione Pro-
fessionale
• riconoscimento e validazione dell’apprendimento non formale e infor-
male in modo da favorire l’accesso di tutti i cittadini a percorsi di forma-
zione e istruzione superiori
• la definizione di un approccio comune per il trasferimento dei risultati
dell’apprendimento
• la necessità di creare un codice di riferimento comune per il sistema di
istruzione e formazione.
Successivamente, il 23 aprile 2008 il Parlamento europeo e il Consiglio
dell’Unione europea hanno adottato la raccomandazione sulla costituzione del
Quadro europeo delle Qualifiche per l’apprendimento permanente (European
Qualifications Framework – EQF).
Il Quadro Europeo delle Qualifiche (EQF) vuole essere un riferimento ogget-
tivo, fondato sui risultati dell’apprendimento, strutturato su otto livelli declinati
23
2 INTRODUZIONE: I PROGETTI, LE RETI
orizzontalmente. All’interno di ciascun livello si dispongono in modo coerente
conoscenze, abilità e competenze (Knowledge, Skills, Competence). L’EQF ha
come assunto che il dialogo tra sistemi d’istruzione - formazione – lavoro sia pos-
sibile solo tramite un approccio basato sui risultati dell’apprendimento in uscita
da un percorso (learning outcomes) e sulla dimensione dell’apprendimento per-
manente.
Per questa ragione propone di operare secondo tre direttrici:
1. promuovere una migliore corrispondenza tra le esigenze del merca-
to del lavoro e l’offerta di istruzione e formazione
2. facilitare la convalida delle competenze acquisite in ambienti di
apprendimento non formali e informali
3. fornire uno strumento di traduzione per la comparazione delle
qualifiche e dei titoli acquisiti nei vari sistemi di istruzione e forma-
zione e nei sistemi settoriali anche come riferimento per i passaggi
da un sistema all’altro, rafforzando la fiducia reciproca tra le parti
interessate.
Il Bando, inoltre, collocava il progetto all’interno di un quadro di riferimento
nazionale in cui i processi di riordino della scuola secondaria di superiore era-
no attentamente analizzati e così pure le modifiche intervenute nell’ambito della
Formazione.
Non mancavano i riferimenti per collocarlo anche all’interno di un quadro
di sviluppo strategico regionale. In particolare risultava strettamente attinente a
quanto indicato nel Programma Operativo della Regione del Veneto19: l’asse IV
“Capitale Umano” intendeva favorire interventi volti all’integrazione e al miglio-
ramento dei sistemi di Istruzione e Formazione. Il richiamo era alla“sfida di raffor-
zare i legami tra i vari elementi dei sistemi di istruzione, nonché tra apprendimento e
lavoro: legami orizzontali nell’ambito del sistema d’istruzione,creando collegamenti
tra i vari percorsi di istruzione e formazione per agevolare la mobilità individuale;
legami verticali tra i sistemi di istruzione/formazione iniziale e continua, per garan-
tire una transizione agevole tra i diversi momenti di acquisizione delle competenze;
legami tra sistema educativo e sistema produttivo per facilitare il passaggio da un
sistema all’altro”. Per un dispositivo organico di regole, procedure, strumenti e
strategie per superare le barriere occorreva appunto rafforzare tali legami.
Il bando proponeva due distinte linee tipologie progettuali:
A. Descrizione dei risultati di apprendimento in ambiti formali di apprendi-
mento;
19 Approvato con Deliberazione della Giunta Regionale n. 422 del 27.2.2007 e con Decisione n. 5633 del
16.11.2007 della Commissione Europea
24
2 INTRODUZIONE: I PROGETTI, LE RETI
B. Riconoscimento e certificazione delle competenze in ambiti non formali e
informali di apprendimento.
Le istituzioni scolastiche appartenenti alla Rete Veneta per le competenze
hanno scelto di aderire alla tipologia A in quanto più attinente alla loro mission.
All’interno di questa tipologia erano possibili due opzioni, con l’adesione a una
o due fasi di lavoro:
• FASE 1- definizione e descrizione dei risultati di apprendimento (compe-
tenze/conoscenze/abilità) in esito a percorsi formativi
• FASE 2 - progettazione e sperimentazione di strumenti operativi di verifica
e valutazione per competenze nell’ambito di percorsi formativi.
Nella definizione del progetto le istituzioni scolastiche hanno scelto di cimen-
tarsi anche con la fase 2 perché ritenuta a maggior carico di innovazione rispetto
alle esperienze già maturate all’interno delle singole realtà scolastiche. Si trattava
di una sfida perché mirava a cambiare concretamente le prassi didattiche e valuta-
tive, tramite il coinvolgimento diretto dei consigli di classe. Era anche un’occasio-
ne per anticipare alcuni temi nodali del riordino ritenuti particolarmente critici
per i docenti quali le pratiche laboratoriali, il lavoro in gruppo, la valutazione
delle competenze ecc.
Si voleva cogliere l’opportunità per rendere maggiormente protagonisti i do-
centi all’interno dei processi di riforma, per accrescere le loro competenze ri-
flessive e didattiche, per acquisire evidenze degli eventuali elementi di criticità e
positività tramite la sperimentazione con i colleghi e gli studenti.
Tra i requisiti per la partecipazione vi era la costituzione di un partenariato
qualificato, capace di esprimere sia le esigenze della scuola, sia quelle del mondo
produttivo ed istituzionale. “Nella costituzione del partenariato operativo si suggeri-
sce di garantire che ciascun sistema (istruzione, formazione, lavoro) sia rappresentato
coerentemente al perseguimento degli obiettivi specifici legati alla tipologia progettuale
di riferimento”. Si tratta di un requisito pienamente rispettato, con il coinvolgi-
mento diretto di molte associazioni datoriali e singole imprese.
La tabella che segue illustra in modo sintetico le azioni progettuali comuni che
saranno meglio descritte nei successivi capitoli.
25
2 INTRODUZIONE: I PROGETTI, LE RETI
Azione Funzione Prodotto
Ricerca documentale Individuare le caratteristiche
principali dei modelli
utilizzati per la descrizione
e certificazione delle
competenze, o proposti e/o
utilizzati in contesto nazionale
o extranazionale.
Ciascun capofila ha prodotto
un report di ricerca. In fase di
progettazione le singole reti
avevano provveduto ad evitare
duplicazioni concordando
l’ambito di ricerca.
Workshop e seminari Coordinare il lavoro di
rubricazione delle competenze
in riferimento a specifici
profili in uscita da percorsi
quinquennali dell’istruzione
o triennali della formazione;
effettuare funzione di coaching
nei confronti dei docenti
impegnati nei lavori.
Rubriche di competenza
con la descrizione delle
conoscenze e abilità sollecitate,
l’individuazione dei compiti
per rilevare le evidenze e la
descrizione dei livelli EQF. Sono
disponibili complessivamente
26 volumi di profilo, contenenti
le varie rubriche di competenza.
Anche questa attività era stata
concordata in modo da evitare
sovrapposizioni e coprire il
maggior numero possibile di
profili.
Sono state redatte 87 Unità
d’apprendimento (54 UdA di
cittadinanza e 33 UdA di profilo)
Applicazione dei modelli da
seguire per la costruzione
delle prove di valutazione delle
competenze e stesura delle
stesse (25 prove esperte).
Seminari di diffusione e
pubblicizzazione
Diffondere l’esperienza e
implementarla.
Sono stati effettuati cinque
seminari all’interno di ciascuna
rete e uno conclusivo, comune
a tutte le scuole aderenti alla
Rete Veneta per le Competenze
e al Liceo Brocchi è fissato per
il 21/09/2011. La pubblicazione
del report finale dell’esperienza
è a disposizione di quanti ne
faranno richiesta.
Coordinamento di progetto e
governo di sistema
Ottimizzare le diverse azioni,
supervisionare i processi,
validare i prodotti, monitorare
l’andamento dei lavori e
valutarne i risultati.
Stesura e/o validazione dei
report.
Stesura delle Linee guida.
Strumenti per i passaggi entro
e tra sistemi.
Tabulazione dei questionari di
monitoraggio.
Tutti i prodotti indicati sono liberamente consultabili all’interno del sito
www.piazzadellecompetenze.net.
26
2 INTRODUZIONE: I PROGETTI, LE RETI
2. LE RETI, LA RETE: COME ATTIVARE MODALITÀ DI AUTORGANIZZAZIONE
Il percorso, che ha portato alla costituzione prima di reti di partenariato all’in-
terno dei singoli progetti e in seguito alla costituzione della Rete Veneta per le
competenze, si è sviluppato da una dimensione informale di reciproche relazioni
ad una dimensione maggiormente formalizzata e governata, con progressivi in-
crementi di elementi di governo, di comunicazione, di condivisione di obiettivi
e valori comuni.
Sono cinque le istituzioni scolastiche confluite nella “Rete Veneta per le com-
petenze” ed il presente lavoro individua gli snodi fondamentali che hanno por-
tato alla sua costituzione, gli attori coinvolti, le strategie sviluppate e gli obiettivi
raggiunti.
Adottando uno sguardo retrospettivo si può affermare che l’esperienza di col-
laborazione in rete e tra reti è nata e si sta sviluppando all’interno di un complesso
sistema di relazioni interistituzionali che ne costituiscono una delle condizioni di
realizzazione. All’atto della individuazione del partenariato si è naturalmente fat-
to riferimento ad un insieme di contatti, di collegamenti informali già avviati tra
scuole, di concordanze tra dirigenti, di nessi impostati all’avvio di altri progetti.
Si trattava di un insieme di nodi di rete diffusi, privi di struttura gerarchica,
con alta capacità di autorganizzazione che hanno instaurato tra di loro modalità
differenti di relazione reciproca (connessioni della Rete), che avevano come obiet-
tivo la costruzione di relazioni più stabili e strutturate (Strutture della Rete) e la
condivisione di obiettivi finalizzati alla realizzazione di un progetto da presentare
per il bando.
Tale azione si è concretizzata in un’intensa collaborazione all’atto della stesura
del progetto, nella revisione di punti critici, nella definizione di linee progettuali
che fossero complementari tra loro e non concorrenziali.
L’obiettivo, già in fase progettuale, è stato quello di andare incontro a quanto
richiesto nel Bando, vale a dire osservare la realtà scolastica con un’ottica di si-
stema e impostare un lavoro che avesse una visuale prospettica di lungo periodo,
verso un futuro che coinvolgeva tutti e che, pertanto, valeva la pena di indirizzare
in modo coerente verso una visione comune.
In seguito, dopo la pubblicazione delle istituzioni beneficiarie del bando, si è
provveduto a ritrovare nuovi motivi per organizzare una rete sovrastrutturata che
consentisse di ottimizzare alcune funzioni e attività essenziali per lo sviluppo delle
linee progettuali.
La convezione di rete, che formalizzava i rapporti, identificava alcuni obiettivi
strategici:
• la gestione scientifica comune: una buona parte dei componenti del Co-
mitato Tecnico Scientifico è comune a tutti i 5 istituti beneficiari. Questa
scelta ha permesso di condividere il modello teorico di riferimento, una
27
2 INTRODUZIONE: I PROGETTI, LE RETI
matrice culturale e antropologica in grado di conferire unità al lavoro, pur
diverso, delle diverse reti;
• la gestione di sistema, per la supervisione e coordinamento delle attività
delle cinque reti, per il coordinamento organizzativo di alcune fasi, per il
mantenimento di rapporti con le strutture regionali.
Si è trattato dell’atto terminale di una fase di condivisione di linguaggi comu-
ni e di valori, di dotazione di sistemi di coordinamento e controllo e di monito-
raggio (Proprietà della Rete).
Questo processo di autorganizzazione è stato possibile per le connessioni già
stabilitesi in percorsi di ricerca-azione precedentemente avviati e finalizzati ad
altri progetti.
Infatti, a partire dall’a.s. 2005-06, sulla direzione impostata dall’USR e inter-
pretata dall’Ufficio Scolastico di Treviso - e dalla reti di orientamento - sono sta-
ti organizzati percorsi formativi e sperimentazioni assistite di Alternanza Scuola
Lavoro sostenuti finanziariamente dalla Regione Veneto, Direzione Formazione
e Lavoro.
In particolare, in provincia di Treviso, l’Ufficio Scolastico provinciale ed il
CORTV - coordinamento delle reti di orientamento - hanno attivato, per tre
anni successivi, un percorso di riflessione sul tema delle competenze e, nell’an-
no 2009/10, hanno riservato una specifica attenzione alla valutazione delle
competenze.
Questi percorsi di formazione per i docenti impegnati nelle attività di Alter-
nanza Scuola Lavoro (ASL) hanno costituito la base di partenza da cui ha avuto
origine la contestuale riflessione su come approntare metodologie di lavoro per-
sonalizzate e centrate sul raggiungimento di obiettivi di competenza.
Inoltre, su indicazione dell’USR per il Veneto, nell’anno 2009/10 è stato adot-
tato in tutte le province del Veneto un programma di lavoro che prevedeva la
formazione di tutor in grado di assistere e supportare i consigli di classe impegnati
in ASL, sotto la supervisione del prof. Dario Nicoli e della prof.ssa Maria Renata
Zanchin che hanno dato continuità al lavoro (precedentemente iniziato in pro-
vince diverse) e hanno condiviso il modello formativo e il modello teorico con cui
approcciare un curricolo orientato ad obiettivi di competenza.
Questo breve excursus storico è fondamentale per capire le ragioni della riu-
scita delle reti: essa trova le sue premesse nel lavoro degli anni precedenti che ha
costituito l’humus in grado di dare forza al progetto. Infatti, sono stati i tutors
impegnati nelle precedenti azioni che, contattati e opportunamente sensibilizzati,
hanno condotto un ottimo lavoro di coordinamento con i docenti dei gruppi di
lavoro a loro affidati. Inoltre, i dirigenti che avevano già dimostrato una partico-
28
2 INTRODUZIONE: I PROGETTI, LE RETI
lare sensibilità allo sviluppo di questi temi hanno colto l’occasione per incentivare
le proposte riformatrici che giungevano dalla Commissione Ministeriale.
L’altro elemento di forza è stato il contributo delle associazioni datoriali e i
finanziamenti erogati dalla Regione Veneto tramite fondi FSE.
Confindustria e Camera di Commercio - che avevano concorso nelle azioni
di sistema per l’ASL negli anni precedenti - hanno partecipato come partner e
hanno fornito un prezioso contributo. Il loro intervento, nell’attuale fase di la-
voro, ci ha consentito di avere un riscontro, da parte del mondo del lavoro, sulla
“trasparenza” delle rubriche di competenze e sulla loro adeguatezza rispetto alle
aspettative degli esiti in uscita dai percorsi triennali o quinquennali. In particola-
re, però, l’intero progetto nasce da un’opportunità fornita a tutti gli enti di forma-
zione accreditati della Regione Veneto e agli istituti d’istruzione, di partecipare in
rete alla costruzione di un modello di descrizione, valutazione e certificazione dei
risultati d’apprendimento in termini di competenze.
Da sottolineare anche l’azione dell’Ufficio Scolastico Regionale che ha sup-
portato le scuole nell’informazione delle opportunità e nella costituzione delle
reti di partenariato.20
È stata una certa abitudine alla collaborazione tra diversi attori istituzionali,
in funzione di un obiettivo comune, che ha consentito la costituzione e la for-
malizzazione di ampie reti di partenariato in pieno periodo estivo; è sempre stata
la consolidata attitudine a lavorare in un’ottica di sistema che ha consentito un
accordo formalizzato tra diverse reti che flessibilmente ed efficacemente ha sup-
portato efficacemente le azioni innovative.
Certamente si può affermare che sia la fase di progettazione, sia la fase di rea-
lizzazione, sono il risultato di alleanze istituzionali tra scuole, tra le scuole e l’USR
e gli uffici Territoriali, tra scuole e le associazioni datoriali, tra la Regione Veneto
e l’USR per il Veneto: questi attori istituzionali, ciascuno per gli ambiti di propria
competenza, hanno condiviso una meta e il percorso per raggiungerla.
3. ALCUNI DATI RIFERITI ALLE RETE VENETA PER LE COMPETENZE: CHI SIAMO?
L’approvazione della graduatoria ha visto 21 enti beneficiari di finanziamento
per azioni di riconoscimento delle competenze acquisite in ambito formale, tra
questi c’erano 7 istituti superiori capofila di rete.
Successivamente 5 di questi istituti hanno deciso di formalizzare la collabora-
zione (di tipo organizzativo e gestionale) nella Rete Veneta per le Competenze e
hanno condiviso gran parte dei componenti del Comitato Tecnico Scientifico21.
20 Da ricordare il ruolo informale ma prezioso avuto dalla prof.ssa M.Antonia Moretti che, all’epoca dell’indi-
zione del bando, era distaccata presso l’USR per il Veneto e ha animato le sue vaste conoscenze personali per
tessere le fila di una rete a sostegno dei progetti e che, successivamente. pur essendo in quiescenza ha partecipato
a diverse riunioni fornendo un prezioso supporto.
21 Il nucleo del CTS comune ai 5 beneficiari è costituito da: prof.ssa Franca Da Re (Ufficio Interventi Educativi
29
2 INTRODUZIONE: I PROGETTI, LE RETI
Le istituzioni scolastiche beneficiarie del Bando 1758/2009 sono:
1. IIS “Marco Polo” di Verona
2. IIS “Ruzza Pendola” di Padova
3. ITIS “Eugenio Barsanti” di Castelfranco Veneto
4. ITCCG “Luigi Einaudi” di Padova
5. IIS “G.B.Garbin” di Schio
6. Liceo “Brocchi” di Bassano del Grappa
7. IIS “Sammicheli” di Verona
I primi cinque istituti sono confluiti all’interno della “Rete Veneta per le com-
petenze”. Con il Liceo “Brocchi” di Bassano del Grappa c’è stato uno scambio di
informazioni e la condivisione di un modello di rubricazione delle competenze, di
un linguaggio comune e di una modalità di lavoro che, pur avendo per il “Broc-
chi” come focus la descrizione delle competenze all’interno dell’istruzione liceale,
è allineata con il percorso effettuato dalla “Rete Veneta per le competenze”.
Come capofila della “Rete Veneta per le Competenze” è stato individuato l’Itis
“ E. Barsanti” di Castelfranco, con l’assegnazione di uno specifico ruolo di “fa-
cilitatore” (di comunicazioni e di relazioni), senza alcuna distinzione gerarchica.
La composizione del partenariato degli istituti beneficiari aderenti alla “Rete
Veneta per le competenze”è così distribuita:
Istituto beneficiario Partner appartenente
al sistema
dell’Istruzione
Partner appartenente
al sistema della
Formazione
Partner appartenente
al sistema del Lavoro
IIS “Ruzza Pendola 12 3 4
IIS”G.B. Garbin” 11 + 1 Università 2+ 2 Formazione
continua
superiore – Università
1
ITCG “L.Einaudi” 15 3 2
ITIS “E.Barsanti” 23 5 7
IIS “Marco Polo” 15 2 3
L’esperienza ha coinvolto direttamente, almeno nella fase progettuale, 76 isti-
tuti su un totale di 222 istituzioni scolastiche di 2° grado in Veneto. Si tratta di
un numero decisamente cospicuo, sia in termini numerici grezzi, sia considerato
in percentuale sul totale delle istituzioni. Testimonia la possibilità, per un numero
significativo di docenti, di essere stati interessati dai processi di riflessione e/o da
azioni attivate all’interno dei progetti.
-UST Treviso), prof. Alberto Ferrari (docente distaccato presso UST di Treviso, esperto organizzazione reti),
prof. Dario Nicoli (Università Cattolica di Brescia), prof. Arduino Salatin (IPRASE –Trento), prof.ssa Maria
Renata Zanchin (formatore, progettista, esperta in ricerca didattica e counseling formativo)
30
2 INTRODUZIONE: I PROGETTI, LE RETI
Si deve tuttavia osservare che alcuni di questi istituti, hanno partecipato mar-
ginalmente alle diverse attività e alcuni, in corso d’opera, si sono astenuti da
un’attiva collaborazione. Sono entrati in gioco fattori diversi: accanto alla dispo-
nibilità espressa dall’Istituto non sempre si sono trovate le risorse umane interes-
sate alla partecipazione, in alcuni casi è stato inizialmente sottovalutato l’impe-
gno richiesto, sono emerse delle riserve sul tipo di lavoro richiesto, sul modello
proposto ecc.
La mobilità intervenuta tra docenti referenti e dirigenti scolastici non ha faci-
litato la continuità dei lavori.
Certamente gli istituti che, con propri docenti, hanno partecipato già inizial-
mente alla costruzione dell’impianto progettuale hanno maturato una maggiore
consapevolezza rispetto al lavoro complessivo richiesto, agli obiettivi e anche ri-
spetto agli aspetti di positività e criticità che andavano a delinearsi. Su questo
nucleo di istituti e di docenti che hanno partecipato a tutte le diverse fasi di lavoro
è stato possibile realizzare le attività della Fase 2, relative alla sperimentazione dei
prodotti.
4. LA STRUTTURA OPERATIVA DELLA RETE VENETA PER LE COMPETENZE:
COME ABBIAMO LAVORATO?
All’interno della rete hanno operato “attori” con funzioni diverse:
• i docenti che si sono riconosciuti come comunità professionale impegnata
in un percorso di riflessione e cambiamento di pratiche operative, in vista
di un rinnovamento didattico coerente con l’impianto del riordino della
scuola Superiore di secondo grado. Alcuni di loro sono intervenutiti sia
nella fase 1, sia nella fase 2, tra questi, i tutors hanno assolto una funzione
importante di raccordo con il CTS e i referenti di progetto e di implemen-
tazione del progetto all’interno delle singole scuole;
• i referenti e i responsabili di progetto che si sono impegnati in azioni di
coordinamento e gestione delle diverse azioni;
• il Comitato Tecnico Scientifico che ha dato unitarietà d’impianto e di svi-
luppo alla Rete;
• i responsabili amministrativi che hanno condiviso problemi e soluzioni
con funzioni di reciproco sostegno (soprattutto nei confronti delle scuole
che per la prima volta affrontavano le questioni amministrative relative alla
realizzazione di un progetto di questo tipo).
Gli interscambi di esperienze e proposte non sono avvenuti solo all’interno
del singolo livello ma si sono svolti in un proficuo rapporto di comunicazione tra
tutti gli “attori” intervenuti.
La struttura operativa era perciò piuttosto fluida: il riconoscimento di uno
specifico ruolo e funzione non impediva occasionali “incursioni” in termini di
proposte di modifiche, suggerimenti operativi in ruoli diversi. Alcune occasioni
31
2 INTRODUZIONE: I PROGETTI, LE RETI
in cui è stato possibile rilevare questa dinamica si sono verificate negli workshop
in cui il dibattito con i docenti ha portato i componenti del CTS a rivedere alcu-
ne impostazioni di lavoro, nelle riunioni di coordinamento di rete in cui lo scam-
bio tra CTS e responsabili di progetto ha aiutato a delineare modelli organizzativi
maggiormente efficaci.
Certamente il “nucleo pensante” è stato il comitato Tecnico Scientifico che ha
trovato la sua forza nella varietà delle posizioni ed esperienze di cui erano porta-
tori i suoi componenti, che ha costantemente operato per una continua negozia-
zione di significati, di pareri e di decisioni al suo interno e con altri componenti
di CTS di altri progetti, sempre afferenti al Bando in oggetto. In modo del tutto
informale, la presenza di questa fitta rete di comunicazioni ha allargato la visuale
di partenza e sempre più evidente è stata la vocazione ad assumere un ruolo di
coordinamento di sistema, non finalizzato esclusivamente alla riuscita del singolo
progetto.
Le connessioni all’interno dei diversi livelli delle reti erano date dalle comuni-
cazioni formali e informali definite prevalentemente dal referente o dal responsa-
bile di progetto. Un ruolo essenziale è stato assunto anche dai docenti tutor che
all’interno dei gruppi di lavoro si sono fatti carico di intessere fitte relazioni, via
mail, telefoniche al di fuori delle occasioni formalizzate di incontro.
Altri potenti mezzi per mantenere e diffondere le comunicazioni sono stati:
• la piattaforma e-learning “Moodle” agganciata al sito del “Barsanti” che ha
supportato il lavoro in progress dei diversi gruppi, ha consentito al CTS
una visione immediata del livello di evoluzione del lavoro dei singoli grup-
pi, ha pubblicizzato avvisi e comunicazioni tra le diverse reti.
• Il sito www.piazzadellecompetenze.net, all’interno del quale sono confluiti i
materiali definitivi provenienti dalle diverse reti: il sito è a libera consulta-
zione e i materiali inseriti sono stati ampiamente consultati da un pubblico
di docenti e dirigenti che esula dai confini regionali.
• La piattaforma di Italia Lavoro messa a disposizione della Regione Veneto
si è collocata ad un altro livello di comunicazione, permettendo il con-
fronto tra i materiali prodotti dalle Reti di tutti i beneficiari del Bando e
assolvendo nel contempo ad una funzione di strumento di monitoraggio e
verifica del lavoro svolto.
5. UNO SGUARDO AL FUTURO
Anche le Reti hanno un loro ciclo di vita: hanno una loro evoluzione e si
rimodellano in funzione di nuovi obiettivi, a volte concludono la loro funzione
con il raggiungimento della meta per la quale si erano costituite. Al momento
attuale non si conosce quale sarà l’evoluzione di questa Rete, sappiamo che ha
innestato in molte scuole elementi di innovazione che vale la pena coltivare e
sostenere. Rimane una consolidata abitudine a recuperare, all’interno di una fitta
32
2 INTRODUZIONE: I PROGETTI, LE RETI
rete di relazioni, strumenti organizzativi in grado di aiutare a fronteggiare le sfide
date dalla complessità del lavoro. Anche questa qualità dell’organizzazione, ade-
guatamente messa a frutto, potrebbe avere riscontri positivi per l’intero sistema
della scuola veneta.
I contatti avuti, che non si sono esauriti all’interno dell’ambito scolastico, ci
inducono a pensare ad un possibile futuro a partire dalle potenzialità evidenziate:
nuove Reti organizzate su obiettivi di valorizzazione della realtà scolastica ed eco-
nomica locale, puntando con più vigore a cogliere le specificità dei diversi ordini
e indirizzi scolastici.
All’interno delle possibili azioni poste in continuità con il lavoro finora svolto
si segnalano i seguenti obiettivi:
• completare il lavoro di sistematizzazione dell’impianto all’interno del siste-
ma istruzione e formazione (legami orizzontali);
• giungere ad una validazione dei prodotti con le associazioni datoriali e di
categoria per lo l’implementazione dell’esperienza anche in una prospetti-
va di apprendimento permanente (legami verticali);
• attivare forme di monitoraggio di processo e di risultati in sintonia con
quanto previsto dal Riordino dell’istruzione secondaria di 2° grado e col-
locare la valutazione degli esiti d’apprendimento all’interno della comples-
siva valutazione dell’apporto che la scuola dà allo sviluppo economico,
sociale e culturale del territorio veneto.
Risulta evidente che le alleanze interistituzionali devono essere sempre più
ricercate e favorite non solo dalle istituzioni scolastiche ma da tutti “gli attori
istituzionali”: al di là di quello che sembra essere il momentaneo interesse di cia-
scuno, lo sguardo è sempre più rivolto alla ricerca di una partecipazione di valori
e obiettivi comuni.
33
10 LE PROSPETTIVE DI LAVORO. RETI DI SCUOLE, SISTEMA DIFFUSO, COLLABORAZIONI INTERISTITUZIONALI E DI TERRITORIO:
VERSO UN MOVIMENTO EDUCATIVO “PER IL MAGGIOR BENE DEI GIOVANI E DELLA SOCIETÀ
rete di relazioni, strumenti organizzativi in grado di aiutare a fronteggiare le sfide
date dalla complessità del lavoro. Anche questa qualità dell’organizzazione, ade-
guatamente messa a frutto, potrebbe avere riscontri positivi per l’intero sistema
della scuola veneta.
I contatti avuti, che non si sono esauriti all’interno dell’ambito scolastico, ci
inducono a pensare ad un possibile futuro a partire dalle potenzialità evidenziate:
nuove Reti organizzate su obiettivi di valorizzazione della realtà scolastica ed eco-
nomica locale, puntando con più vigore a cogliere le specificità dei diversi ordini
e indirizzi scolastici.
All’interno delle possibili azioni poste in continuità con il lavoro finora svolto
si segnalano i seguenti obiettivi:
• completare il lavoro di sistematizzazione dell’impianto all’interno del siste-
ma istruzione e formazione (legami orizzontali);
• giungere ad una validazione dei prodotti con le associazioni datoriali e di
categoria per lo l’implementazione dell’esperienza anche in una prospetti-
va di apprendimento permanente (legami verticali);
• attivare forme di monitoraggio di processo e di risultati in sintonia con
quanto previsto dal Riordino dell’istruzione secondaria di 2° grado e col-
locare la valutazione degli esiti d’apprendimento all’interno della comples-
siva valutazione dell’apporto che la scuola dà allo sviluppo economico,
sociale e culturale del territorio veneto.
Risulta evidente che le alleanze interistituzionali devono essere sempre più
ricercate e favorite non solo dalle istituzioni scolastiche ma da tutti “gli attori
istituzionali”: al di là di quello che sembra essere il momentaneo interesse di cia-
scuno, lo sguardo è sempre più rivolto alla ricerca di una partecipazione di valori
e obiettivi comuni.
CAPITOLO 3
Ricerca comparativa con sistemi
internazionali. Gli assunti metodologici
del Progetto delle reti – Competenze
europee, regolamenti nazionali,
risultati di apprendimento
Franca Da Re
34
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
Con l’avvio dei progetti, le reti che fanno capo alla Rete Veneta per le Com-
petenze si sono assunte tra gli obiettivi quello di capitalizzare le esperienze già
avviate nel territorio sulla progettazione e gestione dei curricoli per competenze,
in particolare quelle avviate in Provincia di Treviso dall’a.s. 2006/07 e poi nelle
altre Province negli anni successivi, nell’ambito dell’Alternanza scuola lavoro.
1. ASSUNTI TEORICI E METODOLOGICI
Gli assunti teorici e metodologici fondamentali che avevano animato le espe-
rienze in atto si possono riassumere in questi punti:
• Assunzione del concetto di “competenza” così come espresso dalle teorie
dell’apprendimento più recenti, come integrazione di conoscenze, abili-
tà cognitivo-teoriche e pratiche, metodologiche, metacognitive, capacità
personali e sociali, esercitate in contesti significativi per gestire situazioni e
risolvere problemi;
• Assunzione del concetto europeo di competenza come dimensione della
persona che “agisce” in termini di autonomia e responsabilità;
• Progettazione di un’offerta scolastica organica, intenzionale, ordinaria, ba-
sata su un curricolo che descriva i risultati di apprendimento in termini di
competenze, articolate in abilità e conoscenze; esplicitazione delle “eviden-
ze” dell’agire competente, dei saperi essenziali, dei compiti e dei contesti
significativi dell’azione; descrizione dei livelli di padronanza della compe-
tenza nello spirito della Raccomandazione del Parlamento Europeo e del
Consiglio del 23.04.2008 (EQF);
• Pianificazione di una didattica che favorisca negli alunni il conseguimento
di competenze attraverso:
- Promozione dell’apprendimento induttivo, in contesti significativi,
con la realizzazione di compiti “veri” o “verosimili” di esperienza che
richiedano la mobilitazione di conoscenze, abilità, capacità personali
per gestire situazioni e risolvere problemi;
- Valorizzazione dell’apprendimento sociale, cooperativo e del peer-tu-
toring;
- Attribuzione di autonomia e responsabilità ai discenti, che diventano
protagonisti e artefici del proprio apprendimento; spostamento del ba-
ricentro del processo insegnamento/apprendimento dal docente agli
allievi;
- Attenzione costante alla riflessione, alla ricostruzione dei processi e del-
le procedure attuati, all’autovalutazione, tutti fattori indispensabili per
lo sviluppo della metacognizione e della conoscenza di sé;
- Attenzione agli aspetti affettivi, emotivi, relazionali che sostengono la
motivazione all’apprendimento;
- Costruzione di un processo di valutazione “autentica”, che non si limiti
35
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
alla verifica delle conoscenze e - al massimo - delle abilità apprese, ma
che si proponga di rilevare e apprezzare le “evidenze” della competenza,
attraverso la “messa alla prova” degli allievi in compiti complessi, conte-
stualizzati, funzionali alla gestione di situazioni di esperienza.
Si è ritenuto utile confrontare gli assunti metodologici con esperienze signifi-
cative e buone pratiche sia nazionali che internazionali, al fine di reperire elemen-
ti comuni, ma anche possibili suggerimenti per riformulare, migliorare, arricchire
il disegno di ricerca.
Si è quindi avviata una ricerca documentale sui sistemi scolastici di altri Paesi
e su esperienze condotte in contesto nazionale, concentrando l’attenzione sui se-
guenti elementi:
A) Individuazione di due prodotti chiave:
• Individuare almeno un modello di curricolo per competenze per ogni specifi-
co ambito/settore e/o indirizzo che possa fungere da elemento di paragone
per l’elaborazione della proposta curricolare del progetto;
• Individuare almeno un modello di valutazione basato sul principio dell’ at-
tendibilità, così da fornire suggerimenti utili per l’elaborazione delle prove
esperte in riferimento alle competenze traguardo (meglio se strutturate per
blocchi di competenze omogenee).
B) Si è utilizzata per tutte le ricerche e l’analisi delle buone pratiche la seguente
scaletta di argomenti da considerare, avente come centro materiali effettivamente
utilizzati in esperienze formative reali:
• Istituzione: grado, durata, fascia di età per l’accesso;
• Titoli di studio rilasciati, loro valore legale e per l’accesso a successivi gradi
di istruzione;
• Modello di curricolo: per competenze, con riferimento europeo, nazio-
nale, locale …;
• Modello didattico: modo in cui si articola l’attività formativa (moduli,
corsi, materie …); come viene coinvolto lo studente (percorso standard,
percorso personalizzato variando il quadro standard, gestione autonoma
del proprio curricolo); la connotazione prevalente dell’attività didattica
(docenza frontale + verifica, laboratori tecnologici, laboratori diffusi, corsi
con tesine …);
• Modello valutativo:in che modo viene garantita l’attendibilità della va-
lutazione: con il portfolio, con prove standard; come viene formulato il
“valore” circa la padronanza dello studente: voti, lettere, giudizi, livelli con
rubriche…; l’autorità che si fa garante della valutazione (autorità centrale,
autorità locale, istituzione scolastico-formativa con accordi di rete, ente
terzo specializzato);
• Modello certificativo: come vengono certificate le competenze padroneg-
giate dagli studenti: formato, allegati e/o riscontri.
36
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
2. AMBITI DI RICERCA
Le reti hanno ricercato informazioni sui sistemi dei seguenti Paesi: Polonia,
Francia, Canada, Finlandia, Slovenia, Germania, Spagna, Gran Bretagna (Sco-
zia), Paesi Bassi (Olanda), Svezia, Svizzera.
Relativamente all’ambito nazionale, si sono raccolte informazioni sulle espe-
rienze condotte in Lombardia, dall’IT “Malignani” di Udine, dall’IS “Levi” di
Mirano (VE); dalle scuole secondarie di secondo grado della Provincia di Treviso.
Le buone prassi rilevate rappresentano un ricco “giacimento” di esperienze
e di materiali, in grado di identificare le caratteristiche peculiari ed irripetibili
dei singoli sistemi indagati e gli elementi accomunanti le diverse realtà, utili per
reperire spunti nella definizione di un sistema di programmazione, didattica e
valutazione-certificazione per competenze nel contesto Veneto.
Il lavoro di ricerca svolto, tuttavia, conferma quanto sta emergendo nella let-
teratura specialistica in tema di ricerca sociale e programmazione dei sistemi di
servizi. Ci si riferisce alla difficoltà di verificare il valore o “bontà” e quindi di
predire la trasferibilità in termini di efficacia di un modello presso un nuovo
contesto di applicazione.
Anche disponendo di indicatori relativi alla capacità del modello di promuo-
vere cambiamenti duraturi, di creare reti e sinergie, di produrre innovazioni ri-
spetto all’esistente, di innescare processi virtuosi e di incidere nella customer sati-
sfaction, non è sempre semplice stabilire se un modello realizzato in un contesto
sia in grado di riproporre i medesimi effetti positivi in un altro.
Probabilmente lo stato della ricerca e anche delle pratiche di innovazione in
tema di apprendimento per competenze sono ancora ad un livello troppo precoce
per consentire confronti risolutivi tra realtà diverse.
Consapevoli di questo e disponendo comunque nella realtà veneta di un pa-
trimonio di buone pratiche avviato da alcuni anni, si è ritenuto di valorizzare la
gran mole di documenti raccolti nell’ambito della ricerca soprattutto in termini
di elementi accomunanti e di criteri di riferimento per la delineazione delle linee
guida per la definizione di un modello ad un tempo riflessivo ed originale riferito
al contesto Veneto.
Nella redazione definitiva delle Linee Guida per la descrizione dei risultati di
apprendimento, si è quindi centrata l’attenzione su:
• la definizione di un modello di didattica per competenze che valorizzi l’au-
tonomia e la responsabilità dello studente nella costruzione della propria for-
mazione, trovando in questo elementi accomunanti con la realtà scandinava;
• la definizione di un curricolo fortemente integrato, che superi la fram-
mentazione tipica delle discipline per perseguire un “sapere agito”, in cui
la persona sia in grado di mobilitare conoscenze, abilità, capacità personali,
sociale e metodologiche per gestire situazioni e risolvere problemi concreti
in tutti i contesti d’esperienza;
37
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
• la valorizzazione delle sinergie che partono dal territorio, dalle reti di scuo-
le, dalle intese con le rappresentanze del mondo del lavoro per la costru-
zione di un modello condiviso “dal basso”, che si fonda sulla condivisione
dei linguaggi e delle pratiche didattiche; in tal senso le linee guida hanno
tratto larga ispirazione dall’esperienza di Treviso e delle province venete;
• la definizione di un modello in grado di garantire la comunicabilità dei
risultati di apprendimento tra diversi ordini di scuola, tra canali diversi
di istruzione e formazione, tra mondo dell’istruzione e della formazione
e mondo del lavoro. Le Linee Guida si sono quindi proposte di fondare
un modello di descrizione, realizzazione, valutazione, certificazione delle
competenze non solo in grado di far comunicare le diverse istituzioni nel-
la pratica quotidiana presente, ma anche di costituire un possibile punto
di riferimento per futuri assetti organizzativi e ordinamentali dove siano
sempre più stretti le sinergie e gli scambi tra tipologie diverse di istruzione
e formazione e tra scuola e mondo del lavoro, tra istruzione formale e non
formale, come il modello svizzero e le recenti scelte della Regione Lombar-
dia possono ispirare.
I dati della ricerca hanno perciò costituito - soprattutto per quanto riguarda
l’esperienza veneta analizzata - la fonte più diretta di ispirazione per le Linee Gui-
da; hanno inoltre fornito elementi di utile confronto e di “conforto” per le tesi
che nelle Linee Guida si andavano delineando, in particolare per quanto riguarda
la centralità dello studente nel processo di apprendimento e la necessità della
trasparenza e comunicabilità dei risultati di apprendimento tra contesti diversi.
Le esperienze internazionali analizzate – riferite a contesti notevolmente dif-
ferenti – hanno tra l’altro consentito di mettere a fuoco alcune questioni relative
al modello di intervento relativo alla seconda parte del progetto, quella in cui si
sarebbe svolta un’esperienza di didattica per competenze ed una valutazione “au-
tentica” nella falsariga della “prova esperta”.
Le questioni sono:
1. Modello pedagogico: si tratta di delineare un legame tra una didattica delle
competenze realizzata in modo sistematico, sulla base di una struttura de-
finita da un curricolo organico, ed un approccio di valutazione in grado
di porre ad oggetto evidenze capaci di intercettare i fattori centrali della
padronanza della persona. Tale legame può essere definito tramite l’indi-
viduazione di un ambito di riferimento, costituito da un’unità di appren-
dimento e relativa prova di valutazione (a sua volta riferita ad una presta-
zione reale e significativa) in grado di collegare competenze appartenenti
a competenze culturali, professionali e trasversali o metodologiche/etico-
sociali. In questo modo è possibile individuare un rapporto di coerenza fra
il momento didattico e quello valutativo.
2. Modello valutativo: le rilevazioni svolte suggeriscono la possibilità di scelta
fra tre soluzioni differenti:
38
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
• un approccio centrato su una valutazione puntuale, riferita ad una spe-
cifica competenza tra quelle indicate dai traguardi formativi, e realizza-
to tramite una prova standard – orientata al modello Ocse-Pisa – en-
fatizzando la prospettiva della dotazione di un profilo di cittadinanza
europea;
• un approccio centrato su una valutazione “autentica”, centrata su un
compito-problema in grado di intercettare più abilità/conoscenze con-
temporaneamente, entro una struttura agita ovvero sensata, reale e mi-
rata ad un risultato dotato di valore;
• un approccio centrato su una valutazione “obiettiva” riferita a prove a
risposta multipla, validate preventivamente così da garantire la possi-
bilità, ripetute fra più classi, di garantire una comparabilità statistica e
quindi poter inferire riflessioni relativamente al rapporto tra – da un
lato – istituzioni, classi e soggetti e – dall’altro – risultati di apprendi-
mento.
L’idea prevalente su cui si è individuatala soluzione da adottare per la seconda
parte del progetto ha previsto l‘adozione di un approccio misto tra quelli indicati,
con la costruzione di una prova complessa costituita da: un compito-problema
“autentico”, legato a contesti di esperienza, per la soluzione del quale fosse ne-
cessario mobilitare conoscenze e abilità e capacità di tipo culturale generale, pro-
fessionale, metodologico; una serie di consegne e quindi di prestazioni riferiti
all’intero ventaglio delle competenze di cittadinanza europea; testi e quesiti per la
verifica della padronanza di saperi essenziali definiti come strategici nel progetto
formativo di riferimento.
Tutte le ricerche sono state pubblicate22.
3. IL CONCETTO DI COMPETENZA E LO SCENARIO EUROPEO
Nella definitiva formulazione del disegno di curricolo, è emersa chiara la
necessità di dare unità, sistematicità, prospettiva di senso al progetto forma-
tivo, collegandolo alle finalità generali dell’istruzione e della formazione, che
abbiamo individuato nelle competenze chiave europee per la cittadinanza e
l’apprendimento permanente. La prospettiva europea, oltre a fornire uno sfon-
do integratore e organizzatore al curricolo, si coniuga perfettamente con il di-
segno metodologico assunto nel progetto, in particolare rispetto al significato
di “competenza”.
Il concetto di competenza, come la maggioranza dei concetti che fanno capo
alle scienze umane e sociali, non è monosemico ed è stato utilizzato nel tempo
con valenze e sfumature semantiche differenti, a seconda del momento, del con-
testo, delle teorie di riferimento.
22 I report delle ricerche documentali sono reperibili all’indirizzo: http://www.piazzadellecompetenze.net/index.
php?title=I_Progetti_FSE_per_la_descrizione,_valutazione_e_certificazione_delle_competenze
39
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
È interessante rilevare come negli ultimi decenni, l’interesse per le competenze
si sia sviluppato in diversi settori, dall’economia alla gestione aziendale, dalla psi-
cologia alla formazione, educazione e istruzione, fino alla politica.
Vi sono diverse ragioni per cui sempre più l’interesse degli studiosi si è foca-
lizzato sulla competenza:
A) nella società post-industriale il lavoro è mutato rispetto al passato, carican-
dosi sempre di più di contenuti di conoscenza, mentre si va contraendo
l’aspetto meramente manuale ed esecutivo;
B) aumenta e riveste sempre maggiore importanza l’aspetto “immateriale” del
lavoro, non tanto legato allo svolgimento della mansione specifica, che del
resto tende ad avere confini sempre più sfumati, quanto ad altri fattori,
come le relazioni interne ed esterne, la comunicazione, le capacità meto-
dologiche e strategiche, la responsabilità individuale, la condivisione dei
valori aziendali;
C) la crescente globalizzazione del lavoro e delle relazioni economiche, con la
conseguente alta mobilità delle persone determina la necessità di reperire
strumenti di “comunicazione” dei saperi e saper fare delle persone diversi
dai soli titoli di studio o dai curriculum, che poco sono in grado di docu-
mentare ciò che realmente le persone sanno e sanno fare;
D) la maggiore mobilità delle persone anche all’interno del mercato del lavoro
interno, da azienda ad azienda, da posto a posto, determina la necessità di
valutare il potenziale umano per indirizzare, orientare, qualificare e riqua-
lificare la manodopera;
E) nell’ambito della formazione e dell’istruzione, si constata che l’appren-
dimento fondato su semplici conoscenze e saperi procedurali conseguiti
mediante applicazione ed esercitazioni non garantiscono la formazione
di atteggiamenti funzionali alle richieste della vita e del lavoro, in par-
ticolare per quanto riguarda la capacità di problem solving, di assumere
iniziative autonome flessibili, di mobilitare i saperi per gestire situazioni
complesse e risolvere problemi. Sempre più l’insegnamento basato sulla
trasmissione del sapere genera negli studenti demotivazione, estranei-
tà e disamore per lo studio, anche in considerazione dell’importanza e
rilevanza che assumono i saperi informali e non formali che i giovani
realizzano fuori di scuola, attraverso le esperienze extrascolastiche, di re-
lazione, i mass-media.
Il concetto di competenza, l’apprendimento di competenze, l’esercizio della
competenza, con i significati sempre più legati alla realizzazione personale che
esso assume, sembra venire incontro alle mutate esigenze della società. Da qui il
grande interesse dell’impresa, della formazione, dell’economia, degli Stati per la
questione.
40
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
Vediamo di seguito alcune definizioni che nel tempo gli studiosi hanno dato
del concetto di competenza, in contesto strettamente lavorativo o più ampio23:
1) Competenza: la capacità di mettere in atto, in situazione di lavoro, un com-
portamento conforme agli standard richiesti. Il concetto di competenza incorpora
la padronanza di significative skill e conoscenze tecniche e l’abilità di applicare
tali skill e conoscenze al fine di risolvere problemi e rispondere alle contingenze,
nonché l’abilità di trasferirle a nuove situazioni nel contesto occupazionale.
(INVESTORS IN PEOPLE UK, The Investors in People Standard, Lon-
don, 1996.)
2) Le competenze sono costituite dall’attitudine individuale e, al limite, sog-
gettiva, di utilizzare le proprie qualificazioni, i propri saper fare e le proprie
conoscenze al fine di raggiungere un risultato. Infatti, non esistono competenze
«oggettive», tali da poter essere definite indipendentemente dagli individui nei
quali esse si incarnano. Non ci sono le competenze in sé, ci sono soltanto le
persone competenti.
(OCDE, Qualifications et compétences professionnelles dans l’enseignement
technique et la formation professionnelle. Évaluation et certification, Paris,
OCDE, 1966)
3) Una caratteristica intrinseca di un individuo causalmente collegata ad una
performance eccellente in una mansione.[La competenza] si compone di mo-
tivazioni, tratti, immagine di sé, ruoli sociali, conoscenze e abilità.
SPENCER L.M., SPENCER M.S.. Competence at work Wiley, New York
(trad.it. Competenza nel lavoro, Angeli, Milano, 1995)
4) Da: COMMISSIONE EUROPEA, Libro Bianco «Insegnare e apprendere -
Verso la Società cognitiva», Bruxelles, 1994.
Qui si utilizzano i termini attitudine e conoscenza come sinonimi di com-
petenza. Dopo aver definito la conoscenza come «un’accumulazione di co-
noscenze fondamentali, di conoscenze tecniche e diattitudini sociali» ed aver
asserito che «la combinazione equilibrata di queste conoscenze […] offre-
all’individuo la conoscenza generale e trasferibile più propizia all’occupazio-
ne», il testo prosegue:
Le conoscenze tecniche sono le competenze che permettono la più netta identi-
ficazione con un mestiere e possono essere acquisite in parte tramite il sistema
educativo e la formazione professionale e in parte in seno all’impresa. Esse
hanno subito notevoli cambiamenti per via delle nuove tecnologie dell’infor-
mazione e pertanto una loro identificazione con il mestiere è oggi meno netta.
Alcune di tali conoscenze, le «competenze chiave», si ritrovano alla base di
numerosi mestieri e rivestono quindi un’importanza fondamentale per poter
cambiare lavoro»
23 Le definizioni riportate, sono tratte da materiali ISFOL citati in: Italia Forma (cur.), Competenza e Competen-
ze. Quadro di riferimento, materiali di lavoro, Roma, 2004
41
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
Le attitudini sociali riguardano le capacità relazionali, il comportamento sul
lavoro e tutta una serie di competenze che corrispondono al livello di responsa-
bilità occupato: la capacità di cooperare e di lavorare in gruppo, la creatività,
la ricerca della qualità…
L’attitudine di un individuo al lavoro, la sua autonomia, la sua capacità di
adattamento sono legate al modo in cui saprà combinare queste varie conoscen-
ze e farle evolvere. L’individuo diventa il protagonista e l’artefice principale
delle proprie qualifiche: egli è capace di combinare le competenze trasmesse
dalle istituzioni formali con le competenze acquisite grazie alla sua pratica
professionale e alle sue iniziative personali in materia di formazione.
5) La competenza non è uno stato od una conoscenza posseduta. Non è riducibile
né a un saper, né a ciò che si è acquisito con la formazione. […] La competenza
non risiede nelle risorse (conoscenze, capacità, …) da mobilizzare, ma nella
mobilizzazione stessa di queste risorse. […]. Qualunque competenza è fina-
lizzata (o funzionale) e contestualizzata: essa non può dunque essere separata
dalle proprie condizioni di «messa in opera». […] La competenza è un saper
agire (o reagire) riconosciuto. Qualunque competenza, per esistere, necessita del
giudizio altrui.
(G. LE BOTERF, De la compétence, Paris, Les éditions d’Organisation,
1994).
Ha suscitato grande interesse anche il cosiddetto “modello ISFOL delle com-
petenze” (ISFOL, 1998) che sviluppava il concetto di competenza in una tripar-
tizione di:
• competenze di base: competenze nella lingua madre e nella lingua straniera,
informatica, competenze scientifiche e matematiche, problem solving …
• competenze professionali, più strettamente legate a contesti specifici pro-
fessionali (tecnologiche, commerciali, giuridiche …)
• competenze trasversali, identificate come: diagnosticare, relazionarsi, af-
frontare.
Da tutte queste definizioni emerge chiaramente una considerazione importan-
te: la competenza è una integrazione di conoscenze (sapere), abilità (saper fare),
capacità metacognitive e metodologiche (sapere come fare, trasferire, generalizza-
re, acquisire e organizzare informazioni, risolvere problemi), capacità personali e
sociali (collaborare, relazionarsi, assumere iniziative, affrontare e gestire situazioni
nuove e complesse, assumere responsabilità personali e sociali …).
Tuttavia vi è stata un’interessante evoluzione nel tempo del concetto, visibile
nelle definizioni che abbiamo riportato:
1. la visione di chi concepisce la competenza come una somma di parti (co-
noscenze, abilità, capacità) e quindi pone ad oggetto di cura i frammenti
(conoscenze, abilità, capacità) e non il tutto;
42
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
2. la visione di chi concepisce la competenza come performance, quindi è
un requisito dell’organizzazione e non della persona, e tende a costruire
“dizionari di competenze” di matrice neo-tayloristica (più evidente nell’ap-
proccio britannico);
3. la visione di chi concepisce la competenza come l’atto della mobilitazione
efficace e valutata/validata della persona di fronte a problemi (OCDE, Le
Boterf ).
Potremmo annoverare il modello ISFOL tra il primo ed il secondo approccio,
mentre la prospettiva che ispira l’ EQF (si veda più avanti) sposa la terza visione,
che potremmo definire antropologica e sociale, ben evidenziata da Le Boterf.
Quest’ultima visione, che è quella che ci trova maggiormente concordi, de-
scrive il passaggio dalle competenze alla competenza e dai tre savoir (sapere, sa-
per fare e saper essere) all’unico saper agire (e reagire). In quest’ottica, non esiste
competenza senza la co-presenza di tutti questi fattori. La competenza viene in-
tesa quindi come la mobilitazione di conoscenze, abilità e risorse personali, per
risolvere problemi, assumere e portare a termine compiti in contesti professionali,
sociali, di studio, di lavoro, di sviluppo personale, un “sapere agito”. Sempre più si
parla di “competenza”, piuttosto che di “competenze”. Si veda a questo proposito
la definizione dell’OCDE: “Non ci sono le competenze in sé, ci sono soltanto le perso-
ne competenti”.Ciò significa che la competenza è una risorsa personale pervasiva,
impiegabile dalla persona in tutte le manifestazioni della propria vita.
Ciò che rende la competenza tanto potente e la distingue dalle conoscenze e
dalle abilità prese da sole, è l’intervento e l’integrazione con le risorse e le capacità
personali. Il fatto che la persona sappia mobilitare conoscenze e abilità attraverso
l’impiego di capacità personali le permette di generalizzare a contesti differenti
il modello d’azione; le permette inoltre di reperire conoscenze e abilità nuove di
fronte a contesti che mutano, alimentando e accrescendo la competenza stessa.
Dalla metà degli anni ’90, anche l’Unione Europea si è sempre più interessata
alle competenze, ritenendole centrali per l’istruzione, l’educazione, la formazione
permanente, il lavoro, nella prospettiva della valorizzazione del “capitale umano”
come fattore primario dello sviluppo.
Nelle Conclusioni ai lavori di Lisbona del Parlamento Europeo del 2000, si
indicano già alcune strade da percorrere, tra le altre
A) la definizione delle competenze chiave europee per l’esercizio della cittadi-
nanza attiva;
B) gli obiettivi di innalzamento dei livelli di istruzione e di allargamento
dell’educazione permanente;
C) il riconoscimento degli apprendimenti non formali e informali, nel quadro
dell’apprendimento formale.
In tutti i documenti successivi questi concetti sono stati ripresi e approfonditi.
Nella Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 28 maggio
2004 si insiste ancora maggiormente sulla questione del riconoscimento degli
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3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
apprendimenti informali e informali, affermando che essi contribuiscono a buon
diritto, come quelli formali, a costruire la competenza; nella Raccomandazione
del 18 dicembre 2006, vengono enunciate in maniera definitiva le otto compe-
tenze chiave per la cittadinanza europea. Recita il documento nel suo Allegato:
“Le competenze sono definite in questa sede alla stregua di una combinazione di
conoscenze, abilità e attitudini appropriate al contesto. Le competenze chiave sono
quelle di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali,
la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione. Il quadro di riferi-
mento delinea otto competenze chiave:
1) comunicazione nella madrelingua;
2) comunicazione nelle lingue straniere;
3) competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia;
4) competenza digitale;
5) imparare a imparare;
6) competenze sociali e civiche;
7) spirito di iniziativa e imprenditorialità;
8) consapevolezza ed espressione culturale.
Le competenze chiave sono considerate ugualmente importanti, poiché ciascuna
di esse può contribuire a una vita positiva nella società della conoscenza. Molte delle
competenze si sovrappongono e sono correlate tra loro: aspetti essenziali a un ambito
favoriscono la competenza in un altro. La competenza nelle abilità fondamentali del
linguaggio, della lettura, della scrittura e del calcolo e nelle tecnologie dell’informazio-
ne e della comunicazione (TIC) è una pietra angolare per l’apprendimento, e il fatto
di imparare a imparare è utile per tutte le attività di apprendimento. Vi sono diverse
tematiche che si applicano nel quadro di riferimento: pensiero critico, creatività, ini-
ziativa, capacità di risolvere i problemi, valutazione del rischio, assunzione di decisio-
ni e capacità di gestione costruttiva dei sentimenti svolgono un ruolo importante per
tutte e otto le competenze chiave”.
La Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 aprile
2008 definisce il Quadro Europeo dei Titoli e delle Certificazioni (EQF). Nel
Documento viene raccomandato – tra le altre cose - ai Paesi membri:
1) di usare l’EQF come strumento di riferimento per confrontare i livelli
delle qualifiche dei diversi sistemi nazionali e per promuovere sia l’ap-
prendimento permanente sia le pari opportunità nella società basata sulla
conoscenza, nonché l’ulteriore integrazione del mercato del lavoro euro-
peo, rispettando al contempo la ricca diversità dei sistemi d’istruzione
nazionali;
2) di rapportare i loro sistemi nazionali delle qualifiche al Quadro europeo
delle qualifiche entro il 2010, in particolare collegando in modo traspa-
rente i livelli delle qualifiche nazionali ai livelli di cui all’allegato II e, ove
opportuno, sviluppando quadri nazionali delle qualifiche conformemente
alla legislazione e alle prassi nazionali;
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3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
3) di adottare misure, se del caso, affinché entro il 2012 tutti i nuovi certifi-
cati di qualifica, i diplomi e i documenti Europass rilasciati dalle autorità
competenti contengano un chiaro riferimento — in base ai sistemi nazio-
nali delle qualifiche — all’appropriato livello del Quadro europeo delle
qualifiche;
4) di adottare un approccio basato sui risultati dell’apprendimento nel defi-
nire e descrivere le qualifiche e di promuovere la convalida dell’apprendi-
mento non formale e informale, secondo i principi europei comuni con-
cordati nelle conclusioni del Consiglio del 28 maggio 2004, prestando
particolare attenzione ai cittadini più esposti alla disoccupazione o a forme
di occupazione precarie, per i quali tale approccio potrebbe contribuire ad
aumentare la partecipazione all’apprendimento permanente e l’accesso al
mercato del lavoro.
Quello che particolarmente ci interessa è che nella Raccomandazione del 23
aprile 2008 sull’EQF, viene data una definizione di competenza che, data l’au-
torevolezza dell’Organismo che la formula, può permetterci di accantonare tutte
le ambiguità semantiche e concettuali connesse alla polisemia del termine. Ci si
può comunque riferire alla definizione europea anche per la ricchezza e profon-
dità contenute nella definizione. I risultati dell’apprendimento, nella definizione
europea, sono costituiti in termini di conoscenze, abilità, competenze. Ciascuno
di questi concetti viene definito:
• «conoscenze»: risultato dell›assimilazione di informazioni attraverso
l›apprendimento. Le conoscenze sono un insieme di fatti, principi, teorie e
pratiche relative ad un settore di lavoro o di studio. Le conoscenze sono descritte
come teoriche e/o pratiche;
• «abilità»: indicano le capacità di applicare conoscenze e di utilizzare know-
how per portare a termine compiti e risolvere problemi. Le abilità sono descrit-
te come cognitive (comprendenti l›uso del pensiero logico, intuitivo e creativo)
o pratiche (comprendenti l›abilità manuale e l›uso di metodi, materiali, stru-
menti);
• «competenze»: comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e capaci-
tà personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello
sviluppo professionale e personale. Le competenze sono descritte in termini
di responsabilità e autonomia.
La competenza, quindi, è comprovata capacità di mobilitare conoscenze e abi-
lità, ma anche capacità personali, sociali e metodologiche in tutte le situazioni di
vita: lavoro, studio, sviluppo personale, per gestire situazioni, risolvere problemi,
affrontare compiti, relazionare. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad una
definizione per la persona competente. Ciò che è più rilevante, però, è che le
dimensioni che sostanziano la competenza, ciò che distingue la persona compe-
tente, sono la responsabilità e l’autonomia.
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3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
È una definizione che assume un significato profondamente etico, se la colle-
ghiamo a tutto il panorama di documenti europei che dall’inizio del millennio si
sono occupati di capitale umano, di formazione, di educazione.
C’è un filo conduttore in tutti i documenti:
• l’Europa – nel contesto della “società e dell’economia della conoscenza”
- ha bisogno di cittadini che acquisiscano lungo tutto l’arco della vita sem-
pre maggiori conoscenze, abilità, competenze, per contribuire al proprio
sviluppo personale e a quello della comunità;
• vengono definite otto competenze chiave che sono necessarie per esercitare
la cittadinanza attiva e per l’inclusione sociale e che devono essere persegui-
te per tutto l’arco della vita: rileviamo che tra queste vi sono competenze
metacognitive, comunicative, socio-relazionali, di costruzione dell’identità
sociale e culturale;
• nel quadro comune delle qualifiche e dei titoli, si invitano i Paesi mem-
bri a perseguire nei percorsi di educazione permanente, sempre maggiori
risultati di apprendimento in termini di conoscenze, abilità, competenze.
Le competenze sono definite come la capacità di mobilitare conoscenze,
abilità, capacità personali, in termini di responsabilità e autonomia.
La cittadinanza attiva e l’inclusione sociale, dunque, si concretizzano nell’eser-
cizio dell’autonomia, che non può essere disgiunta dalla responsabilità.
I sistemi di educazione, istruzione e formazione sono chiamati ad un compito
più impegnativo rispetto al passato, in particolare quelli che si occupano dei gio-
vani. Non esiste apprendimento significativo che non si inscriva nella prospettiva
della competenza. Il fine dell’istruzione e dell’educazione è la competenza; dato
che la sostanza, il motore della competenza sono le capacità personali, sociali,
metodologiche, l’esercizio dell’autonomia e della responsabilità, è ovvio che non
può esistere un modello di istruzione che non si assuma compiti educativi. L’as-
sunzione di autonomia e responsabilità implica che la persona assimili e integri
dentro di sé i valori condivisi, la cura e l’attenzione per l’altro e per l’ambiente,
l’adesione alle norme di convivenza, il loro rispetto non per timore della sanzio-
ne, ma per comprensione del loro valore di patto sociale. Questo esige che tutti
coloro che sono impegnati nell’educare e nell’istruire, qualunque sia la disciplina
di insegnamento, lavorino in coerenza e collaborazione verso i comuni traguardi.
4. DALLE COMPETENZE CHIAVE EUROPEE AL CURRICOLO PER LA DIDATTICA
QUOTIDIANA
Le competenze costituiscono il significato dell’istruzione, sono in grado di
dare motivazione alle abilità, alle conoscenze, ai contenuti disciplinari. Attraverso
la didattica per competenze riusciamo a rispondere alle domande degli studenti
che a volte ci possono sembrare impertinenti, ma che celano un bisogno pro-
fondo di attribuire senso al proprio apprendimento e al proprio lavoro: “Perché
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3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
studiamo la storia, con avvenimenti così lontani nel tempo e nello spazio?” “A
che serve imparare i polinomi e i sistemi di equazioni?” Nella didattica per com-
petenze si continua a studiare la storia e a risolvere i sistemi di equazioni, ma
ancorando tali conoscenze e abilità a problemi concreti o comunque ancorati alla
realtà o attraverso mediatori didattici e organizzazioni capaci di catturare l’inte-
resse dell’allievo e mobilitare le sue risorse personali.
Se la competenza, come recita la Raccomandazione del Parlamento Europeo
del 2008, è “comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e capacità per-
sonali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello svilup-
po professionale e personale”, ovvero un “sapere agito” in contesto significativo,
si comprende che perseguire competenze presuppone un insegnamento che tra-
valica la divisione disciplinare: non esistono difatti problemi e situazioni che si
possano affrontare mobilitando un solo sapere disciplinare. Di solito un proble-
ma si affronta da diversi punti di vista. In effetti la dimostrazione di tutto ciò sta
anche nell’affermazione sempre più ampia dei gruppi nel mondo del lavoro e
delle organizzazioni, dove la formazione di gruppi di progetto eterogenei rispetto
a competenze, funzioni, ruoli, è la norma soprattutto quando si tratta di mettere
a punto nuovi prodotti, nuove strategie, risolvere crisi, ecc.
Le competenze chiave, così come formulate dall’Unione Europea, sono in
grado di unificare e dare senso ai curricoli disciplinari, poiché in esse possiamo
reperire il significato generale dell’apprendimento e della formazione. Per que-
sto, sarebbe auspicabile che i curricoli discendessero dalle competenze chiave, in
modo che le diverse competenze disciplinari ne costituissero una declinazione,
una specificazione. Analizzando il significato di ciascuna delle otto competenze
europee vediamo come sia possibile da esse discendere alle diverse discipline, alle
competenze metodologiche, alle capacità relazionali e sociali e come la declina-
zione delle otto competenze possa costituire un curricolo completo che diventa
strumento unitario a disposizione dell’intero Consiglio di Classe.
Ciascuna delle otto competenze chiave attraversa tutti i saperi possibili e li tra-
valica; ognuna è correlata con le altre, in modo che, lavorando sull’una, inevita-
bilmente si toccano le altre. È proprio questo il senso della dizione “competenze
chiave”. Esse fondano l’apprendimento e lo sovrastano. Potremmo dire che rappre-
sentano competenze “sovra disciplinari”: non sono solo trasversali ai saperi, ma li
includono, li organizzano e li unificano in un sistema dotato di senso, che è dato
dalla consapevolezza che le singole discipline sono meri punti di vista che solo tutti
insieme spiegano la complessità del reale; che i saperi sono al servizio delle persone,
delle comunità, dell’ambiente e vanno agiti appunto in autonomia e responsabilità.
Un curricolo fondato sulle otto competenze chiave possiede una profonda
coerenza interna, poiché è in grado di giustificare il significato delle discipline e di
dare loro la corretta collocazione nell’insieme organizzato non dei saperi speciali-
stici, ma del “sapere”, che è dato dalle conoscenze consapevoli, dotate di capacità
auto generativa, collocate in una prospettiva etica.
47
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
Nelle otto competenze chiave possono facilmente essere ricomprese le otto com-
petenze di cittadinanza previste dal Decreto sull’Obbligo d’istruzione DM 139/07:
comunicare, imparare a imparare, progettare, risolvere problemi, agire in modo
autonomo e responsabile, collaborare e partecipare, individuare collegamenti e rela-
zioni, acquisire e interpretare l’informazione. Infatti, a ben guardare, esse non sono
che la riformulazione o la specificazione di alcune delle otto competenze europee.
1 COMUNICAZIONE NELLA MADRELINGUA
2 COMUNICAZIONE NELLE LINGUE STRANIERE
La formulazione rimanda direttamente al significato dell’apprendimento della
lingua. Non è stato scritto “padronanza della lingua”, ma “comunicazione”. Ciò
significa che la scuola ha il compito di fornire gli strumenti per una completa
padronanza della madrelingua, ma in funzione comunicativa. Si chiede di svilup-
pare negli allievi la padronanza della lingua per l’interazione comunicativa orale,
per la comprensione della lingua scritta, per la produzione di testi scritti adeguati
ai diversi scopi e contesti comunicativi. La correttezza formale, la ricchezza del
lessico, la capacità di gestione dei testi vanno insegnate, ma sempre accompagnate
dall’attenzione ai diversi scopi, registri, contesti, destinatari. Particolare atten-
zione va riservata ai testi pragmatico sociali, anche applicati ai linguaggi tecnici;
all’argomentazione scritta e orale, ai testi informativi. Queste tipologie testuali,
infatti, rivestono grande importanza nella comunicazione quotidiana, sia nelle
relazioni personali che professionali.
Ovviamente le medesime considerazioni si attagliano alle lingue straniere.
La loro padronanza permette la comunicazione tra Paesi e tra culture. Anche in
questo caso, riveste grande valore la conoscenza della cosiddetta “microlingua”,
ovvero quella che si adatta ai diversi contesti di vita e di lavoro e che permette di
superare le barriere degli idiomi, ma anche delle culture.
Padroneggiare la lingua madre e le lingue straniere nella loro valenza comuni-
cativa, consente di aumentare a dismisura le proprie possibilità di autorealizzazio-
ne, di difesa, di comprensione del mondo, di relazione con gli altri.
In questa prospettiva, elementi come i registri comunicativi, gli scopi e le fun-
zioni della lingua, le tipologie testuali, assumono un significato più profondo di
quello eminentemente tecnico, poiché sono elementi che servono a modulare la
comunicazione rispetto agli interlocutori, agli scopi, ai contesti.
La Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 dicembre
2006 a proposito della competenza “Comunicare nella madrelingua” conclude:
“Un atteggiamento positivo nei confronti della comunicazione nella madrelingua
comporta la disponibilità a un dialogo critico e costruttivo, la consapevolezza delle
qualità estetiche e la volontà di perseguirle nonché un interesse a interagire con gli
altri. Ciò comporta la consapevolezza dell’impatto della lingua sugli altri e la necessità
di capire e usare la lingua in modo positivo e socialmente responsabile”.
48
In questo quadro si può inscrivere e sviluppare la competenza di cittadinan-
za “Comunicare”, contenuta nel DM 22.08.2007 n. 139 sul nuovo obbligo di
istruzione.
3 COMPETENZA MATEMATICA E COMPETENZE DI BASE IN SCIENZE E TECNOLOGIA
È di tutta evidenza l’importanza che la matematica assume nel nostro mondo.
Essa è uno dei due metalinguaggi – insieme alla lingua – con cui ci rapportiamo
con la realtà, con cui la misuriamo e la rappresentiamo. Avere competenze ma-
tematiche di base ci permette di leggere criticamente dati che leggiamo o che ci
vengono proposti ad interpretazione di eventi e fenomeni; ci permette di pren-
dere decisioni ponderate di tipo economico o finanziario, di risolvere problemi
quotidiani. La matematica è trasversale, come la lingua, rispetto a tutte le altre
discipline, proprio per la sua potenza nel misurare e rappresentare i fenomeni.
Possedere competenze matematiche significa aumentare le proprie possibilità di
pensiero critico, la proprie autonomia personale, la possibilità di assumere deci-
sioni responsabili.
La competenza scientifica di base ci permette ugualmente di leggere criticamen-
te la realtà, di prendere decisioni, di assumere iniziative. Già il fatto di padroneg-
giare il metodo scientifico orienta il pensiero, la riflessività, il modo di approcciarsi
ai problemi. Ma pensiamo solo a quante decisioni ci vengono richieste quotidiana-
mente che richiedono informazioni scientifiche: il testamento biologico, le energie
rinnovabili, o anche solo la lettura consapevole dell’etichetta degli alimenti.
Infatti, due degli indicatori di competenza dell’asse culturale scientifico-tec-
nologico nel Documento sull’obbligo d’istruzione (DM 22.08.2007, n. 139)
recitano: “Analizzare qualitativamente e quantitativamente fenomeni legati alle
trasformazioni di energia a partire dall’esperienza” ed “Essere consapevole delle
potenzialità delle tecnologie rispetto al contesto culturale e sociale in cui vengono
applicate”. Le abilità che li costituiscono si riferiscono tutte al sapersi rapportare
ai fenomeni e agli eventi scientifici e tecnologici sapendone valutare gli impatti
sui diversi ecosistemi.
La scienza, inoltre, è in grado di spiegare i motivi per cui una tecnologia deve
essere realizzata in una certa maniera secondo gli standard fissati dalle norme.
Ecco che una virtuosa collaborazione tra il docente di scienze e il docente di mate-
rie tecnologiche può rendere maggiormente consapevoli, ad esempio, gli studenti
di un Istituto Tecnico Industriale del motivo per cui le norme obbligano a rispet-
tare determinati protocolli nella realizzazione di impianti e macchinari, poiché
il mancato rispetto avrebbe conseguenze nefaste sull’ambiente e sulla vita delle
persone. In questo modo, forse, avremmo più possibilità che i giovani diplomati
diventino cittadini coscienziosi, quindi tecnici e periti autonomi e responsabili,
convintamente rispettosi delle norme tecniche che debbono seguire nello svolgi-
mento del proprio lavoro.
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
49
4 COMPETENZA DIGITALE
Essa non si esaurisce nell’apprendimento dell’informatica, come la com-
petenza comunicativa non si esaurisce nella padronanza della lingua. La pa-
dronanza dell’informatica è ovviamente necessaria per maneggiare al meglio le
nuove tecnologie. Tuttavia, la competenza si manifesta nell’utilizzare tale abili-
tà, acquisita possibilmente al massimo grado, per semplificare il lavoro proprio
e degli altri e la vita dei cittadini, per risolvere problemi, per comunicare a
distanza in tempo reale.
È evidente che le nuove tecnologie possono essere utilizzate al servizio di
tutti i saperi e la competenza digitale assume anch’essa dignità di linguaggio tra-
sversale, a supporto della comunicazione, della ricerca, della soluzione dei più
svariati problemi. Non è un caso che il Documento sull’obbligo di istruzione,
già citato, inserisca le competenze relative alle nuove tecnologie nell’asse cultu-
rale dei linguaggi. L’Unione Europea, però, ha voluto farne una “competenza
chiave” per l’importanza, la pervasività, l’alto impiego che essa ha assunto nella
nostra società e per le potenzialità che le nuove tecnologie hanno di migliorare
la vita delle persone.
Pensiamo anche al ruolo che la rete e i social network assumono ai giorni no-
stri per diffondere le comunicazioni, alimentare, supportare organizzare gruppi di
opinione, ad esempio nei Paesi a regime autoritario, dove il dissenso democratico
trova nella rete una potente possibilità di sviluppo e di crescita.
Utilizzare le tecnologie al servizio della comunità significa anche non violare
le regole della “netiquette” nella comunicazione, non agire come pirati della rete
o, ancora peggio, utilizzare la rete per commettere crimini. Significa anche sapersi
difendere da chi invece utilizza la tecnologia proprio per questo.
Ancora una volta, la padronanza delle nuove tecnologie diventa competenza
quando viene utilizzata esercitando autonomia e responsabilità.
5 IMPARARE AD IMPARARE
Non poteva che essere una competenza chiave questa, dato che si esplicita
nella padronanza delle abilità di studio, di ricerca, documentazione, confronto e
selezione delle informazioni, organizzazione significativa delle conoscenze, abilità
metodologiche e metacognitive.
Anch’essa si applica a tutte le discipline e interessa ogni campo del sapere,
poiché il suo esercizio permette non solo di acquisire le conoscenze, ma di se-
lezionarle, valutarle, organizzarle, generalizzarle; permette di possedere metodi
per imparare e quindi per acquisire nuova conoscenza; è la competenza capace di
rendere il sapere “auto generativo”.
In questa competenza chiave, che viene ripresa come formulazione anche tra
le otto competenze di cittadinanza definite dal decreto sull’obbligo d’istruzione,
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
50
possiamo inscrivere anche le tre competenze indicate sempre nello stesso decreto:
“Individuare collegamenti e relazioni” e “Acquisire e interpretare l’informazione”,
“Risolvere problemi” che ne rappresentano degli aspetti. L’ultima, tuttavia, è im-
plicata anche in altre competenze chiave, per la sua ampia valenza e applicabilità.
6 COMPETENZE SOCIALI E CIVICHE
Non ci meraviglia che l’Unione Europea annoveri questa tra le competenze
chiave. Se l’essenza della competenza è rappresentata da autonomia e responsabilità,
è chiaro che non possiamo ritrovarla se non in cittadini rispettosi di sé, degli altri,
dell’ambiente; attenti al benessere comune e alla partecipazione attiva e consapevole
alla vita della comunità; cittadini che hanno acquisito e fatto proprio il significato
delle norme come patto sociale, il rispetto delle quali non è dovuto al timore delle
sanzioni o dei controlli esterni, ma all’adesione personale. È questo il significato
profondo del termine “autonomia”, come governo di sé stessi, che risiede dentro
sé stessi, non in autorità esterne che reprimono e sanzionano, ma nella capacità
auto regolativa degli individui responsabili. Si chiede alla scuola di occuparsi delle
competenze sociali e civiche perché è suo compito la formazione del cittadino. Se
compito della famiglia è di educare alle norme primarie della convivenza e al rispet-
to tra persone, compito della scuola, in concorrenza con la famiglia e con le altre
agenzie educative presenti nella comunità, è di insegnare ad applicare tali norme alla
convivenza sociale, alla vita comunitaria, ai contesti di lavoro e di scambio. È com-
pito della scuola, inoltre, dare il significato delle norme, costruire la consapevolezza
della loro necessità per la corretta convivenza, contestualizzarle nella cultura e nella
storia, fornire gli strumenti culturali per esercitarle. Tali strumenti risiedono nelle
competenze disciplinari e meta cognitive, comunicative ed espressive, tutte esercita-
te appunto al servizio della comunità, in autonomia e responsabilità.
Il Decreto sull’obbligo d’istruzione colloca “Agire in modo autonomo e re-
sponsabile” tra le otto competenze di cittadinanza. Noi sappiamo che essa è in
realtà l’essenza della competenza tout court. Possiamo però annoverarla, nel suo
significato più circoscritto all’ambito della didattica e della formazione, tra le
competenze sociali e civiche, come l’altra: “Collaborare e partecipare”.
La definizione testuale che di questa competenza dà la Raccomandazione del
Parlamento Europeo del 18.12.2006 è illuminante e merita di essere integral-
mente riportata:
“Queste (le competenze sociali e civiche, n.d.r.) includono competenze persona-
li, interpersonali e interculturali e riguardano tutte le forme di comportamento che
consentono alle persone di partecipare in modo efficace e costruttivo alla vita sociale
e lavorativa, in particolare alla vita in società sempre più diversificate, come anche a
risolvere i conflitti ove ciò sia necessario. La competenza civica dota le persone degli
strumenti per partecipare appieno alla vita civile grazie alla conoscenza dei concetti e
delle strutture sociopolitici e all’impegno a una partecipazione attiva e democratica.
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
51
Conoscenze, abilità e attitudini essenziali legate a tale competenza:
A) La competenza sociale è collegata al benessere personale e sociale che ri-
chiede la consapevolezza di ciò che gli individui devono fare per conseguire
una salute fisica e mentale ottimali, intese anche quali risorse per se stessi,
per la propria famiglia e per l’ambiente sociale immediato di appartenenza
e la conoscenza del modo in cui uno stile di vita sano vi può contribuire.
Per un’efficace partecipazione sociale e interpersonale è essenziale com-
prendere i codici di comportamento e le maniere generalmente accettati
in diversi ambienti e società (ad esempio sul lavoro). È altresì importante
conoscere i concetti di base riguardanti gli individui, i gruppi, le organiz-
zazioni del lavoro, la parità e la non discriminazione tra i sessi, la società e
la cultura. È essenziale inoltre comprendere le dimensioni multiculturali e
socioeconomiche delle società europee e il modo in cui l’identità culturale
nazionale interagisce con l’identità europea.
La base comune di questa competenza comprende la capacità di comu-
nicare in modo costruttivo in ambienti diversi, di mostrare tolleranza, di
esprimere e di comprendere diversi punti di vista, di negoziare con la ca-
pacità di creare fiducia e di essere in consonanza con gli altri. Le persone
dovrebbero essere in grado di venire a capo di stress e frustrazioni e di
esprimere questi ultimi in modo costruttivo e dovrebbero anche distingue-
re tra la sfera personale e quella professionale.
La competenza si basa sull’attitudine alla collaborazione, l’assertività e l’in-
tegrità. Le persone dovrebbero provare interesse per lo sviluppo socioe-
conomico e la comunicazione interculturale, e dovrebbero apprezzare la
diversità e rispettare gli altri ed essere pronte a superare i pregiudizi e a
cercare compromessi.
B) La competenza civica si basa sulla conoscenza dei concetti di democrazia,
giustizia, uguaglianza, cittadinanza e diritti civili, anche nella forma in cui
essi sono formulati nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione euro-
pea e nelle dichiarazioni internazionali e nella forma in cui sono applicati
da diverse istituzioni a livello locale, regionale, nazionale, europeo e in-
ternazionale. Essa comprende la conoscenza delle vicende contemporanee
nonché dei principali eventi e tendenze nella storia nazionale, europea e
mondiale. Si dovrebbe inoltre sviluppare la consapevolezza degli obiettivi,
dei valori e delle politiche dei movimenti sociali e politici. È altresì essen-
ziale la conoscenza dell’integrazione europea, nonché delle strutture, dei
principali obiettivi e dei valori dell’UE, come pure una consapevolezza
delle diversità e delle identità culturali in Europa.
Le abilità in materia di competenza civica riguardano la capacità di impe-
gnarsi in modo efficace con gli altri nella sfera pubblica nonché di mostrare
solidarietà e interesse per risolvere i problemi che riguardano la colletti-
vità locale e la comunità allargata. Ciò comporta una riflessione critica e
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
52
creativa e la partecipazione costruttiva alle attività della collettività o del
vicinato, come anche la presa di decisioni a tutti i livelli, da quello locale a
quello nazionale ed europeo, in particolare mediante il voto.
Il pieno rispetto dei diritti umani, tra cui anche quello dell’uguaglianza
quale base per la democrazia, la consapevolezza e la comprensione delle
differenze tra sistemi di valori di diversi gruppi religiosi o etnici pongono le
basi per un atteggiamento positivo. Ciò significa manifestare sia un senso
di appartenenza al luogo in cui si vive, al proprio paese, all’UE e all’Europa
in generale e al mondo, sia la disponibilità a partecipare al processo deci-
sionale democratico a tutti i livelli. Vi rientra anche il fatto di dimostrare
senso di responsabilità, nonché comprensione e rispetto per i valori condi-
visi, necessari ad assicurare la coesione della comunità, come il rispetto dei
principi democratici. La partecipazione costruttiva comporta anche attivi-
tà civili, il sostegno alla diversità sociale, alla coesione e allo sviluppo soste-
nibile e una disponibilità a rispettare i valori e la sfera privata degli altri”
7 SPIRITO DI INIZIATIVA ED IMPRENDITORIALITÀ
Non significa ovviamente che tutti dobbiamo possedere una partita IVA e
fondare un’impresa, anzi probabilmente il senso di questa competenza si com-
prenderebbe meglio se si sostituisse il temine “imprenditorialità” con “intrapren-
denza”. In questo senso, tutti i cittadini dovrebbero possedere competenze di
base per risolvere accuratamente problemi, prendere decisioni ponderate, sapen-
do calcolare rischi, costi, benefici e opportunità, assumere iniziative organizzando
le azioni in base alle priorità, ideare, gestire progetti, agire in modo flessibile in
contesti mutevoli. Se pensiamo a come cambiano velocemente oggi gli scenari
sociali, è indubbio che la scuola debba operare al meglio delle proprie possibilità
per educare i propri allievi ad affrontare il cambiamento traendone le migliori
opportunità, a provocarlo e governarlo quando ritenuto proficuo; ad accettarlo e
gestirlo quando subito, in modo da non farsene travolgere, anzi a trarne motivo
di crescita e apprendimento.
In questa competenza possiamo ricomprendere le due competenze di cittadi-
nanza dell’obbligo di istruzione “Progettare” e “Risolvere problemi”.
Vediamo la definizione di tale competenza che dà la Raccomandazione del 18
dicembre 2006:
“Il senso di iniziativa e l’imprenditorialità concernono la capacità di una per-
sona di tradurre le idee in azione. In ciò rientrano la creatività, l’innovazione e
l’assunzione di rischi, come anche la capacità di pianificare e di gestire progetti per
raggiungere obiettivi. È una competenza che aiuta gli individui, non solo nella loro
vita quotidiana, nella sfera domestica e nella società, ma anche nel posto di lavoro,
ad avere consapevolezza del contesto in cui operano e a poter cogliere le opportunità
che si offrono ed è un punto di partenza per le abilità e le conoscenze più specifiche
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
53
di cui hanno bisogno coloro che avviano o contribuiscono ad un’attività sociale o
commerciale. Essa dovrebbe includere la consapevolezza dei valori etici e promuo-
vere il buon governo.
Conoscenze, abilità e attitudini essenziali legate a tale competenza:
La conoscenza necessaria a tal fine comprende l’abilità di identificare le oppor-
tunità disponibili per attività personali, professionali e/o economiche, comprese que-
stioni più ampie che fanno da contesto al modo in cui le persone vivono e lavorano,
come ad esempio una conoscenza generale del funzionamento dell’economia, delle
opportunità e sfide che si trovano ad affrontare i datori di lavoro o un’organizzazione.
Le persone dovrebbero essere anche consapevoli della posizione etica delle imprese e del
modo in cui esse possono avere un effetto benefico, ad esempio mediante il commercio
equo e solidale o costituendo un’impresa sociale.
Le abilità concernono una gestione progettuale proattiva (che comprende ad esem-
pio la capacità di pianificazione, di organizzazione, di gestione, di leadership e di
delega, di analisi, di comunicazione, di rendicontazione, di valutazione e di registra-
zione), la capacità di rappresentanza e negoziazione efficaci e la capacità di lavorare
sia individualmente sia in collaborazione all’interno di gruppi. Occorre anche la ca-
pacità di discernimento e di identificare i propri punti di forza e i propri punti deboli
e di soppesare e assumersi rischi all’occorrenza.
Un’attitudine imprenditoriale è caratterizzata da spirito di iniziativa, capacità
di anticipare gli eventi, indipendenza e innovazione nella vita privata e sociale come
anche sul lavoro. In ciò rientrano la motivazione e la determinazione a raggiungere
obiettivi, siano essi personali, o comuni con altri, anche sul lavoro.
8 CONSAPEVOLEZZA ED ESPRESSIONE CULTURALE
La definizione che ne dà la Raccomandazione del 18 dicembre 2006 è questa:
“Consapevolezza dell’importanza dell’espressione creativa di idee, esperienze ed
emozioni in un’ampia varietà di mezzi di comunicazione, compresi la musica, le arti
dello spettacolo, la letteratura e le arti visive.
Conoscenze, abilità e attitudini essenziali legate a tale competenza:
La conoscenza culturale presuppone una consapevolezza del retaggio culturale lo-
cale, nazionale ed europeo e della sua collocazione nel mondo. Essa riguarda una
conoscenza di base delle principali opere culturali, comprese quelle della cultura po-
polare contemporanea. È essenziale cogliere la diversità culturale e linguistica in Eu-
ropa e in altre parti del mondo, la necessità di preservarla e l’importanza dei fattori
estetici nella vita quotidiana. Le abilità hanno a che fare sia con la valutazione sia
con l’espressione: la valutazione e l’apprezzamento delle opere d’arte e delle esibizioni
artistiche nonché l’autoespressione mediante un’ampia gamma di mezzi di comuni-
cazione facendo uso delle capacità innate degli individui. Tra le abilità vi è anche la
capacità di correlare i propri punti di vista creativi ed espressivi ai pareri degli altri e
di identificare e realizzare opportunità sociali ed economiche nel contesto dell’attività
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
54
culturale. L’espressione culturale è essenziale nello sviluppo delle abilità creative, che
possono essere trasferite in molti contesti professionali.
Una solida comprensione della propria cultura e un senso di identità possono co-
stituire la base di un atteggiamento aperto verso la diversità dell’espressione culturale
e del rispetto della stessa. Un atteggiamento positivo è legato anche alla creatività e
alla disponibilità a coltivare la capacità estetica tramite l’autoespressione artistica e la
partecipazione alla vita culturale”.
L’ottava competenza chiave è l’alveo del patrimonio umanistico, dei significati
dell’identità e dei retaggi. Qui trovano il proprio spazio la storia, la geografia
come uso umano del territorio in rapporto ai bisogni, la letteratura, le arti, il
diritto, la comunicazione e l’espressione non verbali.
Questa competenza risponde alle grandi domande: “Chi siamo, da dove ve-
niamo, dove siamo, dove stiamo andando?” In una società complessa e ormai
multietnica e multiculturale come la nostra, la comprensione dei retaggi e della
cultura sono indispensabili per fondare l’identità personale e sociale. Il confronto
con altre culture diventa proficuo e reciprocamente arricchente se tutti coloro che
vi partecipano hanno una sicura identità, che fonda sulla consapevolezza delle
proprie origini, del significato dei patti sociali che regolano la convivenza, delle
espressioni culturali e artistiche con cui l’identità si manifesta. Solo in questo
modo l’altro non è vissuto come minaccioso, ma semmai come soggetto con cui
confrontarsi anche in modo acceso e assertivo. Una sicura identità ci permette di
accogliere e integrare le altrui manifestazioni che possono arricchirci, di porgere
senza arroganza i nostri migliori valori, ma nello stesso tempo di contrastare e
opporci a tutte quelle manifestazioni che palesemente contrastano con i nostri
principi fondamentali. Tali principi trovano origine nell’evoluzione anche tor-
mentata del nostro pensiero, dalle radici elleniche, romane, ebraico-cristiane, alle
evoluzioni liberali e illuministiche, alle grandi rivoluzioni economiche, politiche,
sociali, fino alle grandi guerre che hanno permesso di contrastare i nazionalismi
e di affermare le democrazie. Per quanto ci riguarda, essi risiedono in sintesi nel
documento che rappresenta il nostro Vangelo laico, ovvero la Costituzione.
Nell’ambito della competenza, l’insegnamento della storia, della geografia,
della letteratura e delle arti, del diritto, assumono un significato potentissimo.
Queste discipline davvero possono essere capaci di fondare l’identità collettiva, se
insegnate con questa visuale così ampia e olistica.
In questo modo troverebbe facile risposta, fra mille altre, anche l’apparente-
mente impertinente domanda dei nostri studenti: “Perché studiare la storia, dato
che sono tutti morti?”
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
55
5. I “RISULTATI DI APPRENDIMENTO” NELLO SCENARIO NAZIONALE
Il DM 22 agosto 2007, n. 139 sull’elevamento dell’obbligo di istruzione.
La legge n. 296 del 27 dicembre 2006, art. 1, c. 622 (legge finanziaria 2007)
elevava l’obbligo di istruzione fino a 16 anni di età e dieci anni di scolarità. Il
provvedimento rispondeva agli obiettivi indicati dal Parlamento Europeo a Li-
sbona, nel 2000, che prevedevano il progressivo innalzamento della scolarità dei
giovani europei fino al conseguimento del diploma secondario o di una qualifica
professionale entro il 2010.
Conseguentemente, il 22 agosto 2007, il Ministero dell’istruzione con il DM
139, già citato, indicava le competenze essenziali che i giovani debbono conse-
guire al termine dell’obbligo, qualsiasi percorso scolastico o formativo scelgano.
Nel DM 139 per la prima volta, non si parla di contenuti disciplinari, ma si
indicano risultati di apprendimento in termine di competenze, articolate in abi-
lità e conoscenze, relativamente a quattro assi culturali:
1. Asse dei linguaggi, specificato da 6 indicatori di competenza (tre riferiti alla
padronanza della lingua italiana, uno alla lingua straniera, uno al patrimo-
nio artistico e letterario, uno ai linguaggi multimediali);
2. Asse matematico, specificato da 4 indicatori di competenza;
3. Asse scientifico-tecnologico, specificato da 3 indicatori;
4. Asse storico-sociale, specificato da 3 indicatori.
A questi si aggiungono otto competenze di cittadinanza, da conseguire al ter-
mine dell’obbligo e da considerarsi trasversali ai quattro assi culturali: comuni-
care, imparare a imparare, risolvere problemi, acquisire e interpretare l’informa-
zione, individuare collegamenti e relazioni, progettare, collaborare e partecipare,
agire in modo autonomo e responsabile.
IL DM n. 9 del 27 gennaio 2010 stabilisce il modello nazionale per la certi-
ficazione delle competenze al termine del biennio obbligatorio. Esso prevede la
certificazione non delle singole competenze, ma dell’asse culturale nel suo com-
plesso, tranne per l’asse dei linguaggi, dove la certificazione viene tenuta separata
per i quattro linguaggi implicati. La certificazione delle competenze degli assi
culturali deve rendere conto anche della padronanza conseguita nelle otto com-
petenze di cittadinanza.
Il D.M. 139/07 rappresenta un notevole progresso rispetto ai tradizionali pro-
grammi o indicazioni ministeriali centrati su contenuti o, nel migliore dei casi, obiet-
tivi di apprendimento disciplinari. In effetti, non si parla di discipline, anche se esse
sono chiaramente inferibili nella struttura dei quattro assi culturali, ma si formulano
risultati di apprendimento in termini di competenza; tali competenze sono articolate
e declinate in abilità e conoscenze, nello spirito della Raccomandazione del Parlamen-
to Europeo del 23 aprile 2008. Per la prima volta, si fa riferimento esplicito ad altre
dimensioni dell’apprendimento non strettamente connesse ai saperi specifici, quali
aspetti metodologici, sociali, relazionali, tradotti nelle competenze di cittadinanza.
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
56
Il documento mostra tuttavia dei limiti che rivelano la difficoltà a diffondere
la cultura della competenza e ad uscire dagli steccati disciplinari.
Le competenze maggiormente messe in evidenza e le sole ad essere declinate in
abilità e conoscenze sono quelle riferite agli assi culturali, condannando di fatto
il documento ad una sostanziale subordinazione alle discipline di riferimento. Le
otto competenze di cittadinanza vengono elencate e brevemente spiegate, ma di
fatto lasciate a tutti e a nessuno e tenute separate dagli assi culturali, mentre in
realtà proprio esse sarebbero competenze in senso stretto, in grado di fare uscire
gli indicatori degli assi dal ristretto alveo disciplinare che rischia di trasformarle
in grandi abilità.
Manca inoltre un preciso riferimento alle competenze chiave europee che ven-
gono solamente brevemente citate ed elencate. In realtà, sia le competenze degli
assi culturali che le otto competenze di cittadinanza, come abbiamo già spiegato,
sono perfettamente iscrivibili nelle otto competenze europee, di cui possono rap-
presentare specificazione e declinazione.
I Regolamenti di riordino della scuola secondaria di secondo grado del
2010.
Il 15 marzo 2010 sono stati emanati i Regolamenti di riordino della scuola
secondaria di secondo grado:
• DPR 87 del 15.03.2010: Regolamento recante norme per il riordino degli
istituti professionali;
• DPR 88 del 15.03.2010: Regolamento recante norme per il riordino degli
istituti professionali;
• DPR 89 del 15.03.2010: Regolamento recante revisione dell’assetto ordi-
namentale, organizzativo e didattico dei licei.
Nei Regolamenti e relativi allegati, vengono definiti i profili in uscita dai di-
versi percorsi quinquennali di studio e si indicano quali devono essere i risultati
di apprendimento in termini di competenze che gli allievi dovranno conseguire nel
corso del quinquennio per corrispondere a quei profili. Le competenze dovranno
essere articolate per abilità e conoscenze e alla fine del percorso certificate secondo
il modello EQF.
Per gli Istituti Tecnici e gli Istituti Professionali vengono indicate circa venti
competenze pressoché identiche per tutti i percorsi che si possono ricondurre
all’area culturale comune; per ciascun profilo vengono poi indicate alcune com-
petenze di indirizzo.
Per i Licei, invece, i risultati d’apprendimento comuni a tutti gli indirizzi ven-
gono riuniti in cinque aree culturali: metodologica; logico argomentativa; lingui-
stica e comunicativa; storico-umanistica; scientifica, matematica e tecnologica.
Vengono quindi definite le competenze specifiche per i 6 indirizzi del liceo
artistico e alcune competenze per ciascuno degli altri indirizzi liceali.
In coerenza con gli assunti metodologici del nostro disegno di ricerca, nella
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
57
descrizione dei risultati di apprendimento (cfr capitolo successivo) le competenze
comuni degli Istituti Tecnici e Professionali sono state organizzate dentro le com-
petenze chiave europee; le competenze di indirizzo, pur contribuendo natural-
mente anch’esse a formare le competenze chiave, sono state tenute separate nella
descrizione per metterne in luce la specificità.
Per quanto riguarda i licei, invece, tutte le competenze sono state ricondotte
alle competenze chiave europee, con l’eccezione di quelle di indirizzo dei licei
artistici.
Di seguito riportiamo le tabelle riassuntive che illustrano l’organizzazione
delle competenze dell’obbligo di istruzione e dei Regolamenti dei Tecnici e dei
Professionali dentro le competenze chiave europee.
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
58
6. CORRISPONDENZA TRA COMPETENZE CHIAVE EUROPEE E ALTRE
COMPETENZE
COMPETENZE CHIAVE EUROPEE E COMPETENZE COMUNI
D.M. 139/07 e regolamenti istituti tecnici e professionali 2010
COMPETENZA CHIAVE
EUROPEA
COMPETENZE OBBLIGO DI
ISTRUZIONE
DM 22.08.2007, n. 139
COMPETENZE COMUNI
REGOLAMENTI ISTITUTI TECNICI
E PROFESSIONALI
DPR 15.03.2010, n. 87
DPR 15.03.2010, n. 88
Comunicazione nella
madrelingua
Padroneggiare gli strumenti
espressivi ed argomentativi
indispensabili per gestire
l’interazione comunicativa
verbale in vari contesti;
Leggere, comprendere ed
interpretare testi scritti di vario
tipo;
Produrre testi di vario tipo in
relazione ai differenti scopi
comunicativi
Utilizzare il patrimonio lessicale
ed espressivo della lingua italiana
secondo le esigenze comunicative
nei vari contesti: sociali, culturali,
scientifici, economici, tecnologici.
Redigere relazioni tecniche e
documentare le attività individuali
e di gruppo relative a situazioni
professionali
Comunicazione nelle
lingue straniere
Utilizzare una lingua
straniera per i principali scopi
comunicativi ed operativi.
Padroneggiare la lingua
inglese e, ove prevista, un’altra
lingua comunitaria per scopi
comunicativi, utilizzando anche
i linguaggi settoriali relativi ai
percorsi di studio per interagire
in diversi ambiti e contesti
professionali al livello B2 del
QCER
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
59
COMPETENZA CHIAVE
EUROPEA
COMPETENZE OBBLIGO DI
ISTRUZIONE
DM 22.08.2007, n. 139
COMPETENZE COMUNI
REGOLAMENTI ISTITUTI TECNICI
E PROFESSIONALI
DPR 15.03.2010, n. 87
DPR 15.03.2010, n. 88
Competenze di base in
matematica, scienze e
tecnologia - MATEMATICA
Utilizzare le tecniche e
le procedure del calcolo
aritmetico ed algebrico,
rappresentandole anche sotto
forma grafica.
Confrontare e analizzare figure
geometriche, individuando
invarianti e relazioni.
Individuare le strategie
appropriate per la soluzione di
problemi.
Analizzare dati e interpretarli
sviluppando deduzioni e
ragionamenti sugli stessi,
anche con l’ausilio di
rappresentazioni grafiche,
usando consapevolmente
gli strumenti di calcolo e
le potenzialità offerte da
applicazioni specifiche di tipo
informatico.
Utilizzare il linguaggio e i
metodi propri della matematica
per organizzare e valutare
adeguatamente informazioni
qualitative e quantitative.
Utilizzare le strategie del pensiero
razionale negli aspetti dialettici
e algoritmici per affrontare
situazioni problematiche,
elaborando opportune soluzioni.
Competenze di base in
matematica, scienze e
tecnologia – SCIENZE E
TECNOLOGIA
Osservare, descrivere
ed analizzare fenomeni
appartenenti alla realtà
naturale e artificiale e
riconoscere nelle sue varie
forme i concetti di sistema e di
complessità.
Analizzare qualitativamente e
quantitativamente fenomeni
legati alle trasformazioni
di energia a partire
dall’esperienza.
Essere consapevole delle
potenzialità e dei limiti delle
tecnologie nel contesto
culturale e sociale in cui
vengono applicate.
Utilizzare i concetti e i modelli
delle scienze sperimentali per
investigare fenomeni sociali e
naturali e per interpretare dati.
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
60
COMPETENZA CHIAVE
EUROPEA
COMPETENZE OBBLIGO DI
ISTRUZIONE
DM 22.08.2007, n. 139
COMPETENZE COMUNI
REGOLAMENTI ISTITUTI TECNICI
E PROFESSIONALI
DPR 15.03.2010, n. 87
DPR 15.03.2010, n. 88
Competenza digitale Utilizzare e produrre testi
multimediali.
Utilizzare e produrre strumenti
di comunicazione visiva e
multimediale, anche con
riferimento alle strategie
espressive e agli strumenti tecnici
della comunicazione in rete
Utilizzare le reti e gli strumenti
informatici nelle attività di studio,
ricerca e approfondimento
disciplinari
Imparare a imparare Individuare collegamenti e
relazioni
Acquisire ed interpretare
l’informazione
Organizzare il proprio
apprendimento, individuando,
scegliendo ed utilizzando
varie fonti e varie modalità di
informazione e di formazione
(formale, non formale ed
informale), anche in funzione
dei tempi disponibili, delle
proprie strategie e del proprio
metodo di studio e di lavoro
Utilizzare gli strumenti culturali
e metodologici per porsi con
atteggiamento razionale, critico e
responsabile di fronte alla realtà,
ai suoi fenomeni, ai suoi problemi,
anche ai fini dell’apprendimento
permanente
Competenze sociali e
civiche
Collocare l’esperienza
personale in un sistema di
regole fondato sul reciproco
riconoscimento dei diritti
garantiti dalla Costituzione,
a tutela della persona, della
collettività e dell’ambiente.
Collaborare e partecipare
Agire in modo autonomo e
responsabile
Valutare fatti ed orientare i propri
comportamenti in base ad un
sistema di valori coerenti con i
principi della Costituzione e con
le carte internazionali dei diritti
umani;
Utilizzare gli strumenti culturali
e metodologici per porsi con
atteggiamento razionale, critico e
creativo nei confronti della realtà,
dei suoi fenomeni e dei suoi
problemi;
Analizzare il valore, i limiti e
i rischi delle varie soluzioni
tecniche per la vita sociale
e culturale con particolare
attenzione alla sicurezza
nei luoghi di vita e di lavoro,
alla tutela della persona,
dell’ambiente e del territorio.
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
61
COMPETENZA CHIAVE
EUROPEA
COMPETENZE OBBLIGO DI
ISTRUZIONE
DM 22.08.2007, n. 139
COMPETENZE COMUNI
REGOLAMENTI ISTITUTI TECNICI
E PROFESSIONALI
DPR 15.03.2010, n. 87
DPR 15.03.2010, n. 88
Spirito di iniziativa e
intraprendenza
Riconoscere le caratteristiche
essenziali del sistema socio
economico per orientarsi nel
tessuto produttivo del proprio
territorio.
Progettare
Risolvere problemi
Utilizzare i principali concetti
relativi all’economia e
all’organizzazione dei processi
produttivi e dei servizi
Identificare e applicare le
metodologie e le tecniche della
gestione per progetti.
Individuare e utilizzare gli
strumenti di comunicazione e
di team working più appropriati
per intervenire nei contesti
organizzativi e professionali di
riferimento.
Individuare e risolvere problemi;
assumere decisioni
Consapevolezza ed
espressione culturale –
IDENTITA’ STORICA
Comprendere il cambiamento
e la diversità dei tempi storici
in una dimensione diacronica
attraverso il confronto fra
epoche e in una dimensione
sincronica attraverso il
confronto fra aree geografiche
e culturali.
Riconoscere gli aspetti
geografici, ecologici, territoriali
dell’ambiente naturale ed
antropico, le connessioni con
le strutture demografiche,
economiche, sociali, culturali e
le trasformazioni intervenute nel
corso del tempo
Correlare la conoscenza storica
generale agli sviluppi delle
scienze, delle tecnologie e delle
tecniche negli specifici campi
professionali di riferimento
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
62
COMPETENZA CHIAVE
EUROPEA
COMPETENZE OBBLIGO DI
ISTRUZIONE
DM 22.08.2007, n. 139
COMPETENZE COMUNI
REGOLAMENTI ISTITUTI TECNICI
E PROFESSIONALI
DPR 15.03.2010, n. 87
DPR 15.03.2010, n. 88
Consapevolezza ed
espressione culturale -
PATRIMONIO ARTISTICO E
LETTERARIO
Utilizzare gli strumenti
fondamentali per una fruizione
consapevole del patrimonio
artistico e letterario.
Operare collegamenti tra le
tradizioni culturali locali, nazionali
ed internazionali, sia in una
prospettiva interculturale sia ai
fini della mobilità di studio e di
lavoro
Riconoscere il valore e le
potenzialità dei beni artistici e
ambientali, per una loro corretta
fruizione e valorizzazione
Riconoscere le linee essenziali
della storia delle idee, della
cultura, della letteratura, delle
arti e orientarsi agevolmente
tra testi e autori fondamentali,
con riferimento soprattutto a
tematiche di tipo scientifico,
tecnologico e economico.
(Non più presente nella stesura
definitiva dei Regolamenti,
ma lasciata, perché ritenuta
pertinente n.d.r.)
Consapevolezza ed
espressione culturale –
IDENTITA’ CORPOREA
Riconoscere gli aspetti
comunicativi, culturali e
relazionali dell’espressività
corporea e l’importanza che
riveste la pratica dell’attività
motorio-sportiva per il benessere
individuale e collettivo.
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
63
COMPETENZE CHIAVE EUROPEE E COMPETENZE SPECIFICHE
D.M. 139/07 e regolamenti licei
COMPETENZA CHIAVE
EUROPEA
COMPETENZE OBBLIGO
DI ISTRUZIONE
Dal D.M.139
del 22.08.2007
COMPETENZE COMUNI
Dal DPR 15.03.2010, n 89,
Regolamenti Licei
Comunicazione nella
madrelingua
Padroneggiare gli
strumenti espressivi
ed argomentativi
indispensabili per
gestire l’interazione
comunicativa verbale in
vari contesti;
Leggere, comprendere ed
interpretare testi scritti di
vario tipo;
Produrre testi di vario tipo
in relazione ai differenti
scopi comunicativi.
Padroneggiare pienamente la lingua
italiana e in particolare:
dominare la scrittura in tutti i suoi
aspetti, da quelli elementari (ortografia e
morfologia) a quelli più avanzati (sintassi
complessa, precisione e ricchezza del
lessico, anche letterario e specialistico),
modulando tali competenze a seconda
dei diversi contesti e scopi comunicativi;
saper leggere e comprendere testi
complessi di diversa natura, cogliendo le
implicazioni e le sfumature di significato
proprie di ciascuno di essi, in rapporto
con la tipologia e il relativo contesto
storico e culturale;
curare l’esposizione orale e saperla
adeguare ai diversi contesti.
Saper riconoscere i molteplici rapporti e
stabilire raffronti tra la lingua italiana e
altre lingue moderne e antiche.
(Area linguistica e comunicativa)
Essere in grado di leggere e interpretare
criticamente i contenuti delle diverse
forme di comunicazione.
(Area logico-argomentativa)
Comunicazione nelle
lingue straniere
Utilizzare una lingua
straniera per i principali
scopi comunicativi ed
operativi.
Aver acquisito, in una lingua straniera
moderna, strutture, modalità e
competenze comunicative corrispondenti
almeno al Livello B2 del Quadro Comune
Europeo di Riferimento.
Saper riconoscere i molteplici rapporti e
stabilire raffronti tra la lingua italiana e
altre lingue moderne e antiche.
(Area linguistica e comunicativa)
Conoscere gli elementi essenziali e
distintivi della cultura e della civiltà dei
paesi di cui si studiano le lingue.
(Area storico umanistica)
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
64
COMPETENZA CHIAVE
EUROPEA
COMPETENZE OBBLIGO
DI ISTRUZIONE
Dal D.M.139
del 22.08.2007
COMPETENZE COMUNI
Dal DPR 15.03.2010, n 89,
Regolamenti Licei
Competenze di base in
matematica, scienze e
tecnologia
MATEMATICA
Utilizzare le tecniche e
le procedure del calcolo
aritmetico ed algebrico,
rappresentandole anche
sotto forma grafica.
Confrontare e analizzare
figure geometriche,
individuando invarianti e
relazioni.
Individuare le strategie
appropriate per la
soluzione di problemi.
Analizzare dati e
interpretarli sviluppando
deduzioni e ragionamenti
sugli stessi, anche
con l’ausilio di
rappresentazioni
grafiche, usando
consapevolmente gli
strumenti di calcolo e le
potenzialità offerte da
applicazioni specifiche di
tipo informatico.
Comprendere il linguaggio formale
specifico della matematica, saper
utilizzare le procedure tipiche del
pensiero matematico, conoscere i
contenuti fondamentali delle teorie
che sono alla base della descrizione
matematica della realtà.
(Area scientifica, matematica e
tecnologica)
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
65
COMPETENZA CHIAVE
EUROPEA
COMPETENZE OBBLIGO
DI ISTRUZIONE
Dal D.M.139
del 22.08.2007
COMPETENZE COMUNI
Dal DPR 15.03.2010, n 89,
Regolamenti Licei
Competenze di base in
matematica, scienze e
tecnologia
SCIENZE E TECNOLOGIA
Osservare, descrivere
ed analizzare fenomeni
appartenenti alla realtà
naturale e artificiale e
riconoscere nelle sue
varie forme i concetti di
sistema e di complessità.
Analizzare
qualitativamente e
quantitativamente
fenomeni legati alle
trasformazioni di energia
a partire dall’esperienza.
Essere consapevole
delle potenzialità e dei
limiti delle tecnologie
nel contesto culturale e
sociale in cui vengono
applicate.
Possedere i contenuti fondamentali
delle scienze fisiche e delle scienze
naturali (chimica, biologia, scienze della
terra, astronomia), padroneggiandone le
procedure e i metodi di indagine propri,
anche per potersi orientare nel campo
delle scienze applicate.
(Area scientifica, matematica e
tecnologica)
Competenza digitale Utilizzare e produrre testi
multimediali.
Saper utilizzare le tecnologie
dell’informazione e della comunicazione
per studiare, fare ricerca, comunicare.
(Area linguistica e comunicativa)
Essere in grado di utilizzare criticamente
strumenti informatici e telematici nelle
attività di studio e di approfondimento;
comprendere la valenza metodologia
dell’informatica nella formalizzazione e
modellizzazione dei processi complessi
e nell’individuazione di procedimenti
risolutivi.
(Area scientifica, matematica e
tecnologica)
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
66
COMPETENZA CHIAVE
EUROPEA
COMPETENZE OBBLIGO
DI ISTRUZIONE
Dal D.M.139
del 22.08.2007
COMPETENZE COMUNI
Dal DPR 15.03.2010, n 89,
Regolamenti Licei
Imparare a imparare Individuare collegamenti
e relazioni
Acquisire ed interpretare
l’informazione
Organizzare il proprio
apprendimento,
individuando, scegliendo
ed utilizzando varie
fonti e varie modalità
di informazione e di
formazione (formale, non
formale ed informale),
anche in funzione dei
tempi disponibili, delle
proprie strategie e del
proprio metodo di studio
e di lavoro
Aver acquisito un metodo di studio
autonomo e flessibile, che consenta di
condurre ricerche e approfondimenti
personali e di continuare in modo efficace
i successivi studi superiori, naturale
prosecuzione dei percorsi liceali, e di
potersi aggiornare lungo l’arco della
propria vita.
Essere consapevoli della diversità dei
metodi utilizzati dai vari ambiti disciplinari
ed essere in grado di valutare i criteri di
affidabilità dei risultati in essi raggiunti.
Saper compiere le necessarie
interconnessioni tra i metodi e i contenuti
delle singole discipline.
(Area metodologica)
Saper utilizzare le tecnologie
dell’informazione e della comunicazione
per studiare, fare ricerca, comunicare.
(Area linguistica e comunicativa)
Competenze sociali e
civiche
Collocare l’esperienza
personale in un sistema
di regole fondato sul
reciproco riconoscimento
dei diritti garantiti
dalla Costituzione, a
tutela della persona,
della collettività e
dell’ambiente.
Collaborare e partecipare
Agire in modo autonomo
e responsabile
Conoscere i presupposti culturali e
la natura delle istituzioni politiche,
giuridiche, sociali ed economiche,
con riferimento particolare all’Italia
e all’Europa, e comprendere i diritti
e i doveri che caratterizzano l’essere
cittadini.
(Area storico umanistica)
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
67
COMPETENZA CHIAVE
EUROPEA
COMPETENZE OBBLIGO
DI ISTRUZIONE
Dal D.M.139
del 22.08.2007
COMPETENZE COMUNI
Dal DPR 15.03.2010, n 89,
Regolamenti Licei
Spirito di iniziativa e
intraprendenza
Riconoscere le
caratteristiche essenziali
del sistema socio
economico per orientarsi
nel tessuto produttivo del
proprio territorio.
Progettare
Risolvere problemi
Saper sostenere una propria tesi e saper
ascoltare e valutare criticamente le
argomentazioni altrui.
Acquisire l’abitudine a ragionare con
rigore logico, ad identificare i problemi e
a individuare possibili soluzioni.
Essere in grado di leggere e interpretare
criticamente i contenuti delle diverse
forme di comunicazione.
Individuare e risolvere problemi;
assumere decisioni
Gestire tecniche di progettazione e di
team working
Consapevolezza ed
espressione culturale
IDENTITA’ STORICA
Comprendere il
cambiamento e la
diversità dei tempi
storici in una dimensione
diacronica attraverso
il confronto fra epoche
e in una dimensione
sincronica attraverso
il confronto fra aree
geografiche e culturali.
Conoscere, con riferimento agli
avvenimenti, ai contesti geografici e
ai personaggi più importanti, la storia
d’Italia inserita nel contesto europeo e
internazionale, dall’antichità sino ai giorni
nostri.
Utilizzare metodi (prospettiva spaziale,
relazioni uomo-ambiente, sintesi
regionale), concetti (territorio, regione,
localizzazione, scala, diffusione spaziale,
mobilità, relazione, senso del luogo…)
e strumenti (carte geografiche, sistemi
informativi geografici, immagini, dati
statistici, fonti soggettive) della geografia
per la lettura dei processi storici e per
l’analisi della società contemporanea.
Collocare il pensiero scientifico, la storia
delle sue scoperte e lo sviluppo delle
invenzioni tecnologiche nell’ambito più
vasto della storia delle idee.
(Area storico umanistica)
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
68
COMPETENZA CHIAVE
EUROPEA
COMPETENZE OBBLIGO
DI ISTRUZIONE
Dal D.M.139
del 22.08.2007
COMPETENZE COMUNI
Dal DPR 15.03.2010, n 89,
Regolamenti Licei
Consapevolezza ed
espressione culturale
PATRIMONIO ARTISTICO E
LETTERARIO
Utilizzare gli strumenti
fondamentali per una
fruizione consapevole
del patrimonio artistico e
letterario.
Conoscere gli aspetti fondamentali della
cultura e della tradizione letteraria,
artistica, filosofica, religiosa italiana ed
europea attraverso lo studio delle opere,
degli autori e delle correnti di pensiero
più significativi e acquisire gli strumenti
necessari per confrontarli con altre
tradizioni e culture.
Essere consapevoli del significato
culturale del patrimonio archeologico,
architettonico e artistico italiano, della
sua importanza come fondamentale
risorsa economica, della necessità di
preservarlo attraverso gli strumenti della
tutela e della conservazione.
Saper fruire delle espressioni creative
delle arti e dei mezzi espressivi, compresi
lo spettacolo, la musica, le arti visive.
Conoscere gli elementi essenziali e
distintivi della cultura e della civiltà dei
paesi di cui si studiano le lingue.
Collocare il pensiero scientifico, la storia
delle sue scoperte e lo sviluppo delle
invenzioni tecnologiche nell’ambito più
vasto della storia delle idee.
Utilizzare e produrre strumenti di
comunicazione visiva e multimediale,
anche con riferimento alle strategie
espressive e agli strumenti tecnici della
comunicazione in rete.
Conoscere la storia della produzione
artistica e architettonica e il significato
delle opere d’arte nei diversi contesti
storici e culturali anche in relazione agli
indirizzi di studio prescelti; **
Cogliere i valori estetici, concettuali e
funzionali nelle opere artistiche **
Conoscere le problematiche relative alla
tutela, alla conservazione e al restauro
del patrimonio artistico e architettonico **
Conoscere e applicare le tecniche
grafiche, pittoriche, plastico-scultoree,
architettoniche e multimediali e saper
collegare tra di loro i diversi linguaggi
artistici; **
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
69
COMPETENZA CHIAVE
EUROPEA
COMPETENZE OBBLIGO
DI ISTRUZIONE
Dal D.M.139
del 22.08.2007
COMPETENZE COMUNI
Dal DPR 15.03.2010, n 89,
Regolamenti Licei
Conoscere e applicare i codici dei
linguaggi artistici, i principi della
percezione visiva e della composizione
della forma in tutte le sue configurazioni
e funzioni**
Conoscere e padroneggiare i processi
progettuali e operativi e utilizzare in
modo appropriato tecniche e materiali in
relazione agli indirizzi prescelti **
**Competenze specifiche del Liceo Artistico
Consapevolezza ed
espressione culturale
IDENTITA’ CORPOREA
Saper fruire delle espressioni creative
delle arti e dei mezzi espressivi, compresi
lo spettacolo, la musica, le arti visive.
(Area storico umanistica)
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
70
7. OBBLIGO DI ISTRUZIONE E PERCORSI QUINQUENNALI
Non è immediato il collegamento tra le competenze dell’obbligo di istruzione
e le competenze dei Regolamenti; è vero che le competenze comuni dei Regola-
menti riassumono nella loro formulazione in gran parte il significato anche di
quelle dell’obbligo, ma ad una prima lettura potrebbe senz’altro sembrare che
biennio d’obbligo e quinquennio siano percorsi distinte senza collegamenti. Le
linee guida per il biennio degli Istituti tecnici e professionali colmano in parte
questa lacuna indicando tra le competenze che le diverse discipline devono co-
struire proprio quelle del DM 139/07, tuttavia esse non menzionano quelle dei
Regolamenti, confermando l’apparente dicotomia, come se i risultati di appren-
dimento del percorso quinquennale non riguardassero il primo biennio.
La riconduzione delle competenze di tutti i documenti normativi alle com-
petenze chiave compone la questione a livello più alto, anche se concettualmente
rimane.
Quello che possiamo dire è che il biennio d’obbligo va ovviamente incluso
nel quinquennio e letto “in controluce”; le competenze indicate dal DM 139/07
sono quelle essenziali che ogni alunno deve possedere al termine dell’obbligo,
qualunque percorso egli abbia scelto di seguire, liceo, istituto tecnico, professio-
nale o formazione professionale.
Le competenze dei Regolamenti, invece riguardano gli specifici percorsi e tut-
to il quinquennio, vanno oltre l’essenziale che ogni cittadino deve possedere con
l’assolvimento dell’obbligo per raggiungere un livello più fine e approfondito di
conoscenze, abilità e competenze che riguardano la persona, il cittadino e il cit-
tadino professionista.
Per la stessa ragione, le competenze al termine dell’obbligo non si certificano
seguendo il modello EQF, che, per quanto riguarda i percorsi formali, certifica
qualifiche e titoli. Il biennio d’obbligo, non essendo terminale, non è qualifica, né
titolo specifico. Infatti il Ministero, nella formulazione della scheda di certifica-
zione, ha indicato tre “livelli” di padronanza delle competenze d’obbligo: basilare,
intermedio, avanzato. Se volessimo descrivere più approfonditamente la padro-
nanza che caratterizza in ogni asse i tre livelli ministeriali, potremmo assumere
come riferimento le descrizioni formulate per i primi tre livelli EQF, dato che le
competenze degli assi culturali si riferiscono ad ambiti che gli alunni esperiscono
sin dai primi anni di vita e quindi molti di loro potrebbero certamente alla fine
dell’obbligo esprimere un livello di competenza “avanzato” assai simile a quello
articolato per il terzo livello EQF.
Per una illustrazione approfondita delle descrizioni dei risultati di apprendi-
mento e dei livelli di padronanza si rimanda al capitolo successivo.
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
71
8. RISULTATI DI APPRENDIMENTO DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE
La legge 53/03 e la legge 296/06, art. 1, c. 622, consentono l’assolvimento
dell’obbligo di istruzione anche nei percorsi triennali regionali di istruzione e
formazione professionale.
L’Accordo Stato Regioni del 5 febbraio 2009 ha avviato il riordino dei percorsi
professionali con l’indicazione di 19 qualifiche (poi definitivamente portate a 21)
triennali. L’Accordo in Conferenza Stato-Regioni del 29 aprile 2010 ha approvato
anche i quadri di riferimento con le competenze, abilità, conoscenze relative alle
21 qualifiche triennali e quadriennali.
Dato che i percorsi triennali devono comunque fare conseguire agli allievi le
competenze dell’obbligo di istruzione, nella descrizione dei risultati di apprendi-
mento relativi agli assi culturali, sempre ricondotti alle competenze chiave euro-
pee, si sono assunte le competenze del DM 139/07.
Le competenze di indirizzo, invece, sono quelle previste dai documenti tecnici
di lavoro successivi all’Accordo del 5 febbraio 2009, poi definitivamente sistema-
tizzati nell’Accordo in Conferenza Stato Regioni del 29.04.2010.
3 RICERCA COMPARATIVA CON SISTEMI INTERNAZIONALI. GLI ASSUNTI METODOLOGICI DEL PROGETTO DELLE RETI. COMPETENZE EUROPEE,
REGOLAMENTI NAZIONALI, RISULTATI DI APPRENDIMENTO.
CAPITOLO 4
Descrizione dei risultati di
apprendimento e livelli di padronanza.
Le rubriche
Franca Da Re
74
4 DESCRIZIONE DEI RISULTATI DI APPRENDIMENTO E LIVELLI DI PADRONANZA. LE RUBRICHE
L’Unione Europea, quando, con la Raccomandazione del Parlamento Europeo
e del Consiglio del 23 aprile 2008, ha presentato il Quadro Europeo delle Qua-
lifiche e dei Titoli (European Qualifications Framework – EQF), si proponeva di
collegare tra loro i vari sistemi di qualificazione dei vari Paesi, non uniformando
i percorsi di istruzione, che sarebbe cosa oltremodo laboriosa e forse impossibile,
ma comparando i loro risultati di apprendimento.
Nella pubblicazione di presentazione dell’EQF della Commissione Europea24,il
Quadro Europeo delle Qualifiche per l’apprendimento permanente viene così il-
lustrato:
“L’EQF è un quadro comune europeo di riferimento che collega fra loro i sistemi di
qualificazione di paesi diversi, fungendo da dispositivo di traduzione utile a rendere
le qualifiche più leggibili e comprensibili tra paesi e sistemi europei differenti. Due
sono i suoi principali obiettivi: promuovere la mobilità transfrontaliera dei cittadini
e agevolarne l’apprendimento permanente.
La Raccomandazione, entrata formalmente in vigore nell’aprile 2008, stabilisce
due date limite: il 2010 per rapportare i propri sistemi nazionali di qualificazione
all’EQF e il 2012 per introdurre nei singoli certificati di qualifica un riferimento al
livello corrispondente dell’EQF.
L’EQF collegherà i quadri e i sistemi nazionali di qualificazione di vari pae-
si basandosi su un riferimento comune europeo: i suoi otto livelli, che prendono in
considerazione l’intera gamma di qualifiche previste, da un livello di base (Livello
1) ai livelli più avanzati (Livello 8). In qualità di strumento per la promozione
dell’apprendimento permanente, l’EQF include tutti i livelli delle qualifiche acquisite
nell’ambito dell’istruzione generale, professionale e accademica, nonché della forma-
zione professionale, occupandosi inoltre delle qualifiche acquisite nell’ambito dell’i-
struzione e della formazione iniziale e continua.
Gli otto livelli di riferimento sono descritti in termini di risultati dell’apprendimen-
to. L’EQF riconosce che i sistemi di istruzione e formazione in Europa differiscono al
punto che è necessario spostare l’attenzione sui risultati dell’apprendimento perché sia
possibile effettuare raffronti e dare vita a una cooperazione fra paesi e istituzioni diverse.
Nell’EQF, il singolo risultato dell’apprendimento viene definito da ciò che un indi-
viduo conosce, comprende e sa fare al termine di un processo di apprendimento. L’EQF
si concentra pertanto sui risultati dell’apprendimento (piuttosto che sugli input, quali
la durata del periodo di studi), che vengono delineati secondo tre categorie: conoscen-
ze, abilità e competenze. Ciò significa che le qualifiche, in combinazioni differenti, si
riferiscono a un ampio ventaglio di risultati dell’apprendimento, incluse le conoscenze
teoriche, le abilità pratiche e tecniche e le competenze sociali, che prevedono la capa-
cità di lavorare insieme ad altre persone. (…)
(…) La Raccomandazione(del 23 aprile 2008 n.d.r.) stabilirà un riferimento
comune europeo volto a collegare i sistemi nazionali di qualificazione di paesi diversi
24 reperibile all’indirizzo: http://ec.europa.eu/education/pub/pdf/general/eqf/broch_it.pdf
75
4 DESCRIZIONE DEI RISULTATI DI APPRENDIMENTO E LIVELLI DI PADRONANZA. LE RUBRICHE
e ad agevolare la comunicazione fra loro. Verrà dunque creata una rete di sistemi delle
qualifiche indipendenti, ma collegati e reciprocamente comprensibili.
Con l’utilizzo dei risultati dell’apprendimento come punto di riferimento comune,
l’EQF agevolerà i raffronti e il trasferimento delle qualifiche fra paesi, sistemi e isti-
tuzioni, interessando dunque un numero molto elevato di utenti a livello nazionale,
ma anche europeo. (…)
(….) Questo rapporto più stretto fra i sistemi nazionali di qualificazione di vari
paesi porterà beneficio a molti:
• L’EQF promuoverà una mobilità più elevata di studenti e lavoratori, con-
sentendo loro di descrivere con maggiore facilità il proprio ampio livello di
competenze ai potenziali datori di lavoro di altri paesi. Ciò aiuterà i datori
di lavoro a interpretare le qualifiche dei candidati, sostenendo quindi la
mobilità del mercato del lavoro in Europa. A livello pratico, dal 2012 in
tutti i nuovi certificati di qualifica, titoli e diplomi, dovrà essere introdotto
un riferimento al livello corrispondente dell’EQF, che pertanto completerà
e rafforzerà gli attuali strumenti per la mobilità europea, quali Europass,
Erasmus ed ECTS.
• L’EQF dovrebbe inoltre recare benefici ai singoli individui, incrementan-
done le possibilità di accesso e partecipazione all’apprendimento perma-
nente. Stabilendo un punto di riferimento comune, l’EQF indicherà in
quale modo i risultati dell’apprendimento possono essere combinati par-
tendo da differenti contesti (ad esempio, scolastico formale o lavorativo) e
da paesi diversi, contribuendo pertanto all’abbattimento delle barriere tra
fornitori di servizi di istruzione e formazione (ad esempio, fra l’istruzione
superiore e l’istruzione e formazione professionale) che potrebbero operare
separatamente gli uni dagli altri. L’intendimento è quello di promuovere
la progressione, affinché gli individui non debbano, ad esempio, ripetere
cicli di apprendimento.
• L’EQF è anche in grado di sostenere gli individui in possesso di una vasta
esperienza maturata sul lavoro o in altri campi di attività, agevolando la
validazione di tale apprendimento non formale e informale. L’attenzione
concentrata sui risultati dell’apprendimento consentirà infatti di valutare
se i risultati ottenuti in tali contesti siano equivalenti alle qualifiche formali
in termini di contenuto e pertinenza.
• L’EQF sosterrà infine gli utenti individuali e i fornitori di servizi di istruzio-
ne e formazione incrementando la trasparenza delle qualifiche rilasciate al
di fuori dei sistemi nazionali, ad esempio da settori e società multinazionali.
L’adozione di un quadro di riferimento comune basato sui risultati dell’ap-
prendimento agevolerà il raffronto e il (potenziale) collegamento fra le quali-
fiche tradizionali rilasciate dalle autorità nazionali e le qualifiche rilasciate da
altri soggetti. L’EQF aiuterà dunque i settori e gli individui a trarre vantaggio
dalla sempre crescente internazionalizzazione delle qualifiche.
76
4 DESCRIZIONE DEI RISULTATI DI APPRENDIMENTO E LIVELLI DI PADRONANZA. LE RUBRICHE
L’EQF è uno strumento ambizioso e di ampia portata che concerne i sistemi di
istruzione e formazione, il mercato del lavoro, l’industria, il commercio e i cittadini.”
Appare chiaro da quanto illustrato dalla Commissione Europea che i risultati
di apprendimento enunciati dai documenti ministeriali debbano essere descritti
per potere essere compresi nel loro contenuto; perché l’azione didattica possa
essere progettata in modo da perseguirli e conseguirli in modo sistematico e in-
tenzionale in un curricolo organico; perché possano essere valutati e certificati.
Il DM 139/07 sull’innalzamento dell’obbligo di istruzione fornisce una prima
descrizione dei risultati di apprendimento articolando le competenze in abilità e
conoscenze; la stessa operazione viene fatta dalla Conferenza Stato Regioni nei
quadri allegati all’Accordo del 29,04.2010 che riporta gli standard di apprendi-
mento per le 21 figure della formazione professionale.
I Regolamenti di riordino della scuola secondaria di secondo grado, invece,
enunciano unicamente i risultati di apprendimento senza alcuna declinazione. Le
Indicazioni Nazionali dei Licei del 2010 non assumono l’articolazione in cono-
scenze e abilità, ma elencano una serie di contenuti in modo narrativo, accompa-
gnati da qualche suggerimento metodologico.
Le Linee Guida per il primo biennio degli Istituti Tecnici e Professionali, ema-
nate nella primavera del 2010, declinano le competenze in conoscenze e abilità,
collocandole però all’interno delle diverse discipline. Sarebbe pertanto necessario
un lavoro di sintesi delle descrizioni della stessa competenza, prelevandola dalle
diverse discipline.
Nel lavoro avviato nel Progetto ex DGR 1758/09, che peraltro è cominciato
prima che le Linee Guida venissero emanate, si è preferito descrivere direttamente
i risultati di apprendimento in termini di competenza adottando uno strumento
che viene definito “rubrica”.
Abbiamo formulato rubriche per le competenze chiave di cittadinanza euro-
pea, che come abbiamo già detto, ricomprendono i risultati di apprendimento
del biennio e dei regolamenti per i Licei; i risultati di apprendimento del biennio
e quelli comuni dei regolamenti per gli istituti tecnici e professionali e quelli del
DM 139/07 per la formazione professionale.
La competenza europea: “Competenza in matematica e competenze di base
in scienze e tecnologia” è stata disaggregata in due: matematica e scienze e tecno-
logia, per meglio descrivere i risultati dei due aspetti della competenza; la com-
petenza “Consapevolezza ed espressione culturale”, per lo stesso motivo, è stata
disaggregata in tre ambiti: “Identità storica”; “Patrimonio artistico e letterario”;
Identità corporea”. Le tabelle di corrispondenza riportate nel capitolo precedente
illustrano anche l’organizzazione delle competenze specifiche dei documenti na-
zionali dentro le competenze europee.
Per le rubriche di indirizzo dei diversi profili, invece, si sono redatte specifiche
rubriche (per i Licei, solo per il Liceo artistico).
77
4 DESCRIZIONE DEI RISULTATI DI APPRENDIMENTO E LIVELLI DI PADRONANZA. LE RUBRICHE
La “rubrica” è composta di tre sezioni.
La sezione A riporta, per le competenze di cittadinanza, le competenze dei
documenti nazionali che le specificano, le abilità e le conoscenze. L’articolazione
in abilità e conoscenze è stata tratta da documenti di lavoro della Commissione
Ministeriale per le Linee Guida, per quanto riguarda gli Istituti Tecnici; è stata
formulata dai docenti che hanno composto i gruppi di lavoro del progetto per
quanto riguarda le competenze di indirizzo degli Istituti Professionali e per i Li-
cei; è stata tratta dai documenti tecnici successivi all’Accordo Stato Regioni del
05.02.2009 per quanto riguarda le competenze di indirizzo del CFP.
Le rubriche delle competenze di cittadinanza degli Istituti Tecnici e Profes-
sionali sono pressoché uguali, dato che uguali sono le competenze comuni dei
Regolamenti; per i Licei, si è cercato di distillare dal dettato delle Indicazioni
Nazionali, da cui inferire le abilità e conoscenze rispetto alle diverse competenze.
La sezione B della rubrica riporta le cosiddette “evidenze”, i saperi essenziali e
gli esempi di compiti significativi.
Questa parte è frutto del lavoro dei docenti impegnati nei laboratori. Le “evi-
denze” sono categorie di prestazioni che, se realizzate dagli allievi, possono te-
stimoniare il possesso della competenza. Esse si configurano come “indicatori”
di competenza, in pratica rispondono alla domanda: “Da quali comportamenti
possiamo capire se le persone stanno agendo in modo competente in un dato
contesto?”
Le evidenze riguardano l’intero percorso considerato (nel nostro caso il perio-
do di istruzione formale secondario di secondo grado o di formazione professio-
nale), anche se i relativi comportamenti si presenteranno a complessità differente
a seconda dei progressi della persona.
I “saperi essenziali” sono un tentativo di distillare, tra tutto ciò che si può
insegnare, le conoscenze, i concetti, i contenuti irrinunciabili che dovranno sup-
portare la competenza e le sue abilità.
La didattica per competenze richiede di riservare del tempo ai laboratori,
all’apprendimento cooperativo, all’esperienza diretta, alla discussione e quindi
richiede certamente più tempo rispetto ad una lezione impostata in modo preva-
lentemente trasmissivo o a compiti meramente esercitativi.
Per questo è necessario scegliere attentamente tra i contenuti possibili, quelli
su cui è opportuno investire tempo ed energie, perché sono assolutamente neces-
sari delle abilità e delle conoscenze e che quindi debbono essere apprese al meglio
dagli allievi.
Gli esempi di “compiti significativi” sono attività possibili in cui gli alunni
si possono cimentare per costruire la competenza. Sono il più possibile circo-
stanze problemiche collegate a contesti di esperienza vera o “verosimile”, che
possano costituire occasioni di sapere “agito”, in cui l’alunno mobiliti cono-
78
4 DESCRIZIONE DEI RISULTATI DI APPRENDIMENTO E LIVELLI DI PADRONANZA. LE RUBRICHE
scenze, abilità, capacità personali, sociali, metodologiche per gestire situazioni
e risolvere problemi.
La sezione C della rubrica è costituita dalla descrizione dei livelli della padro-
nanza secondo i quattro livelli EQF.
La descrizione del livello di padronanza rende conto di che cosa sa l’allievo
rispetto ad una data competenza, di che cosa sa fare, in quali contesti e condizioni
e con che gradi di autonomia e responsabilità.
Ci si ferma ai primi quattro livelli degli otto previsti dal format, perché con-
venzionalmente il titolo di qualifica corrisponderebbe al terzo livello EQF, men-
tre il diploma corrisponderebbe al quarto.
Il fatto che il titolo sia legato ad un dato livello EQF non significa necessaria-
mente che nella certificazione un allievo consegua quel livello in tutte le compe-
tenze; in talune potrebbe avere conseguito un livello superiore, in talune, anche
se ci augureremmo di no, un livello inferiore. La certificazione di competenza
ha il compito di documentare ciò che un alunno sa, sa fare, in che contesto e
condizioni, con che gradi di autonomia e responsabilità, al di là della classe fre-
quentata, dell’età o del titolo. Certamente, se in tutte o anche in certo numero di
competenze il livello non fosse quello atteso, si porrebbe il problema se rilasciare
effettivamente il titolo.
Nella nostra normativa, coesistono due valutazioni, quella di profitto, espressa
con voti numerici sulle discipline e quella sulla competenza, che dovrebbe essere
espressa con descrizioni, sui risultati di apprendimento e solo alla fine di determi-
nati periodi: la scuola primaria, la scuola secondaria di secondo grado, l’obbligo,
la fine del secondo ciclo di istruzione. Tuttavia, allo stato attuale, valutazione di
profitto e valutazione di competenza non sono certamente sovrapponibili. Posso-
no avere molti punti di correlazione e di coerenza, ma sostanzialmente non misu-
rano le stesse cose. Il profitto misura prevalentemente conoscenze e talvolta abilità
dentro l’ambito di una disciplina; la valutazione della competenza si propone di
rilevare non solo le abilità e le conoscenze, ma anche le capacità metodologiche,
di autonomia e responsabilità che l’allievo mette in atto nel processo di apprendi-
mento. Mentre conoscenze e abilità meno complesse si possono valutare con gli
strumenti tradizionali della verifica e della valutazione, le competenze, si possono
apprezzare solo mettendo l’allievo in situazione, attraverso compiti significativi.
Inoltre, mentre il profitto può essere misurato anche a scansioni ravvicinate nel
tempo, la competenza è una dimensione evolutiva la cui maturazione si può rile-
vare solo in tempi medio lunghi.
La decisione se rilasciare o meno il titolo ad un allievo, oggi, deriva essen-
zialmente dalla valutazione di profitto. Sappiamo, però, che un allievo che riesce
molto bene nei tradizionali compiti scolastici non necessariamente riuscirebbe
altrettanto bene in compiti contestualizzati, che richiedano flessibilità, problem
solving, capacità di transfer, di presa di decisione e di lavoro cooperativo.
79
4 DESCRIZIONE DEI RISULTATI DI APPRENDIMENTO E LIVELLI DI PADRONANZA. LE RUBRICHE
Viceversa, un allievo con queste capacità potrebbe avere rendimenti mediocri
nei tradizionali compiti scolastici, se non altro negli ambiti dove non ritenesse di
investire interesse e motivazione, magari perché gli sfugge il senso delle proposte
o il modo di proporre i saperi è troppo lontano dal suo stile di apprendimento.
Se il curricolo si trasformasse nel tempo in autentico curricolo per competen-
ze, sostanziato da una didattica sistematica ed intenzionale coerente, allora le due
valutazioni, pur non potendo mai coincidere perfettamente, sicuramente trove-
rebbero molti più punti in comune, poiché i docenti avrebbero a disposizione
elementi di valutazione più ricchi e raffinati di quanti la valutazione di profitto
disciplinare disponga.
Le descrizioni dei livelli di padronanza della parte C della rubrica servono,
dunque, a valutare la competenza secondo dei riferimenti univoci e condivisi. I
dati di valutazione raccolti nel tempo sull’allievo, le osservazioni, i lavori, le prove,
costituirebbero un profilo di competenza da confrontare con i livelli standard per
decidere in quale di quelli collocare l’alunno. È chiaro che nessun alunno corri-
sponderà in maniera totale alla descrizione della rubrica, tuttavia sarà collocato
nel livello che maggiormente corrisponde al tenore delle sue prestazioni.
Riportiamo di seguito il modello vuoto di rubrica di cittadinanza e di indiriz-
zo e i relativi esempi compilati25.
25 Le rubriche di descrizione dei risultati di apprendimento di tutti i profili analizzati dalla rete Veneta per
le Competenze sono reperibili all’indirizzo: http://www.piazzadellecompetenze.net/index.php?title=I_Proget-
ti_FSE_per_la_descrizione,_valutazione_e_certificazione_delle_competenze
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4 DESCRIZIONE DEI RISULTATI DI APPRENDIMENTO E LIVELLI DI PADRONANZA. LE RUBRICHE
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95
10 LE PROSPETTIVE DI LAVORO. RETI DI SCUOLE, SISTEMA DIFFUSO, COLLABORAZIONI INTERISTITUZIONALI E DI TERRITORIO:
VERSO UN MOVIMENTO EDUCATIVO “PER IL MAGGIOR BENE DEI GIOVANI E DELLA SOCIETÀ
CAPITOLO 5
Gli strumenti per la didattica - compiti
significativi e UdA nell’organizzazione
del percorso formativo curricolare
Maria Renata Zanchin
96
5 GLI STRUMENTI PER LA DIDATTICA - COMPITI SIGNIFICATIVI E UDA NELL’ORGANIZZAZIONE DEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE
Il Percorso formativo curricolare concordato dal consiglio di classe si sviluppa
tra la definizione iniziale dei risultati di apprendimento, la selezione dei saperi
essenziali basata sul lavoro dei dipartimenti disciplinari di asse/area e la valuta-
zione finale, attraverso l’articolazione dei percorsi didattici e dei relativi strumenti.
Pur indubbiamente attinenti alla sfera dell’autonomia e della creatività didattica
dei docenti, questi ultimi devono essere coerenti da un lato ai risultati delineati e
dall’altro agli strumenti di verifica e valutazione, secondo la linea della progetta-
zione a ritroso teorizzata da Wiggins (Wiggins e Mc Tighe, 200426) e caratteriz-
zante anche l’approccio della scuola per persone competenti della RVC.
Percorsi e strumenti didattici
e di valutazione formativa in
itinere
Strumenti operativi di
veri ca e valutazione
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Percorso formativo curricolare
Selezione dei saperi
essenziali
Risultati di
apprendimento
Il perno sta nel concetto di compito significativo: se il profilo della persona
competente è caratterizzato dalla capacità di mobilitare le sue conoscenze e abilità
per fronteggiare situazioni nuove, con responsabilità e autonomia, il percorso
verso la competenza dovrà crearne le premesse attraverso la proposta di contesti
di azione (veri) o di esercizio simulato (verisimili) nei quali l’allievo sia coinvolto
nell’elaborazione di prodotti dei quali può andare orgoglioso, rapportandosi con i
nuclei portanti del sapere su cui i compiti sono imperniati e cogliendo la spendi-
bilità delle conoscenze e delle abilità che sta apprendendo.
Questo coinvolgimento si verifica nelle unità modulari del curricolo, strutture
di base dell’azione formativa, le Unità di Apprendimento, che nel format propo-
sto nelle Linee Guida hanno appunto il loro perno nel compito-prodotto27.
Nel progetto “Azioni di sistema per la realizzazione di strumenti operativi a
supporto dei processi di riconoscimento, validazione e certificazione delle competenze”
la definizione dei risultati di apprendimento costituiva l’obiettivo precipuo della
Fase 1 e la somministrazione agli studenti degli strumenti di verifica e valutazione
costituiva quello della Fase 2.
Data l’importanza delle scelte didattiche per il raggiungimento di determinati
26 Mc Tighe J. E Wiggins G., Fare progettazione. La “pratica” di un percorso didattico per la comprensione significa-
tiva, LAS – Roma, 2004
27 http://www.piazzadellecompetenze.net/FSE/reteBarsanti/BAR_1-2_linea_guida_1_12-07-10.pdf
97
5 GLI STRUMENTI PER LA DIDATTICA - COMPITI SIGNIFICATIVI E UDA NELL’ORGANIZZAZIONE DEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE
risultati e data l’utilità di condividerne, pur con flessibilità e autonomia di scelta,
alcuni principi progettuali e metodologici, si è deciso di integrare la Fase 1 con
l’elaborazione da parte di molti gruppi di lavoro non solo di rubriche di compe-
tenza, ma anche di UdA che potessero servire di esempio o essere eventualmente
direttamente utilizzabili nella Fase 2 dai consigli di classe coinvolti nella speri-
mentazione allo scopo di sviluppare una didattica per competenze e preparare gli
studenti ad affrontare la prova esperta.Sono state dunque elaborate UdA28 di area
generale (in totale 54)29, collegate alle competenze chiave di cittadinanza, e UdA
di indirizzo (da una a tre, per ciascuno dei 26 profili elaborati)30.
1. FORMAT DELL’UDA
I gruppi di lavoro hanno utilizzato il format dell’Unità di Apprendimento
proposto dal Comitato Tecnico Scientifico, che prevede le seguenti sezioni:
UdA
Consegna agli studenti
Piano di lavoro
Schema della relazione individuale dello studente
Griglia di valutazione
Ne diamo una breve descrizione, anche alla luce di quanto realizzato.
UdA
Nello schema introduttivo dell’UdA, dopo la denominazione e l’indicazione
del prodotto che ci si attende gli allievi realizzeranno, è sempre citato il riferimento
a più di una competenza chiave di cittadinanza europea e a più di una competenza
comune/professionale del repertorio di riferimento proposto nei Regolamenti na-
zionali, in coerenza con la logica che presiede alle rubriche. Nel caso delle UdA
di indirizzo, pur basate sulle competenze professionali del profilo specifico, sono
sempre comunque riportate anche le competenze chiave europee mirate.
Ma vediamo l’insieme delle voci contenute nello schema dell’UdA e che ne
hanno guidato la progettazione:
- Denominazione
- Prodotti
- Competenze mirate: comuni/cittadinanza e professionali
- Abilità e conoscenze
- Utenti destinatari
28 Le UdA compaiono insieme alla prova esperta, all’interno dei fascicoli intitolati “Strumenti di didattica per
competenze. Strumenti di profilo: UdA, Prova esperta”
29 http://www.piazzadellecompetenze.net/FSE/reteBarsanti/BAR_3-2_SDC_uda_cittadinanza_151210.pdf
30 http://www.piazzadellecompetenze.net/index.php?title=I_Progetti_FSE_per_la_descrizione,_valutazione_e_
certificazione_delle_competenze
98
5 GLI STRUMENTI PER LA DIDATTICA - COMPITI SIGNIFICATIVI E UDA NELL’ORGANIZZAZIONE DEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE
- Prerequisiti
- Fase di realizzazione
- Tempi
- Esperienze attivate
- Metodologia
- Risorse umane interne/esterne
- Strumenti
- Valutazione
Consegna agli studenti
Molte delle UdA progettate hanno interpretato appieno il senso di questo
documento di presentazione agli studenti, che deve essere formulato ponendosi
dal loro punto di vista, utilizzando un linguaggio accessibile, semplice e concreto
per offrire loro tutte le informazioni necessarie affinchè si attivino realizzando il
prodotto previsto: che cosa si chiede loro di fare, per quali apprendimenti è utile, i
tempi, le risorse materiali e umane a disposizione, i criteri di valutazione, il ruolo,
il peso dell’UdA rispetto al voto di ciascuna disciplina coinvolta, il collegamento
dell’UdA con altre e il suo rilievo rispetto ai risultati di apprendimento previsti.
Ne riportiamo un esempio:
CONSEGNA AGLI STUDENTI
Titolo UdA: “Senza senso” – vivere con un deficit fisico sensoriale
Cosa si chiede di fare: il progetto prevede la partecipazione alle attività proposte in aula, in
palestra, in uscita didattica e nella vita quotidiana.
Si tratta di sviluppare, sia sul piano cognitivo-culturale che attraverso esperienze, una ricerca
sul tema oggetto dell’UdA (“Senza senso” – vivere con un deficit fisico sensoriale), per produrre
informazioni e argomentazioni relativamente a questi tre aspetti:
- come vivono le persone portatrici di tale disabilità
- cosa possono fare la società e i singoli cittadini per migliorare la loro esistenza
- che cosa possono apprendere le persone cosiddette “normali” dal confronto con i disabili rispetto
all’ apprezzamento delle proprie capacità percettive, alla consapevolezza e alla salute dei propri
sensi, alla valorizzazione di quelli meno esercitati (tatto, olfatto, propriocezione, intesa come la
capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio) in questa società
prevalentemente visiva e uditiva
Il rapporto sarà corredato di ricerche documentali e interviste a testimoni, relazioni intorno alle
esperienze personali attivate.
Avrà la veste di una ricerca/saggio.
Il prodotto sarà comunicato attraverso la realizzazione di pagine web e di un articolo nel giornalino di
istituto. È prevista la stesura di una relazione individuale. Il lavoro si concluderà con la presentazione
dell’Uda all’assemblea studentesca.
In che modo: Il lavoro sarà condotto tramite esperienze personali in palestra; interviste ad esperti
e testimoni, ricerche su testi e in Internet, lezioni frontali, visite guidate a centri di riabilitazione e di
ricerca, interventi a scuola di esperti.
Ci si propone di integrare i contenuti di diverse discipline e di affrontare l’argomento e il progetto
sotto forma di problemi da affrontare e risolvere, riflettendo costantemente su ciò che si fa.
Lavorerete singolarmente e in gruppi cooperativi con compiti precisi in tutte le fasi del percorso.
99
5 GLI STRUMENTI PER LA DIDATTICA - COMPITI SIGNIFICATIVI E UDA NELL’ORGANIZZAZIONE DEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE
Quali prodotti: Ricerca/saggio; presentazione del percorso e del prodotto tramite elaborazione
di pagine web, articolo per il giornalino e realizzazione di una presentazione nella forma ritenuta
più efficace dalla classe (ppt, video, rappresentazione pratica….) per l’assemblea studentesca. È
prevista anche la stesura di una relazione individuale.
Che senso ha (a cosa serve, per quali apprendimenti): il lavoro ci aiuterà prima di tutto a riflettere
criticamente sulle metodologie di lavoro utilizzate, a prendere coscienza dell’importanza e del ruolo
dei nostri sensi ed adeguare il comportamento in modo autonomo e responsabile nelle relazioni con
le persone portatrici di deficit fisico – sensoriale. Servirà a comprendere meglio le potenzialità e le
possibilità del nostro corpo e a imparare a conservarlo integro con comportamenti di rispetto per la
sicurezza e la salute.
Dal punto di vista dell’apprendimento, servirà a scoprire e mettere a frutto le potenzialità e le sinergie
tra le diverse discipline e, di conseguenza, i nostri diversi apprendimenti, a scoprire che si studia non
per ripetere risposte, ma per imparare a rispondere a delle domande reali.
Il progetto punta ad insegnare a imparare a organizzare meglio il tempo di studio e lavoro a scuola e
a casa, a padroneggiare gli strumenti e i metodi di lavoro e di ricerca esercitati.
Si pone inoltre l’obiettivo di migliorare il modo di lavorare in gruppo, evidenziando l’importanza del
contributo di ciascuno per la realizzazione finale.
Tempi: 60 ore
Risorse (strumenti, consulenze, opportunità…): Manuali scolastici, ricerche in internet, materiale
di uso pratico per simulare la mancanza fisico sensoriale (bende, bastoni, carrozzine, cuffie, tastiere),
computer, videoproiettore, macchina fotografica. Presenza di esperti esterni e uscita didattica presso
”Istituto dei Ciechi di Milano”
Criteri di valutazione:
Valutazione del prodotto sulla base dei criteri predefiniti: completezza, pertinenza e organizzazione,
consapevolezza riflessiva critica..
Valutazione del processo: capacità di superamento delle crisi, capacità di trasferire le conoscenze
acquisite, comunicazione e socializzazione di esperienze e conoscenze, cooperazione e disponibilità
ad assumersi incarichi e portarli a termine.
La valutazione individuale avverrà, sia nel corso che alla fine dell’UDA, da parte insegnanti di
educazione fisica, scienze e lingua e letteratura italiana che ne trarranno un voto per le singole
discipline secondo i seguenti criteri di valutazione:
comunicazione e socializzazione di esperienze e conoscenze;
curiosità;
capacità di superamento della crisi;
cooperazione e disponibilità ad assumersi incarichi e portarli a termine;
completezza, pertinenza e organizzazione;
capacità di trasferire le conoscenze acquisite;
consapevolezza riflessiva critica;
autovalutazione;
autonomia.
Il coinvolgimento, l’impegno e la collaborazione nel lavoro di gruppo saranno presi in considerazione
nella valutazione della condotta.
Valore della UdA in termini di valutazione della competenza mirata:
L’UDA costituisce componente rilevante per la certificazione delle competenze: Consapevolezza ed
espressione culturale (espressione corporea) e Spirito di iniziativa e intraprendenza.
Peso della UdA in termini di voti in riferimento agli assi culturali ed alle discipline:
La valutazione darà luogo a voti nelle singole discipline coinvolte secondo i seguenti pesi: scienze
naturali (20%), lettere (10%) ed educazione fisica (20%)
100
5 GLI STRUMENTI PER LA DIDATTICA - COMPITI SIGNIFICATIVI E UDA NELL’ORGANIZZAZIONE DEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE
Piano di lavoro
Indica in primo luogo il docente coordinatore e i docenti collaboratori. È
costituito da una tabella che specifica le fasi con maggiore dettaglio rispetto allo
schema iniziale e indica per ogni attività, strumenti, esiti, tempi, valutazione e che
è stata compilata da tutti i gruppi di lavoro.
Quasi sempre gli autori delle UdA sono partiti dalla fase di presentazione
agli studenti della consegna sopra descritta, e hanno proceduto poi - con ordine
variato delle operazioni rispetto a quello qui di seguito riportato - con fasi come
queste: l’organizzazione dei gruppi, l’informazione, la ricerca, il laboratorio prati-
co, l’incontro con gli esperti esterni, la riflessione-ricostruzione, l’elaborazione fi-
nale del prodotto, la comunicazione e presentazione all’esterno del medesimo. La
lettura delle tabelle elaborate mostra nella maggioranza dei casi la progettazione
di percorsi graduali e variegati, che favoriscono la mobilitazione delle conoscenze,
sia di quelle ricevute in fase informativa che di quelle non ancora possedute e da
acquisire tramite il laboratorio e la ricerca. Viene favorita inoltre la contestualiz-
zazione delle conoscenze e il loro trasferimento e uso in contesti nuovi, anche
attraverso le esperienze extrascolastiche.
Alla tabella delle fasi segue un diagramma di Gantt che calendarizza e quanti-
fica le azioni, dando un ritmo di lavoro ai docenti coinvolti.
Schema della relazione individuale
Si tratta di un format da consegnare agli studenti per guidarli nella ricostru-
zione della loro esperienza e nell’autovalutazione. Ovviamente può essere modifi-
cato e personalizzato in situazione.
Griglia di valutazione dell’UdA
È una griglia composta di criteri di valutazione sovradisciplinari comuni a
tutti i docenti del consiglio di classe o al gruppo di docenti coinvolti. Ciascun
criterio è articolato su quattro livelli corrispondenti a punteggi in centesimi. Serve
alla valutazione formativa in itinere e contiene indicatori adatti alle varie situa-
zioni: lavori di gruppo e individuali, produzione di elaborati, prove di verifica,
interrogazioni, discussioni, osservazioni sistematiche.
Va rielaborata per ogni UdA, di comune accordo del consiglio di classe, in
modo che comprenda tutti i criteri rilevanti, tenuto conto della natura del com-
pito, della varietà dei fattori in gioco (prodotti, processi, linguaggi…), delle evi-
denze e dei descrittori del livello di accettabilità previsti dalle rubriche delle com-
petenze mirate.
Nel corso del progetto, essa ha subito un’evoluzione: nelle Linee guida, con
lo scopo di superare anche sul piano valutativo l’approccio puramente cognitivo
ancora largamente diffuso, la griglia suddivideva i criteri in base a sei ampie di-
mensioni dell’apprendimento: relazionale, affettiva e motivazione; sociale; prati-
ca; cognitiva; della metacompetenza; del problem solving. Attraverso il lavoro dei
101
5 GLI STRUMENTI PER LA DIDATTICA - COMPITI SIGNIFICATIVI E UDA NELL’ORGANIZZAZIONE DEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE
gruppi si è rilevato il bisogno da parte di molti di raggruppare i criteri di valuta-
zione in base alle otto competenze chiave europee, in qualche modo sostituen-
dole alle dimensioni sopracitate, alle quali comunque sono assai vicine, dato che
godono della medesima potenzialità sovradisciplinare e trasversale (indicano gli
atteggiamenti con i quali affrontare la realtà attraverso la conoscenza e mobilitano
tutte le dimensioni della personalità). Si è proceduto pertanto a queste modifica
nella convinzione che ritrovare le competenze chiave sia come matrice delle rubri-
che di ambito generale sia come matrice della griglia di valutazione possa rendere
più chiaro e coerente l’approccio e l’intero percorso.
2. RAPPORTO TRA TRAGUARDI FORMATIVI E UDA NELL’ORGANIZZAZIONE DEL
PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE
Il rapporto tra UdA e i risultati di apprendimento indicati nella rubrica è
fondamentale, perché garantisce l’organicità del percorso formativo curricolare e
soprattutto un taglio prospettico a partire dalle competenze e non dalle singole
discipline, orientando la selezione di conoscenze significative e collegate tra loro
in ambiti di sapere fondanti (o essenziali) dal punto di vista culturale e sociale.
Importante il riferimento alla sezione B della rubrica, contenente le evidenze da
soddisfare, i saperi essenziali e i compiti suggeriti, dei quali le UdA rappresentano
uno sviluppo e una concretizzazione.
Nel lavoro dei gruppi si è dato rilievo a tale collegamento con i traguardi
formativi contenuti nelle rubriche, che sono stati sempre come dicevamo inseriti
nella prima parte del format, alla voce competenze mirate dall’UdA, per orientare
appunto la selezione delle conoscenze/saperi essenziali e la progettazione di attivi-
tà ad esse coerenti. Un po’ più difficile è risultato invece l’inserimento di abilità e
conoscenze senza l’indicazione esplicita della disciplina alla quale si collegavano,
punto su cui il format era rigido, proprio per operare un graduale scollamento
dalla visione strettamente disciplinare.
A proposito della trama curricolare, è da escludere il rapporto meccanico uno
a uno Rubrica-UdA e ci si basa invece su un rapporto reticolare, costruttivo, che
procede per collegamenti, occasioni, rimandi ed assonanze, come indicato dalla
tavola seguente, sia tra le UdA e le rubriche, sia delle UdA tra di loro:
102
5 GLI STRUMENTI PER LA DIDATTICA - COMPITI SIGNIFICATIVI E UDA NELL’ORGANIZZAZIONE DEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE
Dalle rubriche alle UdA
Risulta ti di apprendimento
(proposti dall’autorità pubblica e descritti nelle rubriche delle competenze chia ve e di indirizzo dalle reti di scuole)
Rubric
he d
elle c
ompetenze
chiave
Competenze Abilità
1
2
3
4
5
6
7
8
Conoscenze
UdA2
UdA3
UdA4
Competenze Abilità
1
2
3
4
5
6
7
8
Conoscenze
UdA1
Rubric
he d
elle c
ompetenze
di
indirizzo
Come si vede, ogni unità progettata appare collegata a più rubriche, in quanto
ha come obiettivo il raggiungimento di più competenze, europee, comuni e pro-
fessionali. Ovviamente, per le UdA di ambito generale si sono tratte competenze,
abilità e conoscenze dalle relative rubriche di colore azzurro (competenze chiave
europee e competenze comuni), mentre per le UdA di indirizzo esse sono state
tratte sia dalle relative rubriche di colore rosa (competenze professionali), sia da
quelle di colore azzurro, considerato che il profilo integrato di una persona e di
un lavoratore richiede l’intreccio di capacità trasversali e specifiche.
Alcuni gruppi di lavoro sono arrivati non solo a elaborare uno o più esempi di
UdA, ma anche a tracciare, seppure ancora a macchia di leopardo, la trama di un
Piano formativo curricolare composto da Unità di Apprendimento che soddisfa-
no le competenze, abilità e conoscenze previste per quel profilo. Questo materiale
non è stato pubblicato perché richiede una ulteriore rielaborazione, a partire da
quanto fino ad ora prodotto.
Certamente il controllo da parte del consiglio di classe della trama del piano
formativo curricolare allo scopo di soddisfare attraverso le UdA l’insieme dei
traguardi formativi previsti (competenze e relative evidenze delle rubriche) è
103
5 GLI STRUMENTI PER LA DIDATTICA - COMPITI SIGNIFICATIVI E UDA NELL’ORGANIZZAZIONE DEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE
indispensabile, ma al tempo stesso è delicato, perché non deve essere un’opera-
zione ragionieristica, seppure richiede un preciso inventario delle competenze
via via raggiunte.
Si tratta inoltre di un’azione che risulta fondamentale anche ai fini della cer-
tificazione.
3. RAPPORTO TRA UDA, PROVA ESPERTA E CERTIFICAZIONE
DELLE COMPETENZE
L’organizzazione del percorso formativo curricolare richiede attenzione non
solo alle interrelazioni delle UdA con le rubriche e tra loro, ma anche con la prova
esperta e con la certificazione.
Pure in questo caso il rapporto non è lineare: la prova esperta non si pone alla
fine di una singola UdA ma alla fine di un percorso curricolare. È un compito-pro-
blema rilevante che accerta il grado di padronanza raggiunto rimettendo in gioco
non le singole competenze e conoscenze maturate, ma la padronanza del soggetto di
ricombinarle autonomamente per risolvere un problema in una situazione nuova.
Essa concorre, assieme alle attività di valutazione di tipo formativo collegate alle
UdA, a rilevare il grado di padronanza dei saperi e delle competenze mobilitati.
Per arrivare alla certificazione, oltre a registrare i risultati della prova esper-
ta, occorre un’azione di documentazione del percorso formativo per UdA svolto
dall’allievo, realizzata da uno dei docenti del consiglio di classe (coordinatore o
docente delegato). A supporto di tale documentazione viene proposto lo stru-
mento del Libretto delle competenze, presentato negli “Strumenti per i passaggi
entro e tra sistemi” (sia nella versione per il biennio che per il triennio)31.
4. RAPPORTO TRA PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE DEL CONSIGLIO
DI CLASSE E PIANO DI LAVORO DEL SINGOLO DOCENTE
Il rovesciamento prospettico nella progettazione delle UdA multidisciplinari,
con le competenze chiave come punto di partenza e filtro all’analisi e alla selezio-
ne delle conoscenze disciplinari, non sottrae importanza alle conoscenze stesse ma
le colloca in una prospettiva nuova e più unitaria, finalizzata al raggiungimento
dei risultati di apprendimento.
Un ruolo di rilievo assume in tal senso il piano di lavoro individuale del sin-
golo docente, che esplicita il contributo in termini di conoscenze e abilità della
singola materia, così come il suo collegamento al piano di lavoro per UdA del
Consiglio di classe.
Inoltre, la presenza nel piano di lavoro individuale dell’insegnante di UdA
ordinarie,di tipo disciplinare, costituisce un’ulteriore garanzia alla promozione
delle conoscenze e delle abilità fondamentali della singola disciplina.
31 http://www.piazzadellecompetenze.net/FSE/RVC4_1-Strumenti_passaggi-rev0_300611.pdf
104
5 GLI STRUMENTI PER LA DIDATTICA - COMPITI SIGNIFICATIVI E UDA NELL’ORGANIZZAZIONE DEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE
Nel traghettare dalla sperimentazione all’ordinarietà, lo sviluppo di questa
parte della progettazione didattica richiede un’attenzione particolare, affinché
l’obiettivo di costruire una visione unitaria del sapere non venga vissuto come
antagonista rispetto alla salvaguardia di un livello culturale e disciplinare di base
che la scuola deve comunque garantire agli studenti.
5. UNITÀ DI APPRENDIMENTO ELABORATE
Come già dicevamo, sono state prodotte UdA di area generale e di indirizzo.
Sfruttando l’occasione propizia del progetto e il fatto che i gruppi erano intenzio-
nalmente eterogenei quanto a provenienza disciplinare, si sono progettate UdA
medio-ampie, a carattere “straordinario”, che coinvolgono più discipline e più
docenti in una prospettiva multidisciplinare all’interno di un asse culturale e tra
assi culturali ma anche tra assi culturali e aree professionali. In qualche caso si
è superato l’approccio multidisciplinare a favore di quello interdisciplinare. La
progettazione di UdA ordinarie, che coinvolgono una sola disciplina e richiedono
un numero limitato di ore, resta da realizzare, ma dovrebbe risultare più semplice
dopo questa esperienza.
Riportiamo qui di seguito l’inventario delle UdA pubblicate (non coincidono
con tutte quelle prodotte, perché alcune sono ancora in via di validazione).
UDA DI AREA COMUNE32
(in corsivo le Uda sviluppate solo parzialmente)
Fare osservare ascoltarepianificare per relazionare con precisione ed efficacia
Prodotto: Relazione scritta su un’attività osservata e/o partecipata, con particolare riferimento
alle attività laboratoriali nelle discipline di indirizzo e ad esperienze di alternanza scuola lavoro,
rispettando la tipologia testuale della relazione e il lessico specifico. Presentazione multimediale
dell’esperienza, come comunicazione e documentazione efficace dell’esperienza svolta. Sia la
relazione che la presentazione multimediale saranno redatte con il metodo della pianificazione
testuale, con riferimento alla specificità dei due codici. Nota: a seconda dei settori di indirizzo
specifici, potrà essere richiesta una tipologia precisa di testo, come, per esempio, nel settore della
moda, il “Book”, inteso come documentazione organizzata e ragionata di una certa attività
Navigo e mi informo
Prodotto: Individuare i fattori e le esigenze correlate al bisogno da soddisfare (es. nell’ambito della
propria formazione culturale e professionale), utilizzando gli strumenti tecnici della navigazione in
rete (es. studio di casi: informazioni ottenibili dalle pagine web di aziende estere)
Offresi aspirante studente - lavoratore, disponibile ad esperienza all’estero….
“Lei o tu” ? Ovvero: come comunicare in azienda?
32 Reperibili in: http://www.piazzadellecompetenze.net/FSE/reteBarsanti/BAR_3-2_SDC_uda_cittadinanza_151210.pdf
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5 GLI STRUMENTI PER LA DIDATTICA - COMPITI SIGNIFICATIVI E UDA NELL’ORGANIZZAZIONE DEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE
“Dalla scuola all’occupazione” (cv)
Prodotto: Il curriculum europeo in madrelingua e in lingua straniera e la domanda di lavoro
(Application, Bewerbung)
Ehy Ho, Ehy Ho, andiam a lavorar………..
Prodotto: Prodotto multimediale: “Vademecum” di strumenti per la ricerca attiva di lavoro, con
allegati glossario e indirizzario utile Relazioni individuali e di gruppo
Turismo in città? alternativo e responsabile!!!
Prodotto: brochure a carattere informativo-descrittivo in L2 e produzione multimediale (video-
intervista, ppt, album fotografico con didascalie in L2); depliant illustrativi – costruzione di un sito
informativo sulle opportunità turistiche alternative della città (itinerari didattici per livelli diversi di
scuole, per turisti stranieri) Compito: Partendo dall’esplorazione del territorio con attività ludiche e
di simulazione rispetto al target, ricavare informazioni in ordine al patrimonio storico-culturale e
ambientale per produrre offerte turistiche alternative ed etico-responsabile
Le strutture ricettive alberghiere, open air, extralberghiere e altre tipologie
Prodotto: brochure a carattere informativo-descrittivo: dépliant in L2 e testo in L1 per una
Comunicare correttamente in LS1, LS2, LS3 e L1 rispetto ai linguaggi e ai contenuti specifici
diffusione pubblicitaria a livello di agenzia turistica o ente locale del turismo (con analisi,
interpretazione e produzione di diversi testi descrittivi in LS1, LS2, LS3, L1 utilizzando anche la
tecnica del problem solving). Produzione di un glossario in LS. Compito: partendo dall’analisi
di brochure esistenti, ricavare informazioni atte a produrre il dépliant illustrativo delle strutture
ricettive
Off the beaten track: discovering Aquileia
Prodotto: Guida bilingue: italiano-inglese. Relazione individuale dello studente
Analisi di variabili statistiche
Compito: studio dell’andamento di due variabili statistiche, rappresentazione grafica ed
interpretazione
Prodotto: - report dei casi analizzati mediante presentazione multimediale - relazione finale
individuale - abstract in lingua inglese e/o in una seconda lingua straniera
La gestione degli approvvigionamenti aziendali
Applicazione di rapporti e proporzioni, sistemi di misura
Da una ricetta per una pietanza:
- ricavare le dosi per un numero differente di porzioni
- calcolare il valore energetico dei singoli ingredienti per 100 gr di pietanza
- confrontare il valore energetico della pietanza con quello di un prodotto industriale simile.
Compito: elaborare un menù con apporto calorico fissato per 4 persone rispettando un determinato
budget. Esposizione orale a gruppi del lavoro svolto.
Prodotto: Stesura di una relazione individuale con analisi del Produzione di un glossario in lingua
inglese.
Indagine sulle abitudini alimentari di noi studenti
Compito
- Formulazione e somministrazione di un questionario. Elaborazione dei dati da esso derivanti
Prodotto
- questionario a scelta multipla
- relazione finale su supporto multimediale
- relazione individuale
- glossario in inglese (eventualmente anche nella seconda lingua straniera)
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5 GLI STRUMENTI PER LA DIDATTICA - COMPITI SIGNIFICATIVI E UDA NELL’ORGANIZZAZIONE DEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE
Problemi di scelta in campo economico
Compito: Valutare la scelta ritenuta ottimale tra diverse alternative (es. acquisto di prodotti, scelte
tra contratti che propongono tariffe diverse, approvvigionamento di scorte, etc.) Sulla base di
informazione economiche relative ad una particolare situazione, ogni gruppo propone la soluzione
ritenuta ottimale scegliendo il modello ritenuto più opportuno fra i modelli matematici proposti
Prodotto: - tabella riassuntiva o grafici dei casi analizzati mediante presentazione multimediale -
relazione finale individuale - abstract in lingua inglese e/o in una seconda lingua straniera
Applicazioni del metodo scientifico
Prodotto: Progettazione e realizzazione di un esperimento per la formulazione di ipotesi circa la
composizione di un solido di forma irregolare. Progettazione e realizzazione di un esperimento per
la verifica del fatto che i cambiamenti di stato avvengono a temperatura costante.
Non ci perdiamo… in chiacchiere!
Il termometro sale: l’effetto serra e le sue conseguenze sul pianeta
L’acqua che beviamo
Una dieta per tutti
Dalle molecole organiche all’apparato digerente
Dal macroscopico al microscopico: modelli per tutto
Processi metabolici spontanei e non spontanei
Il cammino della scienza
I pesci dei Simpson hanno tre occhi!!!
Prodotto: Produzione di una presentazione in Power Point destinata alla didattica sulle malattie
genetiche in generale e sulla loro trasmissione.
Una guida per la scienza
Idee per una scuola ecosostenibile
Il concetto di sostanza
Progettazione della separazione di miscele
Produzione di una mappa concettuale sul concetto di sostanza
Un approccio consapevole ai farmaci
Prodotto: Realizzazione di un glossario specifico. Produzione di un elaborato grafico, iconico,
multimediale sulle tematiche affrontate, in coordinamento con i compagni. L’insieme degli elaborati
costituirà il materiale per la mostra. Elaborazione di un pay-off (slogan) che identifichi il progetto
da parte dei ragazzi connotandolo sul piano razionale ed emotivo. Realizzazione di una mostra sui
farmaci (classificazione, caratteristiche, consumo, problemi di smaltimento fisiologico e ambientale)
con elaborati grafici, iconici e multimediali. eventualmente la dimensione dell’UDA può diventare
generale con l’effettuazione di una Indagine sulla popolazione studentesca della scuola in relazione
alla consapevolezza nel consumo dei farmaci.
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5 GLI STRUMENTI PER LA DIDATTICA - COMPITI SIGNIFICATIVI E UDA NELL’ORGANIZZAZIONE DEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE
“Navigando … nel mare della conoscenza”
Prodotto: Realizzare, su un argomento previsto nell’anno scolastico in corso, una ricerca in rete che
sia “esemplare” da l punto di vista del metodo rispetto a:
- pianificazione per migliorarne l’efficacia
- acquisizione, scelta e verifica della informazioni reperite in rete;
- controllo dell’attendibilità attraverso il confronto con siti autorevoli e materiale bibliografico
tradizionale
- cooperazione all’interno di un forum e di un wiki per confrontarsi, rielaborare, organizzare le
informazioni e documentare la ricerca
Progettare il percorso attraverso una mappa concettuale. Ricostruire il metodo seguito in un wiki,
come documento utile a tutti per la rielaborazione personale di tesine e saggi
La mia nuova scuola: le persone, l’organizzazione, i documenti, gli ambienti
Prodotto: Schede informative e schede procedurali ad uso degli studenti delle classi prime
La responsabilità nello studio e i l diritto-dovere allo studio
Il motorino e il codice della strada
La carta europea dell’acqua
Prodotto: Articoli di approfondimento sui principi della carta europea dell’acqua con particolare
riferimento alla realtà personale e territoriale
La città e i suoi servizi
Domani lavoro?
Prodotto: Presentazione di un grafico e di un panel di aziende del territorio Presentazione
multimediale ad altre classi dei diversi tipi di contratto di lavoro Glossario
A scuola di “diversità”. Il tema dell’ALTRO.
Prodotto: Mostra
“Che cosa succede se…?”
Prodotto: Presentazione su supporto informatico dei rischi nei vari ambienti scolastici Glossario
“Lo straniero della porta accanto”
Prodotto: Organizzazione di un incontro, strutturato e con supporti multimediali, della durata di
2 ore per ragazzi del biennio in cui si presentano esempi significativi di integrazione / Relazione
individuale / Articolo di giornale
Progettare e realizzare una visita aziendale.
Prodotto: Relazione individuale dello studente. Relazione di gruppo. Glossario.
Valorizziamo il territorio.Alla scoperta delle risorse del territorio.
Prodotto: Presentazione multimediale del gruppo. Relazione individuale. Glossario.
Organizzare un evento conclusivo, per illustrare le attività svolte durante l’anno scolastico.
La costituzione di una cooperativa per lo sviluppo dell’imprenditorialità femminile.
Costruire la Rete degli Istituti Commerciali.
Creazione di un’ Impresa Formativa Simulata.
Alla scoperta delle risorse del territorio
Partecipazione ad una Fiera dell’Orientamento per la presentazione dell’OF della scuola
Prodotto: Brochure sulle attività dell’Istituto. Presentazione multimediale. Allestimento dello Stand.
Redazione di un articolo sul giornale. Pubblicazione nel sito dell’Istituto. Relazione individuale.
108
5 GLI STRUMENTI PER LA DIDATTICA - COMPITI SIGNIFICATIVI E UDA NELL’ORGANIZZAZIONE DEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE
Un esempio di presidio difensivo di una città dal 1500 al 1800.
Conoscere e apprezzare i beni storico-ambientali del proprio territorio per comprendere la
storia e l’arte nel più ampio contesto
Prodotto: Progettazione ed esecuzione di un CD-rom didattico- informativo bilingue (italiano,
inglese) basato su un software per presentazioni, finalizzato alla diffusione in rete e alla
realizzazione di un pannello da collocare in loco, a cura degli Enti individuati e rivolti ad altri
studenti e visitatori Il Cd rom didattico sarà il frutto di un lavoro di ricerca documentale svolta sia
a livello di indagine sul territorio che su fonti bibliografiche e sitografiche. La ricerca avrà come
obiettivi principali la promozione della competenza di acquisire ed interpretare l’informazione per
organizzare il proprio apprendimento. La conoscenza dei beni artistici e ambientali del proprio
territorio in rapporto alla loro collocazione nel più ampio contesto storico-artistico nazionale e
internazionale il riconoscimento del loro valore e dell’importanza di contribuire alla conservazione e
promozione l’importanza di condividere questo valore con altri, anche a livello internazionale.
“Lungo il filo spinato”-sistemi concentrazionari e pratiche di sterminio dal 1900 ai giorni
nostri.
Prodotto: Un rapporto/saggio sul tema dei sistemi concentrazionari e dei genocidi del XX secolo
incentrata su:
- Una breve storia del filo spinato: dalle praterie ai “campi”, passando per le trincee
- I “campi”: definizione e chiarimenti
- La fondamentale distinzione tra “campi di concentramento” e “centri di sterminio”: analisi
comparata delle piante di Dachau, Mauthausen, Treblinka, Belzec e Birkenau.
- Dagli Herero (popolazione originaria dell’attuale Namibia) al Darfur: i genocidi del XX secolo, e
oltre.
- La specificità della Shoah: progetto di un viaggio/itinerario (Il filo spinato della memoria:
Auschwitz- Birkenau)
- Una mappa delle principali realtà museali sul tema
Il rapporto sarà corredato di ricerche documentali, di relazioni relative ad incontri con testimoni.
Il prodotto sarà diffuso attraverso la realizzazione di pagine web dedicate a questa tematica. È
prevista la stesura di una relazione individuale.
“Alle radici della democrazia in cui vivo”
Prodotto: Una ricerca, sotto forma di rapporto/saggio sul tema delle radici storiche della
democrazia, incentrata su: che cosa è la democrazia nel mondo contemporaneo quali sono gli
elementi fondamentali della democrazia nel nostro Paese, con riferimento alla Costituzione diritti e
doveri del cittadino responsabile in uno stato democratico le principali istituzioni politiche nell’Atene
del V secolo a. C, culla della democrazia (da proseguire nel secondo biennio, con una UDA relativa
alle principali istituzioni politiche del mondo medioevale, moderno e contemporaneo) quale valore
abbia sul piano educativo tale tematica rispetto allo sviluppo dell’identità personale, nella relazione
con gli altri uomini. Il rapporto sarà corredato di ricerche documentali e interviste a testimoni
(politici, amministratori pubblici, cittadini, giuristi) sugli elementi fondamentali della democrazia
nel nostro Paese e sui diritti/doveri del cittadino responsabile in uno stato democratico, relazioni
intorno alle esperienze personali attivate. Il prodotto sarà comunicato attraverso la realizzazione
di un articolo nel giornalino di istituto. È prevista la stesura di una relazione individuale. Il lavoro si
concluderà con la presentazione dell’Uda all’assemblea studentesca, anche attraverso strumenti
multimediali.
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5 GLI STRUMENTI PER LA DIDATTICA - COMPITI SIGNIFICATIVI E UDA NELL’ORGANIZZAZIONE DEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE
Vi presento “Il mio Comune oggi e nel medioevo”. Una UdA per comunicare agli altri ciò che
si è appreso, tramite il linguaggio delle slide e la relazione scritta
Prodotto: Attraverso l’elaborazione delle informazioni e dei dati raccolti, il prodotto è una
presentazione in formato elettronico che visualizzi analogie e differenze, tra il presente e le
origini in età medievale, delle caratteristiche del comune di residenza. Il prodotto è corredato da:
una relazione scritta sul Comune italiano nel medioevo, con particolare riferimento al comune
di residenza, frutto delle lezioni e della ricerca di informazioni in biblioteca e in internet una
relazione scritta sull’attività scolastica “Un giorno in Comune” (incontro con esperti del Comune
sul funzionamento del Comune oggi) Sia il prodotto che i documenti correlati (tesina e relazione
sull’attività) dovranno essere elaborate rispettando le caratteristiche della tipologia testuale
specifica e il lessico settoriale.
Le “radici” storico-artistiche del centro urbano in cui vivo, alla luce dei più recenti
ritrovamenti archeologici
Prodotto: Progettazione di un pannello didattico-informativo da collocare in loco, che proponga al
pubblico informazioni utili ed efficaci sulla storia del monumento e il suo significato per la storia
locale, in riferimento alla storia generale
La stamp: aspetti tecnici e aspetti culturali
Prodotto: Progettazione della stampa, rilegatura, fascicolatura di un libricino scritto con decorazioni
e caratteri quattrocenteschi. Esso conterrà la comunicazione dei risultati della ricerca svolta
sull’invenzione della stampa, illustrante il contesto storico-economico e gli effetti sul piano culturale
e sociale di questa grande innovazione.
“Senza senso” – vivere con un deficit fisico sensoriale
Prodotto: Una ricerca, sotto forma di rapporto/saggio sul tema della disabilità incentrata su:
- come vivono le persone portatrici di tale disabilità
- cosa possono fare la società e i singoli cittadini per migliorare la loro esistenza
- che cosa possono apprendere le persone cosiddette “normali” dal confronto con i
disabili rispetto all’ apprezzamento della propria corporeità e delle proprie capacità percettive, alla
consapevolezza e alla salute dei propri sensi, alla valorizzazione di quelli meno esercitati (tatto,
olfatto, propriocezione, intesa come la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio
corpo nello spazio) in questa società prevalentemente visiva e uditiva
Il rapporto sarà corredato di ricerche documentali e interviste a testimoni, relazioni intorno alle
esperienze personali attivate.
Il prodotto sarà comunicato attraverso la realizzazione di pagine web e di un articolo nel giornalino
di istituto. È prevista la stesura di una relazione individuale. Il lavoro si concluderà con la
presentazione dell’Uda all’assemblea studentesca.
Per Liceo Scienze Umane
“Senza senso” – vivere con un deficit fisico sensoriale.
(come sopra)
110
5 GLI STRUMENTI PER LA DIDATTICA - COMPITI SIGNIFICATIVI E UDA NELL’ORGANIZZAZIONE DEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE
UDA DI INDIRIZZO33
Diplomato liceo artistico: indirizzo grafica
“Il packaging alimentare”
Prodotto: Realizzazione di un packaging alimentare
Diplomato liceo scientifico opzione scienze applicate
Dalla Rivoluzione industriale ai principi della termodinamica. Noi lavoriamo così
Prodotto: Realizzazione di una presentazione in ppt o Impress del percorso svolto come
esemplificazione metodologica rivolta ad altri studenti in vari contesti di illustrazione del proprio
indirizzo di studi
Diplomato in amministrazione finanza e marketing articolazione: generale
Beni in movimento (Goods in progress)
Prodotto: Manuale, in formato elettronico, di procedura (anche in lingua inglese) dei flussi fisico-
tecnici e informativi dei beni nella logistica di approvvigionamento, produttiva e distributiva.
Diplomato in turismo
Vieni, naviga e …prenota!
Prodotto: Progettare e realizzare un sito web interattivo per la promozione e la prenotazione di servizi
turistici di una struttura ricettiva
Viaggio – ambiente – diritti umani
Prodotto: Elaborazione di una ricerca e di una scheda di presentazione per un itinerario in un paese
in via di sviluppo, e legato alla violazione dei diritti umani.
Fonti di finanziamento
Prodotto: Presentazione al C. di classe di una documentazione multimediale sulle alternative europee
di possibili finanziamenti e sulle soluzioni più convenienti per l‘acquisizione di beni strumentali (a
partire da uno studio di caso relativo alla ditta XY). È prevista inoltre la stesura di una relazione
individuale.
Diplomato in meccanica, meccatronica ed energia articolazione: meccanica e meccatronica
Tolleranze dimensionali e geometriche
Prodotto: Presentazione multimediale sulla teoria ed applicazione delle tolleranze dimensionali e
geometriche
Asl e sicurezza.
Prodotto: Presentazione multimediale illustrativa dell’attività di ASL con particolare riferimento
alle problematiche relative alla sicurezza di macchine ed impianti. Ogni allievo deve raccogliere
materiale corrispondente durante l’attività formativa in azienda.
Progettare Giunti di Trasmissione
Prodotto: Progetti di giunti di trasmissione del moto e documentazione tecnica per la loro
produzione di serie
Diplomato in elettronica ed elettrotecnica articolazioni: elettronica, elettrotecnica ed automazione
Progettare e realizzare un sistema di controllo di posizione lineare
Prodotto: Realizzazione di un carrello che si posiziona in modo automatico. Realizzazione del manuale
d’uso con glossario, anche in lingua inglese. Relazione individuale dello studente.
33 reperibili in: http://www.piazzadellecompetenze.net/index.php?title=I_Progetti_FSE_per_la_descrizione,_
valutazione_e_certificazione_delle_competenze Le UdA compaiono insieme alla prova esperta, all’interno dei
fascicoli intitolati “Strumenti di didattica per competenze. Strumenti di profilo: UdA, Prova esperta”.
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5 GLI STRUMENTI PER LA DIDATTICA - COMPITI SIGNIFICATIVI E UDA NELL’ORGANIZZAZIONE DEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE
Diplomato in informatica e telecomunicazioni articolazione: informatica
Informatizzazione di un’attività commerciale o di servizio
Prodotto: Applicazione web con gestione di data base relazione di progetto e documentazione
Simulazione di una rete ad anello secondo il protocollo token-ring
Prodotto: Codice operativo in c relazione di progetto e documentazione
Diplomato in informatica e telecomunicazioni articolazione: informatica
Il tempo tra storia, convenzioni, ritmi e misure
Prodotto: Percorso di ricerca-azione in relazione a vari aspetti del problema:
- dal punto di vista storico: il tempo e la sua misura nelle varie culture
- dal punto di vista scientifico della sua misura: i vari strumenti usati ieri e oggi,quali esigenze
inducono l’uso di tali strumenti, caratteristiche specifiche… Costruzione di una meridiana
- dal punto di vista filosofico-sociale: tempo e percezione individuale, tempo e vissuto personale
- il racconto verrà fatto attraverso un prodotto multimediale, che possa esprimere il rapporto
tempo-movimento, tempo-musica, tempo-percezione: Noi il tempo lo “vediamo” e lo viviamo cosi’
Raccontiamo il nostro percorso: per ciascun percorso di ricerca verrà fatto un report, una relazione,
un diario di bordo… (ogni gruppo sceglierà la modalità più idonea al tipo di percorso fatto nel
lavoro di gruppo)
Bibliotec@web
Prodotto: Web application per la gestione del catalogo dei libri e dei prestiti di una biblioteca,
corredata della documentazione tecnica e relativo manuale d’uso
Diplomato nell’indirizzo sistema moda articolazione tessile, abbigliamento e moda
Quei favolosi anni ’60
Prodotto: Book multimediale riferito alla storia della moda negli anni 60 con studio e progettazione
di un abito (tessuto e cartamodello), attraverso l’utilizzo del CAD dedicato
Cosa c’è sotto la camicia
Prodotto: 1 Realizzazione completa di una camicia in tessuto 2 Relazione tecnica sequenziale finale
Realizzazione di un Mood di tendenza per la progettazione di una collezione
Prodotto: Realizzazione di un Mood di Tendenza (fotocomposizione evocativa) partendo da un
concept dato, elaborando gli aspetti iconografici, ambientali, sociologici ed emozionali, arrivando
alla definizione di un prodotto a scelta tra quelli elencati: un cartellone di tendenza, un quaderno di
tendenza, una presentazione multimediale.
Diplomato in costruzioni, ambiente e territorio articolazione: generale
Impatto ambientale delle costruzioni
Prodotto: studio di un edificio esistente attraverso: materiali utilizzati, ubicazione, orientamento,
individuazione dell’impatto; presentazione multimediale e relazione in lingua madre e lingua straniera.
Diplomato istruzione professionale indirizzo: servizi socio sanitari
La pratica dell’aver cura
Prodotto: Utilizzando le conoscenze disciplinari apprese, utilizzare schede di rilevazione dei bisogni
specifici dell’utente (minore, anziano, persona con disabilità) che necessita di cura.
- Data una situazione problematica, elaborare ipotesi di intervento coerenti a diverse tipologie di
utenza, individuando mezzi, strutture e relative competenze delle figure professionali coinvolte
(problem solving).
- Relazione di rielaborazione di stage (classe terza).
- Analisi di casi e storie di vita.
- Relazione di letture consigliate (Progetto Lettura).
- Analisi films
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5 GLI STRUMENTI PER LA DIDATTICA - COMPITI SIGNIFICATIVI E UDA NELL’ORGANIZZAZIONE DEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE
Diplomato istruzione professionale indirizzo: servizi per l’enogastronomia e la ricettività alberghiera
“Benvenuti nel Laboratorio!” Approccio ai laboratori: aspetti formativi, igienico-sanitari e
professionalizzanti
Prodotto: Vademecum dello studente in Laboratorio Presentazione del lavoro agli studenti delle altre
classi prime Distribuzione del vademecum ai nuovi iscritti al momento dell’iscrizione
La comunicazione interpersonale: il laboratorio come ambiente di relazione
Prodotto: Presentarsi adeguatamente abbigliato con la divisa di settore; Rivolgersi ai collaboratori in
modo corretto; Eseguire i compiti relativi al ruolo assegnato; Simulazione: 1) accoglienza di un cliente
in hotel (ricevimento), 2) servizio al bar (sala-bar), 3) lavoro in team per la preparazione di un piatto
(cucina); Filmato con commento Compilazione scheda di valutazione/autovalutazione.
Diplomato istruzione professionale indirizzo: produzioni industriali e artigianali articolazione:
industria (industria grafica)
Promozione di un ente benefico presente nel territorio utilizzando un particolare packaging
Prodotto: Immagine coordinata e “gadget” promozionale. Relazione individuale.
Diplomato istruzione professionale indirizzo: produzioni industriali e artigianali articolazione:
industria (industria chimica)
Fonti energetiche e produzione di energia - “a tutto gas?”
Prodotto: Presentazione multimediale sulla scoperta del fuoco. Costruzione di modelli esemplificativi
di produzione di energia corredati di didascalie illustrative per l’allestimento di una piccola stanza
museo. Preparazione di un glossario
I prodotti sono da presentare nella giornata di scuola aperta per far comprendere la metodologia
seguita a scuola
Mercato equo e solidale: ma siamo sicuri?
Prodotto: Dossier sui prodotti del Mercato Equo e Solidale, comprensivo di presentazione da inserire
sul sito della scuola. Nel dossier sono trattati gli aspetti storici e sociali che illustrano la tematica, i
tipi di prodotti e le analisi chimiche e microbiologiche relative al controllo di qualità
Diplomato istruzione professionale indirizzo: produzioni industriali e artigianali articolazione:
industria (filiera produttiva industrie meccaniche)
L’orologio a pendolo
Prodotto: Eseguire la manutenzione di un orologio a pendolo, in particolare realizzare una ruota
dentata per sostituirla a quella esistente e mal funzionante. Redigere una relazione tecnica inserendo
dettagli storici e spiegazioni di tipo fisico/matematico
Diplomato istruzione professionale indirizzo: manutenzione e assistenza tecnica (impianti elettrici)
Manutenzione e certificazione di un quadro elettrico
Prodotto: Manutenzione straordinaria di un quadro elettrico in bassa tensione con individuazione
di anomalie, problemi di funzionamento e conseguenti interventi di ripristino o di modifica.
Predisposizione di una check-list di verifica e collaudo per certificare l’intervento eseguito
Diplomato istruzione professionale indirizzo: manutenzione e assistenza tecnica (sistemi energetici)
Scelta e installazione di un bruciatore a gas
Scelta del bruciatore; scelta del diametro della rampa gas; scelta del boccaglio; canne fumarie;
calcolo delle perdite di carico. Installazione del bruciatore e rampa gas, in base alle caratteristiche
della caldaia e in funzione della pressione gas disponibile
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5 GLI STRUMENTI PER LA DIDATTICA - COMPITI SIGNIFICATIVI E UDA NELL’ORGANIZZAZIONE DEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE
Qualifica operatore edile
Edilizia sostenibile - costruzione di un tetto in legno a due falde, coibentato e ventilato,
coperto con un manto di coppi
Prodotto: Disegno in scala 1:50 del tetto a due falde e dei particolari esecutivi dei giunti della
struttura in legno, dell’assito e delle disposizioni per la coibentazione e per la ventilazione Computo
metrico dei materiali necessari per la costruzione del tetto Documento di programmazione del
lavoro Documento di valutazione dei rischi e Piano operativo di sicurezza (POS) per la costruzione
del tetto Costruzione del tetto in legno, coibentato e ventilato, coperto con un manto di coppi
La relazione descrittiva delle fasi di costruzione del tetto, dei materiali impiegati e delle loro
caratteristiche, delle motivazioni che giustificano la soluzione tecnica adottata per la copertura
Qualifica operatore elettrico
Realizzazione di un quadro elettrico di potenza (la quadra…tura dell’impianto…)
Prodotto: Quadro elettrico di potenza Relazione sulle fasi di lavoro Presentazione del lavoro
realizzato tramite software multimediale
Qualifica operatore di impianti termo-idraulici
Realizzazione di un collettore
Prodotto: Progettare e costruire un collettore. Realizzarne il disegno attraverso l’utilizzo di software
applicativi. Redigere una relazione tecnica sul lavoro svolto. Gli elaborati dovranno essere utili
ad altri studenti che debbano in futuro effettuare lo stesso lavoro. I prodotti saranno presentati in
occasione delle giornate di scuola aperta
Qualifica operatore alla riparazione di veicoli a motore
Diagnosticare un guasto elettronico di un motore fuori uso e realizzare la riparazione
Prodotto: Redigere una scheda di lavoro per la sequenza logica della ricerca dei guasti. Riparare
i guasti riscontrati nel rispetto delle norme di sicurezza personale e ambientale. Realizzare il
preventivo di spesa per il cliente. Elaborare un glossario progressivo dei termini in inglese incontrati
lungo il percorso
Qualifica operatore amministrativo segretariale
La compravendita in un’impresa commerciale
Prodotto: Documentazione relativa alla vendita di beni. Lettera richiesta invio listino prezzi, listino
prezzi, lettera richiesta preventivo, preventivo, lettera ordine di merce, conferma ordine, DDT,
fattura, registrazioni contabili, fiscali e di magazzino, registrazioni nello scadenziario, registrazioni
dei pagamenti stampa situazione C.C. utilizzando l’HOME BANKING. Documentazione relativa
all’acquisto di beni. Richiesta listino prodotti, offerta/preventivo di merce anche da fornitore estero,
ordine merce, conferma ordine, DDT, fattura, documenti di pagamento, registrazioni contabili, fiscali
e di magazzino, registrazioni nello scadenziario, registrazioni dei pagamenti, stampa situazione C.C.
utilizzando l’HOME BANKING. Report alla direzione
Qualifica operatore ai servizi di vendita
Professional Store
Prodotto: Catalogo Merci (anche in lingua straniera)- Listino Prezzi – Documentazione
Amministrativa e Contabile personalizzata (Modulo Ordine, DDT, Modulo Fattura) – Materiale
Pubblicitario (anche in lingua Straniera) - Spazio Espositivo – Questionario di gradimento
CAPITOLO 6
La prova esperta. Assunti teorici,
collocazione nel percorso formativo
curricolare e struttura
Maria Renata Zanchin
116
6 LA PROVA ESPERTA. ASSUNTI TEORICI, COLLOCAZIONE NEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE E STRUTTURA
1. ASSUNTI TEORICI
La valutazione delle competenze è, anche, un insieme di azioni di verifica e
di accertamento dislocate nel tempo, si avvale di tecniche e strumenti vari per
tipologia e consistenza, utilizza indicatori, punteggi, livelli ma … non corrispon-
de mai soltanto a una procedura sommativa di singole abilità e conoscenze. È in
primo luogo, come il suo etimo suggerisce, un processo di attribuzione di valore
alla persona34, che si sviluppa nella dimensione qualitativa oltre che quantitativa.
È essa stessa atto educativo, in quanto garantisce un processo di feedback non
soltanto cognitivo ma anche motivazionale.
La prova esperta risponde a questi assunti dando dignità e respiro al momento
meno facile da declinare nella prospettiva per competenze, quello sommativo,
connotandolo con le stesse caratteristiche che improntano la fase di valutazione
formativa nelle UdA e restituendo centralità allo studente, che viene posto di
fronte a un compito significativo e sfidante.
Mentre sta giustamente venendo meno l’illusione di poter elaborare dispo-
sitivi di valutazione basati sul criterio di oggettività, tramite test che prevedano
indicatori validi universalmente e non condizionati dagli attori della valutazione
né dal contesto, si fa sempre più strada l’idea che la valutazione debba piuttosto
essere fondata sul criterio della attendibilità e della autenticità: razionale, condivi-
sa tra gli attori in gioco, riferita a prestazioni reali, adeguate e documentate, così
da poter verificare non solo ciò che un allievo sa, ma come sa agire di fronte a
compiti e problemi mobilitando le risorse a sua disposizione.
Gli assunti di base di tale prospettiva si collocano nella linea teorica riguar-
dante la didattica autentica e la valutazione autentica e attendibile, da Ivic35 e
Wiggins36 a Comoglio37 e Ellerani38.
Importante il contributo di Pellerey39 e Castoldi40 sullo sguardo trifocale, che
fa interagire in forma complementare tre dimensioni. La prima, soggettiva e au-
tobiografica, richiama, in un contesto di istituto e classe intesi come comunità, i
significati personali attribuiti dal soggetto alla sua esperienza di apprendimento,
compresa la percezione della propria adeguatezza nell’affrontarla, implica un’i-
stanza autovalutativa, anche attraverso la stesura di diari di bordo. La seconda
dimensione, oggettiva, implica un’istanza empirica connessa alla rilevazione in
termini osservabili e misurabili delle prestazioni del soggetto, pone l’accento sul
rigore nella costruzione degli item, si avvale soprattutto di test a risposta chiusa e
34 Tessaro, Valutare per formare… con i modelli di lavoro, in Margiotta U. (a c. di) (1997), Riforma del curricolo e
formazione dei talenti, Armando, p. 187.
35 Ivic I. (1994), Teorie dello sviluppo mentale e valutazione dei risultati scolastici, in OCSE.
36 Mc Tighe J. E Wiggins G. (2004), Fare progettazione. La “pratica” di un percorso didattico per la comprensione
significativa, Roma, LAS.
37 Comoglio M. (2003), Insegnare e apprendere con il portfolio, Milano, Fabbri.
38 Ellerani P., Gentile M., Sacristani Mottinelli M.(2007), Valutare a scuola, formare competenze, Torino, SEI.
39 M. Pellerey (2004), Le competenze individuali e il Portfolio, Firenze, La Nuova Italia.
40 M. Castoldi (2005), Portfolio a scuola, Brescia, La Scuola.
117
6 LA PROVA ESPERTA. ASSUNTI TEORICI, COLLOCAZIONE NEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE E STRUTTURA
ricerca criteri di correzione più stringenti per le domande aperte. La terza, inter-
soggettiva, ha a che fare con il sistema di aspettative, implicito od esplicito, che
il contesto sociale (docenti, genitori, allievi, altri docenti degli ordini di scuo-
la successivi, rappresentanti del mondo professionale o della comunità sociale)
esprime in rapporto alla capacità del soggetto di rispondere adeguatamente al
compito, punta sulla condivisione tra i diversi attori, in primo luogo docenti e
allievi, di criteri e indicatori organizzati in rubriche di descrizione dei risultati di
apprendimento.
Tutte e tre queste prospettive sono in gioco nella prova esperta.
A livello veneto, infine, gli assunti della valutazione attendibile, autentica
e intersoggettiva si ritrovano nelle rubriche proposte per la scuola superiore da
Dario Nicoli41e nelle griglie-rubriche proposte per i diversi ordini di scuola dal
Laboratorio RED e da Maria Renata Zanchin, in collegamento allo strumento
del Talent Radar42, nel quale però - in forma consonapiù ad un livello di ricerca
che di diffusione nella normalità della scuola - le dimensioni sono collegate con
aspetti processuali (applicazione, transfer, ricostruzione, generalizzazione) e gli
indicatori con componenti di tali processi.
Sempre in Veneto, sono da segnalare le prove di competenza elaborate in col-
legamento agli assunti teorici del corso Metodi e tecniche della valutazione della
SSIS (F.Tessaro), caratterizzate da un approccio quali-quantitativo collegato a una
pluralità di dimensioni e da un lavoro di analisi dei diversi item, tra i quali spic-
cano quelli per problem solving, anche di carattere professionale.
2. CARATTERISTICHE DELLA PROVA E COLLOCAZIONE NEL PERCORSO
FORMATIVO CURRICOLARE
Le Linee Guida per la valutazione finale e la prova esperta43, descrivono questo
tipo di prova come un compito-problema rilevante, il più possibile olistico (ovve-
ro in grado di connettere i vari ambiti del sapere, “pluri-competenze”, articolato
su più dimensioni dell’intelligenza: cognitiva, affettivo-motivazionale-relazionale,
sociale, pratica, metacognitiva, del problem-solving) e capace di rilevare in forma
simultanea la padronanza di più competenze e saperi.
Nella trama del curricolo, essa appare collegata da un lato ai traguardi di svi-
luppo delle competenze indicati nelle rubriche e ripresi nella certificazione delle
competenze e dall’altro alle Unità di Apprendimento: di queste ultime verifica gli
esiti e insieme ad esse concorre, come momento finale sommativo, a rilevare il
41 Alternanza scuola lavoro e didattica per competenze: per una formazione efficace http://www.istruzionevene-
to.it/sito2/index.php?mact=News,cntnt01,detail,0&cntnt01articleid=4657&cntnt01returnid=166 e Formare
giovani autonomi e responsabili: la didattica per competenze in Veneto http://www.istruzioneveneto.it/sito2/
index.php?mact=News,cntnt01,detail,0&cntnt01articleid=3358&cntnt01returnid=166)
42 Giambelluca, Rigo, Tollot, Zanchin, Promuovere le competenze. Linee guida per valutare con Talent Radar, Pensa
Multimedia
43 reperibili in http://www.piazzadellecompetenze.net/FSE/reteBarsanti/BAR_3-_linee_guida_2_rev3_151210.pdf
118
6 LA PROVA ESPERTA. ASSUNTI TEORICI, COLLOCAZIONE NEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE E STRUTTURA
grado di padronanza dei saperi e delle competenze mobilitati, integrando con un
peso del 25/30% circa quello della valutazione formativa in itinere (75% circa),
come si evidenzia nell’immagine seguente:
Rubrica
1
Rubrica
2
Rubrica
3
Rubrica
…
Valutazione
formativa
UDA 1
Valutazione
formativa
UDA 2
Valutazione
formativa
UDA 3
Dossier
dell’allievo
Valutazione
nale
Certi cazione
SCHEMA SINTETICO DEL SISTEMA DI VALUTAZIONE E CERTIFICAZIONE DELLE COMPETENZE
PESO: 75%
PESO: 25%
Nel Libretto delle competenze, inserito alle pp. 80-96 nel file “Strumenti per i
passaggi entro e tra sistemi” (sia nella versione per il biennio che per il triennio)44
gli esiti della prova esperta compaiono accanto a quelli delle UdA come compo-
nenti della documentazione per poter stilare la certificazione.
3. STRUTTURA
Il format della RVC prevede un percorso articolato in più step o fasi (A,B,C,D,
più una fase E - domanda di eccellenza), da contestualizzare per ciascuna tipo-
logia di prova. Essi corrispondono a tipologie variate di attività, che richiedono
l’attivazione di risorse intellettive diverse (cognitive, tecniche, pratiche, metodo-
logiche, operative, relazionali, sociali, riflessive…) e impegnano in momenti di-
versi una forma di intelligenza piuttosto che un’ altra. Il perno della prova è, come
già detto, il compito professionalizzante, con la sinergia che esso richiede da parte
dei linguaggi simbolici. È prevista anche una fase di gruppo da collocare all’inizio
44 http://www.piazzadellecompetenze.net/FSE/RVC4_1-Strumenti_passaggi-rev0_300611.pdf
119
6 LA PROVA ESPERTA. ASSUNTI TEORICI, COLLOCAZIONE NEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE E STRUTTURA
o alla fine, a seconda dell’ attività, vista l’importanza che il lavoro cooperativo
riscuote nella figura del cittadino della società della conoscenza e una importante
fase di ricostruzione. Ognuno degli step si compone di più item.
Step Durata in ore Attività
Compito significativo
e prodotto
Peso
indicativo
Dimensioni
dell’ intelligenza
prevalentemente
sollecitate
A 2
Di gruppo
(in alternativa a
quella finale)
Problem setting (brain
storming e discussione
di riscaldamento sulla
tematica della prova), con
produzione di un verbale
10%
Relazionale-
affettivo-
motivazionale
Cognitiva
B1
B2
B1
B2
4
Individuale
con focus
linguistico-
culturale
Individuale
con focus
matematico
Comprensione-con
risposta a domande
e/o
produzione di un testo
Compito di tipo
matematico collegato
al prodotto (es. piano di
ammortamento; calcoli
strutturali; calcolo costi,
ecc.)
22%
23%
Cognitiva
Culturale
Linguistico-
multimediale
Matematica
C C 4
Individuale
con focus
pratico e
professionale
Progettazione/
realizzazione/collaudo di
un prodotto
o
soluzione di un problema
concreto
o
studio di caso
30%
Pratica
Del problem solving
Tecnica
Matematica
D D 2
Individuale
Con focus
riflessivo
Ricostruzione-
giustificazione 15%
Della
metacompetenza
A 2
Di gruppo
(in alternativa a
quella iniziale)
Debriefing
oppure
Sviluppo critico di un
elemento problematico
relativo al prodotto, con
produzione di un verbale
10%
Relazionale-
affettivo-
motivazionale
Metacognitiva
E E Individuale Domanda di eccellenza Lode
Linguistica e
inferenziale
Della
metacompetenza
Del problem solving
Come si vede dalla tabella, viene data prevalenza al peso dello step professio-
nale (il 30%, contro il 22 % dello step linguistico e il 23% di quello matematico)
e viene attribuito un peso a sè stante agli step legati ad aspetti tradizionalmente
120
6 LA PROVA ESPERTA. ASSUNTI TEORICI, COLLOCAZIONE NEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE E STRUTTURA
meno considerati nella valutazione, soprattutto in quella sommativa: la capacità
di lavorare in gruppo (10%) e quella di ricostruire e riflettere sui propri appren-
dimenti (15%). Alla prova dei fatti, durante la progettazione, la suddivisione dei
pesi ha suscitato qualche divergenza di opinione (per esempio nella Formazione
Professionale in qualche caso si sarebbe voluto dare più rilievo allo step profes-
sionale). Si è convenuto comunque che il punto importante è offrire un segnale
chiaro rispetto alle diverse componenti della competenza, dando loro un peso
esplicito, condiviso in forma intersoggettiva.
Per ogni step sono stati previsti più item (o in qualche caso, come nello step
professionale C, un solo item complesso), con indicati chiaramente i criteri di va-
lutazione che determinano le condizioni di soddisfazione delle competenze. Le do-
mande di tipo chiuso (a Scelta Multipla Semplice e a Scelta Multipla Complessa)
sono maggiormente mirate alla verifica di abilità e conoscenze e i criteri di valuta-
zione sono per lo più di tipo quantitativo, espressi da punteggi, mentre le domande
di tipo aperto (Risposta Aperta Univoca e Risposta Aperta Articolata, in particolare
la seconda delle due, che comprende anche attività di progettazione, problem sol-
ving e studio di caso), sono mirate all’accertamento della competenza intesa come
capacità di fronteggiare la realtà risolvendo problemi e adattandosi al cambiare delle
situazioni, mobilitando un grappolo di abilità e conoscenze correlate. Per la doman-
da RAA in particolare sono stati discussi e scelti criteri di valutazione qualitativi,
formulati con descrittori collegati a livelli e traducibili in pesi. Accanto al criterio
quasi sempre presente relativo alla completezza nel rispondere a una domanda, vi è
anche in alcuni casi l’aggiunta di una mappa dei nodi richiesti (quelli che nel pro-
getto OCSE-PISA vengono chiamate le “idee chiave”).
Ogni prova è corredata da una scheda “Consegna agli studenti” contenente in-
dicazioni trasparenti sulle richieste dei diversi step, sugli aspetti organizzativi e sui
criteri di valutazione e da una scheda “Valutazione e raccolta dati” ad uso dei docen-
ti, contenente i criteri di valutazione e i correttori per l’attribuzione del punteggio,
con lo scopo di garantire la chiarezza e la conseguente possibilità di condivisione
nelle modalità di somministrazione e di correzione e valutazione della prova.
4. CARATTERIZZAZIONE DELLE TIPOLOGIE DI ATTIVITÀ E DI COMPITI PREVISTI
IN CIASCUNO STEP
A) ATTIVITÀ DI GRUPPO
Può collocarsi all’inizio (problem setting) o alla fine (debriefing e sviluppo
critico di aspetti problematici) del percorso della prova.
Si tratta essenzialmente di una discussione nel gruppo posta nella fase iniziale
al fine di mobilitare e attivare le idee, le conoscenze e le esperienze dei singoli in
merito alla tematica base e alla natura della prova, grazie alle interazioni e alle
sollecitazioni reciproche. Se invece è posta alla fine, costituisce una fase di debrie-
121
6 LA PROVA ESPERTA. ASSUNTI TEORICI, COLLOCAZIONE NEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE E STRUTTURA
fing, confronto e riflessione finale collettiva, e prevede lo sviluppo di ipotesi su
aspetti problematici del lavoro svolto, attraverso il contributo di tutti.
In entrambi i casi al gruppo viene richiesta la stesura di un verbale sulla base
di uno schema proposto; tale verbale non si limita a documentare la discussione
svolta, ma evidenzia le decisioni assunte.
Gli studenti vengono coinvolti e responsabilizzati nell’attività di gruppo, svol-
gendo in tal modo l’attività iniziale in riferimento al compito proposto, che darà
i suoi frutti negli step successivi oppure consentirà di svolgere la riflessione/con-
fronto finale, che produrrà un’elaborazione critica e uno sviluppo più rilevante
dei nodi problematici, grazie allo sforzo dei singoli.
A ciascun membro, per una maggiore sinergia e efficacia del lavoro, viene
assegnato un ruolo specifico:
• leader: responsabile del buon andamento del lavoro
• custode dei tempi e dei materiali
• osservatore partecipante: riporta al gruppo e nel verbale il clima e le inte-
razioni
• segretario: stende il verbale
Il verbale prodotto sarà valutato con l’attribuzione di un punteggio uguale
per tutti i suoi membri, derivato dai criteri qualitativi stabiliti a priori, punteggio
che andrà a sommarsi a quello del prodotto individuale. I criteri della valutazione
verranno dichiarati prima dello svolgimento dell’attività.
B1) ATTIVITÀ INDIVIDUALE CON FOCUS LINGUISTICO-CULTU-
RALE DI AMBITO DISCIPLINARE INTEGRATO
Verte sull’uso del linguaggio verbale e multimediale; il compito è di compren-
sione e/o produzione di testi di varie tipologie: continui, anche di tipo culturale
e non continui (di carattere giuridico e tecnico, nonché tabelle, grafici, mappe).
Dovrebbe avere attinenza con le fasi successive b.2.) e c).
L’attività prevede:
1) la risposta a più domande di carattere diverso, secondo le tipologie sotto
riportate, dopo la lettura di uno o più testi. Il peso-punteggio attribuito a
ciascuna domanda dipende ovviamente dalla sua tipologia e dalla sua com-
plessità e aumenta quando la comprensione richiesta è complessa, inferen-
ziale e integrata da più fonti a codice variato (verbale, numerico, iconico,
misto: grafici, diagrammi). Tale comprensione di tipo complesso si richie-
de di solito nei quesiti sotto indicati come RAA (risposta aperta articolata),
ma come può verificarsi in forma più limitata anche nelle altre tipologie:
• quesiti SMS (scelta multipla semplice): prevedono l’individuazione di
una sola risposta corretta tra opzioni offerte;
• quesiti SMC (scelta multipla complessa): prevedono l’individuazione
122
6 LA PROVA ESPERTA. ASSUNTI TEORICI, COLLOCAZIONE NEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE E STRUTTURA
di più risposte corrette tra le opzioni offerte, quesiti a corrispondenza,
a completamento, vero/falso;
• quesiti RAU (risposta aperta univoca): prevedono l’elaborazione perso-
nale di una risposta che deve corrispondere alla soluzione prevista dal
sistema di controllo;
• quesiti RAA (risposta aperta articolata): prevedono l’elaborazione per-
sonale di una risposta che può avere più formulazioni e soluzioni, più
difficilmente prevedibili dal sistema di controllo.
• Per questa ragione i quesiti del tipo RAA richiedono l’adozione preven-
tiva di indicatori qualitativi.
2) la produzione di un testo, con caratteri di originalità. A tale scopo, è bene
evitare quesiti di tipo conoscitivo semplice (chi è, cos’è, che significato ha
…), preferendo quesiti di comparazione, confronto, collegamento.
B2) ATTIVITÀ INDIVIDUALE CON FOCUS MATEMATICO DI AM-
BITO DISCIPLINARE INTEGRATO
Verte sull’utilizzo degli strumenti matematici funzionali alla produzione del
lavoro di cui al punto c). Potrebbe trattarsi, ad esempio, del calcolo di un piano
di ammortamento di un finanziamento per l’indirizzo AFM; del calcolo dei costi
di un viaggio per un turistico con introduzione di variabili di economia di scala;
del calcolo dei costi per un manufatto di tipo tecnologico, ecc.
La valutazione di questo aspetto, oltre alla correttezza formale, potrebbe pre-
vedere item a risposta aperta (RAA) di motivazione delle scelte intraprese o di
formulazione di ipotesi di scelte alternative, o anche di spiegazione dei limiti/
vantaggi dei calcoli effettuati, a seconda del tipo di compito.
La valutazione del compito con focus matematico si basa sulle seguenti di-
mensioni di osservazione:
• correttezza formale dei calcoli e logicità del procedimento
• equilibrio nella valutazione di efficienza/efficacia; costi/benefici
• giustificazione delle scelte operate rispetto alle procedure o ai confronti.
C) ATTIVITÀ INDIVIDUALE CON FOCUS PRATICO E PROFESSIONALE
Verte su compiti tipo pratico e/o professionale, riguardanti:
• uno studio di caso su materiale predisposto;
• la verifica/il collaudo di un dispositivo;
• la soluzione di un problema concreto (anomalia, reclamo…) che preveda
più di una risposta positiva;
• la progettazione di un prodotto.
L’attività comporta, in tutti i casi, l’ analisi di dati, la messa in atto di procedu-
re, lo svolgimento di eventuali calcoli, la comprensione - produzione di eventuali
schemi, tabelle, diagrammi.
123
6 LA PROVA ESPERTA. ASSUNTI TEORICI, COLLOCAZIONE NEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE E STRUTTURA
Richiede l’adozione di indicatori qualitativi.
È collegata alla fase b.2.
D) ATTIVITÀ INDIVIDUALE CON FOCUS RIFLESSIVO
Verte sulla ricostruzione e giustificazione del percorso seguito e/delle scelte
fatte nel compito, mediante una relazione scritta e orale. Può comportare la rifles-
sione e la valutazione di situazioni affrontate nel corso della prova.
Richiede l’adozione di indicatori qualitativi, quali:
• sono stati richiamati i passaggi basilari della prova;
• sono stati richiamati i passaggi basilari della prova e giustificate le scelte
effettuate per la qualità del prodotto;
• sono stati richiamati i passaggi significativi della prova e giustificate in
modo esauriente le scelte effettuate per la qualità del prodotto.
E) DOMANDA DI ECCELLENZA
Dà agli studenti l’opportunità di manifestare la padronanza completa della
competenza, rispondendo a una domanda che richieda capacità di generalizzazio-
ne o di problem solving, all’interno dei tempi assegnati alla prova nel suo insieme.
Richiede l’adozione di indicatori qualitativi. Essa comporta la lode per coloro che
hanno raggiunto il massimo del punteggio nei diversi step. In fase di realizzazio-
ne, è stata prospettata da alcuni gruppi di lavoro la possibilità che venga assegnato
un bonus di 5 punti a chi negli altri step abbia raggiunto almeno 70 punti su 100,
ma per ora questa ipotesi, pur meritevole di attenzione, non è stata applicata.
124
6 LA PROVA ESPERTA. ASSUNTI TEORICI, COLLOCAZIONE NEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE E STRUTTURA
5. REPERTORIO PROVE ESPERTE PER OGNI PROFILO
Riportiamo qui di seguito l’inventario delle Prove Esperte pubblicate45.
Diplomato liceo scientifico opzione scienze applicate
Energie rinnovabili? Facciamo il punto.
Diplomato liceo delle scienze umane
Gli altri siamo noi
Diplomato in amministrazione finanza e marketing articolazione: generale
Individuare le caratteristiche del mercato del lavoro e collaborare alla gestione delle risorse
umane
Diplomato in turismo
Analisi e valorizzazione di una destinazione turistica termale
Diplomato in meccanica, meccatronica ed energia articolazione: meccanica e meccatronica
La sicurezza delle macchine
Diplomato in elettronica ed elettrotecnica articolazioni: elettronica, elettrotecnica ed automazione
Controllo di temperatura di un fluido e sua visualizzazione
Diplomato in informatica e telecomunicazioni articolazione: informatica
Nucleo del Sistema Operativo e dintorni
Diplomato nell’indirizzo sistema moda articolazione tessile, abbigliamento e moda
L’Italia e il made in Italy Una tradizione di eleganza, gusto e qualità che continua nel tempo
dal 1861 ad oggi
Diplomato in costruzioni, ambiente e territorio articolazione: generale
Sicurezza e consapevolezza
Diplomato istruzione professionale indirizzo: servizi socio sanitari
Interventi di profilassi della meningite nel contesto nido.
Diplomato istruzione professionale indirizzo: servizi per l’enogastronomia e la ricettività alberghiera
La salute in tavola
Diplomato istruzione professionale indirizzo: servizi commerciali
Sviluppo di una business idea
Diplomato istruzione professionale indirizzo: produzioni industriali e artigianali articolazione:
industria (industria grafica)
Etichettatura di una bottiglia di vino
Diplomato istruzione professionale indirizzo: produzioni industriali e artigianali articolazione:
industria (industria chimica)
Un passaporto per la qualità
Diplomato istruzione professionale indirizzo: produzioni industriali e artigianali articolazione:
industria (filiera produttiva industrie meccaniche)
Il pendolo e il misuratore del tempo
Diplomato istruzione professionale indirizzo: manutenzione e assistenza tecnica (impianti elettrici)
Scelta e gestione di una macchina elettrica con relativo automatismo industriale
45 reperibili al seguente indirizzo: http://www.piazzadellecompetenze.net/index.php?title=I_Progetti_FSE_
per_la_descrizione,_valutazione_e_certificazione_delle_competenze#Gli_strumenti_per_la_valutazione_del-
le_competenze
125
6 LA PROVA ESPERTA. ASSUNTI TEORICI, COLLOCAZIONE NEL PERCORSO FORMATIVO CURRICOLARE E STRUTTURA
Diplomato istruzione professionale indirizzo: manutenzione e assistenza tecnica (elettronica)
Progettare un circuito elettronico per eliminare un rumore bianco da un segnale con banda
assegnata
Diplomato istruzione professionale indirizzo: manutenzione e assistenza tecnica (sistemi energetici)
Impianto di adduzione e di pressurizzazione dell’acqua potabile. Dimensionamento di un
sistema autoclave di servizio in un edificio a
più piani.
Qualifica operatore edile
Progettazione di una muratura in laterizio
Qualifica operatore elettrico
Quadro elettrico per sotto-stazione termica
Qualifica operatore di impianti termo-idraulici
Il benessere termoigrometrico: la climatizzazione di un ambiente ad uso residenziale
Qualifica operatore alla riparazione di veicoli a motore
AEC- Advanced Electronic Check
Qualifica operatore meccanico
“Gadget scolastico”
Qualifica operatore amministrativo segretariale
Gestione amministrativo-contabile
Qualifica operatore ai servizi di vendita
“Fascino Blu Abbigliamento”
CAPITOLO 7
Analisi dei risultati della
sperimentazione
Franca Da Re, Maria Renata Zanchin
128
7 ANALISI DEI RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE
La sperimentazione46 degli strumenti elaborati dai gruppi di lavoro ha costi-
tuito un momento importante e significativo del progetto, che ha dato valore alle
fasi produttive precedenti e ha costruttivamente messo alla prova i presupposti
dell’intero percorso.
Nelle classi terze dei Centri di Formazione Professionale e nelle classi quarte
degli Istituti Professionali e Tecnici e dei Licei delle reti, sono state sperimentate
in forma mirata e documentata 24 prove esperte su 26 profili progettati, come
strumenti di verifica e valutazione delle competenze. I 52 Consigli di classe coin-
volti sono stati sensibilizzati, in apposite riunioni, sull’opportunità di sviluppare
un percorso di preparazione alla prova stessa e hanno avuto la possibilità di uti-
lizzare le Unità di Apprendimento progettate dai gruppi di lavoro quali ambienti
di apprendimento possibili per il raggiungimento dei risultati descritti nelle ru-
briche di competenza.
Gli attori di tale sperimentazione sono stati i gruppi di docenti che hanno
elaborato le prove esperte, i consigli di classe che hanno predisposto il percorso
didattico e somministrato le prove e gli studenti che l’hanno svolta. In particolare,
per ogni consiglio di classe è stato individuato uno staff più ristretto, composto da
circa cinque persone, coinvolto in modo più diretto e attivo nella somministra-
zione della prova. Si è fatto inoltre in modo che almeno un docente del gruppo
elaboratore della prova esperta per un certo profilo fosse membro del Consiglio di
classe sperimentatore, con il ruolo di trait d’union tra gli uni e gli altri.
La consapevolezza di dover pervenire a una sperimentazione ha mobilitato
nello sviluppo dalla Fase 1 alla Fase 2 (coincidente tra l’altro con il passaggio
tra due diversi anni scolastici) considerevoli energie nella comunicazione e nella
progettazione. La comunicazione è stata indispensabile perché ciò che era stato
progettato dai gruppi di lavoro nella Fase 1 (rubriche dei risultati di apprendi-
mento e esempi di UdA) e ciò che era in corso di progettazione nella Fase 2 (prove
esperte) fosse conosciuto dai Consigli di classe cui spettava la sperimentazione, in
modo che il condividere le informazioni e la responsabilità del progetto potesse
incidere sul processo di progettazione del nuovo anno scolastico, alimentando il
coinvolgimento nei confronti della didattica per competenze. Come in tutte le
azioni complesse, sia nel processo di comunicazione che in quello di progettazio-
ne messi in atto non sono mancati alcuni problemi, ma molti sono stati i punti
di forza apprezzati.
La sperimentazione ha mobilitato gli studenti non solo come soggetti sotto-
posti alla prova, ma per il loro coinvolgimento consapevole rispetto alla ricerca di
un sistema di valutazione delle loro competenze. Di questo sono sembrati positi-
vamente coscienti sia nelle percezioni raccolte dai docenti nelle schede di sintesi,
sia nelle testimonianze proposte dai ragazzi stessi presenti ai seminari conclusivi.
La sperimentazione, infine, è stata importante sul piano metodologico, con-
46 L’analisi qui presentata trova uno sviluppo più ampio e documentato nel file http://www.piazzadellecompe-
tenze.net/FSE/RVC5_1-Sperimentazione-rev0_150711.pdf
129
7 ANALISI DEI RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE
sentendo di sottoporre a verifica l’impianto complessivo del modello proposto
nelle linee guida, di individuarne alcuni adattamenti necessari e di sviluppare
riflessioni utili al suo trasferimento nella pratica didattica con la consapevolezza
delle diverse variabili in gioco, dei punti di forza e di debolezza.
Emerge da tutto il lavoro un elemento qualitativo di rilievo, che offre buoni
spunti per confermare i presupposti della “didattica per persone competenti”,
ispiratrice dell’intero percorso: la capacità della prova esperta - e comunque di
tutto il metodo proposto - di sollecitare nuove motivazioni da parte degli studen-
ti, toccando il fattore che gli insegnanti indicano come la criticità più rilevante del
loro lavoro. Nella didattica per persone competenti, infatti, il processo educativo
dell’istruzione non si spiega con un paradigma meccanicistico basato sul valore
predittivo dei “prerequisiti” e dei voti (utilizzati spesso come misuratori dell’intel-
ligenza), bensì con l’attesa positiva degli insegnanti e la capacità, cioè la disposi-
zione affettiva, di coinvolgere gli studenti in attività utili e dotate di senso, di va-
lore reale per la loro vita attuale e futura, insieme all’accompagnamento costante
nei vari momenti dell’esperienza culturale, così da ottenerne la stima e la fiducia.
1. IL PERCORSO PROGETTUALE E SPERIMENTALE
Al fine di comprendere meglio i risultati ottenuti, può essere utile una rico-
struzione essenziale del percorso sperimentale.
La scelta delle classi
Dopo un’attenta analisi delle variabili in gioco, la scelta delle classi ha visto
confermati il terzo anno di qualifica della Formazione professionale e il quarto
anno (termine del secondo biennio) dell’Istruzione per ognuno dei percorsi presi
in esame (Professionali, Tecnici, Licei). Tali annualità sono state infatti ritenuti
cruciali e significative per la somministrazione di prove esperte come quelle in
questione, che hanno il loro perno in un compito professionale capace di mobili-
tare in forma unitaria le competenze di area generale e di indirizzo acquisite dagli
studenti attraverso il loro coinvolgimento nella soluzione di un problema o nello
studio di un caso, integrato da attività a focus linguistico e matematico coerenti.
Per questo si è deciso di non coinvolgere le classi seconde e di concentrare la
propria attenzione su una prova di padronanza più complessa, adatta al secondo
biennio.
La progettazione delle prove sulla base del format proposto nelle Linee Guida
Come si è già detto, l’elaborazione delle prove esperte è avvenuta nella se-
conda fase del progetto, in stretto collegamento con la prima fase, durante la
quale gruppi di docenti avevano descritto i risultati dell’apprendimento di 26
130
7 ANALISI DEI RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE
profili diversi (della Formazione e dell’Istruzione professionale, dell’Istruzione
tecnica e dei Licei) e progettato esempi di Unità di Apprendimento. Coeren-
temente agli altri prodotti elaborati, e con riferimento alle Linee guida, sono
state costruite 25 prove esperte su 26 profili descritti nella prima fase e ne
sono state sperimentate 24 (per il Liceo della grafica, di nuova istituzione, era
infatti impossibile somministrare la prova in una classe successiva alla prima).
Il ruolo di progettazione è stato assunto da gruppi di lavoro composti da circa
cinque docenti, eterogenei per disciplina, con la presenza, per quanto possibile,
di almeno un docente rappresentante dei Consigli di classe sperimentatori. Per
sostenere tale progettazione, nel passaggio tra la Fase 1 e la Fase 2, si è attiva-
to un gruppo di lavoro, formato da due/tre docenti per ciascuna delle cinque
reti, incaricato di elaborare una sorta di prototipo per ogni macro tipologia
di istituto coinvolto (Formazione Professionale, Istruzione Professionale Servi-
zi, Istruzione Professionale produzioni industriali e artigianali, Istituti Tecnici
Commerciali, Istituti Tecnici Tecnologici, Licei). Tali prototipi sono stati poi
utilizzati dai gruppi elaboratori delle prove specifiche di ogni profilo, come mo-
delli intermedi rispetto a quello generale offerto dalla Linee Guida.
In generale le prove elaborate e sperimentate hanno rispettato il format delle
Linee guida, i cui assunti e la cui struttura sono stati presentati nel capitolo 6.
La costruzione degli item all’interno degli step, i criteri di valutazione e la defi-
nizione dei pesi
Secondo quanto proposto nelle Linee Guida e più sinteticamente nel capi-
tolo precedente a questo, tutte le prove realizzate prevedono una composizione
variata di quattro tipologie di item diversamente dislocati rispetto alle compe-
tenze da accertare. Come diremo nelle conclusione, la verifica dell’obiettivo che
questi item e i criteri di valutazione correlati siano in grado di determinare le
condizioni di soddisfazione delle competenze, cioè se gli item siano attendibili
e gli indicatori pertinenti non è così semplice e richiede ulteriore approfondi-
mento. Certamente, criteri come i seguenti, formulati per lo step pratico volto
alla soluzione di un problema professionale e il fatto di averli condivisi in situa-
zione senza che siano stati rilevati problemi, fa ben pensare che si sia intrapresa
una strada interessante e praticabile per incrinare la vaghezza e l’univocità di
certi approcci valutativi del passato:
• proprietà nell’uso del linguaggio tecnico specifico e correttezza della lin-
gua;
• pertinenza, funzionalità e applicabilità della proposta elaborata rispetto
alla complessità della situazione descritta;
• equilibrio vantaggi/svantaggi; efficienza/efficacia; costo/beneficio; prezzo/
qualità;
• chiarezza e completezza nella definizione della proposta.
131
7 ANALISI DEI RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE
Tutte le tipologie di domande sono state soggette a ponderazione, assumendo
peso diverso a seconda del loro rilievo.
Il KIT per la sperimentazione della prova esperta
Parallelamente all’elaborazione delle prove da parte dei gruppi è stata avviata
da parte del CTS la definizione degli strumenti per orientare e monitorare la spe-
rimentazione, raccolti in un kit comprendente:
Il protocollo per la sperimentazione (scheda con la procedura suggerita per la
somministrazione della prova) (vedi Linee Guida 2, p. 19);
la scheda di sintesi dell’esperienza, da completare da parte del coordinatore del
Consiglio di classe (vedi Linee Guida 2, p. 22);
il software per la raccolta dei dati e l’attribuzione dei livelli di competenza
(fornito in allegato a tutti i Consigli sperimentatori e del quale nelle Linee Guida
è pubblicata la scheda riassuntiva individuale.
Il software consente anche la costruzione di un grafo a radar che rappresenta
il profilo complessivo dello studente in esito alla prova, mostrando i suoi punti
forti e deboli rispetto ai diversi step e sostenendo con un’immagine sintetica la
descrizione verbale.
Tali grafi sono stati di supporto alla comunicazione dei risultati della prova
esperta, considerato che, in coerenza con le linee guida, la maggior parte dei Con-
sigli di classe li ha condivisi con gli studenti, che li hanno apprezzati, sviluppando
una riflessione sui propri prodotti e processi di apprendimento.
2. LA SPERIMENTAZIONE
La comunicazione tra i Gruppi elaboratori della prova e i Consigli di classe som-
ministratori
La fase importante della comunicazione, fortemente perseguita e realizzata nel
migliore dei modi possibili in situazione, è stata avviata, a seconda delle iniziati-
ve dei diversi Istituti, tra settembre e novembre. Tra fine novembre e gli inizi di
dicembre si è svolto l’incontro formale e calendarizzato di ciascun consulente di
rete, membro del CTS, con i Consigli di classe coinvolti. Si sono svolti inoltre
altri incontri, precedenti e seguenti a questo, curati dai tutor dei gruppi di lavoro
elaboratori e dei coordinatori dei consigli di classe e registrati nelle schede di
sintesi, per garantire l’informazione ai Consigli di classe relativa alla natura e alla
struttura della prova e per la loro organizzazione in merito. Vi sono state anche
alcune riunioni dello staff ristretto, inerenti soprattutto gli aspetti organizzativi.
Positivamente, con un’azione a ritroso, i docenti dello staff hanno in qualche caso
proposto ritocchi e revisioni migliorative alla prova.
132
7 ANALISI DEI RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE
Il percorso formativo verso la prova
Come detto in introduzione, i Consigli di classe avevano a disposizione al-
cune UdA progettate dai gruppi di lavoro, da adottare direttamente o utili come
esempio per poterne elaborare di nuove adeguate al loro contesto, allo scopo di
predisporre un ambiente di apprendimento per preparare gli allievi ad affronta-
re la somministrazione della prova esperta. Si è lasciata una certa flessibilità in
questo senso: alcuni consigli di classe hanno sperimentato una UdA, altri no,
impegnandosi comunque nell’adeguare la loro didattica alla prospettiva per com-
petenze e a promuovere attività mirate in particolare alla fase del lavoro di gruppo
(Fase A) e a quella delle ricostruzione (Fase D) nel caso la loro classe non fosse
stata abituata a tale tipologia di attività. Le scelte in tal senso dei Consigli di classe
sono riportate nelle schede di sintesi della sperimentazione e costituiscono una
delle variabili prese in esame, per comprendere da un punto di vista qualitativo se
il risultato della prova esperta sia positivamente condizionato da un ambiente di
apprendimento organizzato per UdA.
Le classi coinvolte e i tempi della sperimentazione
La seguente tabella riassume i dati generali relativi alla sperimentazione:
progetto
BARSANTI
progetto
EINAUDI
progetto
GARBIN
progetto
MARCO
POLO
progetto
RUZZA TOTALI
N. Istituti coinvolti 11 6 8 10 9 44
N. classi coinvolte 13 9 11 10 9 52
N. Allievi coinvolti 208 188 194 212 170 972
n. docenti di
consiglio di classe 120 93 98 106 54 471
n. docenti di staff 58 39 49 55 39 240
Tempi di
somministrazione
2 FEB
24 MAR
1 FEB
15 MAR
21 FEB
15 MAR
24 FEB
23 MAR
1 MAR
18 MAR
1 FEB
24 MAR
133
7 ANALISI DEI RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE
3. L’ANALISI E L’INTERPRETAZIONE DEI DATI
La scelta delle variabili e dei dati da analizzare
Secondo le linee delle recenti teorie sulla ricerca, si è seguito un approccio
quali-quantitativo, considerando da un lato le percezioni e le testimonianze degli
attori coinvolti, dall’altro raccogliendo dati statistici e correlando per quanto pos-
sibile gli uni agli altri attraverso l’interpretazione.
Le percezioni dei docenti dei Consigli di classe e degli studenti sono state
ricavate dalle domande mirate nelle schede di sintesi della sperimentazione e dai
loro interventi ai seminari conclusivi.
I dati statistici sono stati raccolti attraverso l’analisi e la tabulazione di do-
mande mirate nelle schede di sintesi della sperimentazione e attraverso l’analisi
dei punteggi raggiunti dagli studenti nei diversi item della prova, registrati nel
software, con la successiva elaborazione per ogni tipologia di prova somministrata
di grafici rappresentanti la media e la deviazione standard.
Si può già affermare in forma sintetica che i dati qualitativi consentono una
prima valutazione positiva della prova esperta, perché dalla percezione di docenti
e studenti emerge, come vedremo più in dettaglio, l’apprezzamento nei confronti
di un’attività capace di introdurre innovazione positiva, di sollecitare il confron-
to tra i docenti, di dare agli studenti l’opportunità di mettersi alla prova e di
sperimentare il lavoro di gruppo. Emerge altresì il bisogno che attività di questo
tipo informino maggiormente di sé la scuola, in quanto diventando più abituali
saranno maggiormente affrontabili, anche se contemporaneamente si sottolinea
l’opportunità che la struttura venga semplificata e che i tempi vengano rivisti.
I dati quantitativi sono più complessi da analizzare, considerata anche la dif-
ficoltà emersa di mantenere invariati i criteri di valutazione e soprattutto i pesi
attribuiti, con la conseguente difficoltà di comparare i risultati di alcuni istituti
che hanno utilizzato la medesima prova. Analizzeremo questi aspetti problemati-
ci, ricavandone comunque dati utili alla validazione di ciascuna prova (o meglio
dei suoi step) e alla sua trasferibilità in altri contesti.
Le variabili qualitative: le percezioni degli studenti, dei docenti, dei referenti di
progetto
Tali variabili sono state tratte da tre fonti: le schede di sintesi elaborate dai do-
centi coordinatori dei consigli di classe sperimentatori, le testimonianze raccolte
ai seminari conclusivi, i report finali dei referenti di progetto.
LE SCHEDE DI SINTESI
Nelle schede di sintesi, oltre ai dati anagrafici della classe e ai dati quantitati-
vi, sono state raccolte informazioni sulle percezioni degli studenti e dei docenti,
134
7 ANALISI DEI RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE
distinguendo per questi ultimi tra docenti di tutto il consiglio di classe e docenti
dello “staff prova esperta” citato in introduzione.
Nel complesso, considerando i giudizi positivi e quelli negativi, l’ago della
bilancia sembra oscillare verso il positivo: prevalgono le considerazioni sulla pro-
va come esperienza innovativa, capace di motivare gli studenti e di valorizzare il
lavoro di gruppo, caratterizzata da un apprendimento in situazione, induttivo,
pratico. Viene apprezzata come occasione di comunicazione e collaborazione nel
consiglio di classe, anche se non sono mancate le difficoltà e le resistenze, segna-
late chiaramente dai report.
Le considerazioni negative riguardano in particolare tre aspetti: onerosità e
laboriosità nella gestione della prova (docenti del consiglio di classe e dello staff)
e complessità nello svolgimento (studenti); la sua durata, che suscita alcune per-
plessità sia nei docenti che negli allievi, in due direzioni opposte: troppo il tempo
richiesto o, al contrario, troppo poco in rapporto alla complessità del compito; le
difficoltà organizzative (segnalate dai docenti). Da molte schede emerge l’auspicio
che un modus operandi come questo, con le dovute semplificazioni, venga trasfe-
rito nella normalità della scuola.
Gli studenti hanno riconosciuto le potenzialità della prova esperta per la valu-
tazione delle competenze, sottolineandone gli elementi di novità, con particolare
riferimento ai seguenti aspetti:
• il lavoro di gruppo, del quale hanno esplicitamente riconosciuto l’utilità
per la vita e per la professione;
• l’approccio multidisciplinare e la coerenza data dal tema unificante che
costituisce il perno dei diversi step;
• l’approccio per problem solving;
• l’opportunità di mettersi alla prova e di misurarsi con una gestione del
tempo responsabilizzante;
• l’occasione di simulare una situazione di esame;
• la possibilità di riflettere sul proprio apprendimento e di autovalutarsi gra-
zie alla descrizione del proprio livello di competenza e alla sua rappresenta-
zione con il grafo a radar presente nella scheda individuale dello studente,
che molti dei ragazzi presenti ai seminari conclusivi avevano stampato e
portato con sé;
• la dimensione pratica e operativa della prova;
• l’uso del computer in alcuni item;
• la richiesta di autonomia e responsabilità che arriva allo studente da una
prova di questo tipo.
Hanno invece segnalato come elementi negativi:
• la faticosità e la complessità della prova;
• i tempi ristretti in rapporto al compito;
• l’ambiguità di alcune parti e consegne;
135
7 ANALISI DEI RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE
• la non familiarità della prova;
• la sua eccessiva facilità;
• la durata troppo lunga;
• la difficoltà del lavoro di gruppo.
Molti docenti dei consigli di classe hanno considerato l’esperienza della pro-
va in primo luogo un arricchimento nel processo di valutazione.
L’hanno poi apprezzata in quanto:
• occasione di confronto tra colleghi all’interno del Consiglio di classe;
• opportunità formativa per gli studenti;
• verifica di competenze e dimensioni non usuali dell’apprendimento;
• opportunità per la programmazione;
• interdisciplinare;
• innovativa.
Di contro, tra gli aspetti negativi sono state segnalati dai docenti del consigli
di classe:
• l’onerosità e laboriosità;
• le difficoltà organizzative;
• il disinteresse e le resistenze di alcuni docenti;
• non coinvolge tutte le materie;
• la non coerenza con l’attuale organizzazione della scuola e dell’esame.
Sono emerse anche le considerazioni che è un tipo di prova da inserire nella
programmazione fin dai primi anni e che la didattica tradizionale è inefficace
rispetto a prove basate sul problem solving e sulle competenze.
I docenti membri dello staff ristretto hanno dato risposte più favorevoli alla pro-
va degli altri colleghi del consiglio di classe, segnalandone altresì in forma un po’ più
decisa l’onere organizzativo, del quale evidentemente hanno dovuto reggere il peso.
Hanno dato ancor maggior valore, rispetto ai colleghi del consiglio di classe,
alla collaborazione tra docenti innescata dall’occasione poi, via via, l’hanno ap-
prezzata in quanto:
• opportunità per gli studenti, in primo luogo in termini di motivazione;
• stimolo per i docenti;
• occasione interdisciplinare;
• strumento per una valutazione più completa;
• valorizza le differenze tra gli studenti;
• dà spazio a un apprendimento in situazione, induttivo, pratico;
• innovativa;
• mostra la positività della didattica per competenze;
• dà spazio al lavoro di gruppo.
Alcuni docenti dello staff hanno infine sottolineato la necessità di allargare
l’esperienza.
136
7 ANALISI DEI RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE
Come già detto, hanno sottolineato in negativo in primo luogo l’esistenza di
aspetti della prova da ridefinire e inoltre:
• le difficoltà organizzative;
• i tempi ristretti;
• il mancato collegamento al programma;
• l’onerosità e la laboriosità;
• la scarsa collaborazione dei docenti;
• la necessità di formazione dei docenti.
I SEMINARI CONCLUSIVI
I seminari conclusivi sono stati pensati e progettati come momento finale e in-
terno della sperimentazione stessa, ambiente in cui i ragazzi, a fianco degli adulti,
con la presenza in alcune reti anche di rappresentanti del mondo del lavoro oltre
che di insegnanti e dirigenti scolastici, hanno assunto un ruolo attivo e messo alla
prova le loro competenze comunicative e il loro spirito di intraprendenza.
Intenzionalmente questi eventi sono stati organizzati dando quanto più spazio
possibile alle testimonianze degli studenti e dei docenti dei consigli di classe.
Si è trattato di momenti di grande soddisfazione, nel quale si è toccata con
mano la consapevolezza degli studenti di aver partecipato a un’esperienza avanza-
ta, per il miglioramento della scuola italiana. Non è mancata qualche posizione
critica, come quella degli studenti del Liceo Scientifico, che hanno lamentato,
per la prova Energie rinnovabili? Facciamo il punto, uno step matematico non
consono al loro profilo, perché in larga parte imperniato sulla comparazione dei
costi tra un impianto fotovoltaico e uno a biomasse. Spunto che avrebbe meri-
tato una costruttiva discussione, per forza di cose ristretta in tempi che lascias-
sero spazio a tutti, ma che gli insegnanti si sono riproposti di riprendere per
il prossimo anno, nell’ambito di una riflessione sulla matematica del cittadino.
Interessante è stata la riflessione degli studenti sul grafo del profilo personale
emergente dalla prova, contenuto nella scheda individuale dello studente che il
software già citato consente di elaborare. Ne hanno sottolineato l’ utilità e l’effi-
cacia per sviluppare una riflessione costruttiva sui propri processi e sui risultati.
I REPORT FINALI
Dai report finali si è tratta l’impressione d’insieme relativa a ciascun progetto,
attraverso la voce dei referenti che hanno coordinato le attività affiancando i tu-
tor, i gruppi di lavoro e i consigli di classe e raccolto le documentazioni.
Da questi documenti emerge che la sperimentazione:
• è risultata decisamente positiva per gli studenti;
• ha fatto registrare negli studenti interesse per uno strumento nuovo;
• ha aiutato una maggior riflessione da parte dei docenti sulle possibilità di
verificare i livelli di competenza;
• ha suscitato in tutti i docenti coinvolti grande interesse e motivazione, pur
137
7 ANALISI DEI RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE
trattandosi di un lavoro che è stato giudicato molto complesso e molto
laborioso;
• ha allargato il coinvolgimento ai vari docenti dei consigli di classe, che
hanno espresso interesse per il lavoro e contribuito in modo pertinente al
miglioramento ulteriore degli strumenti predisposti;
• si è rivelata molto utile per verificare anche la coerenza del sistema costru-
ito.
Rispetto all’utilizzo della prova esperta nella didattica corrente, diversi Consi-
gli di Classe hanno proposto che la tipologia di prova sperimentata venga sommi-
nistrata agli alunni fin dal primo anno del corso di studi.
Emergono altresì alcune criticità:
• è stato difficile trovare ambiti di conoscenza comuni a tutti i consigli di
classe coinvolti nella somministrazione della medesima prova, in alcuni
casi i nuclei di sapere scelti non corrispondevano a quelli previsti dal cur-
ricolo per l’anno scolastico o previsti per il periodo precedente la prova;
• la prova è stata somministrata in alcuni casi da persone che non avevano
partecipato alla sua costruzione, ciò ha introdotto un fattore di complessità
e la necessità di predisporre protocolli molto dettagliati per la sommini-
strazione e la valutazione;
• la sperimentazione ha infine suscitato negli studenti perplessità per la no-
vità assoluta, l’articolazione e la complessità dei compiti.
I dati quantitativi
DATI RICAVATI DALLE SCHEDE DI SINTESI
Nelle schede di sintesi, oltre ai dati anagrafici della classe, sono state raccolte
informazioni sui seguenti aspetti, reputati significativi:
• esperienze pregresse (sperimentazioni già svolte, UdA applicate prima della
prova esperta, attività di preparazione alla prova esperta);
• comunicazioni al Consiglio di classe (informazione preliminare, riunione
organizzativa preventiva, incontro per successiva condivisione degli esi-
ti …);
• composizione dello “staff prova esperta”, formato dal coordinatore della
sperimentazione e dai docenti collaboratori nella gestione e nella sommi-
nistrazione;
• riunioni organizzative dello staff;
• date e durata di somministrazione;
• docenti impegnati nella somministrazione;
• impatto organizzativo (con considerazione di variabili diverse, dal numero
di fotocopie realizzate alle ore complessive necessarie per la correzione).
138
7 ANALISI DEI RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE
DATI RICAVATI DAI SOFTWARE PER LA REGISTRAZIONE DEI PUNTEGGI
Da questi file, compilati dai coordinatori di ciascuna classe, è possibile ricava-
re una notevole quantità di dati, la cui analisi offre numerosi stimoli, ma richiede
altresì molta cautela, presentando aspetti di notevole complessità.
Nella ricca mole di informazioni che le prove hanno consentito di raccogliere,
si sono delineate alcune possibili piste di approfondimento che si analizzano di
seguito.
4. ANALISI PER CLASSI: RAFFRONTO TRA CLASSI CON ESPERIENZE
PRECEDENTI DIVERSE
Questa analisi può consentire di evidenziare una correlazione tra un ambiente
di apprendimento strutturato per UdA e i risultati di una prova di accertamento
delle stesse, contribuendo a rispondere alla domanda se l’approccio per compe-
tenze determini differenze, rispetto ai metodi tradizionali, nel livello e nella qua-
lità degli apprendimenti. A tale scopo si sono confrontate le medie dei risultati
di ciascuna classe con le risposte date dagli insegnanti, nella scheda di sintesi, a
proposito di tre variabili: se la classe sia stata coinvolta in sperimentazioni prece-
denti sulle competenze, se siano state proposte alla classe UdA prima della prova
esperta, se vi siano state attività di preparazione di altro genere, per esempio sugli
aspetti metodologici del cooperative learning e/o della riflessione meta cognitiva
e/o del laboratorio.
I tre gruppi di classi (quelle con esperienze e preparazione, quelle con espe-
rienze, quelle con poche esperienze) sembrano abbastanza omogenei. Considera-
to però che le variabili in gioco sono tante e complesse (per esempio delle espe-
rienze precedenti occorrerebbe approfondire quanti insegnanti del consiglio di
classe fossero realmente coinvolti e verificare la continuità delle esperienze stesse,
correlata alla mobilità dei docenti) e considerato inoltre che i tempi non hanno
consentito ai Consigli di classe coinvolti nella presente sperimentazione di appli-
care realmente un percorso formativo per UdA, si è deciso, per evitare di trarre
conclusioni azzardate, di lasciare l’approfondimento di questo aspetto ad un’altra
occasione futura.
Si può d’altra parte rilevare che la prova esperta, se adeguatamente introdotta,
con il coinvolgimento responsabile degli studenti, riesce comunque a mobilitar-
ne le competenze anche in presenza di percorsi didattici non necessariamente
strutturati per UdA e che essa, dal punto di vista valutativo, si adatta a situazioni
diverse.
5. ANALISI PER CLASSI: RAFFRONTO TRA CLASSI DEL MEDESIMO INDIRIZZO
L’analisi dei risultati delle prove somministrate ad almeno due classi (in tutto
13 prove), può offrire elementi di comparazione rispetto alla media dei risultati
139
7 ANALISI DEI RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE
e alla deviazione standard, oltre che confermare l’utilità della condivisione di
criteri di valutazione comuni.
Dal confronto dei grafici relativi alle medie dei risultati di più di tre classi
sottoposte alla stessa prova, è emerso, in alcuni step, un dislivello abbastanza si-
gnificativo. Controllando i criteri di valutazione e i pesi attribuiti ai singoli item
nel software sono emerse difformità nell’attribuzione di punteggi e pesi da parte
dei diversi consigli di classe, pur a partire dalla medesima scheda relativa alla
valutazione e alla raccolta dei dati contenuta in ogni prova. Non è stato di con-
seguenza possibile comparare le medie e inoltre sarà necessario rivedere in questi
casi i punteggi e i coefficienti di ponderazione individuati per rendere attendibili
e comparabili le prove in futuro.
Certamente l’uso preventivo del software per la raccolta dei dati da parte del
gruppo di progettazione della prova consentirà di vincolare davvero fin dall’inizio
i parametri.
È emerso inoltre un posizionamento a volte molto variato tra una classe e
l’altra, negli item basati su criteri di valutazione qualitativi, nell’occupazione della
gamma dei punteggi previsti, in qualche caso utilizzata in tutta la sua ampiezza
o al contrario ristretta in un arco limitato (verso il basso, verso l’alto o nei valori
centrali). Questo richiederà un approfondimento e un affinamento nei criteri di
valutazione, che si presume dovrebbero diventare più stringenti per evitare tale
posizionamento troppo variato dei punteggi. Resta però aperta la questione di
non poca rilevanza su se e quanto sia possibile dettagliare i criteri di valutazione
qualitativi senza cadere in un tecnicismo che non è consono alla prospettiva delle
competenze.
Sarebbe anche auspicabile la realizzazione di focus group tra i docenti delle
diverse classi per una riflessione sul loro atteggiamento valutativo e un confronto
sullo stile di attribuzione dei punteggi.
6. ANALISI PER SINGOLI STEP E RAPPORTI CON L’ANDAMENTO GENERALE
DELLA PROVA
Dal confronto dei grafici, si è notato un rapporto tra le medie dei risultati ge-
nerali della prova e quelli dei singoli step. Sembra emergere che lo step B1, a focus
linguistico, sia quello più “relazionabile” al risultato complessivo nella prova, nel
senso che risultati buoni in tale step appaiono in corrispondenza diretta con risul-
tati generali buoni. Analogamente, anche se in grado minore, lo stesso rapporto si
può notare tra step B2, a focus matematico e i risultati d’insieme.
Si aprono a questo punto due interpretazioni diverse, rispetto alle quali non è
possibile trarre delle conclusioni decise. La tendenza rilevata potrebbe essere il se-
gno che la prova, pur ambendo ad assumere una connotazione capace di mobili-
tare saperi in situazioni reali e problematiche, in realtà è ancora molto dipendente
dal filtro dei linguaggi simbolici e che occorre lavorare in tal senso per progettare
140
7 ANALISI DEI RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE
prove realmente aperte alle diverse forma di intelligenza. Ma il dato potrebbe co-
stituire altresì un segnale positivo che lo step linguistico in particolare, finalizzato
alla comprensione del linguaggio del problema di tipo professionale e all’esplora-
zione di tematiche ad esso correlate e lo step matematico, finalizzato a introdurre
le formule e i calcoli necessari nella parte professionale, hanno esercitato una loro
positiva funzione nell’economia della prova.
D’altra parte però, il rapporto tra l’andamento dello step D pratico-profes-
sionale e il risultato complessivo della prova sembra confermare la prima ipotesi,
evidenziando uno sbilanciamento della stessa sul versante cognitivo,il che ci porta
a immaginare la necessità di un equilibrio maggiore tra gli step e di un ulteriore
affinamento nella costruzione di quello pratico-professionale, affinché sia mag-
giormente rappresentativo, coerentemente ai presupposti del progetto stesso.
Sarà l’analisi più dettagliata delle tipologie di item dello step B1, B2 e C in
particolare a darci ulteriori meditate risposte in merito.
7. CONCLUSIONI
Per una sintesi finale è utile richiamare gli obiettivi della sperimentazione in-
dicati nella scheda progettuale:
• produrre strumenti di verifica e valutazione condivisi e trasferibili in scuole
differenti, ma che si riferiscono allo stesso modello;
• sperimentare in classi del biennio, del terzo anno della formazione profes-
sionale e del triennio dell’istruzione gli strumenti didattici e gli strumenti
di verifica e valutazione delle competenze;
• verificare se l’approccio per competenze determina differenze, rispetto ai
metodi tradizionali, nella motivazione e nel coinvolgimento degli allievi,
nel livello e nella qualità degli apprendimenti;
• stabilire i criteri di valutazione interni alle prove che determinano le con-
dizioni di soddisfazione delle competenze;
• verificare la validità e l’attendibilità degli strumenti prodotti;
• produrre modelli di certificazione delle competenze ancorati ai repertori di
descrittori, coerenti con l’EQF;
• condividere gli obiettivi della sperimentazione con alunni, famiglie, parti
interessate nel territorio.
In base all’analisi sviluppata da questo report, ci sembra che la sperimenta-
zione abbia raggiunto almeno in buona parte la maggior parte degli obiettivi,
lasciandone qualcuno da sviluppare. Ma soprattutto ha aperto nuove ipotesi
e ulteriori e interessanti piste di lavoro. Prendiamo dunque in considerazione
i diversi punti.
141
7 ANALISI DEI RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE
Sono state prodotte prove esperte ispirate al medesimo modello proposto con
le Linee guida, corredate di criteri di valutazione e supportate da un software per
la raccolta dei dati. In 13 casi esse sono state trasferite e condivise ad almeno due
classi di Istituti diversi appartenenti alle cinque reti.
La sperimentazione si è svolta regolarmente in 52 classi, 13 terze della For-
mazione Professionale e 39 classi quarte dell’Istruzione Professionale, Tecnica e
Liceale, consentendo di calare in contesti reali 24 prove di competenza tra le 25
progettate sui 26 profili descritti nella prima fase. Gli strumenti della didattica
per competenze, le UdA e le griglie di valutazione sono state applicate, anche se
non in forma sperimentale come la prova esperta, in molte della classi coinvolte,
per predisporre un ambiente consono alla maturazione di competenze e ne è stata
comunque registrata la realizzazione nella scheda di sintesi della sperimentazione.
Relativamente all’obiettivo di verificare se l’approccio per competenze deter-
mini differenze, rispetto ai metodi tradizionali, nel livello e nella qualità degli
apprendimenti, possiamo per ora offrire elementi ricavati da valutazioni di tipo
qualitativo e ci riserviamo di offrire interpretazioni tratte da dati quantitativi in
futuro, in una situazione in cui il numero delle variabili in gioco sia minore o,
meglio, in cui esse siano maggiormente definite: per ora dalle percezioni, dalle te-
stimonianze di docenti e studenti e dal clima dei gruppi di lavoro, abbiamo buoni
elementi per pensare che la didattica per competenze migliori la qualità degli ap-
prendimenti, ma soprattutto ne abbiamo molti per affermare che essa migliora la
motivazione e il coinvolgimento degli allievi. Questo ci pare un aspetto rilevante,
che ha una sua diretta influenza sulla qualità degli apprendimenti, considera-
to che la competenza personale si compone finemente anche della dimensione
affettiva-motivazionale oltre che delle altre già tante volte citate nel loro intreccio
(cognitiva, pratica, metacognitiva…).
Per quanto riguarda l’obiettivo che i criteri di valutazione interni alle prove
determinino le condizioni di soddisfazione delle competenze mirate e quello di
verificare la validità e l’attendibilità degli strumenti prodotti, si possono trarre
conclusioni in progress: certamente è stata elaborata - e ne è stata anche speri-
mentata la validità in primo luogo nella motivazione degli studenti – una gamma
strategicamente variata di item che hanno comportato l’individuazione di una al-
trettanto varia gamma di criteri di valutazione ad essi consoni e quindi potenzial-
mente in grado di indicare se le competenze (e non le semplici conoscenze) siano
state raggiunte. Il controllo della attendibilità e validità dei singoli item e della
pertinenza dei criteri di valutazione di tipo qualitativo, nonché la loro correla-
zione con le competenze mirate dalla prova meritano ulteriori sviluppi di lavoro.
Per quanto riguarda il modello di certificazione, ne è stato prodotto uno or-
ganizzato per competenze chiave, ancorato ai repertori di descrittori coerenti con
l’EQF contenuti nelle rubriche e comparabile con quello ministeriale, per il bien-
nio dell’obbligo organizzato per assi.
142
7 ANALISI DEI RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE
Infine, la condivisione degli obiettivi della sperimentazione con alunni, fa-
miglie, parti interessate nel territorio è stata sviluppata in modo adeguato e
questa riflessione conclusiva stessa ne costituirà un ulteriore passo affinché tutti
si sentano coinvolti e responsabilizzati nel trasferire e sviluppare i risultati del
presente lavoro nella quotidianità dell’azione didattica e nell’organizzazione del
sistema scuola.
143
10 LE PROSPETTIVE DI LAVORO. RETI DI SCUOLE, SISTEMA DIFFUSO, COLLABORAZIONI INTERISTITUZIONALI E DI TERRITORIO:
VERSO UN MOVIMENTO EDUCATIVO “PER IL MAGGIOR BENE DEI GIOVANI E DELLA SOCIETÀ
Infine, la condivisione degli obiettivi della sperimentazione con alunni, fa-
miglie, parti interessate nel territorio è stata sviluppata in modo adeguato e
questa riflessione conclusiva stessa ne costituirà un ulteriore passo affinché tutti
si sentano coinvolti e responsabilizzati nel trasferire e sviluppare i risultati del
presente lavoro nella quotidianità dell’azione didattica e nell’organizzazione del
sistema scuola.
CAPITOLO 8
Linee Guida per i passaggi intra ed
intersistema
Franca Da Re
144
8 LINEE GUIDA PER I PASSAGGI INTRA ED INTERSISTEMA
Le Linee Guida messe a punto nel progetto al fine di fornire indicazioni per
la facilitazione dei passaggi degli alunni tra scuole, anche di canali diversi, pren-
dono le mosse da quelle realizzate nel 2005 dall’Ufficio Scolastico Regionale
del Veneto. Sono state riviste alla luce della normativa più recente e soprattutto
dall’introduzione del DM 139/07, dei Regolamenti 2010 di riordino della scuola
secondaria di secondo grado, degli Accordi Stato-Regioni del 2009 e del 2010
in materia di formazione professionale, che richiamano le scuole alla necessità di
certificare le competenze acquisite in esito ai percorsi di istruzione e formazione e
di organizzare conseguentemente l’offerta formativa.
Secondo le attuali normative47, i giovani in possesso del diploma di licenza
media e frequentanti percorsi di istruzione o istruzione-formazione possono ef-
fettuare passaggi:
• all’interno del sistema di istruzione
• tra istruzione e istruzione – formazione
• tra istruzione o istruzione – formazione e apprendistato.
Oggetto specifico di queste “Linee guida” sono i passaggi tra istruzione e istru-
zione – formazione, in entrambe le direzioni48.
Si è voluto offrire un contributo caratterizzato da un approccio prevalente-
mente operativo, mirato alla valorizzazione della dimensione educativa e orienta-
tiva della transizione.
Questa proposta si inserisce in un processo da alcuni anni avviato nel Veneto,
in cui sono state realizzate esperienze locali “di eccellenza”; con questa consape-
volezza, si è inteso offrire un apporto utile al confronto, per il miglioramento
del quadro regionale complessivo esistente e per la diffusione di standard nelle
procedure e negli strumenti.
Nello specifico, è sembrato opportuno affrontare i seguenti aspetti relativi ai
passaggi:
• modalità di accompagnamento delle istituzioni scolastiche e formative;
• ruolo dei protagonisti, tra cui gli stessi giovani e le famiglie;
47 Con il compimento del sedicesimo anno d’età e l’assolvimento dell’obbligo di istruzione, si apre al giovane,
come ulteriore possibilità, la via dell’apprendistato in diritto-dovere: v. legge 53/03, art. 2, comma 1 – g); la
legge 53 prevedeva tale possibilità al compimento del quindicesimo anno; l’innalzamento dell’obbligo di istru-
zione al sedicesimo anno, intervenuto con la Legge 27.12.06, n. 296, art 1 c 622 ha spostato tale possibilità.
L’assolvimento dell’ultimo anno dell’obbligo di istruzione in apprendistato sarebbe previsto dalla Disegno di
legge delega approvato definitivamente alla Camera il 19 ottobre 2010, in materia di lavori usuranti, di riorga-
nizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l’impiego, di in-
centivi all’occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso
e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro (cd. Collegato lavoro). Tuttavia, mancando
a tutt’oggi gli strumenti regolamentari, l’apprendistato in diritto dovere è possibile al termine dell’obbligo di
istruzione e al compimento del sedicesimo anno di età. (riferimento anche nota del 3 giugno 2011 prot. n°
265591 Regione Veneto)
48 Il documento completo relativo agli strumenti per i passaggi è reperibile all’indirizzo: http://www.piazzadelle-
competenze.net/FSE/RVC4_1-Strumenti_passaggi-rev0_300611.pdf
145
8 LINEE GUIDA PER I PASSAGGI INTRA ED INTERSISTEMA
• compiti e strumenti delle commissioni interistituzionali;
• documentazione.
1. I PASSAGGI NEL SECONDO CICLO
Il passaggio si configura come possibile risposta all’esigenza di modificare la
scelta di un percorso del secondo ciclo che si sta rivelando inadeguata per il gio-
vane. A tale soluzione si perviene attraverso un cammino condiviso dal giova-
ne stesso e dalla sua famiglia, cammino che deve essere progettato e supportato
dall’istituzione scolastica o formativa, sia di provenienza, sia di destinazione.
L’eventuale “cambiamento di rotta” deve fondarsi su un’analisi non semplici-
stica della situazione, che tenga conto di una pluralità di fattori che possono in-
fluire sulla “speranza di successo formativo” del giovane, per usare un’espressione
mutuata dalle discipline demografiche.
Il cambiamento è spesso percepito dai protagonisti – giovane e famiglia, ma
anche, talora, da qualche operatore - come risultato di una scelta quasi obbligata,
derivante dalla constatazione di una situazione scolastica ritenuta non modifica-
bile. Non di rado questa soluzione è avvertita come una fuga verso corsi conside-
rati più facili, un “necessario” adattamento ad un livello percepito come inferiore
al precedente.
Spetta alle istituzioni di provenienza e di destinazione il compito di struttu-
rare l’evento in modo tale che esso sia vissuto, invece, come un’opportunità di
miglioramento.
Non è detto, infatti che le difficoltà incontrate nel percorso scolastico si deb-
bano per forza tradurre in un passaggio o in un trasferimento: attraverso un per-
corso di rimotivazione, di supporto, di potenziamento delle strategie di appren-
dimento, è possibile che lo studente scelga di permanere nello stesso percorso.
Ancora, potrebbe scegliere un percorso della stessa tipologia, ma di altro indirizzo
(es. Istituto Tecnico Industriale, ma di altro indirizzo), di altra tipologia (es. da
Istituto Tecnico Tecnologico a Istituto Tecnico Economico o da Liceo a Istituto
Tecnico o Professionale, o anche viceversa).
Un malinteso senso comune, diffuso anche nella scuola, stabilisce una sorta di
“gerarchia” dei percorsi scolastici attribuendo una presunta maggiore difficoltà, a
decrescere, ai Licei, quindi agli Istituti Tecnici, poi agli Istituti Professionali, infi-
ne ai Centri di Formazione Professionale. In realtà i percorsi si differenziano per
il prevalente approccio all’apprendimento teorico vs. pratico-applicativo, ovvero
umanistico vs. scientifico-tecnologico, configurandosi così più o meno adatti ai
differenti stili di apprendimento e alle vocazioni dei diversi soggetti.
Non esistono di per sé scuole più “facili” o più “difficili”: un percorso di for-
mazione professionale potrebbe risultare seriamente ostico ad una persona il cui
stile cognitivo sia prevalentemente centrato sull’astrazione, l’analisi, l’approccio
teorico o che avesse interessi di tipo culturale-umanistico.
146
8 LINEE GUIDA PER I PASSAGGI INTRA ED INTERSISTEMA
Detto questo, quindi, ogni richiesta di cambiamento andrebbe attentamente
analizzata alla luce delle inclinazioni, interessi, stili cognitivi e di apprendimento
di ognuno ed eventualmente reindirizzata e ricalibrata e sempre, comunque, letta
in prospettiva di sviluppo e non di “ripiego”.
2. LETTURA DELL’ESPERIENZA PREGRESSA DEI PASSAGGI, PER
L’INDIVIDUAZIONE DI LINEE OPERATIVE
L’esperienza maturata dall’entrata in vigore della normativa sull’obbligo sco-
lastico49 e sull’obbligo formativo50 può fornire alcune indicazioni per ovviare ai
nodi critici rilevati in questi ultimi anni.
In particolare, si ritiene necessario garantire a ciascun passaggio i seguenti
requisiti:
• coinvolgimento ed accompagnamento dello studente con interventi di so-
stegno nell’ambito dell’autovalutazione e dell’orientamento
• procedure di accompagnamento all’interno di Intese e Accordi interistitu-
zionali con indicazioni operative condivise dai soggetti firmatari;
• maggiore omogeneità della documentazione utilizzata dalle scuole, sia dal
punto di vista amministrativo (assenze, frequenza, carriera scolastica pre-
gressa), sia dal punto di vista della valutazione degli apprendimenti;
• interpretazione condivisa dalle istituzioni di entrambi i sistemi – scolastico
e formativo - di alcune delle voci previste dal “certificato di ammissione”,
che costituisce l’unico atto formalmente valido per l’ammissione ai centri
di formazione professionale.
Una gestione dei passaggi che tenga conto anche degli aspetti sopraindicati
rivela un’effettiva attenzione a percorsi personalizzati che favoriscono il consegui-
mento del successo formativo.
3. IL CONTESTO EDUCATIVO IN CUI SI COLLOCA IL PASSAGGIO
Diagnosi iniziale e autovalutazione
La reale possibilità di successo formativo si costruisce in ogni istituzione scola-
stica e formativa sin dai primi giorni di frequenza del giovane nel primo anno di
corso, attraverso le attività di accoglienza – orientamento da prevedere nel P.O.F51.
In quest’ambito dovrebbe essere condotta un’accurata rilevazione delle cono-
scenze e competenze di base (linguistiche, logico-matematiche tecnico-pratiche,
49 Legge n. 9 del 20 Gennaio 1999 e relativo Decreto Ministeriale n. 323 del 9 Agosto 1999, abrogati dalla L.
53/03, dalla stessa ripresi in prospettiva di diritto-dovere all’istruzione e alla formazione; obbligo scolastico
riconfermato dalla L. 27.12.2006, n. 296
50 Legge 17 maggio 1999, n. 144, art. 68 e relativo Decreto Presidente della Repubblica 12 luglio 2000, n. 257,
recepito dalla L. 53/03.
51 v. Decreto sull’autonomia, DPR 275/99, art. 4, comma 4
147
8 LINEE GUIDA PER I PASSAGGI INTRA ED INTERSISTEMA
sociali, corporee…), delle strategie cognitive, affettive e motivazionali e dello stile
attributivo dello studente, collegato all’autostima (se e come si attribuisca la pos-
sibilità di migliorare i propri risultati in ambiti specifici di apprendimento e di
applicazione pratica) e delle strategie cognitive, affettive e motivazionali. Appare
fondamentale, infatti, progettare un percorso di lavoro che favorisca negli studen-
ti la crescita di competenze di natura metacognitiva.
Da un lato, quindi, va incrementata la sensibilità per alcuni processi cognitivi,
affettivi e motivazionali e, dall’altro, la capacità di regolarli in maniera valida e
produttiva nel corso degli apprendimenti scolastici. A tale scopo, sia i risultati
delle eventuali prove di ingresso relative ad abilità di base, sia il profilo che emer-
ge dai questionari autovalutativi utilizzati, devono essere oggetto di specifiche
attività (confronto tra le risultanze delle prove e le proprie autorappresentazioni,
individuazione dei propri punti di forza e di debolezza ecc.) che puntino allo
sviluppo della capacità di autovalutazione. In tal modo verranno poste le basi
di un’integrazione continua tra valutazione dei docenti e autovalutazione degli
studenti, con funzione di regolazione del processo formativo.
La documentazione relativa al percorso formativo
Ogni istituzione, per garantire al giovane un’effettiva possibilità di successo,
gli fornirà sin dall’inizio, accanto ad interventi formativi mirati a potenziare l’ap-
prendimento, tutte le informazioni necessarie perché egli possa acquisire mag-
giore consapevolezza dei requisiti essenziali per il superamento di ciascun anno
di corso e sia in grado di confrontarli con quelli di cui si sente già in possesso.
Questa modalità si colloca nell’ottica di un processo di formazione mirante allo
sviluppo pieno ed autonomo delle potenzialità e dell’autodeterminazione del sog-
getto, che utilizza in modo integrato la valutazione dei docenti e l’autovalutazione
degli studenti.
A tal proposito è opportuno, anche in osservanza del DM 139/07 e dei Regola-
menti di riordino della scuola secondaria di secondo grado del 2010 che per ciascuna
tipologia di percorso offerto dalle varie istituzioni scolastico – formative venga predi-
sposto il curricolo con la descrizione dei risultati di apprendimento in termini
di competenze (articolate in abilità e conoscenze) e dei livelli di padronanza
attesi e che i piani di lavoro dei docenti e del Consiglio di Classe provengano dalla
declinazione di tali rubriche di competenze.
La comparazione tra diversi indirizzi e sistemi di istruzione e formazione può av-
venire in termini più concreti e precisi se si usano gli stessi parametri di riferimento: le
competenze rappresentano il linguaggio e il traguardo comune ai vari sistemi formali
e non formali di istruzione e formazione.
Naturalmente il curricolo, per essere efficace, deve prevedere attività didatti-
che e proposte formative che permettano all’allievo di sviluppare effettivamente
148
8 LINEE GUIDA PER I PASSAGGI INTRA ED INTERSISTEMA
le competenze previste, attraverso esperienze e compiti significativi condotti in
autonomia e responsabilità. Le esperienze, i compiti significativi, le unità di ap-
prendimento, saranno valutati dal corpo docente e gli esiti raccolti e documentati
nel tempo, al fine di potere effettivamente pervenire ad una valutazione e certifi-
cazione delle competenze attendibile.
Lo strumento che viene suggerito nelle Linee Guida è il “libretto delle com-
petenze”, che ovviamente non è utile solo in occasione dei passaggi, ma anche per
la valutazione ordinaria degli allievi durante l’intero percorso.
Le rubriche di descrizione dei risultati di apprendimento, in particolare
nella parte dedicata ai livelli di padronanza della competenza, rappresentano
poi lo strumento principale di comunicazione degli esiti, sia nelle fasi intermedie
del percorso, che nella certificazione finale.
Sarebbe inoltre opportuno che ciascun allievo, in quanto protagonista della
propria crescita, raccogliesse sin dall’inizio, con il supporto di un docente, le infor-
mazioni progressivamente emergenti, in una propria cartella personale. Tale cartel-
la, che potremmo definire come un “dossier”, un “book” o un “portfolio”, avrebbe
essenzialmente la funzione di tenere traccia del percorso, formale e non forma-
le52, attraverso la raccolta delle esperienze e dei lavori più significativi svolti, che
potessero essere evidenza delle competenze acquisite. Potrebbe essere un efficace
strumento di auto-valutazione e di orientamento, in quanto fornirebbe elementi di
conoscenza utili per attivare scelte consapevoli. Costituirebbe comunque anche uti-
le materiale per la certificazione delle competenze in esito all’obbligo di istruzione e
in uscita dai corsi triennali o quadriennali di qualifica o quinquennali di istruzione.
È importante che la comunicazione tra l’istituzione e i giovani avvenga in
un contesto ricco, in cui essi possano sperimentare il valore educativo del conse-
guimento dei risultati, come opportunità di crescita personale ed arricchimento
culturale, nel rispetto della fondamentale finalità di potenziare le loro capacità di
auto- regolazione.
4. L’ORGANIZZAZIONE DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE E FORMATIVE PER I
PASSAGGI. INDICAZIONI OPERATIVE
Nel prendere atto che il passaggio non rappresenta un evento eccezionale, ma
costituisce di fatto una delle possibilità caratterizzanti il percorso formativo, le
istituzioni scolastiche e formative, possibilmente in rete, dovrebbero attrezzarsi
per allestire un ambiente formativo ricco, all’interno del quale i giovani possano
operare scelte in modo consapevole, con responsabilità e autonomia
52 Contesto formale = formazione strutturata erogata da un’istituzione che si conclude con una certificazione;
Contesto non formale = formazione strutturata, ma non necessariamente erogata da un’istituzione, non implica
di per sé una certificazione;
149
8 LINEE GUIDA PER I PASSAGGI INTRA ED INTERSISTEMA
• un percorso formativo e orientativo integrato, centrato, in generale, sulla
didattica per competenze: grazie ad esso lo studente è stimolato anche a
riflettere in itinere, e non solamente nelle fasi delle transizioni tra cicli e/o
gradi, sulle sue vocazioni e interessi, acquisendo progressivamente elemen-
ti di autovalutazione utili ad un’eventuale scelta di cambiamento. Nello
specifico, tale percorso dovrà essere caratterizzato da Unità di “Appren-
dimento-Orientamento” focalizzate sull’orientamento come aspetto della
competenza chiave di cittadinanza “imparare ad imparare”53. Particolare
attenzione sarà dedicata allo sviluppo dell’ “information literacy”, che l’U-
NESCO indica come capacità di “cercare, valutare,utilizzare ed elaborare
informazioni in modo efficace per raggiungere i loro obiettivi personali, sociali,
occupazionali e formativi” e definisce “diritto umano fondamentale”.
• interventi esperti mirati a favorire l’attivazione di processi, strategie e mec-
canismi decisionali;
• un servizio informativo ampio e corretto sulle opportunità formative pre-
senti nel territorio;
• un docente responsabile del servizio di orientamento e/o un referente (co-
ordinatore di classe e/o coordinatore) per ogni classe;
• un responsabile A.T.A. per l’ambito “diritto-dovere di istruzione e forma-
zione” della segreteria didattica;
• una procedura da attivare nel momento in cui il giovane e/o la famiglia
chiede/ono il passaggio;
• criteri, riferimenti e modulistica per dichiarare (in caso di uscita) ed accer-
tare (in caso di entrata) le competenze;
• una procedura da attivare per l’adeguamento dell’offerta alla nuova scelta,
con gli interventi di recupero – potenziamento necessari.
5. I TEMPI E LA NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Passaggi da istruzione a formazione: sono previsti dal DPR 257/00 e sono
regolati dall’Accordo USR Veneto- Regione Veneto dell’11.12.2003 (allegato 1
delle Linee Guida), confermato dall’Accordo all. A DGR n. 390 del 26.02.2008
(allegato 2); possono avvenire all’inizio d’anno scolastico o in corso d’anno. Non
è tuttavia opportuno che un passaggio avvenga in fase tarda dell’anno scolastico
(ultimo trimestre), perché comprometterebbe comunque la buona riuscita del
percorso.
I Passaggi da istruzione a formazione sono formalizzati dalla Commissio-
ne Interistituzionale designata ai sensi DPR 257/00, che rilascia l’attestazione
di credito approvata in allegato all’Accordo in Conferenza Stato Regioni del
28.10.2004, nella formulazione recepita ed integrata dalla Regione Veneto con
53 v. Raccomandazione con Allegato approvata dal Parlamento europeo e dal Consiglio del 18 dicembre 2006.
Per quanto riguarda la descrizione della competenza “imparare ad imparare”, v. la Rubrica elaborata dalla rete.
150
8 LINEE GUIDA PER I PASSAGGI INTRA ED INTERSISTEMA
DGR 1598/2005 e DDR 656 del 26.09.2005 (cfr. Procedure per l’attuazione dei
passaggi verso la formazione professionale ex art. 6 DPR 12.7.2000 n. 257, allegato
3 delle Linee Guida).
Passaggi da formazione a istruzione: sono regolati dall’O.M. 87/2004, at-
tuativa della L. 144/99, art. 68.
Si ricorda che, in via transitoria, fino ad attuazione a regime completo del
riordino della scuola secondaria di secondo grado, il passaggio al quarto anno
dell’Istituto Professionale è possibile solo previo superamento dell’esame di quali-
fica di Stato. Questo vale anche per gli studenti provenienti dai percorsi triennali
di formazione regionale già in possesso di qualifica regionale.
I passaggi da istruzione a formazione e viceversa sono formalizzati dalla Com-
missione Interistituzionale prevista dall’OM 87/04, la quale deve rilasciare la cer-
tificazione di credito prevista dal D.M. 86/04.
Passaggi da istruzione a istruzione: in mancanza di normativa regolamen-
tare specifica, essendo stata abrogata la L. 9/99, restano regolati dalla O.M. 90
del 2001, art. 24. L’Ordinanza prevede la possibilità di passare da una scuola ad
un’altra di diversa tipologia o indirizzo, prima dell’inizio di un nuovo anno scola-
stico, previo superamento degli esami integrativi.
Tale procedura è stata ribadita da Direttore generale dell’Ufficio Scolastico
Regionale del Veneto con nota prot. n. 10551/C23/H8 del 20.12.2007.
L’O.M. 90/2001, all’art. 24, comma 3, dispone che gli studenti che chiedono
l’ammissione alla seconda classe di un’altra scuola, diversa da quella di provenien-
za, non sostengano l’esame integrativo, ma un colloquio teso a verificare eventuali
debiti da ripianare nel corso del nuovo anno scolastico.
Il trasferimento, che consiste nel passaggio ad altra scuola della stessa tipolo-
gia e indirizzo, è consentito anche in corso d’anno scolastico (es da Liceo classico
a liceo classico; da ITIS indirizzo meccanico a ITIS indirizzo meccanico).
151
10 LE PROSPETTIVE DI LAVORO. RETI DI SCUOLE, SISTEMA DIFFUSO, COLLABORAZIONI INTERISTITUZIONALI E DI TERRITORIO:
VERSO UN MOVIMENTO EDUCATIVO “PER IL MAGGIOR BENE DEI GIOVANI E DELLA SOCIETÀ
DGR 1598/2005 e DDR 656 del 26.09.2005 (cfr. Procedure per l’attuazione dei
passaggi verso la formazione professionale ex art. 6 DPR 12.7.2000 n. 257, allegato
3 delle Linee Guida).
Passaggi da formazione a istruzione: sono regolati dall’O.M. 87/2004, at-
tuativa della L. 144/99, art. 68.
Si ricorda che, in via transitoria, fino ad attuazione a regime completo del
riordino della scuola secondaria di secondo grado, il passaggio al quarto anno
dell’Istituto Professionale è possibile solo previo superamento dell’esame di quali-
fica di Stato. Questo vale anche per gli studenti provenienti dai percorsi triennali
di formazione regionale già in possesso di qualifica regionale.
I passaggi da istruzione a formazione e viceversa sono formalizzati dalla Com-
missione Interistituzionale prevista dall’OM 87/04, la quale deve rilasciare la cer-
tificazione di credito prevista dal D.M. 86/04.
Passaggi da istruzione a istruzione: in mancanza di normativa regolamen-
tare specifica, essendo stata abrogata la L. 9/99, restano regolati dalla O.M. 90
del 2001, art. 24. L’Ordinanza prevede la possibilità di passare da una scuola ad
un’altra di diversa tipologia o indirizzo, prima dell’inizio di un nuovo anno scola-
stico, previo superamento degli esami integrativi.
Tale procedura è stata ribadita da Direttore generale dell’Ufficio Scolastico
Regionale del Veneto con nota prot. n. 10551/C23/H8 del 20.12.2007.
L’O.M. 90/2001, all’art. 24, comma 3, dispone che gli studenti che chiedono
l’ammissione alla seconda classe di un’altra scuola, diversa da quella di provenien-
za, non sostengano l’esame integrativo, ma un colloquio teso a verificare eventuali
debiti da ripianare nel corso del nuovo anno scolastico.
Il trasferimento, che consiste nel passaggio ad altra scuola della stessa tipolo-
gia e indirizzo, è consentito anche in corso d’anno scolastico (es da Liceo classico
a liceo classico; da ITIS indirizzo meccanico a ITIS indirizzo meccanico).
CAPITOLO 9
Certificazione, sua funzione e
supplemento al certificato
Dario Nicoli
152
9 CERTIFICAZIONE, SUA FUNZIONE E SUPPLEMENTO AL CERTIFICATO
È del tutto chiaro come, nel presente progetto, il tema della certificazione non
sia stato trattato come un fatto amministrativo, quanto invece come il momento
terminale di un processo che chiamiamo “formativo” – progettuale, didattico,
valutativo – teso a porre la persona dello studente nella migliore condizione, tale
da poter fronteggiare la realtà in modo autonomo e responsabile.
Ciò in coerenza con l’approccio da cui si è partiti, ovvero la visione antropolo-
gica e sociale della competenza. O meglio: della persona competente.
In questo senso, come già detto all’inizio, si sono volute evitare due visioni
erronee:
• la visione di chi concepisce la competenza come una somma di parti (co-
noscenze, abilità, capacità) e quindi pone ad oggetto di cura i frammenti
(conoscenze, abilità, capacità) e non il tutto;
• la visione di chi concepisce la competenza come performance, quindi è
un requisito dell’organizzazione e non della persona, e tende a costruire
“dizionari di competenze” di matrice neo-tayloristica (più evidente nell’ap-
proccio britannico).
A queste si è preferita decisamente la concezione della competenza come l’atto
della mobilitazione efficace e valutata/validata della persona di fronte a problemi.
Si tratta pertanto di porre in luce – in un giudizio appropriato – il saper agire (e
reagire) della persona. Tale giudizio indica la fiducia, da parte di chi lo formula,
circa la capacità della persona di saper mobilitare conoscenze, abilità e risorse
personali, per risolvere problemi, assumere e portare a termine compiti in contesti
professionali, sociali, di studio, di lavoro, di sviluppo personale, quindi un “sapere
agito” che risulta pervasivo delle diverse dimensioni ed esperienze di vita, e nel
contempo predittivo, avendo chiaro il carattere non assoluto, bensì attendibile
(ovvero supportato da prove reali e adeguate), di tale affermazione.
È in questa prospettiva che è stata elaborata la metodologia di certificazione, il
formato del certificato e il supplemento coerente con l’approccio Europass.
Due sono i criteri chiave adottati per tale impostazione:
• il riferimento alle otto competenze di cittadinanza europea
• la presenza nel certificato dei riferimenti alle “evidenze” delle competenze,
così come indicati nelle rispettive rubriche.
Il riferimento alle competenze di cittadinanza europea esprime le seguenti
necessità:
• ancorare l’azione delle reti venete ad un contesto comunitario;
• individuare un elenco essenziale e contenuto di macro-competenze per
sfuggire al rischio della frammentazione e dell’artificiosità delle micro-
competenze;
• evitare la duplicazione delle certificazioni: quella dell’obbligo di istruzio-
153
9 CERTIFICAZIONE, SUA FUNZIONE E SUPPLEMENTO AL CERTIFICATO
ne, e quella obbligatoria per ogni anno del percorso degli studi, sia pure a
richiesta dello studente.
La presenza delle evidenze delle competenze indica la ricerca di un giudizio
di padronanza, una qualità in base alla quale la persona è in grado di mobilitare,
integrare ed orchestrare le risorse che possiede. Questa mobilitazione è pertinente
solo entro una situazione reale (o simulata); ogni situazione costituisce un caso a
sé stante, anche se può essere trattata per analogia con altre situazioni già incon-
trate. L’esercizio della competenza passa attraverso operazioni mentali complesse,
quelle che permettono di determinare (più o meno coscientemente e rapidamen-
te) e di realizzare (più o meno efficacemente) un’azione relativamente adatta alla
situazione.
In base a ciò, è incongruo ritenere che la valutazione delle competenze si
svolga attraverso la somma algebrica di voti conseguenti a verifiche aventi per
oggetto conoscenze ed abilità, attuate in modo inerte ovvero slegate da un com-
pito-problema contestualizzato, perché questo modo di procedere non consente
di esprimere un giudizio sulla capacità della persona di mobilitare le risorse a
disposizione a fronte di compiti-problema reali, fattore che costituisce il cuore di
una valutazione attendibile. È quindi indispensabile che la valutazione segua una
didattica per competenze; questa è svolta tramite unità di apprendimento, carat-
terizzate dall’insieme di occasioni che consentono allo studente di entrare in un
rapporto personale con il sapere, affrontando compiti che conducono a prodotti
di cui egli possa andare orgoglioso e che costituiscono oggetto di una valutazione
attendibile.
La certificazione indica il momento in cui, a seguito della valutazione, si passa
alla registrazione degli apprendimenti entro una scheda che ne indichi il livello di
padronanza e le altre informazioni utili alla comprensione del giudizio.
Occorrere garantire il criterio della attendibilità, che a sua volta comporta un
legame con delle ancore (evidenze) che sostengano tale giudizio dando ad esso
una efficacia dimostrativa, un riscontro probatorio e una leggibilità che lo renda
comprensibile in contesti diversi.
La necessità di certificare le competenze del soggetto viene intesa e proposta qui
in senso non formalistico, come risposta al bisogno, ampiamente descritto anche
nei capitoli precedenti, di passare, nella scuola tanto quanto nel mondo del lavoro,
da un dispositivo formativo rigido ad uno aperto e flessibile, più individualizzato
e rispondente al principio della valorizzazione della persona. Nella logica del cur-
ricolo personalizzato, sullo sfondo di uno scenario di mobilità nelle esperienze di
studio quanto in quelle di lavoro, la visibilità e riconoscibilità del patrimonio di
conoscenze acquisite è affidata alla certificazione che va quasi di necessità abbinata
ad un altro strumento, il portfolio, di cui dopo brevemente si parlerà.
154
9 CERTIFICAZIONE, SUA FUNZIONE E SUPPLEMENTO AL CERTIFICATO
L’azione di certificazione rappresenta un’azione complessa, tesa a soddisfare i
seguenti criteri:
• la comprensibilità del linguaggio, che deve riferirsi - in forma narrativa e
non quindi con linguaggi stereotipati - a locuzioni e sintagmi che consen-
tano ai diversi attori di visualizzare le competenze,
• l’attribuibilità delle competenze al soggetto con specificazione delle evi-
denze che consentano di contestualizzare la competenza entro processi re-
ali in cui egli è coinvolto insieme ad altri attori,
• la validità del metodi adottati nella valutazione e validazione delle compe-
tenze stesse, con specificazione del loro livello di padronanza.
Un certificato siffatto necessita di una raccolta dei prodotti più significativi
realizzati dalla persona valutata. Si tratta del portfolio, ovvero una raccolta si-
gnificativa dei lavori dell’allievo che racconta la storia del suo impegno, del suo
rendimento e del suo progresso. Consente di capire la storia della crescita e dello
sviluppo di una persona corredandola con materiali che permettono di compren-
dere “che cosa è avvenuto” lungo il percorso formativo.
È elaborato dall’allievo che è chiamato a scegliere i lavori di cui va più orgo-
glioso, accanto a quelli che, d’intesa con i docenti, risultano significativi al fine
di documentare i suoi progressi nell’apprendimento. Tra i lavori documentabili
vi sono anche quelli realizzati in alternanza. Possono essere rilevanti anche gite,
tornei, eventi purché gestiti in chiave formativa.
La certificazione – riferita ad ogni studente e svolta dall’intera équipe dei do-
centi-formatori - si svolge nei seguenti modi:
• Si riportano ad ogni riga le competenze indicate in ciascuna delle rubriche
e corrispondente UdA
• si indicano le situazioni di apprendimento più significative traendole dal
portfolio e dall’attività didattica;
• si attribuisce il livello della competenza (se positivo), specificandone il grado
ed eventualmente altre informazioni utili, sotto forma di note.
Ecco la struttura del certificato delle competenze per un percorso quinquen-
nale di diploma di Stato:
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9 CERTIFICAZIONE, SUA FUNZIONE E SUPPLEMENTO AL CERTIFICATO
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9 CERTIFICAZIONE, SUA FUNZIONE E SUPPLEMENTO AL CERTIFICATO
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9 CERTIFICAZIONE, SUA FUNZIONE E SUPPLEMENTO AL CERTIFICATO
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159
9 CERTIFICAZIONE, SUA FUNZIONE E SUPPLEMENTO AL CERTIFICATO
Di conseguenza, il Supplemento del certificato, oltre alla parte anagrafica ed
all’indicazione del titolo rilasciato e del profilo di riferimento, fornisce le infor-
mazioni necessarie alla sua collocazione, come di seguito indicato:
INFORMAZIONI SUL CERTIFICATO
Titolo di studio rilasciato Diploma di Istituto Tecnico/Professionale/Liceo…; Diploma di qualifica professionale tri/quadriennale regionale
Classe o ambito disciplinare (indirizzo e articolazione da regolamenti)
Denominazione della Scuola
Nome:
Città:
Stato:
status giuridico:
Istituzione che gestisce gli studi (MIUR/Regione)
Livello del certificato (nazionale o
internazionale
Livello ISCED:
Livello EQF:
Altro:
scala di valutazione
soglia di validità
Valutazione in 100°
Soglia minima: 60
Norma di riferimento
Nuovo ordinamento …..
Legge ……………
Etc….
Accesso a studi ulteriori accesso a IFTS; ITS; corsi universitari (per CFP previo diploma quadriennale e frequenza quinto anno integrativo)
……………………………
Inoltre, si precisano le modalità riconosciute di acquisizione del titolo distin-
guendo tra formazione in aula, formazione sul lavoro/stage, durata totale e requi-
siti di accesso.
A questo punto viene inserito lo schema di certificazione sopra indicato, con
la specificazione degli indicatori/evidenza, del livello EQF e dei descrittori della
padronanza ricavabili dalle Rubriche.
È pure importante la sezione riferita al curriculum ed ai crediti ottenuti dal ti-
tolare del certificato, con particolare riferimento alle esperienze qualificanti come
l’alternanza scuola-lavoro, i viaggi di studio, i capolavori e le Unità di apprendi-
mento dotate di specifico valore.
Infine, si indicano le occupazioni accessibili, come di seguito specificato:
160
9 CERTIFICAZIONE, SUA FUNZIONE E SUPPLEMENTO AL CERTIFICATO
OCCUPAZIONI ACCESSIBILI AL POSSESSORE DEL CERTIFICATO
1) Il qualificato / diplomato in:
trova collocazione nel mercato del lavoro sia come dipendente che come lavoratore autonomo nei
ruoli e nelle funzioni indicati:
- aziende private del settore:
- enti pubblici:
sulla base delle seguenti intese e norme di riferimento:
2) Il titolo conseguito consente l’accesso alle seguenti professioni normate per legge:
Tipo di accesso (diretto, esame abilitante)
161
10 LE PROSPETTIVE DI LAVORO. RETI DI SCUOLE, SISTEMA DIFFUSO, COLLABORAZIONI INTERISTITUZIONALI E DI TERRITORIO:
VERSO UN MOVIMENTO EDUCATIVO “PER IL MAGGIOR BENE DEI GIOVANI E DELLA SOCIETÀ
OCCUPAZIONI ACCESSIBILI AL POSSESSORE DEL CERTIFICATO
1) Il qualificato / diplomato in:
trova collocazione nel mercato del lavoro sia come dipendente che come lavoratore autonomo nei
ruoli e nelle funzioni indicati:
- aziende private del settore:
- enti pubblici:
sulla base delle seguenti intese e norme di riferimento:
2) Il titolo conseguito consente l’accesso alle seguenti professioni normate per legge:
Tipo di accesso (diretto, esame abilitante)
CAPITOLO 10
Le prospettive di lavoro. Reti di
scuole, sistema diffuso, collaborazioni
interistituzionali e di territorio: verso
un movimento educativo “per il
maggior bene dei giovani e della
società”
Dario Nicoli
162
10 LE PROSPETTIVE DI LAVORO. RETI DI SCUOLE, SISTEMA DIFFUSO, COLLABORAZIONI INTERISTITUZIONALI E DI TERRITORIO:
VERSO UN MOVIMENTO EDUCATIVO “PER IL MAGGIOR BENE DEI GIOVANI E DELLA SOCIETÀ
1. IL VERO SCOPO DEL LAVORO DELLA RETE
Bisogna comprendere appieno il vero scopo dello straordinario lavoro svolto
dalla Rete Veneta delle competenze. Non si trattava soltanto di fornire un meto-
do per tradurre i saperi in compiti reali o vicini alla realtà e per consentire una
valutazione attendibile che potesse dare al certificato delle competenze una piena
dignità. Questo è l’esito per così dire formale del lavoro. Lo scopo prevalente,
quello fondamentale, è invece da ricercare nella domanda che attraversa da tempo
il ceto insegnante: “come ridare motivazione allo studio ai giovani?”. E la risposta
è duplice: ridando passione alla cultura e mobilitando le risorse buone degli stu-
denti in un vero e proprio lavoro dello studiare che li inserisca in modo positivo
nel reale imparando a rivestire un ruolo attivo che fa leva sulle prerogative umane
della curiosità, della ricerca comune, dello sforzo metodico, della soddisfazione
per il risultato. Non una vuota animazione senza sostanza, non un ricorso fidei-
stico alle tecnologie fino a trasformare la scuola in una sorta di luna park delle
distrazioni, ma neppure un triste irrigidimento della didattica in tante micro-pre-
stazioni da certificare con piccoli crediti da consegnare infine al Ragioniere delle
competenze. La cultura è piena di patos ed in forza di ciò è in grado di trovare
la strada del cuore (se lo intendiamo non in chiave sentimentalista, ma nel senso
degli antichi ovvero come centro dell’esperienza umana), procedendo per ricerche
ed illuminazioni che restituiscano al cucciolo d’uomo la sua dignità di persona,
insegnandogli ad essere componente attiva e consapevole di una comune civiltà.
È come ridare vitalità alla scuola, instillare in essa il sentimento grande ed
innocente dell’avventura della conoscenza; una scuola che si è per molte ragioni
ripiegata sulla routine di nomenclature e di leggi, secondo una sequenza di unità
didattiche che nella loro semplicità e ripetitività forse chiedono poco impegno,
ma di sicuro conducono all’amarezza ed a quel diffuso sentimento di disistima
professionale che prima che dall’esterno proviene dallo stesso mondo insegnante.
Nello spostare l’attenzione dalla ripetizione del sapere alla sua scoperta attiva
mediante il lavoro dello studio, avviene un fatto nuovo: gli studenti sentono di
essere trattati davvero come esseri civili, dotati di capacità ed immaginazione, o
come si diceva un tempo “assetati di sapere”. L’alleanza intelligente e selettiva con
la realtà ed i suoi attori restituisce loro il valore dello sforzo che gli è richiesto,
fornendo in tal modo la risposta più eloquente, perché non bisognosa di discorsi,
alla loro domanda insistente: “perché studiare, a cosa mi serve?”. Si studia perché
si è persone, uniche ed irripetibili, membri di una collettività cui si appartiene
non solo per lingua, terra e sangue, ma per tradizione. Per portare il proprio
contributo la propria novità - alla società in modo utile e dotato di valore, ed in
questo modo per realizzare le proprie potenzialità.
163
10 LE PROSPETTIVE DI LAVORO. RETI DI SCUOLE, SISTEMA DIFFUSO, COLLABORAZIONI INTERISTITUZIONALI E DI TERRITORIO:
VERSO UN MOVIMENTO EDUCATIVO “PER IL MAGGIOR BENE DEI GIOVANI E DELLA SOCIETÀ
2. IL PASSAGGIO DALLA SPERIMENTAZIONE ALL’ORDINARIETÀ
Il lavoro della Rete si è mosso sul crinale tra la ricerca e l’applicazione alla
realtà; non bisogna dimenticare perciò che si è trattato di una condizione pri-
vilegiata, resa possibile sia dal progetto e dalle risorse della Regione Veneto,
ma anche dal paziente e fecondo lavoro precedente svolto nel solco aperto
dall’alternanza scuola-lavoro, ma poi ampliatosi in direzione di una didattica
più efficace ed attiva. Ciò spiega perché tale lavoro, oltre ad aver delineato una
prospettiva per la scuola, è andato oltre le aspettative iniziali che si limitavano
a delineare un approccio sperimentale, per così dire “in vitro”, poiché è stato,
sia pure in misura differente, adottato nella gestione ordinaria delle attività
didattiche e valutative/certificative di diverse scuole e cfp. Ciò è potuto ac-
cadere in forza del’esperienza precedente realizzata e della preesistente rete di
supporto all’innovazione didattica nelle scuole. Ma tale passaggio è avvenuto
in modo volontaristico, facendo leva sulla convinzione e sull’impegno del-
la cosiddetta “scuola militante”: gli insegnanti coinvolti nel lavoro di questi
anni. È vero che questa è la strada da sempre percorsa in ogni progetto di
innovazione scolastica, ma qui non siamo di fronte ad una proposta parziale
che si possa appoggiare unicamente su chi ci crede e rende disponibili cuore,
testa e lavoro. Siamo in presenza di una proposta non solo di valutazione degli
apprendimenti, ma anche di filosofia di fondo dei sistemi educativi e di defi-
nizione di un nuovo patto tra scuola e giovani, oltre che del sistema formativo
e gli adulti.
Il lavoro svolto ha indicato la strada, ma occorre che il passaggio all’ordinarietà
avvenga sulla base di un accompagnamento adeguato e sistematico. Nascono da
qui due questioni cruciali:
• Quali sono i passi per tradurre un approccio sperimentale, per sua natura
incompleto e soprattutto “non economico”, in un modello formativo or-
dinario rivolto a docenti che presentano un profilo di coinvolgimento non
militante, ma per così dire “normale”?
• Quali sono gli attori istituzionali che si possono assumere il compito di
guidare tale processo e con quali strumenti organizzativi è possibile soste-
nere un lavoro degli insegnanti centrato su una forte cooperazione orizzon-
tale tra settori, dipartimenti e discipline?
3. INTERVENTI RELATIVI ALL’APPROCCIO
L’impianto elaborato si basa essenzialmente sulla traduzione dei risultati di
apprendimento fissati dall’Autorità competente in evidenze e saperi essenziali
(Rubriche delle competenze), sulla struttura della didattica per unità di appren-
dimento, su un modello di valutazione misto di tipo formativo (la sequenza delle
UdA) e specifico (prova esperta). Per divenire una proposta gestibile occorre fare
164
10 LE PROSPETTIVE DI LAVORO. RETI DI SCUOLE, SISTEMA DIFFUSO, COLLABORAZIONI INTERISTITUZIONALI E DI TERRITORIO:
VERSO UN MOVIMENTO EDUCATIVO “PER IL MAGGIOR BENE DEI GIOVANI E DELLA SOCIETÀ
un passo ulteriore nella prospettiva dell’operatività quotidiana. A tale scopo ci
siamo riferiti al modello Francese del «Livret personnel de compétences»55.
E qui sorge una questione: qual è il punto di equilibrio realistico tra il caratte-
re costruttivo della metodologia proposta e la necessità di strumenti semplificati
che consentano ad un consiglio di classe di assumere in modo non eccessivamente
preoccupato il peso del lavoro necessario alla sua gestione ordinaria?
Due sono gli snodi in questa direzione:
• Definire un piano di riferimento comune non solo dei consigli di classe e
dei dipartimenti, ma di un organismo che possiamo chiamare “Consiglio
allargato di settore”, responsabile della elaborazione del Piano formativo
di settore che costituisca il punto di riferimento dell’attività per ogni inse-
gnante, nel quale indicare, partendo dal fondo ovvero dal profilo finale e
procedendo a ritroso, le prestazioni-evidenze, i nuclei portanti del sapere,
le attività di supporto alla didattica (visite di istruzione, scambi, concorsi,
eventi …) e le attività valutative specifiche (prove esperte di fine primo
biennio, di terza e di quarta), considerando pure le prove Invalsi.
• Elaborare, per ogni dipartimento, una Linea Guida che fornisca indicazio-
ni proprie per ogni ambito di insegnamento specificate in metodo, sup-
porti, sequenza di UdA proposte, progetti, iniziative e suggerimenti per
la valutazione, sia in generale che in riferimento ad ogni specifico profilo,
così da fornire riferimenti operativi ai docenti.
Circa il nodo della valutazione, occorre rendere più convergenti le evidenze
delle competenze mirate ed i criteri di valutazione utilizzati nelle unità di appren-
dimento. Ciò si può perseguire elaborando una griglia di valutazione unitaria
che, partendo dalle competenze chiave europee, suggerisca i criteri appropriati ad
ognuna di esse, in riferimento ai processi, ai prodotti ed ai linguaggi.
Ma è possibile pure immaginare la creazione di un software con alcuni fogli
elettronici integrati, basati su algoritmi in parte definiti ed in parte costruiti dal
consiglio di classe, che consenta di effettuare in modo semplificato:
• Le valutazioni delle UdA e delle prove esperte traducendo il grado di pa-
dronanza in punteggio dopo averlo “pesato”; la somma algebrica dei punti
parziali contribuirebbe ad un punteggio totale centesimale per ogni ma-
crocompetenza, indicando in tal modo il grado finale (0-59 non raggiun-
to; 60-74 basilare; 65.89 intermedio; 90-100 elevato) così da produrre
la certificazione finale, consentendo nel frattempo di produrre voti nelle
discipline, negli assi culturali coinvolti e nella condotta, utili per la pagella.
• Le comunicazioni agli allievi ed alle famiglie sia periodiche sia in presenza
di situazioni problematiche o di passaggi ad altri percorsi o altre scuole.
È noto l’errore dei software in commercio, dato dal fatto che il voto, inizial-
mente riferito alle conoscenze/abilità disciplinari, in un secondo tempo viene
55 Si veda l’eccellente lavoro realizzato da Claudine Rayvan per l’Associazione Docenti Italiani (ADI), di cui al
seguente sito: http://ospitiweb.indire.it/adi/CompetenzeFr11/cf1_frame.htm
165
10 LE PROSPETTIVE DI LAVORO. RETI DI SCUOLE, SISTEMA DIFFUSO, COLLABORAZIONI INTERISTITUZIONALI E DI TERRITORIO:
VERSO UN MOVIMENTO EDUCATIVO “PER IL MAGGIOR BENE DEI GIOVANI E DELLA SOCIETÀ
utilizzato per certificare le competenze, operazione scorretta perché un numero
riferito ad una tipologia di oggetti mantiene un senso solo se si ragiona sempre
degli stessi oggetti sia pure su scala diversa (quadrimestre, anno, classe, scuola,
territorio…), altrimenti è solo un simbolo grafico senza senso.
Questo dispositivo chiederebbe invece ai valutatori di osservare la prestazio-
ne nelle sue diverse componenti, e di valutarla per gradi di padronanza; la loro
traduzione in voti centesimali “pesati” consente, senza salti logici, di collocare il
numero risultante dalla loro somma finale entro una scala di padronanza della
macrocompetenza.
Questo metodo potrebbe portare alla soluzione del problema della continuità
tra i cicli ed i gradi del sistema, lavorando su standard di prestazioni per ogni
tappa, così come fanno i Francesi (terza e quinta primaria, seconda secondaria).
4. INTERVENTI RELATIVI ALLA GUIDA ED ALL’ORGANIZZAZIONE
La questione organizzativa risulta altrettanto rilevante rispetto a quella meto-
dologica, poiché è lo snodo che consente la gestione ordinata di questo impianto
formativo che modifica in buona parte l’attuale struttura scolastica.
Due sono i livelli dell’intervento:
1. Dal punto di vista del governo, occorre considerare il ruolo dei tre attori in
gioco: la Direzione scolastica regionale, la Regione e le stesse Reti di scuole.
Questi tre attori dovrebbero concordare una modalità di lavoro comune,
che preveda con chiarezza l’assunzione di responsabilità nella guida del
processo di transizione delle scuole. È naturale che ciò richieda in primo
luogo un profilo più direttivo da parte della Direzione scolastica regionale,
mentre la Regione dovrebbe procedere nel suo impegno apprezzabile di
sostegno all’intesa tra attori su un modello organico di gestione delle com-
petenze. Ma occorre che le reti di scuole assumano un profilo più attivo,
maggiormente consapevoli della responsabilità che gli è stata attribuita con
l’inserimento nella Carta Costituzionale del principio dell’autonomia. Ciò
è ancor più avvalorato dalla natura educativa e sociale - non semplicemente
amministrativa - dell’approccio per competenze che mira ad una forma-
zione più efficace nel quadro di un rilancio della centralità della scuola e
della sua identità. Ma nel contempo vanno mobilitati gli attori economici
e professionali, perché riconoscano il valore delle certificazioni delle com-
petenze nel quadro delle politiche del personale, in quanto strumenti de-
scrittivi del percorso formativo delle persone e predittivi della loro capacità
di mobilitazione di fronte ai compiti ed ai problemi dei ruoli lavorativi
per cuoi si candidano. Accanto a questo, è utile accrescere il ruolo positivo
svolto dai concorsi che qua e là sono già stati avviati, caratterizzandoli come
prove esperte esterne, realizzate con il diretto intervento dei soggetti eco-
nomici, professionali e sociali.
166
10 LE PROSPETTIVE DI LAVORO. RETI DI SCUOLE, SISTEMA DIFFUSO, COLLABORAZIONI INTERISTITUZIONALI E DI TERRITORIO:
VERSO UN MOVIMENTO EDUCATIVO “PER IL MAGGIOR BENE DEI GIOVANI E DELLA SOCIETÀ
2. Dal punto di vista della comunità degli insegnanti, è necessario delineare
uno spazio di azione cooperativa tra i coordinatori ed i docenti dei diversi
indirizzi, assi e discipline, favorendo il confronto, la produzione e lo scam-
bio di materiali, incrementando a tale scopo il ruolo del sito Piazza delle
competenze che già oggi rappresenta un punto di riferimento nazionale sul
tema della didattica per competenze. Ciò richiede una politica delle reti di
scuole e di territorio, e nel contempo una rete di amministratori stabili e
riconosciuti.
5. VERSO UN MOVIMENTO EDUCATIVO “PER IL MAGGIOR BENE DEI GIOVANI E
DELLA SOCIETÀ”
Ma non bisogna sbagliare prospettiva: non siamo di fronte a mera progettuali-
tà, c’è al fondo dell’opera delle reti, posto appena sotto la superficie delle cose da
fare e dei problemi che non mancano mai, naturalmente nel contesto dei tempi
difficili che stiamo correndo, qualcosa di sorprendente ed è la consapevolezza di
avere toccato da vicino il segreto di un’arte che si credeva perduta: l’educazione
attraverso la cultura. Nell’impegno e nell’entusiasmo degli insegnanti e dei diri-
genti si è vista in azione qualcosa di simile all’antica concezione di “professione”
ovvero una fede nei giovani, ma anche nella scuola (nei colleghi…) e nella cul-
tura della nostra civiltà. L’umano desiderio di conoscere dei giovani coinvolti si è
potuto risvegliare perché hanno avvertito nei loro confronti - in quanto persone
singolari componenti di una comunità - l’attesa positiva degli insegnanti e la loro
affezione, connessa alla costante compagnia nell’esperienza culturale, ottenendo
in tal modo da loro stima e fiducia.
Ogni volta che in una classe si avverte il sentimento comune del gusto del
sapere, quando si presentano i segni di quel piccolo miracolo quotidiano dell’il-
luminazione (“ho capito!”), l’insegnante capisce la grandezza del suo lavoro che,
avvicinandosi al segreto della realtà, costituisce il vero fondamento della comu-
nità sociale.
Ma il mondo è costituito più da insegnanti che da non-insegnanti che sanno
ciò di cui stiamo parlando. Introdurre i piccoli d’uomo nella realtà è un compito
comune che rende umano il tempo che ci vede indaffarati. Il mero addestramento
a compiti predefiniti rivelerebbe un pensiero scettico e una sfiducia nella capacità
creativa della nostra gioventù.
Occorre un soprassalto di fiducia nei confronti dei giovani, e questo richiede
la condivisione ed il coinvolgimento di tutti gli attori sociali sensibili entro un
movimento educativo fatto di sostegno e solidarietà. Ma soprattutto della capaci-
tà di selezionare tra le iniziative da realizzare quelle che consentano ai giovani di
conquistare la loro personale strada.
167
10 LE PROSPETTIVE DI LAVORO. RETI DI SCUOLE, SISTEMA DIFFUSO, COLLABORAZIONI INTERISTITUZIONALI E DI TERRITORIO:
VERSO UN MOVIMENTO EDUCATIVO “PER IL MAGGIOR BENE DEI GIOVANI E DELLA SOCIETÀ
2. Dal punto di vista della comunità degli insegnanti, è necessario delineare
uno spazio di azione cooperativa tra i coordinatori ed i docenti dei diversi
indirizzi, assi e discipline, favorendo il confronto, la produzione e lo scam-
bio di materiali, incrementando a tale scopo il ruolo del sito Piazza delle
competenze che già oggi rappresenta un punto di riferimento nazionale sul
tema della didattica per competenze. Ciò richiede una politica delle reti di
scuole e di territorio, e nel contempo una rete di amministratori stabili e
riconosciuti.
5. VERSO UN MOVIMENTO EDUCATIVO “PER IL MAGGIOR BENE DEI GIOVANI E
DELLA SOCIETÀ”
Ma non bisogna sbagliare prospettiva: non siamo di fronte a mera progettuali-
tà, c’è al fondo dell’opera delle reti, posto appena sotto la superficie delle cose da
fare e dei problemi che non mancano mai, naturalmente nel contesto dei tempi
difficili che stiamo correndo, qualcosa di sorprendente ed è la consapevolezza di
avere toccato da vicino il segreto di un’arte che si credeva perduta: l’educazione
attraverso la cultura. Nell’impegno e nell’entusiasmo degli insegnanti e dei diri-
genti si è vista in azione qualcosa di simile all’antica concezione di “professione”
ovvero una fede nei giovani, ma anche nella scuola (nei colleghi…) e nella cul-
tura della nostra civiltà. L’umano desiderio di conoscere dei giovani coinvolti si è
potuto risvegliare perché hanno avvertito nei loro confronti - in quanto persone
singolari componenti di una comunità - l’attesa positiva degli insegnanti e la loro
affezione, connessa alla costante compagnia nell’esperienza culturale, ottenendo
in tal modo da loro stima e fiducia.
Ogni volta che in una classe si avverte il sentimento comune del gusto del
sapere, quando si presentano i segni di quel piccolo miracolo quotidiano dell’il-
luminazione (“ho capito!”), l’insegnante capisce la grandezza del suo lavoro che,
avvicinandosi al segreto della realtà, costituisce il vero fondamento della comu-
nità sociale.
Ma il mondo è costituito più da insegnanti che da non-insegnanti che sanno
ciò di cui stiamo parlando. Introdurre i piccoli d’uomo nella realtà è un compito
comune che rende umano il tempo che ci vede indaffarati. Il mero addestramento
a compiti predefiniti rivelerebbe un pensiero scettico e una sfiducia nella capacità
creativa della nostra gioventù.
Occorre un soprassalto di fiducia nei confronti dei giovani, e questo richiede
la condivisione ed il coinvolgimento di tutti gli attori sociali sensibili entro un
movimento educativo fatto di sostegno e solidarietà. Ma soprattutto della capaci-
tà di selezionare tra le iniziative da realizzare quelle che consentano ai giovani di
conquistare la loro personale strada.
CAPITOLO 11
Lo svolgimento dei progetti: dati
quantitativi e percezioni dei vari
capofila
Alberto Ferrari
168
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
1. ORGANIZZAZIONE GENERALE DELLE ATTIVITÀ DI PROGETTO
I progetti riferiti alla DGR 1758/2009 sono stati realizzati tra il gennaio 2010
e il luglio 2011; il seminario di chiusura finale si tiene nel settembre 2011.
Durante questo periodo le attività di progetto, articolate in 4 macro-fasi, si
sono sviluppate secondo la sequenza che si riporta nel seguente diagramma.
1.
RICERCA
fase periodo attività - prodotti
2.
RISULTATI
D’APPRENDIMENTO
3.
STRUMENTI PER LA
DIDATTICA PER
COMPETENZE
4.
SPERIMENTAZIONE
gennaio - febbraio 2010
1. Ricerca
1. Linee guida 1
2. Supplemento
3. Linee guida 2
3. SDC generali:
UdA cittadinanza
3. SDC di pro�lo:
UdA e Prove Esperte
4, Sperimentazione
Prove Esperte
2. RdA: rubriche di
cittadinanza e
di indirizzomarzo - settembre 2010
ottobre 2010 - marzo 2011
febbraio - giugno 2011
Considerando i 5 progetti facenti capo a RVC, il lavoro complessivo ha per-
messo di analizzare 26 profili in uscita dai percorsi quinquennali o triennali,
elencati nella tabella seguente:
169
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
1 Diplomato liceo artistico indirizzo grafica
2 Diplomato liceo scientifico (opzione scienze applicate)
3 Diplomato liceo scienze umane
4 Diplomato in amministrazione, finanza e marketing
5 Diplomato in turismo
6 Diplomato in meccanica, meccatronica ed energia (articolazione meccanica e
meccatronica)
7 Diplomato in elettronica ed elettrotecnica (tutte le articolazioni)
8 Diplomato in informatica e telecomunicazioni (articolazione informatica)
9 Diplomato nell’Indirizzo Sistema Moda (articolazione “Tessile, abbigliamento e moda”)
10 Diplomato in costruzioni, ambiente e territorio (articolazione generale)
11 Diplomato di istruzione professionale indirizzo servizi socio sanitari
12 Diplomato di istruzione professionale indirizzo servizi per l’enogastronomia e la ricettività
alberghiera (tutte le articolazioni)
13 Diplomato di istruzione professionale indirizzo servizi commerciali
14 Diplomato di istruzione professionale indirizzo produzioni industriali e artigianali
(articolazione industria) (industria grafica)
15 Diplomato di istruzione professionale indirizzo produzioni industriali e artigianali
(articolazione industria) (industria chimico biologica)
16 Diplomato di istruzione professionale indirizzo produzioni industriali e artigianali
(articolazione industria) (meccanica)
17 Diplomato di istruzione professionale indirizzo manutenzione e assistenza tecnica (elettrico)
18 Diplomato di istruzione professionale indirizzo manutenzione e assistenza tecnica
(elettronica)
19 Diplomato di istruzione professionale indirizzo manutenzione e assistenza tecnica (sistemi
energetici)
20 Qualifica operatore edile
21 Qualifica operatore elettrico
22 Qualifica operatore di impianti termo-idraulici
23 Qualifica operatore alla riparazione di veicoli a motore
24 Qualifica operatore meccanico
25 Qualifica operatore amministrativo - segretariale
26 Qualifica operatore ai servizi di vendita
I numerosi prodotti sono stati organizzati in modo da costituire un corpus
unico di materiali di riferimento, secondo una sequenza logica che prevede dei
documenti validi per tutti i 26 profili in esame (ricerche; linee guida 1 e 2;
supplemento al certificato; UdA di cittadinanza – volume B del “percorso for-
mativo”; strumenti per i passaggi) e dei documenti specifici per i singoli profili
(descrizione dei risultati di apprendimento – volume A del “percorso formativo”;
UdA di indirizzo e prove esperte - volume C del “percorso formativo”).
170
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
Il “percorso formativo”56, elaborato per ciascun profilo preso in esame, è
quindi costituito da 3 volumi:
A) i risultati di apprendimento (specifici per profilo);
B) le UdA di cittadinanza (valide per tutti i profili);
C) le UdA di indirizzo e le prove esperte (specifiche per profilo).
La tabella seguente illustra la “struttura” organizzativa della documentazione
prodotta:
1. Ricerca
1. Linee guida 1
2. RdA: rubriche di cittadinaza e di indirizzo
PERCORSO FORMATIVO
VOLUME A
2. Supplemento
3. Linee guida 2
3. SDC generali: UdA cittadinanza
RdA
Prof. 1
RdA
Prof. 2
RdA
Prof. 3
RdA
Prof. 4
RdA
Prof. 5
RdA
Prof. 6
RdA
Prof. 7
RdA
Prof. 8
RdA
Prof. 9
RdA
Prof. 10
RdA
Prof.11
RdA
Prof. ...
3. SDC di pro�lo: UdA e Prove Esperte
SDC
Prof. 1
SDC
Prof. 2
SDC
Prof. 3
SDC
Prof. 4
SDC
Prof. 5
SDC
Prof. 6
SDC
Prof. 7
SDC
Prof. 8
SDC
Prof. 9
SDC
Prof. 10
SDC
Prof.11
SDC
Prof. ...
4. Sperimentazione Prove Esperte
PE
Prof. 1
PE
Prof. 2
PE
Prof. 3
PE
Prof. 4
PE
Prof. 5
PE
Prof. 6
PE
Prof. 7
PE
Prof. 8
PE
Prof. 9
PE
Prof. 10
PE
Prof.11
PE
Prof. ...
PERCORSO FORMATIVO
VOLUME C
PERCORSO FORMATIVO
VOLUME B
Nella partecipazione alle varie attività e per la realizzazione dei vari prodot-
56 Il Percorso formativo rappresenta, nell’ambito del piano dell’offerta formativa dell’Istituto, il documento di
progettazione elaborato dal dipartimento e dal consiglio di classe, ciascuno per la parte di sua pertinenza, trami-
te il quale si indicano il profilo, le caratteristiche della comunità professionale e le sue valenze educative, culturali
e professionali, i risultati di apprendimento da perseguire sotto forma di competenze articolate in abilità e
conoscenze, gli orari e gli insegnamenti per assi culturali ed area di indirizzo (considerando anche l’eventuale
curvatura decisa dall’Istituto e l’utilizzo della flessibilità oraria), le scansioni periodiche, il processo di appren-
dimento strutturato per UdA - anche con specificazione delle modalità di personalizzazione ed individualiz-
zazione, dei criteri per il riconoscimento dei crediti e per il recupero del mancato raggiungimento dei risultati
scolastici, dell’alternanza, della visita di istruzione e degli eventi, del portfolio dello studente, dei libri di testo
e dei sussidi anche virtuali - il metodo di valutazione (prove, tempi, standard), infine i titoli e le certificazioni
rilasciati. (Linee guida 1: linee guida per la pratica didattica, la valutazione e la certificazione, progetto FSE 1758,
maggio 2010)
171
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
ti sono stati coinvolti numerose scuole ed enti di formazione e vari partner e,
complessivamente, un elevato numero di docenti ed operatori vari, come si de-
sume dalla seguente tabella di sintesi che riporta i dati relativi alla partecipazione
complessiva (aggregazione dei dati dei 5 progetti di RVC) alle fasi principali del
progetto.
attività - fase
n. scuole/enti
partner
coinvolti
n. persone
coinvolte
Ricerche 23 27
1° seminario coaching tutor (24 febbraio 2010) 61 75
Workshop su rubriche: tutor coinvolti 52 71
Workshop su rubriche: componenti gruppi 78 289
2° seminario per costruzione prove (settembre 2010) 74 270
Workshop su prove: tutor coinvolti 40 37
Workshop su prove: componenti gruppi 53 165
Sperimentazione 45 293
2. DETTAGLI E DATI QUANTITATIVI DELLE SINGOLE FASI DI PROGETTO
FASE 1: LA RICERCA57
L’attività era finalizzata alla definizione del modello di lavoro, anche attraverso
la ricerca su esperienze internazionali e nazionali.
Complessivamente, i report di ricerca prodotti analizzano le seguenti espe-
rienze a livello internazionale:
• Canada
• Finlandia
• Francia
• Germania
• Paesi Bassi
• Polonia
• Scozia
• Slovenia
• Spagna
• Svezia
• Svizzera
57 Vedi anche il capitolo 3 del presente volume.
172
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
e le seguenti a livello nazionale:
• esperienza lombarda
• esperienza friulana
• esperienza ligure
• alcune esperienze venete e trevigiane
TABELLA RIASSUNTIVA
FASE 1: LA RICERCA
Prodotti realizzati nel complesso dei progetti RVC Dati quantitativi (di massima) per ogni progetto:
5report di ricerca prodotti (1 per progetto);
Redazione delle linee guida 1.
3 ore di seminario informativo iniziale
200 ore circa di lavoro di ricerca
5 persone circa occupate nella ricerca
15 ore di consulenza
FASE 2: RISULTATI DI APPRENDIMENTO58
L’attività era finalizzata all’analisi e definizione dei risultati di apprendimento
di ciascun profilo preso in esame.
TABELLA RIASSUNTIVA
FASE 2: RISULTATI DI APPRENDIMENTO
Prodotti realizzati nel complesso dei progetti RVC Dati quantitativi (di massima) per ogni progetto:
26 profili analizzati (da 4 a 10 per progetto;
volume A)
Produzione di format del supplemento al
certificato
20 scuole partner partecipanti
8 ore di seminario preliminare di condivisione
con 15 tutor
30 ore di workshop di cui 9 di plenaria e 21 di
project-work (per 15 tutor con 60 partecipanti)
+ 20 ore di preparazione – redazione –
aggregazione (per 15 tutor)
35 ore di accompagnamento – consulenza (1
consulente)
120 ore per la redazione dei 4 - 10 fascicoli di
profilo
3 ore di seminario finale di condivisione
L’attività è stata realizzata mediante workshop articolato in plenarie e labora-
tori di ricerche, come riassunto nella seguente tabella:
58 Vedi anche il capitolo 4 del presente volume.
173
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
prima giornata
1° incontro Plenaria introduttiva
2° incontro Laboratori 1: rubriche
seconda giornata 3° incontro Laboratori 2: rubriche
terza giornata 4° incontro Laboratori 3: rubriche
quarta giornata 5° incontro Laboratori 4: rubriche
quinta giornata
6° incontro Plenaria intermedia
7° incontro Laboratori 5: uda
sesta giornata 8° incontro Laboratori 6: uda
settima giornata 9° incontro Laboratori 7: uda
ottava giornata 10° incontro Plenaria finale
Dati risultanti dal monitoraggio dell’attività “workshop per la definizione dei
risultati di apprendimento”.
I dati sono stati rilevati mediante questionari somministrati ai partecipanti; le
risposte sono state date su una scala da 1 a 7, con valore medio uguale a 4.
174
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
La tabella e il grafico seguenti riportano i valori medi rilevati, raggruppati per
fattori principali:
ORGANIZZAZIONE
Adeguatezza degli aspetti logistico - organizzativi 5,40
METODO
Efficacia dell’impostazione metodologica del corso (articolato in relazioni, lavori di
gruppo, sintesi in plenaria) rispetto agli obiettivi del percorso
4,93
CONTENUTI
Quanto il workshop abbia, complessivamente, fornito informazioni ed indicazioni
rispetto ai vari contenuti
4,77
TRASFERIBILITÀ
Quanto il workshop abbia permesso di raccogliere informazioni ed indicazioni per
operare all’interno della scuola
4,50
CLIMA
Valutazione, sul piano dell’agio/disagio, delle relazioni sperimentate nei gruppi di
lavoro
6,34
CONDUZIONE – AFFIANCAMENTO
Efficacia del ruolo esercitato dal consulente/tutor di gruppo nel lavoro di gruppo 5,91
ASPETTATIVE
Coerenza dello svolgimento del percorso di lavoro con le aspettative all’avvio 5,02
SODDISFAZIONE
Soddisfazione per lo svolgimento del percorso 5,19
GRAFICO 1a
workshop per la definizione dei risultati di apprendimento: valori medi rileva-
ti, raggruppati per fattori principali
organizzazione
metodo
contenuti
trasferibilità
clima
conduzione - af�ancamento
aspettative
soddisfazione
1 2 3 4 5 6 7
175
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
La tabella e il grafico seguenti riportano invece i valori medi rilevati, disaggre-
gati per singolo item:
ORGANIZZAZIONE
1.1 Articolazione dei tempi all’interno dei moduli (lavoro di gruppo, accompagnamento e consulenza, comunicazione in plenaria ….) 5,43
1.2 Cadenza degli incontri 4,95
1.3 Ambiente di lavoro 5,81
METODO
2.1 obiettivo a) essere formato sui criteri di lavoro (linee guida) 5,00
2.2 obiettivo b) produrre la descrizione dei risultati di apprendimento 4,91
2.3 obiettivo c) analizzare e produrre strumenti di implementazione della didattica per competenze 5,02
2.4 obiettivo d) sistematizzare i saperi acquisiti nel percorso sul piano concettuale (paradigmi di riferimento) e su quello operativo (strategie e metodologie) 4,78
CONTENUTI
3.1 Insegnare per competenze per una formazione efficace 4,91
3.2 Utilizzare metodologie didattiche flessibili e alternative 4,61
3.3 Descrivere risultati di apprendimento 4,66
3.4 Elaborare Unità di Apprendimento 5,26
3.5 Utilizzare le Unità di Apprendimento 4,72
3.6 Valutare le Unità di Apprendimento 4,45
TRASFERIBILITA’
4.1 Condividere l’individuazione delle competenze oggetto dei curricoli 4,69
4.2 Coinvolgere altri colleghi nella costruzione di Unità di Apprendimento interdisciplinari 4,31
CLIMA DI LAVORO
5.1 Come valuta sul piano dell’agio/disagio, le relazioni che Lei ha sperimentato nel gruppo di lavoro? 6,34
CONDUZIONE - AFFIANCAMENTO
6.1 motivato e orientato il lavoro del gruppo 5,92
6.2 facilitato la comunicazione interna del gruppo 6,12
6.3 favorito la sintesi all’interno del gruppo 6,05
6.4 illustrato materiali e documenti utili allo sviluppo del lavoro 5,83
6.5 comunicato e presidiato l’obiettivo generale del workshop e gli obiettivi specifici delle sessioni di lavoro 5,86
6.6 garantito il rispetto dei tempi 6,01
6.7 esplicitato la trasferibilità al contesto scolastico delle competenze affrontate nel lavoro di gruppo 5,62
176
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
ASPETTATIVE
7.1 Quanto lo svolgimento del percorso di lavoro è risultato coerente con le Sue aspettative all’avvio? 5,02
SODDISFAZIONE
8.1 Quanto lo svolgimento del percorso è risultato soddisfacente per Lei? 5,19
GRAFICO 1b
workshop per la definizione dei risultati di apprendimento: valori medi rileva-
ti, disaggregati per singolo item
ORGANIZZAZIONE
Articolazione dei tempi all’interno dei moduli (lavoro di gruppo, accompagnamento e …
Cadenza degli incontri
Ambiente di lavoro
METODO
obiettivo a) essere formato sui criteri di lavoro (linee guida)
obiettivo b) produrre la descrizione dei risultati di apprendimento
obiettivo c) analizzare e produrre strumenti di implementazione della didattica per competenze
obiettivo d) sistematizzare i saperi acquisiti nel percorso sul piano concettuale...
CONTENUTI
Insegnare per competenze per una formazione efficace
Utilizzare metodologie didattiche flessibili e alternative
Descrivere risultati di apprendimento
Elaborare Unità di Apprendimento
Utilizzare le Unità di Apprendimento
Valutare le Unità di Apprendimento
TRASFERIBILITA'
Condividere l’individuazione delle competenze oggetto dei curricoli
Coinvolgere altri colleghi nella costruzione di Unità di Apprendimento interdisciplinari
CLIMA DI LAVORO
Come valuta sul piano dell’agio/disagio, le relazioni che Lei ha sperimentato nel gruppo di lavoro?
CONDUZIONE - AFFIANCAMENTO
motivato e orientato il lavoro del gruppo
facilitato la comunicazione interna del gruppo
favorito la sintesi all’interno del gruppo
illustrato materiali e documenti utili allo sviluppo del lavoro
comunicato e presidiato l’obiettivo generale del workshop e gli obiettivi specifici delle sessioni di lavoro
garantito il rispetto dei tempi
esplicitato la trasferibilità al contesto scolastico delle competenze affrontate nel lavoro di gruppo
ASPETTATIVE
Quanto lo svolgimento del percorso di lavoro è risultato coerente con le Sue aspettative all’avvio?
SODDISFAZIONE
Quanto lo svolgimento del percorso è risultato soddisfacente per Lei?
1 2 3 4 5 6 7
177
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
FASE 3: STRUMENTI PER LA DIDATTICA PER COMPETENZE59
L’attività era finalizzata alla progettazione e messa a punto di strumenti per la
didattica per competenze, relativi a ciascun profilo preso in esame.
TABELLA RIASSUNTIVA
FASE 3: STRUMENTI PER LA DIDATTICA PER COMPETENZE
Prodotti realizzati nel complesso dei progetti RVC Dati quantitativi (di massima) per ogni progetto:
Redazione delle linee guida 2 con format della
prova esperta
Redazione del repertorio delle UdA di
cittadinanza (54 UdA; volume B)
26 fascicoli di strumenti di profilo analizzati
(da 4 a 10 per progetto; volume C)
20 scuole partner partecipanti
60 ore di analisi e preparazione format prova
esp. (3-4 ricercatori) + 15 ore di consulenza
18 ore di workshop di cui 6 di plenaria e 12 di
project-work (per 6 tutor con 30 partecipanti)
+ 12 ore di preparazione – redazione –
aggregazione (per 6 tutor)
30 ore di accompagnamento – consulenza
(1 consulente)
120 ore per la redazione dei 4-10 fascicoli di
profilo
L’attività è stata realizzata mediante workshop articolato in plenarie e labora-
tori di ricerche, come riassunto nella seguente tabella:
prima giornata 1° incontro Plenaria introduttiva
seconda giornata 2° incontro Laboratori 1: prove esperte
terza giornata 3° incontro Laboratori 2: prove esperte
quarta giornata 4° incontro Laboratori 3: prove esperte
quinta giornata 5° incontro Plenaria finale
Dati risultanti dal monitoraggio dell’attività “workshop per la costruzione di
strumenti”.
I dati sono stati rilevati mediante questionari somministrati ai partecipanti; le
risposte sono state date su una scala da 1 a 7, con valore medio uguale a 4.
59 Vedi anche i capitoli 5 e 6 del presente volume.
178
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
La tabella e il grafico seguenti riportano i valori medi rilevati, raggruppati per
fattori principali:
ORGANIZZAZIONE
Adeguatezza degli aspetti logistico - organizzativi 5,61
METODO
Efficacia dell’impostazione metodologica del corso (articolato in relazioni, lavori di
gruppo, sintesi in plenaria) rispetto agli obiettivi del percorso
5,37
CONTENUTI
Quanto il workshop abbia, complessivamente, fornito informazioni ed indicazioni
rispetto ai vari contenuti
5,35
TRASFERIBILITÀ
Quanto il workshop abbia permesso di raccogliere informazioni ed indicazioni per
operare all’interno della scuola
5,26
CLIMA
Valutazione, sul piano dell’agio/disagio, delle relazioni sperimentate nei gruppi di
lavoro
5,94
CONDUZIONE – AFFIANCAMENTO
Efficacia del ruolo esercitato dal consulente/tutor di gruppo nel lavoro di gruppo 5,86
ASPETTATIVE
Coerenza dello svolgimento del percorso di lavoro con le aspettative all’avvio 5,47
SODDISFAZIONE
Soddisfazione per lo svolgimento del percorso 5,61
GRAFICO 2a
workshop per la costruzione di strumenti: valori medi rilevati, raggruppati per
fattori principali
organizzazione
metodo
contenuti
trasferibilità
clima
conduzione - af�ancamento
aspettative
soddisfazione
1 2 3 4 5 6 7
179
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
La tabella e il grafico seguenti riportano invece i valori medi rilevati, disaggre-
gati per singolo item:
ORGANIZZAZIONE
1.1 Articolazione dei tempi all’interno dei moduli (lavoro di gruppo, accompagnamento e consulenza, comunicazione in plenaria ….) 5,51
1.2 Cadenza degli incontri 5,65
1.3 Ambiente di lavoro 5,69
METODO
2.1 obiettivo a) essere formato sui criteri di lavoro (linee guida) 5,53
2.2 obiettivo b) produrre la prova esperta 5,39
2.3 obiettivo c) predisporre strumenti di valutazione 5,20
CONTENUTI
3.1 Elaborare Prove Esperte 5,57
3.2 Somministrare Prove Esperte 5,39
3.3 Valutare le Prove Esperte 5,10
TRASFERIBILITA’
4.1 Somministrare prove esperte di valutazione delle competenze oggetto dei curricoli 5,22
4.2 Coinvolgere altri colleghi nella valutazione delle prove e delle competenze 5,31
CLIMA DI LAVORO
5.1 Come valuta sul piano dell’agio/disagio, le relazioni che Lei ha sperimentato nel gruppo di lavoro? 5,94
CONDUZIONE - AFFIANCAMENTO
6.1 motivato e orientato il lavoro del gruppo 5,63
6.2 facilitato la comunicazione interna del gruppo 5,84
6.3 favorito la sintesi all’interno del gruppo 6,00
6.4 illustrato materiali e documenti utili allo sviluppo del lavoro 5,94
6.5 comunicato e presidiato l’obiettivo generale del workshop e gli obiettivi specifici delle sessioni di lavoro 5,98
6.6 garantito il rispetto dei tempi 5,96
6.7 esplicitato la trasferibilità al contesto scolastico delle competenze affrontate nel lavoro di gruppo 5,65
ASPETTATIVE
7.1 Quanto lo svolgimento del percorso di lavoro è risultato coerente con le Sue aspettative all’avvio? 5,47
SODDISFAZIONE
8.1 Quanto lo svolgimento del percorso è risultato soddisfacente per Lei? 5,61
180
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
GRAFICO 2b
workshop per la costruzione di strumenti: valori medi rilevati, disaggregati per
singolo item
ORGANIZZAZIONE
Articolazione dei tempi all’interno dei moduli (lavoro di gruppo, accompagnamento…)
Cadenza degli incontri
Ambiente di lavoro
METODO
obiettivo a) essere formato sui criteri di lavoro (linee guida)
obiettivo b) produrre la prova esperta
obiettivo c) predisporre strumenti di valutazione
CONTENUTI
Elaborare Prove Esperte
Somministrare Prove Esperte
Valutare le Prove Esperte
TRASFERIBILITA'
Somministrare prove esperte di valutazione delle competenze oggetto dei curricoli
Coinvolgere altri colleghi nella valutazione delle prove e delle competenze
CLIMA DI LAVORO
Come valuta sul piano dell’agio/disagio, le relazioni che Lei ha sperimentato nel gruppo di lavoro?
CONDUZIONE - AFFIANCAMENTO
motivato e orientato il lavoro del gruppo
facilitato la comunicazione interna del gruppo
favorito la sintesi all’interno del gruppo
illustrato materiali e documenti utili allo sviluppo del lavoro
comunicato e presidiato l’obiettivo generale del workshop e gli obiettivi speci�ci delle sessioni di lavoro
garantito il rispetto dei tempi
esplicitato la trasferibilità al contesto scolastico delle competenze affrontate nel lavoro di gruppo
ASPETTATIVE
Quanto lo svolgimento del percorso di lavoro è risultato coerente con le Sue aspettative all’avvio?
SODDISFAZIONE
Quanto lo svolgimento del percorso è risultato soddisfacente per Lei?
1 2 3 4 5 6 7
181
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
FASE 4: SPERIMENTAZIONE60
L’attività era finalizzata alla sperimentazione sul campo degli strumenti messi
a punto, relativi a ciascun profilo preso in esame.
TABELLA RIASSUNTIVA
FASE 4: SPERIMENTAZIONE
Prodotti realizzati nel complesso dei progetti RVC Dati quantitativi (di massima) per ogni progetto:
Sperimentazione di 24 prove esperte relative
a 24 profili, applicate complessivamente su 52
classi.
Partecipanti alla sperimentazione: 859 studenti;
39 istituti.
Redazione del fascicolo “Strumenti per i
passaggi”
Redazione dei 5 report di sperimentazione
10 scuole partner partecipanti
1000 ore circa di attività di sperimentazione
(circa 100 per ogni consiglio di classe)
40 ore di accompagnamento – consulenza (1
consulente)
160 ore per la raccolta e analisi dei risultati e
redazione dei report di sperimentazione
3 ore di seminario finale di condivisione
Dati complessivi (5 progetti RVC) relativi alla sperimentazione
La seguente tabella61 riporta i dati d’insieme relativi al coinvolgimento e ai
tempi:
n. istituti coinvolti 44
n. classi coinvolte 52
n. allievi coinvolti 972
n. docenti di consiglio di classe 471
n. docenti di staff 240
tempi di somministrazione 1 feb - 24 mar
60 Vedi anche il capitolo 7 del presente volume.
61 Vedi anche la tabella al punto 2 del capitolo 7.
182
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
La seguente tabella riporta il numero di prove sperimentate per ciascun
profilo:
DENOMINAZIONE PROFILO
numero
PROVE ESPERTE
sperimentate
Diplomato liceo scientifico (opzione scienze applicate) 3
Diplomato liceo scienze umane 4
Diplomato in amministrazione, finanza e marketing 4
Diplomato in turismo 5
Diplomato in meccanica, meccatronica ed energia (articolazione meccanica e
meccatronica) 1
Diplomato in elettronica ed elettrotecnica (tutte le articolazioni) 1
Diplomato in informatica e telecomunicazioni (articolazione informatica) 4
Diplomato nell’Indirizzo Sistema Moda (articolazione “Tessile, abbigliamento e
moda”) 2
Diplomato in costruzioni, ambiente e territorio (articolazione generale) 2
Diplomato di istruzione professionale indirizzo servizi socio sanitari 1
Diplomato di istruzione professionale indirizzo servizi per l’enogastronomia e la
ricettività alberghiera (tutte le articolazioni) 1
Diplomato di istruzione professionale indirizzo servizi commerciali 1
Diplomato di istruzione professionale indirizzo produzioni industriali e
artigianali (articolazione industria) (industria grafica) 1
Diplomato di istruzione professionale indirizzo produzioni industriali e
artigianali (articolazione industria) (industria chimico biologica) 1
Diplomato di istruzione professionale indirizzo produzioni industriali e
artigianali (articolazione industria) (meccanica) 2
Diplomato di istruzione professionale indirizzo manutenzione e assistenza
tecnica (elettrico) 4
Diplomato di istruzione professionale indirizzo manutenzione e assistenza
tecnica (elettronica) 1
Diplomato di istruzione professionale indirizzo manutenzione e assistenza
tecnica (sistemi energetici) 1
Qualifica operatore edile 2
Qualifica operatore elettrico 4
Qualifica operatore di impianti termo-idraulici 1
Qualifica operatore alla riparazione di veicoli a motore 1
Qualifica operatore meccanico 2
Qualifica operatore ai servizi di vendita 3
183
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
3. IL PUNTO DI VISTA DELLE 5 RETI (OSSERVAZIONI DAI CAPOFILA DI PROGETTO)
Si riportano in questa sezione le osservazioni e le valutazioni qualitative svolte a
fine progetto dai vari capofila62. Le osservazioni riguardano le seguenti tematiche:
• i partner;
• la partecipazione;
• il territorio;
• la produzione documentale;
• la ricaduta sulle scuole;
• l’esperienza della sperimentazione;
• la consulenza e il supporto fornito dal CTS.
Le osservazioni e le valutazioni sono riportate integralmente per rispettare la
peculiarità dei singoli progetti; la loro maggiore o minore ampiezza o la tipologia
di argomenti trattati non è da leggersi come connotazione valoriale, quanto piut-
tosto come testimonianza della ricchezza di accenti diversi e di varietà di punti di
attenzione che di volta in volta emergono nelle specifiche situazioni.
I partner
PROGETTO 1758/3550 ITIS BARSANTI
Le scuole e i CFP partner che hanno aderito in forma convinta al progetto
sono stati la maggioranza. Alcuni hanno partecipato soltanto alla prima fase, 11
hanno partecipato anche alla seconda fase. I docenti di queste scuole sono stati
tra i più convinti sostenitori del progetto, individuando anche suggerimenti e
proposte. Treviso Tecnologia e Unindustria hanno sostenuto il rapporto tra scuo-
la e mondo del lavoro, attivandosi al di fuori delle fasi previste dal progetto. Le
singole aziende hanno mantenuto un profilo più defilato.
PROGETTO 1758/2878 ITSCT EINAUDI
La Rete con Capofila l’ITSCT “Einaudi”di Padova è costituita da 20 partner,
tre operativi: la Camera di Commercio di Padova, ISISS “ Anti” di Villafranca ve-
ronese e il CFP “ Fondazione Opera Monte Grappa” di Fonte. Le altre sono della
provincia di Belluno, di Treviso, di Verona, di Venezia e di Rovigo; altre cinque
province, dunque, oltre Padova, perciò una rete regionale che abbraccia scuole
e cfp che coprono 4 profili professionali degli indirizzi dell’AFM e del Turismo,
dell’addetto alla vendita e dell’operatore amministrativo segretariale.
PROGETTO 1758/2719 IPSIACT GARBIN
Il Bando regionale FSE 1758-Linea A, per la focalizzazione posta sui risul-
tati di apprendimento conseguiti in ambito formale, nel giugno 2009 catalizza
62 I testi che si riportano sono stati redatti dai rispettivi coordinatori di progetto; i progetti sono citati in testa a
ciascun paragrafo.
184
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
l’interesse di 14 scuole e CFP che, aderendo alla “Rete di competenze”, colgono
l’opportunità di saggiare un’importante innovazione del Riordino del II Ciclo in
fase di elaborazione. Il progetto del capofila IPSIA Garbin di Schio è condiviso
con altri tre Istituti Professionali - lo Scotton di Breganze, il Montagna di Vicenza,
il Luzzatti di Valdagno -; con sei Istituti Tecnici, di cui tre del settore Tecnologico
– il De Pretto di Schio, il Chilesotti di Thiene e il Rossi di Vicenza e tre del settore
Economico – il Pasini di Schio, il Luzzatti di Valdagno e il Ceccato di Thiene; con
tre Licei, lo Zanella e il Tron di Schio e il Masotto di Noventa; con due Centri di
Formazione Professionale, il CFP Salesiani Don Bosco di Schio e l’Engim Patrona-
to S.Gaetano di Thiene. Moltiplicando le sinergie e le occasioni di scambio, nella
rete e oltre la rete, si fa fronte alla complessità delle esigenze: a livello di progetto,
con l’adesione alla RVC -Rete Veneta delle Competenze; a livello dei singoli partner,
tramite la partecipazione a più reti: ciò favorisce lo sviluppo di approcci comuni
e la verifica - consolidamento degli esiti raggiunti.
Alla “Rete di competenze” si associano altri 4 partner, non rientranti nell’am-
bito del II Ciclo ma, in prospettiva, ad esso collegati, seppure per vie diverse:
Università di Venezia, CUOA e Fondazione “G.Rumor” di Vicenza e Provincia
di Vicenza. Con questi soggetti il confronto richiede ulteriore tempo per essere
esplorato, probabilmente a causa della necessità prioritaria di un consolidamento
delle acquisizioni all’interno di ciascun sistema.
PROGETTO 1758/3682 ITPACLE MARCO POLO
I partner che aderiscono a questo progetto sono:
1. IPSIA E. FERMI - VR
2. IIS I. CARNACINA – BARDOLINO (VR)
3. ISTITUTO SEGHETTI - VR
4. ISIS di S. PIETRO IN CARIANO (VR)
5. ISTITUTO SALESIANO DON BOSCO - VR
6. LSS E. MEDI – VILLAFRANCA (VR)
7. LSS G. FRACASTORO - VR
8. IPSIA G. GIORGI - VR
9. LSS G. GALILEI - VR
10. ISSIA NANI-BOCCIONI - VR
11. IPSSAR A. BERTI - VR
12. IIS L. DA VINCI – CEREA (VR)
13. ISTITUTO CANOSSIANO – FELTRE (BL)
14. COSP- VR
15. ASSOCIAZIONE DEGLI INDUSTRIALI - VR
16. ITCS LORGNA-PINDEMONTE - VR
17. ASSOCIAZIONE CFP CNOS-FAP S. ZENO - VR
18. VERONA INNOVAZIONE
19. LICEO STATALE C. MONTANARI – VR
185
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
Rispetto al quadro iniziale del partenariato, sono avvenute delle modifiche: si
sono ritirati dal Progetto due istituti (ITPACLE Einaudi e Istituto Don Calabria)
e, nella fase della sperimentazione, si è aggiunto il Liceo Montanari.
PROGETTO 1758/2670 IIS RUZZA PENDOLA
Nella prima fase del progetto FSE 1758 LINEA A sono stati inseriti anche i
Licei, nella seconda invece hanno partecipato 11 Istituti che hanno coinvolto i
Consigli di Classe per la somministrazione, effettuazione e valutazione della pro-
va esperta nelle classi quarte.
Oltre alla provincia di Padova sono state coinvolte Vicenza, Venezia e Belluno.
Istituti coinvolti nella seconda FASE:
1. BERNARDI - PD
2. GARBIN - VI
3. MONTAGNA - VI
4. SCOTTON - VI
5. MARCONI - PD
6. BELZONI - PD
7. LEVI - VE
8. SEVERI - PD
9. BENTSIK - PD
10. IRPEA - BL
11. BRUSTOLON - VI
La partecipazione
PROGETTO 1758/3550 ITIS BARSANTI
La partecipazione è stata molto attiva nella prima fase di lavoro che si aggan-
ciava a precedenti esperienze e si collocava all’interno di un percorso parzialmente
collaudato. Sempre attenta anche nella seconda fase, anche se i docenti hanno
sottolineato la difficoltà di coinvolgimento degli altri componenti il consiglio di
classe.
PROGETTO 1758/2878 ITSCT EINAUDI
La partecipazione delle scuole della rete e dei cfp è stata molto attiva da parte
di quelle strutture ed in particolare delle 5 scuole e 1 cfp che hanno seguito tutto
il percorso del progetto e soprattutto la costruzione dei profili, delle UDA e delle
rubriche e delle prove esperte e che infine si sono cimentate anche nella sperimen-
tazione in 9 classi. Le altre hanno contribuito semplicemente a diffondere al loro
interno i materiali prodotti e nello stesso tempo a discutere intorno ai temi delle
competenze per favorire la diffusione dell’innovazione legata al Riordino dell’i-
struzione tecnica ed in particolare quella legata ai 4 profili. Con tutti comunque
sono stati intrattenuti rapporti più o meno frequenti e da quasi tutti vi è stato il
186
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
riconoscimento della qualità dei contributi messi a disposizione non solo nei tre
seminari canonici all’interno del progetto ma anche in incontri vari che si sono
tenuti in seminari regionali e nazionali.
PROGETTO 1758/2719 IPSIACT GARBIN
All’intervento dei dirigenti, vicari e referenti, nella fase iniziale di adesione, su-
bentra, a progetto approvato, la partecipazione costante degli operatori - tutor e dei
componenti i gruppi di lavoro - individuati sulla base di criteri condivisi. Caratte-
rizza la costituzione dei gruppi l’eterogeneità dei componenti, antidoto alle tenta-
zioni autoreferenziali dei partner, a favore dell’attendibilità della certificazione degli
esiti di apprendimento: eterogeneità rispetto ai territori, ai sistemi dell’istruzione e
della formazione e, nell’ambito dell’istruzione, agli ordini e agli indirizzi.
Al di là delle attività programmate dal capofila, i gruppi si organizzano auto-
nomamente per conseguire i risultati nel rispetto dei tempi.
Grazie all’accompagnamento degli esperti del CTS e del coordinatore, gene-
ralmente si chiariscono i nodi emergenti in itinere. I molteplici canali disponibili,
tra cui la piattaforma e la posta elettronica, facilitano la comunicazione a distanza.
Il clima di lavoro nella prima fase di ricerca e produzione, dal monitoraggio
intermedio, risulta valutato positivamente - con 3,9 punti su 5 - dai referenti dei
14 partner del II Ciclo; si coglie tuttavia, in alcune risposte, un diffuso senso di
incertezza legato ad un compito significativo ma, forse proprio per questo, perce-
pito come non facilmente trasferibile nella realtà scolastica.
Aderiscono invece 8 partner, sui 12 coinvolti, alla sperimentazione degli
strumenti elaborati nelle dieci classi previste. Anche verso questa esperienza gli
operatori, senza nasconderne le criticità dovute soprattutto al contesto, ma-
nifestano diffuso apprezzamento per il nuovo approccio alla valutazione e al
processo di insegnamento-apprendimento implicato, che richiede “di rivedere il
proprio modo di lavorare”.
PROGETTO 1758/3682 ITPACLE MARCO POLO
L’analisi riguardante il livello di partecipazione può essere distinta in tre
segmenti:
A) l’adesione alle varie fasi del progetto (ricerca documentale e coaching) e,
in particolare, ai lavori in workshop 1 e 2 va considerata del tutto positi-
va, sia dal punto di vista quantitativo sia, e soprattutto, dal punto di vista
della qualità dell’impegno profuso. I docenti, ben supportati dai tutor e
dal rappresentante del CTS, hanno lavorato alacremente, denotando un
buon grado di motivazione. Vale, per la fase della sperimentazione nelle
classi, quanto detto in precedenza, aggiungendo che si è registrata una
buona e significativa partecipazione di studenti al seminario conclusivo;
B) ciascuno dei tre Seminari (di presentazione, intermedio e conclusivo) ha
registrato una partecipazione di circa 60 persone; inferiore alle attese è
187
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
risultata quella del seminario conclusivo che è stato collocato in una data
di fine anno scolastico rivelatasi poco appropriata;
C) il coinvolgimento effettivo dei partner non scolastici è stato alquanto limi-
tato; si è tradotto in sporadici contatti e nella partecipazione al seminario
di presentazione del progetto.
PROGETTO 1758/2670 IIS RUZZA PENDOLA
Per quanto riguarda la partecipazione, nella prima fase del progetto, dovendo
apprendere una nuova metodologia – per la compilazione delle rubriche e poi
per la definizione delle Uda - ci si è potuti confrontare ben al di là delle richieste
oggettive del progetto, dato che occasioni come questa di collaborare fra istituti
di diverso indirizzo sono molto rare.
Si è creato un clima a volte di accesa discussione, ma di proficuo confronto,
nello sforzo di poter far tesoro delle esperienze, e della professionalità di ciascuno.
È emersa la volontà di riunire spunti,suggerimenti e valutazioni nella comune
convinzione di poter essere utili al progetto di rinnovamento della scuola.
A volte ci si è dilungati nei tempi, nonostante i richiami dei tutor, per la
evidente, insopprimibile volontà di scambio e per il fatto che non tutti i docenti
conoscevano le linee guida della Riforma, mentre un discreto gruppo di docenti
aveva già partecipato ad esperienze di rete.
Nella seconda fase, dedicata alla prova esperta, la collaborazione e la parte-
cipazione sono state concentrate in un’attività ben specifica per cui i ruoli e gli
incarichi dei docenti si sono distribuiti in maniera chiara, concordata, precisa.
Si sono determinati rapporti di fiducia e stima che hanno permesso di mettere
a punto le prove in un clima di collaborazione attiva.
Determinante la motivazione da parte dei partecipanti, convinti dell’utilità
del progetto.
Il territorio
PROGETTO 1758/3550 ITIS BARSANTI
Alcuni rappresentanti sono stati presenti ai workshop, ma senza entrare ap-
pieno nel meccanismo della analisi e progettazione didattica per competenze.
Rimane di difficile lettura il collegamento tra la progettazione didattica per com-
petenze e la ricaduta sul sistema economico ed educativo.
PROGETTO 1758/2878 ITSCT EINAUDI
L’UST territoriale, La Camera di Commercio, Unindustria (queste due tra
l’altro partner) in particolare si sono interessate in prima persona a sostenere il
progetto ed a favorire il confronto, impegnandosi anche a creare occasioni di
incontro con altre scuole del territorio o a livello regionale.
188
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
PROGETTO 1758/2719 IPSIACT GARBIN
L’Alto Vicentino, dove opera il capofila IPSIA “G.B. Garbin”, costituisce in-
sieme con l’area bassanese - riferimento dell’unica altra Rete FSE in provincia di
Vicenza - il centro propulsivo dell’innovazione. Il respiro del progetto, dove sono
peraltro rappresentati il capoluogo e altri territori, supera i confini sub provincia-
li, con il coinvolgimento di enti, istituzioni e mondo del lavoro che, nei seminari
di condivisione, dimostrano interesse per l’iniziativa e per i risultati conseguiti.
Se l’UST di Vicenza promuove la pubblicizzazione del progetto nell’ambito di
un seminario provinciale, Confindustria di Vicenza accoglie la proposta di un
confronto per la verifica della leggibilità di un profilo elaborato dalla Rete, nell’in-
tento di trovare un linguaggio condiviso.
In una prospettiva di integrazione, con un’altra rete di scuole promossa, a fine
2010, dall’UST di Vicenza, si condividono approcci, strumenti e la consulenza di
esperti per la costruzione di prove finalizzate all’accertamento delle competenze a
conclusione dell’obbligo di istruzione. Nell’ottica della continuità si avvia anche
un collegamento “in verticale” con una rete territoriale del primo ciclo che attua
una didattica centrata sulle competenze.
La Rete alto-vicentina, in linea con le iniziative di supporto, in presenza e on
line, della Direzione Lavoro, allarga i suoi legami a livello regionale, potenziando
i collegamenti con altre reti: innanzi tutto con la “Rete Veneta delle Competenze”
la cui estensione copre tutto il territorio veneto. Alla diffusione on line delle in-
formazioni sulle iniziative e sui documenti elaborati contribuisce l’USR Veneto.
Ampio, quindi, il contesto di riferimento del progetto, che raggiunge il livello
nazionale, attraverso la collaborazione di un partner della Rete con il MIUR ri-
guardo il profilo dei Servizi Socio-Sanitari.
PROGETTO 1758/3682 ITPACLE MARCO POLO
Sono stati realizzati tre Seminari indirizzati alle scuole del territorio e agli sta-
keholder: in data 10 febbraio 2010, quello di presentazione del Progetto; in data
24 settembre 2010, quello finalizzato alla presentazione dei repertori di compe-
tenze compilati nelle rubriche; in data 23 maggio 2011, quello conclusivo con la
presentazione della sperimentazione avvenuta nelle varie classi.
Gli esiti del progetto sono stati, inoltre, illustrati nel corso di una riunione
svoltasi all’UST di Verona.
PROGETTO 1758/2670 IIS RUZZA PENDOLA
Si sono attuati seminari di diffusione e di disseminazione degli obiettivi, delle
modalità di programmazione, di definizione delle Uda, dei criteri di valutazione
e certificazione, secondo il format del progetto con riferimento agli istituti pro-
fessionali (4 incontri seminariali da gennaio ad aprile 2011) con la partecipazione
costante e attiva di circa 80 -90 docenti.
Rappresentanti dell’UST di Padova, della Camera di Commercio, di Unindu-
189
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
stria sono stati presenti agli incontri seminariali; hanno dimostrato interesse per il
progetto e la sua attuazione, definendo la sperimentazione un “passo” significativo
per un più stretto rapporto fra mondo della scuola e mondo del lavoro sulla base
di competenze effettivamente “spendibili” nella formazione “life long learning”.
La produzione documentale
PROGETTO 1758/3550 ITIS BARSANTI
La produzione documentale è stata adeguata alle richieste. A volte, è stato
necessario sollecitare a lungo il rispetto dei tempi per la consegna della documen-
tazione. Soprattutto nelle ultime fasi di attività il lavoro richiesto si è sovrapposto
ad un intenso periodo di impegni scolastici.
PROGETTO 1758/2878 ITSCT EINAUDI
La produzione documentale è stata enorme ma ha suscitato grande interesse
per molte scuole che da settembre iniziavano a programmare il curricolo della
Riforma. Il format adoperato ha aiutato a definire in modo organico ed uniforme
e più semplice la progettazione dei Docenti. Adoperando un linguaggio comune,
il format ha permesso di dotarsi di strumenti unitari che hanno trovano un con-
senso più ampio intorno ad un modello condiviso ed ancorato ad esperienze reali
in grado di rendere quotidiano un modo di fare scuola e confrontarsi con altre
esperienze per operare ulteriori integrazioni e sviluppi.
PROGETTO 1758/2719 IPSIACT GARBIN
Eccetto i materiali predisposti per la gestione, la pubblicizzazione e il mo-
nitoraggio della rete, la documentazione del progetto (Rubriche, Profili, Unità
di Apprendimento, Prove Esperte), prodotta secondo le Linee Guida e con la
supervisione del CTS, è pubblicata nel sito regionale dell’USRV, http://www.
piazzadellecompetenze.net:
A) la ricerca sulle buone pratiche, che raccoglie, a livello internazionale, l’e-
sperienza scozzese; a livello nazionale, l’esperienza ligure; a livello regiona-
le, l’esperienza trevigiana, coordinata dall’USP a dal CORTV;
B) i documenti riguardanti:
• Qualifiche triennali: operatore meccanico, elettrico, del punto vendita;
• Diplomi quinquennali di Istruzione Tecnica, indirizzo Tecnologico: in
elettronica ed elettrotecnica, articolazioni: elettronica, elettrotecnica ed
automazione;
• Diplomi quinquennali di Istruzione Tecnica, indirizzo Economico: in
Amministrazione finanza e marketing;
• Diplomi quinquennali di Istruzione Professionale, indirizzi: produzio-
ni industriali e artigianali, articolazione: industria (filiera produttiva
industrie meccaniche); manutenzione e assistenza tecnica (elettronica)
190
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
• Diplomi quinquennali Istruzione Professionale: indirizzo Servizi com-
merciali e Servizi Socio-sanitari.
PROGETTO 1758/3682 ITPACLE MARCO POLO
La ricerca documentale “Competenze in Europa” ha condotto un’analisi e una
raccolta di dati relativi ai sistemi scolastici di Francia, Germania, Paesi Bassi e
Spagna. L’analisi delle buone pratiche ha comportato una visita all’Istituto P. Levi
di Mirano (Ve).
Sono stati analizzati i percorsi formativi dei seguenti profili: qualifica operatore
elettrico; istruzione professionale per la ristorazione e l’ospitalità alberghiera; istruzio-
ne professionale a indirizzo chimico-biologico; diploma liceo scienze applicate; diplo-
ma liceo scienze umane; è stata realizzata e conclusa l’azione di coaching (prima
e seconda fase) per docenti esperti e conduttori dei gruppi di lavoro; sono stati
realizzati 2 seminari di accompagnamento, introduttivo e intermedio, destinati ai
soli docenti destinatari.
Sono state elaborate le prove esperte relative ai seguenti profili: qualifica ope-
ratore elettrico; istruzione professionale per la ristorazione e l’ospitalità alberghiera;
istruzione professionale a indirizzo chimico-biologico; diploma turismo; diploma liceo
scienze applicate; diploma liceo scienze umane.
È stato effettuato il monitoraggio del livello di gradimento e di percezione
di efficacia dei lavori espresso dai partecipanti al termine della fase di rubrica-
zione delle competenze e al termine dei lavori di gruppo, per la predisposizione
delle prove di verifica e valutazione; è stato prodotto un documento di sintesi e
di valutazione dell’esperienza condotta da parte dei consigli di classe che hanno
condotta la sperimentazione.
Sono state redatte cinque relazioni trimestrali.
È stato realizzato, e distribuito in un centinaio di copie, un CD contenente
il progetto, il report di sintesi della ricerca documentale e i materiali della ricerca
stessa, le linee guida, i percorsi formativi elaborati dalla rete del Marco Polo, le
altre ricerche documentali e gli altri percorsi formativi elaborati dalla RVC, o
nell’ambito di altri progetti che hanno condiviso il modello RVC.
PROGETTO 1758/2670 IIS RUZZA PENDOLA
La produzione documentale ha richiesto nella prima fase un grande sforzo e
un costante impegno, dato il numero di partecipanti coinvolti e la necessità di
compilare rubriche e Uda tenendo conto del format dato.
Una volta compreso il modello fornito per la programmazione e la realizzazio-
ne delle Uda, le resistenze sono state superate e i docenti stessi sono stati in grado
di diffondere ai colleghi il modello proposto, dimostrandone concretamente la
validità e l’applicabilità.
191
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
La ricaduta sulle scuole
PROGETTO 1758/3550 ITIS BARSANTI
Al momento la ricaduta sulle scuole non è del tutto rilevabile. Tutte le scuole
hanno preso visione delle rubriche, alcune le hanno utilizzate integralmente. Al-
tre le hanno riadattate in ragione delle loro esigenze. Molto interesse (anche se a
distanza) si è avuto per le prove esperte: molti docenti sono in attesa di verificare
quanto dispendio di energie, di tempo sono necessari per la loro progettazione e
il conseguente utilizzo. Giudicate interessanti come proposte, sono considerate,
al momento, delle “sorvegliate speciali”. Per garantire una maggior diffusione
occorre che i consigli di classe in sperimentazione costituiscano massa critica per
le scuole.
PROGETTO 1758/2878 ITSCT EINAUDI
Molte scuole hanno già utilizzato al loro interno il materiale prodotto ade-
guandolo, rivedendolo e comunque aprendo il fronte della discussione. L’esempio
della rete e del metodo di lavorare al suo interno attraverso la formazione di tutor
e di gruppi definiti ha creato un modello per altre realtà che hanno riproposto lo
stesso stile di fare formazione e lavorare a materiali nuovi. Nelle scuole della rete
che più si sono impegnate ed hanno contribuito in modo forte si sono formate
delle professionalità di docenti e di dirigenti che potranno spendersi in altre occa-
sioni, divenendo quelle risorse umane che saranno protagoniste nella diffusione
dell’innovazione.
PROGETTO 1758/2719 IPSIACT GARBIN
La continuità della partecipazione dei partner è da considerarsi sintomo di
reale interesse per l’approccio innovativo del progetto, ma non assicura il suo con-
creto accoglimento nelle scuole. Dai commenti dei docenti coinvolti nella fase
di sperimentazione è possibile inferire un aumento di consapevolezza, ma anche
dubbi circa la trasferibilità dell’innovazione a livello strutturale. Qui, tra le varie,
si impone anche la questione organizzativa: “La prova … ha richiesto una riorga-
nizzazione oraria generale del CFP”, osserva un formatore. Altri segnalano l’”aspet-
to organizzativo molto laborioso, il lavoro extracurricolare impegnativo”; la “carenza
di strumenti informatici e spazi laboratori”. Un docente afferma che nell’istituto “le
informazioni sono pervenute in maniera frammentaria e non tempestiva…”.
L’esperienza ha messo in risalto “l’importanza di adottare un approccio di inse-
gnamento per competenze e non più solo orientato alla singola materia”. Tuttavia la
vischiosità della tradizionale visione di materie separate si coglie nel commento
di uno stesso docente partecipante al progetto, quando osserva che, nella prova
esperta, “alcune materie non sono state prese in considerazione”. Altri, favorevoli al
cambiamento, vedono comunque nelle attività - in questo caso nella prova esper-
ta - “il rischio che diventi una semplice sequenza di esercizi per ogni materia”.
192
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
Un altro aspetto cruciale concerne l’adozione di“nuove modalità di insegna-
mento ed apprendimento” che l’ “attività ha messo in luce”:i docenti coinvolti
sembrano ritrovare “la voglia di provare nuove strade”, in un’impresa che richiede
collaborazione e collegialità. Alcuni, in tal senso, apprezzano la sperimentazione
poiché “ha favorito il lavoro di gruppo dei docenti”e ha consentito “di affrontare
alcune fasi in sinergia tra più colleghi”; ma qualcuno osserva che i “docenti del CdC
hanno dimostrato un’attenzione di cortesia, ma non essendo impegnati in prima per-
sona, non hanno compreso a fondo quale lavoro è stato svolto”.
PROGETTO 1758/3682 ITPACLE MARCO POLO
Il Progetto ha consentito di addentrarsi nelle problematiche della didattica per
competenze, valorizzandone le potenzialità.
Le scuole – e non solo quelle facenti parte del partenariato, ma anche altre che
si sono a noi rivolte con la richiesta di informazioni e di materiali – possono ora
contare su un cospicuo numero di docenti (tutor e/o partecipanti ai laboratori)
che hanno affinato conoscenze e competenze nell’ambito della nuova didattica.
Oltre a ciò, i materiali prodotti costituiscono un ricco e utile repertorio di do-
cumentazione, cui è possibile attingere nella fase di impostazione generale (per-
corsi formativi) e in quella che necessita di una nuova strumentazione didattica
(UdA di cittadinanza e di profilo, prove esperte).
PROGETTO 1758/2670 IIS RUZZA PENDOLA
La ricaduta per il momento è valutabile sulla base di quanto riportato dai
docenti partecipanti alla prima e alla seconda fase del progetto.
Negli istituti coinvolti nella rete le impressioni sono state positive per il fatto
che mancava, all’avvio del progetto, un format di riferimento comune e quindi si
è convenuto di uniformarsi quanto più possibile ad uno standard comune.
Nell’applicazione comunque ogni istituto ha tenuto conto - e non poteva
essere altrimenti - della propria specificità, senza intaccare l’impostazione di base
fornita dal progetto. Da questo punto di vista, si è appurato che il sistema ope-
rativo è valido e funziona proprio perché, all’interno delle griglie strutturali e dei
materiali forniti, si possono introdurre le varianti necessarie in relazione alla classe
e al contesto formativo.
I colleghi che non conoscevano il format utilizzato e che partivano da una
posizione di scetticismo e di stanchezza per le novità didattiche si sono in larga
parte ricreduti e hanno convenuto che seguire un percorso standardizzato non
appiattisce l’insegnamento ma permette una progettazione più razionale e invita
tutti a pensare anche alle eccellenze, di solito trascurate e poco motivate.
Quello che ha maggiormente interessato i docenti è stata la valutazione e
la certificazione finale dei livelli di competenze: in molti hanno chiesto chiari-
menti su questo e non sarebbe male diffondere ulteriormente i criteri e la loro
motivazione.
193
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
Per quanto riguarda la prova esperta la ricaduta sugli alunni è stata decisamen-
te positiva; si sono sentiti responsabilizzati, protagonisti, valorizzati.
L’esperienza della sperimentazione
PROGETTO 1758/3550 ITIS BARSANTI
L’esperienza si è rivelata decisamente positiva per gli studenti e ha favorito una
maggior riflessione da parte dei docenti sulle possibilità di verificare i livelli di com-
petenza. Molto utile anche per verificare la coerenza del sistema che è stato costruito.
PROGETTO 1758/2878 ITSCT EINAUDI
Da parte di tutti i docenti coinvolti nella sperimentazione si è rilevato grande
interesse e motivazione, pur trattandosi di un lavoro che è stato giudicato molto
complesso e molto laborioso. Anche i docenti dei consigli di classe coinvolti nella
sperimentazione hanno espresso interesse per il lavoro e contribuito in modo per-
tinente al miglioramento ulteriore degli strumenti predisposti. Criticità emersa
nella costruzione delle prove è stata trovare un ambito comune a tutti rispetto ai
compiti su cui la prova stessa era strutturata, dato che gli argomenti oggetto delle
ipotesi di prove non risultavano sempre allineati nei tempi in cui nelle diverse
classi vengono affrontati.
PROGETTO 1758/2719 IPSIACT GARBIN
In alcune delle classi IV in cui è stata sperimentata la prova per accertare le
competenze è stata svolta un’attività didattica precedente nella forma di Unità
di Apprendimento. La stessa prova, comunque, prevedendo compiti di realtà,
ha rappresentato l’occasione per mobilitare “persone competenti”. I docenti re-
gistrano una “soddisfazione finale degli allievi … maggiore del solito”. “Gli allievi
– sostengono - hanno potuto essere maggiormente consapevoli della propria prepara-
zione”. La prova ha permesso loro “una valutazione a più largo raggio, che osserva i
ragazzi da più punti di vista”.
Se da un lato si constata che la prova “in complesso è risultata ‘centrata’ rispetto
al valore medio del gruppo-allievi”, si scopre dall’altro che “alunni brillanti ma ten-
denzialmente svogliati nelle lezioni in classe, in questa occasione hanno reagito bene
raggiungendo ottimi risultati.”
Chiamati direttamente in causa, gli stessi studenti si mostrano disponibili a
contribuire alla valutazione dell’esperienza, rispondendo in buon numero - 121
su 194 - ad un questionario on line appositamente predisposto. Il 66% dichiara
di essersi sentito a proprio agio nell’attività e di avere trovato chiare le indicazio-
ni fornite. Nel lavoro di gruppo, si ritiene che i ruoli siano stati rispettati per la
maggioranza dei casi (75%). Il 50% considera utile questo tipo di attività per
misurare le capacità relazionali. In particolare, le attività con focus linguistico e
professionale appaiono diverse da quelle solitamente proposte in classe.
194
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
Numerosi i commenti inseriti dagli studenti nello spazio aperto, in molti casi
con l’intento evidente di offrire un contributo al miglioramento, riguardo ai vari
aspetti della prova: i tempi, la diversità rispetto alle normali verifiche, la chiarezza
del linguaggio, il grado di difficoltà, il lavoro di gruppo, l’adeguatezza rispetto
all’indirizzo, gli strumenti e l’organizzazione. Non poche considerazioni coinci-
dono con quelle dei docenti.
PROGETTO 1758/3682 ITPACLE MARCO POLO
Tutti i Consigli di Classe coinvolti nella somministrazione delle prove, pur
prendendo atto della complessità dell’azione che competeva loro, hanno manife-
stato un notevole interesse e un buon grado di motivazione.
Anche da parte degli studenti si è registrato interesse per uno strumento nuo-
vo, che, peraltro, non ha mancato di suscitare perplessità per la novità assoluta,
l’articolazione e la complessità dei compiti proposti. Nonostante tali riserve, do-
centi e studenti si sono mostrati interessati e pronti a cimentarsi nell’applicazione
del nuovo strumento. Diversi Consigli di Classe hanno espresso il parere secondo
il quale la tipologia di prova sperimentata andrebbe proposta agli alunni fin dal
primo anno del corso di studi.
Non è stato del tutto agevole trovare un ambito disciplinare comune, rispetto ai
compiti costitutivi della prova, dato che gli argomenti in oggetto non sempre risul-
tavano allineati con la tempistica della programmazione nelle diverse classi. La som-
ministrazione di una prova anche da parte di colleghi che non hanno partecipato alla
sua costruzione ha, inoltre, aggiunto un fattore di complessità che ha reso necessario
predisporre protocolli molto dettagliati per la somministrazione e per la valutazione.
PROGETTO 1758/2670 IIS RUZZA PENDOLA
I consigli di classe delle classi IV non hanno incontrato particolari difficoltà
nella predisposizione o nell’attuazione delle prove esperte, se non quelle di carat-
tere organizzativo dovendo sostituire docenti o modificare parzialmente il quadro
orario; l’importante è prevedere tale prova nella programmazione di inizio d’anno
per poter definire al meglio i contenuti.
Dall’esperienza svolta, è emerso che:
• uniformare prove anche all’interno dello stesso indirizzo non è scontato,
ma è fattibile;
• i risultati non sufficienti conseguiti da alcuni allievi in alcuni step sono
stati determinati da difficoltà oggettive degli alunni, non sempre in grado
di svolgere questioni o problemi non adeguatamente trattati in classe;
• la somministrazione della prova esperta dovrebbe slittare a maggio per po-
ter fornire un dato davvero rilevante in termini di competenze acquisite.
Per quanto riguarda gli alunni:
• si sono dimostrati recettivi, aperti alla novità di questa tipologia di prova, en-
tusiasti del lavoro di gruppo, responsabili nell’affrontare compiti e problemi;
195
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
• hanno osservato che la domanda di eccellenza non è stata considerata
quando si sono resi conto di non aver saputo svolgere adeguatamente gli
altri step;
• hanno apprezzato il fatto che in seguito ad una prova articolata si possano
valutare competenze (formative e professionali) certificabili.
La consulenza e il supporto fornito dal CTS
PROGETTO 1758/3550 ITIS BARSANTI
Il CTS può essere una guida preziosa e solerte; la propensione alla disserta-
zione è sempre stata temperata da un pronto richiamo alla realtà. Punto di forza
è stata la varietà di esperienze e ottiche di interpretazione di cui il CTS è stato
portatore.
PROGETTO 1758/2878 ITSCT EINAUDI
Il supporto fornito dal CTS è stato prezioso in quanto ha dato non solo ca-
rattere scientifico agli strumenti di lavoro e alla produzione dei materiali, ma è
stato utile tutto il suo lavoro di accompagnamento e di coordinamento tra le reti
della RVC per un confronto produttivo fra i membri del CTS ed i responsabili e
i referenti di progetto.
PROGETTO 1758/2719 IPSIACT GARBIN
Su più versanti si apprezza il supporto costante, qualificato e diversificato del
CTS, per gli apporti relativi ai contenuti, alle metodologie, agli strumenti, all’or-
ganizzazione e alla documentazione.
In particolare, si evidenzia la costanza dell’accompagnamento, in presenza e
a distanza, e la disposizione all’ascolto attento di partecipanti motivati ma che,
ancora a metà del percorso, nel questionario intermedio manifestano incertezze
sulla propria capacità “di realizzare nella […] scuola un percorso effettivamente
centrato sull’acquisizione di competenze”, data la valutazione media di 2,8 su 5
punti attribuita a questo item; e ancora piuttosto cauto (con 3 punti su 5) appare
il giudizio anche nel caso in cui “un esperto […] assicuri in itinere consulenza /
supervisione”.
Nello stesso tempo, il continuo richiamo ai principi e al senso del progetto,
insieme con le indicazioni metodologiche e con la segnalazione di esempi utili,
rinforza e valorizza gli interventi di tutti, con l’apprezzamento dei contributi di
miglioramento.
Ulteriore valore è dato dal ruolo fondamentale di “collante” tra le cinque reti
della Rete Veneta delle Competenze svolto dal Comitato Tecnico Scientifico, i cui
esperti partecipano anche a CTS di altre reti, tra cui quella coordinata dal Liceo
Brocchi. Questo elemento risulta di particolare importanza, considerato l’elevato
rischio, nel caso di assenza di collegamenti, di una produzione eterogenea, autore-
196
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
ferenziale, difficilmente utilizzabile a livello di sistema. Tale situazione, da un lato,
rafforza la motivazione dei partecipanti al progetto verso il compito e, dall’altro,
aumenta la portata degli strumenti realizzati, in vista della costruzione regionale
del modello di valutazione e certificazione delle competenze.
PROGETTO 1758/3682 ITPACLE MARCO POLO
Il valore complessivo e l’utilità della consulenza hanno assunto un rilievo deci-
sivo ai fini del buon andamento del Progetto, la cui complessità ha reso indispen-
sabile il supporto di un CTS che si è contraddistinto per competenza, disponibi-
lità e tempestività assolute.
PROGETTO 1758/2670 IIS RUZZA PENDOLA
La consulenza fornita è stata fondamentale sia nella prima che nella seconda
fase.In ambito attuativo infatti sono emerse questioni o incertezze che grazie al
supporto fornito dal Cts sono state prontamente affrontate e risolte. L’ausilio on-
line è stato in molti casi determinante oltre che efficace.
197
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
4. RIEPILOGO DEI DOCUMENTI PUBBLICATI63
Documenti “di profilo”: percorsi formativi- volumi A, B, C.
n.
RVC Profilo
Volumi pubblicati
Volume A
RISULTATI DI
APPRENDIMENTO
Volume B
STRUMENTI DI
DIDATTICA PER
COMPETENZE
STRUMENTI
GENERALI: UDA
Volume C
STRUMENTI DI
DIDATTICA PER
COMPETENZE
STRUMENTI DI PROFILO:
UDA, PROVA ESPERTA
1 Diplomato liceo artistico indirizzo grafica
DESCRIZIONE DEI
R. di A.
Profilo RVC 1
STRUMENTI
GENERALI: UDA
Tutti i profili
(Repertorio di
UDA riferite
prevalentemente
a competenze
chiave di
cittadinanza)
STRUMENTI DI
PROFILO
Profilo RVC 1
2 Diplomato liceo scientifico (opzione scienze applicate)
DESCRIZIONE DEI
R. di A.
Profilo RVC 2
STRUMENTI DI
PROFILO
Profilo RVC 2
3 Diplomato liceo scienze umane
DESCRIZIONE DEI
R. di A.
Profilo RVC 3
STRUMENTI DI
PROFILO
Profilo RVC 3
4 Diplomato in amministrazione, finanza e marketing
DESCRIZIONE DEI
R. di A.
Profilo RVC 4
STRUMENTI DI
PROFILO
Profilo RVC 4
5 Diplomato in turismo
DESCRIZIONE DEI
R. di A.
Profilo RVC 5
STRUMENTI DI
PROFILO
Profilo RVC 5
6
Diplomato in meccanica,
meccatronica ed energia
(articolazione meccanica e
meccatronica)
DESCRIZIONE DEI
R. di A.
Profilo RVC 6
STRUMENTI DI
PROFILO
Profilo RVC 6
7
Diplomato in elettronica
ed elettrotecnica (tutte le
articolazioni)
DESCRIZIONE DEI
R. di A.
Profilo RVC 7
STRUMENTI DI
PROFILO
Profilo RVC 7
8
Diplomato in informatica e
telecomunicazioni (articolazione
informatica)
DESCRIZIONE DEI
R. di A.
Profilo RVC 8
STRUMENTI DI
PROFILO
Profilo RVC 8
9
Diplomato nell’Indirizzo Sistema
Moda (articolazione “Tessile,
abbigliamento e moda”)
DESCRIZIONE DEI
R. di A.
Profilo RVC 9
STRUMENTI DI
PROFILO
Profilo RVC 9
10
Diplomato in costruzioni,
ambiente e territorio
(articolazione generale)
DESCRIZIONE DEI
R. di A.
Profilo RVC 10
STRUMENTI DI
PROFILO
Profilo RVC 10
11
Diplomato di istruzione
professionale indirizzo servizi
socio sanitari
DESCRIZIONE DEI
R. di A.
Profilo RVC 11
STRUMENTI DI
PROFILO
Profilo RVC 11
12
Diplomato di istruzione
professionale indirizzo servizi per
l’enogastronomia e la ricettività
alberghiera (tutte le articolazioni)
DESCRIZIONE DEI
R. di A.
Profilo RVC 12
STRUMENTI DI
PROFILO
Profilo RVC 12
63 Tutti i documenti pubblicati sono consultabili e scaricabili dal sito: http://www.piazzadellecompetenze.net
198
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
n.
RVC Profilo
Volumi pubblicati
Volume A
RISULTATI DI
APPRENDIMENTO
Volume B
STRUMENTI DI
DIDATTICA PER
COMPETENZE
STRUMENTI
GENERALI: UDA
Volume C
STRUMENTI DI
DIDATTICA PER
COMPETENZE
STRUMENTI DI PROFILO:
UDA, PROVA ESPERTA
13 Diplomato di istruzione professionale indirizzo servizi commerciali
DESCRIZIONE
DEI R. di A.
Profilo RVC 13
STRUMENTI
GENERALI: UDA
Tutti i profili
(Repertorio di
UDA riferite
prevalentemente
a competenze
chiave di
cittadinanza)
STRUMENTI DI
PROFILO
Profilo RVC 13
14
Diplomato di istruzione professionale
indirizzo produzioni industriali e
artigianali (articolazione industria)
(industria grafica)
DESCRIZIONE
DEI R. di A.
Profilo RVC 14
STRUMENTI DI
PROFILO
Profilo RVC 14
15
Diplomato di istruzione professionale
indirizzo produzioni industriali e
artigianali (articolazione industria)
(industria chimico biologica)
DESCRIZIONE
DEI R. di A.
Profilo RVC 15
STRUMENTI DI
PROFILO
Profilo RVC 15
16
Diplomato di istruzione professionale
indirizzo produzioni industriali e
artigianali (articolazione industria)
(meccanica)
DESCRIZIONE
DEI R. di A.
Profilo RVC 16
STRUMENTI DI
PROFILO
Profilo RVC 16
17
Diplomato di istruzione professionale
indirizzo manutenzione e assistenza
tecnica (elettrico)
DESCRIZIONE
DEI R. di A.
Profilo RVC 17
STRUMENTI DI
PROFILO
Profilo RVC 17
18
Diplomato di istruzione professionale
indirizzo manutenzione e assistenza
tecnica (elettronica)
DESCRIZIONE
DEI R. di A.
Profilo RVC 18
STRUMENTI DI
PROFILO
Profilo RVC 18
19
Diplomato di istruzione professionale
indirizzo manutenzione e assistenza
tecnica (sistemi energetici)
DESCRIZIONE
DEI R. di A.
Profilo RVC 19
STRUMENTI DI
PROFILO
Profilo RVC 19
20 Qualifica operatore edile
DESCRIZIONE
DEI R. di A.
Profilo RVC 20
STRUMENTI DI
PROFILO
Profilo RVC 20
21 Qualifica operatore elettrico
DESCRIZIONE
DEI R. di A.
Profilo RVC 21
STRUMENTI DI
PROFILO
Profilo RVC 21
22 Qualifica operatore di impianti termo-idraulici
DESCRIZIONE
DEI R. di A.
Profilo RVC 22
STRUMENTI DI
PROFILO
Profilo RVC 22
23 Qualifica operatore alla riparazione di veicoli a motore
DESCRIZIONE
DEI R. di A.
Profilo RVC 23
STRUMENTI DI
PROFILO
Profilo RVC 23
24 Qualifica operatore meccanico
DESCRIZIONE
DEI R. di A.
Profilo RVC 24
STRUMENTI DI
PROFILO
Profilo RVC 24
25 Qualifica operatore amministrativo - segretariale
DESCRIZIONE
DEI R. di A.
Profilo RVC 25
STRUMENTI DI
PROFILO
Profilo RVC 25
26 Qualifica operatore ai servizi di vendita
DESCRIZIONE
DEI R. di A.
Profilo RVC 26
STRUMENTI DI
PROFILO
Profilo RVC 26
199
11 LO SVOLGIMENTO DEI PROGETTI: DATI QUANTITATIVI E PERCEZIONI DEI VARI CAPOFILA
Documenti validi per tutti i profili:
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Per tutti i
profili
Ricerca: l’esperienza internazionale di Svezia, Svizzera; l’esperienza nazionale
trevigiana e lombarda
Ricerca: l’esperienza internazionale di Polonia, Francia, Canada; l’esperienza
nazionale del Friuli
Ricerca: l’esperienza internazionale di Scozia; l’esperienza nazionale ligure e
trevigiana
Ricerca: l’esperienza internazionale di Francia, Germania, Paesi Bassi, Spagna;
l’esperienza di un istituto della provincia di Venezia
Ricerca: l’esperienza internazionale di Slovenia, Finlandia, Francia
Linee guida 1; Pratica didattica, valutazione e certificazione delle competenze
Linee guida 2; Valutazione Finale e Prova Esperta
Supplemento al certificato
Strumenti per i passaggi
Report delle 5 sperimentazioni
200
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
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