La parola d. richiama subito considerazioni legate all’insegnamento, all’attività dell’insegnare. D. e insegnamento non sono comunque la stessa cosa. La d. è una sezione del sapere pedagogico che ha per oggetto le modalità dell’insegnare. I modi con cui concretizziamo l’attività d. possono essere diversi: possiamo presentare prima molte informazioni, dei principi generali, dai cui dedurre poi comportamenti particolari; oppure possiamo procedere al contrario partire da fenomeni, informazioni parziali, comportamenti ben definiti che conosciamo, per costruire leggi, elaborare considerazioni e comportamenti di carattere generale.

1. L’impostazione della d. tradizionale pone al centro la disciplina e le sue conoscenze cercando di essere attenta alla completezza del messaggio comunicato. È una modalità deduttiva di far apprendere. Nell’ambito della scuola attiva, la d.i. rovescia, in un certo modo, tale modalità, centrando l’attenzione sul processo formativo dell’allievo, considerato nella sua struttura bio-psicologica, socio-culturale e valoriale. La d.i. è un momento operativo dell’insegnamento, identificabile come un’attività intenzionale e organizzata, volta a gestire un processo formativo secondo strategie ritenute efficaci, tendenti a sviluppare, estendere, approfondire, modificare abilità, conoscenze, atteggiamenti e valori negli allievi. La d.i. si basa su un procedimento logico che dall’osservazione di un certo numero finito di fatti o eventi o esperienze particolari risale a principi o leggi generali. Essa si oppone alla deduzione che usa un procedimento esattamente opposto: dal principio generale ai casi particolari.. Il tipo più semplice di d.i. generalizza un giudizio su aspetti della realtà che sono visti dal didatta più volte e nella stessa forma. Tale giudizio generalizzante è anche alla base della formazione del senso comune. Le forme con cui la d. si esprime ed i saperi che comunica sono molteplici e si esplicano in alcuni passaggi: progettare per obiettivi, seguire un modello lineare, progettare per contenuti, progettare per concetti, progettare per situazioni, progettare per padronanze. La d.i. progetta il processo formativo per situazioni che risultano particolarmente funzionali all’ apprendimento in cui l’esperienza dell’allievo è imprenscindibile. La realtà dell’allievo è determinante per le situazioni di apprendimento che si vengono a creare, per quelle situazioni cioè in cui l’esperienza passata va rivista e rimodellata per meglio affrontare l’esperienza futura. La d.i. è caratterizzata da alcuni elementi che possono essere così riassunti: la progettazione avviene per situazioni, contesti, ambienti, sfondi…; il soggetto che apprende è al centro del processo; le azioni richieste all’allievo sono il saper analizzare le situazioni, l’individuare gli elementi problematici, l’imparare ad interpretare la complessità della realtà; le azioni dell’insegnante sono orientate a facilitare e mediare le esperienze, provocare situazioni problematiche, sviluppare la motivazione degli allievi; il processo formativo è costituito dalla ricerca fatta insieme, senza distinzione di ruoli tra chi insegna e chi apprende (pur rispettandone le differenze); gli obiettivi sono identificati nei traguardi possibili, perché dipendono dalle esperienze e possono cambiare se lo svolgimento didattico in itinere lo richiede; il parametro valutativo più importante è costituito dall’insieme di giudizi personali raccolti nello sviluppo dell’intervento.

2. I suoi elementi più critici riguardano la perdita di una visione globale del curricolo, la mancanza di verifica e di controllo. Inoltre i maggiori costi nella gestione dell’intero processo e l’allungamento dei tempi possono, in qualche modo, portare a risultati di minore efficienza nell’intero processo formativo e non singole parti. Gli elementi che possono rendere una d.i. interessante, riguardano la maggior attenzione data al soggetto, all’efficacia dell’apprendimento per esplorazione e alla motivazione che è un elemento molto importante nell’apprendere.

Bibl.: Franceschini G., Apprendere, insegnare, dirigere nella scuola riformata. Aspetti metodologici e profili professionali nella nuova scuola di base, Pisa, Edizioni ETS 2000; Tessaro F., Metodologia e didattica dell’insegnamento secondario, Roma, Armando 2002; Laneve C., La didattica tra teoria e pratica, Brescia, La Scuola, 2003; Frabboni F., Didattica e apprendimento, Palermo, Sellerio di Giorgianni, 2006.

N. Zanni

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