L’evoluzione della concezione del lavoro dalla dimensione del "mestiere" artigianale, attraverso la mansione, tipica della descrizione parcellare dell’attività, cui corrisponde la delineazione di diplomi e qualifiche professionali standard, è giunta alla definizione della cultura tipica di chi esercita una competenza.
1. Come alla mansione corrisponde la qualifica, così alla competenza la c.p., quale insieme di conoscenze,capacità,abilità che il soggetto ha acquisito (dimensione di qualifica professionale) unite alla sua capacità di farvi ricorso attraverso l’impiego libero e responsabile della ragione scientifica, al fine di produrre ipotesi di risoluzione dei problemi emergenti nelle situazioni lavorative. Essa si sostanzia non solo di conoscenze tecnico professionali, bensì soprattutto di capacità di autocollocazione all’interno di reti relazionali che costituiscono il luogo delle dinamiche di controllo di processo oltre che di apprendimento organizzativo.
2. Ben oltre una lettura tipica delle professioni liberali, è qui il riferimento alla capacità di giocare un ruolo professionale nei termini di condivisione di esperienze e di culture, di assunzione di spazi di responsabilità, di interazione formativa con persone e sistemi al fine di produrre nuovo sapere all’interno delle concrete situazioni lavorative. Questa si sostanzia della capacità di operare all’interno della cultura dell’organizzazione in quanto assieme di regole di comportamento, linguaggi tipici, riti e miti, forme autonarrative di cui quella si avvale al fine di descrivere se stessa e di regolare i propri confini e i comportamenti al suo interno.
Bibl.: Bocca G., Pedagogia della formazione, Milano, Guerini studio, 2000; Montedoro C. (Ed.), Dalla pratica alla teoria per la formazione: un percorso di ricerca epistemologica, Milano, Franco Angeli, 2000; ID. (Ed.), Le dimensioni metacurricolari dell’agire formativo, Milano, Franco Angeli, 2001.
G. Bocca
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