Il c. (fronteggiamento) può essere considerato come un processo mediante il quale le persone cercano di gestire la discrepanza percepita tra le richieste poste loro da una situazione stressante e le proprie risorse. Più specificatamente la recente ricerca definisce il c. come "gli sforzi della persona, sul piano cognitivo e comportamentale per gestire (ridurre, attenuare, dominare o tollerare) le richieste interne ed esterne poste da quelle interrelazioni persona-ambiente che vengono valutate come estenuanti o eccessive rispetto alle risorse possedute" (Folkman et al., 1986, 572).
1. Il concetto di c. trova la sua origine nell’ambito della Psicologia dell’Io, e specificatamente nel lavoro di Anna Freud, L’io e i meccanismi di difesa (1936). è quindi considerato, inizialmente, un processo inconscio, automatico, la cui funzione si connota come primariamente difensiva, sebbene si intravedano importanti risvolti adattivi. Successivamente l’interesse dei teorici si focalizza sulle strategie conscie utilizzate dall’individuo in situazioni problematiche; strategie che, diversamente dalle inconscie, si caratterizzano per essere flessibili, intenzionali, differenziate e orientate alla realtà.
2. Il primo ad occuparsi di c. come attività conscia è Lazarus (1991) che impiega ampiamente tale concetto negli studi sullo stress. Secondo l’A. il c. svolgerebbe due principali funzioni: minimizzare il rischio del danno che potrebbe derivare da un evento stressante (in tal caso si parla di c. centrato sul problema); contenere o attenuare le reazioni emozionali negative (in tal caso si parla di c. centrato sull’emozione). Le diverse strategie che la persona utilizza possono essere focalizzate sul problema (c. attivo, problem solving pianificato), sull’emozione (prendere le distanze, autocontrollo, fuga-evitamento, assunzione di responsabilità, rivalutazione positiva), o su entrambi (ricerca di sostegno sociale) (Folkman et al., 1986).
3. Per quanto concerne l’efficacia delle strategie adottate, possiamo dire che non esiste in assoluto una strategia migliore di un’altra e l’appropriatezza è determinata dal tipo di evento, dal contesto, dalla situazione. In generale, tuttavia, le ricerche fanno emergere come meno efficaci, a lungo termine, le strategie di ritiro-evitamento.
Bibl.: Folkman S. et al., Appraisal, coping, health status and psychological syntoms, in "Journal of Personality and Social Psychology", 50 (1986) 571; Freud A., L’io e i meccanismi di difesa, Firenze, Martinelli, 1989; Lazarus R.S., Emotion and Adaptation, New York, Oxford University Press, 1991; Zani B. - E. Cicognani, Le vie del benessere, Roma, Carocci, 1999.
A.R. Colasanti
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