Il CFP (o Centro di Formazione Polifunzionale, o Centro di Servizi Formativi, ma la prima dizione ormai tradizionale sembra continuare a prevalere) può essere definito come "la sede operativa che opera per lo sviluppo delle risorse umane, erogando: direttamente servizi formativi; (…) direttamente o avvalendosi di una sede accreditata per l’orientamento, servizi orientativi; (…) direttamente o avvalendosi di una struttura specialistica, servizi connessi all’inserimento lavorativo" (MLavoro e della Previdenza Sociale. Ufficio Centrale O.F.P.L., 2001, 10).

1. Modello strategico, agenziale e comunitario. Agli inizi degli anni ‘90, la complessità sempre maggiore del ruolo che la FP è chiamata a svolgere in quanto snodo centrale fra tre gruppi di sistemi (produttivo e scolastico; lavorativo e formativo; della stratificazione sociale e della promozione dei ceti più deboli della società) ha messo in crisi l’impostazione tradizionale del CFP, impegnato quasi esclusivamente nell’erogazione di interventi formativi di tipo corsuale per gli adolescenti. Nel dibattito che si è aperto sulle prospettive di sviluppo si sono fronteggiate grosso modo tre ipotesi. Nella impostazione strategica, il CFP è considerato come un sistema organizzativo connesso con il mondo esterno al quale offre servizi. A livello operativo, la realizzazione di una precisa programmazione e di un decentramento controllato richiede una direzione strategica con attenzioni nuove: a tale fine sarebbe da preferire la struttura per progetti, con tutte le conseguenze di un’ampia delega, di un processo decisorio decentrato, comunicazioni a doppio senso ad ogni livello, coordinamento per comitati, organizzazione del lavoro ispirata all’autocontrollo e clima favorevole allo sviluppo e all’innovazione. A sua volta, l’agenzia di servizi formativi si caratterizza per un modello organizzativo orientato al mercato e attento al servizio prodotto. Dal punto di vista dei prodotti/servizi, essa intende superare una visione scolastica della formaz. e, pertanto, si impegna non solo dal lato dell’offerta, ma soprattutto da quello dell’analisi della domanda e, in particolare, cerca di elaborare risposte. Sul piano organizzativo, le strutture devono caratterizzarsi per i tratti di: flessibilità, adeguatezza e personalizzazione delle strutture, specializzazione per settori, imprenditività e managerialità. Le dimensioni dell’agenzia sono ridotte perché in caso contrario non è possibile conseguire uno degli obiettivi che il mercato sociale richiede maggiormente: la flessibilità. Il modello comunitario mette l’accento sulla centralità della formaz. che è opera comune ed esige un accordo di base su finalità, contenuti e metodologie da parte di tutte le componenti della FP. Ciò esige la costruzione di una comunità che sia al tempo stesso soggetto ed ambiente di educ. La mission prevalente del CFP viene identificata nel servizio diretto alla persona e l’educando occupa il centro del sistema formativo. Sul piano organizzativo, il modello comunitario prevede che si realizzi una maggiore articolazione della figura del formatore. La priorità accordata alla maturazione, soprattutto professionale, della persona e alla dimensione comunitaria ci fa dare la preferenza al terzo modello. È vero che esso ha da imparare dalla impostazione strategica quanto all’ambito organizzativo e strategico e in questo senso è valido lo sforzo di chi ha cercato di comporre le due prospettive in una ipotesi che è stata chiamata mista, che però non dovrebbe portare a una equiparazione dei tre ambiti, strategico, organizzativo e formativo, ma l’ultimo dovrebbe essere prevalente. A sua volta il modello agenziale trascura sia questa dimensione che quella comunitaria, anche se sono corrette l’insistenza sulla domanda formativa e la preoccupazione per un alleggerimento del nucleo dei formatori stabili.

2. La struttura della sede formativa. Una delle caratteristiche del nuovo CFP consiste nella diversificazione dell’offerta formativa che sinteticamente viene ad abbracciare interventi sia corsuali (accoglienza, formaz. e inserimento), sia individualizzati (partecipazione individuale, tutoring sul lavoro, FAD) (MLPS, 2001): anche da ciò discende il nome di Centro di formaz. "polifunzionale" che viene utilizzato dal CCNL per indicare la struttura operativa della FP. Per realizzare tali servizi, i processi da innescare sono quelli che: "in un’ottica di qualità (qualità e ricerca), precedono (diagnosi, progettazione, promozione), accompagnano (monitoraggio), seguono (valutazione), la realizzazione (erogazione) dei servizi stessi" (Id., 13). Ciascuno dei processi si articola in aree operative che sono state identificate nelle seguenti: diagnosi, progettazione, erogazione, monitoraggio e valutazione, promozione e qualità e ricerca. Per attivarle, il CFP deve poter contare sulla disponibilità di competenze professionali relative ad otto funzioni: di governo (direzione, amministrazione e coordinamento); di processo (analisi, progettazione e valutazione); di prodotto (docenza e orientamento). L’organigramma del CFP va completato con l’indicazione degli organismi collegiali: in proposito è opportuno sottolineare che negli ultimi anni a quelli tradizionali, come per es. il Consiglio di Centro con poteri decisionali notevoli sulle questioni più rilevanti, il Consiglio di corso, le Assemblee dei genitori e il Comitato di controllo, si è aggiunto lo staff di direzione a cui vengono generalmente affidate funzioni di sostegno al ruolo direttivo e di compartecipazione alle attività di conduzione del CFP.

Bibl.: Malizia G. et al., Il direttore e lo staff di direzione come perno del rinnovamento organizzativo, Roma, CNOS-FAP, 1996; MLPS. UFFICIO CENTRALE O.F.P.L., Accreditamento delle sedi formative e orientative. DM 25 maggio 2001, n. 166, Accreditamento delle sedi formative e orientative, in GU n. 162 del 14.07.2001; ISFOL, Rapporto Isfol, 2002, Milano, F. Angeli, 2003; Nicoli D., Il direttore dei Centri di Formazione Professionale CONFAP, in CSSC (Centro Studi per la Scuola Cattolica), Dirigere e coordinare le scuole. Scuola Cattolica in Italia, Sesto Rapporto, Brescia, La Scuola, 2004, 65-86; Nicoli D. (Ed.), Linee guida per la realizzazione di percorsi organici nel sistema dell’istruzione e della formazione professionale, Roma, Tipografia Pio XI, 2004.

G. Malizia

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