Argomento:
Data:
29 Ottobre 2015
Descrizione breve:
I migranti forzati nel mondo sono passati in un anno da 52 a 60 milioni. Nei primi nove mesi del 2015 il numero dei rifugiati e migranti che hanno attraversato il Mediterraneo per raggiungere l’Europa ha superato le 460mila unità, mentre l’anno scorso erano stati 219mila. Ma l’Italia non è sicuramente tra i paesi che hanno accolto più profughi.
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IDOS UNAR 2015/2015_CS_IDOS e il Dossier Immigrazione a Expo 2015_.pdf
IDOS UNAR 2015/Comunicato Stampa presentazione Dossier 2015 a Roma.pdf
COMUNICATO STAMPA
Idos e Confronti
Dossier Statistico Immigrazione 2015
29 ottobre 2015
Roma - Si è tenuta oggi alle 10.30 a Roma presso il Teatro Orione la presentazione del Dossier
Statistico Immigrazione 2015, redatto dal Centro Studi e Ricerche IDOS, in partenariato con la
rivista interreligiosa Confronti, in collaborazione con l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni
Razziali (UNAR), col sostegno dei fondi dell’Otto per mille della Chiesa Valdese - Unione delle
chiese metodiste e valdesi. Moderati da Franco Pittau, presidente onorario di IDOS, e Claudio
Paravati, direttore di Confronti, sono intervenuti al tavolo dei relatori: Eugenio Bernardini, Ugo
Melchionda, Paolo Gentiloni, Rando Devole, Stefania Congia e mons. Matteo Zuppi.
«Con i suoi dati, il Dossier ci indica le criticità del fenomeno e ci invita alla riflessione: un bagno di
realtà in mezzo a tante ideologie e comunicazioni provenienti dalla “pancia”», ha detto Eugenio
Bernardini, moderatore della Tavola valdese, e ha aggiunto: «Importanti i dati che abbiamo
sull’appartenenza religiosa degli immigrati: per la comprensione reciproca non possiamo fare a
meno di analizzare e comprendere anche il dato religioso». Ugo Melchionda, presidente del Centro
studi e ricerche IDOS, ha messo in evidenza come «i migranti forzati nel mondo siano passati in un
anno da 52 a 60 milioni. Nei primi nove mesi del 2015 il numero dei rifugiati e migranti che hanno
attraversato il Mediterraneo per raggiungere l’Europa – e non dimentichiamo le circa 3000 persone
morte in questo tentativo nel 2015 – ha superato le 460mila unità, mentre l’anno scorso erano stati
219mila. Ma l’Italia non è sicuramente tra i paesi che hanno accolto più profughi». «Questo volume
– ha detto Paolo Gentiloni, ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione – è uno strumento
importante per affrontare la questione immigrazione: la conoscenza deve essere antidoto contro il
pregiudizio e contro chi propaga odio e paura. La distinzione tra migranti economici e richiedenti
asilo ha certamente un fondamento giuridico, ma non può essere un alibi per le nostre coscienze per
abbandonare gli immigrati economici. Occorre stabilizzare i paesi in guerra, Libia e Siria,
aumentare la cooperazione internazionale e cambiare il regolamento europeo». «Nel discorso
pubblico – ha detto il sociologo Rando Devole – prevale la “sindrome da invasione”. Servono
ponti, non muri. L’approvazione della legge sulla cittadinanza da parte della Camera (che passa ora
al Senato) è un fatto storico». Stefania Congia, dirigente della D.G. Immigrazione e Politiche di
Integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha detto: «L’immigrazione ci
costringe a fare i conti con noi stessi. Abbiamo molto da imparare dagli immigrati, anche – per
esempio – in materia di rispetto e cura verso gli anziani. Gli immigrati contribuiscono al benessere
dei paesi di accoglienza, anche dal punto di vista economico e demografico». Ha concluso
monsignor Matteo Zuppi, vescovo ausiliare di Roma e delegato per l’immigrazione presso la
Conferenza episcopale laziale, da poco nominato arcivescovo di Bologna da papa Francesco: «Non
si può parlare del tema immigrazione senza conoscerlo e questo Dossier serve proprio a darci il
quadro della realtà; i dati del Dossier servono anche a smontare gli stereotipi. Lo stesso discorso
vale per i dati sui reati: la verità è che c’è un accanimento su quelli piccoli (nei quali la percentuale
degli stranieri è più alta), ma non si considera che quelli più gravi sono compiuti in gran parte da
italiani».
IDOS UNAR 2015/Red Soc_Dossier Immigrazione_Idos_Nuar_2015.pdf
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Redattore Sociale 29 ottobre 2015
I “nuovi italiani”: sono 800 mila gli stranieri nati nel nostro
paese
Dossier Idos/Unar. Nel solo 2014 sono nati in Italia 75.067 bambini stranieri,
ovvero il 14,9% del totale. Primato alla Lombardia. Cittadinanza, quasi 130 mila
quelli che l’hanno ottenuta lo scorso anno, per il 40 per cento minori
ROMA – L’Italia è uno dei grandi paesi europei di immigrazione, con 5.014.000
stranieri residenti alla fine del 2014 (incremento di oltre 92.000 unità rispetto
all’anno precedente), un valore che tradotto in termini percentuali attesta una crescita
dell’1,9%. Siamo quindi davanti a livelli di aumento ben inferiori a quelli che si era
soliti registrare prima dell’imporsi della fase di crisi, quando la popolazione straniera
residente cresceva secondo ritmi decisamente più sostenuti. In generale, l’incidenza
degli stranieri sulla popolazione residente (8,2%) continua a essere superiore al
valore medio europeo. Se poi si includono anche i soggiornanti non comunitari in
attesa di registrazione anagrafica, il dato sulla presenza straniera regolare complessiva
arriva a quota 5.421.000. Sono questi alcuni dei dati inclusi nel Dossier statistico
immigrazione Idos/Unar, che viene presentato questa mattina a Roma. Ma quanti sono i
“nuovi italiani”?
In base ai dati Istat, in Italia, su un totale di 502.596 bambini nati nel corso del 2014,
quelli stranieri - che come tali sono nati da genitori non italiani che vivono nello
Stivale - sono 75.067, ovvero il 14,9% del totale. Si tratta di un valore assoluto
inferiore di 2.638 unità rispetto a quello del 2013 (per un decremento annuo del 3,4%),
il quale a sua volta era diminuito di 2.189 unità (-2,7%) rispetto al valore del 2012, che,
con 79.894 casi, era stata la punta massima di una costante ascesa numerica del dato
almeno dal 2008. I nuovi nati stranieri del 2014 hanno visto i propri natali per circa i
due terzi (65,6%) nell’Italia settentrionale (37,8% nel Nord-Ovest e 27,8% nel Nord-
Est, dove vivono rispettivamente il 34,4% e il 25,0% di tutti gli stranieri residenti.
In particolare, è la Lombardia che, con addirittura oltre un quarto dei nuovi nati
stranieri in Italia (25,9%), pari a 19.415 casi, ne detiene il primato assoluto (si
consideri che nessun’altra regione supera il tetto dei 9.000), seguita da Emilia Romagna
(8.815 e 11,7%), Veneto (8.813 e 11,7%) e Lazio (7.702 e 10,3%), sebbene sia l’Emilia
Romagna a vantare l’incidenza più consistente di stranieri tra i nuovi nati (24,0%).
I dati dell’ultimo Censimento, anch’essi elaborati dall’Istat, attestano a fine 2011 la
presenza di 608.623 stranieri nati in Italia e ivi residenti (quasi quattro volte più
numerosi in confronto a 10 anni prima, visto che rispetto al Censimento del 2001
l’incremento è stato del 282,6%), di cui 314.104 (il 51,6%) di genere maschile. Si tratta
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di una compagine costituita per oltre i due quinti (41,4%) da europei (con la sola Europa
centro-orientale a incidere per circa un quarto, il 24,0%), per poco meno di un terzo
(31,0%) da africani (con l’Africa settentrionale che da sola pesa per il 22,5%), per più di
un quinto (22,0%) da asiatici (con l’Estremo Oriente che incide da solo per l’11,8%) e
per poco più di un ventesimo (5,5%) da americani (quasi tutti rappresentati da latino-
americani). In particolare, la cittadinanza più diffusa è quella marocchina con il 15,2%
del totale, seguita dalla romena e albanese, ciascuna con il 13,9%, quindi dalla cinese
con il 7,7%.
Ora, aggiungendo per ciascuno degli anni seguenti, fino allo stesso 2014, le nuove
nascite di bambini non italiani, si arriva a una presenza teorica di oltre 834.000
persone. Un cifra, questa, che va però decurtata di tutti quelli che, nel triennio 2012-
2014, hanno acquisito la cittadinanza italiana (i diciottenni che hanno risieduto
legalmente e ininterrottamente in Italia sin dalla loro nascita e una parte di quanti sono
diventati italiani per naturalizzazione o matrimonio). Trattandosi di una quota non
determinabile con esattezza e ipotizzando tuttavia che si tratti di qualche decina di
migliaia di casi, si può verosimilmente affermare che la cifra effettiva di stranieri di
“seconda generazione” presenti in Italia a fine 2014 oscilli tra le 750.000 e le 800.000
unità: all’incirca, uno ogni 7 stranieri residenti, ad attestare - tra gli immigrati che
vivono in Italia - un numero oltremodo significativo e in continua crescita di “italiani di
fatto” (ovvero di persone che del paese di cui hanno la cittadinanza hanno solo una
conoscenza indiretta, mediata dai racconti dei genitori, spesso senza avervi mai messo
piede o avendolo fatto in maniera sporadica in rari viaggi di ritorno dei parenti;
conoscono la lingua in maniera più o meno approssimativa, nella misura in cui i genitori
la parlano nella ristretta cerchia familiare; non praticano, se non in misura episodica e
limitata nello spazio e nel tempo, costumi sociali, abitudini culinarie, tradizioni civili e
religiose ecc...) i quali aspettano solo di essere riconosciuti dalla società e dallo Stato in
cui vivono da quando hanno visto la luce.
Le acquisizioni della cittadinanza. Nel corso del 2014 le nuove acquisizioni della
cittadinanza in Italia sono state quasi130 mila (precisamente 129.887), facendo
registrare un ulteriore aumento rispetto al 2013(100.712).Allo stato attuale non sono
disponibili dati disaggregati e, di conseguenza, non è possibileconoscere l’incidenza sul
dato generale delle diverse modalità di acquisizione della cittadinanza italiana (lunga
residenza o matrimonio). Per quanto riguarda il genere, nel 2014 la percentuale di donne
che hanno ottenuto la cittadinanza (49,1%) risulta in linea, pur con una lieve
diminuzione, con il valore registrato nel 2013 (51,4%). Questo dato conferma che, nel
corso degli anni, si è verificato un progressivo bilanciamento tra la componente
femminile e quella maschile.
Per il resto, il Dossier sottolinea come, a riprova degli avanzati percorsi di
stabilizzazione e radicamento che sempre più chiaramente si evidenziano tra i residenti
stranieri, si tratta in 4 casi su 10 di minorenni (39,4%), che verosimilmente hanno
acquisito la cittadinanza italiana per trasmissione automatica da almeno uno dei due
genitori (un ulteriore elemento attestante il carattere familiare e stabile
dell’insediamento). Inoltre, si rileva un picco nel tasso di acquisizione per cento
stranieri residenti fra i diciottenni (8,3 contro un valore medio del 2,6), che riguarda nei
tre quarti dei casi nati in Italia e rimanda alla possibilità loro riconosciuta di accedere
alla cittadinanza italiana, facendone richiesta, al compimento della maggiore età: una
possibilità sempre più agita dai ragazzi di seconda generazione, anche grazie alle
capillari campagne informative condotte negli ultimi anni.
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Stranieri in Italia, sono l’8,2 per cento della popolazione.
Primi i romeni
Dossier immigrazione Idos/Unar. Sono 5.014.000 gli stranieri residenti alla fine del
2014 (+ 92 mila), dato che arriva a 5.421.000 se si includono i soggiornanti non
comunitari in attesa di registrazione. 129.887 gli stranieri che hanno acquisito la
cittadinanza, 75.067 i nuovi nati
29 ottobre 2015 - 10:30
ROMA - Il 2015 sarà ricordato sicuramente per le dimensioni assunte dalle migrazioni,
particolarmente dal grande movimento di profughi, di richiedenti asilo, a fronte di gravi
crisi politiche e umanitarie troppo spesso con uno sfondo bellico. Un fenomeno, quello
migratorio, annualmente analizzato dal Dossier Statistico Immigrazione 2015 di Idos e
Unar, che viene presentato oggi a Roma. Una paziente raccolta di tutti i dati disponibili,
che prende in esame per l’occasione l’anno 2014, non senza raffrontare numeri e analisi
con gli anni precedenti e comparandoli con le tendenze emerse nei primi mesi dell’anno
in corso.
Migranti nel mondo. Nel 2015 i migranti nel mondo sono arrivati ad essere, secondo
proiezioni, almeno 237 milioni, aumentando specialmente in Europa e in Nord America.
“Continuano a influire su questi spostamenti le grandi disuguaglianze che segnano lo
scenario mondiale – si legge nel rapporto -: il 48 per cento della ricchezza del pianeta è
detenuto dall’1 per cento della popolazione mondiale, un altro 46,5 per cento da un
quinto della popolazione e il residuale 5,5 per cento dai quattro quinti”. Alle disparità
economiche si accompagnano crisi politiche, militari e ambientali. I migranti forzati
hanno sfiorato nel 2014 la cifra record di 60 milioni (8 milioni in più in un anno), tra
sfollati interni (i due terzi del totale), richiedenti asilo e rifugiati (rispettivamente 1,8 e
20 milioni). Soprattutto i richiedenti asilo trovano sul loro percorso molti ostacoli,
anche in aperta violazione delle disposizioni internazionali, come attesta la costruzione
o progettazione di almeno 65 muri in diversi paesi.
La situazione europea e italiana. La situazione italiana e quella europea vanno lette in
connessione con i dati globali. Nell’Ue, a gennaio 2014, i residenti stranieri sono
risultati 33,9 milioni, pari al 6,7% della popolazione totale (20 milioni sono cittadini
di paesi terzi e 14 milioni originari di altri Stati membri) e i richiedenti asilo 626.710.
L’Italia è uno dei grandi paesi europei di immigrazione, con 5.014.000 stranieri
residenti alla fine del 2014 (incremento di oltre 92.000 unità rispetto all’anno
precedente), un valore che tradotto in termini percentuali attesta una crescita dell’1,9%
e che interessa maggiormente le aree centro-meridionali (+3,6%) e meno il Settentrione
(+0,7%), dove tuttavia la popolazione straniera continua a concentrarsi nella misura del
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59,4% e dove si osserva una maggiore incidenza delle acquisizioni di cittadinanza, qui
concentrate in quasi i tre quarti dei casi: 74,3%. Siamo quindi davanti a livelli di
aumento ben inferiori a quelli che si era soliti registrare prima dell’imporsi della fase di
crisi, quando la popolazione straniera residente cresceva secondo ritmi decisamente più
sostenuti. Tutto questo mentre i cittadini italiani all’estero, aumentati di 150 mila unità,
sono 4.637.000. In generale, l’incidenza degli stranieri sulla popolazione residente
(8,2%) continua a essere superiore al valore medio europeo. Inoltre, il Dossier stima
in 5.421.000 persone la presenza straniera regolare complessiva, includendovi anche i
soggiornanti non comunitari in attesa di registrazione anagrafica. Gli stranieri residenti
in Italia per oltre la metà sono cittadini di un paese europeo (oltre 2,6 milioni) e per
poco meno del 30% provengono da un paese dell’Ue (1,5 milioni). La collettività più
numerosa è quella romena (1.131.839), seguita dai cittadini dell’Albania (490.483),
del Marocco (449.058), della Cina (265.820) e dell’Ucraina (226.060). Sempre secondo
la stima del Dossier, i cristiani sono quasi 2 milioni e 700 mila e i musulmani più di 1
milione e 600 mila (meno numerose le altre comunità religiose). Quanto alla
distribuzione territoriale, gli stranieri risiedono principalmente nord-ovest (34,4 per
cento), seguito dal centro Italia (25,4 per cento) e dal nord-est (25 per cento).
I minori sono il 21,6 per cento della popolazione residente straniera, pari a oltre
1,1 milioni.
Nel 2014 le persone di cittadinanza straniera intercettate dalle forze dell’ordine in
condizione irregolare sono state 30.906 (dati del Ministero dell’Interno) e di esse il
50,9% è stato effettivamente rimpatriato (15.726). Gli arrivi via mare di profughi e altri
migranti sono stati oltre 170.000. Le richieste d’asilo sono state 64.625 nel 2014 e
30.535 nei primi sei mesi del 2015. Nel giugno 2015 i migranti accolti erano 78.484 di
cui 19.716 nella rete Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) e i
restanti in strutture temporanee o di prima accoglienza.
Cittadinanze e nuovi nati. Sono 129.887 i cittadini stranieri che hanno acquisito la
cittadinanza italiana nel 2014 (+29% sul 2013, che già registrava un fortissimo aumento
rispetto all’anno precedente), mentre sono in leggera diminuzione i matrimoni misti
(18.273, il 9,4% delle 194.097 nozze celebrate nel 2013), ai quali si aggiungono le
unioni tra stranieri (7.807, il 3,8% del totale). Nel 2014 è rimasto quasi stabile il numero
dei bambini nati in Italia da genitori entrambi stranieri (75.067 casi, il 14,9% del totale
dei nati). Dei quasi 1 milione e 100 mila minori stranieri residenti in Italia, sono
814.187 gli iscritti a scuola nell’anno scolastico 2014/2015, cresciuti in un anno di
11.343 unità (l’incremento maggiore riguarda quelli nati in Italia: +8,4%), mentre
continuano a diminuire gli studenti italiani (8.886.076, -0,6%). Gli alunni stranieri con
disabilità sono 26.626, l’11,5% del totale degli scolari disabili.
Lavoro e discriminazione. Gli occupati stranieri nel 2014 sono risultati 2.294.000
(1.238.000 uomini e 1.056.000 donne), più di un decimo degli occupati complessivi
(10,3%), con un tasso di occupazione nuovamente in leggero aumento. Gli stranieri
lavorano principalmente nel settore dei servizi (65,7 per cento), segue il settore
dell’industria (29,2 per cento) e dell’agricoltura, silvicoltura e pesca (5 per cento).
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Persistono, infine, i casi di discriminazione su base etnico-razziale: su un totale di 1.193
denunce raccolte dall’Unar durante il 2014, 990 sono state giudicate pertinenti. I
massmedia rappresentano l’ambito di maggior frequenza relativa, con 291 evenienze,
pari al 29,4% del totale. Un dato che porta a rilevare la necessità di un’informazione
corretta e continuativa.
Religioni. In sintesi: l’islam resta una componente del mosaico religioso italiano,
importante ma non predominante. I cristiani – nelle loro varie componenti – si
confermano come l’aggregato confessionale maggioritario ma nel quadro di “nuovo
pluralismo” largamente determinato proprio dai flussi migratori. "L’analisi sociale 'in
verticale' su queste comunità ci consegna una situazione molto articolata - afferma il
Dossier -, che si esprime in diverse strategie di integrazione o di presenza nello spazio
pubblico nazionale, ma in un contesto culturale e politico che non sembra capace di
riconoscere e valorizzare il patrimonio sociale di cui ogni comunità è portatrice".
Venendo ai numeri, va detto che secondo una stima, che fa riferimento all’intera
popolazione straniera regolarmente residente in Italia alla fine del 2014 (5.014.000
persone), i cristiani sono quasi 2 milioni e 700 mila, i musulmani più di 1 milione e 600
mila, i fedeli di religioni orientali (induisti, buddhisti, sikh e altri) più di 330 mila, gli
ebrei circa 7 mila, quelli provenienti da aree in cui sono diffuse le religioni tradizionali
55 mila, gli appartenenti ad altri gruppi religiosi più difficilmente classificabili 84 mila,
mentre ammontano a 221 mila gli atei e gli agnostici. Rispetto al 2013, la consistenza
dei diversi gruppi religiosi risulta incrementata numericamente, essendo calcolata su
una popolazione straniera a sua volta aumentata. I cambiamenti strutturali si rilevano,
però, solo dalla modifica della incidenza percentuale di ciascun gruppo religioso rispetto
al 2013: cristiani 53,8% (6 punti decimali in più), musulmani 32,2% (9 punti decimali in
meno), fedeli di religioni orientali 6,7% (3 punti decimali in più), mentre negli altri
gruppi non si riscontrano variazioni percentuali. Pertanto, è chiaramente infondata la
paventata “invasione religiosa”, considerato che gli immigrati sono per lo più cristiani,
tra i quali comunque gli evangelici, pur meno numerosi degli ortodossi (che superano
anche i cattolici), costituiscono una consistente e crescente realtà.
Rifugiati e richiedenti asilo in Italia: il 2014 anno record. E il
2015 non è da meno
Dossier Idos/Unar. Nel 2014 nel mondo sono state 615 mila le decisioni positive per
il riconoscimento di una forma di protezione. Per 430.800 domande, invece, l’esito
è stato negativo. Nei 6 mesi 2015 in Italia 30.535 richieste di asilo. Tasso di esiti
positivi superiore alla media Ue
29 ottobre 2015 - 10:37
ROMA - Il Dossier statistico immigrazione Idos/Unar prende in esame anche la
situazione di rifugiati e richiedenti asilo nel mondo, soffermandosi su quello che
definisce “il caso italiano”. Nel rapporto si legge che nel 2014, per la prima volta, il
numero mondiale di migranti forzati ha raggiunto i 60 milioni (59.965.888), di cui i due
terzi costituiti da sfollati interni (stimati complessivamente dal Norwegian Refugee
Council pari a 38 milioni) e il restante terzo da richiedenti asilo e rifugiati
(rispettivamente 1,8 e 20 milioni); tra questi ultimi sono inclusi circa 5,5 milioni
(5.589.488) di rifugiati e altre persone palestinesi bisognose di protezione che, dal 1949,
sono assistiti dall’agenzia Unrwa delle Nazioni Unite in Giordania, Libano, Siria,
Striscia di Gaza e Cisgiordania. L’incremento annuale di migranti forzati, pari a 8
milioni di persone (+16,2%), è “da record”, soprattutto per quanto riguarda i richiedenti
asilo in attesa dell’esito dell’esame (+54,3%) e i rifugiati (+22,9%).
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L’Unhcr nel 2014, riferisce il Global trends 2014, ha assistito 51.359.907 persone
bisognose di protezione, ovvero la gran parte dei migranti forzati, a cui si devono
aggiungere 1,8 milioni di sfollati e 126.900 rifugiati aiutati nel ritorno a casa, 3,5
milioni di apolidi riconosciuti (su un totale di almeno 10 milioni de facto) e circa un
milione di altre persone o gruppi di sua competenza. Nonostante un aumento del 29,4%
del numero di assistiti, va sottolineato come l’agenzia delle Nazioni Unite si trovi ad
affrontare una congiuntura particolarmente negativa per il numero crescente di
popolazioni coinvolte e per le difficoltà di assistenza al ritorno (nel 2014 si è toccato il
livello più basso di ritorni di rifugiati dell’ultimo trentennio).
Nel corso del 2014 sono state 615 mila le decisioni positive cui è corrisposto il
riconoscimento finale di una forma di protezione (per 278 mila persone si è trattato
dello status di rifugiato). Al contrario per 430.800 domande l’esito di primo grado o di
appello è stato il diniego di qualsiasi protezione. Escludendo i palestinesi (5.094.886
rifugiati registrati sotto il mandato Unrwa e 100 mila tra rifugiati e richiedenti asilo
sotto il mandato dell’Unhcr), nel 2014 la Siria è divenuta il principale paese di origine
dei rifugiati (3,9 milioni, da aggiungere ai 7,6 milioni di sfollati interni), superando
Afghanistan (2,6 milioni) e Somalia (1,1 milioni). Le dimensioni quantitative non solo
sono aumentate per effetto del moltiplicarsi delle situazioni di crisi un po’ in tutte le
aree del mondo, ma va anche sottolineato che, per mancanza di progressi nella
risoluzione delle vecchie crisi, nella quasi metà dei casi si tratta di situazioni protratte da
oltre 5 anni. Il 2015 non porta segnali di miglioramento: i dati provvisori confermano
piuttosto l’impatto negativo dei nuovi conflitti esplosi in Africa e del peggioramento
delle crisi già in corso.
A livello continentale, tra gli assistiti dall’Unhcr, con 3,9 milioni tra rifugiati,
richiedenti asilo, sfollati e apolidi, l’Europa si fa carico di una quota piuttosto esigua del
fenomeno globale, pari al 6,5%, anche se globalmente la variazione tra 2013 e 2014 è
risultata la più consistente (+46,4%). Ancora più esigua è la quota accolta in Nord
America (621mila persone, pari all’1,0% globale). Diversa è la situazione in Africa (che
accoglie 18 milioni di persone bisognose di protezione), America meridionale (6,7
milioni) e soprattutto Asia (31 milioni), a conferma di come 9 persone su 10 trovino
protezione nel cosiddetto “Sud del mondo”. Mentre in termini assoluti è la Turchia ad
accogliere il maggior numero di rifugiati (1,6 milioni), seguita da Pakistan (1,5 milioni)
e Libano (1,2 milioni), in termini relativi il primato spetta a quest’ultimo paese, con 232
rifugiati ogni 1.000 abitanti, seguito da Giordania (87 ogni 1.000) e Nauru (39 ogni
1.000).
L’Italia. Nel corso dell’ultimo decennio il flusso di richiedenti asilo in Italia ha
registrato una certavariabilità, raggiungendo le 30 mila unità prima nel 2008 e poi nel
2011, per subito dimezzarsinell’anno successivo. Il 2014 è stato un anno record con
64.625 richieste, così comeun andamento record ha caratterizzato anche il primo
semestre 2015 (30.535 richieste). Per quanto riguarda le provenienze, nelle prime tre
posizioni della graduatoria del 2014si collocano paesi dell’Africa Subsahariana come
Nigeria (10.135), Mali(9.790) e Gambia (8.575), seguiti da Pakistan (7.150), Senegal
(4.675), Bangladesh (4.535), Afghanistan(3.120). Al 9° posto si colloca l’Ucraina
(2.080). Nel primo semestre del 2015 la graduatoriacambia di poco, con la Nigeria
sempre al 1° posto (4.830 richiedenti), seguita da Gambia(3.980), Senegal (3.105),
Pakistan (2.800) e Mali (2.485). Al 6° posto si colloca l’Ucrainacon 2.400 richiedenti,
unico paese di origine che nei primi 6 mesi del 2015 ha già superato il numero di
richieste registrate nel 2014. Come in altri Stati membri, il numero di richiedentiasilo
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siriani è molto contenuto, se non in calo, con 505 richiedenti nel 2014 e 155 neiprimi 6
mesi del 2015.
Per quanto riguarda le decisioni, il tasso di esiti positivi nel 2014 è superiore alla media
Ue (58,5% contro 44,7%), ma i tempi di attesa risultano particolarmente lunghi (circa 7
mesi, ha riferito il presidente della Commissione nazionale per il diritto d’asilo in
un’audizione tenutasi a giugno 2015 al Comitato parlamentare Schengen), anche se
l’aumento del numero di commissioni territoriali voluto dal Ministero dell’Interno
dovrebbe garantire un più celere smaltimento delle pratiche. Anche il sistema dei ricorsi
sembra attraversare una fase di saturazione a causa del forte aumento di richieste di
asilo registrato a partire dal 2013. Infatti, se fino al 2012 la media di ricorsi era di circa
1.500 all’anno, a partire dal 2013 si è assistito ad un crollo, fino ai 55 ricorsi portati a
termine nel 2014 (di cui 45 con esito positivo), per effetto dei frequenti rinvii delle
udienze anche all’anno successivo.
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Straniero oltre il 10% degli occupati. Pesa la crisi: più
permessi non rinnovati
Dossier Idos/Unar. Più di un terzo svolge professioni non qualificate, 466 mila sono
disoccupati. Aumentano quelli in cerca di lavoro da un anno e più. Quasi 155 mila
permessi di soggiorno giunti a scadenza non rinnovati. Cresce la partecipazione
sindacale
29 ottobre 2015 - 10:36
ROMA - Hanno sofferto la crisi, sono maggiormente esposti a contratti brevi e a periodi
di non lavoro o di lavoro irregolare e sono più presenti nei settori meno qualificati del
mercato, dove le condizioni sono spesso peggiori di quelle dei lavoratori italiani.
Tuttavia il Dossier immigrazione 2015 di Idos e Unar, presentato oggi a Roma, registra
segnali di ripresa anche per gli stranieri.
Secondo l’Istat gli occupati stranieri nel 2014 sono 2.294.000 (1.238.000 uomini e
1.056.000 donne), più di un decimo degli occupati complessivi (10,3%), con un tasso di
occupazione in leggero aumento (+0,2% in un anno). Tuttavia in 6 anni, a partire dal
2008, i lavoratori stranieri sono stati quelli che hanno subito maggiormente la crisi e
il loro tasso di occupazione ha perso nel complesso 8,5 punti percentuali, a fronte di un
calo, tra gli italiani, di 2,7 punti percentuali. Inoltre, nel primo trimestre 2015,
l’occupazione torna a scendere (-0,4%) rispetto a un anno prima, a fronte di una
crescita seppur lieve per gli italiani.
8
Sono 466 mila gli stranieri disoccupati, il tasso di occupazione è del 58,5% (55,4% tra
gli italiani) e il tasso di disoccupazione del 16,9% (12,2% tra gli italiani). Da segnalare
che i migranti senza lavoro calano nel Nord e nel Mezzogiorno mentre crescono nelle
regioni del Centro. E, se negli anni passati l’aumento della disoccupazione straniera ha
riguardato soprattutto ex-occupati, nel 2014 il lieve incremento è dovuto esclusivamente
a chi è alla ricerca di prima occupazione (+18mila unità), soprattutto giovani.
Aumentano anche gli stranieri che cercano lavoro da un anno e più (dal 49,7% del 2013
al 56,3%),
La crisi non tocca tutti nello stesso modo. Situazione migliore per le comunità
moldava, filippina e peruviana, a prevalenza femminile, mentre polacchi, romeni e
indiani stentano a uscire dalla crisi. Albanesi e marocchini sono quelli più colpiti, ma
vedono arrestare la caduta del tasso di occupazione, che resta comunque molto al di
sotto di quello italiano. La ripresa è dovuta soprattutto alle donne: il tasso di
occupazione femminile cresce in tutte le principali comunità, fatta eccezione per la
Polonia e la Romania, mentre quello di disoccupazione cresce soltanto per albanesi e
romene.
Crescono i permessi di soggiorno non rinnovati. Crisi e disoccupazione sono la
causa dei 154.686 permessi di soggiorno, in prevalenza per motivi di lavoro e di
famiglia, che, giunti a scadenza, non sono stati rinnovati: sono il 6,2% in più rispetto al
2013.
La qualità del lavoro. Continua a crescere la quota di stranieri occupati nei servizi. Più
di un terzo svolge professioni non qualificate e quasi altrettanto quelle operaie, mentre
solo 7 immigrati su 10 esercitano una professione qualificata: la situazione non cambia
con gli anni di permanenza in Italia e anzianità lavorativa. Nel 2014 sono 940mila gli
stranieri sovraistruiti, il cui livello d’istruzione è cioè più elevato di quanto richiesto dal
lavoro svolto: sono il 41% del totale dell’occupazione straniera. “I lavoratori immigrati,
più che una minaccia per l’occupazione degli italiani, sono un ammortizzatore sociale a
loro beneficio: - si legge nel rapporto - accettano anche lavori non qualificati, sono più
disponibili a spostarsi territorialmente, perdono più facilmente il posto di lavoro”.
In agricoltura, uno dei settori maggiormente esposti a sfruttamento, nel 2014 i lavoratori
nati all’estero (tra cui è incluso un certo numero di italiani di ritorno) sono stati
327.495.
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Crescono gli iscritti al sindacato. Nel 2014 sono poco più di un milione gli immigrati
iscritti al sindacato, 50 mila in più rispetto all’anno precedente: rappresentano il 7,7%
del totale e il 12,9% se si considerano solo i lavoratori attivi. L’organizzazione con il
maggior numero di iscritti è la Cgil (408.344 tesserati), ma l’aumento registrato tra il
2013 e il 2014 sul totale degli iscritti alle quattro organizzazioni (Cgil, Cisl, Uil e Ugl) è
imputabile quasi esclusivamente alla Cisl. Più tesserati nell’area settentrionale, che
raccoglie oltre la metà degli stranieri iscritti al sindacato; continua ad essere la
Lombardia la regione con più iscritti, seguita dall’Emilia Romagna e Veneto.
I patronati. Svolgono un ruolo sempre più rilevante nell’intercettare i bisogni dei
lavoratori stranieri e delle loro famiglie e nel supportarli, sottolineano gli osservatori e
non stupisce se si pensa che più della metà delle pratiche relative a cittadini immigrati
che vengono indirizzate ogni anno alle Questure e alle Prefetture è svolta dai patronati.
Dal 2006, inizio della collaborazione con il ministero dell’Interno per la semplificazione
dei procedimenti amministrativi, il Raggruppamento CePa (Centro Patronati) ha
inoltrato circa 2,8 milioni di rinnovi e rilasci di titoli di soggiorno su un totale di poco
più di 3,5 milioni di pratiche.
Migranti in viaggio: 65 muri e diritti violati. Frontex: oltre
283 mila fermati ai confini
Dossier Idos/Unar. Oltre i tre quarti degli stranieri presenti in Ue vive nei 5 paesi
più grandi: Germania (7 milioni), Regno Unito (5 milioni), Italia (5 milioni),
Spagna (4,7 milioni) e Francia (4,2 milioni). In 15 anni spesi 13 miliardi di euro per
controlli e rimpatri
29 ottobre 2015 - 10:35
ROMA - Le analisi condotte dal Dossier statistico immigrazione Idos/Unar di
quest’anno, che viene presentato oggi a Roma, mostrano complessivamente come i
modelli migratori siano in rapida evoluzione e come la migrazione, sia essa volontaria o
forzata, abbia assunto un carattere globale. La maggior parte degli Stati del mondo sono
oggi paesi di origine, transito o destinazione e, sempre più, tutti e tre
contemporaneamente, come è il caso dell’Italia. “Al di là delle risposte umanitarie
immediate, pur necessarie – si afferma -, questi nuovi modelli di migrazione e di
spostamento forzato richiedono maggiori sforzi conoscitivi di indagine e di ricerca per
monitorare i cambiamenti in corso, teorizzare le caratteristiche e quindi elaborare
strategie globali efficaci e di lungo termine”.
I dati su presenza straniera e nati all’estero. Le ultime statistiche ufficiali indicano
che, al gennaio 2014, la presenzastraniera nell’Ue – ossia il numero complessivo di
residenti in un paesediverso da quello di cittadinanza – ammontava a circa 33,9 milioni
di persone: il 6,7% della popolazione totale. Tra costoro, circa 20 milioni eranocittadini
di paesi terzi, mentre i restanti 14 milioni erano cittadini di unpaese dell’Unione diverso
da quello di residenza. In valori assoluti, la maggioranzadegli stranieri vive nei 5 paesi
più grandi: Germania (7 milioni),Regno Unito (5 milioni), Italia (5 milioni), Spagna
(4,7 milioni) e Francia (4,2 milioni); nel complesso oltre i tre quarti del totale.
Guardando però ai dati relativi alle popolazioni nazionali, sono piccoli paesi quali il
Lussemburgo (45,3%) e Cipro (18,6%) a guidare la classifica, mentre nei paesi più
popolosi dell’Europa occidentale si riscontrano percentuali tra il 6,0% e il 10,0%.
Infine, nei paesi medio-grandi dell’Europa centro-orientale la presenza straniera
rappresenta tuttora una componente assai marginale: appena lo 0,3% in Polonia e lo
0,4% in Romania. Quanto alle aree di provenienza, è difficile tracciare un quadro
generale – al di là della distinzione tra Ue e non-Ue – dato che ogni paese di grande
immigrazione è contraddistinto da componenti del tutto particolari: effetto di posizioni
10
geografiche e sistemi economici diversi e della storia passata e recente. In Germania le
maggiori comunità straniere includono turchi (1,4 milioni, il 20,3% del totale), polacchi
(560mila) e italiani (500mila); nel Regno Unito la recente comunità polacca (750mila,
14,8%), supera ormai ampiamente indiani (350mila) e irlandesi (340mila); mentre in
Spagna romeni (730mila), marocchini (720mila) e britannici (300mila) rappresentano
tre elementi profondamente differenti della storia migratoria europea: quella delle
migrazioni post-coloniali, quella dei flussi post-allargamento e quella dei cosiddetti
“espatriati” intraeuropei.
Migrazioni irregolari e nuovi confini. Secondo l’ultimo rapporto dell’agenzia europea
Frontex, le persone fermate nel corsodel 2014 mentre cercavano di attraversare
“illegalmente” i confini dell’Ue sono state283.532, di cui oltre 200 mila intercettate nel
tentativo di raggiungere Italia, Grecia eMalta. Si tratta di una cifra quasi tre volte
maggiore di quella del 2013 (107.365): un effettodiretto delle drammatiche crisi
internazionali in corso. La maggior parte dei fermati provengonoinfatti da zone di
conflitto e hanno poi presentato una richiesta di riconoscimentodello status di rifugiato.
In particolare, Frontex ha registrato 80mila persone di nazionalitàsiriana, 35mila eritrei
e 22mila afghani. “A fronte di questo, la presa di responsabilitàdelle istituzioni europee
appare del tutto inadeguata”, si afferma nel Dossier.
Sempre più muri. Nonostante la conferenza del Cairo su popolazione e sviluppo del
1994 abbia generalmente riconosciuto il contributo positivo dei migranti allo sviluppo
umano e sostenibile dei paesi di origine e di insediamento, così come delle loro
famiglie, sono 65 i muri completati o progettati per chiudere le frontiere e arrestare i
flussi, per di più in completa violazione delle disposizioni internazionali sull’accesso al
diritto d’asilo. “La lotta per contenere l’immigrazione sembra essere il leit-motiv delle
politiche dei paesi più ricchi, dagli Stati Uniti all’Unione Europea, con costi enormi per
le casse pubbliche e con il rischio costante di incentivare piuttosto il business della tratta
degli esseri umani e di privare di senso la Convenzione di Ginevra sul diritto d’asilo”. Il
progetto “Migrants files” (www.themigrantsfiles.com), indagando tra le pieghe dei
bilanci della Commissione Europea e dei singoli Stati membri, ha stimato che navi,
droni, muri, software, controlli alla frontiera e rimpatri sono costati tra il 2000 e il 2014
almeno 13 miliardi di euro (escluse le spese destinate all’accoglienza), mentre nello
stesso periodo trafficanti, scafisti, trasportatori e intermediari hanno guadagnato circa
15,7 miliardi di euro. Il risultato tangibile di questa situazione lo fotografa
l’International Organization for Migration, secondo cui a partire dal 2000 circa 40 mila
migranti hanno perso la vita, di cui 3.840 solo tra il 1° di gennaio e il 15 settembre 2015
(http://missingmigrants.iom.int). Il Mediterraneo, con oltre 30 mila persone scomparse
dal 2000 a oggi, di cui 2.812 tra gennaio e 15 settembre 2015, rappresenta uno dei più
pericolosi canali migratori, anche se non l’unico.
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Gli stranieri si sposano meno e si separano più facilmente. Il
sogno infranto della casa
Dossier Idos/Unar. Nel 2013 registrato un calo di quasi il 12 per cento di
matrimoni misti. Fra il 2000 e il 2005 le separazioni sono aumentate del 76,7%. Gli
italiani sposano soprattutto romene, le italiane i maghrebini. Meno del 20% delle
famiglie immigrate ha una casa di proprietà
29 ottobre 2015 - 11:10
ROMA – Anche gli stranieri si sposano meno. Ma parallelamente cresce il fenomeno
dell’instabilità coniugale. Ad evidenziarlo è il Dossier statistico immigrazione
Idos/Unar, presentato questa mattina a Roma.
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Basta “matrimoni di comodo”. Dopo il picco raggiunto nel 2008, con 24.548
celebrazioni che hanno coinvolto coppie miste, il calo registrato nel 2009-2010 è da
attribuire in gran parte alle variazioni normative apportate con l’introduzione dell’art. 1,
comma 15, della legge n. 94 del 2009, con il quale, modificando l’art. 116 del Codice
Civile, è stato imposto allo straniero che avesse voluto contrarre matrimonio in Italia
l’obbligo di produrre un documento attestante la regolarità del soggiorno nel territorio
italiano. Tale variazione normativa, la cui ratio è stata chiaramente quella di ostacolare i
cosiddetti “matrimoni di comodo” (finalizzati all’ottenimento della cittadinanza italiana
per il coniuge straniero), è stata in seguito “rettificata” da una sentenza della Corte
Costituzionale (n. 245 del 20 luglio 2011), la quale ha stabilito che quello di formare
una famiglia attraverso la celebrazione delle nozze costituisce un diritto fondamentale
della persona, non soggetto a limitazioni. La sentenza della Consulta ha prodotto sotto il
profilo statistico degli effetti ‘correttivi’ sul trend naturale delle celebrazioni
matrimoniali con almeno un coniuge straniero. Se nel 2010 il numero delle celebrazioni
di matrimoni misti è stato pari a 17.169 (una cifra simile a quella registrata nel 2001),
un anno dopo la sentenza della Consulta si è registrato un sostanziale “recupero”
(20.764 celebrazioni).
Unioni in calo. Nel 2013, invece, conformemente alla tendenza alla diminuzione delle
celebrazioni nel loro complesso, anche i matrimoni misti hanno registrato una flessione:
18.273 (-11,9% rispetto al 2012). Si tratta di una quota che copre il 9,4% di tutte le
194.057 nozze celebrate durante l’anno e che, come in passato, vede prevalere al
proprio interno (con 14.383 casi, pari al 78,7% del totale) la tipologia sposo italiano con
sposa straniera. Sono soprattutto le donne dell’Est Europa a sposare gli uomini italiani,
in particolare le romene (2.758 matrimoni, pari al 19,2% delle unioni italiano-straniera),
le ucraine (1.580), le russe (874), le polacche (778) e le moldave (744): rispettivamente
al primo, secondo, quarto, quinto e sesto posto della graduatoria per numero di
celebrazioni. Quando gli uomini italiani sposano una donna sudamericana prediligono
per lo più le brasiliane (al terzo posto assoluto con 893 matrimoni). Le donne italiane,
invece, nel 2013 hanno sposato soprattutto uomini provenienti dal Maghreb; in
particolare dal Marocco (533 matrimoni, pari al 13,7% delle unioni italiana-straniero) e
dalla Tunisia (247). Rilevante anche la quota degli sposi provenienti da Albania (357),
Regno Unito (192), Germania (174), Romania (161) e Francia (144). “È evidente che la
maggiore presenza in Italia di alcune collettività straniere rende molto più frequenti le
celebrazioni di particolari tipologie di matrimoni misti”, afferma il Dossier. Analoga
ragione sta alla base dei matrimoni celebrati fra stranieri, che comprendono i cosiddetti
“matrimoni misti-misti” (in cui i coniugi stranieri provengono ciascuno da un paese
diverso). Le nozze celebrate nel 2013 fra sposi entrambi stranieri sono state 7.807,
continuando a costituire una minoranza sul totale dei matrimoni (3,8%), e per un quinto
(20,8%) ha riguardato cittadini romeni (952 celebrazioni); seguono i nigeriani (442) e i
cinesi (376). Al contrario, albanesi e marocchini si sposano meno frequentemente fra
propri connazionali.
Separazioni e divorzi. Col crescere dei matrimoni fra italiani e stranieri è cresciuto nel
tempo anche il fenomeno dell’instabilità coniugale delle coppie miste. Una tendenza,
questa, che può essere rilevata osservando i dati relativi alle separazioni e ai divorzi
riguardanti questa tipologia di unioni. Mettendo a confronto i valori relativi, grosso
modo, all’ultimo decennio (2000-2012) si rileva come sia le separazioni che i divorzi di
coppie miste siano cresciuti sensibilmente. Nel 2012 le prime sono state 8.176 (4.266
nel 2000), costituendo il 9,3% di tutte le separazioni, mentre i secondi sono stati 4.584
(1.940 nel 2000). In particolare, fra il 2000 e il 2005 le separazioni sono aumentate del
12
76,7%. Delle separazioni di coppie miste pronunciate dai tribunali italiani nel 2012,
circa 7 casi su dieci (68,9%) hanno riguardato mariti italiani sposati a mogli straniere (o
divenute italiane in seguito al matrimonio). Un dato che appare coerente con la
maggiore frequenza dei matrimoni caratterizzati dalla tipologia marito italiano e moglie
straniera (in particolare romena). Anche i divorzi relativi a coppie miste appaiono in
crescita, seppure l’entità del fenomeno sia più contenuta. Nel 2012 i tribunali italiani
hanno emesso 4.584 provvedimenti di divorzio riguardanti coppie miste: una cifra
corrispondente all’8,9% del totale.
Il sogno infranto della casa in proprietà. Le difficoltà di accesso al mercato degli
affitti e all’edilizia residenziale pubblica, ma anche la possibilità di una maggiore
integrazione (agevolando il ricongiungimento familiare),oltre che di un vero e proprio
investimento (a parità di spesa con il canone), hanno spinto in anni passati molti
immigrati, soprattutto lungo-residenti, all’acquisto della casa.
Questo fenomeno, segnala il Dossier, è stato crescente dal 2004 al 2007 in termini sia
assoluti che relativi, anche grazie alla facilità di accesso al credito bancario, mantenendo
quote, sul mercato residenziale nazionale, tra il 12,6% del 2004 e il 17% del 2007, anno
in cui si è toccato il massimo storico (135 mila unità abitative acquistate, a fronte delle
806.225 comprate dagli italiani) e la percentuale di stranieri aventi una casa di proprietà
ha toccato il 12,3%. Dal 2008 la crisi globale e immobiliare ha pesantemente invertito la
tendenza, come dimostrano i 32 mila acquisti in meno rispetto all’anno precedente. In
tre anni, poi, gli acquisti di immobili da parte di stranieri in Italia si è più che dimezzata
rispetto al 2007, mentre la crescita annua dell’8,9% registrata nel 2011 va considerata
nell’ambito di un calo complessivo del 6,5% del mercato nazionale: su 570 mila
compravendite di abitazioni, 61 mila acquisti sono stati conclusi da stranieri, circa 5
mila in più rispetto all’anno precedente, nonostante il bilancio complessivo si sia chiuso
con un passivo di circa 40 mila scambi. Al 2012 poco meno del 20% delle famiglie
immigrate (per un totale di circa 800 mila lavoratori) risulta vivere in una casa di
proprietà, acquistata per lo più nel Nord Italia, in periferia per il 34%, in provincia per il
46% e generalmente in una fascia di mercato meno quotata (appartamenti in
condominio in contesti residenziali di tipo economico) con uno stato di conservazione
discreto. Nello stesso anno gli italiani in possesso di almeno un’abitazione erano stimati
a circa l’80%. Con la crisi anche per gli stranieri la tendenza all’acquisto ha subito duri
contraccolpi e in parte si è indirizzata, come per gli italiani, o ad abitazioni di taglio
sempre più piccolo, soprattutto nei capoluoghi, o più grandi ma in convivenza tra più
nuclei.
Al 2011, secondo l’Istituto Scenari Immobiliari, il 51% degli acquirenti stranieri erano
est-europei (soprattutto romeni e albanesi), in aumento rispetto agli anni precedenti,
mentre i nord-africani (marocchini e tunisini) erano in calo (6,8% contro il 16% del
2006). Seguivano cinesi, sudamericani e filippini. Inoltre il mercato delle
compravendite degli stranieri interessava per il 70% il Nord (Lombardia in testa, con
quasi un quinto), per il 26% il Centro e per il 4% il Meridione (dove risiedeva il 13,5%
degli stranieri).
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L'economia dei migranti: rimesse in aumento, più conti
correnti aperti
Dossier Idos/Unar. Dall’Italia nel 2014 rimesse per 5,3 miliardi di euro (+8,5% in 2
anni); 436 miliardi di dollari quelle nel mondo. Nel 2013 migranti titolari di oltre
2,4 milioni di conti correnti presso banche e BancoPosta. 123 mila miliardi il
contributo al Pil
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29 ottobre 2015 - 10:34
ROMA - Dall’Italia nel 2014 sono stati avviate nei paesi di origine rimesse per 5,3
miliardi di euro. Un flusso di denaro in costante crescita che ogni anno raggiunge i
paesi di origine: l’aumento negli ultimi due anni è stato dell’8,5%. E' quanto emerge
dal Dossier statistico immigrazione 2015 di Idos e Unar, presentato oggi. Nel 2011, il
“periodo d’oro” , le rimesse hanno toccato quota 7,4 miliardi di euro, per frenare nel
2012, e, con maggiore forza, nel biennio successivo. calo dovuto in poarte alla crisi ma
soprattutto secondo gli osservatori a una "specifica anomalia” delle transazioni
effettuate dai migranti cinesi, che non separavano le rimesse inviate come
pagamento di scambi di natura commerciale da quelle personali. “Se dal dato
complessivo scorporiamo le rimesse inviate verso la Cina, - spiegano - la fotografia del
fenomeno appare assai diversa: il flusso di denaro verso l’estero fa registrare una
crescita del 5,9% nel 2013 e del 2,5% nel 2014". Non si tratta di un esercizio di stile,
sottolineao, ma di una lettura più aderente alla realtà”.
La Cina, dunque, diminuisce e segnano il passo anche le rimesse verso l’India,
aumentano invrece quelle da altri paesi dell’Asia meridionale come Pakistan, Sri Lanka
e Bangladesh, che nell’ultimo biennio ha fatto registrare un incremento di oltre il 55%.
Nell’Est Europa aumentano quelle verso la Moldavia e l’Albania, mentre diminuiscono
quelle verso l’Ucraina . “Persistente” il declino dei flussi di denaro verso le Filippine
(nell’ultimo biennio si sono quasi dimezzate), Brasile e Ecuador; forte incremento delle
transazioni monetarie verso la Russia (+32,3%). Un quinto delle rimesse proviene
dalla Lombardia, regione che detiene il primato con oltre 1,1 miliardi di euro inviati
all’estero. Tre soli territori regionali, Lombardia, Lazio e Toscana, raggruppano più
della metà del volume totale di rimesse in uscita dal nostro paese.
Le rimesse nel mondo nel 2014, secondo le stime di Banca Mondiale, hanno raggiunto
i 436 miliardi di dollari, +4,4% rispetto al 2013 (grazie soprattutto alla forte ripresa
dell’economia statunitense). Nel 2015 rallenta la crescita ma nel 2017, secondo le stime,
il valore dovrebbe arrivare a 479 miliardi di dollari.
Crescono i titolari di conti correnti. Nel 2010 solo il 61% degli immigrati adulti
residenti era titolare di un conto corrente, nel 2013 la quota sale al 75%, con oltre 2,4
milioni di conti correnti presso le banche italiane e BancoPosta (oltre ai quasi 110 mila
conti correnti small business), senza contare le carte con Iban (quasi 1,2 milioni), che
“rappresentano un punto di ingresso importante al sistema finanziario, pur se non danno
pieno accesso a tutti gli strumenti finanziari come il conto corrente”. A favorire il
contatto con le banche nella maggior parte dei casi sono amici e parenti già residenti in
Italia, oppure associazioni di connazionali, lo stesso datore di lavoro o amici italiani.
Tra i titolari di conto corrente, coloro che appartengono ad un “profilo evoluto”
(persone che hanno un’elevata familiarità con il sistema bancario e utilizzano almeno
sei prodotti bancari) sono passati dal 16% del 2009 al 34% del 2014.
Il contributo dei migranti al Pil. Le entrate fiscali e previdenziali ricollegabili ai
lavoratori immigrati sono state nel 2013 pari a 16,6 miliardi di euro, mentre il totale
delle uscite sostenute nei loro confronti è stato di 13,5 miliardi (saldo positivo di 3,1
miliardi di euro). Peraltro, nel 2013 il contributo al Pil nazionale assicurato dagli
occupati stranieri è stato di 123.072 miliardi di euro (l’8,8% del totale). In particolare,
essi versano in media tra i 7-8 miliardi di contributi l’anno ma, non riuscendo tutti a
maturare il diritto alla pensione, l’Inps ha stimato che abbiano lasciato nelle casse
previdenziali oltre 3 miliardi di euro improduttivi di prestazioni. Attualmente, i cittadini
non comunitari beneficiari di pensioni previdenziali per invalidità, vecchiaia e superstiti
14
sono 35.740 (lo 0,2% di tutti i beneficiari), mentre i titolari di pensioni assistenziali
sono 51.361 (l’1,4% del totale).
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IDOS UNAR 2015/Rep_Idos_Immigrazioni cresce il popolo dei nuovi italiani il boom dei romeni.pdf
1
La Repubblica 29 ottobre 2015
Immigrazioni, cresce il popolo dei nuovi italiani, il
boom dei romeni
Il "Dossier statistico immigrazione 2015", del' Idos per l'Unar (Ufficio nazionale
antidiscriminazioni razziali). Positivo il bilancio spesa pubblica-introiti dovuti alla loro
presenza. Versano tra i 7-8 miliardi di contributi l'anno ma, non riuscendo tutti a
maturare la pensione, lasciano nelle casse previdenziali oltre 3 miliardi di euro
di VLADIMIRO POLCHI
ROMA - C'è un esercito che ogni anno ingrossa le sue fila. È quello dei "nuovi
italiani", popolato oggi da 5 milioni e 421mila persone. Nel nostro Paese infatti quasi un
abitante su dieci è nato fuori dai confini nazionali o è figlio di immigrati. È l'Italia
multietnica. Aumentano le nuove cittadinanze, gli alunni e i lavoratori immigrati. Resta
positivo il bilancio tra spesa pubblica e introiti dovuti alla loro presenza. Non manca
certo il lato oscuro, anche se frenano i reati degli stranieri. È quanto fotografa il
"Dossier statistico immigrazione 2015", realizzato da Idos per conto dell'Unar (Ufficio
nazionale antidiscriminazioni razziali).
L'esercito di "nuovi italiani". L'Italia resta uno dei grandi Paesi europei di
immigrazione, con 5.014.000 stranieri residenti alla fine del 2014 (incremento di 92.000
persone rispetto all'anno precedente), mentre i cittadini italiani all'estero, aumentati di
150.000, sono oggi 4.637.000. L'incidenza degli stranieri sulla popolazione residente
(8,2%) continua a essere superiore al valore medio europeo. Inoltre, il Dossier stima in
5.421.000 persone la presenza straniera regolare complessiva, includendovi anche i
soggiornanti non comunitari in attesa di registrazione anagrafica.
Record di romeni. Gli stranieri residenti in Italia per oltre la metà sono cittadini di un
Paese europeo (oltre 2,6 milioni) e per poco meno del 30% provengono da un Paese
dell'Ue (1,5 milioni). La collettività più numerosa è quella romena (1.131.839), seguita
dai cittadini dell'Albania (490.483), del Marocco (449.058), della Cina (265.820) e
dell'Ucraina (226.060).
Le religioni dei migranti. Secondo la stima del Dossier, i cristiani sono quasi 2 milioni
e 700mila e i musulmani più di 1 milione e 600mila (meno numerose le altre comunità
religiose).
Sbarchi ed espulsioni. Nel 2014 gli stranieri intercettati dalle forze dell'ordine in
condizione irregolare sono stati 30.906 e di questi il 50,9% è stato effettivamente
rimpatriato (15.726). Gli arrivi via mare di profughi e altri migranti sono stati oltre
170.000. Le richieste d'asilo sono state 64.625 nel 2014 e 30.535 nei primi sei mesi del
2015. Nel giugno 2015 i migranti accolti erano 78.484 di cui 19.716 nella rete Sprar
(Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) e i restanti in strutture
temporanee o di prima accoglienza.
Studenti e cittadini. Sono 129.887 gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza
italiana nel 2014 (+29% sul 2013, che già registrava un fortissimo aumento rispetto
all'anno precedente), mentre sono in leggera diminuzione i matrimoni misti (18.273, il
2
9,4% delle 194.097 nozze celebrate nel 2013), ai quali si aggiungono le unioni tra
stranieri (7.807, il 3,8% del totale). Nel 2014 è rimasto quasi stabile il numero dei
bambini nati in Italia da genitori entrambi stranieri (75.067 casi, il 14,9% del totale dei
nati). Dei quasi 1 milione e 100mila minori stranieri residenti in Italia, sono 814.187 gli
iscritti a scuola nel 2014/2015, cresciuti in un anno di 11.343 (l'incremento maggiore
riguarda quelli nati in Italia: +8,4%), mentre continuano a diminuire gli studenti italiani
(8.886.076, -0,6%).
Il lavoro degli immigrati. Gli occupati stranieri nel 2014 sono risultati 2.294.000
(1.238.000 uomini e 1.056.000 donne), più di un decimo degli occupati complessivi
(10,3%), con un tasso di occupazione nuovamente in leggero aumento. La crisi non ha
mancato però di far sentire i suoi effetti sugli immigrati: sono stati 154.686 (+6,2%
rispetto al 2013) i permessi di soggiorno, in prevalenza rilasciati per motivi di lavoro e
di famiglia, che giunti a scadenza non sono stati rinnovati, con il conseguente obbligo
per gli interessati di lasciare l'Italia.
Tasse e contributi. I cittadini non comunitari beneficiari di pensioni previdenziali per
invalidità, vecchiaia e superstiti sono 35.740 (pari allo 0,2% di tutti i beneficiari),
mentre i titolari di pensioni assistenziali sono 51.361 (1,4% del totale). Le entrate fiscali
e previdenziali ricollegabili ai lavoratori immigrati sono ammontate nel 2013 a 16,6
miliardi di euro, mentre il totale delle uscite sostenute nei loro confronti è stato di 13,5
miliardi (saldo positivo di 3,1 miliardi di euro). In particolare, versano tra i 7-8 miliardi
di contributi l'anno ma, non riuscendo tutti a maturare il diritto alla pensione, l'Inps ha
stimato che abbiano lasciato nelle casse previdenziali oltre 3 miliardi di euro
improduttivi di prestazioni. Nel 2013 il contributo al Pil nazionale prodotto dagli
occupati stranieri è stato di 123.072 miliardi di euro (pari all'8,8% del Pil del Paese).
I reati degli stranieri. Nel periodo 2004-2013 le denunce penali con autori noti sono
passate da 692.000 a circa 897.000, ma quelle verso italiani, a fronte di una popolazione
in leggera diminuzione, sono aumentate da 513.618 a 657.443 (+28,0%). Quelle a
carico di stranieri, a fronte di una popolazione più che raddoppiata, sono diminuite da
255.304 a 239.701 (-6,2%).
Le discriminazioni. "Persistono i casi di discriminazione su base etnico-razziale - si
legge nel Dossier - su un totale di 1.193 denunce raccolte dall'Unar durante il 2014,
990 sono state giudicate pertinenti. I massmedia rappresentano l'ambito di maggior
frequenza, con 291 casi, pari al 29,4% del totale. Un dato che porta a rilevare la
necessità di un'informazione corretta e continuativa. Non solo. Anche nella stagione
calcistica 2014/2015 non sono mancati gli atti di discriminazione razziale: 58 in tutto,
sebbene in calo rispetto alla precedente stagione (26 in meno), grazie principalmente al
maggiore impegno di alcune società".
IDOS UNAR 2015/Scheda Dossier 2015(4).pdf
Crescita progressiva, seppure rallentata, della popolazione
immigrata; forte aumento dei processi di inserimento (acquisizio-
ni di cittadinanza, iscrizioni a scuola, incidenza sugli occupati e
sulle nascite); persistenza del bilancio positivo tra spesa pubblica
ed entrate statali assicurate dagli stranieri; miglioramento delle
statistiche penali; crescenti difficoltà nel superare le discriminazio-
ni e nell’orientare le politiche di immigrazione e di integrazione:
questi in breve i principali elementi emersi nel Dossier Statistico
Immigrazione 2015. Per quanto riguarda l’afflusso eccezionale di
migranti forzati, persiste, seppure diminuita, la difficoltà a garanti-
re un sistema di accoglienza adeguato.
IL CONTESTO MONDIALE
Nel 2014 i migranti nel mondo (232 milioni nel 2013 secon-
do l’Onu) sono giunti probabilmente a sfiorare i 240 milioni, con
una incidenza superiore al 3% sulla popolazione mondiale.
Movimenti migratori di una tale entità obbligano a riflettere
sulle disuguaglianze che attraversano il pianeta: sono 1,2 miliardi
le persone che sopravvivono con un reddito al di sotto di un dol-
laro giornaliero (Rapporto Undp). Del resto, ancora nel 2014 il
48,0% della ricchezza globale è concentrato nelle mani dell’1,0%
più ricco della popolazione mondiale, il 46,5% è detenuto da un
quinto di essa, mentre il restante 80,0% della popolazione deve
vivere con il 5,5% della ricchezza globale (Rapporto Oxfam).
Inoltre, risultano accresciute le crisi politiche, militari e
ambientali. I paesi del Nord del mondo, anziché farsi maggior-
mente carico dei flussi migratori, si preoccupano di chiudere le
frontiere per bloccarli, spesso in aperta violazione delle tutele
internazionali sull’accesso al diritto d’asilo, e a tal fine molti hanno
persino costruito o progettato muri e recinzioni (almeno 65 nel
mondo).
Indirettamente i migranti rimediano, almeno in parte, alle
disparità economiche tra i diversi paesi con le loro rimesse: 436
miliardi di dollari inviati verso i paesi in via di sviluppo nel 2014 a
livello mondiale (con un aumento annuale del 4,4%), di cui 5,3
miliardi di euro dall’Italia (rispettivamente, dati Banca Mondiale e
Banca d’Italia).
Nel 2014, per la prima volta, il numero mondiale di migranti
forzati ha sfiorato i 60 milioni (59.965.888), con un aumento
annuo di 8 milioni. Di essi, i due terzi sono costituiti da sfollati
interni (38 milioni secondo il Norwegian Refugee Council) e il
restante terzo da richiedenti asilo e rifugiati (rispettivamente 1,8 e
20 milioni), includendo tra questi ultimi anche 5,6 milioni circa di
palestinesi (dal 1949 sotto il mandato dell’Unrwa). Il maggiore
aumento ha riguardato i richiedenti asilo (+54,3%) e i rifugiati
(+22,9%). Nel 2015 la Siria è divenuta il principale paese di origi-
ne di questi ultimi (3,9 milioni, da aggiungere ai 7,6 milioni di
sfollati interni), superando l’Afghanistan (2,6 milioni) e la Somalia
(1,1 milioni).
Inoltre, in prospettiva l’Africa, dove 21 Stati sono alle prese
con guerre e conflitti interni, raddoppierà a metà secolo la sua
popolazione e, con 2,5 miliardi di abitanti, sarà quasi cinque volte
più popolosa dell’Unione europea, che però già ora gode di una
ricchezza più di tre volte superiore.
IL CONTESTO DELL’UNIONE EUROPEA
Dal 2011 l’Unione Europea sta conoscendo, sul versante della
mobilità, una fase di transizione di dimensioni inusuali rispetto al
passato e che non sembra destinata ad esaurirsi in tempi brevi.
Nel 2014, tra i 627.790 richiedenti asilo (archivio Eurostat) si
segnalano: come paesi di origine, Siria (122.115), Afghanistan
(41.370), Kosovo (37.895), Eritrea (36.925) e Serbia (30.840);
come paesi di accoglienza, Germania (202.815), Svezia (81.325),
Italia (64.625), Francia (64.310) e Ungheria (42.775); per inci-
denza delle persone accolte sulla popolazione residente, Svezia
(2,1%), Malta (1,5%), Austria (0,9%) e Cipro (0,9%), a fronte di
una media europea più bassa (0,3%; in Italia 0,2%).
Nei primi 6 mesi del 2015 sono state 422.860 le domande di
asilo presentate, di cui 172mila in Germania, 67mila in Ungheria
e, rispettivamente, circa 30mila in Francia, Italia e Svezia.
Tra i richiedenti asilo la quota di minori non accompagnati è
raddoppiata tra il 2013 e il 2014 (da 12.739 a 23.075, di cui
2.505 in Italia), mentre il numero totale dei minori è passato da
117.090 a 160.395, confermando l’accentuato carattere familiare
assunto dai flussi di richiedenti asilo. Il primo paese di origine di
questi minori è la Siria (30.650), seguita da Afghanistan (14.995),
Serbia (13.945), Kosovo (13.675) e Russia (9.380).
Al 1° gennaio 2014, le persone con una cittadinanza diversa
da quella del paese di residenza ammontano a 33,9 milioni
(aumento di 2,2 milioni rispetto al 2009), con una incidenza del
6,7% sulla popolazione totale e una ripartizione disuguale quanto
alle provenienze (20 milioni i cittadini di paesi terzi e 14 milioni i
cittadini Ue) e ai paesi di insediamento, con la Germania (7 milio-
ni), il Regno Unito e l’Italia (5 milioni ciascuno), la Spagna (4,7
milioni) e la Francia (4,2 milioni) che ospitano oltre i tre quarti del
totale. I casi di acquisizione di cittadinanza sono stati circa 1
milione. Nei grandi Stati Ue centro-orientali l’incidenza degli stra-
nieri continua, invece, a essere marginale (0,3% in Polonia e
0,4% in Romania).
A cura di IDOS, in partenariato con Confronti
e in collaborazione con l’UNAR 2015
Dossier Statistico IMMIGRAZIONE
2015
DOSSIER STA
TISTICO
IMMIGRAZIO
NE
in partenar
iato con
in partenariato con
in collaborazione con
con il sostegno dei fondi
Nel 2014 si è arrestato il calo occupazionale, iniziato a seguito
della grande crisi, e la ripresa europea (+1,1%) ha comportato un
aumento dell’occupazione dello 0,9% per la componente nazio-
nale e del 4,0% per quella straniera, andamento che ha influito
anche sulla riduzione complessiva dei disoccupati (-5,8%, rispetti-
vamente -7,1% tra gli stranieri e -5,6% tra gli autoctoni).
A fronte del timore che la libera circolazione potesse causare
un aggravamento della criminalità a livello europeo, questa inve-
ce, secondo i dati Eurostat, è complessivamente diminuita del
31,1% (da 34.266.433 denunce nel 2004 a 23.626.028 nel
2012). Né è giustificato equiparare gli spostamenti dei richiedenti
asilo a una invasione, tanto meno islamica. Infatti gli stranieri ori-
ginari di paesi a tradizione musulmana, nonostante siano in
aumento, a metà secolo incideranno per il 10% sulla popolazione
europea (previsione del Pew Research Center).
Le autorità comunitarie appaiono decisamente deboli nel far
fronte all’attuale esodo di massa con politiche che non siano di
mero contrasto ma che, da una parte, sostengano concretamen-
te gli Stati membri ai confini esterni (terrestri, come l’Ungheria, e
marittimi, come la Grecia e l’Italia) e, dall’altra, mirino alla pacifi-
cazione dei paesi di origine, a sostenerne lo sviluppo, a utilizzarne
al meglio le risorse e anche ad assistere gli immigrati in caso di
rientro, quando necessario.
IL CONTESTO ITALIANO
Nel 2014 sono sbarcate in Italia oltre 170mila persone, tra
richiedenti asilo e migranti economici (con la previsione di un
andamento simile nel 2015), ma diverse altre sono arrivate per
ricongiungimento familiare e per altri motivi (religiosi, sanitari, di
studio, ecc.) attraverso i canali regolamentari.
Le richieste di asilo registrate nell’anno sono state 64.625
(l’andamento è stato sostenuto anche nel 2015) e hanno coinvol-
to persone provenienti in prevalenza dall’Africa subsahariana
(Nigeria 10.135, Mali 9.790, Gambia 8.575 e Senegal 4.675),
ma in buona misura anche dall’Asia (Pakistan 7.150, Bangladesh
4.535 e Afghanistan 3.120) e, per quanto riguarda l’Europa, dal-
l’Ucraina (2.800).
Nel 2014 gli stranieri intercettati dalle forze dell’ordine in con-
dizione irregolare sono stati 30.906 (dati del Ministero dell’Inter-
no) e di essi il 50,9% è stato effettivamente rimpatriato (15.726).
Il sistema di accoglienza italiano per i richiedenti e i titolari di
protezione internazionale continua ad essere frammentato e
comprende alla fine di luglio 2015: 4 Centri di primo soccorso e
accoglienza (Cpsa); 10 di accoglienza per richiedenti asilo (Cara)
e di accoglienza (Cda); la rete Sprar (Sistema di protezione per
rifugiati e richiedenti asilo) e le strutture di accoglienza tempora-
nea (Cas).
In particolare, le persone accolte dalla rete Sprar sono passate
da 7.823 nel 2012 a 22.961 nel 2014. Tuttavia a giugno 2015 si
trovava nelle strutture di tale rete solo il 25% dei 78mila richie-
denti asilo e titolari di protezione internazionale accolti, mentre il
62% alloggiava in strutture di accoglienza temporanea.
In generale, a inizio 2015 l’Italia risulta essere un paese con un
consistente numero sia di residenti stranieri (5.014.000) sia di ita-
liani residenti all’estero (4.637.000), tanto più che, secondo le
stime di IDOS, la presenza straniera regolare ammonta comples-
sivamente a 5.421.000 persone e anche quella degli italiani all’e-
stero, secondo le anagrafi consolari, supera di poco i 5 milioni.
Peraltro il 2014 è stato un anno particolare in cui gli italiani resi-
denti all’estero sono aumentati più degli stranieri residenti in Italia
(+155.000 nel primo caso, secondo l’Aire, e +92.000 nell’altro, secon-
do l’Istat). Questi ultimi incidono sulla popolazione complessiva per
un valore superiore alla media europea (8,2% rispetto al 6,2%).
Tra gli stranieri residenti in Italia, i non comunitari sono i più
numerosi (3,5 milioni), sebbene sia rilevante la provenienza euro-
pea: 2,6 milioni, dei quali quasi il 60% cittadino Ue (1,5 milioni).
La collettività più numerosa è quella romena (1.131.839), seguita
dai cittadini dell’Albania (490.483), del Marocco (449.058), della
Cina (265.820) e dell’Ucraina (226.060).
Questi immigrati mostrano una forte tendenza all’insedia-
mento stabile, soprattutto i non comunitari, i quali per oltre la
metà hanno ottenuto un permesso CE come lungo-soggiornanti,
e quindi a tempo indeterminato.
Inoltre nel 2014 sono stati 129.887 gli stranieri che hanno
acquisito la cittadinanza italiana (+29,0% rispetto al 2013, un
anno che già aveva registrato un fortissimo aumento rispetto
all’anno precedente), mentre risultano in leggera diminuzione i
matrimoni misti (18.273 nel 2013, il 9,4% delle 194.097 nozze
celebrate in totale nell’anno), ai quali si aggiungono quelli tra
partner entrambi stranieri (7.807, il 3,8% del totale).
Su un totale di 502.596 bambini nati nel corso del 2014,
quelli con genitori entrambi stranieri sono stati 75.067, il 14,9%
del totale.
D’altra parte, dei quasi 1,1 milioni di minori stranieri, sono
stati 814.187 gli iscritti a scuola nell’anno scolastico 2014/2015, il
9,2% di tutti gli iscritti: un’incidenza decisamente superata nel
Nord e nel Centro (rispettivamente, 13,6% e 11,1%) e più bassa
nel Sud (3,0%) e nelle Isole (2,9%). I più numerosi in assoluto
sono gli studenti di cittadinanza romena (157.497, il 19,3% del
totale), cui seguono gli albanesi (109.769, 13,5%), i marocchini
(102.515, 12,6%) e, con numeri meno alti, i cinesi (41.882,
5,1%), i filippini (26.147, 3,2%), i moldavi (25.057, 3,1%) e gli
indiani (24.772, 3,0%). Anche tra gli alunni stranieri vi sono quelli
con disabilità: in tutto 26.626, l’11,5% di tutti gli studenti disabili
registrati dal Miur.
Nelle università italiane, invece, gli iscritti stranieri (69.176 su
un totale di 1.640.956 nell’anno accademico 2013/2014) incido-
no per il 4,2%, un valore che scende al 3,3% tra i laureati (9.913
stranieri su un totale di 302.231 nel 2013). I paesi più rappresen-
tati sono l’Albania (10.782 iscritti, pari al 15,6% degli universitari
stranieri), la Cina (7.028: 10,2%), la Romania (6.615: 9,6%), l’I-
ran (2.815: 4,1%), il Camerun (2.685: 3,9%), la Grecia (2.253:
3,3%) e la Repubblica di Moldova (2.056: 3,0%).
LE DINAMICHE DI INSERIMENTO IN ITALIA
Secondo l’Istat gli occupati stranieri nel 2014 sono risultati
2.294.000 (1.238.000 uomini e 1.056.000 donne), più di un
decimo degli occupati complessivi (10,3%), con un tasso di
occupazione nuovamente in leggero aumento. Tuttavia in 6 anni,
a partire dal 2008, i lavoratori stranieri sono stati quelli che hanno
subito maggiormente la crisi e il loro tasso di occupazione ha
perso nel complesso 8,5 punti percentuali, a fronte di un calo, tra
gli italiani, di 2,7 punti percentuali. Nel 2014 tra gli stranieri i
disoccupati ammontano a 466.000, il tasso di occupazione è del
58,5% (55,4% tra gli italiani) e il tasso di disoccupazione del
16,9% (12,2% tra gli italiani).
Vanno anche segnalati 13.108 cittadini non comunitari con
disabilità iscritti agli elenchi provinciali del collocamento obbliga-
torio, l’1,9% degli iscritti complessivi (dato al 31 dicembre 2013).
Per effetto della crisi, e della conseguente disoccupazione,
sono stati 154.686 i permessi di soggiorno, in prevalenza per
motivi di lavoro e di famiglia, che, giunti a scadenza, non sono
stati rinnovati, con il conseguente obbligo, per gli interessati, di
lasciare l’Italia (+6,2% rispetto al 2013).
2
In agricoltura, uno dei settori maggiormente esposti a sfrutta-
mento, nel 2014 i lavoratori nati all’estero (tra cui è incluso un
certo numero di italiani di ritorno) sono stati 327.495. Di questi e
degli altri lavoratori si occupano sempre più anche i sindacati,
con un numero di iscritti stranieri pari a 1.092.615 tra Cgil, Cisl,
Uil e Sei-Ugl. Si tratta del 7,7% degli iscritti complessivi, ma l’inci-
denza sale al 12,9% se si guarda ai soli lavoratori attivi.
Secondo una stima riportata nel Dossier, le entrate fiscali e
previdenziali ricollegabili ai lavoratori immigrati sono state nel
2013 pari a 16,6 miliardi di euro, mentre il totale delle uscite
sostenute nei loro confronti è stato di 13,5 miliardi (saldo positivo
di 3,1 miliardi di euro). Peraltro, nel 2013 il contributo al Pil
nazionale assicurato dagli occupati stranieri è stato di 123.072
milioni di euro (l’8,8% del totale). In particolare, essi versano in
media tra i 7-8 miliardi di contributi l’anno ma, non riuscendo
tutti a maturare il diritto alla pensione, l’Inps ha stimato che
abbiano lasciato nelle casse previdenziali oltre 3 miliardi di euro
improduttivi di prestazioni. Attualmente, i cittadini non comuni-
tari beneficiari di pensioni previdenziali per invalidità, vecchiaia e
superstiti sono 35.740 (lo 0,2% di tutti i beneficiari), mentre i
titolari di pensioni assistenziali sono 51.361 (l’1,4% del totale).
A livello abitativo, la morosità incolpevole ha motivato nel
2014 circa il 90% delle richieste di sfratto in Italia, coinvolgendo
molte famiglie immigrate. I costi d’affitto nelle aree metropolita-
ne, dove gli immigrati sono più numerosi, risultano decisamente
più alti e superano il livello considerato “oneroso” (la soglia del
30% del reddito). Molti capifamiglia stranieri hanno trovato un
rimedio alle peggiorate condizioni di vita nel rimandare tempora-
neamente la moglie e i figli nel paese di origine. D’altra parte,
complici la crisi occupazionale e le restrizioni nella concessione
dei mutui, l’affitto resta la scelta maggioritaria da parte delle fami-
glie di immigrati (62,8%), seguito dall’acquisto dell’abitazione
(19,1%), a cui si aggiunge un 9,8% di persone in coabitazione
con parenti o altri connazionali e un 8,3% dimorante presso il
luogo di lavoro (Osservatorio nazionale Immigrati e casa - IX Rap-
porto). È comprensibile che gli immigrati partecipino numerosi ai
bandi per l’assegnazione di alloggi pubblici (arrivando spesso a
rappresentare il 50% delle domande), ma la percentuale di allog-
gi effettivamente assegnati loro è, quasi sempre, inferiore alla loro
incidenza sulla popolazione.
Sul versante della multireligiosità, secondo la stima elaborata
dal Dossier che fa riferimento agli stranieri residenti in Italia a fine
2014, i cristiani sono quasi 2 milioni e 700mila (il 53,8% del totale,
con prevalenza degli ortodossi), i musulmani più di 1 milione e
600mila (32,2%), i fedeli di religioni orientali (induisti, buddhisti,
sikh e altri) più di 330mila, gli ebrei circa 7.000, i seguaci di religio-
ni tradizionali 55mila, gli appartenenti a gruppi religiosi più difficil-
mente classificabili 84mila, mentre ammontano a 221mila gli atei
e gli agnostici. Un panorama multireligioso estremamente articola-
to, ma che non trova ancora un adeguato riconoscimento in un
contesto giuridico di cui da tempo si auspica un perfezionamento.
Degna di rilievo è anche la constatazione che nel periodo
2004-2013 le denunce penali con autori noti sono passate da
692.000 a circa 897.000; ma mentre quelle verso italiani, a fronte
di una popolazione in leggera diminuzione, sono aumentate da
513.618 a 657.443 (+28,0%), quelle a carico di stranieri, a fronte
di una popolazione più che raddoppiata, sono diminuite da
255.304 a 239.701 (-6,2%). Al 30 giugno 2015 i detenuti nelle
198 carceri italiane sono stati 52.754, di cui 17.207 stranieri,
ovvero il 32,6% del totale, quattro punti percentuali in meno
rispetto a cinque anni fa: nel contesto di una decrescita della
popolazione detenuta, gli stranieri sono diminuiti in misura mag-
giore rispetto agli italiani.
UNA CONVIVENZA INTERCULTURALE ANCORA DEFICITARIA
In tutte le regioni ogni anno si organizzano rassegne, festival e
iniziative all’insegna dell’intercultura, che spesso trovano negli
Enti locali una convinta adesione e un sostegno finanziario nei
limiti delle loro ridotte disponibilità.
Tuttavia, a ostacolare l’integrazione intervengono sia tutte
quelle persone che operano nel settore dell’immigrazione per
interessi speculativi, come si è visto a Roma nel caso di “mafia
capitale”, sia i numerosi casi di discriminazione su base etnico-
razziale: su un totale di 1.193 denunce raccolte dall’Unar
durante il 2014, sono 990 quelle giudicate pertinenti. Per il
quinto anno consecutivo i mass-media rappresentano l’ambito
di maggior frequenza relativa, con 291 evenienze, pari al
29,4% del totale annuo. Un dato che porta a rilevare la neces-
sità di un’informazione corretta, anche da parte della classe
politica.
Le segnalazioni fatte all’Unar nel 2014 attestano la persi-
stenza, e talvolta la recrudescenza, di espressioni, atteggiamen-
ti e comportamenti xenofobi e discriminanti, non solo per le
disparità di trattamento che ne derivano, ma anche per i
soprusi e le lesioni di diritti fondamentali che hanno alla loro
origine la diversa appartenenza “etnica”, linguistica, nazionale,
culturale, religiosa: aumentano le tensioni sociali e si verificano
gravi episodi di vera e propria violenza xenofoba ai danni di
immigrati, richiedenti asilo e rifugiati, minoranze rom e sinti,
persino con la contestazione dei centri dedicati alla loro acco-
glienza.
La libertà di pensiero e di espressione rischia di sfociare nella
xenofobia e nel razzismo, in netto contrasto con il diritto italia-
no e con la normativa europea. Internet, per esempio, può
dare la stura a una campagna, difficilmente controllabile, di
rafforzamento dei pregiudizi nei confronti degli immigrati e
addirittura di diffusione dell’odio razziale. Nel 2014, l’Unar ha
registrato 347 casi di espressioni razziste sui social network, di
cui 185 su Facebook e le altre su Twitter e Youtube. Questi episo-
di, a loro volta, sono stati linkati su almeno altri 326 siti, produ-
cendo quasi 700 eventi di intolleranza informatica. Anche nella
stagione calcistica 2014/2015 non sono mancati gli atti di
discriminazione razziale: 58 in tutto, sebbene in calo rispetto
alla precedente stagione (26 in meno), grazie principalmente
alle politiche adottate e al maggiore impegno di alcune
società.
Un cambiamento di approccio deve essere effettuato anche
nei confronti della popolazione rom (6 milioni di persone nel-
l’Ue e tra 120.000 e 180.000 in Italia, per il 60% minorenni
secondo il Rapporto annuale 2014 dell’Associazione 21 luglio).
Di questi, quelli che vivono nei campi si concentrano nel Lazio
(nella misura di un quarto), in Lombardia, in Calabria e in Cam-
pania, cui seguono Piemonte, Abruzzo e Veneto. Seppure si
stimi che i minori rom in età di obbligo scolastico siano in Italia
circa 70mila, quelli iscritti a scuola nell’anno scolastico
2014/2015 sono soltanto 12.437.
Va anche superato il pregiudizio che gli immigrati pesino
eccessivamente sulla spesa sanitaria. In dieci anni (2003-2012) i
ricoveri ospedalieri ordinari, pur aumentando gli immigrati del
161,5%, sono cresciuti solo del 52,6% e hanno determinato
un aumento complessivo dei ricoveri del 2,5% (Ministero della
Salute). Anche la frequenza di patologie infettive, di cui molto
si parla, ha numeri contenuti e un’incidenza generalmente in
diminuzione in rapporto alla popolazione di riferimento, risulta-
to da ascrivere alla scelta di favorire l’accesso ai servizi sanitari
senza esclusioni.
3
LA FUNZIONE DEL DOSSIER: UNA BASE CONOSCITIVA
PER INTERVENTI PIÙ EFFICACI
“Il punto focale del Dossier Statistico Immigrazione 2015
sono i richiedenti asilo, senza per questo trascurare i cinque
milioni di immigrati stabilitisi nel nostro paese e un numero
quasi altrettanto grande di italiani all’estero. Le recenti parole
del Papa, ‘non muri, ma ponti’, possono costituire il filo rosso
che è d’aiuto nel leggere i fenomeni a cui stiamo assistendo da
oramai quasi due anni. La fase attuale ci mette dunque a con-
fronto con gli immigrati, i profughi e i nostri emigrati: una poli-
tica migratoria può definirsi adeguata solo quando riesce ad
occuparsi in maniera soddisfacente di questi tre aspetti”.
Così scrivono nella loro introduzione i coordinatori del Dos-
sier Statistico Immigrazione 2015, Ugo Melchionda (presidente
del Centro Studi e Ricerche IDOS) e Claudio Paravati (direttore
della rivista interreligiosa Confronti).
Da molti anni siamo alle prese con gli effetti della crisi eco-
nomica più lunga dal dopoguerra ad oggi, ma l’immigrazione
può costituire un sostegno non solo per lo sviluppo dei paesi di
origine (basti pensare alla funzione delle rimesse o degli immi-
grati imprenditori) ma anche per l’Italia, sostenendone l’equili-
brio demografico e, soprattutto in questa fase, la ripresa econo-
mica e occupazionale.
La società civile, in questo, può ricoprire un ruolo fonda-
mentale, a partire dai processi di integrazione quotidiana, che
costituiscono la base per arrivare a soluzioni normative più sod-
disfacenti, come di recente è avvenuto riguardo alla riforma
della cittadinanza ispirata a uno ius soli temperato.
Pur nelle difficoltà, e spesso anche nelle incomprensioni,
diversi sono stati, finora, i miglioramenti realizzati, anche grazie
all’associazionismo degli e per gli immigrati. Ma molto resta
ancora da fare per costruire una società più aperta e coesa.
Centro Studi e Ricerche IDOS/Immigrazione Dossier Statistico
Tel. +39 06.66514345 - idos@dossierimmigrazione.it - www.dossierimmigrazione.it
Rivista CONFRONTI - Tel. +39.06.4820503
info@confronti.net - www.confronti.net
"
"
Dossier Statistico Immigrazione 2015 - Dati di Sintesi
Mondo (2014) Italia (2014)
Migranti:
231.522.000 (2013)
240.000.000 (stima 2015)
Cittadini stranieri
regolarmente presenti:
5.421.000 (stima)
Soggiornanti non comunitari *:
3.979.208
di cui soggionanti
di lungo periodo:
2.147.000
Visti rilasciati per lavoro
subordinato:
23.588
Soggiornanti
per studio*:
53.000
Reddito pro capite:
Mondo: 14.928 USD
Sud del Mondo: 9.854 USD
Nord del Mondo: 37.490 USD
Cittadini stranieri residenti:
5.014.437
Permessi soggiorno scaduti
e non rinnovati:
154.686
Visti rilasciati per famiglia:
57.899
Stranieri iscritti
all’università:
69.176
Reddito pro capite Ue 28:
36.254 USD
Incidenza sulla
popolazione residente:
8,2%
Occupati:
2.294.000
agricoltura: 5,0%;
industria: 29,2%;
servizi: 65,7%
Richieste di protezione
internazionale:
64.625
Acquisizioni
cittadinanza:
129.887
Sfollati, rifugiati,
richiedenti asilo:
59.965.888
Distribuzione territoriale
residenti:
Nord 59,4%,
Centro 25,4%,
Meridione 15,2%
Incidenza
sul totale occupati:
10,3%
Richieste di protezione
internazionale accolte:
58,5% su 35.190
esaminate
Matrimoni misti:
18.273 (2013)
Unione Europea (2014) Continenti di origine:
Europa 52,4%,
Africa 20,5%, Asia 19,3%,
America 7,7%,
Oceania 0,0%
Disoccupati:
466.000
Nuovi nati nell’anno:
75.067
Cristiani:
53,8% (stima)
Residenti stranieri:
33.893.410 (2013)
di cui non Ue:
57,7%
Incid. sulla popolazione totale:
6,7% (2013) Prime collettività di
comunitari residenti:
Romania: 1.131.839
Polonia: 98.694
Bulgaria: 56.576
Tasso di disoccupazione:
stranieri 16,9%;
italiani 12,2%
Minori residenti:
1.085.274
Musulmani:
32,2% (stima)
Residenti nati all’estero:
51.501.311 (2013) Aziende con titolare
o la maggioranza dei soci
nati all’estero:
524.674
Iscritti a scuola
a.s. 2014/15:
814.187
di cui nati in Italia:
450.362
Tradizioni religiose
orientali:
7,9% (stima)
Incid. sulla popolazione totale:
10,2% (2013)
Richieste di protezione
internazionale:
627.780
Prime collettività di non
comunitari residenti:
Albania: 490.483
Marocco: 449.058
Cina: 265.820
Ucraina: 226.060
Filippine: 168.238
Incidenza su totale vittime
di infortuni sul lavoro:
14,4%
Atei/agnostici:
4,4% (stima)
Richiedenti asilo e rifugiati:
1.634.043
Bilancio costi/benefici per le
casse statali:
+2,9 miliardi di euro
(+3,1 miliardi includendo i
contributi previdenziali)
Incidenza
sul totale iscritti a scuola:
9,2%
Altri gruppi religiosi:
1,7% (stima)"
Incid. sulla popolazione totale:
0,3%
* I dati sui soggiornanti sono stati forniti direttamente dal Ministero dell’Interno
FONTE: Centro Studi e Ricerche IDOS. Elaborazioni su fonti varie
Dossier statistico Immigrazioni IDOS UNAR - 2015