Il concetto di religione deve essere interpretato in maniera diversa in base alle epoche storiche, legandolo alle sue molteplici manifestazioni concrete. In generale si parla di religione a proposito della relazione dell’uomo con il sacro, che può assumere a seconda dei casi la fisionomia del divino, del trascendente o anche di una realtà naturale elevata al rango di principio superiore. Soprattutto in ambito cristiano si distingue tra religione e fede, attribuendo alla prima il significato di forma organizzata della dottrina o del culto, che a sua volta si fonda sull’esistenza di una comunità di persone che condividono le medesime convinzioni in fatto di divinità o di principi assoluti. In senso metaforico si parla di religione anche come di un sistema di valori e di significati che guidano la vita umana (religione dell’umanità, religione del denaro, religione del corpo, ecc.). L’etimologia latina riconduce all’osservanza scrupolosa delle regole e dei riti (re-legere), al legame che unisce le persone tra loro e con la divinità (re-ligare) o al rinnovarsi delle scelte di fede personale (re-ligere). In ogni caso, appare evidente la dimensione trascendente e rituale che caratterizza il concetto di religione e che si manifesta in differenti maniere, cioè in una pluralità di religioni. Storicamente si è passati dalla ricerca della “vera” religione, con i conseguenti conflitti tra i seguaci di ognuna di esse, al confronto e al dialogo interreligioso, ponendo quindi il problema del rapporto tra la religione e le religioni, essendo un dato di fatto inconfutabile che l’ religiosa si manifesta in diversi modi nel tempo e nello spazio, pur rimanendo esperienza tipicamente umana e anzi per certi aspetti costitutiva della natura umana. Per i suoi molteplici significati, di religione si può parlare in termini filosofici, sociologici, fenomenologici, teologici. In questa sede ci dobbiamo limitare a una trattazione sommaria e genericamente trasversale a tutti questi ambiti disciplinari. Nella tradizione ebraico-cristiana la religione è non tanto il risultato di un’azione umana ma di un’iniziativa di Dio, che ha voluto stabilire con l’umanità un rapporto (alleanza), rivelandosi attraverso la parola di profeti e altri autori ispirati, fino a manifestarsi concretamente attraverso il proprio Figlio. Da questa origine divina della religione cristiana è facile far derivare la sua superiorità rispetto alle altre religioni, e questa è stata per la Chiesa cattolica l’impostazione del discorso almeno fino al Concilio Vaticano II, che ha invece rivolto con fiducia lo sguardo anche alle religioni non cristiane, riconoscendo in tutte la volontà di dare risposta alle fondamentali domande di senso: «Gli uomini attendono dalle varie religioni la risposta ai reconditi enigmi della condizione umana, che ieri come oggi turbano profondamente il cuore dell'uomo: la natura dell’uomo, il senso e il fine della nostra vita, il bene e il peccato, l’origine e lo scopo del dolore, la via per raggiungere la vera felicità, la morte, il giudizio e la sanzione dopo la morte, infine l’ultimo e ineffabile mistero che circonda la nostra esistenza, donde noi traiamo la nostra origine e verso cui tendiamo» (Nostra aetate, 1).Il discorso si sposta così dalla sistematicità (e verità) della costruzione religiosa alla varietà dell’esperienza religiosa personale che accomuna tutti gli uomini e che è manifestazione della fondamentale libertà religiosa, su cui oggi viene impostata la pratica religiosa. In merito, sempre il Concilio Vaticano II ha infatti dichiarato che «[…] a motivo della loro dignità, tutti gli esseri umani, in quanto sono persone, dotate cioè di ragione e di libera volontà e perciò investiti di personale responsabilità, sono dalla loro stessa natura e per obbligo morale tenuti a cercare la verità, in primo luogo quella concernente la religione. E sono pure tenuti ad aderire alla verità una volta conosciuta e ad ordinare tutta la loro vita secondo le sue esigenze. Ad un tale obbligo, però, gli esseri umani non sono in grado di soddisfare, in modo rispondente alla loro natura, se non godono della libertà psicologica e nello stesso tempo dell’immunità dalla coercizione esterna. Il diritto alla libertà religiosa non si fonda quindi su una disposizione soggettiva della persona, ma sulla sua stessa natura» (Dignitatis humanae, 2). Tra spirito di dialogo e libertà umana si fonda quindi oggi il rapporto tra religione e religioni, o almeno questa è l’impostazione cattolica del problema. Il nodo non è tanto la libertà interiore di ciascuno nella propria vita di fede, che in quanto tale è difficilmente condizionabile, quanto la libera espressione di quella fede (e dunque della religione organizzata) in uno spazio pubblico aperto al contributo di tutti. In una società secolarizzata, in cui il discorso religioso non appare più necessario ed è relegato a una dimensione privata, il fenomeno religioso rimane comunque componente essenziale dell’antropologia per il significato che esso riveste nella vita di tante persone. Ma, se la fede può essere un fatto privato, la religione rimane anche e soprattutto un fatto collettivo, dà vita a una comunità che si riconosce per la condivisione della stessa fede, degli stessi valori e degli stessi atti di culto. Trovando fondamento nella natura umana, pur non derivandone esclusivamente in un tentativo di autotrascendimento, la religione è quindi oggetto di tanto all’interno della famiglia quanto delle singole comunità religiose e degli stessi sistemi scolastici e formativi. In quasi tutti i sistemi scolastici europei esiste un insegnamento di religione e in particolare in Italia esiste, in virtù del Concordato tra la Repubblica e la Santa Sede, uno specifico nelle scuole di ogni ordine e grado. La pluralità delle religioni costituisce oggi una sfida importante per la Chiesa, che ha mostrato di volersi aprire al confronto con varie iniziative, a partire dall’incontro interreligioso promosso dal Papa Giovanni Paolo II ad Assisi il 27 ottobre 1986. Ciò non vuol dire accogliere una prospettiva relativista (una religione vale l’altra) ma riconoscere che in ogni religione possono esserci elementi positivi che manifestano la comune ricerca umana della verità e aiutano a comprendere il valore della proposta cristiana. Anche la scuola è oggi interpellata dalla presenza di alunni di culture diverse, che proprio nella religione trovano un importante fattore di identità (e talvolta di potenziale conflitto). È compito di tutti promuovere, nella società come nelle istituzioni educative, una cultura dell’ e del dialogo, che di fatto manifesta in maniera originale i fondamentali valori cristiani. Bibliografia Eliade M., Trattato di storia delle religioni, Boringhieri, Torino, 1954. Ries J., Il sacro nella storia religiosa dell’umanità, Jaca Book, Milano, 1982. Berger P.L., Una gloria remota. Avere fede nell’epoca del pluralismo, Il Mulino, Bologna, 1994. Commissione Teologica Internazionale, Il cristianesimo e le religioni, Roma, 1997. 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