Aspetti legislativi e normativi La Direttiva ministeriale n. 74/2008 ha attribuito a INVALSI (Istituto Nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e ) il compito di accertare l’ degli studenti in diversi gradi scolari e per alcune discipline. Mediante il D.L. n. 62/2017 le prove INVALSI sono state indicate come attività ordinarie di istituto; la prova del terzo anno della scuola secondaria di primo grado non è più parte dell'Esame di Stato e viene svolta ad aprile. A partire dall’anno scolastico 2018-2019 le prove nazionali vengono sostenute anche nell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado (grado 13). Partecipare alle prove del grado 8 e a quelle del grado 13 è divenuto requisito obbligatorio per l’ammissione all'esame finale del primo e del secondo ciclo di istruzione (art. 7 e 4 del D.L. n. 62/2017); l’esito della prova in entrambi casi non determina ammissione/esclusione dall’esame conclusivo. Con il Decreto Legislativo n. 62/ 2017 sono state introdotte le prove CBT (Computer Based Testing) e sono rivolte agli studenti della scuola secondaria di primo e secondo grado. Si persegue così obiettivo di dare un forte impulso alla padronanza della lingua inglese mediante l’intervento educativo a scuola; l’attestazione del risultato inoltre, rappresenta una misura di in quanto non tutte le famiglie sono in grado di sostenere per i propri figli i costi di una certificazione linguistica. Le prove standardizzate INVALSI: aspetti generali É opportuno premettere che si sta parlando di prove standardizzate e non di test, come spesso erroneamente vengono definite; infatti, mentre un test, una volta validato, rimane sempre uguale, salvo periodiche revisioni concordate dalla comunità scientifica, le prove standardizzate sono soggette di anno in anno a sistematiche revisioni sulla base dei risultati nazionali. L’accertamento degli apprendimenti è svolto da INVALSI mediante la predisposizione di prove standardizzate nazionali relative ad alcune competenze fondamentali di italiano e di matematica, a cui dal 2018 si è aggiunto l’inglese (reading e listening). Sulla base della normativa vigente INVALSI definisce i Quadri di Riferimento a cui esperti disciplinari e docenti di diversi gradi scolari si ispirano nel formulare gli item delle prove; al tempo stesso i Quadri di Riferimento, essendo pubblici, costituiscono anche per i docenti un elemento di riflessione rispetto alla propria . Le prove inoltre misurano competenze fondamentali, vale a dire competenze che sono a fondamento di molte altre e senza la cui acquisizione non si procede nel padroneggiarne altre; è il caso, ad esempio, della comprensione della lettura che fa da presupposto a molte altre acquisizioni, non solo in italiano. I gradi scolari coinvolti attualmente sono la seconda e la quinta primaria, la terza secondaria di primo grado, la seconda secondaria e l’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado; gli studenti della seconda primaria e della seconda secondaria di secondo grado non sostengono le prove di inglese. Nella scuola primaria le prove sono “carta e matita” e sono svolte nella stessa giornata su tutto il territorio nazionale secondo il calendario proposto da INVALSI; nella scuola secondaria vengono sostenute al computer (CBT) e si conducono in uno specifico arco temporale predefinito da INVALSI, ma ciascuna scuola decide autonomamente quando realizzarle in base alla disponibilità dei computer in dotazione e del numero degli studenti. Specificità delle prove standardizzate al computer (CBT) Per la realizzazione di queste prove INVALSI ha condotto una ricognizione capillare relativa a tutte le scuole secondarie del Paese di primo e secondo grado, volta ad accertare la disponibilità dei computer; l’esito ha condotto alla constatazione che almeno in questo caso non si è rilevato il tradizionale e persistente scarto tra nord e sud perché mediante l’uso dei fondi europei (PON) anche le scuole meridionali disponevano delle necessarie dotazioni informatiche. Sono diversi i vantaggi che le prove CBT presentano dal punto di vista della realizzazione della standardizzata. In primo luogo, si può contare su una più radicata motivazione poiché lo strumento digitale rappresenta per gli studenti un’esperienza a loro più vicina e famigliare; in secondo luogo, si riduce drasticamente il fenomeno del cheating – i comportamenti opportunistici messi in atto per fronteggiare le prove - perché ogni studente affronta una prova diversa ma equivalente sul piano delle difficoltà. Ultimo aspetto, ma altrettanto rilevante, riguarda i docenti che – diversamente da quando le prove erano cartacee – non hanno l’incombenza della correzione delle prove. La misurazione mediante le prove standardizzate Per quanto riguarda la misurazione, le prove misurano quanto prescritto dalle Indicazioni Nazionali e dalle Linee Guida che indicano i traguardi da raggiungere; ciò significa che non misurano “qualche altra cosa” o “cose che a scuola non si fanno” ma esclusivamente ciò che si prevede che gli studenti abbiano imparato fino all’anno scolastico in cui le prove sono somministrate. Le prove inoltre non misurano la memorizzazione di quanto gli studenti hanno imparato ma al contrario i quesiti proposti traggono spesso spunto da situazioni di tipo quotidiano per la cui soluzione è necessario ragionare, utilizzando quanto si è appreso; non si tratta quindi di ricordare ciò che si è letto o studiato, ma di riconoscere ciò che può essere utile per fronteggiare la richiesta del singolo item. Questo tipo di prestazione, inoltre, va vista nella sua funzione di rispondere alla necessità che gli studenti attuali hanno, vale a dire di saper continuare a imparare anche a scuola finita servendosi di quanto hanno appreso in precedenza e sapendolo utilizzare in contesti diversi; non un generico funzionalismo quindi, ma una comprensione piena di ciò che si fa a scuola perché possa divenire patrimonio di ciascuno studente. Sottolineare l’importanza della misurazione di queste competenze mediante le prove INVALSI non vuol dire però farle assurgere a strumento esclusivo per la valutazione, poiché il/la docente in classe svolge molte altre attività e trasmette quindi altre competenze si pensi - per fare un solo esempio - alla capacità comunicativa orale che non può essere valutata da questo tipo di prove. Più generalmente possiamo dire che i docenti in classe sono titolari di una valutazione “a validità locale” più simile ad un’attività in ambito clinico, nel senso che le prove standardizzate forniscono dati generali attendibili che richiedono tuttavia l’integrazione con dati provenienti dalla misura degli esiti mediante verifiche specifiche realizzate dai docenti; non c’è quindi conflittualità tra i due tipi di verifica che rivestono invece una funzione complementare nell’accertamento del profitto degli studenti. L’itinerario di costruzione di una prova standardizzata Per quanto riguarda la costruzione delle prove si deve in primo luogo sottolineare che si tratta di un procedimento molto lungo che va dai 18 fino ai 24 mesi. Solitamente si tende a non considerare la complessità di tale costruzione che invece deve necessariamente rispondere a diversi criteri che la rendano attendibile rispetto agli esiti. In primo luogo un item deve essere riconducibile al Quadro di Riferimento specifico della disciplina di appartenenza; l’item inoltre, deve testare una specifica e non altre proprio per evitare sovrapposizioni che renderebbero incomprensibile le ragioni del risultato; inoltre la formulazione deve essere chiara, usando un linguaggio adeguato per il grado scolare a cui è rivolto; non deve poi facilitare un gruppo specifico, per esempio, maschi rispetto alle femmine e, infine non si possono adottare formulazioni troppo lunghe, né si può oltrepassare un limite preciso di tempo per l’esecuzione della prova, perché gli errori eventuali potrebbero essere anche dovuti alla stanchezza. Sin qui le caratteristiche riconducibili alla stesura di una buona prova non standardizzata. Perché divenga una prova standardizzata è necessario avviare un ulteriore procedimento specifico. La prova, in primo luogo, deve testare livelli diversi di apprendimento per cui le domande devono essere graduate per la difficoltà rispetto a ciascuna competenza; queste difficoltà, che possono essere di diverso tipo, dalle ripetute incomprensioni linguistiche sino alla presenza di veri e propri ostacoli cognitivi o ad altro ancora, si possono rilevare soltanto mediante un pre-test, rivolto ad un campione di studenti statisticamente rappresentativo; soltanto gli esiti degli studenti infatti possono informare sulle reali difficoltà di un item e di una prova complessivamente. In genere un pre-test è sufficiente, ma vi sono anche casi in cui è necessario condurre un secondo pre-test; per queste diverse ragioni si impiegano così tanti mesi per completare un ciclo di produzione e pervenire ad una buona prova standardizzata. La restituzione degli esiti delle prove INVALSI Una conseguenza del DL n. 62/2017, oltre a quella dell’introduzione delle prove CBT nell’anno scolastico 2017-2018, è la restituzione degli esiti per livelli descrittivi e non più per punteggi; per gli studenti dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado l’accesso ai risultati avviene direttamente, data la loro maggiore età. Le novità rappresentate dai livelli riguardano la descrizione analitica del modo in cui lo studente applica le competenze, le e gli apprendimenti già acquisiti; inoltre, i livelli sono descritti al positivo nel senso che indicano che cosa lo studente sa fare; i livelli descrittivi vanno dal 1° al 5° che indica l’eccellenza. In questo modo, anche lo studente può leggere i diversi livelli riconoscendo ciò che sa fare e ciò che deve ancora raggiungere. Analogamente il/la docente può scorgere un orientamento per la didattica perché riconosce agevolmente ciò che lo studente deve ancora acquisire. La descrizione di ciascun livello è costruita in due diverse versioni: una più sintetica rivolta alle famiglie oltre che allo studente, e una più analitica destinata al/la docente e agli studenti per analizzare più profondamente gli esiti in modo da orientare la didattica per promuovere i miglioramenti necessari. La restituzione per livelli ha quindi un carattere analiticamente informativo perché indica diverse dimensioni e si rivolge a diversi destinatari. Un elemento innovativo di tale restituzione è inoltre la possibilità per i docenti di dialogare sulla base di un comune riferimento e individuare così anche gli obiettivi che si possono perseguire in collaborazione. Per quanto riguarda infine i risultati di inglese, la loro restituzione è basata sul Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza per le lingue (QCER). Per il grado 8 (terzo anno della scuola secondaria di primo grado) si attestano i livelli pre A1, A1 e A2; per l’ultimo anno della secondaria di secondo grado si attestano i livelli non ancora B1, B1, e B2. Bibliografia Castoldi M., Capire le prove Invalsi, Roma Carocci Faber, 2014. Invalsi Open Sito Ufficiale Area Prove Nazionali.

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