I Poli Tecnico Professionali (PTP) sono stati previsti per la prima volta in Italia in collegamento con la costituzione degli ITS, a partire dalla Legge 2 aprile 2007, n. 40 "Conversione in legge, con modificazioni, del Decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività̀ economiche e la nascita di nuove imprese". All’art. 13, comma 2, infatti, si dice che “fatta salva l'autonomia delle istituzioni scolastiche e nel rispetto delle competenze degli enti locali e delle regioni, possono essere costituiti, in ambito provinciale o sub-provinciale, "poli tecnico-professionali" tra gli istituti tecnici e gli istituti professionali, le strutture della accreditate ai sensi dell'articolo 1, comma 624, della Legge 27 dicembre 2006, n. 296, e le strutture che operano nell'ambito del sistema dell'istruzione e formazione tecnica superiore denominate "" nel quadro della riorganizzazione di cui all'articolo 1, comma 631, della Legge 27 dicembre 2006, n. 296. Ma è con Legge n. 35 del 4 aprile 2012 che ha reso effettivo l’art. 52 del Decreto-legge 9 febbraio 2012, n.5, relativo alle Misure di semplificazione e promozione dell’istruzione tecnico-professionale e degli istituti tecnici superiori e con il conseguente Accordo della Conferenza Stato-Regioni del settembre 2012, che essi decollano veramente. Il decreto definisce infatti le “Linee-guida per la promozione dell’Istruzione Tecnico-Professionale anche mediante costituzione dei Poli Tecnico-Professionali”. Queste linee guida definiscono i Poli Tecnico Professionali come “la interconnessione funzionale tra i soggetti della filiera formativa e le imprese della filiera produttiva, che si identifica in “luoghi formativi di in situazione”, fondata su accordi di rete per la condivisione di laboratori pubblici e privati già funzionanti”. Esse riconoscono anche eventuali “sedi dedicate all’apprendimento in contesti applicativi, così da utilizzare pienamente le risorse professionali già esistenti anche secondo modalità di “bottega a scuola” e “scuola impresa” (cfr. Allegato A, Glossario, p. 5). In sostanza, i Poli Tecnico Professionali propongono un nuovo di offerta formativa finalizzato a facilitare lo sviluppo delle competenze professionali, attraverso significative esperienze in contesti esperienziali di lavoro. In particolare, i Poli Tecnico Professionali assumono un approccio integrato fra scuola, formazione professionale, ITS, università̀ e mondo del , per contrastare la dispersione scolastica e sostenere l’accesso ad un’offerta formativa di qualità per tutti i giovani. Le linee guida sono volte, pertanto, al coordinamento a livello territoriale, dell’offerta dei percorsi di istruzione secondaria di secondo grado e dei percorsi di IEFP di competenza regionale, mentre a livello nazionale regolano l’offerta di percorsi degli ITS, in modo da valorizzare la collaborazione multiregionale e facilitare l’integrazione delle risorse disponibili. Sul piano formale, l’allegato C fissa gli standard minimi per la costituzione dei Poli tecnico-professionali. Essi, infatti, devono essere costituiti “con riferimento alle caratteristiche del sistema produttivo del territorio, da reti tra soggetti pubblici e privati” attraverso accordi specifici. I soggetti chiave delle reti sono “almeno due istituti tecnici e/o professionali, due imprese iscritte nel relativo registro presso le competenti Camere di Commercio, Industria, Agricoltura e Artigianato e un ITS”. Il programma di rete, inoltre, deve essere definito formalmente all’atto di costituzione del Polo e deve indicare gli obiettivi strategici di innovazione e di innalzamento della qualità dei servizi formativi a sostegno dello sviluppo delle filiere produttive sul territorio e dell’occupazione dei giovani. Si precisa anche che, ferma restando l’, la programmazione dei Poli tecnico-professionali è di competenza delle Regioni. Tuttavia, proprio tale competenza - che richiede apposite deliberazioni regionali ed una adeguata programmazione territoriale - ha fatto sì che la realizzazione concreta dei Poli Tecnico Professionali sia avvenuta in modo molto difforme nel territorio nazionale, limitandone la diffusione a pochissime regioni. L’idea dei Poli Tecnico Professionali contiene in ogni caso alcuni elementi che si ritrovano in alcune delle principali “Raccomandazioni” del Consiglio UE in materia di istruzione e formazione professionale (2020). Essa poi trova oggi riscontro nei cosiddetti “eco-sistemi formativi” in cui anche la FP può avere una nuova possibilità di riconoscimento e sviluppo. Una traccia generativa emerge, più recentemente, nel modello organizzativo “campus” che ispira la nuova “filiera tecnologico-professionale” (2023). Bibliografia Ufficio Studi Camera dei Deputati, L'istruzione tecnico-professionale, l'istruzione e formazione professionale, il sistema di istruzione e formazione tecnica superiore, 2013. Zuccaro A. (a cura di), Poli Tecnico Professionali Regione Toscana. Il monitoraggio qualitativo, INDIRE, Firenze, Dicembre 2018. Raccomandazione del Consiglio del 24 novembre 2020 relativa all’istruzione e formazione professionale (IFP) per la competitività sostenibile, l’equità sociale e la resilienza, Gazzetta ufficiale dell’UE, 2029/C 417/01).

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