L’ religiosa rappresenta quell’azione formativa intenzionale rivolta all’avvicinamento del soggetto al fatto religioso, secondo una maturazione culturale, sociale ed esperienziale. Possiamo distinguere l’educazione contemporanea da una più tradizionale, più preoccupata a dimostrare l’esistenza di Dio. L’educazione attuale si rivolge invece all’accompagnamento degli allievi in un percorso di esplorazione: alla religione non si arriva, ma si è immersi. È quindi un’ vissuta in una prospettiva ermeneutica, che si basa sugli interrogativi che vengono dalla vita. Si tratta pertanto di accompagnare nella possibilità di rispondere a tali interrogativi, in un processo progressivo che conduce gradualmente a chiamare per nome le idee. In questo modo, esse emergono dal caos e permettono ai giovani di renderle intellegibili e con uno spessore. L’educazione religiosa si pone quindi al servizio di una dimensione integrale della persona e dell’umanizzazione di ogni persona e della collettività, che viene dunque ad assumere come compito fondamentale la promozione di personalità mature e libere, aperte almeno alla possibilità di una qualche forma di fede religiosa. Essa crea le condizioni perché il soggetto in possa sviluppare le capacità di percepire ciò che va oltre il solito, l’ovvio, l’immediato e che si pone piuttosto come all’orizzonte, di interpretare il linguaggio simbolico, mitico e metaforico, di esercitare l’ascolto, di fare esperienza di silenzio e di raccoglimento, di partecipare in modo consapevole a feste e a celebrazioni comunitarie, di dedicarsi agli altri e di impegnarsi nel servizio disinteressato. L’educazione religiosa si distingue sia dall’IR (che assume un taglio e delle finalità più specificamente culturali) sia dalla catechesi o dall’educazione alla fede (che sono più direttamente orientate a creare le condizioni e ad accompagnare i soggetti nel processo di risveglio, di crescita e di approfondimento dell’ personale e comunitario della fede). L’educazione religiosa, nelle sue varie declinazioni, può essere intesa in senso confessionale (è il caso più frequente in ambito cristiano), in senso a-confessionale (come educazione di una dimensione dell’essere umano non necessariamente connotata confessionalmente) oppure in senso interconfessionale e interreligioso. In ogni caso, la religione o meglio le religioni, al plurale, possono essere viste come una risorsa educativa dalle molteplici potenzialità, anche se rimane necessario vigilare criticamente perché l’azione educativa che le riguarda si mantenga rispettosa del divenire personale e della qualità della vita di tutti e di ciascuno. È importante considerare non solo la persona dello studente, ma anche il contesto entro il quale vive la sua quotidianità: questo permette di fondare l’educazione religiosa sulla relazione. Nella la dottrina religiosa e cattolica – pur importante – non è il centro e il punto di partenza dell’educazione religiosa. Non è nemmeno il contenuto il materiale sul quale concentrarsi. Si lavora piuttosto sulle dinamiche interiori che l’insegnamento religioso suscita fino al raggiungimento di una consapevolezza della dimensione religiosa. Se è vero che l’allievo della Formazione Professionale ha soprattutto dimestichezza con il linguaggio pratico, non può ignorare quello esistenziale, che guida ad una comprensione della realtà empirica. Così come possiamo considerare le literacy di altre aree disciplinari, lo stesso possiamo fare anche con la dimensione religiosa: i cinque ambiti costitutivi della religiosa: euristico, di comprensione e interpretazione, metodologico, linguistico, valutativo; il dato religioso: il punto focale della literacy sono le domande religiose, sia presenti nel vissuto religioso, sia tramandate nei documenti che le descrivono; le religiose: l’insieme delle conoscenze dei contenuti, metodologiche, dei modelli e degli schemi religiosi utili per identificare, comprendere, interpretare, esprimere e valutare i dati religiosi; il prodotto: dare un volto e un nome all’esperienza religiosa che si incontra nelle problematiche religiose presenti nel vissuto ed elaborare una personale risposta; le competenze funzionali: saper affrontare responsabilmente e rispondere alle problematiche che si presentano nell’esercizio di una attiva. Tale definizione di literacy va necessariamente contestualizzata in una società globalizzata e della conoscenza: l’educazione religiosa rientra quindi tra le competenze di cittadinanza attiva che riguardano non solamente l’allievo della Formazione Professionale, ma di una formazione per tutta la vita. Questo ci permette di comprendere come l’educazione di cui parliamo debba lavorare su un dialogo aperto, tra le culture e le religioni. Occorre infatti considerare come la società sia caratterizzata sempre più da persone di diversa appartenenza culturale e religiosa; per questo motivo, l’educazione religiosa non può che prefigurarsi come un’educazione al pluralismo religioso e quindi come e interreligiosa, che favorisca l’incontro e conduca alla scoperta delle caratteristiche comuni. Per quanto riguarda l’educazione religiosa nel contesto della Formazione Professionale, essa non può prefigurarsi come indottrinamento dogmatico e morale, ma si esprime in diversi modi. Entra a pieno titolo nella definizione delle finalità educative nel piano del Progetto d’istituto o del Piano dell’offerta formativa, trovando spazio in diversi momenti trasversali a quelli curricolari, ma anche appositamente dedicata, come ad esempio quelle dedicate all’educazione alla bellezza, alla spiritualità, alla ricerca personale di senso, all’educazione all’alterità, alla cura e all’agire responsabile, all’educazione al rispetto per l’ambiente.

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