Dicesi imprenditore la persona che esercita professionalmente un'attività economica organizzata ai fini della produzione e dello scambio di beni o di servizi. Pare sia stato Richard Cantillon (banchiere irlandese), intorno al 1730 ad utilizzare tale termine mutuandolo dal francese Entrepreneur integrandolo nella teoria economica inglese. Nell’economia classica si possono distinguere tre categorie: i lavoratori, gli imprenditori, e i proprietari (terrieri o dei mezzi di produzione); ai lavoratori va il salario, agli imprenditori il profitto, ai proprietari la rendita. L’imprenditore paga il , paga la rendita: il profitto è uno scarto tra costi e ricavi. L’azione di Don Bosco è facilmente identificabile con i tratti di un imprenditore e di uno spirito di iniziativa tipicamente imprenditoriale. Don Bosco imprenditore di sé stesso per la grande profusione di sforzi e iniziative atte al compimento della sua e formazione al sacerdozio che possiamo trattare come un qualunque percorso di formazione e qualifica di tipo professionale. Per completare il suo percorso di studi di formazione sacerdotale si affida a lezioni private sotto la guida di don Calosso, per superare le resistenze del fratello Antonio, preoccupato del bilancio familiare, si allontana da casa per vivere e lavorare a cascina Moglia, giunto nel seminario Chieri impara numerosi lavori (barista sarto falegname…). In tali attività artigianali raggiunge una perizia e una notevoli tanto che spesso riceve l’invito ad abbandonare gli studi e a continuare l’attività lavorativa. Il seminario stesso per aiutare questa adulta (era di alcuni anni più grande dei propri compagni) offre la possibilità di ricoprire il compito di assistente delle classi più piccole. Don Bosco imprenditore che conosce il territorio e il tessuto locale attraverso l’indicazione di Don Cafasso “vai per la città e guardati attorno”. La scelta coraggiosa e lungimirante di frequentare il convitto ecclesiastico proseguendo oltre gli studi minimi indispensabili all’ordinazione sacerdotale ricevendo una ulteriore formazione in un luogo ove “si impara a fare il prete”. Don bosco mirabile imprenditore edile: dal primo affitto della tettoia Finardi ogni occasione è stata buona per comprare e allargare la proprietà costruendo l’oratorio, la casa annessa per la residenza, scuole e chiese come San Francesco di Sales e successivamente la grande basilica di Maria Ausiliatrice. Questa straordinaria capacità è stata apprezzata tanto da ricevere come compito di completare la costruzione del Sacro Cuore Roma. Don Bosco come imprenditore innovatore e start-upper dal punto di vista della creatività giuridica e contrattuale in particolare per l’innovativo di ("apprendizzaggio" in carta bollata da centesimi 40, con data 8 febbraio 1852, firmato dal datore di lavoro, dall'apprendista e da Don Bosco). In esso il datore di lavoro è vincolato ad impiegare l’apprendista solo nel mestiere concordato e specifico con una retribuzione progressiva tanto da considerare il terzo e ultimo anno come operato di un vero e proprio lavoratore. Don Bosco, imprenditore founder dalle spiccate capacità organizzative. Nelle compagnie - gruppi giovanili è capace di portare avanti la sua origine oratoriana anche quando le sue opere ospitano molti giovani in grandi collegi con scuole e avviamenti alla professione. Da queste compagnie impegnate a livello caritativo durante l’epidemia di colera nasce nel 1859 la congregazione salesiana. È un caso straordinario nella chiesa dove a seguire un fondatore in una comunità religiosa non ci sono adulti affascinati da un via di sequela radicale, ma i destinatari stessi della missione educativa (cfr. pecore che si trasformano in pastori nel sogno dei nove anni). La preoccupazione per la formazione integrale della persona ha portato l’attività di affidata alle botteghe della città ad essere internalizzata nella casa attraverso maestri dediti totalmente a tal punto da essere nella forma del coadiutore interamente consacrati nella famiglia salesiana a questo specifico compito (logica di core business). La qualità dei laboratori interni ha permesso a Don Bosco di presentarsi all’esposizione nazionale dell'Industria, della Scienza e dell'Arte di Torino del 1884 con una intera filiera produttiva dalla carta al libro stampato che fecero gran scalpore per i 50 metri di macchinario e per la scelta di non lavorare nel giorno di domenica attirando le canzonature della stampa anticlericale. Ultimo aspetto che rende Don Bosco eminentemente imprenditore è stata la sua capacità di dare seguito alla sua organizzazione dopo la sua morte quale autentico founder. Moltissime imprese anche di grande successo entrano in crisi al primo o ai successivi passaggi generazionali. Anche attraverso l’imminente sforzo della approvazione delle costituzioni avvenuta nel 1875 la piccola congregazione salesiana arriva alla morte del fondatore nel 1888 circa 400 membri. La prospettiva immediata era l’annessione a un'altra congregazione più esperta e con personale più stabile e già formato con studi completi. La storia è stata diversa, il giovanissimo primo successore don Michele Rua portò a compimento una stabilizzazione organizzativa sociale spirituale della congregazione tanto da continuare la spinta missionaria aprendo continuamente nuove case e nuove frontiere tanto che il numero dei confratelli nel 1910 alla data della sua morte era di ben 4000! La tipologia di imprenditorialità di Don Bosco è coerente con la visione dell’economia civile approfondita da Bruni e Zamagni approfondendo una visione e una pratica che poggia le sue radici nel principio della reciprocità della scuola economica napoletana in alternativa a una economia di mercato capitalistica con le sue radici nella scuola scozzese di Smith. La sua caratteristica è l’eccedenza rispetto al territorio, agli stakeholder e alla responsabilità sociale capace di produrre beni relazionali con una elevata esternalità sociale.

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