La dispersione scolastica e formativa è un fenomeno complesso che si manifesta, spesso, come risultante di una combinazione di fattori diversi, individuali, di provenienza, di contesto. Ed è un fenomeno che ha un impatto importante non solo sui percorsi, le scelte e la qualità di vita dell’individuo, ma anche sul e culturale del Paese in cui egli vive. Molteplici sono le dimensioni di “dispersione”, cui corrispondono specifici indicatori nel Sistema di istruzione e formazione. Sinteticamente: 1) alla dimensione “Carriera o Percorso di istruzione/formazione” (output=materiale) corrispondono i seguenti indicatori: frequenza (irregolarità, discontinuità); passaggi interni/esterni (ritiri, trasferimenti, passerelle, ); interruzioni (non promozioni); abbandoni (intermittenza/fuoriuscita); completamento scolastico; 2) alla dimensione “Apprendimento istruzione/formazione” (output=intellettuale) corrispondono i seguenti indicatori: livelli di scala (voti, giudizi, punteggi esami); certificazione competenze; inattività (frequenza; assenza di CFU universitari); standard nazionali/internazionali (soglie di livello); 3) alla dimensione “Socio-relazionale” (output=socializzazione) corrispondono i seguenti indicatori: integrazione (, devianza, disaffezione da regole, …); interculturale (dispersione e non italiana); cooperazione/collaborazione (valutazioni comportamento); 4) alla dimensione “Sociale-professionale” (background=sfondo socio-familiare; outcome=ricaduta lavorativa e culturale) corrispondono i seguenti indicatori: titolo di studio dei genitori; livelli socio-economici; risorse scolastiche e del territorio; spendibilità titolo/competenze; entrata nella vita attiva (tassi occupazione o ); apprendimento lungo la vita (analfabetismo di ritorno, funzionale). L’insuccesso e l’abbandono scolastico continuano a rappresentare per il nostro Paese, così come per molti paesi del mondo, un serio problema che coinvolge migliaia di ragazze e ragazzi. Un fenomeno complesso che abbraccia problematiche di ordine economico, sociale, culturale e psicologico. La natura multidimensionale del fenomeno, come evidenzia la letteratura recente, induce ad analizzarne le sfaccettature, a strutturare modelli e a promuovere interventi in un’ottica sistemica. Le logiche realizzate nella prevenzione e il contrasto all’insuccesso scolastico e all’abbandono mostrano ed evidenziano i benefici derivanti dalla collaborazione delle diverse istituzioni educative e formative nel rapporto con l’insieme delle ‘comunità educanti’. Dall’opera Scuola e società di John Dewey (Dewey, 1949), che già sul finire dell’Ottocento poneva tra i principali obiettivi pedagogici il collegamento della scuola alla vita sociale, agli odierni “Patti educativi di comunità”, che chiamano a raccolta la comunità intera nella sfida educativa, molta strada è stata costruita e percorsa. Tuttavia, restano ancora troppi ostacoli da dover superare e nuovi percorsi da poter intraprendere. In Italia le principali strategie politiche nazionali di intervento a contrasto della dispersione in istruzione hanno riguardato l’estensione dell’obbligo scolastico e l’attuazione del principio di autonomia scolastica. A cominciare dal lontano 1962, con l’istituzione della scuola media unificata che innalzava l’obbligo a tredici anni, sempre più persone hanno potuto accedere ai sistemi di istruzione aumentando i livelli di del Paese e la possibilità di partecipazione attiva per una società democratica. D’altra parte, il comune impegno di garantire a ciascuno, ai diversi livelli, sistemi educativi e formativi maggiormente equi e il successo scolastico, in termini di apprendimenti e competenze, andava e va ancora a scontrarsi contro un sistema che non riesce pienamente a rompere la continuità con il background socio-economico della famiglia e l’ambiente di vita. Come nel tempo hanno evidenziato molti studi, la scuola non riesce ad assolvere la funzione di ascensore sociale. Il fenomeno della dispersione scolastica e formativa ha assunto i caratteri di una vera e propria questione sociale ben prima della pandemia di Covid-19. A tal proposito, la conferenza di Lisbona degli anni 2000 aveva individuato nella riduzione del tasso di abbandono scolastico uno dei cinque obiettivi chiaramente definiti e resi misurabili che i Paesi membri si erano impegnati a raggiungere nel campo dell’istruzione entro il 2010: ridurre il tasso di abbandono scolastico al 10%. Ma i progressi verso il raggiungimento di questo obiettivo sono stati molto più lenti rispetto a quanto previsto e realmente auspicato, malgrado la grande varietà d'interventi realizzati in tutta Europa. Il contrasto al fenomeno dell’abbandono scolastico è così proseguito con la strategia ET2020, con l’obiettivo di ridurre ancora il tasso europeo medio di abbandono scolastico al 10% entro il 2020. E ancora nel 2020, con il 13,1%, pari a 543 mila giovani che hanno abbandonato prematuramente gli studi, l’Italia risultava il quarto Stato europeo per livelli di abbandono scolastico, seguita soltanto da Malta (16,7%), Spagna (16%) e Romania (15,6%) (ISTAT, 2021). Nonostante il miglioramento rispetto al precedente decennio, l’obiettivo della media europea resta oggi per l’Italia ancora troppo lontano. Il quadro si complica quando si guardano i dati relativi alle regioni italiane, che riflettono significative disparità territoriali. Secondo i dati riportati da Openpolis (Openpolis, 2021), sempre nel 2020 la Sicilia registrava il più alto tasso di abbandono scolastico (19,4%), seguita da Campania (17,3%), Calabria (16,6%) e Puglia (15,6%), un dato che si attestava sopra la media nazionale. La situazione peggiora se si considera, accanto al dato sugli ELET (Early Leaver from Education and Training), la “dispersione scolastica implicita” o nascosta, che per INVALSI viene alimentata da tutti quegli studenti che conseguono un titolo di scuola secondaria di secondo grado, ma senza aver raggiunto i traguardi minimi di competenze previsti per il loro percorso di studio. La persistenza di fenomeni di abbandono, insuccesso scolastico, psico-sociale, mancato raggiungimento di obiettivi educativi e formativi sembra da ricondurre, dopo anni di ‘sperimentazioni’, alla incapacità di mettere a sistema una risposta complessa e articolata. Più avvisi pubblici e progetti ci sono, meno sistema c’è. Se il problema è quello della mancata razionalizzazione e sedimentazione di risposte frammentate, non valorizzate e disperse sul terreno, la costituzione di reti o il rafforzamento di quelle esistenti rappresentano obiettivi irrinunciabili e strumenti potenti. È nella trasformazione di legami deboli e poco istituzionalizzati, vitali solo congiunturalmente e non costanti nell’impegno, in relazioni solide, finalizzate e coordinate che occorre investire. Le reti, intese come contesti di dinamici, produttori e recettori di innovazione, capaci di ampliare accessibilità e di agire in quadro di scambio, di mutua e reciproca utilità, di relazione tra pari, sono portatrici di un patrimonio di risorse che supera la semplice somma tra quelle possedute dai singoli nodi. Perché ciò produca risultati, impatti e cambiamenti occorre, però, sostituire la reattività - tipica delle reti sociali – con la proattività, necessario per sostanziare e valorizzare energie, risorse ed intelligenze latenti se non stimolate. In tale prospettiva, quali le possibili strade per il contrasto alla dispersione scolastica? Molte sono le strade intraprese e ancora da sperimentare, sia a livello di ricerca che di prassi politica. La stessa multidimensionalità del fenomeno esclude a priori ogni una risposta univoca. Rifacendoci esclusivamente alla totalità degli interventi riportati, che possiamo racchiudere nella formula “mille scuole, mille attori in campo, mille progetti”, gli spunti per una riflessione non possono che basarsi, a nostro avviso, su tre punti centrali: 1) come incrementare le potenzialità di reti esistenti (“comunità educanti”), attraverso pratiche connotate da riflessività e capacitazione, non solo come luoghi di scambio, ma anche come contesti di apprendimento e validazione di soluzioni e apparati strumentali; 2) come trasferire le prassi che si sono rivelate localmente efficaci nel contrastare fenomeni di insuccesso e abbandono scolastico, sostanziate da strumentazione e sussidi concreti; 3) come e quale concreto intervento politico per agganciare tali molteplici azioni a processi di riforme strutturali? Tre interrogativi, quelli posti, che cercano urgente risposta. Il PNRR e la programmazione europea 2021-2027, insieme al nuovo programma europeo "Child Garantee", sono un'occasione unica per iniziare ad invertire la rotta nella lotta alla dispersione scolastica e intraprendere nuove possibili strade. Per non disperderci sulla dispersione. Bibliografia Ainscow M., Promoting inclusion and equity in education: lessons from international experiences, Nordic Journal of Studies in Educational Policy, 6:1, pp. 7- 16. DOI: 10.1080/20020317.2020.1729587, 2020. Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, La dispersione scolastica in Italia: un’analisi multifattoriale. Documento di studio e di proposta, in https://www.garanteinfanzia.org/sites/default/files/2022-06/dispersione-scolastica-2022.pdf (ultimo accesso dicembre 2024). Batini F., Drop-out, Lavis, Fuorionda, 2014. Batini F. – M. Bartolucci (Eds.), Dispersione scolastica. Ascoltare i protagonisti per comprenderla e prevenirla, Milano, Franco Angeli, 2016. Benvenuto G., Facciamo il punto. 30 anni di azione e ricerca contro la dispersione scolastica. Cosa abbiamo sbagliato? 2017, in https://core.ac.uk/download/pdf/302089089.pdf (ultimo accesso dicembre 2024). Benvenuto G., La scuola diseguale, Roma, Anicia, 2011. Del bene G. - Rossi A.L. - Viaconzi R., La comunità educante. I patti educativi per una scuola aperta al futuro, Milano, Fabbrica dei segni Cooperativa Sociale, 2021. Openpolis, Giovani e comunità, 2022, Retrieved from https://www.openpolis.it/esercizi/i-pattieducativi-di-comunita (ultimo accesso dicembre 2024). Save the Children, Dedalus, Patto educativo di comunità, 2020, Retrieved from https://s3.savethechildren.it/public/files/uploads/pubblicazioni/patto-educativo-di-comunitanapoli_0.pdf., (ultimo accesso dicembre 2024).
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