Il curricolo formativo è l'insieme delle esperienze di progettate, attuate e valutate da una comunità scolastica per il perseguimento di obiettivi formativi esplicitamente espressi. È il disegno – meditato, condiviso e continuamente rinnovato – di una proposta educativa e formativa fondata e processuale. In tal senso, tre sono le sue caratteristiche: è un “artefatto” intenzionale: comprende soltanto ciò che è previsionalmente ammesso a farne parte; è riflessivo: ovvero contraddistinto dalla non casualità dei comportamenti e dal controllo critico di ogni passaggio; è selettivo: non equivale alla “consegna” di tutto il sapere ma soltanto di una selezione del capitale intellettuale, affettivo e tecnico di una società. Esso è costituito da due parti: la parte concettuale che definisce le finalità educative e formative fondamentali ed irrinunciabili, e la che dà attuazione a quelle finalità in una forma aderente alla realtà. Esso pone l’attenzione su ciò che “dovrebbe accadere” o si ha intenzione che accada nell’insieme dell’esperienza educativa. La parte empirica costituita dalle esperienze formative compiute dallo studente nei passi del suo cammino, svolte entro il sistema formativo allargato. Esso è inteso come risultato del vissuto dall’allievo, facendo riferimento a ciò che effettivamente succede nell’azione formativa e nella risposta degli allievi. Nella prima parte, il curricolo formativo è un documento previo all’azione , mentre nella seconda è la rappresentazione fedele all’esperienza vissuta dal soggetto al termine del suo percorso: sta qui il significato autentico di curricolo formativo “personale”. Nel curricolo formativo, le nozioni devono trasformarsi in attività nella forma di percorsi che consentono agli alunni di conseguire un guadagno in termini di apprendimenti e maturazioni – specialmente l’autoconsapevolezza ed il senso di autoefficacia che aprono il soggetto al futuro - che non può emergere da un approccio didattico basato unicamente su trasmissioni. Questa precisazione tocca nel vivo il travaglio entro cui sta vivendo la scuola. Di fronte ad una tecnicizzazione del mondo e ad una banalizzazione del sapere, la scuola non può rispondere fornendo una cultura depotenziata ridotta a nozioni ed a performance. Tutto può scadere in indottrinamento o in modellamento se non c’è dedizione, desiderio di rinascita e apporto creativo da parte dei ragazzi. Essi vanno scossi da uno stato di estraniazione e di inconsapevolezza, poiché l’industria della distrazione fornisce loro protesi comode: parcellizzazione interiore, gregarismo e autismo. Il curricolo formativo rinnovato, fortemente sostenuto dagli organismi internazionali di ricerca, è la risposta alla sfida del tempo nuovo: «[ ] mai l’ ha dovuto rispondere a una simile sfida […] Mai la pratica precoce delle lettere e delle arti in senso antico è stata un lusso così elementare e così vitale» (Fumaroli 2011, 405). La scuola è pertanto chiamata ad assumere una strategia educativa basata su un percorso curricolare sfidante e personalizzato così da offrire ai giovani una cultura viva; questa è tale quando corregge sia la didattica convenzionale fatta di trasferimento semi-inerte di “porzioni di sapere” spesso apprese per il voto sia l’attuale stagione segnata dalla medicalizzazione delle problematiche giovanili, una strategia tanto diffusa quanto alternativa a quella educativa. Il passo preliminare di un cammino generativo di un curricolo formativo per la scuola per il tempo nuovo consiste nel liberarsi delle immagini deformanti che ne hanno degradato il significato. Vengono solitamente denominati “curricoli” due tipi di modelli: da un lato troviamo elenchi di discipline, e di saperi connessi, tenuti insieme da un quadro orario standard, con maggiori o minori margini di flessibilità, mentre dall’altro lunghi elenchi di ed abilità collegati a traguardi formativi nella forma delle competenze e strutturati per unità formative con forte enfasi sull’interdisciplinarietà. Ambedue questi modelli presentano gravi criticità: i primi, facendo coincidere il curricolo formativo con programmi disciplinari fondati su contenuti da insegnare concepiti come oggetti in sé, presuppongono una concezione trasmissiva e inerte della conoscenza e si concentrano unicamente sugli strumenti che di volta in volta vengono suggeriti dalle mode didattiche. L’autoreferenzialità delle discipline porta ad una frammentazione della proposta formativa ed ostacola l’emersione da parte degli allievi di un senso pieno del vivere che consenta loro di entrare in sintonia con quanto viene proposto e di mettere in moto i processi maturativi della conoscenza; i secondi, spinti dall’ossessione di procedere “oltre le discipline”, e nella continua enfasi sulle performance e sulle procedure di accertamento delle competenze, rischiano di produrre apprendimenti superficiali e di mancare la formazione nell’educando di «disposizioni interne durevoli e trasferibili», solo in presenza delle quali si può parlare di formazione compiuta (Bourdieu 2013, 211). Molto interessanti sono a questo proposito gli ampi studi dell’OCSE sul curricolo formativo del futuro, basati su un approccio non più sociotecnico bensì di co-creazione di nuova conoscenza tramite il dialogo tra le parti interessate (responsabili politici, esperti accademici, dirigenti scolastici, insegnanti, ONG, altre e, soprattutto, studenti) dai quali emerge già una prima importante acquisizione: sono i valori e gli atteggiamenti chiaramente articolati e sperimentati che supportano i risultati positivi dell'apprendimento permanente degli studenti e che promuovono una società più equa e giusta. L’educazione appare quindi come l’avverarsi di un compimento umano costituito da una percorso per tappe di crescita, in cui sono le buone ragioni che sorreggono la proposta culturale e l’affezione derivante dalla passione che gli adulti sanno vivere nel loro lavoro, i due fattori che convincono gli allievi e che ne smuovono i dinamismi profondi generando un sovrappiù di benefici: mentre gli apprendimenti e le competenze rappresentano i “funzionamenti”, l’arricchimento culturale, l’affinamento spirituale e la consapevolezza di sé ne costituiscono le dimensioni vitali. Il curricolo formativo richiede un canone, elaborato da una comunità in base alla saggezza che le deriva dall’esperienza educativa e dalle riflessioni che ne trae lungo il cammino storico dell’istituto, vissuto e pensato come un continuo lavoro culturale. Il canone rappresenta la selezione dei saperi essenziali della tradizione, da consegnare alle giovani generazioni come “compagnia culturale” e bussola affinché possano esercitare la propria libertà nel mondo in cui svolgeranno la propria esistenza. In tal modo, il curricolo formativo è costituito da nuclei del sapere da fornire ai giovani per la loro formazione, rendendoli in grado di mobilitare le capacità cognitive che risiedono nella mente e di strutturare il ragionamento e la decisione. Il canone è composto dalle opere e dalle vicende biografiche dei grandi che ci hanno preceduto, offerto per accendere negli studenti la “fiamma etica” in quanto disposizione buona nei confronti degli altri, della realtà, di sé e del compito che in essa intendono/sono chiamati ad assumere. In tal senso, esso consiste, in definitiva, in una proposta agli studenti di mettersi in gioco () entro attività formative sfidanti affinché possano incarnare la cultura proposta in un sapere di prima mano acquisito tramite un approccio naturale (vedere, approfondire, giudicare, agire, riflettere, comunicare ed argomentare) che apre loro il mondo e li renda consapevoli di sé e del proprio compito-cammino. Il curricolo formativo rinnovato si fonda su tre principi chiave: il principio dello scopo: scopo della scuola non sono gli apprendimenti, casomai questi sono strumenti per qualcos’altro dotato di valore; il principio antropologico: ragionevolezza della posizione dell’allievo rispetto al reale, necessità di un dialogo sulle domande fondative esistenziali; il principio della sfida e del rischio: il curricolo formativo si pone entro un’intemperie di tensioni. Non è un “progetto” che si pensa bell’è fatto e che chiede solo di essere messo in pratica, in quanto le tensioni che caratterizzano il nostro tempo richiedono la capacità di prendere posizione sulle questioni fondamentali che ci interpellano. In senso radicale, il curricolo formativo è una proposta di vita buona che suscita i dinamismi profondi degli alunni, prevede una progressione del cammino di crescita segnato da esperienze culturali compiute, aperte anche alla comunità più vasta. Il curricolo formativo muove le dimensioni profonde ed originarie dell’essere umano – in modo particolare la meraviglia - e procede per comprensione, esperienza ed intellezione. Ciò prevede la combinazione di un’ampia varietà di situazioni di apprendimento: lezione d’aula, gruppi di lavoro, laboratori interni e percorsi esterni, come pure il lavoro domestico. È decisiva soprattutto la tesa al riconoscimento del valore ed al miglioramento, gestita in modo personalizzato. In questo modo, tutto il percorso degli studi assume un carattere orientativo ovvero vocazionale, in quanto volto alla crescita della consapevolezza di sé nel mondo. Bibliografia Baldacci M., Ripensare il curricolo: principi educativi e strategie didattiche, Cartocci, Roma, 2006. Bourdieu P., Per una teoria della pratica, Raffaello Cortina, Milano, 2013. Fumaroli M., Parigi – New York e ritorno. Viaggio nelle arti e nelle immagini, Adelphi, Milano, 2011. Lonergan B., Sull’educazione, Città Nuova, Roma, 1999. Martini B. – M.C. Michelini, Il curricolo integrato, FrancoAngeli, Milano, 2020. Ocse, Future of Education and Skills 2030, 2019, https://www.oecd.org/education/2030-project (ultimo accesso dicembre 2024). Scurati C., Elementare oltre. Pedagogia della nuova scuola primaria, La Scuola, Brescia, 1995. Stiegler B., Prendersi cura. Della gioventù e delle generazioni, Orthotes, Napoli, 2014.
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