La Classificazione delle Professioni è lo strumento che permette di ricondurre le diverse occupazioni presenti nel in specifici raggruppamenti, utili per comunicare, diffondere e integrare dati statistici sulle professioni, garantendo anche la comparabilità a livello internazionale. A partire dal concetto stesso di , vi sono stati diversi modi di intendere la struttura della tassonomia che, nel corso dei decenni, è stata più volte rivista; dal 1991, come ratio fondante della logica classificatoria, è stato adottato il criterio della competenza, tutt’ora in uso, che ha permesso di adattarsi alle novità introdotte nella versione del 1988 della International Standard Classification of Occupations (ISCO88). Da allora è divenuto centrale il concetto di inteso come insieme di compiti da saper svolgere e dunque definitivamente distinto dai concetti di attività economica e posizione nella professione. Nel corso del tempo la Classificazione è stata generalmente rinnovata con cadenza decennale per soddisfare una doppia esigenza: da un lato aggiornare i contenuti per riuscire a cogliere le trasformazioni del mercato del lavoro in continua evoluzione, dall’altro rinnovare metodi e criteri, anche al fine di recepire i cambiamenti introdotti a livello internazionale. Sebbene la Classificazione delle professioni nasca con fini statistici, nel tempo il suo utilizzo è stato esteso anche a scopi amministrativi e informativi. Negli ultimi decenni è andato crescendo l’utilizzo che le istituzioni fanno della Classificazione delle Professioni, non solo per fini conoscitivi o statistici ma anche per fini amministrativi: le comunicazioni obbligatorie per le assunzioni, i fabbisogni professionali delle imprese, l’offerta di istruzione e formazione, l’incidentalità legate ai singoli mestieri sono solo alcuni esempi di ambiti in cui viene utilizzata la codifica professionale e che hanno portato Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, INAIL, INAPP , INPS, Unioncamere e molti altri enti a fare grandi passi in avanti nella produzione e diffusione di dati relativi ad essa. Ne risulta evidente che la Classificazione delle Professioni assume un ruolo rilevante nell’integrazione di informazioni provenienti da diverse fonti valorizzando ulteriormente la capacità conoscitiva sul mondo del lavoro. La Commissione europea, con la Raccomandazione del 29 ottobre 2009, ha adottato la nuova classificazione internazionale delle professioni, inducendo i Paesi membri dell’Unione a elaborare, produrre e diffondere dati statistici in materia di lavoro secondo la classificazione ISCO08 o secondo una classificazione nazionale da essa derivata. A differenza del passato, non è stata prevista una versione comunitaria della classificazione internazionale. Eurostat, tuttavia, nel corso del 2010 ha individuato i domini della tassonomia che presentavano i maggiori problemi di comparabilità dei dati a livello europeo ed ha fornito delle linee guida da recepire nelle rispettive classificazioni nazionali. In Italia è l’Istituto nazionale di statistica (ISTAT), che ha l’incarico di predisporre le classificazioni ufficiali da utilizzare per la diffusione delle informazioni, ha aggiornato la precedente tassonomia, rispondendo in questo modo alle raccomandazioni internazionali. La nuova Classificazione delle Professioni CP2021 si discosta poco dalla precedente Classificazione CP2011, dal momento che nel processo di revisione sono state seguite linee guida appositamente concepite per non stravolgerne troppo criteri, struttura e contenuto. Innanzitutto, rispetto alla precedente Classificazione la nuova mantiene i medesimi criteri metodologici sottesi all’alberatura, vale a dire il livello e il campo delle competenze: il livello delle competenze riguarda la complessità, l’estensione dei compiti svolti, il livello di responsabilità e di autonomia decisionale che caratterizza la professione; il campo delle competenze, invece, delinea le differenze tra i domini settoriali, gli ambiti disciplinari delle applicate, le attrezzature utilizzate, i materiali lavorati, il tipo di bene prodotto o di servizio erogato. Così come nella precedente Classificazione, anche in quella revisionata le professioni afferenti al medesimo raggruppamento sono quelle che per poter essere esercitate richiedono le stesse competenze in termini di livello e di campo. In base a tale criterio è stato definito il sistema classificatorio, basato su 5 livelli gerarchici di aggregazione: il primo livello – quello di massima sintesi – è composto da 9 grandi gruppi professionali; il secondo livello si articola in 40 gruppi professionali; il terzo livello in 130 classi professionali; il quarto livello in 510 categorie; il quinto (ultimo) livello della classificazione si articola nelle 813 unità professionali all’interno delle quali è possibile ricondurre qualunque professione esistente nel mercato del lavoro; per ciascuna unità professionale è stato infatti predisposto a titolo esemplificativo un elenco di professioni che, pur non avendo pretese di esaustività, permette di orientarsi e facilita l’utilizzo della classificazione. Bibliografia Istat, La classificazione delle professioni, 2013. Istat, Classificazione delle professioni. Revisione, 2021.
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