L’espressione character skills si è diffusa anche in Italia a partire da alcuni studi statunitensi tradotti da Giorgio Vittadini. In essi si metteva in luce l’esigenza che nell’ formale come la scuola e la si prendessero in considerazione obiettivi educativi non solo intellettuali e culturali ma anche di tipo emozionale e sociale. Si tratta dunque di impropriamente definite non cognitive, perché esse debbono essere conosciute, comprese e perseguite. Il riferimento al carattere delle persone può essere considerato anch’esso un po’ improprio, perché gli studi sul carattere delle persone ne evidenziano la complessità che caratterizza ciascuno di noi anche sul piano volitivo. Tutto ciò vale anche per i tratti di personalità, spesso citati come competenze caratteriali, che rimandano a classificazioni proprie della psicologia e a test che ne permettono di identificare o meno la presenza. Ad esempio, vengono evocati i cinque tratti fondamentali considerati nel test Big Five: estroversione; amicalità; coscienziosità; stabilità emotiva; apertura mentale. Il merito di queste sollecitazioni sta nel sottolineare l’importanza di impostare i percorsi educativi e formativi tenendo conto di tutta la persona umana e quindi favorirne uno sviluppo armonico nella dimensione cognitiva, affettiva e operativa. Così si è sempre più insistito sulla promozione delle competenze personali e sociali in generale e sulle cosiddette nel mondo del .
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