Il capitale sociale rappresenta la rete di relazioni personali che un individuo, in base alle sue specifiche esigenze, può mobilitare direttamente per perseguire i propri fini e migliorare la propria posizione sociale. Questa rete di relazioni non è intesa né sotto il profilo di una generica “conoscenza” e neppure assimilata a ciò che viene comunemente definito “referenza”, ma è vista piuttosto come un ampliamento, ottenuto tramite la possibilità di accesso ai saperi ed alle competenze delle persone con cui ci si pone in questa speciale relazione, in modo da ampliare la propria conoscenza della realtà, acquisire i requisiti utili nella vita sociale e professionale, infine estendere lo spettro delle opportunità lavorative cui potersi candidare. Diverse ricerche hanno messo in evidenza come, nel funzionamento del , giochino un ruolo rilevante le reti di relazioni in cui la singola persona è collocata: in questi contesti, emerge l’utilizzo del capitale sociale per spiegare il diverso grado di successo dei giovani nell’inserimento nel mondo del e nell’accrescimento indiretto del loro . Granovetter ha mostrato in modo convincente e innovativo come le reti in cui la persona è collocata influenzino le possibilità di trovare lavoro e la traiettoria della sua carriera. Questo sistema di relazioni esprime bene la forza dei “legami deboli” e delle prerogative di status, ovvero di quelle dotazioni dell’individuo che non sono costituite solo dall’appartenenza sociale e dal suo livello economico; la disponibilità di reti di conoscenze accessibili ed attivabili costituisce la condizione che consente di ampliare le informazioni disponibili per i soggetti nella ricerca di migliori posizioni lavorative, ma anche nel rendere più attraente la propria candidatura in quanto persona in grado di ottenere, non solo a proprio favore ma anche della propria organizzazione, informazioni, pareri e consulenze immediate, efficaci oltre che gratuite. Una delle pratiche più diffuse negli organismi formativi, mirante a dotare gli studenti non solo di titoli di studio ma di un vero capitale sociale, consiste nelle diverse forme dell’alternanza formativa/PCTO presso imprese ed enti considerati come possibili sbocchi del proprio percorso di ingresso nel mondo del lavoro; al termine di tali esperienze, vengono forniti allo studente “attestati di ” da far valere nel momento della candidatura. Ciò in forza del valore sociale rappresentato da una pratica reale svolta, e validata, in organizzazioni considerate degne di fiducia da parte dell’ che ricerca quella specifica figura professionale. In alcuni casi la rete del capitale sociale può assumere la forma di un’associazione informale di professionisti che operano nello stesso ambito. È il caso, ad esempio, degli specialisti del settore informatico, una che non possiede una propria associazione professionale né un sistema formalizzato di abilitazione, ma che presenta reti intense di collaborazione che funzionano tramite legami informali che si avvalgono dei media, delle occasioni di incontro rappresentate da eventi e convegni, di pratiche di collaborazione professionale ad hoc. Gli studi relativi al capitale sociale mostrano come questo rappresenti un correttivo rispetto alle rappresentazioni individualistiche del processo di inserimento sociale della persona, rivelando la presenza nel contesto economico di un reticolo di relazioni di varia natura, in cui gli individui possono rivestire una posizione centrale oppure decentrata, che agisce come un fattore stabile di facilitazione di transazioni cooperative derivante dall’intesa volontaria tra soggetti autonomi e indipendenti. Si tratta di un legame di natura mutualistica, basato sullo scambio di doni che impegnano il soggetto che avvia la richiesta a rendersi disponibile quando a sua volta sarà interpellato dalla persona, o da un’altra da essa inviata, di cui si è chiesto un servizio. La crescente rilevanza del capitale sociale nella vita pubblica, svolta nei diversi ambiti in cui questa si articola, mostra come i singoli individui e gli attori economici possano ridurre i rischi connessi alla loro azione mobilitando i legami fondati sulla fiducia reciproca tra i soggetti che fanno parte della loro rete. In questo senso, accanto al capitale economico e culturale troviamo un nuovo tipo di capitale, chiamato appunto sociale, che consente a chi ne è parte di godere di un vantaggio - rispetto a chi ne è invece mancante - dovuto propriamente alla fiducia che fonda questo tipo speciale di appartenenza e che agisce come l’aspettativa che gli altri soggetti della rete non porranno in atto nei propri confronti comportamenti dannosi sia sul piano strettamente economico sia su quello della reputazione sociale, ma che al contrario opereranno per favorire il proprio successo, rafforzando in tal modo il valore delle relazioni che li uniscono. Bibliografia Granovetter M., La forza dei legami deboli, Napoli, Liguori, pp. 115-146, 1973. Coleman J., Social capital in the creation of human capital, in “American Journal of Sociology”, p. 94, 1988. Heliwell J.F. - R.D Putnam., Economic Growth And Social Capital In Italy. Eastern Economic Journal, 21, pp. 295-307, 1995. Rifkin J. (2000), L’era dell’accesso. La rivoluzione della new economy, Milano, Mondadori. Bagnasco A. - Piselli F.- Pizzorno A. - Trigilia C., Il capitale sociale. Istruzioni per l’uso, Il Mulino, Bologna, 2004. Pichierri A., Introduzione alla sociologia dell'organizzazione, Laterza, Bari, 2004.
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