A normativa vigente, il sistema educativo di istruzione e formazione italiano si articola, nel secondo ciclo, in due (sotto)sistemi:
a.    quello dell’Istruzione Secondaria Superiore ove agiscono istituzioni scolastiche statali o paritarie per lo svolgimento di percorsi quinquennali liceali, tecnici e professionali;
b.    quello dell’Istruzione e Formazione Professionale, ove agiscono istituzioni formative accreditate (CFP) e, in via sussidiaria, gli Istituti Professionali di Stato, per lo svolgimento di percorsi formativi di durata triennale e quadriennale o formazione nell’istituto dell’apprendistato oggi rinnovato dal D. Lgs. 14 settembre 2011, n. 167.
Molte Regioni, inoltre, per prevenire la dispersione e intercettare giovani in difficoltà promuovono anche “attività formative c.d. destrutturate” (percorsi biennali, annuali, moduli di orientamento, ecc.).

I giovani, all’interno del secondo ciclo, sono tenuti ad assolvere al diritto – dovere all’istruzione e alla formazione finalizzato al conseguimento di un titolo di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale entro il 18° anno di età, qualifica che viene rilasciata da istituzioni formative accreditate (CFP) dalle Regioni, nel rispetto di livelli essenziali delle prestazioni stabiliti dallo Stato (D. Lgs. 226/05).

L’obbligo di istruzione fino al 16° anno di età, introdotto nel 2007, può essere soddisfatto nel (sot-to)sistema dell’Istruzione Secondaria Superiore, in quello dell’Istruzione e Formazione Professionale, nell’istituto dell’apprendistato a partire dal 15° anno di età per la qualifica e il diploma professionale.

ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE
Con il 1° settembre 2010 la “nuova scuola secondaria superiore” italiana viene suddivisa in tre grandi ambiti: i licei, gli istituti tecnici e gli istituti professionali. Un’articolazione “sofferta”, dopo che le grandi riforme degli ultimi dieci anni (Berlinguer e Moratti) avevano tentato di superarla in direzione di un modello unitario - “tutti licei” - la c.d. riforma Berlinguer, in direzione di un modello binario - due “sistemi”: quello scolastico e quello professionale - la c.d. riforma Moratti.

Cenni storici
Un forte dualismo nell’ordinamento Casati  
All’indomani dell’Unità, il sistema scolastico sabaudo istituito dalla legge Casati (1859) fu esteso gradualmente a tutto il Regno d’Italia. Per ciò che concerne l’istruzione secondaria superiore, la scuola di Casati era caratterizzata da un forte dualismo. Prevedeva un ramo nobile di impostazione umanistica mirato alla preparazione per gli studi universitari (il ginnasio – liceo), cui era affidato il compito di formare alla riproduzione della borghesia e dei ceti dirigenti, e un ramo che doveva curare la formazione dei quadri tecnici intermedi, dei liberi professionisti di primo livello, dei piccoli funzionari e degli impiegati (l’istituto tecnico) e che era destinato a soddisfare la domanda di istruzione degli strati sociali piccolo borghesi.

La riforma di Gentile nel 1923
Questo dualismo fu notevolmente rafforzato dalla riforma di Gentile che, nel 1923, ristrutturò il sistema scolastico italiano dandogli un assetto che è rimasto in piedi sostanzialmente fino ai nostri giorni. La bipartizione fondamentale distingue l’istruzione dell’ordine classico (liceo classico e liceo scientifico) dall’istruzione tecnica e professionale .

Statalizzazione e licealizzazione nell’Istruzione secondaria
Nel tempo, a giudizio di esperti della scuola, sull’Istruzione Secondaria Superiore si sono consolidate due problematiche. Per i percorsi formativi destinati ai ragazzi dall’età 11–19 anni, a cominciare dai primi anni del Novecento, si avviano due lenti ma progressivi processi che si intrecciano a vicenda: quello della riconduzione di tutti i percorsi formativi alla gestione diretta da parte dello Stato e quello dell’assimilazione degli stessi al paradigma culturale e pedagogico della “licealizzazione” .  
La Riforma del Titolo V della Costituzione (2001) e la c.d. Legge Moratti, coerente con il Titolo V (2003) tentarono di contrastare le due tendenze di lungo periodo. Con l’art. 117 della Costituzione riformato, infatti, affidando alle Regioni la competenza esclusiva in materia di “Istruzione e Forma-zione Professionale”, si prefigurava un robusto (sotto)sistema a indirizzo tecnico e professionale che avrebbe inglobato la formazione professionale regionale e gran parte degli indirizzi tecnici e professionali. Provvedimenti successivi, tuttavia, tornarono a “statalizzare” l’istruzione tecnica e professionale pur avendola inserita in un piano di forte rilancio.

Elementi di ordinamento
Le principali novità dell’Istruzione Secondaria Superiore
L’Istruzione Secondaria Superiore  viene riorganizzata per offrire un panorama più chiaro per le scelte delle famiglie:
-    sei licei
-    gli istituti tecnici vengono suddivisi in 2 settori con 11 indirizzi
-    gli istituti professionali vengono suddivisi in 2 settori e 6 indirizzi
Un curricolo snello rispetto ai piani di studio dei decenni precedenti che avevano raggiunto dimensioni anomale; un monte ore annuale calcolato sulle ore di 60 minuti; una caratterizzazione “identitaria” più accentuata per eliminare sovrapposizioni tra i vari indirizzi; nuovi modelli organizzativi volti a sostenere le scuole come centri di innovazione (Dipartimenti e Comitati tecnico – scientifici soprattutto per gli Istituti Tecnici e Professionali).   

E ancora più in particolare  
Quattro dei sei diplomi liceali (classico, scientifico, linguistico, delle scienze umane) si pongono in continuità con i tradizionali corsi di ordinamento. Ad essi si affiancano il nuovissimo liceo musicale e coreutico e i percorsi artistici che, da oltre quaranta, si riducono a sei, con un orario settimanale di 34 ore al biennio iniziale e di 35 ore nei tre anni successivi. Sempre sul versante dei licei si segnala il debutto di due nuovi percorsi opzionali senza il latino (Liceo scientifico, opzione scienze applicate e Liceo delle scienze umane, opzione economico-sociale), nei quali confluiscono alcune delle più apprezzate sperimentazioni degli ultimi 15-20 anni. Il riordino supera così l’enorme frammentazione degli indirizzi ordinari e sperimentali (oltre 500). Tra le novità, lo studio per cinque anni di una lingua straniera in tutti i licei, di una seconda lingua straniera nell’opzione economico–sociale del liceo delle scienze umane e di 3 lingue straniere nel liceo linguistico.  
Gli istituti tecnici sono riordinati e rafforzati dalla riforma con una nuova identità fondata sull’asse scientifico-tecnologico, che ne esalta il ruolo come scuole dell’innovazione permanente. La frammentazione dei percorsi (204 corsi, comprese le sperimentazioni) è superata con l’individuazione di 2 grandi settori e 11 indirizzi. Il profilo educativo generale e i profili specifici sono configurati in modo da rispondere efficacemente alle richieste del mondo del lavoro, anche delle libere professioni. Tra le novità, la centralità del laboratorio nel processo di apprendimento e lo sviluppo di stage, tirocini e alternanza scuola-lavoro per apprendere in contesti applicativi.

 

Gli Istituti professionali acquisiscono una nuova identità, fondata sulla cultura delle filiere econo-miche e produttive di rilevanza nazionale che caratterizzano i 2 settori fondamentali, Servizi e Indu-stria e Artigianato. I nuovi istituti professionali hanno un ordinamento molto flessibile per interagire con i sistemi produttivi territoriali e rispondere alle esigenze del mondo del lavoro e delle professioni in una dimensione “glocal”, aperta all’innovazione permanente.
Per potenziare le competenze linguistiche degli studenti di licei e istituti tecnici è previsto l’insegnamento di una materia curricolare in una lingua straniera tra quelle previste dal percorso di studi (CLIL, Content and Language Integrated Learning).