SCUOLA PRIMARIA
La scuola primaria, prima denominata “Scuola elementare”, ha rappresentato per un lungo periodo, dalla costituzione dello Stato italiano unitario (1860), l’unica struttura pedagogica e didattica rivolta a tutti . Fu concepita come il principale strumento per “fare gli italiani”, secondo una nota espressione di Massimo D’Azeglio, poi ripresa da Francesco De Sanctis, il primo ministro della Pub-blica Istruzione del Regno d’Italia.
Nel 1961, con l’introduzione della “Scuola media”, la “Scuola elementare” perse il suo carattere di “unicità” e di “terminalità” nell’ambito dell’istruzione obbligatoria.
A differenza del settore dell’infanzia, dove accanto alle scuole statali e a carattere statale sono numerose anche le scuole paritarie (il 41%, secondo il MIUR ), nel settore della primaria queste ultime sono meno diffuse.

Cenni storici
La legge Casati (1859) aveva istituito la scuola elementare “inferiore” obbligatoria (prima e seconda classe) e quella “superiore” (terza e quarta classe), gestita dai Comuni. Con la formazione dello Stato unitario nel 1861 tali disposizioni furono estese a tutto il territorio nazionale, ma con esiti dif-ferenziati a seconda delle zone.
Con la “riforma Gentile” del 1923 furono portate a cinque le classi della scuola elementare, con l’aggiunta di un “corso triennale di integramento” (classi sesta, settima e ottava).

Nel 1933 tutta la scuola primaria pubblica viene avocata allo Stato, completando un processo iniziato nel 1911.
La legge 820 del 1971 segna la fine di una “scuola elementare” limitata all’insegnamento del “leggere – scrivere - far di conto”. L’istituzione delle attività integrative e degli insegnamenti speciali (musica, pittura, teatro, ecc.), il prolungamento dell’orario nelle ore pomeridiane, la presenza di più figure di insegnanti in una classe avviano la trasformazione dell’insegnamento primario verso obiet-tivi di più ampio respiro in risposta agli interessi dei ragazzi e all’evoluzione della loro personalità.
La legge 517 del 1977 segna un ulteriore progresso, soprattutto per quanto riguarda la programma-zione didattica, l’osservazione e la valutazione dei singoli alunni, il lavoro in équipe degli insegnanti e il coordinamento fra le varie classi, l’inserimento degli alunni disabili nelle classi normali e la conseguente soppressione delle classi speciali. L’attività legislativa innovatrice ha trovato il suo compimento nel Decreto del Presidente della Repubblica n. 104 del 1985, con il quale sono stati ap-provati i Programmi didattici per la scuola primaria e nella Legge n. 148 del 1990, di riforma dell’ordinamento della scuola elementare, che ha posto le condizioni per la piena attuazione dei Programmi.
L’ordinamento della scuola primaria è stato rivisto ulteriormente nel 2004 e nel 2009.

Elementi di ordinamento
Secondo la normativa vigente la scuola primaria:

promuove, nel rispetto delle diversità individuali, lo sviluppo della personalità, permette di acquisire e sviluppare le conoscenze e le abilità di base fino alle prime sistemazioni logico-critiche, favorisce l’apprendimento dei mezzi espressivi, ivi inclusa l’alfabetizzazione in almeno una lingua dell’Unione europea (inglese) oltre alla lingua italiana, pone le basi per l’utilizzazione di metodologie scientifiche nello studio del mondo naturale, dei suoi fenomeni e delle sue leggi, valorizza le capacità relazionali e di orientamento nello spazio e nel tempo, educa i giovani cittadini ai principi fondamentali della convivenza civile” (art. 2, legge 53 del 28 marzo 2003).

Mentre spetta al Ministero dell’Istruzione definire i piani di studio per la scuola primaria, definendo obiettivi generali e principi dell’azione educativa, alle istituzioni scolastiche, nella loro autonomia e responsabilità, compete darne attuazione secondo contenuti e criteri didattici liberamente assunti.
I piani di studio  prevedono:

  • italiano: ascoltare e parlare, leggere, scrivere, riflettere sulla lingua;
  • inglese: ricezione orale e scritta, interazione orale, produzione scritta;
  • storia e geografia : storia (organizzazione delle informazioni, strumenti concettuali e conoscenze, produzione);
  • geografia (orientamento, linguaggio della geograficità, paesaggio);
  • matematica: numeri, spazio e figure, relazioni, misure, dati e previsioni;
  • scienze: sperimentare con oggetti e materiali, osservare e sperimentare sul campo, l’uomo vivente e l’ambiente;
  • tecnologia e informatica: esplorare il mondo fatto dall’uomo;
  • musica;
  • arte e immagine: percettivo visivi, leggere, produrre;
  • scienze motorie e sportive: corpo e funzioni senso percettive, movimento del corpo e sua relazione con lo spazio e il tempo, linguaggio del corpo come modalità comunicativo espressiva, gioco, sport, regole e il fair play, sicurezza e prevenzione, salute e benessere;
  • religione cattolica: Dio e l’uomo, la Bibbia e le fonti, il linguaggio religioso, i valori etici e religiosi.

La frequenza alla scuola primaria è obbligatoria per tutti i ragazzi italiani e stranieri che abbiano compiuto sei anni di età entro il 31 dicembre. I genitori o i soggetti esercenti la potestà genitoriale possono iscrivere anticipatamente i bambini che compiono sei anni di età entro il 30 aprile dell’anno di riferimento.
Ogni singola istituzione scolastica mette a disposizione delle famiglie il proprio Piano dell’offerta formativa (P.O.F.) recante le articolazioni e le scansioni dell’orario settimanale delle lezioni e delle attività (inclusa l’eventuale distribuzione dei rientri pomeridiani) e la disponibilità dei servizi di mensa.

L’orario settimanale delle lezioni nella scuola primaria può variare in base alla prevalenza delle scelte delle famiglie da 24 a 27 ore, estendendosi anche fino a 30 ore. In alternativa a tali orari normali, le famiglie, in base alla disponibilità dei posti e dei servizi attivati, possono chiedere il tempo pieno di 40 ore settimanali.
A partire dall’anno scolastico 2009-10, gradualmente viene superata l’organizzazione a moduli e ridotta al massimo la compresenza. Contestualmente, a cominciare dalle prime classi ad orario normale, viene introdotto il modello del docente unico di riferimento con orari di insegnamento preva-lente e con compiti di coordinamento.
Il passaggio dalla scuola primaria alla scuola secondaria di primo grado avviene attraverso la sola valutazione finale. In anni recenti l’Invalsi (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema educativo di Istruzione e Formazione) effettua valutazione periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti e sulla qualità complessiva dell’offerta formativa.