È un’indicazione che ci viene dal nostro Rettor Maggiore per vivere in profondità questo Anno Santo della Misericordia. È Cristo la porta attraverso la quale giungiamo al Dio misericordioso. Attraverso di Lui è Dio che ci viene incontro e ci cerca per primo, aldilà dei nostri meriti.
L’amicizia con Lui ci richiede di passare “dall’ammirazione alla conoscenza, e dalla conoscenza all’intimità, all’innamoramento, alla sequela, all’imitazione”.
È un cammino di spiritualità. “È un cammino che facciamo in Lui, che facciamo con Lui perché affascinati e lo facciamo uniti (…). Questo camminare lo facciamo non in forma isolata ma unita, tra di noi e con i giovani”.
“Per me la crisi più grande dell’educazione, nella prospettiva cristiana, è la chiusura alla trascendenza - ricordava papa Francesco parlando alla Congregazione per l’Educazione Cattolica. - Siamo chiusi alla trascendenza. Occorre preparare i cuori perché il Signore si manifesti, ma nella totalità; cioè, nella totalità dell’umanità che ha anche questa dimensione di trascendenza. Educare umanamente ma con orizzonti aperti. Ogni sorta di chiusura non serve per l’educazione”.
È una sfida educativa e pastorale che dobbiamo affrontare se vogliamo coltivare e sviluppare una spiritualità cristiana per il nostro tempo.
In questo mese, in preparazione alla festa di Don Bosco, potremmo lasciarci ispirare dal nostro santo educatore per incarnare in noi quegli atteggiamenti di misericordia e di tenerezza che papa Francesco ci sta proponendo per l’Anno Santo.
Potremmo dire che non è comprensibile il Sistema Preventivo di Don Bosco, se non andando alla sorgente stessa dell’amorevolezza che è proprio la Misericordia di Dio.
L’amorevolezza con cui Don Bosco trattava e voleva che i Salesiani trattassero i ragazzi aveva un fondamento divino. L’amorevolezza che fondava il suo Sistema Preventivo era un segno della misericordia e dell’amore divino.
Sappiamo quanto era caro a Don Bosco il tema della misericordia: esso è costantemente presente nel linguaggio di don Bosco; per testimoniarlo basterebbe soltanto verificare che, nelle sue opere edite, si contano più di un migliaio di ricorrenze del termine misericordia e dei suoi derivati.
L’attuale Direttore dell’Istituto Storico Salesiano, don Francesco Motto, in NPG 5/2015, fa notare come per  aprirsi alla Misericordia divina Don Bosco abbia fatto leva con i suoi ragazzi su tre mezzi: i sacramenti della Confessione e Comunione e la sua figura di “padre pieno di bontà e amore”.
Confessione
“Don Bosco si è fatto promotore instancabile del sacramento della Riconciliazione, ne ha divulgato la necessità, l’importanza, l’utilità della frequenza”. Profondo conoscitore dell’anima giovanile, per indurre tutti i giovani al pentimento sincero, Don Bosco faceva leva sull’amore e riconoscenza verso Dio, presentato nella sua infinita bontà, generosità e misericordia.
“Il confessore sa quanto sia ancora maggiore delle vostre colpe la misericordia di Dio che vi concederà il perdono mediante il suo intervento” scriverà nella biografia del giovinetto Magone Michele.
La comunione
“Don Bosco è certamente uno dei massimi promotori della pratica sacramentale della Comunione frequente. (…) Per Don Bosco ogni Comunione degnamente ricevuta cancella i difetti quotidiani, rafforza l’anima per evitarli in futuro, aumenta la confidenza in Dio e nella sua bontà e misericordia; inoltre è fonte di grazia per riuscire nella scuola e nella vita, è aiuto nel sopportare le sofferenze e nel vincere le tentazioni”. Don Bosco crede che la Comunione sia una necessità per i “buoni” per mantenersi tali e per i “cattivi” per diventare “buoni”.
Paternità e misericordia fatta persona
Don Bosco, che aveva sperimentato l’orfanezza del padre già in tenera età, si sente chiamato ad essere padre dei suoi giovani. “Per molti di loro, orfani, poveri e abbandonati, adusi fin da piccoli ad un duro lavoro quotidiano, oggetto di manifestazioni molto contenute di tenerezza, Don Bosco è stato forse la carezza mai sperimentata di un padre”. Secondo lui non ci può essere educazione alla vita buona se l’educatore non è padre, se cioè non è uno che genera.
Amava la citazione di S. Paolo. “La carità è benigna e paziente; soffre tutto, ma spera tutto e sostiene qualunque disturbo”.
Rivitalizziamo il nostro Sistema Preventivo sul fondamento della Misericordia: è quella tenerezza che Dio usa nei nostri confronti; è quella tenerezza che noi siamo chiamati a usare con gli altri, in particolare con i giovani

d. Gianni