Ci ricorda Francesco I: Camminare: la nostra vita è un cammino e quando ci fermiamo, la cosa non va. Camminare sempre, in presenza del Signore, alla luce del Signore, cercando di vivere con quella irreprensibilità che Dio chiedeva ad Abramo, nella sua promessa”. Per il cristiano il camminare è sempre un pellegrinaggio, una sequela di Gesù per servire l’intera famiglia umana, a fianco soprattutto dei più poveri. Ci ricorda la Gaudium et spes, uno dei documenti più belli del Vaticano 2°: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”.

Edificare. Edificare la Chiesa. Si parla di pietre: le pietre hanno consistenza; ma pietre vive, pietre unte dallo Spirito Santo. Edificare la Chiesa, la Sposa di Cristo, su quella pietra angolare che è lo stesso Signore. Ecco un altro movimento della nostra vita: edificare”. Come devoto del Poverello di Assisi, il papa ricorda l’ordine di Gesù a frate Francesco: “Va, ripara la mia chiesa”; la cappella di San Damiano è metafora dell’intera comunità dei credenti.

Terzo, confessare. Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa, Sposa del Signore. Quando non si cammina, ci si ferma. Quando non si edifica sulle pietre cosa succede? Succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno dei palazzi di sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza. Quando non si confessa Gesù Cristo, mi sovviene la frase di Léon Bloy: “Chi non prega il Signore, prega il diavolo”. Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio”. Non vi è cammino, né opera di costruzione - questo è l’ammonimento conclusivo di Francesco - che valga se la sua meta, o il suo risultato, non è la fede in Gesù Cristo, e Cristo Crocifisso. Continua il papa: “Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo Vescovi, Preti, Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore”.La Croce è infatti l’unica gloria per il cristiano.

Sempre la Gaudium et spes:” Accettando di morire per noi tutti peccatori, Gesù ci insegna con il suo esempio che è necessario anche portare quella croce che dalla carne e dal mondo viene messa sulle spalle di quanti cercano la pace e la giustizia. Con la sua risurrezione costituito Signore, egli, il Cristo cui è stato dato ogni potere in cielo e in terra, agisce ora nel cuore degli uomini con la virtù del suo Spirito; non solo suscita il desiderio del mondo futuro, ma con ciò stesso ispira anche, purifica e fortifica quei generosi propositi con i quali la famiglia degli uomini cerca di rendere più umana la propria vita e di sottomettere a questo fine tutta la terra”

Così l’attività umana viene elevata a perfezione nel mistero pasquale. È la Risurrezione di Cristo la garanzia per noi della possibilità di costruire cieli nuovi e terra nuova “in cui abita la giustizia, e la cui felicità sazierà sovrabbondantemente tutti i desideri di pace che salgono nel cuore degli uomini”.

Sia questa la nostra Pasqua: camminare, edificare, confessare Gesù Cristo Crocifisso e Risorto.