Parlare di Sviluppo sostenibile può sembrare quasi scontato al giorno d’oggi. Il rischio, tuttavia, è proprio quello di banalizzare un concetto che dietro due parole racchiude un’infinità di accezioni e di significati. Cercando sul web si trovano molte definizioni, tutte simili e facenti capo ad importanti documenti di organismi internazionali. In questo breve articolo, ci atterremo alle fonti originarie e più accreditate del panorama internazionale, e faremo altresì un approfondimento dell’evoluzione del concetto di sviluppo sostenibile nell’ambito della Dottrina Sociale della Chiesa. Secondo la definizione delle Nazioni Unite ripresa anche dall’Unione Europea, «[…] lo sviluppo sostenibile è il modo in cui dobbiamo vivere oggi se vogliamo un domani migliore, soddisfacendo le esigenze attuali senza compromettere le possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni. La sopravvivenza delle nostre società e del nostro pianeta comune dipende da un mondo più sostenibile. Quando lo sviluppo è sostenibile, tutti hanno accesso a un lavoro dignitoso, a un'assistenza sanitaria e a un'istruzione di qualità. L'uso delle risorse naturali evita l'inquinamento e le perdite permanenti dell'ambiente. Le scelte di politica pubblica garantiscono che nessuno venga lasciato indietro a causa di svantaggi o discriminazioni». Come è noto, lo sviluppo sostenibile è stato per la prima volta definito nel 1987 dalla Commissione Brundtland come lo sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere le capacità delle generazioni future (ONU, 1987). Il concetto quindi comprende diverse dimensioni (ambientale, sociale, economica, culturale e tecnologica) che devono coesistere in una prospettiva integrata (Bottero e Mondini, 2009). Il rapporto Brundtland rappresenta un atto fondamentale per l'introduzione del concetto di sostenibilità nei quadri legislativi, come paradigma fondamentale di ogni strategia politica a livello locale e globale. Ne sono un esempio, a livello globale, gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDG), lanciati dalle NU nell’anno 2000 come una serie complessa di traguardi che vanno dal dimezzamento dei tassi di povertà estrema all'arresto della diffusione dell'HIV/AIDS e al raggiungimento dell’istruzione primaria universale. Più recentemente, e in conseguenza del mancato raggiungimento di alcuni traguardi specifici degli MDGs, le Nazioni Unite hanno lanciato i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs), che affrontano le maggiori sfide a livello planetario, come povertà, disuguaglianza, clima, degrado ambientale, prosperità, pace e giustizia. Questi obiettivi sono fortemente interconnessi tra loro e coinvolgono tutte le dimensioni della sostenibilità su scala planetaria. Il concetto di sviluppo umano integrale nel Magistero della Chiesa cattolica All’interno della Chies cattolica, il concetto di sviluppo prima, e di sviluppo umano poi, è stato trattato più volte nelle encicliche del XX e XXI secolo, in particolare, nella Gaudium et Spes (1965), nella Populorum Progressio (1967), nella Sollecitudo Rei Socialis (1987), nella Caritas in Veritate (2009), nella Laudato Sì (2015) e infine nella Fratelli tutti (2020). Volendoci concentrare sulle encicliche che maggiormente trattano dello sviluppo sostenibile, facciamo un focus su Caritas in Veritate e Laudato Si’. La Caritas in Veritate, partendo da quanto già affermato nelle encicliche precedenti, va oltre nella definizione dello sviluppo, sostenendo che per essere autentico, deve essere integrale, cioè di tutto l’uomo e di ogni uomo, altrimenti non è vero sviluppo. Uno sviluppo umano integrale, che cioè riguardi tutti gli aspetti della vita della persona umana, che non si limiti cioè al solo sviluppo economico, comporta – tra le altre cose – che: il rispetto per la vita è al centro dello sviluppo; i diritti umani e dei popoli, siano garantiti e rispettati, primi tra tutti il diritto all'alimentazione, così come quello all'acqua; non ci siano disuguaglianze tra aree e gruppi di persone che godono di un super-sviluppo consumistico e dissipatore, e aree sempre più povere dove le persone vivono in condizioni disumane; gli stati e le istituzioni politiche riescano a controllare le dinamiche economiche e finanziarie, affinché i movimenti finanziari e di capitali non vadano a detrimento della vita delle persone e a favorire sempre e solo i gruppi più abbienti; le istituzioni economiche siano in grado sia di garantire un accesso al cibo e all'acqua che sia regolare e adeguato dal punto di vista nutrizionale, sia di fronteggiare le necessità connesse con i bisogni primari e con le emergenze di vere e proprie crisi alimentari, provocate da cause naturali o dall'irresponsabilità politica nazionale e internazionale; gli aiuti internazionali non siano distolti dalla loro finalità; accanto agli aiuti economici, ci siano anche aiuti volti a rafforzare le garanzie proprie dello Stato di diritto, un sistema di ordine pubblico e di carcerazione efficiente nel rispetto dei diritti umani, istituzioni veramente democratiche. La solidarietà internazionale deve promuovere, anche in condizioni di crisi economica, un maggiore accesso all', dove per “educazione” non ci si riferisce solo all'istruzione o alla formazione al , entrambe cause importanti di sviluppo, ma alla formazione completa della persona; la venga guidata dalla carità nella verità; nel mercato si aprano spazi per attività economiche realizzate da soggetti che liberamente scelgono di informare il proprio agire a principi diversi da quelli del puro profitto; l'attività economica faccia spazio alla gratuità, che dissemina e alimenta la solidarietà e la responsabilità per la giustizia e il bene comune nei suoi vari soggetti e attori; i diritti dei lavoratori vengano rispettati ed esistano reti di sicurezza a tutela dei lavoratori e dei cittadini, della famiglia e del matrimonio; venga rispettato il diritto alla libertà religiosa e vengano combattuti e arginati i fondamentalismi In ambito agricolo, che le comunità locali siano coinvolte nelle scelte e nelle decisioni relative all'uso della terra coltivabile e all’uso delle nuove tecniche di produzione agricola, che siano rispettose dell'ambiente e attente alle popolazioni più svantaggiate tra le diverse culture cresca il dialogo interculturale efficace che salvaguardi l’identità degli interlocutori venga affrontato adeguatamente il fenomeno delle migrazioni affinché siano accompagnate da adeguate normative internazionali in grado di armonizzare i diversi assetti legislativi, nella prospettiva di salvaguardare le esigenze e i diritti delle persone e delle famiglie emigrate e, al tempo stesso, quelli delle società di approdo degli stessi emigrati. Vengano curati anche gli aspetti di crescita spirituale oltre che materiale, perché la persona umana è un'«unità di anima e corpo». Tutti questi temi devono essere trattati in modo correlato e ordinato al fine di favorire un vero sviluppo umano integrale. Nella Laudato Si’ vengono marcati tutti gli aspetti ambientali, ad integrare e collegare quanto già precedentemente affermato. Papa Francesco, infatti, sottolinea che l’analisi dei problemi ambientali è inseparabile dall’analisi dei contesti umani, familiari, lavorativi, urbani, e dalla relazione di ciascuna persona con sé stessa, che genera un determinato modo di relazionarsi con gli altri e con l’ambiente. L’autentico sviluppo umano possiede un carattere morale e presuppone il pieno rispetto della persona umana in relazione anche al mondo naturale in cui vive e «[…] tiene conto della natura di ciascun essere e della sua mutua connessione in un sistema ordinato». Nello specifico, Papa Francesco sottolinea che: ricercare lo sviluppo sostenibile e integrale, proteggendo la “casa comune”, è compito di tutta la famiglia umana; un autentico sviluppo produce un miglioramento integrale nella qualità della vita umana, e questo implica analizzare lo spazio in cui si svolge l’esistenza delle persone; non sarebbe veramente degno dell’uomo un tipo di sviluppo che non rispettasse e non promuovesse i diritti umani, personali e sociali, economici e politici, inclusi i diritti delle Nazioni e dei popoli; la protezione dell’ambiente dovrà costituire parte integrante del processo di sviluppo economico e non potrà considerarsi in maniera isolata: rallentare un determinato ritmo di produzione e di consumo può dare luogo a un’altra modalità di progresso e di sviluppo. Gli sforzi per un uso sostenibile delle risorse naturali non sono una spesa inutile, bensì un investimento che potrà offrire altri benefici economici a medio termine; uno sviluppo tecnologico ed economico che non lascia un mondo migliore e una qualità di vita integralmente superiore, non può considerarsi progresso. È necessaria una crescita tecnologica che sia accompagnata da uno sviluppo dell’essere umano per quanto riguarda la responsabilità, i valori e la coscienza, poiché di fatto «[…] l’uomo moderno non è stato educato al retto uso della potenza»; il concetto di bene comune è intimamente legato al concetto di sviluppo: esso presuppone il rispetto della persona umana in quanto tale, con diritti fondamentali e inalienabili ordinati al suo sviluppo integrale. Esige anche i dispositivi di benessere e sicurezza sociale e lo sviluppo dei diversi gruppi intermedi, applicando il principio di sussidiarietà; non si può parlare di sviluppo sostenibile senza una solidarietà fra le generazioni; occorre prendere atto della rapidità dei cambiamenti a cui siamo sottoposti e al loro orientamento verso un certo tipo di sviluppo: il cambiamento è qualcosa di auspicabile, ma diventa preoccupante quando si muta in deterioramento del mondo e della qualità della vita di gran parte dell’umanità; l’amore sociale – a livello, politico, economico, culturale - è la chiave di un autentico sviluppo; l’amore sociale ci spinge a pensare a grandi strategie che arrestino efficacemente il degrado ambientale e incoraggino una cultura della cura che impregni tutta la società. È interessante notare il grado di profondità del magistero della Chiesa, che da decenni si interroga sullo sviluppo umano integrale e sostenibile e sulla sua evoluzione nel tempo. Senza dubbio il pensiero della Chiesa rappresenta un grande contributo per la comunità internazionale, a prescindere dal credo religioso.
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