«Intendiamo per spiritualità un processo di crescita esistenziale nello Spirito, che matura nella persona un’autenticità sempre più grande della sua relazione verso Dio, gli altri, il mondo. Essa traspare da particolari intuizioni spirituali, atteggiamenti etici, decisioni vitali»” (Fedrigotti, 2007, p. 230). In tal senso, «[…] la spiritualità non è disgiunta dal proprio corpo, né dalla natura o dalle realtà di questo mondo, ma piuttosto vive con esse e in esse, in comunione con tutto ciò che ci circonda» (Francesco, 2015, paragrafo 216). La spiritualità dell’operatore di FP si caratterizza per alcune dimensioni specifiche. La spiritualità - che plasma e qualifica la coscienza educativa dell’operatore - si ispira al carisma fondazionale dell’Opera, che dà identità e senso di appartenenza ai singoli operatori, indicando parole umane ed evangeliche privilegiate, valori specifici, scelte prioritarie, atteggiamenti educativi originali (Fedrigotti, 2007, p. 230). La spiritualità dell’operatore di FP ha particolarmente a cuore la crescita di chi vive in una situazione di povertà educativa e culturale, molto spesso carente di quegli strumenti e di quelle opportunità che possono far fiorire le sue qualità umane migliori, che così rimangono purtroppo inespresse, inascoltate, inibite. L’attenzione privilegiata per chi versa in una situazione di fatica esistenziale rappresenta per l’operatore di FP una ineliminabile sfida educativa nella quale poter offrire un’occasione di rinnovata fiducia e speranza verso il futuro grazie alla scoperta dei propri talenti sconosciuti e delle attitudini personali positive. La spiritualità dell’operatore di FP è tale proprio perché vuole proporre «[…] un modo alternativo di intendere la qualità della vita, e incoraggia uno stile di vita profetico e contemplativo, capace di gioire profondamente senza essere ossessionati dal consumo» (Francesco, 2015, paragrafo 222). Ne consegue come la spiritualità dell’operatore sia pienamente radicata nel mondo, nella realtà sociale in cui avviene la piena realizzazione umana, senza tuttavia essere travolta dalle sue logiche strumentali, oppressive, violente, ma valorizzando una relazionalità intrisa di fraternità. Al contempo, l’operatore di FP deve essere in grado di proporre uno stile di vita che risulti credibile perché incarnato e vissuto nella propria esperienza quotidiana e non soltanto immaginato, consigliato, descritto. Del resto, «[…] l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o se ascolta i maestri lo fa perché sono testimoni» (Paolo VI, 2009, pp. 113-114). Testimoniare con gioia questa rivoluzione esistenziale implica saper riconoscere e rivalutare il senso profondo delle “piccole cose” e dei “piccoli gesti quotidiani” di attenzione, cura, prossimità, amore. E, a partire da questo riconoscimento, lasciarsi guidare, ispirare, motivare, interrogare per il bene di tutti. La spiritualità dell’operatore prende vita in una scuola vissuta come comunità educativa, all’interno della quale poter coltivare un preciso orizzonte di senso, educativamente alimentato, che possa dare forma alle molteplici proposte e iniziative che in essa confluiscono. Una scuola che abbia a cuore la custodia dei legami e degli affetti che costituiscono e vivificano la crescita umana, promuovendo attività comuni che vadano a rafforzare alcuni beni comunitari, come il rispetto, la lealtà, la comprensione, la fiducia, il senso di appartenenza. Ne discende come l’ sia da intendersi secondo un’accezione ampia e integrale, all’interno della quale le , le competenze e le capacità funzionali al mondo del siano sempre subordinate alla crescita globale e complessiva, in tutte le sue molteplici dimensioni e articolazioni. Soltanto in questo perimetro di significato il lavoro può essere così assunto come “lavoro buono” (Nicoli, 2023): occasione di crescita formativa personale, scoperta dei propri talenti e peculiarità antropologiche che si donano, al contempo, per il bene degli altri e della comunità, sottolineando così anche la valenza civile e sociale del lavoro stesso. Nel lavoro, le istanze etiche e valoriali si compenetrano con le dimensioni più propriamente tecniche e operative, lasciando sempre emergere l’originalità e l’apporto personale quale testimonianza della propria storia educativa e formativa. Ecco perché la spiritualità dell’operatore di FP riesce a far cogliere la bellezza e la ricchezza del “lavoro manuale intriso di senso spirituale” grazie al quale poter armonizzare “la preghiera e lo studio con il lavoro manuale” (Francesco, 2015, paragrafo 126). Questo orizzonte può rappresentare un potente argine verso tutti quei processi di spersonalizzazione, sfruttamento, mero soddisfacimento di interessi particolari che vanno a depauperare la triangolazione feconda fra lavoro, umanizzazione, bene della comunità. Ne discende come nel lavoro siano indispensabili alcune virtù - come la giustizia, l’onestà, l’umiltà, il rispetto - la cui coltivazione diventa così imprescindibile e doverosa. In questo modo si può così realizzare il completo sviluppo dell’essere umano, con il compimento delle eccellenze e delle qualità antropologiche migliori che consentono di contrassegnare la vita in tutta la sua pienezza. In altre parole, si potrebbe anche affermare che la vita buona (felice) sia proprio tale perché offre all’essere umano l’occasione di poter portare a compimento tutte quelle qualità più peculiarmente umane che consentono di aprirsi alla sua piena e completa realizzazione, in “coerenza con il proprio costitutivo profilo etico” (Mari, 2013, p. 97). Ne consegue come la felicità sia proprio, in ultima istanza, identificabile con il concetto di fioritura dell’essere umano (flourishing life). La spiritualità dell’operatore di FP ritrova questo in questo orizzonte la sua più importante missione educativa ed anche la stessa istituzione scolastica dovrebbe orientarsi ad essa per trovare (ritrovare) lo slancio progettuale in tempi d’incertezze plurime e complesse. Nel conseguire quest’ardua finalità educativa, l’operatore di FP ha a cuore il processo formativo di tutti coloro che gli sono stati affidati. Tuttavia, «[…] gli sforzi e le sollecitudini devono essere in modo speciale rivolte […] [ai] difficili ed anche discoli» (Bosco, 1987, p. 217). Ed è proprio in questo momento che la spiritualità dell’operatore agisce sapientemente per il bene dal momento che è capace di trascendere l’esistente, problematico, faticoso e ingovernabile, andando alla ricerca incessante di “quel punto accessibile al bene” che è presente in ogni essere umano, senza cadere irrimediabilmente nelle lamentele, nel cinismo, nel disincanto. Il coraggio e la speranza che guidano e sostengono questa ricerca sono vivificati dall’amore educativo, che è capace di cogliere nel cuore quella scintilla di bene che una volta scoperta e alimentata offre la possibilità di un rinnovamento antropologico inedito, imprevedibile, e per molti anche impossibile. Bibliografia Fedrigotti G., Spiritualità dell’operatore di FP, in Malizia G. (coord.) - Antonietti D. - Tonini M. (a cura di), Le parole chiave della formazione professionale, Roma, Istituto Salesiano Pio XI, 2007, pp. 230-231. Francesco, Lettera Enciclica Laudato si’. Sulla cura della casa comune, in AAS 107, pp. 847–945, 24 maggio 2015. Mari G., Educazione come sfida della libertà, La Scuola, Brescia, 2013. Nicoli D.E., Il lavoro buono. Un manuale di educazione al lavoro per i giovani, Soveria Mannelli, Rubettino 2023. Paolo Vi, Evangelii Nuntiandi, in Id., La missione di educare, La Scuola, Brescia 2009. Bosco G.B., Articoli generali, in Id., Scritti pedagogici e spirituali, (a cura di) Borrego J. - Braido P. - Ferreira da Silva A. - Motto F. - Prellezo J.M., LAS, Roma, 1987.
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