La “Rete nazionale delle scuole professionali” è un particolare organismo previsto dal D.lgs. 13 aprile 2017, n. 61 (vedi art. 7, comma 4), poi disciplinato nell’organizzazione e nel funzionamento dal Decreto ministeriale del 23 dicembre 2021 (pubblicato nella G.U. del 25 febbraio 2022), ma ancora non attivato e dunque in attesa di entrata in funzione. Eppure, è una delle più importanti novità di carattere organizzativo che è stata introdotta con il predetto D.lgs. n. 61/2017, proprio perché riunisce in un unico organo i soggetti rappresentativi delle istituzioni scolastiche dell’Istruzione Professionale di competenza statale, e i soggetti rappresentativi delle istituzioni formative accreditate dell’Istruzione e Formazione Professionale di competenza regionale. Più precisamente, nel momento stesso in cui il D.lgs. n. 61/2017 ha previsto tale organo, ha sancito che di esso “fanno parte, nel rispetto della loro diversa identità e pari dignità, le istituzioni scolastiche statali o paritarie che offrono percorsi di istruzione professionale e le istituzioni formative accreditate sulla base dei di cui al Capo III del Decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226” (art. 7, comma 3). Insomma, questa Rete nazionale rappresenta una modalità assolutamente originale e sperimentale che ha lo scopo essenziale di avviare un dialogo concreto - sinora mai davvero sperimentato - tra la IP e la IEFP al fine di raggiungere un obiettivo molto ambizioso: la promozione, il sostegno e lo sviluppo dell’intera istruzione professionalizzante che in Italia è attualmente articolata in una duplice offerta radicalmente divaricata nell’assetto istituzionale, nel metodo didattico e educativo, nella durata e nell’articolazione, negli obiettivi formativi, e nei titoli conclusivi. E, forse, è proprio la particolare difficoltà di questa sfida che sinora ha precluso l’effettiva attuazione della Rete. Del resto, la necessità di escogitare una sede ove sviluppare un processo sinergico per favorire la governance coordinata dell’intera istruzione professionalizzante in tutto il suo sviluppo – ivi compresi gli ITS – è un’esigenza così avvertita che nel sopra ricordato Decreto ministeriale del 23 dicembre 2021, si è previsto che al funzionamento della Rete concorreranno anche le istituzioni pubbliche competenti a livello apicale sui principali versanti dell’istruzione professionalizzante, e cioè il Ministero dell’Istruzione, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, le Regioni e ANPAL (si veda l’art. 4, comma 1 del Decreto ministeriale). Insomma, la Rete potrebbe divenire qualcosa di più di un mero “osservatorio”, e dunque potrebbe assumere il ruolo di organismo nazionale rivolto ad affrontare a largo spettro il complesso delle problematiche connesse all’intera filiera formativa professionalizzante. La Rete potrebbe così divenire una sorta di “facilitatore” per il condiviso coordinamento delle attività svolte dalle due sfere di istituzioni educanti - quella della IP e quella della IEFP -, che con diverse forme e modalità concorrono attualmente all’offerta nazionale della formazione professionalizzante. Tutto ciò, è chiaro, richiede il ricorso ad una nuova logica fondata sulla compartecipazione paritaria e dinamica, nella consapevolezza del comune destino e, nello stesso tempo, della distinzione identitaria che connotano in radice l’istruzione professionalizzante. Questa nuova logica non dovrebbe stimolare la competizione fine a sé stessa, né tanto meno favorire tentazioni di artificioso accorpamento, ma promuovere il confronto proattivo ed emulativo tra i due diversi modelli che sono alla base di ciascuna delle due gambe della Rete, a partire dalla comune conoscenza dei rispettivi processi formativi e delle relative metodologie, sino alla costruzione di raccordi reciprocamente compatibili con il mondo del , delle professioni e delle imprese. Insomma, con la Rete si potrebbe avviare un proficuo meccanismo ispirato alla condivisione dei problemi, delle analisi e delle proposte, e che, se ben condotto, potrebbe dar luogo ad un processo di “agglutinazione” decisionale in modo da indurre le molteplici istituzioni pubbliche - che sono dotate delle competenze regolatorie e autoritative a livello nazionale e territoriale - ad adottare soluzioni concretamente capaci di affrontare, in modo omogeneo e sistematico, quelle numerose e gravi problematiche che sono determinate dell’attuale compresenza di due distinti campi di intervento dell’istruzione professionalizzante, la IP e la IEFP. E probabilmente, se nella Rete prevarranno le istanze concretamente rappresentate dai soggetti che erogano i percorsi, è allora presumibile che le indicazioni risultanti dall’operare della Rete stessa potrebbero essere improntate più ai canoni della concretezza e della fattibilità che a quelli delle strategie di carattere politico-istituzionale. In definitiva, pur nell’assenza di risorse finanziarie appositamente dedicate, la Rete potrebbe presentarsi come uno strumento assai originale per favorire percorsi decisionali bottom-up e soprattutto ispirati al principio della sussidiarietà sia in senso orizzontale - tenuto conto del ruolo che le Regioni riconoscono alle formazioni sociali che erogano i percorsi IEFP in base all’art. 118, ultimo comma, Cost. - che in senso verticale, considerata la posizione che nella Rete sarà assunta dalle istituzioni scolastiche della IP sulla base dei principi di autonomia stabiliti dalla legge. Bibliografia Salerno G.M., La governance della "Rete nazionale delle scuole professionali": prime riflessioni, in Rassegna CNOS, 2022, n. 2. Tucci C., Arriva la Rete nazionale per la filiera professionale, in Sole24 ore, 13 dicembre 2021.
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