La parola ingaggio deriva dal termine gaggio che significa pegno, impegno, promessa. Essa indica l’atto del coinvolgersi del soggetto entro un’azione, assumendo un impegno che prevede un beneficio definito con il termine “pegno”. È solitamente usata in campo sportivo ed anche militare, e solo più recentemente in quello lavorativo e educativo. In quest’ultimo contesto significa che l’allievo è impegnato entro un’obbligazione che esige tempo e fatica e che mira ad un accrescimento del suo sapere in termini di conoscenze e competenze, e che richiede il giusto riconoscimento nella forma della e del rilascio del titolo di studio. La migliore spiegazione letteraria ce la offre Dante nel canto 6 (118-120) del Paradiso: “Ma nel commensurar d’i nostri gaggi col merto è parte di nostra letizia, perché non li vedem minor né maggi”. Secondo il Sommo poeta, noi proviamo letizia quando vediamo che il premio divino (“gaggio”) corrisponde esattamente (“non li vedem minor né maggi”) al nostro vero valore (“merto”). Trasposta nel campo dell’, l’ingaggio indica il patto che si stabilisce tra le due parti, una condivisione basata su un’alleanza-promessa e che richiede dal lato degli studenti la disponibilità a mobilitare le proprie risorse e dei propri talenti e dal lato degli insegnanti la preparazione oltre alla virtù della giustizia nell’attribuire ai primi il giusto merito: quando questo non è né minore né maggiore, ne proviamo “letizia”. Quello dello studente è un compito che va a proprio beneficio, ma che richiede un affidamento verso gli insegnanti e l’istituzione educativa ed un impegno a dare il meglio di sé stesso nel prendere parte alle diverse esperienze che compongono il . L’esito di quest’opera richiede una valutazione ed anche un’attestazione pubblica, ma è necessario che tale premio sia giusto, ovvero che riconosca i meriti reali della persona. La diffusione del termine ingaggio nel campo educativo deriva dalla insoddisfazione di termini usuali come partecipazione e personalizzazione, in quanto non sembrano più in grado di cogliere in modo chiaro le attuali problematiche della motivazione dell’attenzione mostrate da molti studenti nell’attività formativa. Partecipazione è un termine ambiguo perché spesso adottato secondo un’accezione riduttiva che si limita alla postura diligente dell’alunno, a cui è richiesto di ascoltare, studiare e ripetere quanto gli è stato impartito, rispettando le regole della scuola. Questa concezione emerge con chiarezza nelle modalità con cui spesso si definiscono i criteri del voto di condotta e che iniziano con la parola “rispetto” riferita ai tempi, agli spazi ed alle attrezzature, agli impegni, ma anche nelle relazioni con i docenti, il personale scolastico ed i compagni. È evidente da molti segnali che è in declino nel nostro tempo l’etica dello studente intesa solo come dovere nell’adempiere nel modo corretto ai propri compiti, una tendenza presente anche nel lavoro dove si sta diffondendo un concetto di “ruolo” più vicino alla sensibilità soggettiva oggi diffusa tra la popolazione, che include – tra gli obblighi dell’organizzazione – anche il rispetto delle prerogative personali dei lavoratori e che contempli il fine esistenziale della realizzazione di sé. Personalizzazione, un orientamento metodologico teso a permettere ad ogni persona in di sviluppare i diversi tipi di intelligenza posseduta, adottando tre soluzioni: la stipula di un formativo tra chi eroga la formazione e chi ne usufruisce, la diversificazione degli obiettivi dell’attività formativa in base alle specifiche esigenze degli utenti, il coinvolgimento degli stessi nell’indicazione delle priorità circa i saperi da apprendere ed il modo in cui perseguirli. Ma i programmi di personalizzazione prevalenti si espongono a due esiti problematici: il primo consiste nell’applicare ad ogni studente la metodologia dell’individualizzazione tramite piani formativi tratti dalla pratica dell’ intesa secondo l’approccio della medicalizzazione, mentre il secondo consiste nel carattere paternalistico esplicito ed implicito che porta gli insegnanti a debordare dal loro ruolo, assumendo anche i compiti che spettano invece all’allievo come soggetto responsabile del proprio cammino formativo, indebolendone quindi l’autonomia, la consapevolezza e il senso di autoefficacia. L’ingaggio indica una disposizione dello studente nelle attività formative, caratterizzata dalla possibilità di ottenere, accanto all’insegnamento, anche un accompagnamento () che gli fornisca una impalcatura che lo renda capace di condurre con successo il proprio processo di , seguito dall’aumento progressivo di spazi di autonomia (fading) dove il docente offre un aiuto più consulenziale e dialogico, in modo da lasciare che il primo sia direttamente investito dalle sfide che incontra sul suo cammino, faccia ricorso insieme con i compagni alle proprie risorse e, a fronte di risultati positivi, possa provare la fierezza di chi sente di aver mostrato pienamente il proprio valore. Bibliografia Baldacci M., Personalizzazione o individualizzazione? Erickson, Trento, 2006. Chiosso G., La personalizzazione e il futuro dell'educazione, Armando, Roma, 2010. Garcia hoz v., L'educazione personalizzata, La Scuola SEI, Brescia, 2005. Hargreaves D.H., A new shape for schooling? London: Specialist Schools and Academy Trust, 2006. Leadbeater C., Personalisation Through Participation: A New Script for Public Services, Demos, London, 2004. Leadlab-Leading Elderly and Adult Development Laboratory, European Model of Personalization for Adult and Elderly Learners, 2009, retrieved from http://leadlab.euproject.org/ (ultimo accesso dicembre 2024). montedoro C., La personalizzazione dei percorsi di apprendimento e di insegnamento. Modelli, metodi e strategie didattiche. Franco Angeli, Milano, 2001.

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