L'educazione alla cittadinanza democratica va considerata una dimensione essenziale dei processi educativi, in particolare di quelli scolastici e formativi, indipendentemente dai nomi sotto i quali compare nei programmi (educazione civica, educazione ai diritti umani, educazione politica, educazione ai valori, educazione alla pace, educazione globale). Essa rappresenta una finalità fondamentale, introdotta più specificamente durante gli anni '90 del secolo scorso con lo scopo di fornire a tutti, giovani e adulti, le conoscenze, le competenze e gli atteggiamenti necessari per: svolgere un ruolo attivo nella società civile, rafforzandone di conseguenza la cultura e le istituzioni democratiche.
L’evoluzione recente in Europa. La denominazione più tradizionale è certamente quella di educazione Civica (Conseil de la Coopération Culturelle, 2000: Consiglio dell’Unione Europea, 2018). Benché vi sia accordo sulla sua rilevanza, tale insegnamento non si può dire finora molto riuscito per vari motivi come il fatto di unire conoscenze, valori, atteggiamenti, la natura precaria del suo statuto che può oscillare da materia specifica del programma scolastico o formativo, a finalità di un curricolo, a meta di tutto il sistema scolastico, e il carattere marginale che presenta per molti studenti. Dagli anni ‘80 si parla sempre più di educazione alla cittadinanza democratica a motivo dell’allargamento enorme dell’area dell’educazione civica. In quanto dimensione essenziale dei processi di insegnamento/apprendimento, le mete generali vengono identificate principalmente nelle seguenti finalità fondamentali: educare giovani e adulti a svolgere un ruolo attivo nella società civile; contribuire alla lotta contro la violenza, la xenofobia, il razzismo, il nazionalismo aggressivo e l'intolleranza; concorrere a promuovere la coesione sociale, l'eguaglianza e il bene comune. L'educazione alla cittadinanza democratica deve essere concepita come un processo di apprendimento che dura tutta la vita, che può avere luogo in tutte le circostanze e che riguarda tutti gli ambiti dell'attività umana; pertanto, va organizzata secondo il modello dell'educazione permanente. Entro questo ampio quadro di riferimento gioca un ruolo fondamentale il concetto di “empowerment” che può essere definito come il processo che permette agli individui di acquisire una maggiore padronanza sulla propria vita e più specificamente, in riferimento all'educazione alla cittadinanza democratica, il processo che consente ai cittadini di assumere delle responsabilità. L'obiettivo della responsabilizzazione è quello di preparare gli individui e i gruppi alla partecipazione civica. Quest'ultima significa molto di più che un semplice coinvolgimento nelle prese di decisione; si tratta piuttosto di un modello di vita democratica fondato su un equilibrio tra diritti e responsabilità. Da un punto di vista pratico ciò significa il diritto: di essere partecipi delle decisioni e di assumere delle responsabilità; di influire sulle proprie condizioni di vita; di esprimersi sulle politiche pubbliche. A sua volta la partecipazione civica richiede la corresponsabilità. Passando alle strategie, la più importante consiste nel creare un ambiente che favorisca l’educazione alla cittadinanza democratica sia nella scuola, nella FP e nell'istruzione superiore che fuori, focalizzando l'attenzione non solo sull'educazione formale, ma anche su quelle informale e non formale e rinforzando le sinergie e gli apporti positivi reciproci tra queste due forme di apprendimento. Al centro di questo ambiente di apprendimento democratico vi sono gli studenti che vanno considerati come soggetti i cui diritti devono essere riconosciuti ovunque. Da questo punto di vista è importante valorizzare la cultura e gli stili di vita democratici dei giovani, i loro bisogni, le loro attese e il modo stesso in cui cercano di far sentire le loro esigenze così da farne il punto di partenza dell’educazione alla cittadinanza democratica. Al tempo stesso, andrà attribuito pari valore alle attitudini, alla formazione e alle qualifiche conseguite nei contesti sia formali che informali. Inoltre, deve essere affermata la complementarità degli attori dell’educazione alla cittadinanza democratica (insegnanti, genitori, organizzazioni di volontariato, collettività locali, partenariato sociale con particolare riferimento alle imprese). La situazione appena delineata con le sue luci e anche con le sue ombre spiega il motivo per cui il Consiglio dell’Unione Europea nell’approvare una nuova raccomandazione sulle competenze chiave per l’apprendimento permanente ha tra l’altro impegnato i Paesi dell’UE a potenziare la competenza civica dei suoi cittadini allo scopo di accrescere in loro la consapevolezza dei valori del nostro continente. In particolare, quest’ultima viene definita come la «[…] capacità di agire da cittadini responsabili e di partecipare pienamente alla vita civica e sociale, in base alla comprensione delle strutture e dei concetti sociali, economici, giuridici e politici oltre che dell’evoluzione a livello globale e della sostenibilità». (Consiglio dell’Unione Europea, 2018, p. 10).
Il testo precisa le conoscenze, le abilità e gli atteggiamenti essenziali che sono connessi con tale competenza. Per quanto riguarda le prime, essa «[…] si fonda sulla conoscenza dei concetti e dei fenomeni di base riguardanti gli individui, i gruppi, le organizzazioni lavorative, la società, l’economia e la cultura. Essa presuppone la comprensione dei valori comuni dell’Europa […]. Comprende la conoscenza […] delle vicende contemporanee nonché l’interpretazione critica dei principali eventi della storia […] degli obiettivi, dei valori e delle politiche dei movimenti sociali e politici, oltre che dei sistemi sostenibili […] dell’integrazione europea, unitamente alla consapevolezza della diversità e delle identità culturali in Europa e nel mondo […]. È «[…] indispensabile la capacità di impegnarsi efficacemente con gli altri per conseguire un interesse comune e pubblico […] Ciò presuppone la capacità […] di pensiero critico e abilità integrate di risoluzione dei problemi […] di sviluppare argomenti e di partecipare in modo costruttivo alle attività della comunità, oltre che al processo decisionale a tutti i livelli […] di accedere ai mezzi di comunicazione sia tradizionali sia nuovi, di interpretarli criticamente e di interagire con essi, nonché di comprendere il ruolo e le funzioni dei media nelle società democratiche. Il rispetto dei diritti umani, base della democrazia, è il presupposto di un atteggiamento responsabile e costruttivo. La partecipazione costruttiva presuppone la disponibilità a partecipare a un processo decisionale democratico a tutti i livelli e alle attività civiche. Comprende il sostegno della diversità sociale e culturale, della parità di genere e della coesione sociale, di stili di vita sostenibili, della promozione di una cultura di pace e non violenza, nonché della disponibilità a rispettare la privacy degli altri e a essere responsabili in campo ambientale […]» (Consiglio dell’Unione Europea, 2018., pp. 10-11).
Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica (Legge 2 maggio 2019, n. 92). Con il consenso pressoché unanime del Parlamento la Legge n. 92/2019 ha reintrodotto l’educazione civica come insegnamento trasversale nel primo e nel secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e di formazione del nostro Paese; al tempo stesso, per la scuola dell’infanzia viene previsto l’avvio di iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile. L’approvazione della Legge n. 92/2019 costituisce un passo avanti significativo nel percorso “carsico” con alti e bassi che ha caratterizzato l’evoluzione della educazione civica nel nostro Paese dal dopoguerra (Corradini e Mari 2019; Malizia e Nanni, 2021). L’introduzione iniziale della disciplina, anche se in maniera minimalista, avviene con notevole ritardo rispetto all’entrata in vigore della Costituzione ed è limitata al curricolo della scuola secondaria di I e II grado. Nel 2004 la riforma Moratti ha sostituito all’educazione civica l’educazione alla convivenza democratica che ha avuto poco successo ed è stata presto abbandonata e ricondotta nella storia. Nel 2008 è stato introdotto con il nome di Cittadinanza e Costituzione un insegnamento specifico riguardante le competenze socio-civiche che, però, si presentava come un’attività trasversale, affidata a tutti gli insegnanti, priva di voto proprio. La nuova educazione civica è una vera e propria disciplina con un voto specifico in pagella con un docente dedicato ed è insegnata per almeno 33 ore annue da svolgersi nel monte ore obbligatorio: in altre parole, è una materia scolastica, ma rimane trasversale a tutto il programma. Tenendo anche conto delle tendenze a livello europeo, emerge subito una prima criticità: i corsi e ricorsi storici della educazione civica nel nostro Paese, che sono stati accennati sopra, escludono che in Italia essa possa essere considerata una delle priorità più significative del nostro sistema educativo come invece accade generalmente in Europa (Malizia e Nanni, 2021). Inoltre, le modalità del suo insegnamento secondo la Legge n. 92/2019 non coincidono con nessuna delle tre tipologie principali in cui il relativo curricolo si presenta nell’UE o, meglio, esso si colloca a cavallo di due impostazioni, quella della disciplina separata e obbligatoria e quella della finalità trasversale. La nostra nuova educazione civica adotta una concezione ampia di cittadinanza. In proposito, l’art. 1 della Legge n. 92/2019 è molto chiaro. Non si tratta solo di conoscenza della nostra Costituzione e delle istituzioni dell’UE, ma soprattutto di comportarsi da cittadini responsabili e attivi, della loro partecipazione «[…] piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale della comunità nel rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri» e della condivisione e promozione dei «[…] principi di legalità, cittadinanza […] digitale, sostenibilità ambientale e diritto alla salute e al benessere della persona». In riferimento al testo della legge appena citato, va sottolineata la rilevanza che la normativa attribuisce all’apprendimento graduale delle abilità e conoscenze digitali essenziali. Nella nostra nuova educazione civica risulta in ombra, invece, la sua estensione oltre il curricolo esplicito in modo da coinvolgere tutta la cultura della scuola. Ed è questa dimensione che secondo le ricerche si dimostra più efficace nel formare il cittadino attivo e responsabile attraverso il clima democratico che si riesce a creare negli istituti. Un altro aspetto positivo è il coinvolgimento degli studenti in attività extrascolastiche. Infatti, un intero articolo della legge è destinato ai rapporti della scuola con il territorio e viene affermato il principio che l’insegnamento trasversale dell’educazione civica deve trovare un completamento nelle esperienze che avvengono fuori degli istituti a partire dalla creazione di reti con altri soggetti istituzionali, con il Terzo settore e con il volontariato. Il nostro Paese si colloca tra quelli dell’UE che danno importanza all’educazione non formale e informale. Il riferimento della legge non è così preciso come altrove, ma l’incidenza dell’animazione giovanile è riconoscibile implicitamente nel riferimento al Terzo settore e al volontariato. Un altro aspetto molto positivo della legge è la rilevanza attribuita all’alleanza con le famiglie. Da questo punto di vista va sottolineato che l’Italia si dimostra all’avanguardia rispetto agli altri Stati dell’UE. La minore rilevanza che riceve in Europa l’educazione alla cittadinanza democratica nell’Istruzione e Formazione Professionale riguarderebbe nel nostro Paese e i programmi professionali organizzati nelle scuole, mentre i percorsi che si svolgono all’interno della formazione non sembrano dare fondamento ad andamenti generali.
Bibliografia
CONSEIL DE LA COOPERATION CULTURELLE, Résolution adoptée par les Ministres de l'éducation du Conseil de l'Europe à leur 20ème session, Strasbourg, Council for Cultural Cooperation, 17 November 2000.
COMMISSIONE EUROPEA/EACEA/EURYDICE, Citizenship Education at School in Europe 2017, Rapporto Eurydice, Lussemburgo, Ufficio delle pubblicazioni dell'Unione europea.
CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA, Raccomandazione del Consiglio del 22 maggio del 2018 sulle competenze chiave per l’apprendimento permanente (2018/C 189/01), «Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea [IT]», (4.6.2018), n. C 189/1, pp. 1-13.
CHISTOLINI S. (a cura di), Cittadinanza e convivenza civile nella scuola Europea, Roma, Armando, 2006. CORRADINI L. – G. MARI (a cura di), Educazione alla cittadinanza e insegnamento della Costituzione, Milano, Vita e Pensiero.
MALIZIA G. – C. NANNI, Il ritorno dell’educazione civica tra passato e futuro. Un primo bilancio, in “Orientamenti Pedagogici”, 68 (2021), n,1, pp, 83-102.
MALIZIA G. – NANNI C. – CICATELLI S.- TONINI M., Il sistema educativo italiano di istruzione e di formazione, Roma, Las, 2022.
Footer: in quest'area va inserito il testo con le specifiche di gestione del glossario