Il termine condotta, o comportamento umano, è un termine centrale in psicologia. Si riferisce all’insieme di azioni, comportamenti e decisioni che gli individui compiono nel corso della loro vita. Questi comportamenti possono essere influenzati da fattori biologici, psicologici, sociali e culturali. La condotta umana è un campo di studio ampio e complesso, esplorato da diverse discipline come la psicologia, la sociologia e la filosofia. La condotta umana rappresenta l’espressione tangibile della nostra natura, delle nostre scelte e delle nostre interazioni con il mondo circostante. La centralità della condotta nello studio della psiche umana è dovuta soprattutto al contributo di J. Watson (1983) il quale, escludendo l’ soggettiva e introspettiva a vantaggio dell’analisi del solo dato osservabile e misurabile che è il comportamento umano, ha posto le basi per la psicologia comportamentista moderna. La sua esigenza primaria di poter studiare scientificamente la psiche lo portò ad individuare nella condotta umana il focus dello psichismo con l’analisi e la misurazione dei soli dati comportamentali direttamente osservabili. Così la ricerca scientifica ha cercato di individuare il come nascono e si sviluppano le condotte umane individuali sotto l’influsso di variabili del contesto sociale e culturale di appartenenza. In questo modo si assiste ad un movimento rivoluzionario non più focalizzato su variabili interne al soggetto per spiegare l’universo psicologico individuale, bensì su variabili esterne di tipo ambientale. Non più la coscienza, l’introspezione, la mente costituiscono l’oggetto dello studio psicologico, ma solo le manifestazioni esterne comportamentali influenzate dai contesti ambientali. Il paradigma di riferimento, pertanto, non è più C = f (P) come nella tradizione psicologica dominante fino agli anni ‘50 del XX secolo, ma C = f (A) dove C sta per condotta umana, f sta per funzione, P sta per variabili di personalità individuali e A sta per variabili ambientali. Un altro principio fondamentale in ambito comportamentista, influenzato dall’applicazione dei principi etologici darwiniani allo studio della condotta umana, evidenzia il ruolo dell’ nel più ampio processo di adattamento dell’uomo all’ambiente per la sopravvivenza della specie. Le leggi del condizionamento classico (cfr. Pavlov) e operante (v. Skinner), il ruolo della legge del rinforzo (se positivo aumenta la probabilità del ripetersi di una specifica condotta), della punizione e dell’estinzione (che riducono la probabilità dell’emissione di un determinato comportamento) sono alla base dell’emissione delle risposte dell’individuo agli stimoli ambientali. Più recentemente, Alfred Bandura ha esteso tali concetti all’apprendimento sociale dimostrando come le condotte umane vengano apprese anche attraverso l’osservazione e l’imitazione dei co-simili nei diversi contesti socioculturali. Attualmente, si utilizzano approcci integrati per spiegare la complessità della condotta umana influenzata da una molteplice interazione di vari fattori. Tra questi, annoveriamo: fattori personali (biologici, cognitivi, emotivi, esperienziali); ambientali familiari (modellamento della condotta, trasmissione valoriale, etico-morale, supporto emotivo e strumentale, sviluppo dell’identità personale, ecc.); ambientali scolastici (modellamento della condotta; apprendimento condotte sociali; apprendimento norme e valori pe la convivenza civile; apprendimento di processi di in un contesto ad alto livello di differenze interindividuali, ecc.). Assumere il paradigma della complessità, dove la condotta umana è spiegabile come funzione dell’interdipendenza dinamico processuale tra fattori personali e ambientali [C = f (P X A)] ci aiuta a meglio capire le singole condotte e ad intervenire con adeguati itinerari preventivi, educativi, riabilitativi. Tali principi hanno trovato ampia applicazione in ambito clinico per contrastare e correggere le cosiddette condotte disadattive. Ad es., tra i clinici più importanti che hanno applicato le teorie e le tecniche comportamentiste al trattamento dei disturbi d’ansia annoveriamo Wolpe (1984), ideatore della tecnica della desensibilizzazione sistematica, Eysenk (1965) con la sua teoria sui tratti di personalità e Bandura (1999) con la teoria dell’apprendimento sociale. Di notevole interesse, attualmente, soprattutto per le implicazioni in ambito scolastico è il disturbo della condotta. I manuali diagnostici lo evidenziano come comportamento antisociale la cui caratteristica principale è la sistematica e persistente violazione dei diritti dell’altro e delle norme sociali. Se non professionalmente trattato il disturbo della condotta può compromettere il futuro adattamento ambientale del soggetto. Bibliografia Bandura A., A social cognitive theory of personality, L. Pervin & O. John. Handbook of personality. New York, Guildford Publications: pp. 154-196, Psychological review 106(4), p. 676, 1999. Bonaiuti G., Comportamentismo. Ambienti di apprendimento per la formazione continua. Materiali di lavoro del progetto FSE. Modelli organizzativi e didattici per il LLL, Guaraldi, 2013, pp. 419-428. Cornoldi C. – E. Sanavio (a cura di), Tolman E.C. L'uomo psicologico, selezione dei saggi dell'autore, Franco Angeli, 1976. Eysenck H.J., The structure of Human personality, Camace Ed., 1965. Occhionero M. (a cura di), Introduzione alla Psicologia Generale, Carocci, 2018. Rainone A., Capire il comportamento umano. Carocci, 2021. Watson J.B. - Meazzini P. - Corao A. - Di Pietro M., Il comportamentismo, Giunti Barbera, 1983. Wolpe J., Tecniche di terapia del comportamento, Franco Angeli, 1984.

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