Classificare significa assegnare a una o più classi una serie di eventi, oggetti o persone, in base ad alcuni criteri che devono essere chiariti a monte. Così, alcuni oggetti (ad esempio delle automobili) possono essere attribuiti a determinate categorie (ad esempio utilitaria, media cilindrata, top class) a partire da specifici indicatori (es. grandezza del motore o della carrozzeria). Ancora, una popolazione di una città può essere suddivisa in fasce selezionando alcuni parametri, come ad esempio il reddito pro-capite o il tenore di vita. Nella voce “” è possibile approfondire come l’OMS, per classificare la disabilità, indichi l’utilizzo del sistema ICF (non più l’ICD, utile per i sistemi ospedalieri, né l’ICIDH). Il sistema ICF è per l’appunto un sistema di classificazione, non una generica filosofia dell’uomo e del suo funzionamento: il manuale ha lo scopo di decidere chi tra la popolazione generale si trova in una condizione di disabilità, in base ad alcuni criteri che di seguito verranno illustrati. A questo punto è bene chiedersi perché è utile procedere a classificare oggetti o persone, o, per dirla in un altro modo, a che cosa serve classificare. Per tornare agli esempi precedenti, classificare la categoria di un’automobile può servire per determinare quanto si debba pagare per assicurarla, o quanto essa incida sulla dichiarazione dei redditi di chi la possiede. Classificare la fascia di reddito di un individuo può servire a calcolare quanto debba pagare come tassazione annuale, oppure se abbia accesso oppure no a determinati diritti (ad esempio l’asilo nido o l’esenzione sanitaria). A che cosa può servire, invece, classificare la disabilità? In questo caso, l’azione di classificare serve ad assegnare una serie di diritti, che, simmetricamente, comportano per i sistemi di Welfare specifici doveri. Nei sistemi scolastici, generalmente la classificazione della disabilità serve all’attribuzione dell’insegnante di sostegno, o più in generale al diritto ad una individualizzata. In precedenza, e in realtà ancora oggi, l’attribuzione dell’insegnante di sostegno avviene sulla base del sistema ICD, il quale serve ad accertare (certificazione) la presenza o l’assenza di una malattia, sulla base di un pacchetto di indicatori. Con la riforma in atto, prevista in Italia dai Decreti Attuativi della Legge n. 227/2021, l’individuazione di una disabilità va invece operata secondo criteri che stabiliscono, in modo dimensionale e per livelli, la gravità più o meno ampia di una limitazione nelle attività indispensabili per il funzionamento quotidiano, a prescindere dalla presenza di una patologia. Il più recente manuale, pertanto, non intende classificare la disabilità intesa come “conseguenza della malattia”, ma piuttosto il funzionamento della persona, ritenuto variabile indipendente dal fattore menomazione. Si tratta di passare dalla logica categoriale della diagnosi, che utilizza il verbo “essere” collegato ad una etichetta (Stefano è un disabile, in quanto appartiene ad una categoria nosografica dell’ICD) alla logica descrittiva della valutazione funzionale, che utilizza il verbo “avere” collegato al livello di disturbo in una prestazione (Stefano ha una lieve disabilità di lettura ed una grave disabilità nella verbale). Operativamente, per classificare la disabilità occorre estrarre dal classificatore ICF una o più categorie rilevanti (per esempio l’attenzione o la lettura) e valutare il problema di funzionamento, utilizzando cosiddetto “qualificatore”: esso corrisponde a un codice numerico che specifica l’estensione o la gravità del funzionamento o della disabilità in quella categoria, o il grado in cui un fattore ambientale facilita od ostacola. Concretamente, il qualificatore consiste in un codice numerico che va selezionato all’interno della medesima scala, che ha una struttura classica del tipo 0-4 (0= nessun problema; 1= lieve problema; 2= problema medio; 3= problema grave; 4= problema completo). La scelta delle categorie determinanti per la classificazione della disabilità (in quanto espressione di attività essenziali al funzionamento) deve essere operata tenendo conto del contesto e del ciclo evolutivo: a seconda di questi elementi gli utilizzatori devono estrarre le categorie rilevanti per descrivere il funzionamento essenziale della persona (e, in controluce, le limitazioni/restrizioni). Così, ad esempio, nel settore delle la valutazione della disabilità dovrà prendere ad oggetto categorie essenziali per il funzionamento in quell’ambito, come rispondere al telefono, guidare o prendere un mezzo di trasporto. Nel settore educativo e scolastico le categorie prescelte riguarderanno, sempre ad esempio, la lettura e la scrittura, l’attenzione e la memoria, il calcolo e la verbale. In questo modo, la logica della classificazione, dimensionale e non categoriale, è molto vicina alla logica dell’intervento educativo e formativo, agevolandone e sostenendone la progettazione. Bibliografia Oms - Icidh, Classificazione internazionale delle menomazioni, delle disabilità e degli svantaggi esistenziali, Centro lombardo per l’educazione sanitaria, Milano, 1980. Oms - Icf: Classificazione internazionale del funzionamento e delle disabilità, Erickson, Trento, 2001. Oms - Icidh -10: International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems, 2012.

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