Il termine bullismo (dall’inglese “bullying” tiranneggiare, spadroneggiare, intimidire) è ormai entrato prepotentemente a far parte del linguaggio comune e può in generale essere definito come un’azione che mira deliberatamene a fare del male, a danneggiare un altro individuo. Sono ormai trascorsi più di 30 anni da quando, per la prima volta, Dan Olweus (1978;1993) fu incaricato dal governo norvegese di studiare il fenomeno del bullismo e progettarne interventi di prevenzione e di contrasto negli ambienti scolastici. Le scienze psicologiche annoverano tale disturbo tra le condotte aggressive esternalizzate e ne studiano i meccanismi di insorgenza, evolutivi e di mantenimento. Alcuni lo definiscono un disturbo relazionale a motivo dell’interdipendenza dinamica tra i bulli che prevaricano, le vittime che subiscono, il contesto di gruppo che, non di rado, funge da potente rinforzo sociale. Si è tuttavia concordi nel caratterizzare il bullismo come uno squilibrio di potere e consiste nel causare intenzionalmente e ripetutamente paura, angoscia, violenza fisica a qualcuno che ha difficoltà a difendersi. Tre elementi che caratterizzano questa forma di aggressività differenziandola da tutte le altre per considerarla un fenomeno a sé stante. La miriade di pubblicazioni al riguardo ne testimonia tale specificità.
Una nuova forma di bullismo, ancor più subdola, pericolosa e pervasiva, denominata Cyberbullismo si è imposta con l’avvento dei social network. Una definizione recepita dal legislatore la troviamo nella Legge 29 maggio 2017, n. 71, 2: «Ai fini della presente legge, per “cyberbullism” si intende qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d'identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo» (GU n. 127 del 3-06-2017). Il Cyberbullismo si caratterizza per l’anonimato del bullo in rete, per la vastità del pubblico, per il potere esercitato sulla vittima che può essere controllata on line. Per quanto riguarda la vittima, diminuisce il suo potere di difesa a motivo del sovente anonimato del bullo, per la difficoltà ad abbandonare la rete, per la sottovalutazione dei rischi insiti nel potente mezzo di diffusione sociale che è internet (Casas, J. A. et al., 2013) Da non sottovalutare un’altra particolare forma di bullismo detta Bullismo Omofobico, la cui caratteristica principale è costituita dall’utilizzo della omosessualità come elemento centrale di denigrazione della personalità della vittima (Lingiardi, 2007) . Oltre al ruolo denigratorio afferente alla sfera sessuale, individua una maggior difficoltà della vittima a difendersi per non dover dichiarare pubblicamente la propria omosessualità. A livello epidemiologico, il fenomeno è stato molto studiato soprattutto nei contesti scolastici. Alcuni autori (Armitage, 2021; Bacher-Hicks et al., 2022) ritengono che uno su tre sia stato vittima di bullismo nel corso del suo percorso scolastico. Nei primi anni 2000, nel nostro Paese, dati presentati da Ada Fonzi (1998) ed Ersilia Menesini (2000; 2017), evidenziavano, addirittura, percentuali maggiori che si attestavano sul 40% della popolazione scolastica coinvolta in episodi di bullismo.
Inoltre, non si possono trascurare gli alti costi sociali: sia le vittime che gli aggressori del fenomeno del bullismo hanno una probabilità più elevata di sviluppare problemi di salute mentale. Le vittime incorrono più spesso in disturbi internalizzati come depressione, ansia, pensieri e comportamenti suicidari rispetto ai loro coetanei non coinvolti. I bulli mantengono le condotte antisociali a tal punto che il 60% dei bulli classificati tali alle medie, sono stati condannati per un crimine entro i 24 anni (Olweus D.,1994). Queste difficoltà tendono poi a persistere, anche in seguito alla cessazione dell’abuso, nell’età adulta (Bacher-Hicks et al., 2022). Di notevole rilevanza, sia per capire la dinamica del bullismo in generale, sia per evidenziarne i flussi e l’incidenza sulla popolazione scolastica, sia per progettare misure efficaci di prevenzione e trattamento è riportare i risultati dei poco diffusi studi sul bullismo effettuati al tempo del Covid.
Non solo il bullismo, ma anche il Cyberbullismo sono diminuiti del 30-40% durante la pandemia (Bacher-Hicks et al., 2022). Il dato, se non sorprende per quanto concerne il bullismo agito off line, risulta non confermare le aspettative se si considera che l’intera popolazione mondiale scolastica si è trasferita per tanto tempo nelle classi virtuali (Vaillancourt et al., 2021). Probabilmente, il Cyberbullismo non è un fenomeno a sé stante, ma è strettamente connesso al fenomeno del bullismo in classe che prosegue on-line (Repo et al., 2022). Si può concordare con Rapo (2022) che l’esperienza della chiusura totale delle scuole per tempi prolungati è stato l’intervento universale più efficace di prevenzione e trattamento del fenomeno del bullismo. indirettamente, ancora una volta ci viene confermato che ciò che accade nelle aule è il motore scatenante del fenomeno del bullismo che può evolvere in cyberbullismo. Ed è nella comunità scolastica, come ben aveva intuito Olweus, che bisogna predisporre piani di prevenzione e trattamento. La lotta al fenomeno del bullismo è diventata una best practice per l’intera programmazione preventiva anche di altri disturbi. Infatti, là dove si interviene con azioni mirate si riesce a contrastare il fenomeno ed a ridurlo consistentemente.
Ma cosa ha permesso di ottenere risultati così importanti con la sola prevenzione del fenomeno? Analizzando i programmi di Olweus si può documentare l’efficacia, ma non individuare le variabili responsabili dell’efficacia. Probabilmente, l’aver sensibilizzato l’intera comunità scolastica, l’aver coinvolto tutti gli adulti che hanno a che fare con la scuola, l’aver fatto predisporre piani di sorveglianza continua in aula, a ricreazione, nei bagni, negli spazi d’ingresso e di uscita dagli edifici è ciò che ha permesso di contrastare efficacemente il fenomeno. Possiamo concludere affermando che, quando l’adulto interviene educativamente, il bullismo si sgonfia!
Bibliografia
Armitage R., Bullying during COVID-19: The impact on child and adolescent health, British Journal of General Practice, 71(704), pp. 122–122, 2021.
Bacher-Hicks A.- Goodman, J. - Green, J.G. - Holt M.K., The COVID-19 Pandemic Disrupted Both School Bullying and Cyberbullying, American Economic Review: Insights, 4(3), pp. 353–370, 2020.
Casas J.A.- Del Rey R. - Ortega-Ruiz R., Bullying and cyberbullying: Convergent and divergent predictor variables, Computers in Human Behavior, 29(3), pp. 580-587, 2013.
Fonzi A., Il bullismo in Italia. Il fenomeno delle prepotenze a scuola dal Piemonte alla Sicilia, Giunti Ed., 1998.
Lingiardi V., Citizen gay. Famiglie, diritti negati e salute mentale, Il Saggiatore, 2007.
Menesini E., Bullismo che fare? Prevenzione e strategie d'intervento nella scuola, Giunti Ed., 2000.
Menesini E. – Nocentini A. – Palladino B.E., Prevenire e contrastare il bullismo e il cyberbullismo, Il Mulino, 2017.
Olweus D., Aggression in the schools: bullies and whipping boys, Hemisphere Wiley, 1978.
Olweus D., Bullying at School: Basic Facts and Effects of a School Based Intervention Program, Journal of Child Psychology and Psychiatry. 35, 7, 1994-10, 1994.
Rinaldi M., Bullismo scolastico e cyberbullismo durante la pandemia Covid-19, State of Mind. 19 gennaio 2023. https://www.stateofmind.it/2023/01/bullismo-cyberbullismo-covid/. (Ultimo accesso dicembre 2024).
Repo J. - Herkama S. - Salmivalli C., Bullying Interrupted: Victimized Students in Remote Schooling During the COVID-19 Pandemic, International Journal of Bullying Prevention, 2022.
Vaillancourt T. - Brittain H. -Krygsman A. - Farrell A.H. - Landon S. - Pepler D., School bullying before and during COVID‐19: Results from a population‐based randomized design, Aggressive, 2021.
Autore
Mario Becciu Docente presso il Dipartimento di Scienze dell'Educazione dell’Università Pontificia Salesiana.
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