Il concetto di c.s. venne utilizzato inizialmente da Emile Durkheim, che lo adottò per indicare le caratteristiche che mettono ordine nella società ed per evidenziare la interdipendenza tra i suoi membri sulla base della lealtà e della solidarietà. Nel descrivere la c.s. fece riferimento alla forza delle relazioni, facilitata dalla condivisione di valori e di interpretazioni, dalla percezione di una identità comune e dal senso di appartenenza ad una stessa comunità che hanno i suoi membri, accomunati dalla fiducia così come dal prendere le distanze dalle disuguaglianze e dalle disparità. Per Durkheim una società si manifesta come un "tutto", non è il risultato della somma di individui o di gruppi: è un luogo in cui le norme sono funzione dell’interdipendenza delle sue componenti. Questo concetto è divenuto popolare nell’ambito delle politiche sociali durante l’ultima decade del XX sec. e in genere con esso si indica il processo all’interno del quale in una società si sviluppa una comunità di valori e sfide condivise e di uguali opportunità, basata sul senso di fiducia e di reciprocità dei suoi membri. La definizione attualmente più in uso ha origine dal Consiglio d’Europa. Già durante il Secondo Vertice dei Capi di Stato e di Governo (1997), il Consiglio ha indicato nella c.s. una delle priorità dell’Organizzazione, indicandola come "una delle principali necessità dell’Europa allargata e dovrebbe essere perseguita in quanto complemento essenziale per la promozione dei diritti umani e della dignità" (Capi di Stato e di Governo degli Stati membri del Consiglio d’Europa, 2007, 47). Il Consiglio nel 1998 ha avviato il Comitato Europeo per la Coesione Sociale (CDCS), varando nel 2001 la Strategia che impegna i 46 Stati aderenti ad un programma di lavoro ben definito per i prossimi anni. C.s. "è un concetto che include valori e principi, che indica la condizione di assicurare che tutti i cittadini, senza alcuna discriminazione e da una posizione di uguaglianza, abbiano accesso ai diritti fondamentali sociali ed economici. Coesione sociale è un concetto regolatore che costantemente ci rimanda al bisogno di essere attenti alla collettività e di essere consapevoli di ogni tipo di discriminazione, ineguaglianza, o esclusione". Il 31 marzo del 2004 il Consiglio dei Ministri ha approvato la versione aggiornata della Strategia del Consiglio d’Europa per la coesione sociale, presentando la definizione e identificando le linee di lavoro future: la c.s. "è la capacità di una società di assicurare il benessere (welfare) di tutti i suoi membri, riducendo le differenze ed evitando le polarizzazioni. Una società basata sulla coesione è una comunità di sostegno reciproco di individui liberi che perseguono obiettivi comuni dai significati democratici". La c.s. è quindi alla base della politica sociale che viene sviluppata dai Paesi europei e che rimanda al "modello sociale Europeo". Infatti la Strategia indica come lo Stato, gli attori economici, la società civile e le famiglie abbiano un ruolo essenziale per mantenere e rafforzare la c.s.; riconosce inoltre che la sfida per l’Europa del XXI sec. è di trovare le modalità per adattare i risultati di questa politica sociale ai bisogni ed alle circostanze mutevoli senza perdere il loro carattere essenziale. Vi sono elementi di sovrapposizione di questo concetto con altri che vengono comunemente usati nell’ambito degli interventi sociali, in particolare con il concetto di inclusione sociale. In sintesi si potrebbe dire che mentre la c.s. è un concetto che si riferisce alla società nel suo complesso e descrive una condizione del sociale, l’inclusione sociale indica piuttosto le condizioni degli individui all’interno di una comunità.

Bibl.: Durkheim E., Le regole del metodo sociologico, Milano, Edizioni di Comunità, 1963; Consiglio d’Europa, Revised Strategy for Social Cohesion, Strasburgo, 2004; Consiglio d’Europa, Concerted development of social cohesion indicators. Methodological guide, Strasburgo, 2005.

A. Felice

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